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FRIEDRICH NIETZSCHE MANO, TROPPO UMANO VOLUME PRIMO. NOTA INTRODUTTIVA DI MAZZINO MONTINART VERSIONE DI SOSSIO GIAMETTA ¥ ADELPHI EDIZIONI 1. Chimica delle idee ¢ dei sentiment. I problemi filosofici ri- ndono oggi quasi in ogni punto la stessa forma in- errogativa di duemila anni fa: come pud qualcosa na- cere dal suo opposto, per esempio il razionale dall'irra- che sente da cid che & morto, la logica dal- ta, il contemplare disinteressato dal volere bra- 050, il vivere per gli altri dall’egoismo, la verita dagli ori? La filosofia metafisica ha potuto finora superare difficolta negando che 'una cosa nasca dall’altra ammettendo per le cose stimate superiori un’origine jracolosa, che scaturirebbe immediatamente dal noc- olo e dall'essenza della «cosa in sé». Invece la filosofia rica, che non @ pitt affatto pensabile separata dalle enze naturali, ed é il piti recente di tutti i metodi filo- i, ha accertato in singoli casi (e questo sara presu- bilmente il suo risultato in tutti i casi), che quelle co- ‘non sono opposte, tranne che nella consueta esagera~ ne della concezione popolare o metafisica, ¢ che alla di tale contrapposizione sta un errore di ragiona- 9: secondo la sua spiegazione, non esiste, a rigor di i, né un agire altruistico né un contemplare pie~ mente disinteressato, entrambe le cose sono soltanto limazioni, in cui elemento base appare quasi vola- zzato ¢ solo alla pit sottile osservazione si rivela an- esistente. Tutto cid di cui abbiamo bisogno e che nello stato presente delle singole scienze pud esser- 10, é una chimica delle idee e dei sentimenti morali, osi ed estetici, come pure di tutte quelle emozioni ‘sperimentiamo in noi stessi nel grande piccolo mercio della cultura ¢ della societa, e persino nella ‘ma che avverrebbe, se questa chimica si con- col risultato che anche in questo campo i colo- {1 magnifici si ottengono da materiali bassi ¢ persi- ati? Avranno voglia, molti, di seguire tali inda- L'umanita ama scacciare dalla mente i dubbi sul- gine e i principi: non si deve forse essere quasi disu- jzzati per sentire in sé ’inclinazione opposta? 16 UMANO, TROPPO UMANO, 1 2, Difettoeredtario dei filosof. Tutti i filosofihanno in co- mune il difetto di partire dall'uomo attuale ¢ di credere di giungere allo scopo attraverso un'analisi dello stesso. Inavvertitamente «!'Uomo» si configura nella loro men- te come una etema veritas, come un’entita fissa in ogni vor~ tice, come una misura certa delle cose. Ma tutto cid che il filosofo enuncia sull'uomo, non é in fondo altro che una testimonianza sull'uomo di un periodo molto limitato. La ‘mancanza di senso storico é il difetto ereditario di tutti i filosofi; molti addirittura prendono di punto in bianco la, pitt recente configurazione dell'uomo, quale si é venuta delineando sotto Finflusso di determinate religioni, anzi di determinati avvenimenti politici, come la forma fissa dalla quale si debba partire. Non vogliono capire che l'uo~ mo é divenuto e che anche la facolta di conoscere & dive- ruta; mentre alcuni di loro si fanno addirittura fabbrica~ re, da questa facolta di conoscere, l'intero mondo. Ora ‘tutto Pessenziale dell’evoluzione umana é avvenuto in tem- pi remotissimi, assai prima di quei quattromila anni che allincirca conosciamo e durante i quali 'uomo non pud ‘essere gran che cambiato. Ma nell'uomo attuale il filosofo vede «istinti» © suppone che essi appartengano ai fatti immutabili dell'uomo e possano quindi fornire una chia- ve per la comprensione del mondo in generale: tutta la te~ eologia é basata sul fatto che dell'uomo degli ultimi quat- tro millenni si parli come di un uomo eer, al quale ten dono naturalmente dalla loro origine tutte le cose del mon- do. Ma tutto é divenuto; non ci sono fat eer: cosi come non ci sono verita assolute. Per conseguenza il filosofare storco & da ora in poi necessario, ¢ con esso la virtix della modestia. DELLE PRIME E ULTIME COSE 1 non si contrapponessero affatto cose di pari legitti- ita: cosi modeste, spoglie, fredde, cost apparentemente ianti si presentano queste, cosi belli, splendenti, “anti, persin forse beatificanti, si presentano quelli. cid che é faticosamente raggiunto, certo, durevole € 4 ancora ricco di conseguenze per ogni conoscenza ore, @ tuttavia superiore; attenersi a ess0 @ virile, ri- coraggio, schiettezza ¢ temperanza. A poco a poco solo il singolo, ma tutta I'umanita sara elevata a que- ‘virilita, quando si sara infine assuefatta a stimare su- jori le conoscenze solide ¢ durevoli e avra perduto i fede nellispirazione e nella rivelazione taumaturgi- ‘delle verita. Certo gli adoratori delle forme, col loro cri- fo del bello e del sublime, avranno da principio buoni ivi per irridere, non appena la valutazione delle ve- ron appariscenti e lo spirito scientifico comineeran- ‘a dominare; ma solo perché 0 il loro occhio non si ra aperto al fascino della forma pili semplice 0 perché ‘uomini educati in quello spirito ancora per lungo non ne saranno pienamente ¢ intimamente com- i, sicché continueranno senza saperlo a imitare antiquate (e cid abbastanza male, come fa uno a ‘non importa piti molto di una cosa). Una volta lo spi- non era impegnato nel pensiero rigoroso; allora la serieta consisteva nell’escogitare simboli ¢ forme. Le ‘sono cambiate; quella serieta del simbolico é diven- Ja caratteristica della cultura inferiore; come le no- ‘arti stesse divengono sempre pit intellettuali, i nostri i