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Caleidoscopio
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213
Direttore Responsabile
Sergio Rassu
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1) Björklund B., Björklund V.: Proliferation marker concept with TPS as a model. A preliminary report. J. Nucl.
Med. Allied. Sci 1990 Oct-Dec, VOL: 34 (4 Suppl), P: 203.
2 Jeffcoate S.L. e Hutchinson J.S.M. (Eds): The Endocrine Hypothalamus. London. Academic Press, 1978.
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Introduzione
Caleidoscopio 3
Manuale per il supporto vitale di
S. Rassu, L. Masia, P. Delussu, base e la defibrillazione precoce
P. Chessa, M.G. Demartis, G. Moroso (BLS-D)
E’ necessario chiarire subito che il corso di BLS, al fine di non indurre false
aspettative, ha il solo obiettivo di formare gli operatori all’impiego delle tec-
niche di supporto con la ventilazione ed le compressioni toraciche avendo a
disposizione i soli dispositivi di protezione individuale (DPI). Si tratta quindi
di mettere in atto quelle azioni, che devono far seguito alla valutazioni pecu-
liare di ciascuna fase, che ritardando i danni anossici cerebrali, e cardiaci
aumentano le probabilità che il reale trattamento della causa dell’arresto, se
presente, un ritmo defibrillabile, possa essere trattato con successo e tempe-
stivamente messi in opera.
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Manuale per il supporto vitale di
S. Rassu, L. Masia, P. Delussu, base e la defibrillazione precoce
P. Chessa, M.G. Demartis, G. Moroso (BLS-D)
Obiettivi formativi
Gli obiettivi formativi sono gli obiettivi generali del processo formativo e
gli obiettivi specifici di apprendimento che vengono realizzati nel contesto di
uno specifico gruppo di discenti, le cui capacità vengono così trasformate in
competenze. In questo senso, il ruolo fondamentale dei formatori richiede di
individuare gli obiettivi formativi adatti e significativi, progettare le Unità di
Apprendimento necessarie a raggiungerli e trasformarli in reali competenze
per ciascuno di essi. Come gli altri obiettivi, anche quelli formativi non pos-
sono essere formulati in maniera atomizzata, ma vanno sempre attuati tenen-
do conto dell'esperienza diretta dei partecipanti. La scelta degli obiettivi
formativi di questo corso parte, pertanto, direttamente dal profilo educativo,
culturale e professionale e dagli obiettivi specifici e questi verranno mediati
secondo la necessità.
Gli obiettivi formativi del corso di rianimazione cardiopolmonare e defi-
brillazione precoce (BLS-D) nell'adulto sono obiettivi specifici di apprendi-
mento che implicano le conoscenze (sapere) e le abilità (saper fare) volte alla
concreta promozione delle competenze a partire dalle capacità in modo tale
da portare, alla fine del corso, i partecipanti nelle condizioni di poter valutare
la vittima di un collasso, poter eseguire e mantenere la via aerea correttamen-
te pervia, praticare le compressioni toraciche esterne (CTE) e la ventilazione,
poter utilizzare un defibrillatore semiautomatico esterno in condizioni di
sicurezza e mettere in posizione laterale di sicurezza un paziente privo di
coscienza ma che respira normalmente. Altro capitolo, collegato al BLS-D,
che verrà illustrato in questo manuale riguarda la gestione della vittima con
ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo.
Non rientrano invece tra gli obiettivi di questo corso, e del manuale, le
linee guida per la rianimazione cardiopolmonare intra-ospedaliera e l'uso dei
defibrillatori manuali.
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Manuale per il supporto vitale di
S. Rassu, L. Masia, P. Delussu, base e la defibrillazione precoce
P. Chessa, M.G. Demartis, G. Moroso (BLS-D)
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Manuale per il supporto vitale di
S. Rassu, L. Masia, P. Delussu, base e la defibrillazione precoce
P. Chessa, M.G. Demartis, G. Moroso (BLS-D)
Asistolia
20%
Fibrillazione
ventricolare/
Tachicardia
ventricolare
senza polso
80%
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Manuale per il supporto vitale di
S. Rassu, L. Masia, P. Delussu, base e la defibrillazione precoce
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S. Rassu, L. Masia, P. Delussu, base e la defibrillazione precoce
P. Chessa, M.G. Demartis, G. Moroso (BLS-D)
Figura 13. Liberazione delle vie aeree e contemporaneo controllo del cavo
orale.
