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Bonae Artes 3

Dalla RES PUBLICA al Comune


Uomini, istituzioni, pietre dal XII al XIII secolo
2016
Fondazione Centro Studi Leon Battista Alberti, Mantova

Edizione a cura di
Scripta edizioni, Verona
idea@scriptanet.net

Cura redazionale
Veronica Ghizzi

Progetto grafico e copertina


a cura di Scripta edizioni

Fotolito
Luca Toffalori

ISBN 978-88-98877-64-5
Bonae Artes 3

Dalla RES PUBLICA


al Comune
Uomini, istituzioni, pietre dal XII al XIII secolo

a cura di
Arturo Calzona e Glauco Maria Cantarella

scripta edizioni
CENTRO STUDI
LEON BATTISTA ALBERTI
MANTOVA

Fondazione Centro Studi L.B. Alberti


L.go XXIV maggio, 11 - 46100 Mantova
tel. e fax 0376 367183
csalberti@comune.mantova.it

Presidente della Fondazione


Livio Giulio Volpi Ghirardini

Direttore della Fondazione


Arturo Calzona

Presidente Comitato Scientifico


Arturo Calzona

Comitato Scientifico
Lucia Bertolini, Arturo Calzona,
Glauco Maria Cantarella, Stefano Carotii

Coordinamento editoriale e segreteria organizzativa


Veronica Ghizzi

Il Centro Studi Alberti si avvale del sostegno di


Ancora una volta il Centro Studi Alberti e la casa editrice Scripta presentano
gli atti di un Convegno Internazionale che ha affrontato temi di grande in-
teresse e che stato, come i precedenti (La Reliquia del Sangue di Cristo, tenuto
nel 2011, e Il Principe In/visibile, tenuto nel 2013 e pubblicato da Brepols),
caratterizzato da intense e appassionate discussioni.
Il tema della civilt comunale nei suoi molti e variegati aspetti uno di
quelli pi intensamente partecipati negli ultimi anni; ovviamente non era
pensabile di condensare in poche giornate e in un solo volume tutte le pos-
sibili emergenze storiche, e circostanze impreviste hanno purtroppo impe-
dito di affrontare casi di grande importanza come quello di Milano, ma gli
apporti e il confronto di studiosi di discipline differenti hanno portato allo
scambio di saperi che hanno aperto prospettive e panorami nuovi e forieri
di sviluppi, anche (ed una delle prime volte che ci accade) attraverso la
considerazione di esperienze cittadine al di fuori dellItalia.
Il che , del resto, nella tradizione e per cos dire nel DNA del Centro Stu-
di Alberti, sede deccellenza per incontri scientifici, tanto di studiosi ormai
maturi quanto di giovani di provata capacit e originalit: a dimostrazione
del fatto che, come spesso si sente dire e troppo spesso si dimentica nella
pratica, la ricerca scientifica e culturale uno dei maggiori patrimoni dIta-
lia, quando non sia condizionata da pratiche (e pregiudizi) che ne limitano
gli sviluppi e possono perfino comprometterne il futuro. Il fatto che studiosi
stranieri abbiano entusiasticamente aderito e partecipato anche in questa oc-
casione ne , a nostro avviso, forse il riconoscimento pi evidente e palpabile.
Ci auguriamo che si tratti solo di un ulteriore passo di un cammino anco-
ra lungo e fruttuoso.