divengono sempre pitt spirituali, ¢ come oggi per io si giudica in modo tutto diverso da cent’annt fa ‘che suona bene ai sensi: cosi anche le forme della no- vita divengono pit spiritual, forse per Vocchio di altri i pit brut, ma solo perché esso non riesce a vedere i regno dell'interiore, spirituale bellezza si appro- isca e siallarghi continuamente ¢ fino a che punto lo intelligente possa oggi valere per noi tutti pit pit bella costruzione sistematica ¢ della pitt sublime (ura. 3. Valutazione delle verita non appariscent- Ela caratteristica diuna cultura superiore, di stimare le verita piccole e non. appariscenti, che furono trovate con metodo severo, pitt che non gli errori letificanti e abbaglianti, che provengo- nno da et e uomini metafisici ¢ artistici. Verso quelle ve~ rita la prima reazione é una smorfia di scherno, come se 16 UMANO, TROPPO UMANO ‘se alla sua forza e virtiieminente, bens! in base a cid che in lui é loro maggiormente estraneo. 12. Bisaccia dei meafsici. A vutti coloro che millantano la scientificita della loro metafisica, non bisogna affatto ri- spondere; basta tirare il fagotto che essi tengono al- ‘quanto timorosamente nascosto dietro il dorso; se si rie~ sce a scioglierlo, vengono alla luce, a loro rossore, i ri- ssultati di quella scientificita: un piccolo caro Domined- dio, una graziosa immortalita, magari un po’ di spiriti- smo ¢ in ogni caso tutto un confuso ammasso di miserie da poveri peccatori e di farisaica alterigia. 13. Danni occasional della conascenza. Liutiita che la ri- cerca incondizionata del vero porta con sé viene conti- muamente dimostrata in cosi svariate guise, che bisogna senza esitazioni accettare con essa anche quella nocivita pitisottile ¢ rara della quale taluni per causa sua devono soffrire. Non si pud impedire che il chimico talvolta si av- veleni ¢ si scotti nei suoi esperimenti. Cid che é vero del chimico, é vero anche di tutta la nostra civilta: dal che, detto incidentalmente, risulta anche chiaramente quanto quest'ultima debba curare di procacciarsi balsami per le scottature e di tenere sempre pronti contravveleni. 1g. Necessitd di filisteo. I filisteo crede di avere massi- mamente bisogno di un brandello di porpora o di un tur- ante di metafisica e non vuole assolutamente lasciarselo sfaggire: ¢ tuttavia lo si troverebbe meno ridicolo senza ‘questa bardatura, 15. fanatic, Con tutto cid che dicono a favore del loro -vangelo 0 del loro maestro, i fanatici difendono se stessi, per quanto possano atteggiarsi a giudici (invece che a ‘imputati), perché involontariamente e quasi in ogni mo- ‘mento vien loro ricordato che essi sono delle eccezioni che si devono legittimare. OPINIONI E SENTENZE DIVERSE 17 16, IL buono induce a vvere. Tutte le cose buone sono forti stimolanti della vita, persino ogni buon libro che sia scritto contro la vita. 17. Felicia dello strico. «Quando sentiamo parlare i ca- villosi metafisci, abitatori di un mondo dietro il mondo,* noialtri sentiamo in verita di essere i “poveri di spirito”, anche perd che nostro é il regno dei cieli del cambia- mento, con primavera ed autunno, con inverno ed esta- te, €loro il mondo che é dietro il mondo ~con le sue gri- gic, gelide e infinite nebbie ed ombre». Cosi parlo a se stesso uno durante una passeggiata nel sole mattutino: uno, a cui nello studio della storia si trasforma sempre di nuovo non solo la mente, ma anche il cuore, e che, a dif- ferenza dei metafisici, é felice di albergare in sé non cun’anima immortale», bensi molle anime mortal: 18. Tre specie di pensator. Ci sono sorgenti minerali scro- scianti, scorrenti e stillanti; e analogamente tre specie di pensatori. Il profano li valuta in base alla massa d’acqua, il conoscitore in base al contenuto dell'acqua, ossia in ba- se a cid che in essi appunto non é acqua. 19. Il quadro della vita. 11 compito di dipingere il quadro della vita, nonostante la frequenza con cui é stato posto da poeti filosofi, @ tuttavia insensato: anche dalle mani dei pit grandi pensatori-pittori sono nati sempre e solo quadri © quadretti di una vita, cio’ della loro vita ~ € nient’altro é neppure possibile. In cié che diviene, un di veniente non puo specchiarsi come fisso ¢ durevole, co- me un «questo». 20. La veriti non vuole altro Dio fuori di sé. La fede nella ve- sees cols inert ctenehatgbce lute, 21. Su che cosa si pretende il silenzio. Quando si parla del li ‘bero pensiero come di una traversata estremamente peri- 88 UMANO, TROPPO UMANO simili, quasi che, al tempo in cui si veneravano simili imm- tmagini, non si fose sale parlare pit chiaramente © r2P~ presentare con pit evidenza. Si rifugge invece precist: aecnte da una cosa: dall’espressione diretta. Come la cel- Tr racchiude e nasconde in misteriosa semioscurita, ma van del uta, cid che & pit sacro, il vero mumen della divi- nitas come a sua volta il tempio peripterico racchiude ¢ protege dall'occhio profano come con uno schermo & evel, ma non del tute, a celta; cosi immagine é la divi vitae insieme il nascondiglio della divinita. Solo quando ti di fuori del culto, nel mondo profano della gara, Ia tioia peril vincitore agonale fu slita cos in alto, che le Snide equi sollevate trapassarono nel lago del sentiment Feligioso, solo quando la statua del vincitore fu esposts nei retail dei templie il pio frequentatore del tempio dové Golente 0 nolente avvezzare sia Tocchio che 'anima a (questa inevitabile vista di bellezza e di forza umana,s pera loro vicinanza nello spazio e nel'anima