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(vecchiosalice.altervista.org)
vecchiosalice.altervista.org
C'era una volta in un paese lontano un povero vecchio mugnaio. L'uomo aveva tre figli e
per farli crescere aveva ormai speso tutti i suoi risparmi; i suoi unici beni erano un vecchio
Il mugnaio era molto vecchio ed un giorno, sentendosi ormai vicino alla morte, radun i
suoi ragazzi e gli disse: "Miei cari, voglio dividere tra di voi i miei averi. A te, che sei il pi
grande, lascio il mulino. A te invece l'asino e a te, che sei il pi piccolo, lascio il mio amato
gatto."
Pochi giorni dopo il mugnaio mor. Il giovane che aveva avuto in eredit il gatto non era per
nulla soddisfatto.
"Non giusto", si lamentava, "i miei fratelli possono mettersi d'accordo, lavorare e
guadagnarsi da vivere con il mulino e l'asino, ma io che cosa ci faccio con un gatto? Potrei
solo mangiarmelo e poi cucirmi un bel manicotto con il suo pelo per scaldarmi le mani
d'inverno!"
Ascoltando quelle parole, subito il gatto drizz le orecchie e, molto preoccupato di finire
"Non disperarti cos, padrone mio!", disse con un sorriso furbo. "Fidati di me, troveremo un
modo per sopravvivere! Prima di tutto devi procurarmi subito un paio di stivali di cuoio, un
Il giovane era un po' stupito, perch proprio non riusciva ad immaginare che cosa avrebbe
potuto fare un gatto con un cappello, un sacco di tela ed un paio di stivali. Alla fine per,
pensando che in fondo non aveva nulla da perdere, decise di accontentarlo e, con i pochi
risparmi che possedeva, procur al gatto tutto ci che gli aveva chiesta. Cos, dopo aver
indossato gli stivali ed un bel cappello rosso, salut il padrone e si diresse nel bosco. Qui
cattur un grande coniglio selvatico, lo infil nel sacco e si incammin tutto allegro verso il
"Voglio essere ricevuto dal re in persona!", disse alle guardie che lo accolsero stupite
"Che cosa desideri?", chiese il re, incuriosito, trattenendosi a stendo dal ridere per il buffo
abbigliamento dell'animale.
"Devo consegnarvi un dono da parte del marchese di Carabas, il mio padrone", rispose il
"Anche se non lo conosco", disse il re che era ghiottissimo di selvaggina, "ringrazia molto il
Nei mesi seguenti il gatto continu a portare a palazzo diversi doni provenienti da tutte le
terre del marchese di Carabas ed il re era sempre pi curioso di scoprire chi fosse mai
Un giorno, durante una delle sue visite, il gatto ud che il re e sua figlia, la mattina
"Domani vai al fiume e fai un bagno nel punto che ti indicher", disse il gatto al padrone,
Il ragazzo segu le sue istruzioni, si immerse nell'acqua ed ecco arrivare la carrozza del re.
Il gatto corse gridando: "Aiuto! Aiuto! Hanno derubato il mio padrone, il marchese di
Carabas! Lo hanno spogliato e gettato nel fiume. Vi prego, aiutatemi a salvarlo perch non
sa nuotare!"
Il re a quelle grida riconobbe immediatamente il simpatico gatto che aveva portato tanti
doni a corte. Fece fermare la carrozza, ordin alle guardie di soccorrere il marchese di
Carabas, lo fece vestire con un elegante abito nuovo ed invit il ragazzo, che ora
campo dove i contadini stavano mietendo il grano e con aria minacciosa grid: "Quando
passer di qui la carrozza del re, dite che queste terre appartengono tutte al marchese di
Cos , quando la carrozza si avvicin, il re chiese di chi fossero quelle terre e quei campi
coltivati.
"Ma come sire, non lo sapete? Appartengono tutte al marchese di Carabas!", risposero in
coro i contadini.
Il gatto con gli stivali sapeva perfettamente che in realt tutti quei terreni appartenevano ad
un orco, famoso per la sua magia, che abitava in un castello da quelle parti. Correndo
all'impazzata per arrivare primo, giunse davanti al castello ed entr dalla porta principale
Finalmente arriv il padrone, un omone gigantesco, con gli occhi cattivi che con una voce
minacciosa chiese: "Come ti permetti di entrare nel mio castello senza essere invitato?"
"Signore, ho sentito dire cose incredibili sui vostri poteri magici ...ho sentito che potete
L'orco, irritato che qualcuno osasse mettere in dubbio i suoi poteri magici, si trasform in
un grosso leone.
Il gatto, che era un furbacchione, disse: "E riuscireste a trasformarvi anche in un animale
molto piccolo?"
L'orco divent un topolino ed il gatto, velocissimo, allung una zampa e lo divor in un sol
boccone!
Allora si precipit alla porta principale e, non appena la carrozza giunse davanti
all'ingresso, grid: "Benvenuto nel magnifico castello del mio signore, il marchese di
Il re non riusciva a credere ai suoi occhi! E neppure il giovane, che era ancora pi
il castello. La giovane fanciulla guardava con occhi sempre pi innamorati quel giovane
bello e dai modi gentili che accompagnava suo padre. Entrando, si resero conto che il
castello era davvero splendido. C'erano moltissime sale, lunghi corridoi e si sarebbero
sicuramente smarriti se non ci fosse stato il gatto che, sicuro di s, con i suoi stivali, faceva
da guida.
