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Integrali multipli.
1. Misura e misurabilit di sottoinsiemi di R n .
La misura di un intervallo di R , per definizione, la sua lunghezza.
La misura di un rettangolo in R2 la sua area, cio il prodotto delle sue dimensioni; analogamente, la misura
di un parallelepipedo in R3 il volume, definito come prodotto delle tre dimensioni.
La definizione si estende a Rn con n ! 4, dove non c' pi la possibilit di rappresentare fisicamente gli
oggetti di cui si parla. La misura di un iper-parallelepedo con gli spigoli paralleli agli assi del sistema di
riferimento
I = 'x = ( x1 , x2 , , xn ) "Rn ; x1 "[a1 , b1], x2 "[a2 , b2 ], , xn "[an , bn ](
si definisce cio come
mis ( I ) = (b1 # a1 ) $ (b2 # a2 ) $$ (bn # an ) .
Per definire la misura di un sottoinsieme limitato A di Rn che non sia di questa forma, si considerano
approssimazioni "dall'interno" e "dall'esterno" di A, ossia insiemi contenuti in A e insiemi contenenti A,
costituiti dall'unione di un numero finito di "iper-parallelepipedi" (rettangoli, in R2 , parallelepipedi in R3 ,
eccetera).
Le misure (aree, volumi, ecc.) di questi insiemi approssimanti forniscono
approssimazioni per difetto e per eccesso della misura di A, che si desidera
definire. Se, raffinando quanto basta la "quadrettatura" dello spazio, si
A possono ottenere approssimazioni per difetto e per eccesso arbitrariamente
vicine fra loro, si dice che A misurabile, e il comune limite raggiunto
dalle approssimazioni per difetto e per eccesso viene assunto per definizione come misura di A (area, in
R3 ; volume, in R3 ).
La teoria alla quale abbiamo accennato richiederebbe, per chiarire opportunamente ogni dettaglio, una
trattazione alquanto ampia e laboriosa; qui non insisteremo oltre, limitandoci a ricordare un importante
risultato, peraltro intuitivamente ragionevole:
Ogni sottoinsieme chiuso e limitato di Rn misurabile.
p p
s= ' mk $ ( Area di Ak ) ; S= ' Mk $ ( Area di Ak )
k =1 k =1
si chiamano rispettivamente somma inferiore e somma superiore relative alla funzione f, e alla suddivisione
di A in A1 , A2 , , A p . Nel caso in cui la funzione f sia sempre ! 0, s e S rappresentano
un'approssimazione per difetto e un'approssimazione per eccesso della misura (volume) di
B = '( x, y, z) "R3 ; ( x, y) "A , 0 ( z ( f ( x, y)(.
Si pu dimostrare che, raffinando ad oltranza la quadrettatura del piano, i valori delle corrispondenti somme
superiori e somme inferiori tendono ad un comune limite; tale limite , per definizione, l'integrale di f
sull'insieme A, e si indica
)) f ( x, y ) dx dy oppure ) f ( x, y ) dx dy
++ +
** A *A
Da quanto osservato sopra segue che nel caso di f ! 0 l'integrale di f su A uguale al volume di B.
Invece, se f ( 0 in A, allora ,,A f ( x, y) dx dy negativo, ed il suo valore l'opposto del volume del
sottoinsieme di R3 formato dai punti compresi fra la superficie grafico di f e il piano xy; se f non ha segno
costante in A, allora ,,A f ( x, y) dx dy la differenza fra i volumi delle parti che si trovano sopra al piano xy e
quelli che si trovano sotto; si estende quindi al caso tridimensionale l'interpretazione geometrica dell'integrale
di una funzione di una variabile, il quale rappresenta secondo i casi un'area, l'opposto di un'area o una
differenza di aree.
L'integrale doppio ,,A f ( x, y) dx dy si calcola si calcola integrando separatamente rispetto alla variabile y,
e poi rispetto alla variabile y, nel modo seguente:
b
)) ) - )d /
++ f ( , )
x y dx dy = + + f ( x, y ) dy dx
. 0
**[ a ,b ]) [c ,d ] *a *c
diversamente dagli integrali di funzioni di una sola variabile, in cui il ruolo del simbolo dx marginale.
