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Associazione degli Italianisti

XIV CONGRESSO NAZIONALE


Genova, 15-18 settembre 2010

LA LETTERATURA DEGLI ITALIANI


ROTTE CONFINI PASSAGGI

A cura di ALBERTO BENISCELLI, QUINTO MARINI, LUIGI SURDICH

Comitato promotore
ALBERTO BENISCELLI, GIORGIO BERTONE, QUINTO MARINI
SIMONA MORANDO, LUIGI SURDICH, FRANCO VAZZOLER, STEFANO VERDINO

SESSIONI PARALLELE

Redazione elettronica e raccolta Atti

Luca Beltrami, Myriam Chiarla, Emanuela Chichiricc, Cinzia Guglielmucci,


Andrea Lanzola, Simona Morando, Matteo Navone, Veronica Pesce, Giordano Rodda

DIRAS (DIRAAS), Universit ISBN 978-88-906601-1-5


degli Studi di Genova, 2012
Letteratura, viaggio e sguardo in Cose dItalia con laggiunta di Alcune
cose di Francia di Nino Savarese

Teresa Guazzelli

Nel 1943 Nino Savarese pubblica Cose dItalia con laggiunta di Alcune cose di Francia nella
collana Nuova biblioteca italiana della casa editrice Tumminelli di Roma1. Gi dal 1940 con Cose
dItalia2, edito a Firenze da Parenti, lo scrittore aveva acquistato fama di globe trotter allitaliana ed
era stato consacrato sugli altari della moderna odeporica da un lettore deccezione come Gianfranco
Contini che lo aveva definito critico di paesaggio e gli aveva attribuito un temperamento
eleatico per la sua attitudine a ricercare la ragione e il fondamento morale nelle impressioni di
viaggio3.
Rispetto al precedente volume di Cose dItalia, quello edito nel 1943 presenta un capitolo sulla
Campagna toscana e laggiunta di una sezione intitolata Alcune cose di Francia. Questultima
accoglie articoli pubblicati come variet di viaggio sulla Gazzetta del Popolo tra il febbraio e il
maggio del 1935, epoca in cui Savarese aveva visitato la Costa Azzurra, la Provenza e la campagna
Bordolese, e tra il maggio e lottobre del 1937, quando invece, in occasione dellEsposizione
Universale, aveva soggiornato a Parigi in veste dinviato speciale del prestigioso giornale torinese4.

1
NINO SAVARESE, Cose dItalia con laggiunta di Alcune cose di Francia, Roma, Tumminelli, 1943.
2
NINO SAVARESE , Cose dItalia, Firenze, Parenti, 1940.
3
GIANFRANCO CONTINI, Ancora per Savarese (Cose dItalia), in ID., Esercizi di lettura, Torino, Einaudi,
1974, p. 332.
4
Si fornisce di seguito il repertorio bibliografico degli articoli pubblicati da NINO SAVARESE sulla Gazzetta
del Popolo tra il 1935 e il 1937, confluiti nellaggiunta di Alcune cose di Francia: Variet di viaggio.
Montecarlo. Domenica a Marsiglia, in Gazzetta del Popolo, LXXXVIII, 43, 19 febbraio 1935, p. 3;
Viaggio in Provenza. Avignone senza Papa, in Gazzetta del Popolo, LXXXVIII, 51, 28 febbraio 1935, p.
3; Pellegrinaggio fuori stagione. La grotta di Massabielle, in Gazzetta del Popolo, LXXXVIII, 79, 2 aprile
1935, p. 3; Variet di viaggio. Purgatorio del vino, in Gazzetta del Popolo, LXXXVIII, 97, 23 aprile 1935,
p. 3; Itinerario provenzale. Paese alle soglie del nord, in Gazzetta del Popolo, LXXXVIII, 124, 24 maggio
1935, p. 3; Lesposizione nel guscio, in Gazzetta del Popolo, XC, 115, 15 maggio 1937, p. 3; Noterelle
parigine, in Gazzetta del Popolo, XC, 122, 23 maggio 1937, p. 3; Signor Eiffel, in Gazzetta del Popolo,
XC, 131, 3 giugno 1937, p. 3; La fiera quotidiana, in Gazzetta del Popolo, XC, 148, 23 giugno 1937, p. 3;
A proposito di un affresco, in Gazzetta del Popolo, XC, 180, 30 luglio 1937, p. 3; Passeggiata a Clichy, in
Gazzetta del Popolo, XC, 193, 14 agosto 1937, p. 3; Normandia, in Gazzetta del Popolo, XC, 210, 3
settembre 1937, p. 3; Noterelle parigine (La folla nella via; La folla nei caff; Un mostro ai campi elisi.), in
Gazzetta del Popolo, XC, 220, 15 settembre 1937, p. 3; Visita allEsposizione di Parigi. Il pi bel
padiglione (...se ci fosse), in Gazzetta del Popolo, XC, 241, 9 ottobre 1937, p. 3; Noterelle parigine.
Labito di societ, in Gazzetta del Popolo, XC, 250, 20 ottobre 1937, p. 3. Si veda anche Campagna
La revisione dei materiali era iniziata alla fine del 1941, allorch Arnaldo Bocelli, per lettera, aveva
informato Savarese di apprestarsi a curare una collana di scrittori italiani contemporanei e lo aveva
invitato a collaborare allimpresa editoriale dicendosi disponibile a pubblicare qualche suo lavoro. Il
programma della nuova collana era stato tratteggiato con chiarezza dal curatore allo scrittore
ennese.