Dopo averli condotti nei saloni pi sontuosi, si ferm in uno davvero immenso, con una
tavola imbandita di mille piatti prelibati. Il banchetto era gi stato preparato dall'orco che
aveva intenzione di invitare alcuni suoi amici orchi quella sera ...ma ormai il gatto, con il
"Che splendida tavola! E che ricchezza di piatti avete fatto cucinare: selvaggina, dolci di
ogni tipo, vino delle qualit pi pregiate! Siete davvero generoso!", esclam il re.
Si sedettero insieme, mangiarono e riuscirono a bere tutto il vino rosso e bianco; anche il
gatto, con tutto quel correre, aveva un tremendo appetito. Il re intanto si accorse degli
sguardi dolci che sua figlia gettava al marchese e di quanto il giovane fosse incantato dalla
Durante il banchetto decise che quel giovane ricco e gentile poteva essere degno di sua
figlia, che fino ad ora non si era mai interessata a nessuno dei numerosi prncipi venuti da
"Caro marchese vedo che mia figlia vi guarda in modo davvero speciale", esclam il re ad
un tratto, "se l'intuito non mi inganna, mi pare che anche voi l'amiate molto. Sarei felice di
"Maest, non potevate farmi regalo pi bello! Sono davvero onorato di sposare vostra
figlia, mi sono innamorato di lei appena l'ho vista nella vostra carrozza", rispose.
Alla principessa brillavano gli occhi dalla gioia e la data delle nozze fu fissata per il giorno
dopo. Il matrimonio venne celebrato nel palazzo del re e tutte le famiglie pi importanti del
piazze del reame, perch anche il popolo potesse partecipare alla gioia di quel momento.
Per tre giorni e tre notti il paese fu in festa e si sentivano canti di gioia che auguravano agli
sposi una lunga vita insieme, piena di felicit.
Cos il povero figlio del mugnaio divenne un principe ricchissimo e molto amato da tutti i
suoi sudditi. Il gatto con gli stivali, che gli aveva procurato tanta fortuna, fu sempre trattato
da gran signore, non ebbe pi bisogno di procurarsi il cibo nei boschi e divenne il
consigliere personale del re. Di tanto in tanto dava ancora la caccia a qualche topo, ma lo
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FAVOLE SULLA VOLPE
(vecchiosalice.altervista.org)
Messer corvo aveva trovato sul davanzale della finestra un bel pezzo di formaggio: era
proprio la sua passione e vol sul ramo di un albero per mangiarselo in santa pace. Ed
ecco passare di l una volpe furbacchiona, che al primo colpo d'occhio not quel
magnifico formaggio giallo. Subito pens come rubarglielo. "Salire sull'albero non posso" si
disse la volpe, "perch lui volerebbe via immediatamente, ed io non ho le ali Qui bisogna
giocare d'astuzia!". - Che belle penne nere hai! - esclam allora abbastanza forte per farsi
sentire dal corvo; - se la tua voce bella come le tue penne, tu certo sei il re degli uccelli!
Fammela sentire, ti prego! Quel vanitoso del Corvo, sentendosi lodare, non resistette alla
tentazione di far udire il suo brutto cra cr!, ma, appena apr il becco, il pezzo di formaggio
Quel giorno un paffuto granchio arancione, era proprio di ottimo umore. Se ne andava
canzoncina preferita, una vecchia serenata imparata chiss dove. Egli si vantava spesso
con gli altri abitanti del mare, della sua capacit di poter vivere tranquillamente sia dentro
camminare tranquillamente sulla terraferma. Ogni volta per, il buon granchio riportava ai
suoi amici pesci un grazioso ricordino delle sue escursioni. Ma quel mattino egli non ne
voleva proprio sapere di rientrare in acqua. Il cielo era tanto limpido e sereno da attirare
l'ammirazione anche dei pi indifferenti. Per questo il granchietto continu la sua lunga
passeggiata. Nello stesso giorno, una giovane volpe insoddisfatta per la scarsit del suo
sotto i denti. Camminava molto arrabbiata con se stessa per l'incapacit dimostrata a
procurarsi del cibo quando vide, quasi per caso, l'ignaro granchio fermo sulla sabbia a
contemplare il paesaggio.
La volpe gli si avvicin curiosa e con un balzo gli piomb proprio davanti. Il povero
granchio si prese uno di quegli spaventi memorabili che rimangono bene impressi nei
nostri ricordi per tuffa la vita e, cercando di indietreggiare si ripar con le zampine.
La volpe era decisa e pronta a mangiarselo in un sol boccone pur non sapendo bene di
Dopo la fuga della volpe sconfitta, il granchio si tuff in acqua e and a raccontare la sua
brutta avventura agli amici spiegando quanto fosse pi sicuro vivere nel mare!
Il leone, Re della foresta, era gravemente ammalato. Data la sua avanzata et egli non
aveva pi le forze per uscire dalla sua caverna e procurarsi il cibo necessario per la
guarigione. Per questo fu costretto a ricorrere all'aiuto di una volpe da sempre sua grande
amica. Chiamandola al proprio capezzale, il leone le disse: "Mia cara compagna, esiste
una sola medicina per il mio male. Si tratta di un brodo fatto con le corna di un cervo. Devi
procurarmelo subito!" Commossa per quella richiesta, la volpe si mise subito all'opera e,
scovato l'animale tanto desiderato dal grande malato, cerc, con un inganno, di
convincerlo a seguirlo, dicendogli: " Mi manda il leone con l'incarico di portarti da lui prima
che tiri l'ultimo respiro. Andando per eliminazione ha deciso che tu sei il pi adatto fra tutti
gli animali per essere il suo successore al trono dopo la sua morte!" Il cervo, lusingato da
questa insperata proposta, accett subito e segu la volpe fino alla caverna del leone, ma
non fece neppure in tempo a varcare la soglia che si senti aggredire dal feroce animale.
scongiur ancora la sua amica di ritentare la prova usando la sua proverbiale furbizia.