3
Infatti, ,2 x 2 y dy indica che dobbiamo calcolare l'integrale rispetto alla variabile y, assegnando (per il
momento) alla variabile x il ruolo di un parametro costante. Serve quindi una primitiva di x 2 y rispetto alla
variabile y; calcoleremo quindi
2 2 y =3
3
) x 2 y dy = 1 x y 4 9 5
= x2 # 2 x2 = x2.
+ 3 6
*2 2 2 5 y =2 2 2
Si faccia attenzione alla sostituzione degli estremi 2 e 3: essi vanno sostituiti, ovviamente, alla variabile y, e
y=3
1 x2y2 4
non alla x; per non sbagliare opportuno indicarlo nella scrittura 32 2 65 specificando y = 2, y = 3,
y=2
y
La formula di riduzione per gli integrali doppi vale anche
d invertendo i ruoli delle variabili x e y, ossia riservando alla variabile
A x l'integrale interno e alla y quello esterno. In pratica, il rettangolo
c
x [a, b] ) [c, d] viene visto come unione di segmenti paralleli all'asse
x, in cui x varia da a a b mentre y resta di volta in volta fissato ad un
a b
valore compreso fra c e d.
In questo modo avremo la seguente riduzione dell'integrale doppio:
d
)) - )b /
++ f ( x, y ) dx dy = )
+ + f ( x, y ) dx dy
**[ a ,b ]) [c ,d ] *c . *a 0
ESEMPIO. Calcolare ))
++ x 2 y dx dy .
**[1,5]) [ 2,3]
Si tratta dello stesso integrale calcolato nel primo esempio; lo calcoliamo ora con le integrazioni eseguite
nell'ordine inverso:
3 x =5
- )5 2 / 3 1
1 3 4 3 124 62 2 y = 3 310
))
++
**[1,5]) [ 2,3]
2 )
*2 . *1 0
)
x y dx dy = + + x y dx dy = + 3 x y 6
*2 2 3 5 x =1
)
dy = +
*2 3
y dy =
3
y y =2 =
3
. [ ]
Naturalmente il valore che si ottiene deve essere lo stesso, indipendentemente dall'ordine in cui vengono
eseguite le integrazioni.
ESEMPIO. Calcolare ))
++ x sen( x y ) dx dy .
**[ 0,1]) [ 7 ,7 ]
2
La riduzione dell'integrale pu essere effettuata in due modi, come abbiamo visto. L'espressione della fun-
1 7
zione integranda suggerisce qui di integrare nell'ordine ,0 ( , 72 x sen( x y ) dy ) dx , piuttosto che nell'altro,
perch molto pi semplice scrivere una primitiva di x sen( x y ) rispetto alla variabile y, piuttosto che alla x.
Abbiamo quindi
1 7 1
))
++
**[ 0,1]) [ 7 ,7 ]
x sen( x y ) dx dy = ) )
*0 *
( )
) y =7
+ + 7 x sen( x y ) dy dx = + [# cos( x y )] y = 7 dx =
*0 2
2 2
1 x =1
12 1 4 2
)
*0
( ( )
7
) 27
7
7
( )
= + cos 2 x # cos( 7 x ) dx = 3 sen 2 x # sen( 7 x ) 6
5 x =0
=
7
.
Il calcolo di una primitiva della funzione di y che appare nell'integrale al secondo membro non ovvio; anzi,
va segnalato che non possibile scrivere una primitiva separatamente per ciascuno dei due addendi; per la
loro somma il calcolo riesce, come segue:
) - #1 cos( y ) + 1 sen( y )/ dy = ) #1 cos( y ) dy + ) 1 sen( y ) dy ;
+. + + 2
* y y2 0 * y * y
applichiamo un'integrazione per parti al primo dei due integrali del secondo membro:
) #1 cos( y ) dy = #1 sen( y ) # ) 1 sen( y ) dy
+ + 2
* y y * y
e quindi
) - #1 cos( y ) + 1 sen( y )/ dy = #1 sen( y ) # ) 1 sen( y ) dy + ) 1 sen( y ) dy = #1 sen( y )
+. + 2 + 2
* y y2 0 y
14444
* y
4244444 3
* y y
= , #y1 cos( y ) dy
ed infine, riprendendo da (**),
7 #1 y =7
)) - 1 / 1 #1 4 2
++ x sen( x y ) dx dy = )
+ cos( y ) + 2 sen( y ) dy . = 3 sen( y ) 6 = .