Per fare questo il soccorritore porta il proprio orecchio vicino alla bocca
ed al naso della vittima e guarda se ci sono escursioni della gabbia toracica,
ascolta eventuali rumori respiratori e sente l’eventuale alito della vittima
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Manuale per il supporto vitale di
S. Rassu, L. Masia, P. Delussu, base e la defibrillazione precoce
P. Chessa, M.G. Demartis, G. Moroso (BLS-D)
senta del polso carotideo. Tutte queste manovre (BC) devono essere fatti entro
dieci secondi ed il soccorritore dovrà scandire a voce alta il tempo.
Poiché nei primi minuti dopo un arresto cardiaco, la vittima può presen-
tare una apparente respirazione superficiale, bisogna stare attenti a non con-
fondere questo “gasping” agonico con la normale respirazione o distinguerlo
dalla difficoltà legata alla ostruzione delle vie aeree. Le manovre vanno ini-
ziate anche se esiste il solo dubbio di assenza dei segni di vita.
Se il paziente respira normalmente, e non ha subito un trauma, va posto in
posizione laterale di sicurezza e quindi bisogna andare o mandare qualcuno
a chiamare aiuto, controllandolo regolarmente.
Se invece il paziente non respira ma sono presenti i segni di vita si prov-
vede a ventilarlo con una ventilazione ogni 6 secondi per un totale di 8-10
ventilazioni al minuto.
Se il paziente non è cosciente, non respira e non ha segni di vita: è in arre-
sto cardiaco. Lasciare il paziente, andare a chiamare il 118 quindi ritornare
ed iniziare le azioni B e C. Se invece è presente qualcuno, va mandato o si fa
chiamare il 118 e si iniziano immediatamente le azioni B e C che consistono
in trenta compressioni toraciche esterne alternate a due ventilazioni. Per fare
questo è necessario inginocchiarsi a lato della vittima, all’altezza del torace,
gambe leggermente divaricate, per avere una base di appoggio sufficiente-
mente ampia, poggiare la parte prossimale del palmo della mano al centro
del torace, poggiare le parte prossimale della regione palmare della seconda
mano sopra la prima ed incrociare le dita. In questo modo la pressione verrà
Figura 17. Posizione delle mani sullo sterno durante la compressione toraci-
ca esterna (CTE)
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Figura 18. Posizione del soccorritore che esegue le CTE. Notare la posizione
esattamente perperdincolare delle braccia rispetto al piano sternale.
esercitata esclusivamente sullo sterno e non sulle coste stando attenti a non
comprimere il terzo inferiore dello sterno, l’addome o il terzo superiore dello
sterno. Le braccia devono essere esattamente verticali, tese sopra lo sterno
della vittima e perpendicolari alla superficie. Iniziare quindi le compressioni
toraciche esterne (CTE) alla frequenza di circa 100/minuto e di intensità tale
da abbassare la superficie dello sterno di 4-5 cm.
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e si insuffla l’aria per la seconda volta allo stesso modo. Se l’intervento viene
fatto da due soccorritori, quello che si occupa delle vie aeree conterà i cicli al
momento in cui ha completato la seconda insufflazione, in maniera progres-
siva. A questo punto se si è soli si passa rapidamente ad effettuare ulteriori
trenta compressioni continuando la rianimazione cardiopolmonare e mante-
nendo il rapporto di 30:2. Queste manovre si continuano senza interruzione
a meno che la vittima riprenda a respirare regolarmente.
Poiché chi esegue le compressioni toraciche si affatica maggiormente, se i
soccorritori sono due, al quarto ciclo il secondo soccorritore, che si occupava
delle vie aeree, chiama il “cambio”, dopo le due insufflazioni si sposta a sini-
stra all’altezza del torace della vittima e continua le compressioni partendo
dalla 16a del quinto ciclo. Il primo soccorritore, dopo aver effettuato la 15
compressioni si porta invece vicino alla testa pronto ad effettuare le due
insufflazioni. Il cambio dei ruoli dei due soccorritori nel BLS-D è diverso ed
avviene alla fine dei due minuti di RCP, mentre il defibrillatore è in analisi.
Qualora dovessero comparire segni di vita si procederà in senso inverso:
si valuterà la respirazione, se presente si valuta la coscienza, a questo punto
se il paziente ha segni di vita, respira ed è cosciente si rassicura. Se il paziente
respira ma è incosciente si pone in posizione laterale di sicurezza, se ha segni
di vita ma non respira oppure ha una importante difficoltà respiratoria, si
ventila ogni sei secondi per circa 10 ventilazioni al minuto.