Arturo Calzona, Glauco Maria Cantarella

VII
Sommario

1 Glauco Maria Cantarella


Noi&Loro. Sguardi dellaltro

11 Giuseppa Z. Zanichelli
Res publica in miniatura: i codici di lusso della societ comunale

25 Marialuisa Bottazzi
Lepigrafia dellItalia Comunale: evidenze negative e positive

55 Francesco Gandolfo
Roma al tempo di Arnaldo da Brescia

75 Carlo Tosco
I primi palazzi comunali e larchitettura cistercense: nuove linee di ricerca

83 Antonella Perin, Roberto Livraghi


Il broletto di Alessandria: proposte per una lettura urbana e architettonica

99 Germana Gandino
La potenza dei vescovi di Vercelli e i primordi del comune

111 Michele Luigi Vescovi


Framing the civitas: St. Evasio at Casale Monferrato

129 Luigi Russo


Episcopato italiano e quinta crociata: il caso di Enrico di Mantova

143 Luigi Carlo Schiavi


Lodi, 1158: la costruzione di una citt e di una cattedrale

167 Francesca Buonincontri


Vescovo e Comune: dinamiche insediative nel centro medievale di Bergamo

191 Gabriella Guarisco


Due broletti, due sopralzi, due diverse sorti. Il broletto di Como
e il palazzo della Ragione di Milano: restauri a confronto

IX
207 Matteo Ferrari
Il broletto di Brescia. Dalla prima laubia al palazzo nuovo del Comune

231 Silvia Musetti


Il Comune di Verona nello spazio cittadino: immagini e scrittura esposta

255 Tiziano Fermi


Dal concilio ai preliminari della pace di Costanza: civitas ed ecclesia
a Piacenza ai primordi dellet comunale

275 Eugenio Riversi


Da Vallombrosa a Roma, da Canossa a Parma. Bernardo degli Uberti
e le trame di inizio XII secolo

293 Elizabeth C. Parker


Signs of the Commune in Antelamis Deposition in Parma

307 Giorgio Milanesi


La ricostruzione di San Mercuriale a Forl: vescovo, vallombrosani
e comune

331 Paolo Cammarosano


Il Comune di Siena, le autorit ecclesiastiche e le autorit imperiali,
1125-1215

353 Raffaele Savigni


Comune, Res Publica e chiesa cittadina a Lucca nel XII secolo

379 Giuliano Pinto


Primi sviluppi comunali nella Marca Anconetana. I casi di Ascoli e Fermo

395 Francesco Renzi


Le reti sociali dei concejos in Galizia tra XII e XIII secolo

409 Krzysztof Skwierczyski


Santi e citt in Polonia (sec. XI - inizio XIII)

435 Referenze fotografiche

437 indice dei nomi

447 indice dei luoghi

X
Abbreviazioni

AAL = Archivio arcivescovile di Lucca


AA SS = Acta Sanctorum
ACL = Archivio capitolare di Lucca
ACS = Archivo de la Catedral de Santiago de Compostela
AG = Archivio Gonzaga
AHN = Archivo Histrico National de Madrid
AHSI = Archivum Historicum Societatis Iesu
ASDMn = Archivio Storico Diocesano, Mantova
ASMi = Archivio di Stato di Milano
ASMn = Archivio di Stato; Mantova
ASL = Archivio di Stato di Lucca
BAFe = Biblioteca Ariostea Ferrara
BAV = Biblioteca Apostolica Vaticana
BCM = Biblioteca Comunale di Mantova
BCQ = Biblioteca Civica Queriniana
BHL = Bibliotheca agiographica latina antiquae et mediae aetatis, Bruxelles, Socit des Bollandistes, 1898-1901.
BSL = Biblioteca statale di Lucca
CCCM = Corpus Christianorum. Continuatio Medievalis
CCSL = Corpus Christianorum. Series Latina
CISAM = Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo
CLUEB = Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna
COM = Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca, diretto da F. Leverotti, Direzione generale
per gli archivi di Stato, 1999-2003
DBI = Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana.
EDB = Edizioni Dehoniane Bologna
ISIME = Istituto Storico Italiano per il Medioevo.
JL = Regesta Pontificum Romanorum, ed. Ph. Jaff, S. Loewenfeld, F. Kalterbrunner, G. Wattenbach,
P. Ewald, Lipsiae, Veit & Co., 1885.
Kehr = Regesta pontificum Romanorum. Italia Pontificia, congessit P.F. Kehr, Berolini, apud Weidmannos,
1906-
MDL = Memorie e documenti per servire allistoria del Ducato di Lucca
MGH DD DF = Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Friedrichs I
1158-1167
MGH DD H II = Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Heinrici II
et Arduini Diplomata
MGH DD H III = Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Heinrici III
Diplomata
MGH DD K II = Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae Conradi II
Diplomata

