in
Counsellor Professionale
ad indirizzo ipnologico costruttivista
(Operatore nelle relazioni di aiuto psicologico)
Autismo e PNL
2010/2011
INTRODUZIONE
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come DSM-IV-TR, redatto da una commissione di esperti nominata dalla A.P.A
(Associazione Americana degli Psichiatri), colloca a sua volta il Disturbo Autistico
nel gruppo Dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo.
Anche in questa classificazione viene posto laccento, come caratteristiche
diagnostiche da esaminare, sulla triade Marcata e persistente compromissione
dell'interazione sociale,Marcata e persistente compromissione della comunicazione
verbale e non verbale e Modalit dicomportamento, interessi e attivit ristretti,
ripetitivi e stereotipati.
Nel sito Internet dellAssociazione Nazionale Genitori Soggetti Austistici
Emilia- Romagna (ANGSA E-R) e dalla Fondazione Augusta Pini Ospizi
Marini ONLUS vengono fornite le seguenti indicazioni, convalidate dalla
prof.ssa Paola Giovanardi Rossi.
Se si guarda l'intero arco della vita si pu affermare che lautismo : una delle
sindromi pi complesse e difficilmente gestibili dell'et evolutiva.
I bambini autistici non sanno comunicare con gli altri, si tengono in disparte, non
sanno giocare,compiono gesti ripetitivi e senza senso.
Presentano un deficit intellettivo spesso associato:
Attivit ripetitive
Incapacit di giocare Deficit dell'immaginazione
Incapacit a comunicare
Incapacit ad esternare i propri sentimenti
Incapacit a leggere i sentimenti altrui
Incapacit a filtrare gli stimoli ambientali
Mancanza di recettori sociali
Ipersensibilit ai rumori
Una patologia che perdura fino alla vecchiaia
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CARATTERISTICHE DI UN PROGRAMMA FUNZIONALE
In tutti i documenti consultati viene ricordato che molti bambini autistici hanno tratto
giovamento da approcci multi-metodologici.
Quindi raccomando di approfondire la conoscenza di numerosi metodi di intervento,
in modo da poter strutturare percorsi personalizzati sulle peculiarit e sulle necessit
di ciascun singolo bambino in ogni specifica situazione
Vanno comunque evitate limprovvisazione e loccasionalit degli interventi, come
pure la confusione tra obiettivi diversi e diverse modalit di approccio tra persone
diverse o della stessa persona in diversi momenti.
Tutti i documenti consultati, presentano una base di suggerimenti comuni, identificati
attraverso disamine accurate delle diverse metodologie di intervento che hanno
dimostrato di ottenere i risultati pi incoraggianti.
Quando abbiamo a che fare con un bambino autistico non possiamo dimenticare che
egli prima di tutto una persona, un individuo e che il programma che andiamo a
stendere per lui, riguarda lui non il suo disturbo (anche se da esso fortemente
condizionato).
Molti documenti avvertono che bambini autistici sono facilmente abusabili, in
quanto faticano a costruire la coscienza di s, di cosa giusto o sbagliato, ecc.
Pertanto il rapporto che si instaura con loro deve essere pi attento e severamente
autocontrollato, anche in termini etici.
Inoltre necessario che le scelte riguardanti il percorso che si va a delineare per quel
bambino riguardino competenze che gli sono utili per affrontare la vita, che sono
adatte al suo livello di
sviluppo ed in cui lui possa sperimentare il successo, che importante per ogni
persona.
E bene che in ogni momento ci si assicuri che sia in buona salute (talvolta i bambini
autistici non segnalano il dolore anche se ovviamente lo percepiscono), libero da
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sofferenze o irritazioni, che il luogo in cui lavora sia sicuro, stimolante e piacevole,
secondo le sue individuali condizioni.
Un documento pubblicato dalla Autism Association of Western Australia fornisce
in modo concreto ed essenziale alcuni suggerimenti su come impostare correttamente
il rapporto con un ragazzo autistico :
Anche i ragazzi autistici con buone capacit linguistiche hanno difficolt nel
processare il linguaggio.
Luso di un linguaggio concreto e capace di focalizzare i punti essenziali alla
comprensione fornisce un aiuto rilevante per questi ragazzi;
usare supporti visivi per la comunicazione ogni volta che sia possibile
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saper attendere le risposte
I bambini autistici spesso hanno bisogno di pi tempo degli altri per processare le
istruzioni verbali.
E quindi necessario lasciare al ragazzo il tempo di effettuare questo lavoro di
decodificazione della richiesta e di elaborazione della risposta.
Ripetere la domanda interrompe il processo di elaborazione e lo rallenta creando
confusione
Alcune persone con autismo spesso non riescono a processare stimoli visivi e uditivi
contemporaneamente.