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A
Valutazione della coscienza
Controlla
la cavità orale*
durante l’iperestensione
del capo
e solleva il mento
BC
Valutazione attività respira-
toria e segni di vita
GAS e MOTORE
Chiama (o fai chiamare se
due soccorritori) il 118 e atti-
BC va il DAE se disponibile
Azione RCP 30:2 fino all’ar-
rivo del DAE
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Qualora colui che effettua il soccorso non sia capace di effettuare le insuf-
flazioni oppure trova inaccettabile praticare la respirazione bocca-bocca può
attuare la sola compressione toracica esterna. In questo caso, le compres-
sioni devono essere continue ad una frequenza di 100/minuto. Si devono
interrompere le CTE solamente se la vittima inizia a respirare normalmente,
altrimenti la manovra non dovrebbe essere interrotta.
Pertanto, sebbene la combinazione di CTE e ventilazione rappresenti la
sequenza ottimale, il personale laico deve essere incoraggiato, nei casi anzi-
detti, ad effettuare comunque le CTE perché la sopravvivenza è comunque
superiore a quella delle vittime in cui non viene praticata.
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Figura 22 Posizione delle dita per assicurare una perfetta ventilazione assi-
curando l'aderenza della maschera al viso del paziente.
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La Pocket Mask è uno strumento basilare del primo soccorso: rende più
efficace la respirazione artificiale, perché consente l’insufflazione attraverso
bocca e naso, riduce i rischi di infezione e consente la somministrazione di
ossigeno supplementare. Aiuta inoltre a proteggere le vie aeree dall’acqua,
quando si presta soccorso su spiagge, in barca o nell’acqua stessa. La prote-
zione dal rischio potenziale di trasmissione di malattie infettive può anche
essere un fattore importante per rimuovere ogni esitazione ad iniziare una
necessaria manovra di rianimazione cardio-polmonare. Una Pocket Mask
dovrebbe essere trasparente, così che si possano osservare i segni del respiro
ed eventuali segni di ostruzione delle vie aeree; dovrebbe essere morbida e
flessibile, per ben adattarsi al volto della vittima; dovrebbe essere robusta,
compatta e facilmente riponibile; dovrebbe, infine, consentire la sommini-
strazione di ossigeno supplementare alla vittima, attraverso raccordi medicali
standard (giunti 15-22 mm), secondo le più recenti raccomandazioni interna-
zionali. Questa maschera viene poggiata sul viso della vittima stando attenti
che il vertice corrisponda alla radice del naso (esattamente come quella del
pallone autoespansibile). La maschera puo’ essere utilizzata sia su paziente
adulto che pediatrico: in quest’ultimo caso basterà ruotare la maschera in
modo che la parte più larga della stessa venga ad includere il nasino del
bimbo.
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Ventilazione bocca-bocca
Insufflazione bocca-naso
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Presidi aggiuntivi
Figura 24. Tecnica per individuare la misura corretta della cannula di Gue-
del.
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L’apertura delle vie aeree nel traumatizzato viene effettuata con la mano-
vra di sublussazione della mandibola (jaw thrust). Questa manovra viene
effettuata dal solo personale sanitario e consiste nel sollevare la mandibola
con le dita poste lungo il margine posteriore della branca verticale della
mandibola mentre i due pollici posti sul mento spingono in basso il ramo
orizzontale.
Il personale laico effettua solo la manovra del sollevamento del mento
(chin lift) senza iperestensione del capo per evitare che, in presenza di lesioni
del rachide cervicale, si determinino lesioni più gravi.
Sempre nel traumatizzato, la ventilazione bocca-naso viene considerata
una alternativa valida alla ventilazione bocca-bocca. Si può utilizzare se sono
presenti delle lesioni della bocca che rendono difficile la respirazione bocca-
bocca o nel caso in cui non possa essere aperta la bocca.
Figura 26. Posizione delle mani per effettuare la sublussazione della mandi-
bola nel traumatizzato.