**[ 0,1]) [ 7 ,7 ] *7 . y y 0 2 y 5 y = 7 7
2 2 2
Abbiamo cos ritrovato il risultato ottenuto in precedenza; ma il calcolo stato molto pi complicato.
Integrali multipli. 5
A
Ax
x x
P1( A)
Sia poi
P1 ( A) = 'x "R; Ax 8 9(
cio la proiezione di A sull'asse x.
Se f : A & R una funzione continua, allora
)) f ( x, y ) dx dy = ) -) /
++ + + f ( x, y ) dy dx .
** A *P1 ( A) . * Ax 0
Si tratta della estensione a questo caso pi generale, della formula di riduzione vista nel paragrafo precedente
per un dominio rettangolare. Infatti se A = [ a, b] ) [c, d ] allora P1 ( A) = [ a, b] e, per ogni x "[ a, b],
Ax = [c, d ] . L'insieme A si pensa dunque costituito dall'unione segmenti paralleli all'asse y (le sezioni Ax);
l'integrale doppio appare intuitivamente come la "somma" degli integrali di f ( x, y ) calcolati su ciascuno di
questi segmenti.
y
P1( A)
Nel caso generale ora considerato si considera la possibilit che Ax dipenda effettivamente dal valore di x.
y
P2 ( A) A
x
Ay
Sia poi
P2 ( A) = 'y "R; Ay 8 9(
cio la proiezione di A sull'asse y.
Se f : A & R una funzione continua, allora
)) f ( x, y ) dx dy = ) -) /
++ + + f ( x, y ) dx dy .
** A *P2 ( A) . * Ay 0
Questa volta l'insieme A si pensa costituito dall'unione segmenti paralleli all'asse x (le sezioni Ay); l'integrale
doppio appare intuitivamente come la "somma" degli integrali di f ( x, y ) calcolati su ciascuno di questi
segmenti.
y
P2 ( A) A
A
x
0 1
Calcoliamo l'integrale secondo la regola
)) f ( x, y ) dx dy = ) -) /
++ + + f ( x, y ) dy dx .
** A *P1 ( A) . * Ax 0
Integrali multipli. 7
Calcoliamo, l'integrale anche secondo l'altra formula di riduzione, per confrontare i due metodi:
)) f ( x, y ) dx dy = ) -) /
++ + . + f ( x, y ) dx 0 dy
** A *P2 ( A) * Ay
2
y #y
fra i due polinomi. Si ricava y +1 = y # 2 + y 2+1 , e quindi
Integrali multipli. 8
1 y2 # y 1 y =1
) ) 2 1 1 2 4 3
B = #+ dy = + 2 # y # dy = 32 y # y # 2 ln( y + 1) 6 = # 2 ln 2 .
*0 y + 1 *0 y +1 2 2 5 y =0 2
Infine
)) x + 2 y dx dy = A # B = 1 # 3 + 2 ln 2 = # 1 + 2 ln 2 .
++
** A x + 1 2 2
Abbiamo cos ritrovato il risultato gi ottenuto in precedenza; questa volta per il calcolo stato assai pi
laborioso, come gi era accaduto in un precedente esempio. quindi opportuno riflettere su quale dei due
metodi di riduzione sia di volta in volta preferibile applicare, quando si deve calcolare un integrale doppio.
La scelta della riduzione con segmenti paralleli all'asse x oppure con segmenti paralleli all'asse y pu
essere motivata dalla forma della funzione integranda, come nel caso del precedente esempio, ma anche dalla
geometria del dominio A sul quale si deve calcolare l'integrale; si veda a tale proposito il seguente esempio.