Ispirandosi ad un disegno il pi possibile unitario, essenziale e, naturalmente, ad un rigoroso criterio di scelta, essa
stabilisce di accogliere via via il meglio della nostra produzione letteraria in ogni campo, dalla lirica alla narrativa, dalla
critica ai saggi, viaggi e memorie. E se far largo posto ai giovani, non trascurer di ristampare le opere pi degne di
questi venti o trentanni.5

Il puntuale decalogo dei generi stilato dal Bocelli, che culmina con gli scritti di viaggio, e lintento
dichiarato di ristampare le opere che avevano animato il dibattito letterario italiano pi recente,
quasi a voler tracciare un primo bilancio sul Novecento, suggeriscono a Savarese di puntare sulle
prose giornalistiche. La scelta nasce da unattenta valutazione critica e vuole essere una proposta
innovativa. Nel 1930, infatti, quando Enrico Falqui ed Elio Vittorini preparano con grande cura
Scrittori Nuovi non riconoscono diritto di cittadinanza nella repubblica delle lettere ai giornalisti,
peregrini della penna, e perci scrittori solo a met.6
La scelta selettiva dei critici militanti aveva innescato attorno allantologia, vero e proprio
manifesto degli orientamenti letterari del Secolo, un dibattito acuto, dato che, nel 1933,
allindomani della seconda edizione del Premio Mediterraneo, un decano della letteratura italiana
come Massimo Bontempelli scendeva in campo per decretare il primato della prosa giornalistica tra
le forme letterarie del Novecento.7
Savarese sensibile a queste note. Dal canto suo figura tra gli Scrittori Nuovi con una selezione di
prose, Il cammino, Nostalgie, Creazione del mattino8, che ne esemplificano le esperienze narrative
dai primi frammenti autobiografici, in cui il travaglio della confessione intima poteva essere
scambiato per aridit ed intellettualistica passione per il linguaggio oscuro9, fino alla conquista di