Queste persone possono guardarvi o ascoltarvi ma non tutte e due le cose insieme.
Il fatto che non vi guardano mentre parlate non significa automaticamente che non vi
ascoltano.
saper gratificare
Tutti noi lavoriamo meglio in un ambiente che ci fornisce possibilit di successo e nel
quale i nostrisforzi sono apprezzati.
Questo vale anche per i ragazzi autistici.
Pi possibilit di successo vengono loro fornite, pi il contesto diventer un luogo
piacevole per loro.
Pi siamo capaci dimostrare soddisfazione premiandoli in modo significativo per
loro, pi saranno sollecitati a impegnarsi.
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E meglio focalizzarsi sulle mete fondamentali eimparare a tralasciare aspetti
secondari, evitando continui scontri.
I compromessi sono possibili.
lavorare in team
Partendo dal presupposto che tutti si vuole il bene del bambino, occorre strutturare
processicomunicativi aperti e cooperanti tra tutti gli adulti coinvolti. Comportamenti
proattivi aumentanole possibilit di successo.
imitazione
simbolico
gioco
interazione sociale
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I programmi tentano di assicurare lacquisizione delle competenze essenziali
allinterno di un Contesto strutturato, lavorando sulla possibilit di trasferire queste
competenze in contesti meno strutturati, pi complessi e pi naturali
routine e predicibilit
registrare i comportamenti
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INSEGNAMENTO STRUTTURATO
resistenza al cambiamento
difficolt nellorganizzarsi
Di seguito sono suggerite alcune modalit possibili di lavoro con ragazzi autistici che
concretizzino le linee generali sopra elencate, inserendole nella tradizione pedagogica
del nostro paese.
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ESEMPIO DI COMPITO STRUTTURATO: PIEGARE UN TOVAGLIOLO
Preparare un tovagliolo disponendo sul rovescio quattro etichette con colori uguali a
due a due (sinistra alto con sinistra basso; destra alto con destra basso).
Nel tovagliolo cos piegato applicare altre quattro etichette con colori uguali a due a
due (alto sinistra con alto destra; basso sinistra con basso destra)
1)Mostrare al ragazzo come piegare in modo che il bollino blu tocchi il suo
compagno e cos il bollino rosso.
2) Mostrare al ragazzo come piegare in modo che il bollino rosso tocchi il suo
compagno e cos il bollino verde.
Quando il ragazzo diventato abile a piegare il tovagliolo con le etichette, lo stesso
tovagliolo diventa il modello per la piegatura degli altri tovaglioli.
Predisporre sul tavolo la pila dei tovaglioli da piegare, un cesto in cui riporre i
tovaglioli piegati, il tovagliolo-campione sulla sinistra e sulla destra il primo
tovagliolo da piegare. allinizio pu aiutare usare un tovagliolo stirato con le pieghe
gi fatte.
Si esegue la prima piegatura sul tovagliolo campione e la si ripete uguale nel
tovagliolo da piegare.
Si esegue allo stesso modo la seconda piegatura.
Il tovagliolo piegato viene messo nel cesto.
Si ricomincia con il nuovo tovagliolo.
Per lautonomia delle persone autistiche possono essere utili anche strumenti pensati
per altri tipi di difficolt.
Ad esempio tra i sussidi per le persone non vedenti esistono dei metri parlanti che
potrebbero essere utilizzate anche da autistici che non riescono a leggere i numeri.
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PRIMO COLLOQUIO: ACQUISIRE INFORMAZIONI
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In caso le autonomie siano raggiunte, per lo meno in parte, occorre sapere come sono
state costruite le relative routine, in modo da poter proseguire senza strappi e senza
traumi.
In caso non siano state raggiunte, cosa gi stato fatto e cosa si pensa di fare per
acquisirle, in modo da poter coordinare lazione sia con la scuola che della famiglia;
- sulle peculiarit del bambino: come si comporta, cosa gli piace e cosa gli fa paura,
cosa lo aiuta e cosa lo ostacola, da quali segnali si capisce se spaventato o allegro,
cosa mangia e cosa rifiuta, se scappa e si perde, se si nasconde e preferibilmente in
quale tipo di luoghi, da cosa viene rassicurato nei momenti di crisi (ad esempio se
tranquillizzato dalla musica, e da quale, o se ne infastidito), ecc.
- se il bambino presenta comportamenti stereotipati e quali; in quali occasioni essi si
accentuano o cosa li affievolisce o li contrasta;
- un dettagliato resoconto delle attivit svolte, degli obiettivi raggiunti e di quelli
emergenti, delle strategie che hanno funzionato e di quelle da evitare, ed ogni tipo di
consiglio che possa essere utile al miglioramento.