ESEMPIO. Calcolare )) 2
++ x y dx dy , essendo A = '( x, y) "R2 ; x 2 + y 2 ( 4 , y ! #1, x ! 0( .
** A
y
2
2 0 A 2 x
3
1
Si ha evidentemente P1 ( A) = [0, 2] , P2 ( A) = [#1, 2] . Se scegliamo come "integrale interno" (da calcolare per
primo) quello rispetto a x, ossia sezioniamo A con i segmenti Ay paralleli all'asse x, abbiamo le sezioni
[
Ay = 0 , 4 # y 2 . ]
Infatti, fissato y "[#1, 2], le ascisse dei punti della circonferenza di equazione x 2 + y 2 = 4 aventi ordinata y
sono , 4 # y 2 ; il punto che interessa quello situato nel semipiano x ! 0, quindi ha ascissa 4 # y2 .
Cos risulta:
2
2 4#y2 2 1 x= 4#y
1 )2
)) x y 2 dx dy = ) - ) / 1 2 24
++
** A
+ .+
*#1 *0
2
0
)
x y dx dy = + 3 x y 6
*#1 2 2 5 x =0
dy = + 4 # y 2 y 2 dy =
2 *#1
( )
1 )2 1 1 4 3 1 5 4 y =2 1 - 32 32 4 1 / 27
(
2 *#1
2 4
)
= + 4 y # y dy = 3 y # y 6
2 23 5 5 y =#1
=
.
2 3
# + #
5 3 5 0
=
10
.
La riduzione dell'integrale assai pi laboriosa se scegliamo di invertire l'ordine delle integrazioni, ponendo
all'interno l'integrale rispetto alla variabile y, calcolato su ciascuna delle sezioni Ax parallele all'asse y.
Integrali multipli. 9
Infatti, come si nota osservando la figura, le sezioni Ax sono diversamente delimitate secondo che x sia
minore o maggiore dell'ascissa del punto del quarto quadrante in cui la retta y = #1 interseca la circonferen-
za. Con semplici calcoli si ricava il valore di tale ascissa: x = 3 . Dunque si ha
<
Ax = ;
[
: #1, 4 # x 2 ] se x "[0, 3 ]
[ 2
=< # 4 # x , 4 # x
2
] se x "[ 3, 2]
A causa di questa diversa espressione di Ax , la riduzione dell'integrale effettuata secondo questa modalit
richiede lo sdoppiamento in due integrali:
2 2
2 3 4#x 2
)) x y 2 dx dy = ) - ) x y 2 dy / dx = ) - ) 2 / ) - ) 4#x /
++ + .+ + .+ x y dy dx + + + x y 2 dy dx
** A *0 * A x 0 *0 *#1 0 .
* 3 *# 4 # x 2 0
Il calcolo possibile, anche se pi laborioso. Il primo dei due integrali vale
3 4#x 2
3 1 y= 4#x2
) -) / 1 4 1) 3- ( 3 /
+ .+ x y 2 dy dx = )
+ 3 x y36 dx = + . x 4 # x ) + x0 dx =
2 2
*0 *#1 0 *0 2 3 5 y =#1 3 *0
1 3- 1 3 /
= ) + >. # $ (#2 x ) 4 # x
3 *0 2
2
( ) 2
+ x? dx ;
0
osservando ora che (#2x ) la derivata di 4 # x 2 si ottiene
5 x= 3 5 x= 3
11 1 2( 2) 2 1 2 4 11 2( 2) 2 4 1- 2 64 / 77
3# $ 4 # x + x 6 = 3# 4 # x + x26 = # + 3+ = .
32 2 5 2 5 x =0 62 5 5 x =0 6. 5 50 30
Il secondo integrale vale
2 2
2 4#x 2 y= 4#x
) -) 2 / ) 11 x y 34 2 )2 3
+ .+
* 3 *# 4 # x 2
x y dy
0
dx = + 3
* 3 23 65 2
dx =
3
+ x 4# x
*
2
( ) 2
dx =
y =# 4 # x 3
5 x =2
1 12 4 2
3 25
(
= # 3 4 # x2 ) 2
6
5x= 3
=
15
.