venerazi Pe umana e venerazione divina consonarono Tuna Taltra: solo allora si perde anche il timore della vera: pra umanizzazione delVidolo esi apre la grande vy per la grande scultura; anche ora con la limitazi che, ovunque si debba adorar, Vantichissima forma ¢ tensa viene custodita e attentamente imitata. Ma EI che consacra ¢ dona pud ora abbandonarsi in tutta beat dine al suo piacere di far diventare uomo Dio. 225. vazione di sé € ben lu stessi: abbiamo bisogno della storia, Sontinua a scorrere in noi in cento onde; noi stesst i {ino siamo se non cid che in ogni attimo senti (questo luire. Anche qui anzi, x vogliamo tullansh fluso del nostro essere apparentemente pit! pecull personale, vale ildetto di Braclito: che non si scende Pete nello stesso fiume. E questa una saggezza ches the se divenuta a poco a poco stantia, @ tuttavia fanto robusta e nutriente, quanto lo fu un tempo; OPINIONT E SENTENZE DIVERSE 89 tanto della secondo la quale, per capire In sora, si devon vihare i resduiviveni delle epoche sriche ~ Adve gir, come viaggio il padre Erodot, nee na oni ~ quest ono inftti solo gai dca pit anti che sono fees cui ci i pu sme ~ tr le popola- ion cosideteselvagge esemisevagge, specie I dove ee 10 comunque ancora un'arte ¢ uno s¢0} del vigiare pitti, che fanno 8 che non sempre a ece i Iuogo in luogo & re mi gla di mila. Moko probabilinente gi ule’ fre sco: Bsopraveivono ancora in tute le loro sfumature rita oni cultural anche t mse van: es vogtiono solo sere scoperti. In molte famiglie, anzi in singoli uomi rai glacciono ancora sovrappost in modo bello ed dente altrove ci sono fendture della roccia pit i da capt. Certo in contra remot in vallatemon- 10 conosciute ¢ in comunita piu bile campione di un sentimento Bisa ntionat Bort pit facilmente conservare, equi deve ewere rin- into, mentre ¢ per esempio improbable fare ‘al ea Berlina, dove Tuam viene al mondo sotto . Chi, dopo lunga esercitazione in questart Wiaggiare, 8 diventato un Argo dai cento occhi, ac. era alla fine dappertttol sua lo vogtio dire go riscoprira, in Bgitto e in Grecia, in Bisanzio e foma, in Francia ¢ in Germania, nel tempo dei po- io di quelli stabili, nel Rinascimento e nella in patria eallestero, anzi in mare, bosco, pian imontagna, le avventure di viaggio di questo ao di- fee trasformato, Cosi la conoscenza di sé diventa za del tutto in relazione a tutto il passat, ne, ‘alts concatenazioue di condigeesaiont, ml nail, la determinazione eVeducazione di sé 2p pl bere lungimiranti potrebbe un giorno are determinazione de tuto in relaione a tata 214 UMANO, TROPPO UMANO IL VIANDANTE ELA SUA OMBRA 215 de compito: 'umanita dovra divenire un giorno un albe- To che spargera la sua ombra su tutta la terra, con molti triliardi di fori, che dovranno tutti divenire, gli uni ac- Canto agli altri, frutt;¢ la terra stessa deve venir prepa. ata a nutrire quest albero. Che Vodierno, ancora picelo arboscello si accresca di succo e di forza, che il sueco cir, oli in innumerevoli canali per il nutrimento del tutto ¢ della parte ~ da questi e simili compiti ¢ da desumere ‘trio per stabilire se un uomo sia oggi utile o inutile. I Compito é indicibilmente grande e ardito: noi tutti vo- Bliamo contribuire a che Palbero non mareisca prima tel tempo! La mente storica riesce bene, nel complesse scl tempo, a porsi davanti agli occhi lessere e Poperare ino, cosi come noi tutti abbiamo davanti agli occhi il Mondo delle formiche, coi suoi mucchi artisticamente iti. Giudicata superficialmente, anche T'intera uma. hita farebbe parlare, come le formiche, di «istinto», Ma un esame pitt rigoroso, scorgiamo come interi popoli si orzino per secoli interi di trovare e di sperimentare nuovi Rezzi, con cui poter giovare a un gran tutto umano ¢ Bfine al grande albero unico dell'umanita: e quale che ia il danno che gli individui, i popoli e i tempi so 187. Lauerra come rimedio. Ai popoli che diventano face ie aloae ati ud consigliare come rimedio la g ra, nel caso cioé che essi vogliano ad ogni costo tinuare a vivere: giacché existe per la tsi dei popoli che una cura della brutalita. Ma leterno vole. non saper morire ¢ gia di per sé un segno di senilita d ee ee ‘ve, tanto pit presto si é pronti a sacrificare la vita per unico sentimento buono. Un popolo che viva e senta sinon ha bisogno delle guerre. 188. Il apiano spiritualee corporeo come rimedio. Le divers ‘vil sono diversi climi spirituali, ognuno de ual to © quell’organismo, particolarmente dannoso 0 Tare. Tn complewo las come ecensa dele di civilta, é la dottrina dei rimedi, non perd la scienza guarigione stessa. Gi vuole poi ancora il medio che si va di questa dottrina dei rimedi per inviare ognuno p cisamente nel clima per lui ‘antaggiowo ~ tempora rnte o per sempre. Vivere nel presente, entro un Eaetiancen cue somes generale; con essa tro specie di uomini altamente utili, che in essa non respirare sanamente, morirebbero. Con la storia biso far loro aria ¢ cercare di conservarli; anche gli u appartenenti a civil arretrate hanno il loro val fianco a questa cura degli sprit sta i fatto che Pum deve, per quello che riguarda i corpi, cercar di scoy attraverso una geografia medica, a quali degenerazi ‘malattie da occasione ogni regione della terra, ¢ vie Sa quali fattori di guarigione essa offre: e poi popoli miglie ¢ individui devono essere a poco a poco tra ‘ati per tanto tempo e con tale persistenza, finché no siano debellate le infermita fisiche ereditate. Tutta la ra sara infine una somma di stazioni sanitarie. ie errano e sbagliano; umanita benissimo, per la stoltezza dei mezzi, guastarsi ¢ dis- xsi prima del tempo, né per quelle né per questa c n istinto che guidi con sicurezza, Dobbiamo al contra. guardare ben in facia il grande compito di preparae la Per una pianta della pit. grande e gioiosa fecondita: compito della ragione per la ragione! La lode di cid che & disimeressato¢ la sua origine. Fra due pi vicini c'era da anni una contesa: si devastavano re, Procamente le seminagioni, si portavano via gli ar~ enti e si bruciavano le case, con esito complessivamente Berto, poiché la loro potenza era pressappoco uguale. 