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COSTRUIRE LA DOCUMENTAZIONE: documentare le informazioni in ingresso
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(mostra sofferenza o disagio per alcuni stimoli, e quali? Preferisce alcuni stimoli
sensoriali, e quali?)
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ORGANIZZARE GLI SPAZI
Abbiamo visto che linsegnamento strutturato comporta innanzi tutto una attenta
predisposizione degli spazi in cui lallievo autistico lavora e si relaziona con gli adulti
e con i compagni.
Ovviamente la strutturazione dello spazio va pensata diversamente in relazione allet
dellallievo.
Qui si possono fornire solamente alcuni suggerimenti generali.
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La prima regola stabilisce che lambiente deve essere chiaramente strutturato in modo
fisso perch ci si possa orientare con sicurezza sapendo dove si va a fare cosa.
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ORGANIZZARE I TEMPI
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abbandonato, dimenticato, tralasciato, e senza che si perda il senso di ci che si sta
facendo o che si facciano cose senza senso.
Lorganizzazione del tempo del bambino autistico deve prevedere momenti di lavoro
individuale, di lavoro in piccolo gruppo e, se ed in quanto possibile, lavori con gruppi
pi numerosi.
Quindi anche i tempi dei compagni dovranno essere organizzati in modo da
intrecciarsi conquelli programmati per il bambino autistico, per fare cose che abbiano
un senso per lui e per loro.
Il concetto di tempo concerne anche la durata delle attivit, come pure il numero di
volte in cuiun determinato compito deve essere eseguito o quanti esercizi devono
essere svolti.
Per rendere autonomi bambini che non sanno contare e che hanno bisogno di supporti
visivi per comprendere quanto lavoro hanno gi fatto e quanto manca alla fine, si
ritrovano in rete suggerimenti interessanti e facilmente replicabili.
C una scheda perforabile nella quale sono gi indicati tanti fori quanti esercizi il
bambino deve fare prima della pausa.
Ad ogni esercizio completato si perfora un foro; quando i fori sono finiti la seduta di
lavoro completata. Stesso obiettivo si pu raggiungere applicando striker su schede
come le seguenti:
Questi sistemi hanno, rispetto ad altri, il vantaggio che alla fine della giornata il
bambino pu vedere tutte le sue schede perforate o riempite di striker e, con
leventuale aiuto di foto, ripercorrere il lavoro compiuto.
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I MODELLI DI INTERVENTO PER BAMBINI AUTISTICI
TOKEN
I token sono dei riconoscimenti simbolici (tipo delle stelle dorate o dei gettoni) che
possonoessere cambiati con beni materiali o con attivit gratificanti secondo
parametri stabiliti, quandopossibile stabiliti in accordo con il ragazzo stesso.
Ad esempio se un ragazzo esegue bene tutte le tranche di lavoro della giornata
accumula quattrotoken, che possono essere quattro stelline applicate al tabellone di
quella giornata.
Un altro tabellone stabilisce il valore di cambio dei token: dieci stelline valgono
una barretta di cioccolato oppure 15 minuti di salto sul tappeto elastico della palestra;
venti stelline valgono un CD di musica oppure un puzzle; e cos via.
In accordo con la famiglia si possono anche stabilire crediti che possano essere
riscossi in famiglia: una intera settimana di stelline pu valere una gita in campagna
per correre sui prati, ad esempio.
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Si tratta ovviamente di soluzioni non fine a se stesse ma strumentali per ottenere
risultati che con altri sistemi non si otterrebbero. Soluzioni che si adottando
programmando gi dallinizio i percorsi per potere in seguito farne a meno.
Un ulteriore suggerimento, consiste nelleseguire attentamente lanalisi delle singole
componenti di ogni compito che viene proposto al bambino, costruendo la capacit
di eseguire tali componenti una alla volta. In lingua inglese questa attivit viene
definita task analysis ed insegnata nel nostro paese nelle cattedre universitarie di
psicologia di matrice cognitivista.
Una delle applicazioni della task analysis che si sono rivelate pi produttive per i
bambini autistici quella riferita ai compiti della vita quotidiana (vestirsi, svestirsi,
lavarsi, usare correttamente il bagno, aprire il frigorifero per prendere una bibita e poi
richiuderlo, apparecchiare la tavola, ecc.).
Questa analisi sta alla base anche delle strisce illustrative che vengono affisse sia in
bagno sia nei luoghi di vita del ragazzo per ricordargli come deve fare.
Alcune sequenze possono anche essere riunite in libretti o inserite in un palmare
per consentire, soprattutto andando verso let adulta, un uso pi facile e discreto di
questo fondamentale supporto allautonomia personale.