Questa, dopo lunghe ricerche, riusc a trovare il cervo nel suo nascondiglio, ma, appena si
present davanti a lui, dovette sentirsi le sue irate proteste. "Ascoltami," si scus la volpe "
ti sei spaventato per niente. Il morente voleva solo darti la sua benedizione. Torna da lui
prima che cambi idea!" Il cervo, anche questa volta, affascinato dall'idea di diventare Re, si
ripresent al leone. Ma questi, afferratolo, gli rub le sue bellissime corna per farvi un bel
C'era una volta una graziosa volpe dal manto marrone e lucente che viveva in una piccola
casetta in mezzo al bosco. Un bel mattino di primavera l'animale usc dalla propria
quale, incuriosito, le si avvicin per osservarla meglio. L'astuta volpe non si lasci sfuggire
l'occasione e sorridendo al cucciolotto gli disse: "Buongiorno a te mio piccolo amico. Cosa
fai tutto solo in questi boschi?" Il leprotto divenne improvvisamente diffidente di fronte a
Anzi, adesso che ci penso, dovevo tornare a casa". Ma la volpe non aveva alcuna
intenzione di lasciarsi scappare un bocconcino casi prelibato. Quindi, con un abile balzo si
attacco, riusc a schivare l'aggressione con un veloce salto indietro, precipitandosi in una
folle fuga verso il limitare del bosco. La volpe lo segu fino a quando non si trov sull'orlo di
una grossa buca. Per evitare di cadere nel vuoto l'animale di aggrapp ad una siepe di
stupida sono stata!" Si disse fra s "Mi sono aggrappata alla prima cosa che ho trovato per
non cadere in una buca e mi sono procurata solo graffi e punture. Tanto valeva proseguire
l'inseguimento e tuffarmi nella fossa".Ma per quel giorno ormai non poteva pi far niente e
volpe invit a pranzo la cicogna; per farle uno scherzo, le serv della minestra in una
bagnare la punta del lungo becco e dopo pranzo era pu affamata di prima.
- Oh, non ti preoccupare: spero anzi che vorrai restituirmi la visita e che verrai presto a
Sedettero a tavola, mai i cibi erano preparati in vasi dal collo lungo e stretto nei quali la
volpe non riusciva ad infilare il muso: tutto ci che pot fare fu leccare l'esterno del vaso,
mentre la cicogna tuffava il becco nel brodo e ne tirava fuorii saporitissime rane.
Fu cos che la volpe burlona fu a sua volta presa in giro dalla cicogna.
Che fame! - esclam la volpe, che era a digiuno da un paio di giorni e non trovava niente
da mettere sotto i denti; girellando qua e l, capit per caso in una vigna, piena di grappoli
bruni e dorati - Bella quell'uva! - disse allora la volpe, spiccando un primo balzo per
le veniva fame: fece qualche passo indietro e prese la rincorsa: niente ancora! Non ce la
faceva proprio. Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla e che,
sonnecchiare in cima alla pergola, esclam: - Che bruffa uva! ancora acerba, e a me
l'uva acerba non piace davvero! E si allontan di l con molta dignit, ma con una gran
rabbia in cuore.
Il leone,l'orso e la volpe - Esopo
Quella mattina un grande orso bruno, era proprio affamato. Vagava con la lingua di fuori
per la foresta in cerca di un po' di cibo quando all'improvviso vide, nascosto tra i cespugli,
s dalla gioia si tuff su quell'insperato tesoro culinario ma, proprio nello stesso momento
ebbe la medesima idea anche un grosso leone che non mangiava da alcuni giorni. I due si
In men che non si dica esplose una lotta terribile tra i contendenti i quali si azzuffarono
insultandosi senza riserva. Intanto, poco distante, una giovane volpe passeggiava
tranquilla per il bosco occupandosi delle proprie faccende. All'improvviso venne attirata da
Appena vide i due animali impegnatissimi a lottare come matti ed il cesto di cibo
Quando, sia il leone che l'orso, sfiniti per l'estenuante baruffa sostenuta, decisero di
spartirsi le provviste dovettero fare i conti con un'amara sorpresa. Il cesto era sparito e al
suo posto trovarono unicamente le impronte di una volpe, sicuramente molto furba!