189. L’albero dell'umanitie la ragione. Cid che voi con Je miopia temete come sovrappopolazione della te Proprio cid che pone a colui che ha pit speranza il g 186 AURORA 07. acta! Anzi, facta fcta! Uno storiografo non haa fare con quanto realmente @ avvenuto, ma soltanto i supposti avvenimenti: poiché questi soltanto hanno, otto delle conseguenze. E. cosi pure soltanto con i supj roi. Il suo tema, a cosiddetta storia del mondo, & tuito da opinioni intorno a supposte azioni ¢ ai presunti motivi, che danno nuovamente occasione ad nioni ed azioni, la cui realta, pero, subito svapora al volta e soltanto allo stato nebuloso determina delle ‘guenze ~ un continuo generare e concepire fantasmi pra le fitte nebbie della realta insondabile, Tutti gli Gi raccontano fatti che non sono mai esistti, salvo nella rappresentazione. Lusro uaRTO 8 to meccanismo. A questi ultimi un pid fausto destinc mn dette occasione di aver costantemente paura: ci idimeno essi suonano costantemente il loro strumento La cosiddetta anima. La somma dei movimenti inte i che facilmente nascono in un essere umano e che jseguenza di cid esso compie volentieri e con grazi detta anima; uno @ considerato senz'anima, se dai suo’ wimenti interiori traspare fatica e durezza, Gli immemori. Nelle esplosioni della passione e nei ;neggiamenti del sogno e della follia, 'uomo riscopre sua preistoria e quella dell'umanita: la bestialité, con sue smorfie selvagge; la sua memoria affonda, allora bastanza lontano nel passato, mentre la sua condizione Civilizzato si evolve a partire dall’oblio di quelle espe we originarie, dunque dall'indebolirsi di quella me- ia. Chi, come un immemore di altissima schiatta, @ tato sempre molto lontano da tutto questo, non com: gli uomini, ~ ma ® un vantaggio per tutti che esista- qua ¢ la simili individui che «non li comprendono», ‘che quasi sono generati da semenze divine ¢ sono messi luce dalla ragione. 308. Nobile cosa @ non intendersene in fatto di Vendere la propria virti solo al prezzo pitt alto, opy praticar 'usura con essa, come insegnante, impic artista, ~ tutto questo fa del genio e del talento un da bottegai. Non si deve ormai voler fare gli accorti la propria saggezza! 309. Timore ¢ amore. Pid dell’amore @ stato il ti promuovere 'universale approfondimento conoscitivo. essere umano; il timore, infatti, vuole divinare Valtro, che cosa pud, che cosa ha in animo: ing su questo punto costituirebbe un pericolo ¢ un L'amore, viceversa, ha un impulso segreto a vedere Valtro come possibili le pitt belle cose del mondo, innalzarlo pid in alto possibile: ingannarsi a que guardo sarebbe per esso un piacere e un vantag € cosi fa. Liamico nom pitt desiderato. Si desidera che ci divent juttosto nemico ramico di cui non si possono appagare speranze, Dalla societa dei pensatori. In mezzo all’oceano del ivenire, su un'isoletta che non é pitt grande di un canot i stiamo destando noi, avventurieri e uccelli migrato- € per qualche momento ci guardiamo attorno: con maggior fretta € curiosita possibili, poiché in un bale- un soffio di vento ci pud trascinar chissa dove, oppu- un‘onda spazzarci via dallisoletta, cosicché pit nulla ta di noi! Ma qui, in questo piccolo spazio, troviamo tuccelli migratori e sentiamo parlare di altri pid anti © cosi viviamo un prezioso minuto di conoscenza divinazione, in un giulivo frullar dali e lieti chiacchie- 310. I bonari. I bonari hanno acquisita indole I traverso la paura costante che i loro progenitor avuto di ignote aggressioni: essi mansuefecero, no, impetrarono, si inchinarono, distrassero, adull si fecero piccini, nascosero il dolore, il disgusto, ri posero subito i tratti del viso, e infine lasciarono im dita ai loro figli e nipoti tutto questo delicato eat 18 LA GAIA SCIENZA della parola: un poco pitt di sfacciataggine in Ro e avrebbe fatto cantare dal principio alla fine la: la — e cid non sarebbe stato fatto senza ragion fatto & che ai personaggi dell’ opera non si deve p samente credere «sulla parola», ma sul canto! Q sta ® la differenza, questa & la bella innaturalez cagion della quale ci si reca all’ opera! Perfino il tivo secco non vuole propriamente essere ascoli me parola e testo: questa specie di musica a met in primo luogo dare all’orecchio musicale un p riposo (il riposo dalla melodia, dal godimento, ¢ sublime e per cid stesso pid faticoso di quest’ ma ben presto, subito dopo, qualcos"altro: vale} re una crescente impazienza, una crescente za, un nuovo desiderio di musica piena, dim "In che termini si pone, sotto questo punto sta, Parte di Richard Wagner? — Forse in modo? Mi é sembrato spesso che si sarebbe d imparare a memoria, prima dell’esecuzione, e musica delle sue creazioni: perché in caso c — cosi mi pareva — non si sarebbero udite le ¢ neppure la musica. 