Finalmente otteniamo
2
3 4#x 77 2 81 27
) -) /
x y 2 dy dx = + = = .
+ .+ 0
*0 *#1 30 15 30 10
Se f : [ a, b] & R una funzione continua, e g : [@,A] & [ a, b] una funzione invertibile, derivabile e tale che
g(@ ) = a , g(A) = b (quindi @ = g #1 ( a) , A = g #1 (b) ), allora
b A
) f ( x ) dx = ) f ( g( t)) $ gB ( t) dt .
+ +
*a *@
Nel calcolo di integrali di funzioni di una variabile, questo metodo viene applicato prevalentemente per
mutare l'espressione della funzione integranda, al fine di calcolare pi agevolmente una primitiva. Il corri-
spondente metodo per gli integrali multipli. si applica invece, nella maggior parte dei casi, per mutare la
Integrali multipli. 10
forma geometrica dell'insieme di integrazione, come vedremo negli esempi che seguiranno.
Per semplificare l'esposizione. descriviamo la regola nel caso di due variabili, cio per gli integrali doppi; la
regola vale altres per integrali multipli in dimensione qualunque, senza sostanziali differenze.
2
Si abbia da calcolare ,,A f ( x, y) dx dy , con A sottoinsieme chiuso e limitato di R e f funzione continua in
A, con valori reali.
Sia B un sottoinsieme di R2 ; sia C: B & R2 una funzione avente come valori coppie di numeri reali: ci
significa che F una coppia (D1 , D 2 ) di funzioni scalari.
Supponiamo C ( B) = A , ossia F trasforma l'insieme B nell'insieme A. Supponiamo inoltre che le funzioni
D1 e D 2 , componenti di F, abbiano derivate parziali continue in ogni punto di B e che f sia iniettiva in B,
ossia punti diversi di B siano trasformati in punti diversi di A. (1)
Indichiamo con ( u, v ) le variabili indipendenti di F.
Si chiama matrice jacobiana di F la matrice quadrata di ordine 2 avente come righe i gradienti delle
componenti D1 e D 2 di F:
- ED1 ED1 /
J C ( u, v ) = > EEDu Ev ?
ED 2 ?
> 2
. Eu Ev 0
Per esempio, se C ( u, v ) = ( u cos v , u sen v ) si ha D1 ( u, v ) = u cos v , D 2 ( u, v ) = u sen v ; allora
- ED ED / - ED ED /
grad D1 ( u, v ) = > 1 , 1 ? = (cos v , # u sen v ) ; grad D 2 ( u, v ) = > 2 , 2 ? = (sen v , u cos v )
. E u Ev 0 . E u Ev 0
e quindi
- cos v # u sen v/
J C ( u, v ) = .
. sen v u cos v 0
Abbiamo dunque la seguente situazione:
: x = D1 ( u, v )
C: B & A cio ;
= y = D 2 ( u, v ) f : A & R cio z = f ( x, y )
v y z
R2
R2 R
A
B u x
0
f o C cio z = f (D1 ( u, v ) , D 2 ( u, v ))
(1) Quest'ultimo requisito pu in effetti venire meno in alcuni punti di frontiera di B, senza che ci comprometta la validit
delle conclusioni che esporremo; non insistiamo qui su questo aspetto tecnico.
Integrali multipli. 11
)) f ( x, y ) dx dy = )) f D ( u, v ) , D ( u, v ) $ det J C ( u, v ) du dv .
++ ++ ( 1 2 )
** A **B
P
F
G r
O
Il valore di r stabilisce una circonferenza di centro O alla quale P deve appartenere; il valore di u stabilisce
una semiretta di origine O che a sua volta deve contenere P, dunque P il punto di intersezione della
circonferenza e della semiretta determinate come si detto.
I valori di u possono variare in un intervallo di lunghezza uguale a 27, per potere rappresentare ogni
possibile inclinazione; secondo i casi, si preferir pensare G "[0, 2 7 ] oppure G "[#7, 7 ], in base a criteri di
opportunit.