toscana, in Gazzetta del Popolo, XCV, 311, 31 dicembre 1942, p. 3, per l'omonimo capitolo del testo
savaresiano del 1943.
5
Biblioteca Comunale di Enna (da ora BCE), Fondo Nino Savarese, M. 35.1.60, ARNALDO BOCELLI a
Savarese, Roma 23 ottobre 1941, lett. autografa.
6
Scrittori Nuovi, a cura di Enrico Falqui e Elio Vittorini, prefazione di Giovan Battista Angioletti, Lanciano,
Carabba, 1930.
7
MASSIMO BOMTEMPELLI, Giornalisti mediterranei, in Gazzetta del Popolo, LXXXVI, 41,19 aprile 1933,
p. 3.
8
NINO SAVARESE, Il cammino, Nostalgie, Creazione del mattino, in Scrittori Nuovi, cit., pp. 533-540.
9
Cfr. GIOVANNI BOINE, LAltipiano (Pagine), in Riviera Ligure, s. IV, XXI, 40, 1915, p. 398 bis.
mezzi stilistici che, nella Goccia sulla pietra10, erano apparsi ad Alfredo Gargiulo pi pacati e
distesi11. Allo stesso tempo lautore ha a suo attivo una lunga carriera come pubblicista e frequenta
gli agoni in cui si ibridano letteratura e giornalismo. Aveva partecipato, ad esempio, alledizione
dianzi citata del Premio Mediterraneo con La Sicilia12, un libretto a met strada tra il saggio
etnico-antropologico, ispirato ai moderni studi dellamico Giuseppe Cocchiara, e lesame autoptico
dei siti rupestri annotato dal monaco domenicano Tommaso Fazello nel suo De rebus siculis
decades duae, che non a caso tra le fonti documentarie pi amate dallo scrittore ennese per la
ricostruzione delle storie siciliane13.
Nel 1932, dopo aver da poco dato inizio alla sua duratura collaborazione con la Gazzetta del
Popolo, Savarese aveva affermato:

Pubblicher presto un libro di viaggi, ma non troppo lontani, anzi vicinissimi: in 5 o 6 regioni italiane poco
conosciute.14

La nota dellautore sembra preannunciare come imminente la pubblicazione di Cose dItalia che,
invece, si far attendere, ritardata forse dalle esigenze contingenti della propaganda nazionalista di
stampo fascista. Nel 1934, infatti, la Gazzetta del Popolo lo incarica di scrivere degli articoli sulle
bonifiche in corso nelle aree rurali italiane. Comincia per Savarese laddestramento a quel
procedimento estetico insito nel prendere il treno per gli spostamenti. Il viaggio, come sar anche in
seguito per le Cose di Francia, consente di osservare le geografie del Paese, la sua varia umanit e
di coglierne limpressione. Cose e luoghi descritti apparentemente con realismo e assoluta
oggettivit in realt convergono in un fuoco interiore15. Ne deriva una immagine essenziale e

10
NINO SAVARESE, LA GOCCIA SULLA PIETRA, TORINO, BURATTI, 1930.
11
ALFREDO GARGIULO, Nino Savarese, in ID., Letteratura italiana del novecento, Firenze, Le Monnier,
1940, p. 131.
12
NINO SAVARESE, La Sicilia, Roma, Novissima, 1931.
13
Tommaso Fazello (1498-1570), sebbene nativo di Sciacca, in qualit di predicatore aveva soggiornato a
lungo ad Enna e vi aveva fondato il convento domenicano. Questa circostanza aveva sicuramente incentivato
la circolazione della sua opera ad Enna. Qui tuttora, presso la Biblioteca Comunale, conservata una copia
del De rebus siculis nella pregevole traduzione in lingua toscana che ne aveva fatto il dotto domenicano
Remigio Fiorentino. possibile congetturare che, durante i suoi soggiorni nella citt natia, Nino Savarese si
accostasse alla lettura del testo fazelliano servendosi proprio di questo volgarizzamento. Cfr. TOMMASO
FAZELLO, Le due deche dellhistoria di Sicilia ... divise in venti libri. Tradotte dal latino in lingua toscana
dal P. M. Remigio Fiorentino Con tre tavole. La prima degli Autori citati nellHistoria: la seconda de
Capitoli: la terza, delle cose pi notabili contenute in quella, con Privilegio, in Venezia, appresso Domenico
e Gio. Battista Guerra, 1573.
14
NINO SAVARESE, Confidenze degli autori, in LItalia che scrive, XV, 11, novembre, 1932, p. 305.
15
Cfr. NINO SAVARESE, Cose dItalia con laggiunta di Alcune cose di Francia, cit., risvolto di copertina.
facile congetturare che queste brevi quanto intense note critiche siano di Arnaldo Bocelli.
segreta della realt16, che trasfigura in poema il giornale privato, le cose viste. Gli articoli redatti
nel biennio 1934-35 saranno successivamente inclusi nel volume Nostra terra17, pubblicato a cura
dellIstituto di cultura fascista, e riutilizzati, nella forma ingentilita di memorie di viaggio, in Cose
dItalia.
Nel momento in cui Savarese rimaneggia il volume per la collana diretta da Arnaldo Bocelli, a
dispetto di quanto affermato nellAvvertenza18, non realizza una mera ristampa, perch la furia
variantistica della revisione e lAggiunta ne fanno unesperienza narrativa nuova. A differenza di
altri autori, come Umberto Fracchia, Emilio Cecchi, Corrado Alvaro ed Ercole Patti, Savarese non
indulge al gusto per il viaggio esotico e rimane affezionato alle contrade nostrane e ai loro
immediati contorni.
NellAggiunta, lautore trascorre la Francia con la stessa ossessione geologica con cui aveva svelato
il volto dellItalia nascosta ed elegge la pietra, viva o squadrata, come ideale unit di misura del
tempo. Per una sorta di moralit e di mediterraneit19, note caratteristiche e caratteriali che
Gianfranco Contini aveva rilevato nellautoritratto del viaggiatore Savarese, passato e presente si
intrecciano nelle sue annotazioni ferme. Al suo occhio attento si offrono le rocce di un rosso caldo
e carnoso20, simili alla polpa di una fruttificazione geologica21 della Costa Azzurra, uniche note
autentiche di un paesaggio artificioso, provvisorio, quasi irreale, e, con eguale chiarezza ed
evidenza visiva, Bordeaux, la citt di pietra scura e scagliosa22, la pietra chiara levigata dal
vento della terra di Provenza23, le rocce aggrumate di licheni24 dei Bassi Pirenei e lapietra []
annerita al fumo delle candele nella grotta di Massabielle25, ultima meta francese dellaustero
pellegrino.
Se la letteratura di viaggio trova la sua regola aurea nel rapimento dellarrivo, trattando delle Cose
di Francia, Savarese pronto a rovesciare questo topos.

