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MINSKY
KEYNES E L'INSTABILIT
DEL CAPITALISMO
BORINGHIERI
1981 Editore Boringhieri societ per azioni
Torino, corso Vittorio Emanuele 86
CL 74-9137-9
Titolo originale
John Maynard Keynes
197; Columbia University Press - New York
Prefazione vrt
Introduzione 3
~ La 'Teoria generale' e la sua interpretazione 9
~ L'interpretazione tradizionale dell'opera di Keynes 31
Bibliografia 221
I nomi d'autore seguiti da data, citati nel testo o in nota, rimandano alla
Bibliografia alla fine del volume. Nel caso di opere tradotte in italiano, la
data quella dell'edizione originale, mentre le eventuali indicazioni di
pagina si riferiscono alla traduzione.
La sigla TG l'abbreviazione di Teoria generale dell'occupazione, del-
l'interesse e della moneta.
Prefazione
Introduzione
Per comprendere a fondo perch il progetto di Keynes di
rivoluzionare il pensiero economico non si sia realizzato, ne-
cessario individuare quali concetti della Teoria generale sono
stati recepiti dall'odierna teoria macroeconomica ortodossa; bi-
sogna inoltre mostrare come proprio dalle idee keynesiane oggi
cadute in oblio derivi una visione del funzionamento del sistema,
dei limiti e delle potenzialit della politica economica del tutto
diversa da quella suggerita dalla macroeconomia tradizionale.
Ci significa che in questo capitolo dovremo dare forma com-
piuta a quanto nella Teoria generale appare solo in abbozzo,
colmando alcune lacune presenti nel discorso keynesiano. Que-
sto compito si rende indispensabile in quanto, nel corso del di-
battito accademico, alle idee keynesiane meno familiari all'e-
conomia ortodossa non stata data una formulazione precisa e
dettagliata, come invece avvenuto per quelle proposizioni della
Teoria generale assorbite dalla teoria macroeconomica conven-
zionale. Prima di proporre una lettura alternativa della teoria di
Keynes opportuno passare in rassegna le varie interpretazioni
che ne sono state date, in modo da mettere in risalto quale sia
l'opinione corrente dalla quale intendiamo prendere le distanze.
I modelli macroeconomici che possono vantare un certo ri-
scontro nella Teoria generale si possono suddividere in tre
gruppi. Il primo di questi si basa sulla funzione del consumo e
trascura in modo pressoch totale ogni altro elemento della
32 CAPITOLO SECONDO
1
dove - il moltiplicatore degli investimenti e della spesa
-
.r-ai
pu bbl1ca
e a1 e'1 1 mo 1
tip 1
1catore dli
e e imposte. A ssu-
r -a 1
mendo che
1
AY= AG --a -AT e AG=AT,
r -a 1 1 -a 1 '
otteniamo
AY=AG,
ovvero la versione pi elementare del teorema del bilancio in
pareggio, secondo il quale un incremento di pari entit della
spesa pubblica e delle entrate fiscali provoca un incremento di
eguale valore nel livello del reddito.
Inoltre, se vogliamo tener conto delle imposte sui redditi, le
entrate fiscali diventano una funzione del reddito:
T=ro+r1Y
dove Yo e r1 sono dei parametri decisi a livello politico; il mo-
dello diventa:
44 CAPITOLO SECONDO
Y =C+l+G
Yv = Y-ro-Y1Y
C = aa+a1(Y-ra-r1Y).
Yr = (a+ fi)Y1-1-fiY1-2
ovvero una versione del modello acceleratore-moltiplicatore.
Come risulta dalla figura 2.r, questa equazione alle differenze
finite del secondo ordine in grado di generare tutta una gamma
di diverse serie temporali del reddito a seconda dei valori assunti
dai parametri a e [i. Se (a+fi)2-4[i minore (maggiore) di zero,
la serie temporale avr un andamento ciclico (monotonico). Se
{i maggiore (minore) dell'unit, la serie temporale avr un
andamento esplosivo (smorzato). Per questa sua versatilit il
modello acceleratore-moltiplicatore pu essere utilizzato come
punto di partenza per esporre in modo meccanicistico l'anda-
mento ciclico dell'economia. Nei prossimi capitoli mostreremo
L'INTERPRETAZIONE TRADIZIONALE 45
--
o:
1
Monotonico ;f
smorzato / ..........
, Mono~onico
I , esplosivo
~
I (a + /3)2 - 4/3= o_.....,
'
I
I
I
''
I
I
Ciclico esplosivo
'' \
\
I Ciclico \
J smorzato \,
I
o 4
Figura 2.1
Serie temporale generata dai modelli acceleratore-moltiplicatore.
AY AY
--=sY ovvero --=sv
V y '
.
ch1amato g 11sagg10
. d'1 crescita
. yAY avremo:
g=sv.
Ecco quindi che la funzione del consumo nella sua versione
pi elementare pu essere utilizzata come punto di partenza per
due gruppi di modelli apparentemente dinamici: i modelli
acceleratore-moltiplicatore e i modelli di crescita unisettoriali.
Il modello base di funzione del consumo pu essere ulterior-
mente elaborato, classificando il consumo in varie sottocategorie.
CAPITOLOSECONDO
Lo schema IS-LM
Hicks, in un articolo esplicitamente mirante a riconciliare
Keynes e i "classici" (1937), ha introdotto nella teoria macro-
economica contemporanea l'apparato analitico ed espositivo pi
celebre e usato, il diagramma IS-LM. Questo apparato venne
utilizzato come impalcatura teorica da Hansen, il quale ha por-
tato con la sua opera il contributo pi rilevante al keynesismo
ortodosso in versione americana. L'approccio JS-LM viene spesso
definito come lo schema Hicks-Hansen. L'idea centrale del-
l'articolo di Hicks che Keynes nella Teoria generale ha for-
nito una versione pi precisa della teoria classica, senza con ci
ripudiarne il contenuto. La posizione di Hicks molto simile,
come vedremo in seguito, a quella presa da Viner ( 1936) nella
sua recensione della Teoria generale, ovvero l'unica recensione
alla quale Keynes volle replicare per esteso. Keynes neg espli-
citamente la validit dell'interpretazione data da Viner alla strut-
tura teorica della Teoria generale.