Quella mattina una volpe se ne andava tranquilla per i prati rifioriti dopo la brutta stagione
venne richiamata da un violento ruggito.Era un verso che non aveva mai sentito e,
terrorizzata, fugg a nascondersi dietro ad un cespuglio. Da li pot vedere, riparata tra le
foglie, il terribile animale che aveva emesso quel suono: si trattava di un leone, una bestia
possibile.Trascorsero un paio di giorni tranquilli dopo quel brutto incontro che sembrava
quasi essere stato dimenticato, quando, d'un tratto, la piccola volpe si imbatt ancora nel
Essa, impaurita, inizi a tremare come una foglia senza tuttavia fuggire ma rimanendo
ferma al suo posto fino a quando il leone non si fu allontanato.La terza volta che la volpe si
imbatt in quel grosso e possente animale dal risonante ruggito, scopr che il proprio
timore nei suoi confronti andava pian piano assopendosi.Cos, durante il successivo
incontro con il leone, si dimostr molto pi calma e riusc persino a guardarlo bene dentro
agli occhi salutandolo con un cordiale 'buongiorno!".Infine, quando ebbe ancora modo di
vederlo, la volpe prov a parlargli e riusc finalmente a scoprire in lui doti come il coraggio
e l'intelligenza.Da quel giorno non si stanc mai di ascoltarlo sicura che, dall'esperienza di
Sul ramo di un albero stava in vedetta un vecchio gallo accorto e scaltro. - Fratello - disse
una volpe facendo la voce dolce - noi non siamo pi in guerra. Questa volta abbiamo fatto
la pace generale: vengo ad annunziartelo. Scendi che ti voglio abbracciare; fa' presto per
piacere, perch debbo partire oggi, e fare almeno quaranta miglia. Tu e i tuoi potrete star
dietro ai vostri affari senza alcun timore; noi collaboreremo con voi come fratelli. Potete
fare i fuochi artificiali dalla gioia, fin da questa sera, e intanto vieni a ricevere il bacio
d'amore fraterno. - Amico - rispose il gallo - non avrei mai potuto apprendere una notizia
pi dolce e pi bella di questa su questa pace; e averla datemi raddoppia la gioia. Vedo
due levrieri: credo siano corrieri mandati a dare questo annuncio; sono veloci e saranno
qui tra un momento. Scendo: cos potremo abbracciarci tutti, l'un l'altro. - Addio - disse la
volpe. - La strada che debbo fare lunga. Festeggeremo il successo della vicenda un'altra
volta. Subito la furbacchiona se la svign, si mise al sicuro, delusa del suo tranello. E il
nostro vecchio gallo si mise a ridere tra s della sua paura: perch un doppio piacere
ingannare l'ingannatore.
Una volpe era caduta in un pozzo e non poteva pi uscirne. Un caprone assetato viene
allo stesso pozzo guarda dentro e la vede: - E' buona quest'acqua? Era la fortuna inattesa.
- Se buona! Scendi gi, amico mio! Scendi: una delizia! E quello stordito si caccia gi e
beve sino a saziarsene. Quando ebbe bevuto, si guard intorno. - E ora come si fa a
piedi davanti, cos, in alto, contro il muro, e rizzi le corna; io m'arrampico e poi ti tiro su. Va
bene? - Facciamo pure cos rispose quel bonaccione; e cos fece. La volpe, saltando lesta
lungo le gambe, le spalle e le corna del suo compagno, si trov subito al collo del pozzo; e
rivolt verso di lui : - Se tu avessi tanti ragionamenti nella testa quanti hai peli sotto il
mento non saresti sceso gi, prima d'aver pensato al modo di risalire.
Una volpe affamata capit, un giorno, sotto un albero dove s'era posato un branco di
uccelli erano sempre in cerca di cibo e non avevan paura di posarsi e di beccare
nemmeno sulle carcasse degli animali. Proviamo disse fra s la volpe. Piano piano, senza
farsi sentire, si mise lunga distesa, restando immobile, a bocca aperta, come se fosse
morta. Dopo un po' una gazza la vide e subito si butt gi dall'albero. Si avvicin alla
volpe, e, credendola morta, incominci a beccarle la lingua. Cosi lasci la testa nella
bocca della volpe come in una tagliola.
Un asino si mise addosso la pelle di un leone e andava attorno seminando il terrore fra
tutte le bestie. Vide una volpe e volle provarsi a far paura anche a lei. Ma quella, che per
caso aveva gi sentito la sua voce un'altra volta, gli disse: - Sta pur sicuro che, se non ti
avessi mai sentito ragliare, avresti fatto paura anche a me -. Cosi ci sono degli ignoranti
che, grazie alle loro fastose apparenze, sembrerebbero persone importanti, se la smania
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FAVOLE SUGLI UCCELLI
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Il Pavone - Leonardo
Il contadino part, dopo aver chiuso la porta del cortile. Sperava di ritornare presto, ma i
giorni passavano senza che lui si facesse vedere. Gli animali del cortile avevano fame e
sete; perfino il gallo non cantava pi. Stavano tutti immobili, per non consumare le forze,
sotto l'ombra di una pianta. Soltanto il pavone, anche quel giorno, si lev barcollando sulle
zampe, apri a ventaglio la sua grande e variopinta coda, e incominci a passeggiare avanti
e indietro. - Mamma - domand una magra gallinella alla chioccia - perch il pavone fa la
ruota tutti i giorni? - - Perch vanesio, figlia mia; e l'ambizione un vizio che scompare
Il cigno - Leonardo
Il cigno pieg il flessuoso collo verso l'acqua e si specchi a lungo. Allora capi la ragione
della sua stanchezza, e di quel freddo che gli attanagliava il corpo facendolo tremare come
d'inverno: con assoluta certezza egli seppe che la sua ora era suonata e che bisognava
prepararsi a morire. Le sue piume erano ancora bianche come il primo giorno della sua
vita. Era passato attraverso le stagioni e gli anni senza macchiare la sua veste
immacolata; ora poteva anche andarsene, concludere in bellezza la sua vicenda. Alzando
il bel collo, si diresse lento e solenne sotto ad un salice, dov'era solito riposarsi durante la
calura. Era gi sera. Il tramonto tingeva di porpora e di viola l'acqua del lago. E nel grande
silenzio che gi scendeva tutto intorno, il cigno incominci a cantare. Mai aveva trovato,
prima di allora, accenti cos pieni d'amore per tutta la natura, per la bellezza del cielo,
dell'acqua e della terra. Il suo canto dolcissimo si sparse nell'aria, velato appena di
nostalgia, finch piano piano si spense, insieme all'ultima luce dell'orizzonte. - il cigno -
dissero commossi i pesci, gli uccelli, tutti gli animali del prato e del bosco - il cigno che
muore. -
- Siamo liberi! Siamo liberi! - gridarono un giorno i tordi, vedendo che l'uomo aveva
civetta, infatti, era caduta in un'imboscata, e l'uomo l'aveva rinchiusa in gabbia. - Andiamo
a vedere la civetta in prigione - dicevano i tordi volando e cantando intorno alla gabbia
della loro avversaria. Ma l'uomo aveva catturato la civetta con un altro scopo, ossia quello
di prendere i tordi. Infatti, la civetta fece subito alleanza col suo vincitore il quale, dopo
averla legata per una zampa, la metteva ogni giorno bene in mostra sopra un trespolo. I
tordi, per vederla, si precipitavano sugli alberi vicini, dove l'uomo aveva nascosto le sue
canne impaniate. E i tordi, anzich perdere la libert come la civetta, perdevano la vita.