81.2 Gusto dei Greci. «Che cosa c’e di bello? yuel geometra dopo una rappresentazione gia.” «Non vi si dimostra nullal», Saran Greci cosi lontani da questo gusto? In Sofocle: meno «tutto si dimostra». 82. L’sprit non greco, In tutto il loro pensiero, sono indescrivibilmente logici e semplici: la lunga durata della loro epoca migliore, nom avuto la nausea, come? invece accaduto ai con tanta frequenza: essi che fanno un pi anche troppo volentieri, nel contrario, ¢ fir LIBRO SECONDO 19 ortare lo spirito della logica solo quand’esso tra- + mercé un gran numero di piccoli salti del ge- a sua socicvole amabilita, la sua socievole ab- wione. La logica appare loro necessaria quanto el’acqua, ma, al pari di questi, diventa anche specie di cibo da carcerati, non appena bisogna da sola e senza companatico. Non si deve mai buona societ& voler completa ed esclusiva ragio- come vuole ogni logica pura: di quia piccola do- firrazionale in ogni esprit francese. — La so- ezza dei Greci era di gran lunga meno svilup- idi quanto lo sia elo sia stata quella dei Francesi, i la mancanza di esprit nei loro uomini pid ricchi trito, di qui la poverta d’ arguzia anche nei loro f faceti, di qui — ah! non si vorr& credere a questi idiscorsi ¢ a quanti altri dello stesso tono ho an- in animo! Est res magna tacere — dice Marziale utti i chiacchieroni." Traduzioni. Si pud misurare il grado di senso che un’epoca possiede da come essa fa tradu- cerca di assimilare in sé epoche e libri del pas- T Francesi di Corneille e anche quelli della wione si impadronirono dell’ antichita romana modo per il quale noi non avremmo pid il co- = grazie al nostro piti elevato senso storico. essa antichita romana: con quale energia ed in- t4 impose al tempo stesso la sua mano su ogni © grandezza della piti remota antichita greca! Seppero tradurre calando tutto cid nella Roma mporanea! Con quanta ragion veduta ¢ disin- fa fecero sparire la polvere dalle ali della farfalla ! Cosi Orazio tradusse qua e la Alceo 0 Archi- fece Properzio con Callimaco e Fileta (poe- P stesso rango di Teocrito, se ci élecito un giudi- 120 LA GAIA SCIENZA zio): che importava loro se effettivamente I’ autore va vissuto questa o quell’esperienza e ne aveva il segno nello scrivere la sua poesia! — Da poeti, essi erano, si sentivano poco inclini allo spirito di antiquaria, che & premessa del senso storico; da p com’erano, non davano alcun peso a queste c questi nomi personalissimi e a tutto quanto era prio di una citt&, di una costa, di un secolo, ne il costume ¢ la maschera, ma s’aflrettavas mettere al posto di cid quel che era attuale ro Sembra che ci domandino: «Non dobbiamo far vo per noi I’antico e in esso sistemare noi? Non, biamo poter infondere la nostra anima in questo: senza vita? Ché ormai esso morto: quanto &b ogni cosa mortal». — Essi ignoravano il god del senso storico; il passato e I'ignoto erano pen loro e ad essi, in quanto Romani, erano d’incit per una conquista romana. In verita si conq allorquando si traduceva — non solo trascur Iemento storico, ma aggiungendo !'allusione sente, cancellando soprattutto il nome del p mettendo il proprio al posto di quello — non sentimento del furto, bensi con l’ottima cosci Vimperium Romanum. 84. Dell’origine della poesia. Coloro che amano} tastico nell’uomo, e che sostengono al tempo la teoria della moralita istintiva, giungono a illazione: «Posto che in ogni tempo si sia tile quale divinita suprema, donde mai venutal sia? — questa ritmica del discorso che non: vantaggiosa, quanto invece controproducente chiarezza della comunicazione e, nondimer irridendo ad ogni utile funzionalita, ¢ sgorg: que sulla terra e sgorga ancor oggi! Lirrazion LIBRO SECONDO 121 nente bella della poesia una confutazione per per voi utilitaristi! Proprio il volersi séarazzare una volta dell’ utile ha elevato I’'uomeo, lo ha ispira- moralita ¢ all’arte!». Ebene, a questo punto, © una volta tanto parlare a favore degli utilitari- = hanno ragione cosi di rado da far pieta! In quei pi antichi che videro il nascere della poesia, si eb- empre di mira l’utilita ¢ una grandissima utilita orquando si introdusse il ritmo nel discorso, quel che da un ordine nuovo a tutti gli atomi della posizione, impone la scelta delle parole e conferi- sun nuovo colore al pensiero rendendolo pid cu- it estraneo, pitt lontano: un’ ulilité superstiziosa dubbio! In virti del ritmo doveva imprimersi profondamente negli dai una richiesta umana, es- si notato che I’ uomo tiene a mente con pitt faci- sun verso che un discorso in prosa:*' ugualmente radi farsi udire a pitt grandi distanze mediante 0 tic-tac; pareva che la preghiera ritmica po- approssimarsi maggiormente all’orecchio degli Ma, soprattutto, si voleva trarre utilita da quel gamento clementare che I’uomo prova dentro ascoltando la musica: il ritmo @ una costrizione; un irresistibile desiderio d’assecondare, di met- iin consonanza; non soltanto il movimento dei pie- anche I’anima stessa segue la cadenza — yente, si concludeva, anche l’anima degli dei! wva cos) di costringerli mediante il ritmo e di eser- un potere su di essi: si gettava loro la poesia ‘un laccio magico. Esisteva anche un’idea pit lare, e proprio questa, forse, ha influito in ma- squanto mai potente sull’origine della poesia. Nei orici essa appare come teoria filosofica e artifi- lagogico: ma, gran tempo prima che esistesse- ei filosofi, si attribuiva alla musica la forza di LIBRO QUARTO SANCTUS JANUARIUS” Tit che con lancia di fuoco Frangi il gelo dell’anima ria, ‘Si che serosciando al mares Della