Per aiutarsi nellanalisi dei compiti si suggerisce luso dei diagrammi di flusso. Come
si precisa pi avanti, man mano che lallievo apprende le sequenze, il supporto visivo
deve essere ridotto in forma sempre pi riassuntiva.
Una riflessione pedagogico- didattica con esempi legati allacquisizione delle
autonomie personali :
Ovviamente non si tratta soltanto di autonomie personali. Individuare in questo modo
tutte le varie sequenze che compongono un compito ed insegnarle una alla volta
facilita lapprendimento dellallievo autistico e rende linsegnante pi consapevole di
quello che sta insegnando, delle variecomponenti del compito e delle relative
difficolt.
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Va sottolineato che questo strumento facilitatore particolarmente efficace proprio
con i bambini autistici e con bambini con gravi compromissioni intellettive.
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LE ATTIVIT E METODI DIDATTICI
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LANALISI INIZIALE DELLE COMPETENZE DEL RAGAZZO
AUTISTICO
Nel nostro paese il compito di valutare il ragazzo autistico in tutti i suoi vari aspetti
di stretta competenza sanitaria; dalla Diagnosi Funzionale e dal Profilo Dinamico
Funzionale devono pervenire alloperatore le informazioni di base su cui impostare il
proprio lavoro.
Tuttavia loperatore ha la necessit di effettuare una propria osservazione di ogni
bambino e quindi deve strutturare degli strumenti attraverso cui individuare i
comportamenti da osservare e i contesti operativi in cui devono essere osservati.
Posso indicare qui soltanto un elenco esemplificativo di alcuni indicatori generali.
MOVIMENTO DEL CORPO,
EQUILIBRIO INMOVIMENTO E DAFERMO, COORDINAZIONE DEI
MOVIMENTI
ABILITA GROSSOMOTORIE E FINOMOTORIE
COMPORTAMENTI USUALI
ABITUDINI
ROUTINE
LA PRESENZA O MENO DI LINGUAGGIO ORALE. SE PRESENTE A QUALE
LIVELLO. ECOLALIE
FUNZIONAMENTO SENSORIALE (i ragazzi autistici spesso processano le
informazioni
sensoriali in modo inusuale e hanno ipo o iper sensibilit diverse per i diversi
organi di senso,
sensibilit che variano peraltro da momento in momento anche per lo stesso senso)
COMPORTAMENTI
PROBLEMA
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CAPACITA SOCIALI RAPPORTO CON GLI OGGETTI (attaccamento a
determinati oggetti, fascinazione da oggetti meccanici, ecc.)
COSE CHE PIACCIONO (lista di possibili ricompense)
INTERESSI PARTICOLARI E TOTALIZZANTI RESISTENZA AL
CAMBIAMENTO
Uno dei maggiori problemi causati dallautismo consiste nel fatto che questi bambini
non sono capaci di imparare spontaneamente da soli, guardando gli altri e imitandone
i comportamenti. Non si d quindi nel loro caso quellapprendimento incidentale
che la modalit attraverso la quale tutti noi, fin dalla pi tenera et, impariamo e
comprendiamo tante cose senza che nessuno ce le insegni e spesso senza che ne
siamo consapevoli.
Come ricorda Autisme Europe nel proprio documento di posizione sulleducazione
per le persone con autismo: leducazione il solo mezzo attraverso il quale i
bambini con autismo possono apprendere quello che gli altri bambini apprendono
facilmente da soli.
Una delle prime attivit da affrontare consiste quindi nellinsegnare a imitare, ad
esempio usando uno specchio in cui entrambi, insegnante e bambino, si riflettono
cos che il bambino si trovi facilitato nel ripetere i gesti delladulto
Grande importanza riveste la possibilit di affiancare al bambino autistico un altro
bambino, particolarmente paziente e consapevole, che possa essere coinvolto come
modello in azione per insegnare al bambino autistico a fare come lui.
GLI ESPERTI CONFERMANO CHE IL CANALE VISIVO QUELLO
ATTRAVERSO CUI I BAMBINI AUTISTICI APPRENDONO E
MEMORIZZANO PI FACILMENTE
Pertanto, anche se non si possono mai stabilire regole universalmente valide, bene
che la scuola predisponga piste di lavoro che si appoggino su questo punto di forza.
Le piste di lavoro devono essere strutturate a misura di singolo bambino, in quanto
anche in questo campo non esistono regole valide per tutti (basti pensare che vi sono
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bambini autistici che hanno preferenze assolute o avversioni totali verso alcuni
colori).
Ci non significa che i bambini autistici siano tout court dotati di uno stile cognitivo
di tipo visivo.