Questa favola detta per tutti quelli che si rallegrano quando qualcuno, che conta pi di
loro e su di loro, perde la libert. Perch il vinto, quando importante, diventa presto
alleato o strumento del vincitore, mentre tutti quelli che, prima, dipendevano da lui, cadono
sotto un nuovo padrone, e insieme alla libert perdono, spesso, anche la vita.
Una vecchia aquila reale, che viveva da molti anni solitaria sopra un'altissima roccia, sent
che l'ora della morte era vicina. Con un grido possente chiam i suoi figli che vivevano
sulle rocce sottostanti, e quando furono tutti riuniti intorno a lei li guard uno per uno e
disse: - Io vi ho nutriti ed allevati perch, fino da piccoli, siete stati capaci di guardare il
sole. Ho lasciato morire di fame i vostri fratelli che non sopportavano la sua vista. Perci
voi siete degni di volare pi in alto di tutti gli uccelli. Chi non vuol morire non si accosti mai
al vostro nido. Tutti gli animali devono temervi, e voi non farete alcun male a chi vi rispetta,
ma gli lascerete mangiare gli avanzi delle vostre prede. Ora io sto per lasciarvi, ma non
morir qui nel mio nido. Voler in alto, fin dove mi porteranno le ali; mi protender verso il
sole come se dovessi andare da lui. I suoi raggi infuocati bruceranno le mie vecchie
penne, precipiter verso la terra, cadr dentro l'acqua. Ma da quell'acqua, per miracolo,
rinascer un'altra volta, ringiovanita, pronta a ricominciare una nuova esistenza. Cos la
natura delle aquile, il nostro destino. - Detto questo l'aquila reale spicc il volo: maestosa e
solenne ruot intorno alla roccia dove stavano i suoi figli; poi, all'improvviso, punt diritta
verso l'alto, per bruciare nel sole le sue ali ormai stanche.
Il pellicano - Leonardo
Quando il pellicano part per andare in cerca di cibo, un serpente, ben nascosto fra i rami,
con un lampo malvagio negli occhi inizi la strage. Un morso velenoso a ciascuno, e i
poveretti passarono immediatamente dal sonno alla morte. Soddisfatto il serpente ritorn
nel suo nascondiglio, per godersi il ritorno del pellicano. Infatti, di l a poco, l'uccello ritorn.
Alla vista di quella strage incominci a piangere, e il suo lamento era cos disperato che
tutti gli abitanti della foresta lo ascoltavano commossi. - Che senso ha ora la mia vita
senza di voi? - diceva il povero padre guardando i suoi figli uccisi. - Voglio morire anch'io,
come voi! - E col becco incominci a lacerarsi il petto, proprio sopra il cuore. Il sangue
sgorgava a fiotti dalla ferita, bagnando i piccoli uccisi dal serpente. Ma,' ad un tratto, il
pellicano, ormai moribondo, trasal. Il suo sangue caldo aveva reso la vita ai suoi figlioli; il
Il cardellino - Leonardo
Quando ritorn nel nido, con un piccolo verme in bocca, il cardellino non trov pi i suoi
figlioli. Qualcuno, durante la sua assenza, li aveva rubati. Il cardellino incominci a cercarli
dappertutto, piangendo e gridando; tutta la selva risuonava dei suoi disperati richiami, ma
nessuno gli rispondeva. Un giorno un fringuello gli disse: - Mi pare di aver visto i tuoi figlioli
sulla casa del contadino. - Il cardellino part, pieno di speranza, e in breve tempo arriv
alla casa del contadino. Si pos sul tetto: non c'era nessuno. Scese sull'aia: era deserta.
Ma nell'alzare la testa vide una gabbia appesa fuori dalla finestra. I suoi figlioli erano li
dentro, prigionieri. Quando lo videro, aggrappato alle stecche della gabbia, si misero a
pigolare chiedendogli di portarli via; e lui cerc di rompere col becco e con le zampe le
sbarre della prigione, ma invano. Allora, con un gran pianto, li lasci. Il giorno dopo, il
cardellino torn di nuovo sulla gabbia dov'erano i suoi figli. Li guard. Poi, attraverso le
sbarre, li imbocc uno per uno, per l'ultima volta. Infatti egli aveva portato alle sue creature
il tortomalio, che era un'erba velenosa, e i piccoli uccellini morirono. - Meglio morti - disse -
Ogni volta che andava a caccia d'anatre, il nobile falcone si arrabbiava. Quelle anatre
Anche quella mattina il falcone decise di ritentare. Dopo aver fatto molte ruote ad ali aperte
per studiare la situazione, e dopo aver bene individuato l'anatra da catturare, il nobile
volta ti vengo dietro - grid il falcone infuriato, e si tuff anche lui. L'anatra, vedendolo
sott'acqua, fece un guizzo, risal, spieg le ali e si mise a volare. Il falcone, con le penne
bagnate, non riusc a prendere il volo. Passandogli sopra, l'anatra gli disse: - Addio,
falcone! Io nel tuo cielo ci so stare, ma tu, nella mia acqua, affoghi! -
Quel mattino per, la sua monelleria lo spinse a compiere ci che non avrebbe mai dovuto
fare. Si intrufol infatti in una piccola casa situata al limitare del bosco e lesto, lesto rub
un bel pezzo di carne sistemato sul davanzale della finestra spalancata. Per sua sfortuna il
contadino fece in tempo ad accorgersi del furto e, senza esitare, colp il corvo con una
pietra.