XI
MGH DD Karl = Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum Germaniae ex stirpe Karolinorum
MGH DD O II/III = Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, II:
Ottonis II. et III. Diplomata
MGH Ldl = Monumenta Germaniae Historica, Libelli de lite, II, Hannover, Hahnsche Buchhandlung, 1892
MGH Poetae = Monumenta Germaniae Historica, Poetae Latini Medii Aevi
MGH SS = Monumenta Germaniae Historica, Scriptores
MGH SS rer. Germ. = Monumenta Germanie Historica, Scriptores Rerum Germanicarum in usum scholarum
MGH SS rer. Germ. N. S. = Monumenta Germanie Historica Scriptores Rerum Germanicarum in usum
scholarum, Nova series
MGH SS rer. Merov. = Monumenta Germanie Historica Scriptores Rerum Merovingicarum
MGH= Monumenta Germaniae Historica
PG = Patrologiae cursus completus: series graeca, ed. J.-P. Migne, Parugi, Lutetia,1857-1866.
PL = Patrologiae Latinae Cursus Completus, ed. J.-P. Migne, Parigi, Garnier, 1880.
RCL = Regesto del Capitolo di Lucca, a cura di P. Guidi, O. Parenti, I-III, Roma, Loescher-Istituto
storico italiano per il Medioevo, 1910-1939
RIS = Rerum Italicarum Scriptores, a cura di L.A. Muratori, Mediolani, Ex typographia Societatis
Palatinae in Regia Curia, 1723-1738
RIS1 = Rerum Italicarum Scriptores, a cura di L.A.Muratori, Citt di Castello, Casa S. Lapi, 1904-1922
RIS2 = Rerum Italicarum Scriptores, nuova edizione a cura di G. Carducci, V. Fiorini, Bologna,
Zanichelli, 1922-1934
RR BB SS = Rerum Britannicarum Scriptores, London, Great Britain Public Record Office, 1886.
RS = F. Schneider, Regestum Senense. Regesten der Urkunden von Siena, I: Bis zum Frieden von Poggibonsi, 713-
30 Juni 1235, Roma, Loescher, 1911 (Kgl. Preussiches Institut-Istituto Storico Italiano, Regesta
Chartarum Italiae, 8), pp. XC-XCV.

XII
Saggi
Due broletti, due sopralzi, due diverse sorti
Il broletto di Como e il palazzo
della Ragione di Milano:
restauri a confronto
GABRIELLA GUARISCO

Premessa

Com noto la stagione dei restauri al patrimonio monumentale italiano prende av-
vio negli anni immediatamente successivi allUnit dItalia. Per consistenza e per
singolarit del patrimonio medievale (XI-XII secolo) lantica Provincia e Diocesi di
Como si conferma1 un osservatorio privilegiato in quanto allavanguardia negli in-
terventi di ripristino che ancor oggi non sono completamente noti2 in quanto spesso
le fonti sono o inaccessibili3 o sono presumibilmente perdute. Alla luce delle ultime
documentazioni reperite, per la quantit di protagonisti coinvolti e per gli esiti degli
interventi, oggi possibile affermare che lintensa attivit di restauro condotta a Co-
mo e nella sua antica Provincia costituisce lincubatore del contemporaneo servizio
di tutela. Spesso (e nella stessa cultura cittadina) la stagione romantica dei restau-
ri di ripristino (successivamente catalogati come archeologici, stilistici, filologici
ecc.: comunque sia di rifacimento delle primitive forme), avviata fin dal 1861 sotto
locchio vigile di Camillo Boito4 e prevalentemente realizzata da un erudito sacer-
dote insegnante presso il locale Seminario, don Serafino Balestra,5 resta inascoltata
o addirittura rimossa soprattutto dagli studiosi locali. Le ricerche condotte e gli esiti
divulgati in convegni e pubblicazioni dovrebbero aver gi condotto invece ad un
aggiornamento consapevole, ad una presa di coscienza su larga scala. Ritengo che
questo mancato riconoscimento sia dovuto principalmente al fatto che siamo ancora
troppo saldamente legati al concetto di monumento cos come ci stato tramanda-
to da una storiografia artistica e architettonica che da sempre ha considerato lopera
darte nella sua completezza e integrit della mitica stagione originaria.
Nonostante siano trascorsi ormai pi di centanni (era il 1883) da quando
Boito guidava il voto del Congresso degli Ingegneri e architetti italiani a sotto-
scrivere quella prima Carta del restauro6 che gi sanciva, sulle orme degli studi
condotti in Francia,7 che anche le aggiunte successive alla costruzione originaria
dovevano accedere al ruolo di singolari testimoni della storia della fabbrica e
quindi dovevano essere conservate quali pagine di un libro che non prevede in-
terruzioni nella continuit del racconto, ancora assistiamo impotenti a interventi
di anacronistici rifacimenti, ora per allora neppure il fattore Tempo fosse una