Nell'articolo di Hicks (1937) vengono presentate varie idee
CAPITOLO SECONDO
a,
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Reddito y
Figura 2.2 Lo shema IS-LM.
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Reddito y
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Occupazione
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(I)
(W/P)F
Conclusione
A conclusione del nostro viaggio attraverso vari modelli tra-
dizionali che hanno assimilato alcuni elementi della Teoria ge-
nerale, possiamo affermare che tali modelli "keynesiani" o sono .
banali (i modelli basati sulla funzione del consumo) o incom-
pleti (i modelli IS-LM senza mercato del lavoro) o intrinseca-
mente contraddittori (i modelli IS-LM con mercato del lavoro
ma senza l'effetto saldi reali) o portano a risultati pressoch
identici a quelli desunti dalla vecchia teoria quantitativa (i mo-
delli della sintesi neoclassica). Bisogna per riconoscere che il
processo d'equilibrio descritto . dalla sintesi neoclassica implica
una serie di variazioni simultanee e tra loro concatenate nei di-
versi mercati; la sintesi neoclassica non un'analisi banale ed
elementare, non postula uno stato d'equilibrio sul mercato del
lavoro e il prodotto globale di piena occupazione non viene da
essa meccanicamente introdotto nelle funzioni del mercato dei
risparmi, degli investimenti e della moneta. Il processo di tran-
sizione da un iniziale stato di disequilibrio a una posizione d'e-
quilibrio pu rivelarsi assai lento, in quanto i diversi mercati
interreagiscono tra loro e ciascuno di essi, forse per motivi isti-
tuzionali, pu non reagire affatto o reagire in modo destabiliz-
zante. Pi in particolare, se il mercato del lavoro caratteriz-
74 CAPITOLO SECONDO
Introduzione
Secondo l'interpretazione del pensiero keynesiano oggi do-
minante, cos come espressa dalJa sintesi neoclassica, la Teoria
generale proporrebbe un modello d'equilibrio che non si di-
scosta malto da quello che un raffinato discepolo di Marshall
avrebbe potuto accettare ai tempi in cui scriveva Keynes. In
quest'ottica, se quella che viene considerata la pi importante e
meno on od ossa delle affermazioni di Keynes (e cio che in
un'economia capitalistica possibile il perdurare di uno stato di
disoccupazione) vera, lo perch si assume che abbiano vali-
dit empirica cene rigidit (in primo luogo dei salari monetari)
o certe particolari forme di relazioni funzionali (per esempio la
trappola della liquidit). Una posizione ormai ortodossa quella
secondo la quale la sintesi neoclassica - cui si perviene introdu-
cendo nell'apparato keynesiano l'effetto saldi monetari reali, cos
da assicurare che l'equilibrio simultaneo sul mercato delle merci
e su quello monetario sia coerente con l'equilibrio sul mercato
del lavoro - era gi implicita nel pensiero economico prekeyne-
siano. Una volta introdotto l'effetto saldi monetari reali, la teo-
ria tradizionale passa a mostrare che il meccanismo di mercato
non intrinsecamente viziato: i processi di mercato raggiungono
e mantengono la piena occupazione.
Inoltre, nel caso si sviluppasse e persistesse una situazione di
disoccupazione, provocata da errori di politica economica o da
disfunzioni istituzionali o da particolari rigidit, la teoria orto!
CAPITOLO TERZO
1
Come stato detto sopra, alcuni economisti di scuola classica al tempb della
Grande Crisi diedero suggerimenti di politica economica che oggi considereremmo
del tutto adeguati, mentre altri loro colleghi proposero misure che oggi giudiche-
remmo insensate. I buoni consigli, per, erano basati su intuizioni e osservazioni
casuali (sul buonsenso) piuttosto che su una qualsiasi teoria ben articolata. Se gli
economisti che davano buoni consigli costituissero la maggioranza o la minoranza
degli economisti di scuola classica una questione priva di importanza. Ci che
conta che i loro consigli, pur validi, non erano coerenti con la teoria che essi
proclamavano di seguire; come economisti non erano in grado di portare argomenti
convincenti sulla validit dei loro suggerimenti pratici.
TRE PROSPETTIVE D'ANALISI 81
L'i11c_ertezza
La descrizione dell'incertezza e del processo decisionale in
condizioni d'incertezza rappresentavano per Keynes interessi
intellettuali di vecchia data. Egli lavor per quindici anni, con
varie interruzioni, al suo Trattn.tn _SUl/aprobabilit pubblicato
nel 1221. In questo lavoro Keynes affronta il problema di quelle
"asserzioni che ( ...) sono razionali e che, senza pretendere di
essere certe, rivendicano per una certa importanza" (p. 3), ar-
gomentando che "diverse quantit di informazioni ci consen-
tono di avere diversi gradi di convinzione razionale circa una
data proposizione" (ibid.). Nell'opera Keynes distingue tra la
probabilit di una certa proposizione e il peso ad essa attribuito:
A mano a mano che aumentano le comprove pertinenti a nostra di-
sposizione il valore quantitativo della probabilit di una data asserzione
pu aumentare o diminuire, a seconda che l'informazione ottenuta raf-
forzi le prove a favore o a sfavore di quella asserzione, ma in ambo i
casi qualcosa sembra essersi accresciuto ( ...) in quanto la disponibilit di
nuove comprove fa aumentare il peso dell'asserzione in esame (1921,
p. 77).
(1933) del periodo successivo a una crisi sia stata accettata da Keynes come prim~
approssimazione del comportamento post-crisi del sistema economico. lecito assu-
mere inoltre che allora si ritenesse che un andamento simmetrico del sistema avesse
iuogo durante un periodo di boom. Va aggiunto infine che Fisher non fu in grado di
offrire nessuna spiegazione teorica della crisi.
TRE PROSPETTIVE D'ANALISI
Keynes pass poi a definire che cosa egli intendesse per cono-
scenza "incerta":
TRE PROSPETIIVE D'ANALISI 89
Quando parlo di conoscenza "incerta" mi riferisco semplicemente alla
distinzione tra ci che si sa per certo da ci che solo probabile. Il gioco
della roulette non in questo senso soggetto a incertezza, n lo la pro-
spettiva che venga estratta una particolare cartella delle obbligazioni
Victory. La durata della nostra esistenza anch'essa solo parzialmente
incerta. Persino le condizioni atmosferiche sono incerte solo in misura
assai moderata. Io uso questo termine nello stesso senso in cui si pu dire
che incerta la prospettiva di una guerra europea o sono incerti il prezzo
del rame o il livello del tasso d'interesse che vigeranno tra vent'anni o
sono incerte l'obsolescenza di una nuova invenzione o la posizione che
avranno nel sistema sociale del 1970 i proprietari privati di ricchezza.