16
Ibid.
17
NINO SAVARESE, Nostra terra, a cura dellIstituto nazionale di cultura fascista, Roma, Tumminelli & C.,
1939.
18
NellAvvertenza a Cose dItalia con laggiunta di Alcune cose di Francia, siglata da Nino Savarese,
riportato: Ristampo Cose dItalia senza nulla mutare dalla prima edizione, ma solo aggiungendo un
capitoletto sulla Campagna toscana. Gli scritti su Alcune cose di Francia furono pubblicati dalla Gazzetta
del Popolo di Torino, la maggior parte nel 1935 e solo alcuni nel 1937.
19
GIANFRANCO CONTINI, op. cit., pp.332-336.
20
NINO SAVARESE , Cose dItalia con laggiunta di Alcune cose di Francia, cit., p. 197.
21
Ibid.
22
Ibid., p. 211.
23
Ibid., p. 219.
24
Ibid., p. 222.
25
Ibid., p. 245.
Limpressione che lautore riporta di Parigi, citt non grandiosa26, ma solo generosamente
larga27, quella di unarmonia labile ed aleatoria fatta di architetture lanciate nel vuoto e affidate
allo spazio, di masse accostate e separate che ad arte vogliono meravigliare, senza creare stimoli
alla fantasia 28 . Parigi una citt eccessiva e confusa come una foresta. Nellimmaginario
savaresiano, tuttavia, tale similitudine corredata da un corollario sinistro: le citt-foresta
sembrano belle da lontano, ma quando ci si dentro opprimono29. Parigi, di certo, non si sottrae a
questa norma. schiacciata dalla sua terribile solitudine, ma soprattutto dallo speciale cattivo
gusto delledilizia e del decoro cittadino30 che ne fanno una citt impoeticamente vecchia nella sua
spasmodica ricerca del moderno e della modernit.
Sotto lo sguardo istintivo di Savarese le macchine che si incolonnano lungo Piazza della Concordia,
verso i Campi Elisi, fino allArco di Trionfo, si trasformano, con espressionismo magico, nelle
vertebre di un mostruoso rettile [] che di giorno manda irate faville dal suo corpo laccato, e di
notte accende i suoi mille occhi rossi31. Le moderne mitologie urbane alimentate dallesaltazione
futurista della macchina, della velocit e del rombo dei motori, incubate proprio a Parigi sotto
legida marinettiana, sono ormai lontane, ma soprattutto non hanno lasciato tracce in un rondista
ortodosso come Savarese. La sua una mitografia distruttiva del bolide, perch il mostro
meccanico32 sembra fagocitare nel chiuso del suo ventre gli uomini e le donne che un tempo, con
decoro, nobilt e cortesia, venivano a passeggiare sulla grande strada.
Anche limmagine favolosa della citt lumier che di notte squaderna sotto gli occhi del viaggiatore i
suoi quartieri come un libro magico33, crolla per il dissacrante sarcasmo di Savarese. La citt
occupata in un mercimonio continuo, una frenesia del comprare e del vendere34 che infastidisce la
gente. In mezzo a questo incubo le insegne luminose balbettano la pubblicit delle botteghe. Il forte
iperrealismo visivo, che sembra esatto segnalare come archetipo del filone ironistico-allegorico a
cui Italo Calvino lega personaggi come Marcovaldo 35 , tediato in una delle sue avventure
metropolitane dal lampeggiare di uninsegna pubblicitaria fulminata a met, suggerisce a Savarese
una critica negativa verso il progresso e verso le scoperte che, mutando equilibri millenari,