pitt alta tra le sue Cosi sempre pits chiara pit Libera, in questa Necessté pitt colma d'amore, Essa celebra le tue mevaviglie Balssimo Januarius! Genova, gennaio 276. Per Vanno nuovo. Io vivo ancora, io penso ra: io devo vivere ancora perché devo ancora pe Sum, ergo cogito: cogito, ergo sum. Oggi ognuno si mete di esprimere il suo augurio e il suo pitt caro} siero: ebbene, voglio dire anch’io che cosa oggi mi augurato da solo € quale pensiero quest’anno, prima volta, m’? venuto in animo — quale pes deve essere per me fondamento, garanzia, dolce tutta la vita futura! Voglio imparare sempre di vedere il necessario nelle cose come fosse quel d di bello in loro — cosi sard uno di quelli che res belle le cose. Amor fati: sia questo dora innanzi il amore! Non voglio muovere guerra contro ill b Non voglio accusare, non voglio neppure accusatori. Guardarealtrove sia la mia unica ne; E, insomma: prima 0 poi voglio soltanto essere che dice si! 277. Provvidenza personale. Esiste un certo punto tezza nella vita: una volta raggiuntolo ci veniamo: LIBRO QUARTO 199 nonostante tutta la nostra libert& e per quanto ‘sia negata ogni ragione buona e provvidente.al bel dell’esistenza, ancora una volta nel pericolo pit dell’asservimento spirituale, ¢ nella necessiti ‘superare il nostro pid difficile cimento. Soltanto da ‘momento, infatti, il pensiero di una prowvidenza onale si pianta dinanzi a noi con la pid invadente , avendo per sé il miglior difensore: l’eviden- fora che noi tocchiamo con mano la certezza che , tutte le cose da noi incontrate, continuamente 0 a nostro vantaggio. La vita di ogni giorno, di ogni non sembra voler nulla pit che la dimostrazione nuova di questo principio: comungue sia, brutto tempo, la perdita di un amico, una malattia, una , il mancato arrivo di una lettera, la slogatura an piede, un'occhiata in un negozio, un argomento ario, I'apertura di un libro, un sogno, una frode: o cid si rivela, subito 0 di li a poco, come una cosa «non poteva mancare» — tutto cid & pieno di pro- do significato e di utilita, proprio per noi! Esiste forse seduzione pid pericolosa del considerar decaduta le negli d&i di Epicuro, in quegli esseri ignoti sen- , € del prestar fede a una qualche divinitd ae meschina, la quale conosce personalmente 0 ogni capello del nostro capo e non prova nau- aalcuna nel prestare i pitt miserabili servigi? Ebbe- = voglio dire, nonostante tutto questo — lasciamo ce gli di, come pure i servizievoli genii, € con- amoci d’ammettere che la nostra propria accor- za pratica ¢ teoretica nel decifrare e nell’ordinare lavvenimenti sia giunta ora al suo apogeo. Non dob- no neppure presumere troppo di questa abilitA della saggezza, se accade talora che ci sorprenda ec- amente la meravigtiosa armonia che nasce dai suo- nostro strumento: un’armonia che ha una riso- 242 LA GAIA SCIENZA LIBRO QUARTO 243, quanto al mondo @ normativo e necessario: dobb mo essere dei fisici per poter essere in quel senso d creator’, mentre fino a ogei tutte le valutazioni e gli id li sono stati edificati sull’ignoranca della fisica o in contraddizione con essa. E. percid: sia lode alla fisie e ancor pid a quel che ci costringe a essa: la nostra titudine! appare come il segno della vecchiaia che pian pia- 0 si avvicina, e il nostro pianeta non é per loro che n triste infermo, intento a scrivere la storia della sua ovinezza per dimenticare il presente. In effetti, que- 9 & uno dei colori di tale nuovo sentimento: chi sa entire la storia degli uomini nella sua totalita come sua propria storia,* prova, generalizzandolo enor- emente, tutto quell’angoscioso struggimento del!’in- 10 che pensa alla salute, del vegliardo che ramme- ra i sogni giovanili, dell’amante che & strappato "amata, del martire che assiste al tramonto del pro- ideale, dell’eroe, la sera della battaglia che non deciso nulla, e che tuttavia gli ha recato ferite perdita dell’amico — ma sopportare questo cumulo amenso d’afllizioni d’ogni specie, poterlo sopportare, essere pur sempre ancora l’eroe che, allo spuntar tun secondo giorno di battaglia, saluta I'aurora ¢ sua felicita, essendo 'uomo che ha un orizzonte di lenni davanti e dietro di sé, l’erede di ogni tratto ocratico di tutto lo spirito passato, erede gravato ‘obblighi, essendo il pid nobile di tutti i nobili del- sntichita, ¢ al contempo il capostipite di una nobil- ‘nuova, di cui nessun tempo vide e sogn l’eguale: as- nersi tutto questo carico, il pitt antico come il pit ovo, le perdite, le speranze, le conquiste, le vitto- dell’umanita: infine possedere tutto cid, ¢ tutto in- stringerlo in un unico sentimento: questo bbe avere come risultato una felicita, che fino- Puomo non ha mai conosciuto ~ la felicita di un o colmo di potenza e d’amore, di lacrime ¢ di riso, aa felicita, che, come il sole alla sera, non si stanca ‘effondere doni della sua ricchezza inestinguibile ¢ ssparge nel mare, e come il sole, soltanto allora si assolutamente rieca, quando anche il pitt pove- pescatore rema con un remo d’oro! Questo senti- ento divino si chiamerebbe allora ~ umanit! 396. Avarizia della natura. Perché la natura ® stata e parca verso gli uomini, da non lasciarli splendere d pil, chi meno, secondo la loro interiore abbond: di luce? Perché i grandi uomini non hanno una & bella visibilit& nella loro aurora e nel loro tramon come I’ha il sole? Quanto meno ambigua sarebbe vita fra gli uomini! 