Riguardo tali questioni non esiste nessuna base scientifica sulla quale co-
struire un qualsivoglia tipo di probabilit suscettibile di misurazione pre-
cisa: non ne sappiamo semplicemente nulla. Nondimeno la necessit di
agire e di prendere decisioni ci costringe, in quanto uomini pratici, a fare
del nostro meglio per non tener conto di questa scomoda circostanza e a
comportarci come faremmo se avessimo a nostro sostegno il buon con-
teggio benthamiano di una serie di vantaggi e di svantaggi futuri - cia-
scuno moltiplicato per la sua appropriata probabilit - in attesa solo di
essere sommati gli uni agli altri (1937a, pp. 213 sg.).
Investimenti e disequilibrio
Nella replica di Keynes a Viner la domanda effettiva, con le
sue fluttuazioni, costituita da due componenti: consumi e inve-
stimenti. Il "volume di beni di consumo che profittevole pro-
durre ( ...) connesso, tramite la formula del moltiplicatore, ( ...)
al volume di beni di investimento" (1937a, p. 220), cos che "la
Teoria pu essere riassunta in poche parole dicendo che, dato
l'atteggiamento psicologico della gente, il livello della produzione
e dell'occupazione aggregate dipende dal volume degli investi-
menti" (ibid., p. 221). La teoria di Keynes la teoria di un ciclo
generato dall'andamento degli investimenti, in cui il consumo
mette in moto un processo di amplificazione passivo, cosicch le
fluttuazioni degli aggregati economici sono determinate dalle
fluttuazioni degli investimenti.
Il volume degli investimenti destinato a fluttuare per
motivi del tutto diversi a) da quelli che determinano la propensione degli
individui a risparmiare parte di un dato ammontare di reddito e b) dalle
condizioni tecniche di miglioramento della produzione in termini fisici,
condizioni che sono state usualmente considerate come quelle aventi la
maggiore' importanza nel regolare l'efficienza marginale del capitale (ibid.,
p. 218).
Introduzione
Il funzionamento di un'economia capitalistica direttamente
influenzato dall'incertezza in quanto quest'ultima incide profon-
damente sulla struttura finanziaria, ovvero sulle relazioni esistenti
tra i portafogli-titoli delle varie unit economiche. Un portafoglio-
titoli ( che consiste di attivit delle quali si mantiene il controllo
o la propriet e di passivit emesse appunto per finanziare l'acqui-
sto e la gestione di attivit) implica, per sua stessa natura, l'esi-
stenza di unit decisionali la cui posizione corrente rispecchia
le opinioni che esse hanno avuto (e hanno) circa le prospettive
di successo di determinati agenti economici e circa l'andamento
dell'economia in generale. Nel quarto libro della Teoria generale
("L'incentivo a investire") Keynes affronta il tema dell'incidenza
dei rapporti finanziari sull'andamento della domanda aggregata.
Sfortunatamente la sua discussione sui meccanismi di finanzia-
mento e sulle scelte di portafoglio, nonch sul modo in cui questi
due fattori sono connessi alla determinazione dei prezzi dei beni
capitali e all'andamento degli investimenti, non brilla certo per
chiarezza. Questa oscurit in parte dovuta alla sua decisione di
togliere il prezzo dei beni capitali dagli argomenti della funzione
di preferenza per la liquidit; Keynes, invece di introdurre espli-
citamente il prezzo dei beni capitali e le condizioni del credito
nella sua trattazione della scelta di portafoglio, ha elaborato la
propria analisi unicamente in termini di tassi d'interesse. Inoltre,
proprio nell'affrontare il problema chiave della determinazione
FINANZIAMENTO CAPITALISTICO E BENI CAPITALI 93
del prezzo relativo delle varie attivit reali e finanziarie, egli ha
abbandonato la prospettiva analitica del ciclo (predominante in
ogni altra sezione del libro) per adottare l'ottica della crescita in
condizioni d'equilibrio. A causa di questi errori analitici, gli
interpreti dell'opera di Keynes hanno sminuito o addirittura
ignorato la reale pregnanza del suo discorso teorico.
In questo capitolo in primo luogo analizzeremo brevemente i
rapporti finanziari capitalistici in termini di flussi di contante;
successivamente riformuleremo la funzione della preferenza per
la liquidit introducendovi esplicitamente i prezzi dei beni capi-
tali; infine esamineremo la relazione esistente tra la valutazione
delle attivit reali e finanziarie e finanziamento delle posizioni di
portafoglio.
II
Ricordiamoci per che ovviamente un aumento nella pro-
pensione al tesoreggiamento fa aumentare il saggio d'interesse e
quindi riduce il prezzo di tutti i beni capitali esclusa la moneta 11
MC
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e CVM + interesse
~
g e _c_V!f
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...
c. A
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"C
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o O' o
Quantit di prodotto
Figura .p Curve <lei c.:u~ti.
Introduzione
Keynes present la Teoria generale come "una teoria che
spiega perch la produzione e l'occupazione sono c::ossoggette a
fluttuare" (1937a, p. 221). Nel contesto della teori.i "pura", dove
cio si ignorano la spesa pubblica e il commercio estero, l'oc-
cupazione dipende dalla domanda dei beni di consumo e d'in-
vestimento. La domanda dei beni di consumo svolge un ruolo
passivo, in quanto essa, osserva Keynes (1937a, p. 219), "di-
pende soprattutto dal livello del reddito", vale a dire dalla
somma della domanda di beni di consumo e di investimento.
Nella teoria di Keynes gli investimenti costituiscono la forza
motrice attiva, la causa di ci che si vuole spiegare: il ciclo eco.:
nomico.