26
Ibid., p. 183.
27
Ibid.
28
Ibid.
29
Ibid., p. 188.
30
Ibid., p. 186.
31
Ibid., pp. 190-191.
32
Ibid., p. 190.
33
Ibid., p. 196.
34
Ibid., p. 195.
35
ALBERTO ASOR ROSA , Calvino e la narrativa strutturale, in Letteratura italiana del Novecento. Bilancio
di un secolo, a cura di Alberto Asor Rosa, Torino, Einaudi, 2000, pp. 449-472.
scioccamente inorgogliscono luomo. Citt piena di artifici e satura di esperienze36, Parigi vive
perennemente nellattesa di unesposizione universale, effimero momento di autocelebrazione in cui
il gusto nativo del paese per il piccolo si moltiplica ed evade nellimmenso37.
Savarese, nelle sue corrispondenze per la Gazzetta del Popolo ha modo di cogliere questo aspetto
da una tribuna privilegiata. ancora il caso di ricordare che la sua trasferta parigina ha luogo
durante lEspo del 1937, in un momento sicuramente interessante per tentare un rapido confronto,
sul piano artistico e culturale, tra lItalia e la Francia. A proposito di un affresco, articolo pubblicato
il 30 luglio 1937, una testimonianza significativa di questa esperienza. Savarese vi descrive La
Fata Elettricit, opera che lartista fouv Raoul Dufy aveva realizzato nel Pavillon de la Lumire.
Laffresco, la pi vasta pittura di tutta lEsposizione38, viene subito bollato come insincero per la
sua indeterminatezza. Nellallegoria, che raduna i temi agresti e mitologici cari al pittore e illustra la
storia della luce, Dufy, a detta di Savarese, incapace di dare una espressione sintetica39 alla sua
arte che, perci, si concreta in una pittura aleatoria40, farcita di un verismo elementare e quasi
barbarico41, in cui lunica cosa che si riconosce concretamente un pezzo di campagna con
mezze figure di uomini e di animali42. Le figurinette guizzanti e senza peso di Dufy, perse in
brillanti ghirigori di colore, non piacciono certo a Savarese che, di contro, esalta il temperamento
vigoroso della nostra arte, esposta nel Padiglione italiano sulle rive della Senna, allaltezza del Quai
dOrsay. Lo scrittore apprezza in particolar modo Corrado Cagli perch, a differenza del francese
Dufy, raggiunge la sintesi senza alcun arbitrio e possiede, come nota pi convincente del suo
linguaggio pittorico, vigore costruttivo.
Giova ricordare che Corrado Cagli era stato uno degli uomini di punta della Cometa, prestigiosa
galleria romana inaugurata il 19 aprile 1935, attorno a cui ben presto si era stretto un gruppo di
intellettuali, e tra questi lo stesso Savarese, che ormai da pi di un ventennio animavano la vita
culturale della capitale. La sua fondazione era stata ideata dalla contessa Anna Laetitia Pecci Blunt,
moglie del banchiere americano Cecil Blunt, che aveva fatto in modo di cointeressare al suo
progetto lonorevole Cipriano Efisio Oppo, direttore della Quadriennale romana e figura
emblematica dellarte e della promozione artistica italiana durante il regime fascista.