Ecco fatto! Il ladro fu colpito in pieno.Quel pezzo di carne gli cost caro!
Ferito e spaventato il corvetto se ne torn al nido volando piano per il male, quindi si sdrai
sfinito tra le braccia della sua cara mamma. Questa, disperata per le condizioni del figliolo,
"Oh, mammina!" Disse il cucciolo "Prega il Signore per me affinch guarisca la mia ferita".
La corva colma di tristezza rispose: "Povero piccolo mio, come puoi chiedere al Cielo un
Solo in quel momento il corvetto comprese la sua colpa e giur a se stesso di non rubare
Quando fu completamente guarito pot tornare a svolazzare tra gli alberi ma, ricordandosi
della promessa fatta, da quel giorno non tocc pi ci che non gli apparteneva. Aveva
Un'aquila inseguiva una lepre per catturarla. Questa non sapeva come trovare aiuto; cos,
visto uno scarafaggio, il solo essere in cui il caso la fece imbattere, si diede a supplicarlo.
non gli portasse via la povera lepre. Ma l'aquila non si cur di quel piccolo insetto nero e
divor la lepre proprio sotto i suoi occhi. Memore dell'offesa, lo scarafaggio, da allora,
prese a seguire l'aquila con costanza: osservava i luoghi dove quella faceva il nido e
deponeva le uova; volava al nido, si posava sulle uova e le faceva rotolare provocandone
la rottura.
luogo sicuro, dove poter fare le sue covate. Giove le permise di deporre le uova nel proprio
grembo. Ma lo scarafaggio ide uno stratagemma: fece una pallottola di sterco, vol sopra
Il dio, per liberarsi da quella sporcizia, si alz in piedi con uno scatto e, senza rendersene
conto, fece cadere a terra le uova. Da quel tempo, si dice che nella stagione in cui
Il nibbio, durante il primo periodo della sua esistenza, aveva posseduto una voce, certo
non bella, ma comunque acuta e decisa. Egli, per, era sempre stato nutrito da una
questo, invece di costituire un vanto, non faceva altro che alimentare la sua gelosia: capiva
di essere inferiore e si rodeva dalla rabbia per questo. Invidiava gli uccelli variopinti come il
riguardi dell'usignolo, dicendo tra s: "S, ha una bella vocetta ma troppo delicata e
romantica! Roba da donnicciole! Se devo cercare di migliorare la mia voce certamente non
prender come esempio questo stupido uccello. Io voglio una voce forte, che si imponga
sulle altre!"
ramo di faggio, riparato dalle fresche fronde della pianta. Inaspettato, giunse un cavallo
"Oh, che meraviglia!" Esclam il nibbio con entusiasmo. Questa la voce che andrebbe
Prov e riprov scorticandosi la gola, ma inutilmente. Quando, dopo molti tentativi senza
successo, si rassegn a tornare alla sua voce originale, ebbe una brutta sorpresa: gli era
godendosi i caldi raggi del primo sole primaverile. L'aria era tiepida e carica di un buon
profumo di fiori e ogni animale si sentiva rasserenato da quel clima dolce. Il piccolo
serpente si muoveva piano nel prato quando all'improvviso una spaventosa ombra si
proiett sul suo cammino. L'animale preoccupato alz il testino per guardare da dove
provenisse la macchia scura e solo allora scopri che un terribile nibbio stava puntando
Il poverino non ebbe nemmeno il tempo di scappare perch in un lampo il volatile gli
piomb addosso afferrandolo con il becco. Il serpente fu, cos, sol levato in cielo da quel
rapace che, senza avere piet per le sue grida vol via il pi velocemente possibile.
A quel punto il serpentello si rivolt su se stesso e con un'abile mossa diede un morso al
suo nemico. Finalmente il volatile colpito dal veleno della sua preda fu costretto ad aprire il
becco liberando il serpente che cadde a terra senza farsi male Il nibbio invece, con la vista
annebbiata e senza pi forze a causa del morso velenoso, precipit sul terreno a peso
morto riportando parecchie ferite. Quando il volatile era ancora stordito, il serpentello gli si
avvicin e gli disse: "Ben ti sta! Io non volevo farti del male ma tu mi ci hai costretto e
Trascorsero due giorni interi prima che il nibbio potesse riprendere a volare ma, a partire
da quella volta egli si tenne sempre ad una certa distanza da tutti i serpenti!
Una cornacchia, mezza morta di sete, trov una brocca che una volta era stata piena
d'acqua. Ma quando infil il becco nella brocca si accorse che vi era rimasto soltanto un
po' d'acqua sul fondo. Prov e riprov, ma inutilmente, e alla fine fu presa da disperazione.