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Alcuni aspetti e scelte fatte nella stesura delle nuove linee guida ERC meri-
tano alcune annotazioni al fine di rendere più comprensibili e condivisibili
le scelte effettuate. Una importante prima importante differenza introdotta è
stata l’abbandono delle due iniziali ventilazioni e l’inizio della rianimazione
cardiopolmonare con le CTE. Le ragioni si basano sulla considerazione che
durante i primi minuti di arresto cardiocircolatorio, da causa non asfittica, la
concentrazione di ossigeno nel sangue rimane alta mentre la liberazione di
ossigeno a livello cerebrale e cardiaco è limitata più dal ridotto output car-
diaco piuttosto che dalla mancanza di ossigeno nei polmoni. La ventilazione
viene pertanto considerata meno prioritaria rispetto alle compressioni tora-
ciche. E’ stato inoltre dimostrato che l’acquisizione delle abilità nell’eseguire
le manovre e la memorizzazione nel tempo da parte del personale è tanto
maggiore quanto più queste vengono semplificate: Va aggiunto a questo il
fatto che esiste da parte dei soccorritori una certa riluttanza ad effettuare la
respirazione bocca-bocca per diverse ragioni, tra le quali la paura di contrarre
un’infezione o un vero disagio ad effettuare questa manovra. Per tutte queste
ragioni si è data priorità alle compressioni toraciche nella RCP dell’adulto.
Un altro aspetto di particolare interesse è rappresentato dalla ventila-
zione. Lo scopo di questa azione è quello di mantenere un ossigenazione
sufficiente. Tuttavia, ancora non conosciamo il valore ottimale di volume
corrente, la concentrazione di ossigeno inspirato e la frequenza respiratoria
ottimali. Pertanto le attuali raccomandazioni si basano sulla considerazione
che poiché durante l’arresto cardiaco il flusso ematico polmonare è ridotto,
si può ragionevolmente ipotizzare che un adeguato rapporto ventilazione-
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Figura 28. Posizione laterale di sicurezza: iniziare con il porre il braccio del
lato su cui si trova il soccorritore in abduzione, ad angolo retto rispetto al
corpo, con il gomito piegato ed il palmo della mano rivolto in alto.
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Figura 30. Posizione laterale di sicurezza: dopo aver sollevato la gamba più lonta-
na all’altezza del ginocchio mentre il piede rimane a contatto con la terra, afferrare
la vittima per la spalla e il ginocchio più lontano e ruotorla verso se stessi su un lato.
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Corpo
estraneo
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Corpo
estraneo
Figura 35. Algoritmo di trattamento per l'ostruzione delle vie aeree da corpo
estraneo nell'adulto.
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Figura 35. RCP in un paziente annegato. Dopo la liberazione delle vie aeree e
la valutazione di BC, in presenza di ACC, si inizia con cinque ventilazioni.
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Pulsante di
accensione Pulsante di
Elettrodi
shock
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Caleidoscopio 43
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sinistro della vittima, lo aprirà, estrarrà gli elettrodi ed aiuterà il primo soc-
corritore ad allineare il corpo ed a scoprire il torace della vittima.
Se la vittima è incosciente, il primo soccorritore apre la via aerea e se non
respira e non ha segni di vita chiede al secondo soccorritore di accendere il
DAE e lo manda ad avvisare il 118 mentre inizia le CTE.
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ABC
No segni di vita
Chiama il 118
Analisi
Ricomparsa segni di
vita (movimento, tosse,
RCP 2' (30:2) respiro)
46 Caleidoscopio
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S. Rassu, L. Masia, P. Delussu, base e la defibrillazione precoce
P. Chessa, M.G. Demartis, G. Moroso (BLS-D)
Sebbene non fossero disponibili dati certi che abbiano potuto permettere
al tempo della Conferenza di definire il ruolo dei defibrillatori automatici e
manuali nell’emergenza intra-ospedaliera, alcuni studi sembrerebbero indi-
care che il defibrillatore semiautomatico potrebbe permettere maggiori pos-
sibilità di erogare tre shock e riduce il tempo necessari per arrivare alla defi-
brillazione permettendo quindi una defibrillazione precece. Per tali motivi
l’ERC suggerisce, pur in assenza di forti evidenze, l’impiego dei defibrillatori
semiautomatici soprattutto in quelle aere dove sia necessario semplificare
le procedure di defibrillazione, dove il personale abbia scarse competenze
nella lettura dei ritimi cardiaci e dove la necessità di defibrillare sia piut-
tosto remota. E’ certo che dovrebbe essere sviluppato all’interno di ciascun
ospedale un piano per le emergenze intra-ospedaliere in modo tale che sia
sempre ed immediatamente disponibili una equipe di sanitari preparati e
capaci di fornire l’assistenza necessaria ovvero erogare, se necessario, lo
shock entro tre minuti dall’arresto in qualunque parte dell’ospedale. Appare
assurdo che alcuni ospedali non siano dotati di un piano per l’emergenza
intraospedaliera e mentre esiste una politica per la gestione dell’emergenza
extra-ospedaliera a volte proprio l’ospedale che dovrebbe costituire la mas-
sima espressione dell’efficienza nel far fronte a situazioni di emergenza deve
improvvisare ruoli, compiti e competenze ed appare ancora non definito un
piano di miglioramento continuo della qualità che monitorizzi l’intervallo
di tempo tra l’episodio di arresto cardiaco e l’erogazione del primo shock di
defibrillazione.
