Cos funzionerebbe, ne lla sua logica zoppicante, l'i
pocrisia delle nostre societ borghesi. Forzata pur sempre a qualche concessione. Ma se bisogna veramente far posto alle sessualit il legittime, che vadano a fare altrove il loro schiamazzo: l dove possibile reinscr iverle, se non nei circuiti della produzione, almeno in quelli del profitto. La casa chiusa e la casa di cur a saranno i luoghi di tolleranza: la prostituta, il cliente ed il protettore, lo psichiatra e la sua isterica - questi "altri vittor iani," direbbe Stephen Marc us - sembrano aver surrettiziamente fatto passare il piacere indicibile nell'ord ine delle cose che si contano; le parole, i gesti, al lora autorizzati in sordin a, vi si scambiano ad un alto prezzo. L soltanto il ses so selvaggio avrebbe diri tto a qualche forma di realt, purch ben isolata, ed a tip i di discorso clandestin i, circoscritti, codificati. In qualsiasi altro luogo il puritanesimo moderno av rebbe imposto il suo triplice decreto di divieto, d'ines istenza e di mutismo. S aremmo liberati da questi due lunghi secoli in cui la storia della sessualit dov rebbe leggersi innanzitutto come la cronaca di una repressione crescente? Ancora molto poco, ci viene detto. Da Freud, forse. Ma con che circospezione, che prud enza medica, che garanzia scientifica d'innocuit, e quante precauzioni per tener e tutto, senza timore di "straripamento," nello spazio pi sicuro e pi discreto, fr a divano e discorso: ancora un bisbiglio remunerativo su un letto. E come potreb b e essere diversamente? Ci viene spiegato che, se la repressione stata, a parti re dall'et classica, il tipo fondamentale di legame fra potere, sapere e sessuali t, non ce ne si pu liberare che ad un prezzo molto alto: ci vorrebbe addirittura u na trasgressione delle leggi, una rimozione dei divieti, un'irruzione della paro la , una restituzione del piacere nel reale, e tutta una nuova economia nei mecc ani smi del potere; poich il minimo frammento di verit sotto condizione politica. Tali effetti non li si pu dunque attendere da una semplice pratica medica, n da un dis corso teorico, per quanto rigoroso. Si denunciano cos il conformismo di Freu d, le funzioni di normalizzazione della psicanalisi, tanta timidezza sotto i gra ndi s lanci di Reich, e tutti gli effetti d'integrazione assicurati dalla "scien za" de l sesso e dalle pratiche, appena ambigue, della sessuologia. Questo disco rso sulla moderna repressione del sesso regge bene. Probabilmente pe rch facile f arlo. Una grossa cauzione storica e politica lo protegge; facendo nas cere l'epo ca della repressione nel diciassettesimo secolo, dopo centinaia d'anni all'aria aperta e di libera espressione, la si porta a coincidere con lo svilup po del ca pitalismo: farebbe corpo con l'ordine borghese. La piccola cronaca del sesso e d elle sue vessazioni si traspone immediatamente nella storia cerimoniosa dei modi di produzione; la sua futilit svanisce. Si delinea in questo modo un pr incipio di spiegazione: se si reprime il sesso con tanto rigore, perch incompatib ile con una costrizione al lavoro generale ed intensiva; nell'epoca in cui si sf rutta sistematicamente la forza lavoro si potrebbe tollerare ch'essa vada a disp erder si nei piaceri, salvo in quelli, ridotti al minimo, che le permettono di ri prod ursi? Il sesso ed i suoi effetti non sono forse facilmente decifrabili; cos r ico llocata, invece, la loro repressione si analizza agevolmente. E la causa del ses so - della sua libert, ma anche della conoscenza che se ne acquisisce e del di ri tto che si ha di parlarne - si trova con piena legittimit legata all'onore di u na causa politica: anche il sesso s'inscrive nell'avvenire. Una mente sospettosa si chiederebbe forse se tante precauzioni per dare alla sto ria del sesso un pa trocinio cos importante non portino ancora la traccia dei vecc hi pudori: come se ci fosse bisogno di tutte queste correlazioni valorizzanti pe rch questo discors o possa esser fatto o recepito. Ma c' forse un'altra ragione che ci rende cos grat ificante formulare in termini di repressione i rapporti fra sesso e potere, ed q uel che potremmo chiamare il "be neficio del locutore." Se la sessualit repressa, cio destinata alla proibizione, a ll'inesistenza ed al mutismo, il solo fatto di parlarne, e di parlare della sua repressione, ha un tono di trasgressione delib erata. Colui che adopera questo li nguaggio si mette in una certa misura al di f uori del potere; attacca la legge; anticipa, foss'anche di poco, la libert futura . Di qui la solennit con cui oggi si parla del sesso. I primi demografi e gli psi chiatri del diciannovesimo secolo, quando erano obbligati ad evocarlo, pensavano di doversi far perdonare se fermav ano l'attenzione dei loro lettori su argomen ti cos poco nobili e tanto futili. No i, da decine di anni, non ne parliamo quasi mai senza prendere un po' la posa: c oscienza di sfidare l'ordine stabilito, to no di voce che lascia intendere che si sa di essere sovversivi, ardore nello sco ngiurare il presente e nell'invocare u n avvenire di cui si pensa di contribuire ad affrettare la venuta. Qualcosa dell a rivolta, della libert promessa, dell'et futura di un'altra legge passa facilment e in questo discorso sull'oppressione d el sesso. Alcune delle vecchie funzioni t radizionali della profezia vi si trova no riattivate. A domani il buon sesso. E' perch si afferma questa repressione che si pu ancora far coesistere, discretamente , quel che la paura del ridicolo o l' amarezza della storia impedisce alla maggio r parte di noi di accostare: la rivo luzione e la felicit; o la rivoluzione ed un corpo diverso, pi nuovo, pi bello; o a ncora la rivoluzione ed il piacere. Parlare contro i poteri, dire la verit e prom ettere il godimento; legare l'una all'altra l'illuminazione, la liberazione e in numerevoli volutt; fare un discorso in cui si uniscono l'ardore del sapere, la vo lont di cambiare la legge ed il giardino sper ato delle delizie - ecco probabilme nte che cosa sorregge in noi l'accanimento a parlare de