191
GABRIELLA GUARISCO

1. A confronto: due vedute del prospetto su via degli Strozzi dellomonimo Palazzo prima
e dopo i restauri del 1938-1939 (Giovannozzi-Poggi). nota lerrata datazione di Robert
Venturi a Giuliano da Majano

variabile controllabile e le lancette dellorologio si potessero spostare indietro a


piacimento. Esiste uno zoccolo duro, determinato dalla nostra storia culturale
per lunghi anni isolata e ancor oggi in grave ritardo rispetto agli studi e alle ri-
cerche che invece ininterrottamente si accavallano nel mondo. Nellepoca della
globalizzazione, con i nuovi sistemi di comunicazione, con le grandi biblioteche
on-line, tutto ci pare davvero incredibile. Un ritardo (che non riguarda solo la sto-
ria dei restauri, ma tutti i settori di ricerca) che sar difficile recuperare nel breve
periodo e che diventato il motivo di fondo della mia ricerca e alla fine della mia
vita: ora (passata) di fare il grande salto.
Devo pertanto sinceramente ringraziare il Prof. Arturo Calzona per lopportu-
nit che mi ha dato di partecipare al convegno8 di cui queste pagine costituiranno
la documentazione, ma soprattutto per aver incluso la sottoscritta in un ambito di
studiosi di altre discipline (da soli non si va pi da nessuna parte!) e per la dichiarata
volont di rendere questi studi, Res Publica, Citt, Comuni: uomini, istituzioni, pietre, in-
terdisciplinari.9 Una filosofia che condivido pienamente.
In questo ambito (nel quale finisco pure col trovarmi un po a disagio) di seguito
riporter lattenzione su due casi che hanno avuto esiti diversi e che mi sembrano
esemplificativi di quello che accaduto (e ancora sta accadendo) riguardo alle ar-
chitetture civili medievali allorquando non si abbandoni decisamente la strada dei
mitici quanto improbabili ritorni allindietro.
Unultima precisazione mi sembra inevitabile: linteresse dello storico dellar-
chitettura a poter percepire lopera nella sua unit stilistica originaria, come ben
rilevava Alois Riegl,10 ha finito con il produrre i tanti, massicci interventi di rifaci-
mento ora per allora di quel patrimonio medievale che gi Giulio Cordero di San
Quintino11 individuava acutamente essere lespressione artistica pi antica a livello
del territorio nazionale ed infine comunemente denominata Romanico.12 Questi
due assunti (lunit stilistica e larchitettura nazionale, capace di dimostrare che
nel territorio italiano ancora di l da venire era presente uno stile facilmente
ritrovabile ovunque anche se con caratteri regionali differenti) hanno promosso e
prodotto le grandi campagne di restauro di cui oggi sappiamo. Ora il passaggio