La mia teoria - scrive Keynes ( 1937a, p. 221) - si pu riassumere di-
cendo che, dato l'atteggiamento psicologico della gente, il livello della
produzione e dell'occupazione aggregate dipende dal livello degli investi-
menti. Uso questa espressione non perch gli investime11ti siano l'unico
elemento dal quale dipende la produzione aggregata, ma perch pratica
corrente, quando si alle prese con un sistema assai complesso, considerare
come causa causans quell'elemento che pi di ogni altro soggetto ad
ampie e violente oscillazioni. Pi precisamente, la prodvzione aggregata
dipende dalla propensione al tesoreggiamento, dalla politica economica
delle autorit monetarie concernente la quantit di moneta, dallo stato di
fiducia del pubblico circa i rendimenti futuri attesi dei beni capitali, dalla
propensione a spendere e dai fattori sociali che agiscono GUllivello dei sa-
TEORIA DEGLI INVESTIMENTI 125
lari monetari. Ma tra questi svariati elementi sono quelli che determinano
gli investimenti ad essere i meno attendibili, in quanto sorio quelli mag-
giormente infiuenzati dalle nostre opinioni sul futuro, futuro del quale
sappiamo cos poco. (Corsivo mio.)
Investimenti e interesse
La teoria degli investimenti di Keynes pone l'andamento
ciclico degli investimenti (cio un concetto di natura reale, con-
nesso al processo produttivo) in relazione con variabili deter-
minate sui mercati finanziari. Riguardo a questi ultimi l'atten-
zione di Keynes concentrata sul saggio d'interesse: "L'interesse
sulla moneta sta a indicare esattamente ci che ci dicono i testi
di aritmetica; esso cio semplicemente la ricompensa derivante
dal possesso immediato di contanti rispetto al possesso futuro
di contanti" (Keynes, 1946, p. 418). Il saggio d'interesse, quindi,
si riferisce sempre a contratti finanziari, quali titoli obbligazio-
nari. ipoteche, prestiti bancari, depositi ecc.; per contante im-
mediato si intende l'ammontare del prestito, mentre per con-
tante differito nel futuro si intende l'insieme di pagamenti di
interessi e il rimborso del capitale, cos come stabilito nel con~
tratto. Se con PL indichiamo l'ammontare del prestito (il con-
tante immediato) e se il contratto prevede una serie di paga-
menti C;, allora il saggio d'interesse quel fattore a.ritmetico
di -5Contotale da eguagliare queste due gra_11dezze.
Il settore reale, ove ha luogo il processo produttivo, fornisce
due fondamentali tipi di informazioni che concorrono a deter-
126 CAPITOLO QUINTO
nario. Infatti l'unica ragione per la quale un bene capitale offre una pro-
spettiva di rendere, durante la sua vita, servizi aventi un valore complessivo
superiore al suo prezzo di offerta.iniziale perch esso scarso (...) Se il
capitale diviene meno scarso, diminuir il suo rendimento in eccedenza del
costo, senza che il capitale sia divenuto meno produttivo, almeno in senso
fisico (TG p. 376, corsivo di Keynes).
Q Q
Pz=-, ovvero: r=-.
r P1
Notiamo che la dimensione di r identica a quella del saggio
d'interesse che appare, implicitamente o esplicitamente, nei con-
tratti di prestito.
Nelle formule [ 1] e [ 2] il prezzo d'offerta dei beni capitali di
nuova produzione stato rappresentato esplicitamente come una
funzione degli investimenti. Oltre a ci sappiamo che
. dPr O
di>.
Inoltre, siccome le quasi-rendite Q dipendono dalla scarsit di
capitale, la seguente diseguaglianza valida a prescindere dal-
l'andamento del ciclo economico:
,_Y_;_)O
a_Q_;_(K_;
- <. [5]
aK;
Se assumiamo che l'ammontare di capitale, K;, che avremo a di-
sposizione in futuro (ovvero i> 1) positivamente connesso agli
investimenti fatti nel periodo 1, allora nell'equazione [ 2] quanto
maggiore il livello degli investimenti, /, tanto maggiore sar il
loro prezzo, Pr, e tanto minori saranno le quasi rendite, Q.
I valori di r che risolvono l'equazione [ 2] (che cio rendono il
prezzo corrente di offerta dei beni capitali pari ai rendimenti
futuri attesi) diminuiscono all'aumentare degli investimenti.; r
viene normalmente definito come saggio. di sconto. Keynes defi-
nisce l'efficienza marginale del capitale come "quel saggio di
sconto al quale il valore attuale della serie di annualit, rappre-
sentate dai ricavi attesi del capitale durante la sua vita, eguaglia
esattamente il prezzo di offerta del capitale medesimo" (TG
p. z95).
Nella citazione che segue vediamo come Keynes ricava la
funzione a pendenza negativa tra investimenti e saggi d'in-
tercsse:
Se vi un aumento dell'investimento in un qualsiasi tipo di capitale in
un qualsiasi periodo di tempo, l'efficienza marginale di quel tipo di capitale
diminuir con l'aumentare dell'investimento in quel tipo, in parte perch
il reddito prospettivo discender con l'aumentare dell'offerta di quel tipo
TEORIA DEGLI INVESTIMENTI 131
di capitale, e in parte perch di regola una pressione sulle possibilit di
produzione di quel tipo di capitale ne provocher un aumento del prezzo
di offerta (. ..) Dunque per ciascun tipo di capitale possiamo costruire una
tabella che indichi di quanto dovr aumentare nel periodo considerato
l'investimento in tal tipo affinch la sua efficienza marginale discenda a un
dato valore. Possiamo poi sommare insieme queste tabelle per tutti i di-
versi tipi di capitale (. ..) Chiameremo questa tabella, tabella di domanda
dell'investimento, oppure tabella dell'efficienza marginale del capitale ( ...)
In altre parole quell'ammontare di investimento sar spinto a quel punto
nella tabella di domanda dell'investimento, al quale l'efficienza marginale
del capitale in generale uguale al saggio di interesse del mercato (TG
pp. 296sg.).
1 Nel capitolo 4 abbiamo trattato tre attributi delle attivit che abbiamo l indicato
con q (i rendimenti futuri attesi), e (il costo di mantenimento) e l (il rendimento non
pecuniario in termini di liquidit). In questo capitolo il saggio di capitalizzazione
sui prestiti monetari indicato da C1 per sottolineare il fatto che il rendimento su
tali attivit include rendimenti non pecuniari in termini di liquidit (se per l'unico
rendimento fosse quello di liquidit, allora i contratti di pagamento in contante sa-
rebbero venduti alla pari).
n6 CAPITOLO QUINTO
cii
.....
a
<O
(.)
e
<I>
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'iii
"C
oN
N
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.....
o..