La facilitazione allapprendimento fornita da supporti visivi potrebbe essere collegata
alle carenze di memoria e di attenzione: le istruzioni verbali, infatti, avvengono in
modo lineare nel tempo e non rimangono disponibili.
Al contrario le istruzioni visive rimangono e possono essere riguardate per tutto il
tempo che occorre al bambino per elaborare le informazioni, avviare lazione,
realizzarla e concluderla.
E comunque necessario non dimenticare n trascurare il canale uditivo perch esso
potrebbe comunque costituire la modalit cognitiva originaria della persona, non
utilizzabile per le ragioni sopra ipotizzate; il bambino autistico con modalit
cognitive uditive potrebbe trovarsi ad agire come una persona destrimana amputata
della mano destra che deve giocoforza usare la mano sinistra.
Tutto ci senza che nessuno se ne renda conto.
Inoltre necessario comunque che il bambino impari ad utilizzare il canale uditivo e
a discriminarecorrettamente gli stimoli sonori, in quanto questo costituisce un aspetto
fondamentale perlautonomia personale, la qualit della vita e lo sviluppo degli
apprendimenti.
LE FILASTROCCHE CANTATE
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Spectrum Disorders Website, che fa parte delle iniziative tecniche di supporto messe
in campo dal Kansas State Department
Un campo in cui il bambino autistico ha particolarmente bisogno di essere sostenuto
quello delluso appropriato e finalizzato degli oggetti. Infatti mentre gli altri bambini
imparano, ad esempio, ad aprire un rubinetto guardando gli altri che lo fanno, il
bambino autistico spontaneamente non lo fa.
Quindi occorre predisporre con grande attenzione le piste di lavoro che riguardano
tutti gli oggetti che servono alla vita quotidiana e allapprendimento, insegnandone
anche le maggiori varianti possibili (non tutti i rubinetti sono fatti allo stesso modo)
Il linguaggio e la comunicazione sono una delle aree maggiormente colpite in caso di
autismo.
I bambini autistici spontaneamente sviluppano in modo limitato il linguaggio
recettivo ed in misura ancora minore quello produttivo come pure il linguaggio
gestuale e mimico.
Va ricordato inoltre che possibile (che non significa facile) insegnare a leggere e a
scrivere anche a bambini che non presentano (o presentano in misura minima)
produzione verbale, avvalendosi del supporto di oggetti concreti e di immagini.
Anche i bambini che non riescono a imparare a leggere nel vero senso della parola,
possono imparare a riconoscere la forma di alcune decine di parole (soprattutto
brevi); questa sia pur limitata competenza pu essere di grande aiuto nelle situazioni
concrete della vita. Ad esempio si pu non conoscere i numeri ma imparare a
riconoscere il numero dellautobus che porta da casa a scuola, o riconoscere la scritta
STOP associata al semaforo rosso comprendendo che ci si deve fermare, e cos
via.
Esempio:facilitare limpugnatura degli strumenti per la scrittura
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E bene ricordare che gli strumenti con superfici piatte sono pi facili da impugnare
tra pollice, indice e medio.
Per gli allievi con difficolt fino-motorie quindi preferibile scegliere strumenti da
scrittura con superfici piatte come nellesempio del pennarello a sinistra che a
sezione triangolare.
In caso sia necessario, bene ricordare che esistono in commercio delle
impugnature di aiuto di forma diversa che possono facilitare la prensione in molte
situazioni di difficolt motoria.
Come abbiamo detto in precedenza lautismo una grave patologia che rientra nel
quadro dei disturbi generalizzati dello sviluppo; la sua origine incerta, anche se
sembra ormai confermata la presenza di una qualche lesione/disfunzione a livello
biologico.
Esso colpisce circa 2/5 soggetti su 10000 con un rapporto M:F di 4-5:1 (Wing,
1993) e comporta un deficit nelle diverse aree di sviluppo: cognitiva, sociale,
affettiva, linguistica.
Tutte le definizioni attualmente accettate includono tre criteri fondamentali per la
diagnosi: compromissione dellinterazione sociale, compromissione della
comunicazione verbale e non, restrizione delle attivit immaginative, degli interessi e
delle normali variazioni comportamentali.
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Se analizziamo il comportamento non verbale dei bambini affetti da autismo ci che
colpisce che essi non utilizzano i gesti per comunicare e compensare le loro carenze
sul piano dellespressione linguistica, se non in misura estremamente limitata.
Limportanza dei gesti nelle prime fasi dello sviluppo comunicativo stata
ampiamente sottolineata allinterno di ricerche sulla comunicazione e lacquisizione
del linguaggio. In questi studi stato evidenziato come i gesti sono frequentemente
utilizzati dai bambini nel corso dei primi due anni di vita per comunicare ed hanno un
importante ruolo di transizione nel processo di acquisizione del linguaggio.