337-1 «senso di umaniti» dell’avvenire. Guardando 6 gli occhi di un’et& passata quella presente, non 0 t vare nell’ uomo di oggi nient’altro di pitt notevole d Ja sua caratteristica virtd’ € malattia, detta il «se storico». Esso ® Vinizio di qualcosa d’interamente n ‘vo e sconosciuto nella storia: si dia a questo seme q che secolo di pitt, e potrebbe venime fuori, alla fi un frutto mirabile, con un profumo parimenti mit bile, per il quale la nostra vecchia terra diventerel pitt gradevole ad abitarsi di quanto non lo sia fino a oggi. Noi del presente cominciamo appun creare, anello per anello, la catena di un sentime molto possente in avvenire — difficilmente ci mo conto di quel che facciamo. Si ha quasi l'impr sione che non si tratti di un nuovo sentimento, del decadimento di tutti i sentimenti antichi: il set storico ® ancora qualcosa di cosi povero e freddo molti sono assaliti da esso come da brividi gelati e esso diventano ancor pitt poveri ¢ freddi. Ad altri DEL BENE E DEL MALE ritmo sia ancor troppo lento € fenti, i malati ¢ i morbosamen fl tumulto ognor digrignante i denti in guisa se ‘che va girando per le strade della cult ste antitesi coi democratici ¢ i pacificamente operosi ¢ ancor tri e zelatori della fratellanza, i q isti ¢ vogliono la «libera societa», mal i con tutti costoro nella radicale e ist Yeontro ogni altra forma sociale che nonsia q ‘mandria aulonoma (arrivando persino al rfiutoy ‘di «padrone» ¢ «servo ~ni dieu ni maitre @ Ja socialista -); unanimi nella tenace o ‘a ogni pretesa particolare, a ogni particolare di fo (la qual cosa, in definitiva, significa opp ‘one ad ogni diritto: giacché se tutti sono uguali, hha pitt bisogno di «diritti»); unanimi nel diffidare d ‘giustizia punitiva (come se essa rappresentasse una Tenza esercitata su chi é pit debole, un torto arrecato) necessaria conseguenza di tutte Ie societA anteriori)s egualmente unanimi nella religione della compas ‘nel simpatizzare interiormente con tutto quanto & ser vissuto, sofferto (scendendo in basso fino al livello bestia, © innalzandosi a «Dio» -laberrazione di ‘ccompassione verso Dio» appartiene a un'epoca d eratica -); tutti quanti unanimi nel grido e nell gienza della compassione, nell’odio mortale com dolore in generale, nella quasi femminea incap: poter restare a guardare, di poter lasciare che si {nanimi nel forzato offuscamento ¢ infrollimentoy ‘mercé del quale I'Europa sembra minacciata da un buddhismo; unanimi nella fede in una morale della comunitaria, come se questa fosse 1a morale in sé; I formai raggiunta dagli uomini, unica speranza dé vvenire, il conforto del presente, il grande riscatto d& Ie colpe del passato; tutti quanti unanimi nella fede) Ta comuniti quale redenirie, dunque, verso I in «sé. PER LA STORIA NATURALE DELLA MORALE 103 Noi, che abbiamo una fede diversa - noi, per i iil movimento democratico rappresenta non soltanto forma di decadenza dell’organizzazione politica, ma una forma di decadenza, cioé d'immeschinimento, 'uomo, un suo mediocrizzarsi e invilirsi: dove dobbia- p tendere noi, con le nostre speranze? ~ Verso nuovi non c’é altra scelta; verso spiriti abbastanza forti ‘originali da poter promuovere opposti apprezzamenti valore trasvalutare, capovolgere «valori eterni»: so precursori, verso uomini dell’avvenire che nel pre te stringono imperiosamente quel nodo che costrin- la volonta di millenni a prendere nuove strade. Per are all'uomo che Vavvenire dell'uomo é la sua @subordinato a un volere umano, ¢ per preparare rischi ¢ tentativi totali di disciplina ¢ d’alleva- allo scopo di mettere in tal modo fine a quell’or- dominio dell'assurdo ¢ del caso che fino a oggi ha to il nome di «storia» ~ Passurdo del «maggior nu- ero» @ soltanto la sua forma ultima —: per questo sara, Jun certo momento, necessaria una nuova specie di ¢ di reggitori, di fronte ai quali tutti gli spiriti na- ti terribili e benigni, esistiti sulla terra, sembreranno ini pallide e imbastardite. B Pimmagine di tali dottieri che si libra dinanzi ai nostri occhi: posso dirlo ‘a voi, spiriti liberi? Le circostanze che si dovrebbe ‘parte creare, in parte utilizzare, perché essi sorgano fee le prove presumibili, in virta delle quali un’anima bbe crescere sino a un’altezza e a una forza tali da a castrizione verso questi compiti; una trasvaluta- dei valori, sotto il nuovo torchio e martello della tuna coscienza verrebbe temprata ¢ un cuore tra~ tato in bronzo, cosi da poter sopportare il peso di una, responsabilita; ¢ d’altro canto la necessita di tali dottieri, il tremendo pericolo che essi possano non ere, 0 fallire, 0 degenerare — queste sono le nostre ambasce ¢ abbuiamenti, lo sapete voi, voi, spiriti i? Questi sono i nostri pesanti, lontani pensieri € i che toccano il cielo della nostra vita. Esistono dolori cosh penetranti come quello di aver veduto, ‘TA DEL BENE © DEL MALE to intimamente al modo con cui @ uscito dalla sua strada ed & "ma chi tiene rivolto il suo inconsueto. ppericolo che I'uomo stesso degener, chi, ‘eonosciuto 1a mostruosa casualita, che sino: to sull’avvenire umano ~ un giuoco in ¢ fe neppure un «dito d’Idi chi intuisce Ia sinistra fatalita che si c moderne», e ancor pid in tutta quanta ‘eristiano-europea, provera una stretta all quale non @ dato paragonarne altra - anzi abbr ‘con un unico sguardo tutto quello che, con una ‘revole concentrazione e un incremento di forze ¢ di ¢ ‘pti, una plasmazione educativa potrebbe ancora ricavare Puomo; con tutto quel che la sua coscienza sa, si conto che l'uomo non é ancora esaurito per le sue ibilita pid grandi, e che gia spesso