Saggio di capitalizzazione sui crediti monetari
Quantit di moneta M
Rischio del
I creditore marginale
E,
PK
Rischio
del creditore
o i ~
Beni d'investimento
tore) con la curva di offerta (tenuto conto del rischio del credi-
tore). Nella figura 5.4 le due curve (debitamente aggiustate onde
tener conto del rischio del creditore e del debitore) si incrociano
nel punto D 1 , cui corrispondono un investimento pari a I 1 e un
prezzo per unit di bene capitale pari a PI. La spesa complessiva
di investimento (pari all'area OPrP/11) verr finanziata in parte
ricorrendo a fondi interni (l'area OAA111), in parte utilizzando
fondi presi a prestito (l'area AA 1Pr'Pr).
Per quanto riguarda i rendimenti futuri attesi per unit di capi-
tale, a causa del ricorso a prestiti esterni, l'impresa dovr impe-
gnare flussi di contante proporzionali ad A 1Ci/l 1E 1 , mentre
l'azionista della societ si attender di incassare flussi di coI1tante
proporzionali a (l 1A1+C1E1)/l1E1.
Una volta che i beni capitali cos acquisiti sono stati inseriti
nel processo produttivo dell'impresa e ammesso che essi fruttino
le quasi-rendite Q c9me previsto, allora i beni capi~ali O]1 , capi-
talizzati al saggio K, avranno un valore pari a PK. Il valore
totale dei beni capitali sar quindi pari a OPKE1l 1 : chi ha investito
in questa impresa avr fatto un guadagno in conto capitale. I pre-
stiti, il cui ripagamento adesso pi certo, genereranno un flusso
di contante proporzionale a A 1C1 , ma saranno capitalizzati a un
saggio di interesse inferiore a quello iniziale, in quanto l'inte-
resse aggiuntivo dovuto al rischio del creditore si sar mostrato
essere troppo elevato. Di conseguenza anche chi ha prestato con-
tante a questa impresa avr realizzato un guadagno in conto
capitale. Gli azionisti vedranno salire il valore del loro investi-
mento Q, da un livello iniziale pari a OAA111 a un nuovo valore
pari a (OAA 1I 1+CPKE1C1). Tale circostanza dovrebbe avere ovvie
conseguenze sul prezzo al quale verranno scambiate le azioni
dell'impresa. Il fatto che l'ammontare degli investimenti sia li-
mitato dalla presenza del rischio del debitore e del creditore fa
s che dai risultati positivi ottenuti con l'impiego dei beni capi-
tali scaturiscano dei guadagni in conto capitale tanto per i credi-
tori che per i debitori. Il detto shakespeariano: "Non essere n
creditori n debitori" non tiene conto che sia gli uni che gli altri
possono accaparrarsi buoni guadagni in conto capitale.
L'andamento degli investimenti oltremodo sensibile al rischio
del creditore e del debitore. Se la curva di domanda ( che ingloba
il rischio del debitore) "cade" assai rapidamente dalla retta Px
CAPITOLO QUINTO
] PKt----<r---------~--=,........--~--.------
.ii ', 1 ,, 1 Rischio del
~ ', :I ', \/,/creditore marginale
-~ I )(p1 ,,-~,D 2
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a; I
I
/ I '
e::.-+- -- I 'Rischio
I
-e ,-- - 1 I del debitore
2 P, ______ 1 ~---;...:
__.,.._ ------...;: ____ P
J
-
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I
:
I
1
I
101 Fondi di
I finanziamento interni
1 ~ ~ I
Beni d'investimento
L'investimento aggregato
Fin qui abbiamo condotto 1anostra discussione in termini di
una singola impresa o di una singola famiglia. Per poter gene-
ralizzare le conclusioni finora raggiunte all'economia nel suo
complesso necessario svolgere un certo lavoro di aggregazione.
Dall'analisi precedente emerso che, dato un certo stock di
beni capitali, le scelte di portafoglio ci forniscono una relazione
funzionale tra prezzo di mercato dei beni capitali in generale e
quantit di moneta tale che il prezzo di mercato di un partico-.
lare bene capitale connesso positivamente alla quantit ~d- O
150 CAPITOLO QUINTO
P11L Rischio
"iii
"O
o
N
N
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o M o i ,,
Quantit di moneta Beni d'investimento
Mo M o 11 X, X3 /
P,
o
...
o
e: Rischio del
EP,ci------------.;:::--- /creditore marginale
;:;
lii ' I ...., "
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Beni d'investimento
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Il..
o Offerta di moneta M
PK(M, Q) da PK, a PK, (vedi fig. 6.2): una caduta dei corsi azio-
nari un fenomeno tipico di situazioni di crisi.
Il processo di deflazione creditizia - quale quello descritto
da Fisher (1933) - successivo a un periodo di crisi trae origine
da due particolari situazioni: nella figura 6. 3 abbiamo illustrato
una di esse, riferita a una singola impresa. Il prezzo di domanda
dei beni capitali desunto dalla capitalizzazione di mercato delle
quasi-rendite maggiore del prezzo di offerta, ma il rischio del
debitore cos grande che l'investimento minore del livello
finanziabile ricorrendo unicamente a fondi interni. Nella figura
6.4 abbiamo illustrato la seconda situazione: il prezzo di do-
manda dei beni capitali inferiore al prezzo di offerta; in que-
sto caso gli investimenti tenderanno a zero. Tutti i fondi interni
vengono utilizzati per ripagare i debiti dell'impresa. In una si-
tuazione come questa uno dei principali obiettivi perseguiti
dalle imprese, dalle banche e dagli intermediari finanziari
quello di mettere a posto i propri stati patrimoniali. In situazioni
come quelle descritte nelle figure 6.3 e 6.4, le imprese spesso
tenteranno di "consolidare" i loro debiti a breve, emettendo
debiti a lunga, con i quali sostituire i debiti a breve venuti a sca-
denza. In tale modo vengono ridotti gli impegni di pagamento
in contante a breve termine presenti nella struttura delle pas-
...