Il repertorio gestuale dei bambini con autismo appare invece alquanto anomalo e
peculiare, poich differisce sia da quello dei bambini normodotati che da quello dei
bambini affetti da altri disturbi dello sviluppo.
Sembra dunque utile prendere in considerazione quali sono le caratteristiche dello
sviluppo gestuale dei bambini con sviluppo tipico ed atipico, prima di descrivere le
anomalie del repertorio gestuale dei bambini affetti da autismo.
Pi avanti verranno innanzi tutto presentate le principali definizioni di gesto e le
pi noteclassificazioni delle tipologie gestuali nelladulto e nel bambino. Verranno
poi illustrate le principali tappe dello sviluppo gestuale del bambino neurotipico, con
particolare attenzione agli studi sul gesto di indicare, che per le sue particolari
caratteristiche stato uno dei pi studiati dalla letteratura sullargomento.
In seguito verranno presentati degli studi sul repertorio gestuale dei bambini con
diversi quadri sindromici: sordit, disturbi specifici del linguaggio, sindrome di
Williams e sindrome di Down.
Tali ricerche si sono rivelate particolarmente interessanti in quanto questi bambini
presentano spesso ritardi o anomalie del linguaggio, ed i gesti possono costituire per
loro un importante fonte alternativa di comunicazione.
Al contrario dei bambini con tali patologie, i bambini affetti da autismo, pur
presentando notevoli ritardi o perfino assenza di sviluppo linguistico, non
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compensano tale limitazione con una ricca gestualit, ma al contrario il loro
repertorio gestuale appare particolarmente povero, probabilmente anche come
conseguenza delle caratteristiche proprie della patologia ed in particolare del deficit
che questi bambini presentano nellinterazione sociale, che li rende non desiderosi di
comunicare.
Anche in questo campo una parte importante viene assegnata agli studi sul gesto di
indicare. In particolare si rivelata fondamentale la scoperta che i bambini con
autismo presentano gravi difficolt nel produrre e comprendere lindicare
protodichiarativo ed a questo proposito sono le
ricerche che connettono questa mancanza ad un deficit della teoria della mente nei
soggetti con autismo (Camaioni, 1997).
Infine verranno presentati diversi studi che rilevano come la mancanza di gesti, ed in
particolare del gesto di indicare protodichiarativo, si sia rivelata in molti casi un
indice attendibile per discriminare soggetti affetti da autismo da quelli con sviluppo
tipico ad unet molto precoce, intorno ai 12-18 mesi.
Lo studio del repertorio gestuale dei bambini con autismo, pu essere dunque molto
importante in quanto non solo aiuta a comprendere meglio le caratteristiche e i deficit
di questa sindrome, ma costituisce anche un campo proficuo nella ricerca di indicatori
per una diagnosi sempre pi precoce, dato che let media attuale in cui essa avviene
di circa 3 anni, e quindi per un sempre pi tempestivo intervento volto a migliorare
la qualit di vita di questi soggetti e delle loro famiglie.
E stato infatti ampiamente documentato come bambini trattati precocemente hanno
in futuro una qualit di vita migliore rispetto a coloro che vengono diagnosticati ad
et pi avanzate.
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IL GESTO: PRINCIPALI DEFINIZIONI
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Secondo McNeill (1992) tutti i movimenti visibili del parlante sono dapprima
divisibili in gesti e non gesti; questi ultimi comprendono il toccare se stessi e la
manipolazione di oggetti.
Tutti gli altri sono gesti. Questi ultimi sono definiti con riguardo alla loro relazione
con il linguaggio come movimenti non convenzionali che co-occorrono col parlato, e
tale definizione, come si pu notare, pu essere applicata a quella che Kendon (1986)
definisce gesticolazione.
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LE TIPOLOGIE GESTUALI
Per introdurre gli studi che seguono ci sembra utile argomentare su quelle che sono
le pi note classificazioni gestuali utilizzate nella letteratura che si occupata di
questo aspetto nellambito della psicologia e delle scienze sociali.
Una delle prime classificazioni di gesti stata proposta da Ekman e Friesen (1969).
Essi si sono occupati di analizzare il repertorio della comunicazione non verbale
nelluomo, con particolare attenzione ai gesti e soprattutto alle espressioni del volto.
Questi autori hanno fornito supporti sperimentali alle analogie nelle modalit di
significazione mimica delle emozioni in varie culture, individuando i cosiddetti
universali, cio delle configurazioni espressive tipiche di quelle che possono essere
considerate le emozioni fondamentali, e analizzando le regole di esibizione delle
emozioni che invece sono diverse da cultura a cultura.