il tipo «uomo &: vicino a misteriose decisioni ¢ a nuove strade; ‘ancora sapra, per un suo stesso dolorosissimo ri quali miscrabili cose @ accaduto in genere fino a oggi realta in divenire, di primissimo rango, finissero frangersi, sfasciarsi, inabissarsi lentamente e rendersi stesse miscrabili. La degenerazione totale dell'womo, che suo grado piit basso arriva a quel che per i bi socialisti e per le teste vuote rappresenta P'«uomo ‘venire» ~ il loro ideale! - questa degenerazione ¢ q immeschinimento dell’'uomo in perfetta bestia d’ (0, come costoro dicono, in uomo di una «libera so questo animalizzarsi dell'uomo in bestia nana forn ‘eguali diritti ed esigenze é possibile, non vi ¢ dubbio! anche una sola volta ha meditato sino in fondo q possibilita, conosce un disgusto di pid rispetto agli uomini, ¢ forse anche un nuovo compito! CAPITOLO SESTO NOI DOTTI A rischio che anche in questo caso il moralizzare si jostri quel che sempre é stato, vale a dire un intrepido rer ses plaies, come dice Balzac -, mi piacerebbe osare ‘oppormi a uno sconveniente ¢ dannoso squilibrio gerar- chico, quale é quello che oggi, in maniera del tutto inav- ita e quasi con tranquilla coscienza, minaccia di porsi scienza ¢ filosofia. Sulla base della propria esperienza ~ d esperienza, a quel che vedo, non significa forse sempre ita esperienza? ~ penso si debba avere il diritto di endere la parola a proposito di una tale superiore estione di rango: affinché non si parli contro la scienza 9 stesso modo dei ciechi quando discutono sul colore, ‘come le donne e gli artisti («ah, questa scienza birbo- ‘by — sospirail loro istinto e il loro pudore ~ «che scopre pre gli altarini!» -). La dichiarazione d’indipendenza elPuomo di scienza, la sua emancipazione dalla filoso- & una delle pitt sottli ripercussioni dell'ordine ¢ del dine democratico: 'autoglorificarsi ¢ Vinsuperbirsi el dotto sono oggi ovunque in pieno rigoglio ¢ nella loro fglior primavera ~ con la qual cosa non pud ancora si che in questo caso tale lode di se stesso abbia un pro- ‘gradevole. «Via tutti i signori!» ~ cosi vuole Vistin- della plebaglia; e dopo essersi difesa con esito fortu- imo dalla teologia, di cui é stata troppo a Iungo fancella, la scienza ora, nella sua assoluta tracotanza sconsideratezza, tende a dettar legge alla filosofia ¢ a anche lei, una buona volta, da «padrona> ~_ma che 1a filosofeggiare. La mia memoria ~la memoria, niil vosiro permesso, di un uomo di scienza ~ rigurgita presuntuose scempiaggini che ho sentito dire dai nj naturalisti e dai vecchi medici riguardo alla filo~ e ai filosofi (per non parlare dei pitt addottrinati e i tra tutti i dotti, i filologi e i pedagoghi, che hanno este due qualita per professione). Talvolta era lo spe- lista, chi se ne sta rincantucciato in un angolo, a met~ 10 AL DI LA DEL BENE E DEL MALE smisuratamente insoddisfatto di se stesso: cid & dato. Patisce: ¢ la sua vanita vuole che egli si limiti con-patiren... 223. Liibrido uomo europeo-un plebeo, in fin de conti, discretamente odioso — ha assolutamente biso di un abito in costume: la storia gli & necessaria com guardaroba. Indubbiamente si accorge che nessun al ‘isi attaglia a pennello alla persona — ed ecco che & un cambiare. Si consideri il XIX secolo, in queste tanee predilezioni ¢ mutamenti delle mascherate s ‘che; ¢ altresi nei momenti di disperazione dovuti fatto che «non gli va bene nulla» -. Inutile esibirsi foggia romantica o classica o cristiana o fiorentina, barocca 0 «nazionale in moribus et artibus: «non vesten! Ma lo «spirito», in particolare lo spirito storico ravvis anche in questa disperazione utile suo: si torna asperimentare un nuovo pezzo preistorico ed esotico, Io rigira, lo si mette da parte, lo si impacchetta, soprat Jo si studia ~ noi siamo la prima epoca studiata in p degli «abiti in costume», voglio dire delle morali, des articoli di fede, dei gusti artistic e delle religion, prep ‘i, come nessun’altra epoca ¢ mai stata, al carnevale grande stile, all'altezza trascendentale della suprema: zia ¢ dellaristofanesca derisione del mondo. Forse a questo punto scopriamo altresi il regno della nostra venzione, quel regno in cui anche noi possiamo essere cora originali, per esempio come parodisti della mondiale 0 pagliacci d’Iddio ~ forse, anche se né cosa avra mai un avvenire, sara proprio il nostro rise averlo! 224. Il senso storico (ovvero la capacita di i rapidamente l’ordine gerarchico degli apprezzamenti valore, secondo i quali un popolo, una societa, un hanno vissuto, l'«istinto divinatorio» in ordine alle « nessioni di questi apprezzamenti, alla relazione tra Vs torité dei valori e Pautorita delle forze agenti) LE NOSTRE VIRTU 1g stra, ci é sopraggiunto al seguito della ammaliante ¢ tica senibarbarie in cui Europa ¢ stata precipitata promiscuita democratica delle classi ¢ delle razze ~ ‘appena il XIX secolo ha cominciato a conoscere esto senso come il suo sesto senso. Il passato di ogni maniera di vita, di quelle civilta che se ne stavano nnte affiancate e accatastate l'una sull’altra, erom~ grazic a codesta mescolanza, in noi «anime moderne», ostri istinti corrono ormai a ritroso in tutte le direzioni, stessi siamo una specie di caos: ~ma infine, come si 0, «lo spirito» sa trovarci utile suo. Mediante Ia semibarbarie del corpo ¢ delle libidini abbiamo ressi segreti per ogni dove, quali mai furono posseduti faleuna nobile etd, soprattutto gli accessi al labirinto

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