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Beni d'investimento
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Beni d'investimento
Introduzione
Negli ultimi quattro capitoli abbiamo proposto una nuova e
diversa "lettura" della Teoria generale basandoci sulla teoria
degli investimenti e del finanziamento avanzata da Keynes. Que-
sta nostra interpretazione antitetica rispetto ali' opinione oggi
prevalente tra gli economisti, secondo la quale gli aspetti pi
significativi della Teoria generale sono soltanto quelli assimilati
dalla sintesi neoclassica.. Secondo quesfultima il normale sen-
tiero di sviluppo tipico di un'economia di mercato caratteriz-
zato da uno stato di equilibrio di piena occupazione; secondo
l'interpretazione alternativa ., noi propostaf" invece, il normale
andamento di un'e_conomia capitalistica caratterizzato dalla
successione di vari stati sistemici: l'economia capitalistica un'e-
conomia dell'andamento ciclico. Ecco quindi che, a seconda di
quale delle due interpretazioni si voglia accettare~lla teoria
di Keynes emergono due visioni diametralmente opposte sul
funzionamento di un'economia capitalistic() ,., 1
Secondo l'interpretazione alternativa, il nuckD._aoll:'analisi di
Keynes consiste in un attento esame dei meccanismi di finanzia-
mento di un'economia capitalistica segnata dall'incertezza e, ~"
in particolare, dal modo in cui i meccanismi capitalistici di fi-
nanziamento incidono sulla valutazione dei beni capitali e qu_indi;,
in ultima analisi, modificano l'andamento degli investimenti.
Queste componenti essenziali della teoria economica keynesiana
non sono affatto compatibili con gli elementi analitici chiave
IMPLICAZIONI DELL'INTERPRETAZIONE ALTERNATIVA 173
12
178 CAPITOLO SEITIMO
qualora
aD 1_ 1 + .Q,_
1 > D,_1
ovvero qualora
.()1_ 1 > ( 1 -a)D,_ 1,
ovvero
AM 1 >(1 -u)(1-a)D,_ 1
~P, a,
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M, M, M 1,1,1, ,,
Quantit di moneta Beni d'investimento
Figura 7.r
Gli investimenti e i salari monetari dell'industria produttrice di beni
d'investimento.
Introduzione
Il lungo titolo dell'ultimo capitolo della Teoria generale suona
piuttosto modesto: "Note conclusive sulla filosofia sociale alla
quale la teoria generale potrebbe condurre". ftungo tutto l'arco
della sua vita J{eynes fu un animale politico. Ftrininterrottamente
legato al partito liberak_sia nel suo periodo di ascesa precedente
la prima guerra mondiale, sia nella sua fase declinante successiva
alla guerra. Volendo interpretare il pensiero di Keynes sulle
implicazioni sociali (in senso lato) della Teoria generale e sul
modo migliore per mettere in pratica le nuove idee l espresse,
bisogna tener conto dei suoi scritti politici e sociali antecedenti
alla Teoria generale. Infatti, mentre da un punto di vista teorico
la Teoria generale segna una netta rottura con il passato, le im-
plicazioni di "filosofia sociale" che Keynes deriv da quest'opera
sono, al contrario, in linea con le opinioni espresse nei suoi lavori
precedenti. La Teoria generale pu essere vista come un tentativo
per giustificare, in base ad argomentazioni strettamente teoriche,
quelle idee che Keynes, quando era ancora un devoto economista
"classico", aveva sostenuto solo in base alle proprie convinzioni
morali e all'intuizione.
In un saggio scritto nel 1926 e volto ad analizzare la fine del
laissez-faire, Keyne~ (1926a, p. 246) osserva: "In questo mo-
mento pu darsi che Ie nostre simpatie e i nostri giudizi siano
reciprocamente agli antipodi, il che si traduce in uno stato d'a-
nimo increscioso e paralizzante." Negli scritti politici ed econo-
FILOSOFIA SOCIALE E POLITICA ECONOMICA 191
Filosofia sociale
Negli anni venti Keynes si considerava di sinistra: "Sono certo
di essere tendenzialmente meno conservatore dell'elettore labu-
rista medio ( ...) La repubblica di cui coltivo l'immagine all'e-
11
strema sinistra dello spazio celeste 1926b, p. 260).~'Keynes non
(
Conclusione
Keynes riteneva che le implicazioni di politica economica de-
sumibili dalla sua teoria fossero di assai vasta portata; la Teoria
generale non solo additava metodi mediante i quali mantenere una
situazione assai prossima alla piena occupazione, ma lasciava in-
tendere che un prolungato periodo di piena occupazione, accom-
pagnato da politiche miranti a sostenere i consumi privati e so-
ciali, avrebbe potuto mutare la distribuzione del reddito in
senso egalitario. La rendita da capitale sarebbe scomparsa, men-
tre la sezione superiore della distribuzione cumulativa dei redditi
sarebbe stata "sfoltita" da adeguate misure fiscali. Secondo
Keynes, per mantenere la piena occupazione era necessario socia-
lizzare gli investimenti e far slittare verso l'alto la funzione del
consumo: due obiettivi, questi, altamente desiderabili da un punto
di vista sociale.
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208 CAPITOLO OTTAVO
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i
Indice analitico
Accumulazione, 37 Banca, 77
e rendimento dei beni capitali, assalto agli sportelli bancari, 1 15
1o6 sg. banca centrale, 152
Ackley G., rr sg. depositi bancari, 51
Amministrazione pubblica, ampiez- durante una deflazione creditizia,
za della, 170, 205 166
Ammortamento, e prezzo d'offerta societ per azioni e famiglie vi-
del prodotto finale, 181 ste come, 115
Annualit, 93 vedi anche Banchieri; Sistema
attivit e passivit viste come, 93 bancario
beni capitali visti come, 130 Banchieri, 155, 184
quasi-rendite viste come, 130 e "clima delle aspettative", 156
Armamenti, corsa agli, 201 e imprese, 164
Assegni familiari, 199 e rischio del creditore, 150
Assicurazione: e saggio di indebitamento, 156
e rischio del creditore, 146 e sistema bancario durante un
moneta come polizza di, 103, 105 boom, 187
Attivit (beni capitali), 51 e stato del credito, 157
attributi dei beni capitali, 107 finanziano imprese e famiglie, 155
liquide, 105 vedi anche Banca; Sistema ban-
tipi di, IIO cario
valutazione delle, 19, 25, 93, 105 Be~gar my neighbour, politiche del,
sg., 173 206
Autorit monetarie e finanziamento Beni:
esterno, 186 ad alta intensit di capitale, 200
Azioni, 156 capitali, vedi Beni capitali
Azioni, prezzi delle, 134, 149, 158, di consumo collettivo, 203
160 strumentali, 11 3
determinano gli investimenti, 159 Beni capitali, 51 sg., 100
durante una crisi, 166 acquisizione di, 143 sg., 175
ed efficienza marginale del capi- attributi dei, 107
tale, 149 aumento del prezzo dei, 119
224 INDICE ANALITICO
curva di offerta dei, 128 degli investimenti, 18, 210, 212 sg.