F
y
G x
O x Q
Integrali multipli. 12
Se P un punto del piano e ( x, y ) , (F,G ) sono rispettivamente le coordinate cartesiane e polari di P rispetto
ai sistemi indicati, si ottiene immediatamente
: x = F cos G
(*) ;
= y = F sen G
Queste formule esprimono il passaggio dalle coordinate polari a quelle cartesiane.
Qualche problema in pi si ha per il passaggio inverso. Si ha immediatamente F = x 2 + y 2 , tenendo
presente che r stato definito come distanza del punto P dall'origine. Lo stesso risultato si ottiene
"quadrando e sommando membro a membro" dalle (*).
Se F = 0, cio se il punto P ha coordinate cartesiane (0,0), il valore di u indeterminato. Altrimenti, dalle (*)
e da F = x 2 + y 2 si ottiene
x y y
cos G = , sen G = , e se x 8 0 , tan G =
x2 + y2 x2 + y2 x
Da queste relazioni si deduce il valore di u nell'intervallo stabilito in partenza (di solito [0, 2 7] o [#7, 7 ]).
Le formule (*) che esprimono il passaggio dalle coordinate polari a quelle cartesiane definiscono una
funzione F di due variabile reali (r e u) con valori in R2 . Questa trasformazione si applica spesso per il
calcolo di integrali doppi su insiemi di integrazione di forma "rotonda"; fra poco vedremo alcuni esempi.
Per comodit, scriviamo esplicitamente la formula per il cambiamento di variabili in un integrale doppio, nel
caso in cui la trasformazione F sia quella da coordinate polari a coordinate cartesiane. Le variabili "nuove",
chiamate u e v nell'esposizione teorica, sono ora r e u; La matrice jacobiana di questa F gi stata calcolata,
con la sola differenza che le variabili erano u e v. Con le nuove notazioni si ha
- cos G #F sen G/
JC = e quindi det ( J C) = F cos2 G + F sen 2 G = F ; det ( J C) = det ( J C) = F .
. sen G F cos G0
Allora, se A % R2 un insieme chiuso e limitato, e f : A & R una funzione continua, si ha
)) f ( x, y ) dx dy = )) f F cos G , F sen G $ F dF dG .
++ ++ ( )
** A **B
La descrizione dell'insieme B in cui varia (F,G ) si ottiene ponendo Fcos G al posto di x, Fsen G al posto di y
nelle disuguaglianze che descrivono A. Nei casi pi semplici la descrizione di B si ottiene con
considerazioni geometriche sulla figura che rappresenta A:
Osserviamo che se si desidera tracciare un disegno dell'insieme B, questo va effettuato in un sistema
cartesiano con assi r, u (di solito r sull'asse orizzontale, u su quello verticale).
ESEMPIO. Calcolare )) 2
++ x dx dy , essendo A = '( x, y) "R2 ; x 2 + y 2 ( 4 , x ! 0( .
** A
Integrali multipli. 13
x
[ ]
# 72 e 72 ; dunque B (nel piano (F,G ) ) il rettangolo [0, 2] ) # 72 , 72 .
0 2 Questo risultato pu essere G
A
O dedotto per via puramente
algebrica. Infatti sostituendo 7
2
x = Fcos G, y = Fsen G nella
descrizione cartesiana di A si F
2 H
ottiene: da x 2 + y 2 ( 4 : 0 2
F2 cos2 G + F2 sen 2 G ( 4
cio F2 ( 4 , e poich r non pu essere negativo, 0 ( F ( 2 ; # 72
da x ! 0 : F cos G ! 0 , cio cos G ! 0 , perch r non pu essere
negativo. La disuguaglianza cos G ! 0 soddisfatta in infiniti
[ ]
intervalli; ne scegliamo arbitrariamente uno: il pi naturale # 72 , 72 .
Dalla formula per il cambiamento di variabili in coordinate polari abbiamo allora
)) f ( x, y ) dx dy = )) F2 cos2 G $ F dF dG = )) F3 cos2 G dF dG .
++ ++ ++
** A **[ 0,2 ]) [ # , ]
7 7 **[ 0,2 ]) [ # , ]
7 7
2 2 2 2