36
NINO SAVARESE , Cose dItalia con laggiunta di Alcune cose di Francia, cit., p. 187.
37
Ibid. , p. 183.
38
NINO SAVARESE, A proposito di un affresco, cit., p. 3. Lopera di Raoul Dufy (624 m) oggi conservata
nel Museo darte moderna della citt di Parigi.
39
Ibid.
40
Ibid.
41
Ibid.
42
Ibid.
In seno alla Cometa ben presto si organizzer la corrente tonalista di Mafai, Cagli, Capogrossi,
Cavalli, Ziveri, Afro e Melli su cui lonorevole Oppo punter per rappresentare larte italiana
fascista e veicolare il suo indirizzo estetico improntato ad un naturalismo di stampo veneto-
cinquecentesco, alieno da qualsiasi influenza internazionale. Obiettivo precipuo della galleria era
quello di aprire delle succursali allestero: a Parigi, dove la contessa Pecci Blunt possedeva una
casa, in Rue de Babylone, abitualmente frequentata da artisti, e a New York43.
Nelle giornate concitate dellEspo del 37, il salotto parigino della nobildonna romana e laffollato
padiglione italiano, che vantava ben centocinquanta artisti esposti, si aprivano alle conversazioni
degli intellettuali. Questo contesto suggerisce a Savarese di dare allarticolo su Dufy il tono della
polemica letteraria che pi urgentemente lo scrittore vuole chiarire nel momento contingente in cui
gli dato osservare che la critica, e non solo pittorica, o chiede troppo, o si contenta di troppo
poco 44 . Savarese dichiara che la pittura di Dufy rivelava quella tendenza, che si andava
manifestando anche in altri ambiti, che consiglia lartista a non compromettersi: ad accennare
sempre, e non concludere mai; a tenere la conversazione, ma cambiando continuamente discorso; ad
evitare, insomma, ogni serio impegno costruttivo, ora, per comodit, negando alla costruzione ogni
valore, ora rimandandola ad una migliore occasione che, si certi, non si presenter45.
Infastidito da questo carattere della letteratura e dellarte, Savarese propone una scrittura concreta
fatta appunto di cose e ne offre al pubblico francese un saggio con Patrage46, traduzione di
Pascolo47, novella rusticana poi calata nel monocorde ritmo narrativo della cronaca comunale di
Rossomanno48. Con questopera, personale contributo alla nascita del romanzo italiano moderno,
Savarese d corpo alle tesi di quanti, come Lorenzo Montano, sostenevano di non dover invocare la
mediazione delle letterature straniere e che consideravano Proust, Joyce e gli autori francesi come
exempla vitanda49.

43
Ai fini della ricostruzione dellattivit della Galleria della Cometa risulta di particolare interesse il volume
Cipriano Efisio Oppo. Un legislatore per larte. Scritti di critica e di politica dellarte (1915-1943), a cura di
Francesca Romana Morelli, Roma, Edizioni De Luca, 2000, in cui per non sono contenute testimonianze
relative ai contatti tra lonorevole Oppo e Nino Savarese, diversamente documentati attraverso il carteggio
presente nel Fondo dello scrittore conservato presso la BCE.
44
NINO SAVARESE, A proposito di un affresco, cit., p. 3.
45
Ibid.
46
NINO SAVARESE, Pturage, in Dante, Parigi, gennaio 1934, pp. 30-32 [trad. di Michel Pillot].
47
NINO SAVARESE, Pascolo, in Gazzetta del Popolo, LXXXVI, 146, 21giugno 1933, p. 3.
48
NINO SAVARESE, Rossomanno. Storia di una terra, Milano, Ceschina, 1935, parte prima, cap. XIII.
49
LORENZO MONTANO, Critici alla finestra, in La Fiera Letteraria, II, 11, 14 marzo 1926, p. 1.

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