determinazione del prezzo dei, 92, e crisi, 84
107, 120-22 e offerta di fondi di finanziamen-
di nuova produzione, domanda di, to, 162
132 e rischio del debitore e del cre-
e impegni di pagamento in con- ditore, 149sg.
tante, 144 speculativi degli investimenti, I06
e investimenti, 123 vincolo di bilancio durante un, 176
e offerta di moneta, 138 vita precaria del, I 52
e quasi-rendite, 180sg. Borsa valori, 158
e rischio del debitore, 144
finanziamento dei, 97 Cambiali commerciali, 161
prezzo dei, 100, 102, 104, 120, 122 Cambridge, 11 sg., 15, 198
sg., 131-33, 136, 139, 152sg. Capitale, efficienza marginale del,
prezzo di domanda dei, 108, 138, 48, So, 82
166 curva dell', 128-32
prezzo di offerta dei, 126, 142, definizione di Keynes, 130
145, 180 e fluttuazioni degli investimenti,
valutazione dello stock di, 51 sg., 133
143 e prezzi delle azioni, r 34
visti come titoli finanziari, 173 e saggi di interesse, 130 sg.
Beni capitali, prezzi dei: e stato del credito e della fiducia,
e domanda dei beni di investi- 157
mento, 122sg. Capitale, incremento del valore del,
e intermediazione finanziaria, 163 Il 3
e moneta, wo, 121sg., 149sg. Capitale, mercato perfetto del, 112,
e saggio di interesse, 104 134
e scelte di portafoglio, 149 Capitale, produttivit marginale del:
e strutture delle passivit, 121 ambiguit della, 127
Bilancio d'impresa, vedi Stato(i) pa- e teoria della distribuzione, 128
trimoniale(i) Capitale, scarsit del, 193, 199sg., 214
Bilancio in pareggio, teoremi del, e domanda privata, 200
33, 43 e politica economica, 2 13
Bilancio, vincolo di, 173 sg., 188 scarsit perenne e consumi "vi-
aggregato, 178 stosi", 200
degli investimenti, 176 Capitale, stock di (richiesto), 198
della spesa per consumi delle fa- Capitalismo, 5, 22 sg., 28 sg., 192, 195
miglie, 176 andamento tipico del, 178
e finanziamento esterno degli in- disfunzioni del, 77, 188
vestimenti, 178 e socialismo, meriti relativi, 219
globale, 176 genera crisi e cicli economici, 217
Bisogni, 199, 201 vedi anche Economie capitalisti-
e scarsit del capitale, 214 che avanzate
non essenziali e sostegno degli in- Capitalizzazione, saggio di, 132sg.,
vestimenti, 2 r 4 I 35-38, 184
Boom, IO, n., 83, u3, 119sg., u8, determinazione del, 134
140, 149, 168, 176 e margine di garanzia, 144
banchieri e, 160 e offerta di moneta, 137 sg.
INDICE ANALITICO 225
e politica di diversificazione, 144 Contante, flussi di, 51, 109, 112sg.,
e rendimenti futuri attesi e im- II7, 119, 126, 128, 143sg., 1sr,
pegni di pagamento in contante, 175
143 definizione dei, 93-98
e trappola della liquidit, 154 e banche, II4 sg.
sui beni capitali e sui debiti, e bilanci delle societ, 169
r43 sg. e decisione speculativa, 115sg.
sui crediti monetari, 136 e detenzione di moneta, 105
Cassa, impegni di, 117, 164, 184 e domanda di moneta, 93-98, 106
e passivit finanziarie, 97 e investimento, 128
e saggio di indebitamento, 145 e rendimenti Q e q, 126
Chicago, Universit di, 14 e societ per azioni e famiglie,
Ciclo economico, 8, 17, 19 sg., 26 sg., 115
30, 77-81, 169, 172 e valore delle att1v1ta, 105
come caratteristica intrinseca del impliciti ed espliciti, 108, 137
capitalismo, zi3 sui prestiti, 143sg.
e prezzo dei beni capitali, 139 Contante, impegni di pagamento in,
e scarsit del capitale, 128 121sg., 135,164,187
forma del, 170 e struttura delle passivit, 105, 116
politica economica e, zi5 Contratti finanziari:
pro~pettiva analitica del, 78-85, 106 e rischio del creditore, 145
sconfitta del, 209 sistema dei, 200
teoria del, 81, 83 sg. Costi, curve dei (nella teoria tradi-
vedi anche Boom zionale dei prezzi), 110 sg.
Circolo Bloomsbury, 16 Creazione monetaria, meccanismo
City, 170sg. di, 186, 21 I
come paradigma, 97 e fondi di finanziamento, 16o
Clower R., 97 Credito, 157, 16o, 162
Comitato dei Consiglieri economici Creditore, rischio del, 140-51, i88
del presidente, 11 e rifinanziamento, 159
Comunisti, 191; vedi anche Marxisti e saggi d'interesse sui prestiti, 159
Consumi, 36-41, rz4, 166, 177, 196, Crescita, 209 sg., 216
203 e modello neoclassico, 172
andamento dei, durante il ciclo modelli di, 45 sg.