Piano piano vide l'acqua salire verso di s, e dopo aver gettati altri sassi riusc a bere e a
La civetta, quando vide schiudersi nel suo nido le uova, si sent il cuore pieno di felicit e
d'orgoglio: - Quanto sono belli i miei cinque civettini! - pensava, guardandoli commossa
con i suoi tondi occhi gialli. Chiunque li vedesse, resterebbe conquistato dalla loro grazia.
Ma, ahim, non posso sentirmi tranquilla, perch troppi nemici li insidiano. Ho timore
soprattutto dell'aquila, che avvista dall'alto qualsiasi preda con il suo sguardo acutissimo.
Decise perci di recarsi lei stessa dall'aquila, per supplicarla di risparmiare il suo
nido.Distribu equamente il cibo nei cinque beccuzzi spalancati dei suoi civettini, e, rivolto
loro un ultimo sguardo affettuoso si diresse, con il cuore pieno d'inquietudine e di timore, al
bosco di querce, in cui la superba aquila aveva il suo quartier generale. Udita la preghiera
della civetta, l'aquila squadr altera la povera madre e le rispose: - Le tue parole mi
commuovono e perci puoi stare tranquilla per tuoi civettini. Ma dimmi, come li
riconoscer? - Oh, - disse la civetta - ci ti sar facilissimo. Sappi che non vi sono uccellini
pi belli di loro. Quando vedrai dei piccoli con gli occhioni dorati con meravigliose piume
soffici, comprenderai subito che quelli sono i miei figli. Un giorno l'aquila, volando in cerca
di preda, giunse al nido della civetta, mentre questa era lontana. Vi gett uno sguardo e
vide cinque uccellini grigiastri che giudic assai brutti e sgraziati. - Questi non sono certo i
civettini - pens - dei quali mi stata decantata la famosa bellezza. Li gherm tra gli artigli
e li port ai suoi aquilotti. Con quanto strazio la povera civetta trov al ritorno il suo nido
devastato.
Un corvo aveva fatto il nido , in un'isola. Quando gli nacquero i piccini, pens che sarebbe
stato meglio trasportarli sulla terraferma. Prese tra gli. artigli il figlio pi piccolo e si stacc
dall'isola volando sopra lo stretto. Quando giunse in mezzo al mare, si sent molto stanco:
le sue ali battevano l'aria sempre pi lente. "Oggi io sono grande e forte e porto mio figlio
sul mare perch mio figlio debole" pensava il corvo " quando esso sar cresciuto e sar
diventato forte, mentre io sar debole e vecchio, chiss se mi ricompenser delle fatiche
che io sostengo oggi e se mi trasporter come io faccio, da un luogo all'altro ". Il corvo
decise allora di accertarsi subito e chiese al suo piccolo: - Quando tu sarai forte e io sar
vecchio e debole, mi aiuterai come faccio io ora con te? Mi trasporterai da un luogo
all'altro? Dimmi la verit. Il piccolo corvo vide in basso il mare e, temendo che il padre lo
cadere nell'acqua. Una colomba, che passava portando un ramoscello nel becco, vide la
tempo dopo, un cacciatore stava per catturare la colomba nella sua rete. La formica gli si
accost e gli morse una gamba. Il cacciatore sussult e si lasci sfuggire la rete dalle
Un corvo osserv che i piccioni vivono comodamente e sono ben nutriti perch l'uomo
pensa a dar loro da mangiare. Si tinse le penne di bianco e penetr in una piccionaia.
Dapprima i piccioni credettero che egli fosse uno di loro e lo lasciarono entrare ma il corvo
si dimentic per un attimo del suo travestimento e gracchi come un vero corvo.
Allora i piccioni lo beccarono e lo buttarono fuori. Ritorn dai corvi, ma questi, spaventati
dalle sue penne bianche, lo cacciarono via, come avevano fatto i piccioni.
Un falco, addestrato dal suo padrone, quando costui lo chiamava, veniva a posarsi sul suo
pugno.
Disse il falco al gallo: - Voi galli siete servi ingrati. Correte dai vostri padroni soltanto
quando avete fame. Noi, invece, uccelli selvatici, siamo ben diversi: siamo pi forti e pi
Rispose il gallo: - Se voi non fuggite all'avvicinarsi dell'uomo, perch non avete mai visto
il falco allo spiedo, mentre noi non vediamo che polli arrosto -.
Il passero - Turghenief
Venivo dalla caccia e camminavo per il viale del mio giardino; il mio cane correva dinnanzi
a me.
Improvvisamente vidi un piccolo passerotto che era caduto dal nido e pigolava
lamentosamente.
Il cane si avvicin ma improvvisamente un vecchio passero cadde come una pietra proprio
davanti al cane e con un grido disperato salt verso quel muso spalancato : si era
precipitato nonostante il suo terrore per salvare il suo piccolo, una forza pi possente della
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Favole sul ragno
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Un ragno, dopo essere stato per molti giorni ad osservare il movimento degli insetti, si
accorse che le mosche accorrevano specialmente verso un grappolo d'uva dagli acini
grossi e dolcissimi. - Ho capito disse fra s. Si arrampic, dunque, in cima alla vite, e di
lass, con un filo sottile, si cal fino al grappolo installandosi in una celletta nascosta fra gli
che cercavano il cibo; e ne uccise molte, perch nessuna di loro sospettava la sua
presenza. Ma intanto venne il tempo della vendemmia. Il contadino arriv nel campo colse
anche quel grappolo, e lo butt nella bigoncia, dove fu subito pigiato insieme agli altri
grappoli. L'uva, cos, fu il fatale tranello per il ragno ingannatore, che mor insieme alle
mosche ingannate.