Tornando alle classificazioni gestuali, Ekman e Friesen seguono tre criteri:
- luso, cio le circostanze esterne che possono coincidere col gesto, inibirlo,
causarlo o classificarne il significato, il tipo di relazione col parlato, il grado di
consapevolezza di chi lo compie, lintenzionalit della comunicazione, il feed-back
esterno che il gesto pu ricevere, e il tipo di informazione comunicata che pu essere
condivisa o meno da chi compie il gesto e chi lo osserva, di tipo informativo,
comunicativo o interattivo
-lorigine, ossia come il gesto entrato a far parte del repertorio dellindividuo; pu
essere una risposta specifica della specie umana a stimoli esterni, pu essere appreso
perch comune a tutta la specie o appreso allinterno di specifiche culture
- la codifica, cio la corrispondenza tra il segno
gestuale e il suo significato. Questo pu essere estrinseco se il gesto sta per
qualcosaltro o intrinseco quando coincide con il suo stesso significato
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Il repertorio gestuale dei bambini con autismo
In base a queste categorie gli autori classificano i seguenti tipi di gesti:
-emblemi:gesti appresi culturalmente,prodotti anche per sostituire un atto
linguistico(fare ciao con la mano)
-illustratori:gesti legati al discorso che ne chiariscono il contenuto(es.mostrare con le
mani la forma di un oggetto di cui si sta parlando)
-adattori:gesti inconsapevoli,appresi durante linfanzia che riguardano contatti con il
proprio corpo(autoadattori),scambiare oggetti o contatti fisici con altre
persone(eteroadattori) o contatti con oggetti(es.giocare con qualcosa che si ha in
mano)
-segni regolatori:per lo pi movimenti del capo o del volto che servono a controllare
il flusso del conversazione
-espressioni delle emozioni tramite il volto,Ekman e Friesen individuano sette
emozioni di base:gioia,sorpresa,paura,tristezza,rabbia,dolore e disgusto.
Una classificazione pi recente e anche utilizzata negli studi e nelle ricerche sulla
produzione gestuale, quella di McNeil,il quale considera il gesto come parte del
linguaggio e dunque prende in considerazione luso dei gesti allinterno del
discorso:Egli distingue i gesti in proposizionali e non.
Del primo gruppo fanno parte quei gesti che appartengono al processo di ideazione:
-iconici:gesti che somigliano nella forma e/o nel contenuto a qualche aspetto concreto
del contenuto semantico del discorso che accompagnano
-deittici:il gesto trae significato dal suo referente che pu essere realmente presente
nellambiente solo idealmente.Uno dei gesti deittici pi frequentemente studiati il
gesto di indicazione (estensione del braccio e/o del dito indice in direzione di un
oggetto/evento)
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-metaforici:gesti che esprimono concetti astratti che vengono concretizzati in una
specifica forma fisica.
I gesti non preposizionali caratterizzano invece lattivit discorsiva e vengono
suddivisi in:
- beats: movimenti delle mani e/o braccia in su, gi, avanti, dietro, con funzione di
enfatizzare le parti del discorso a cui sono associati e dare ritmo alla conversazione
-coesivi: gesti che partecipano con le parole allespressione del contenuto del
discorso.
Come si pu notare Ekman e Friesen (1969), a differenza di altri autori pi recenti,
come Kendon (1986) e McNeill (1992) considerano nel sistema gestuale anche
espressioni facciali e movimenti non solo delle mani e delle braccia.
Nelle ricerche sui bambini, che interessano maggiormente gli studi che verranno di
seguito illustrati, di solito vengono utilizzate due macrocategorie per codificare la
gestualit.
I gesti vengono suddivisi in deittici (indicare, dare, mostrare e richiesta ritualizzata),
quelli cio in cui il referente dato dal contesto in cui il gesto viene messo in atto
(Camaioni, Volterra e Bates, 1976), e gesti referenziali che al contrario, denotano uno
specifico referente e rimangono relativamente stabili anche in contesti diversi.
(Caselli 1983).
IL GESTO DI INDICARE
Il gesto di indicare di particolare rilievo tra i gesti comunicativi sia perch
universale,in quanto diffuso in tutte le culture, ed anche perch possiede delle
caratteristiche peculiari: appare frequentemente nella comunicazione infantile, si
sviluppa in maniera diversa rispetto agli altri gesti in quanto sembra comparire
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spontaneamente piuttosto che come imitazione del comportamento, ed unabilit
unicamente umana.