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possono verificare degli incendi (ed il paziente può riportare della ustioni)
nel caso gli elettrodi non siano applicati correttamente.
E’ quindi buona norma, prima di erogare la scarica elettrica, chiudere la
bombola dell’ossigeno ed allontanare la maschera dell’ossigeno o la cannula
nasale e porli ad almeno un metro dal torace del paziente. Qualora venga
utilizzato il pallone autoespandibile collegato al tubo tracheale, questo va
lasciato collegato oppure bisogna staccarlo e porlo ad almeno un metro dal
torace del paziente.
Il pugno precordiale
Non esistono studi prospettici che abbiano valutato l’utilità del pugno
precordiale. Il principio fisiopatologico che sta alla base di questa azione
è che l’energia meccanica del pugno possa trasformarsi in enegia elettrica
capace di indurre una cardioversione.
Nei casi segnalati di cardioversione con pugno, questo è stata applicato
entro dieci secondi dall’insorgenza della FV o TV senza polso.
Si può ipotizzare che possa essere impiegato qualora l’arresto sia testimo-
niato ed il defibrillatore non sia a portata di mano.
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Molti fattori si combinano tra loro per influenzare lo stato di salute degli
individui e delle comunità. Il fatto che una popolazione sia sana o no, viene
determinato dalle loro circostanze. I determinanti della salute sono, quindi,
tutti quei fattori la cui presenza modifica in senso positivo o negativo lo stato
di salute di una popolazione. Accreditati studi internazionali hanno effettua-
to una stima quantitativa dell’impatto di alcuni fattori sulla longevità delle
comunità, utilizzata come indicatore indiretto dello stato di salute. I fattori
socio-economici e gli stili di vita, contribuiscono per il 40-50%, lo stato e le
condizioni dell’ambiente per il 20-30%, l’eredità genetica per un altro 20-30%
e i servizi sanitari per ildei
Impatto 10-15%.
determinanti della salute
Servizi sanitari
Servizi sanitari
10%
10%
Fattori
Fattori genetici
genetici
20%
20%
Fattori socio-economici
e stili
Fattori di vita
socio-economici e
stili di vita
50% 50%
Stato e condizioni
Stato e condizioni
dell'ambiente
dell'ambiente
20%
20%
Figura 41. Impatto di alcuni determinanti sullo stato di salute di una popo-
lazione.
Quindi, sebbene molta attenzione sia stata posta sulla tecnica del BLS-D
per la prevenzione della morte cardiaca improvvisa e la diffusione di pro-
grammi di accesso pubblico alla defibrillazione (PAD) con una diffusione
Caleidoscopio 51
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La metodologia formativa
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vo, il progetto segue la logica delle materie e l’unità del contenuto, le attività
formative si basano sulle tecniche di trasmissione dei contenuti (lezioni fron-
tali) e la valutazione viene fatta da parte del docente.
Invece nel modello andragogico, il discente ha una concetto di sé del tutto
autonomo e non dipendente dal docente, la propria esperienza costituisce
una risorsa per l’apprendimento, la disponibilità all’apprendimento è basata
su possibili ruoli che potrebbero essere ricoperti quale diretta conseguenza
della formazione, la prospettiva è quella di una applicazione immediata nella
propria vita lavorativa quotidiana, l’orientamento è centrato sui problemi, il
clima è quello di una reciprocità e rispetto con possibilità di collaborazione
formale, la pianificazione della formazione viene condivisa, la diagnosi del
fabbisogno formativo viene fatta dal discente, la formulazione del progetto
è frutto di una negoziazione con il docente secondo l’individuazione di
obiettivi comuni, il progetto viene portato avanti in sequenza secondo la
disponibilità ad apprendere ed è centrato sulla unità dei problemi piuttosto
che su quella dei contenuti, le attività formative si basano su tecniche basa-
te sull’esperienza e la ricerca (role-playing, analisi dei casi, lavoro a piccoli
gruppi) ed, infine, la valutazione viene fatta insieme.