Un ragno, dopo avere esplorato tutta la casa, di fuori e di dentro, pens di rintanarsi nel
buco della serratura. Che rifugio ideale! Chi lo avrebbe mai scoperto, li dentro? Lui, invece,
affacciandosi sull'orlo della toppa, avrebbe potuto guardare dappertutto senza correre
alcun rischio. Lass diceva fra s, sbirciando la soglia di pietra tender una rete per le
mosche; quaggi aggiungeva scrutando lo scalino ne tender un'altra per i bruchi; qui,
vicino al battente dell'uscio, far una piccola trappola per le zanzare. Il ragno gongolava. Il
buco della serratura gli dava una sicurezza nuova, straordinaria; cosi stretto, buio, foderato
Mentre si crogiolava in questi pensieri, gli giunse all'orecchio un rumore di passi: allora,
prudente, si ritir in fondo al suo rifugio. Qualcuno stava per entrare in casa; una chiave
tintinn, s'infil nel buco della serratura e lo schiacci.
Favole sul cavallo
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Un giorno un cavallo, ricco d'ornamenti, venne incontro a un asino che, stanco e carico
com'era, tard a dargli la via. " Avrei una gran voglia - disse - di fracassarti a calci ".
L'asino non rispose: e con un gemito chiam testimoni gli dei. Pass qualche tempo. Il
cavallo durante una corsa, azzopp e fu mandato a servire in campagna. Appena l'asino lo
vide tutto carico di letame: "Ricordi - domand - che boria e che pompa? Ah? E che n'hai
avuto? Eccoti ridotto alla miseria che prima spregiavi ". I felici che disprezzano l'umile,
Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro. Il primo cavallo non si fermava mai; ma l'altro
sostava di continuo. Allora tutto il carico viene messo sul primo carro. Il cavallo che era
dietro e che ormai tirava un carro vuoto, disse sentenzioso al compagno: - Vedi? Tu fatichi
padrone si disse: - Perch devo mantenere due cavalli! Mentre uno solo basta a
trasportare i miei carichi? Meglio sar nutrir bene l'uno, e ammazzare l'altro; ci
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Un lupo magro e sfinito incontra un cane ben pasciuto, con il pelo folto e lucido. Si
fermano, si salutano e il lupo domanda: - Come mai tu sei cos grasso? Io sono molto pi
forte di te, eppure, guardami: sto morendo di fame e non mi reggo sulle zampe. - Anche tu,
amico mio, puoi ingrassare, se vieni con il mio padrone. C' solo da far la guardia di notte
perch non entrino in casa i ladri. - Bene, ci sto. Sono stanco di prendere acqua e neve e
segno intorno al collo. - Che cos' questo, amico? - gli domanda. - Sai, di solito mi legano.
- E, dimmi: se vuoi puoi andartene? - Eh, no - risponde il cane. - Allora, cane, goditi tu i bei
pasti. Io preferisco morire di fame piuttosto che rinunciare alla mia libert.
Quello era davvero un gran giorno per un lupo rinomato in tutto il contado per la sua
insaziabile fame. Infatti, senza neppure alzare un dito egli era riuscito a procurarsi ottime
prede trovate casualmente a terra perch colpite da qualche cacciatore e si era preparato
un pranzo degno di Re! Il lupo, dopo avere abbondantemente mangiato, si inoltr nella
foresta per fare due passi. Fu cos che incontr una mansueta pecorella la quale,
terrorizzata dal temibile animale notoriamente suo nemico, non riusc neppure a muoversi,
paralizzata dallo spavento. Il lupo, pi per istinto che per altre ragioni, afferr la preda
tenendola stretta, stretta. Ma solo dopo averla catturata si rese conto di essere talmente
sazio da non avere pi alcun appetito. Occorreva trovare una valida giustificazione per
poter liberare quella pecora senza fare brutta figura. " Ho deciso" Disse quindi il lupo "di
lasciarti andare a condizione che tu sappia espormi tre desideri con intelligenza. La
pecorella sconcertata, dopo aver pensato un istante rispose: "B, anzitutto avrei voluto non
averti mai incontrato. Seconda cosa, se proprio ci doveva avvenire, avrei voluto trovarti
cieco. Ma visto che nessuno di questi due desideri stato esaudito, adesso vorrei che tu e
tutta la tua razza siate maledetti e facciate una brutta fine perch mi avete reso la vita
impossibile e avete mangiato centinaia di mie compagne che non vi avevano fatto alcun
tua sincerit. Hai avuto molto coraggio a dirmi ci che realmente pensavi per questo ti
lascer libera!" Cos dicendo liber la pecorella e, con un cenno di saluto, la invit ad
allontanarsi.
Dissero i lupi ai cani: - Perch voi, che siete nostri simili in tutto, non andate d'accordo con
noi come fratelli? Noi, infatti, non abbiamo nulla di diverso da voi, tranne il carattere. Noi
viviamo in completa libert; voi siete sottomessi agli uomini come servi, sopportate le loro
percosse, portate il collare, simbolo della vostra schiavit, e tenete in custodia le loro
pecore. Per di pi, quando essi mangiano, a voi non riservano che i rimasugli degli ossi. E'
ora di cambiare; abbiate fiducia in noi. Consegnateci tutte le pecore, noi le spartiremo in
comune con voi, per mangiarcele a saziet. I cani, purtroppo, prestarono orecchio a questi
suggerimenti. Ed i lupi, penetrati nell'ovile, sbranarono loro per primi, e poi tutte le pecore.