e nel lungo periodo, 70 Crescita demografica, 202
dei lavoratori, 175 Crisi, 10, 153sg., 166, 211
e deflazione, 71 fanno diminuire il grado di si-
elevati livelli di, 217 curezza, 87
propensione ai, 196, 216 finanziarie, 27, 210 sg., 217
"vistosi" e scarsit del capitale, teoria delle, 86
200 Curva di Phillips, 63
Consumo, funzione del, 10, 26, 31-
34, 49, 54 Darwin C., 9, 24
ciclica, 27 Debiti, 183 "
di lungo periodo, 70 emissione di, 117, 120, 183
stabile in termini di unit sala- fondi necessari per il paga~o
rio, 127 dei, 187 ./ ,.,.. "'!"-
modelli basati sulla, 33 onere dei, 69, 183
15
226 INDICE ANALITICO
Interesse, saggi di, 50-sz, 92, 94, 101 finanziato mediante prestiti, 142
sg., 129 sg., 137 sg. funzione d'offerta dei beni di, 150,
definizione dei, 125 179, 185
e andamento degli investimenti, instabilit degli, 77
130 sg. liquidit del mercato degli, 157
e investimenti, 125 modello del processo di, 174
e prezzi dei beni capitali, 102, rn4 offerta dei beni di, e salari mone-
e tesoreggiamento, !04, 124 tari, 174, 179
rilievo eccessivo dato ai, 131 prezzo di domanda dei beni di,
struttura dei, 54 128, 150, 212
Intermediazione finanziaria, 163 prezzo d'offerta dei beni di, 126,
Investimento(i): 18 sg., 46, 90, 119 129, 183, 212
aggregato, 149 sg. profitti non distribuiti e saggio
andamento degli, 157, 168 d'indebitamento, 177
boom speculativo degli, rn6, 213 socializzazione degli, 23, 194, 203,
capacit di finanziare gli, median- 205
te prestiti, 159 teoria del ciclo generato dagli, 90
curva d'offerta dei beni di, 129, teoria keynesiana degli, 134, 177,
183 179
domanda di beni di, finanziata da vincolo di bilancio per gli, 176
variazioni delle grandezze mo- Istituti non bancari, 163
netarie, 182 Istituzioni, 5, 14, 21, 211
e borse valori, 158 Istituzioni bancarie, z 1
e ciclo economico, 124 sg. e vincolo di bilancio, 173
e costo delle utilizzazioni, 180 limiti della politica bancaria, 203
e deflazione, 71 natura speculativa del sistema ban-
e domanda aggregata, 173 cario, 187
e funzione della produzione, 89, vedi anche Sistema bancario
91, 140
e incertezza, 91 Kaldor N., 37
e interesse, 125-40 "Keynesismo bastardo", 29, 78
e meccanismi capitalistici di fi-
nanziamento, 172 Laissez-faire, 28, 195, 213
e occupazione, 173 Lavoro, curva di offerta di, 59
e prezzo di domanda dei beni ca- Lavoro, domanda di:
pitali, 133 curva di, 59
e rischio del debitore e del cre- eccesso nozionale di, 65
ditore, 147, 150 e investimenti, 173
e saggio di indebitamento, 149, funzione neoclassica di, 55
177 Lavoro, mercato del:
e sistema finanziario, 81 analisi aggregata del, 55
fattori che determinano il livello analisi classica del, 68
degli, 51, 132 e schema IS-LM, 54-67
favoriti, 214 nel modello Hicks-Hansen, 50
finanziamento degli, 177, 211 posizione di disequilibrio sul, 65
finanziamento esterno degli, 117, Leontief W. W., 35
178 Libert individuale, 192 sg., 195,
finanziamento interno degli, 142 218
INDICE ANALITICO 229
Liquidit, 112, n4, 138, 170, 181 come scorta di valore, rn3
delle attivit capitali e dei merca- concetto di, 17
ti dei titoli, I 56 determinazione endogena della
di un bene capitale, 138 quantit di, rn1
e fattori di capitalizzazione, 133 e debiti, 51
e flussi impliciti di contante, 137 e funzione del risparmio, 72
e prezzo dei beni capitali, 137 e mercati delle attivit, 156
e prezzo relativo delle attivit, e prezzo dei beni capitali, 120 sg.
109 e saggio d'interesse, 51, 71
Liquidit, preferenza per la, 52, rn2 e schema IS-LM, 52
e equazioni della domanda di mo- esterna, 69
neta, 98-102 e transazioni finanziarie, 99
e livello dei prezzi, 61 sg. e valore delle attivit, I05, 155
e offerta di moneta in termini rea- importanza speciale della, 97
li, 70 in un'economia capitalistica, 97
e saggio d'interesse, 137 in un'economia soc_ialista, 97
funzione della, vedi Preferenza interna, 69
per la liquidit, funzione della mercato della, 49
Liquidit, premio di, rn8 sg., 119, 122 neutralit della, 10, 17, 34, 53
e variazione delle grandezze mo- premio di liquidit sulla, 120
netarie, 122 propriet della, 96
Lloyd George D., 14 quoziente moneta/crediti mone-
Londra, 198 tari, 137
valore reale della quantit di, 69
Macroeconomia, 28, 31 Moneta contante:
Mantenimento, costi di, rn7-09, 112 come polizza assicurativa, 97
sg. prezzo della, !04
Marshall A., 34, 48, 75, 82 sg., 88 propriet speciali della, 96
Marx K., 9, 24, 37 Moneta, domanda di, 39, 49, 52 sg.,
Marxisti, 15-17, 192 76, 98-!02, 176
Mercati delle attivit, 156 a scopo precauzionale, rn6
Mercati finanziari 1 22, 95, 164, 173 a scopo speculativo, rn2, 163, 165
e investimenti, 125 per transazioni, 53
Mercato azionario, 119 sg. Moneta, "offerta di, 50, 62, 186, 211
Mercato, meccanismo di, 193 e beni capitali, 186
e piena occupazione, 203 e domanda di fondi di finanzia-
Microeconomia, 28 mento, 177
Modelli acceleratore-moltiplicatore, e livello degli investimenti, 139
33, 44-46, 84 sg.
Modello Hicks-Hansen, 34, 47, 49 e livello dei prezzi, 61 sg.
sg., 54, 58, 63, 67, 188 e saggi di capitalizzazione, 137
e mercato del lavoro, 57 sg. e salari monetari, 57
funzione LM del, 49 influsso della, sul sistema econo-
Modigliani F., 12 mico, 140
Moltiplicatore, 42-44, 46, 166 nello schema IS-LM, 50
Moneta, 18,.26, 98sg., rn7 sg., 120 sg. Moneta, quantit di, 60, 139, 149,
come "polizza assicurativa", 97, 161
!03, !05 in termini reali, 71 sg.
230 INDICE ANALITICO