La conseguenza di quanto anzidetto è che un corso costruito con un
modello andragico costituisce un vero e proprio contratto d’apprendimento:
gli allievi conoscono e sottoscrivono le finalità del corso, che diventa un’im-
presa comune partendo dalla diagnosi dei fabbisogni attraverso la scheda di
rilevazione dei fabbisogni formativi, la formulazione degli obiettivi, l’identi-
ficazione delle risorse/Scelte delle strategie (metodologia), la valutazione dei
risultati (Questionario, Skill test, Soddisfazione, ricaduta organizzativa).
La nucleo della formazione sarà costituito da una serie di regole quali: sta-
bilire un clima favorevole all’apprendimento, creare un meccanismo di pro-
gettazione comune, diagnosticare i bisogni di apprendimento, formulare gli
obiettivi, progettare un modello di esperienza di apprendimento, specificare
le prove del raggiungimento dei risultati, rivedere il contratto con dei consu-
lenti, mettere in atto il programma, valutare i risultati dell’apprendimento
In questo modo le condizioni di apprendimento vedono il discente che
sente il bisogno di apprendere per tutte le motivazioni che abbiamo anzi-
detto, l’ambiente dell’apprendimento è caratterizzato da confort materiale,
fiducia e rispetto reciproci, disponibilità ad aiutarsi reciprocamente, libertà
di espressione e accettazione delle differenze, i discenti percepiscono gli
obiettivi di un’esperienza di apprendimento come propri e come di interesse
prioritario per sé stessi. I discenti accettano di condividere la responsabilità
di progettare e attuare un’esperienza di apprendimento, e perciò si sentono
impegnati in essa, partecipano attivamente al processo di apprendimento che
risulta collegato all’esperienza dei discenti ed anzi fa uso della loro esperien-
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Figura 43. Malcom Knowles, autore del saggio: "Quando l'adulto impara.
Pedagogia ed Andragogia".
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Vengono fornite di seguito le sole letture che hanno costituito il riferimento per la
preparazione di questo breve manuale. Si fa riferimento a queste per l'individuazione
della biobliografia dettagliata che ha supportato le scelte strategiche e comportamen-
tali contenute in questo manulae e nelle Linee Guida adottate.
Siti Internet
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Indice
Introduzione................................................................................................... » 3
Obiettivi formativi......................................................................................... » 5
Epidemiologia della morte improvvisa..................................................... » 6
Definizione di arresto cardiocircolatorio................................................... » 9
Le cause di arresto cardiocircolatorio......................................................... » 10
La catena della sopravvivenza.................................................................... » 11
Obiettivi della rianimazione cardiopolmonare e delle defibrillazione
precoce............................................................................................................. » 13
La sicurezza della scena............................................................................... » 14
La sequenza del BLS..................................................................................... » 16
La rianimazione cardiopolmonare con la sola CTE....................... » 24
Tecniche di ventilazione artificiale................................................... » 24
Ventilazione con il sistema bocca-maschera................................... » 26
Ventilazione bocca-bocca................................................................... » 27
Insufflazione bocca-naso.................................................................... » 27
Presidi aggiuntivi................................................................................ » 28
Apertura della via aerea nel traumatizzato.................................... » 29
Basi teoriche e fisiopatologiche................................................................... » 30
Possibili complicanze di una tecnica non corretta .................................. » 32
Posizione laterale di sicurezza..................................................................... » 33
Ostruzione della via aerea da corpo estraneo........................................... » 36
La rianimazione cardiopolmonare nel bambino....................................... » 39
Rianimazione cardiopolmonare nella vittima di annegamento............. » 40
Inizio e durata delle manovre di RCP........................................................ » 41
Utilizzo del defibrillatore automatico esterno.......................................... » 42
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60 Caleidoscopio
Caleidoscopio I t alian o
Caleidoscopio 61
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62 Caleidoscopio
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Caleidoscopio 63
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64 Caleidoscopio
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Caleidoscopio
Rivista mensile di Medicina
anno 25, numero 213
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