Questo gesto stato anche uno dei maggiormente studiati nella letteratura della
comunicazione infantile e tra coloro che se ne sono occupati in modo particolare
ricordiamo sia Vigotskij (1962) che Werner e Kaplan (1963).
Questi autori hanno avanzato due diverse ipotesi sullorigine di questo gesto e sulle
sue funzioni.
Per Vigotskij (1962) lindicare fondamentalmente un gesto strumentale ed emerge
dai tentativi falliti di raggiungere un oggetto da parte dellinfante. Per Werner e
Kaplan (1963) al contrario il gesto di indicare e quello di prensione seguono due linee
evolutive diverse, e lindicare ha principalmente una funzione contemplativa o
dichiarativa.
Essi sottolineano infatti che sin dalla sua comparsa (10-12 mesi) il gesto di indicare
viene prodotto in contesti comunicativi (stimoli distali, oggetti fuori dalla portata del
bambino) in cui la funzione del gesto quella di condividere lattenzione/interesse
per un bersaglio, senza che si verifichi quasi mai la sostituzione dellindicazione con
la prensione. Il gesto di prensione, daltro canto, appare in contesti (stimoli
prossimali, oggetti appena fuori dalla portata del bambino) in cui la funzione del
gesto quella di segnalare il desiderio di raggiungere e prendere un oggetto.
I ricercatori hanno cercato di sottoporre a verifica queste due concezioni,
confrontando la capacit del bambino di usare il gesto di indicazione e la richiesta
ritualizzata (es. stendere il braccio con il palmo della mano aperta).
Secondo alcuni studiosi (Murphy e Messer, 1977; Leung e Rheingold, 1981) il fatto
che la richiesta ritualizzata venga padroneggiata dal bambino prima dellindicare e
che la sua frequenza diminuisca con let parallelamente allaumento dellindicazione
costituisce una prova a favore dellipotesi di Vygotskij.
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PROGRAMMAZIONE NEURO LINGUISTICA
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La persona Visiva dir Vedo che mi stai spiegando bene le cose
La persona Auditiva dir Ti sento chiaramente
La persona Cinestesica dir Ho la sensazione di capire quello che dici
Meta Programma
Il Meta Programma uno schema di comportamento. Il nostro comportamento
segue uno schema, una serie di istruzioni che abbiamo nel cervello, proprio come i
computer, che sono legate in parte agli archetipi i quali ci muovono nel tempo nello
spazio e nellenergia e in parte prodotti da quella che il programma che la natura
ci ha dato. Un es.: la mamma quando eri piccolo ed hai rubato una mela ti ha dato
un ceffone e tu te lo ricordi per tutta la vita. La risposta a ci sar da grande se
non rubo una mela ammazzo qualcuno oppure non mangio pi le mele in vita
mia. Queste sono le risposte ed importane comprendere che il comportamento di
non mangiare le mele legato al ceffone che tua madre ti ha dato quando avevi 3
anni.
I comportamenti dellessere umano non sono infiniti, ci sono una decina di
programmi ed ogni persona allinterno di questi programmi si comporta in un certo
modo.
Es.: Andiamo a fare la spesa al supermercato: prima passiamo dal veterinario, poi
in tintoria,poi.. ecc . Qui si segue una procedura.
Es.: Andiamo a fare la spesa al supermercato: partiamo! Qui ci si attiva
immediatamente.
Questa una categoria molto interessante: Es. Si va al cinema questa sera? Si, si va
al cinema. Questa una persona in accordo. Quelli che generalmente dicono no,
sono di 2 categorie. I no propositivi e i no senza proposizione. Es.: Si va al cinema
questa sera? No andiamo a teatro. Questo un propositivo. Es.: Si va al cinema
questa sera? No.Allora andiamo a teatro? NoAllora andiamo a cena fuori? No.
La motivazione non che la persona non vuole andare al cinema, a teatro o a cena
fuori, che vi vuole dire NO!
9- FAMILIARITA-NOVITA: conservatori-innovatori
Es.: Bisognerebbe cambiare il sistema operativo del PC. Nel caso di un conservatore
la reazione potr essere del tipo Mannaggia se non cambio il sistema operativo
tutto il lavoro mi salta, devo rimettere mano nel PC. Nel caso di un innovatore la
reazione sar del tipo Ma chi se ne importa, compriamo un PC nuovo che si fa
prima.
Immaginiamo di avere una telecamera nel cervello e nel momento in cui facciamo
dei sogni ad esempio, o ricordiamo un evento, o lo immaginiamo, possiamo farlo in 2
modi. Nel primo caso, Associativo, la telecamera nei nostri occhi e quindi
guardiamo noi da dentro ci che succede; oppure la telecamera fuori,
Dissociativo,e ci vediamo da fuori.
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