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IL BROLETTO DI COMO E IL PALAZZO DELLA RAGIONE DI MILANO: RESTAURI A CONFRONTO

doveroso e irrinunciabile fare in modo


che questa storia pi recente entri a pie-
no titolo nella storia ufficiale di queste
fabbriche e che i protagonisti dei restau-
ri non rimangano ancora ignorati: in
Francia, Viollet-le-Duc ben noto an-
che a livello popolare ed considerato
una sorta di eroe nazionale. Prima che
nuovamente si scivoli in attribuzioni a
dir poco stucchevoli (Fig. 1).
Infine: nel testo non verr fatto ri-
ferimento, se non succintamente, alle
storie costruttive dei due monumenti
(il broletto di Como e il Palazzo della
Ragione di Milano) poich ben altri stu-
diosi, anche qui, sono in grado di farlo
molto meglio di me.
2. Stralcio del Piano di Giovanni Carcano
per la citt murata (1856) in cui sono
1. I restauri al broletto di Como riconoscibili il duomo con laddossato broletto,
la torre con le case Rezzonico, nonch la
Il broletto situato nel cuore storico del- retrostante basilica di San Giacomo. Sulla
la citt ed addossato al duomo. Pro- destra ubicato il nuovo Teatro Sociale
(Giuseppe Cusi, 1813 e successivamente
prio a causa delle vicende costruttive
ampliato da Giuseppe Raspini 1855)
del duomo e delle trasformazioni del-
la retrostante chiesa di San Giacomo,
nonch di tutto il borgo medievale, lantico contesto urbano subisce successive e
ripetute modificazioni (Fig 2) prima di giungere allattuale configurazione.
Da segnalare tra le tante peculiarit la presenza della torre civica annessa al
broletto che ha dato luogo a innumerevoli studi soprattutto riguardo il perduto atrio
antistante la basilica di San Giacomo.13
Dal punto di vista della sua consistenza fisica costituito da un portico di quattro
campate che sostengono un Salone superiore. I rivestimenti dei prospetti che gene-
rano le fasce policrome sono tutti costituiti da pietre locali (bianco di Musso, rosso
di Arzo e nero di Olcio e Varenna).
Palazzo del Podest e di Giustizia fin dalla sua fondazione (XIII sec.), dal Sette-
cento diviene custode anche delle abbreviature. Per volere di Giorgio Porro Car-
cano e del conte Marco Paolo Odescalchi (1764) il Salone ospita un teatrino (con
palchi e loggione) ed in seguito viene sopraelevato al fine di conservarvi larchivio
notarile. Al sopralzo si accedeva mediante una scala in pietra. Sono documentati,
con altre opere14, i lavori di tamponatura delle trifore e la formazione delle superiori
finestre termali (Figg. 3-6).
Tra il 1811 e il 1814 viene completato lallestimento dellArchivio notarile.

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GABRIELLA GUARISCO

3. I broletto con il sopralzo e la Torre con lorologio e una bifora ancora aperta. Cant 1859.
4. Il disegno di come doveva essere la parte abbattuta del broletto per far posto alla piazza.
Noi abbiamo voluto conservar memoria di quel che fu abbattuto nel disegno che qui presentiamo;
prima di demolirlo si pens di levar esattamente i piani e i disegni, donde sebbe unaltra prova
che gli archetti gotici non procedevano a capriccio, ma con una ritmica loro particolare

La lunga stagione dei restauri si profila gi nel 1861 quando ledificio inserito
nel primo Quadro delle notizie dei monumenti antichi della citt di Como richiesto, nel 1860
(Como liberata dagli austriaci nel maggio del 1859), dal vice governatore Micono
a tutti i sindaci della provincia. Dal Quadro, costituito da dieci voci, emergono alcune
notizie,15 tra le quali, alla voce terza (Epoca delle alterazioni, aggiunte e rinnovazio-
ni) il primo giudizio sulle finestre termali del superiore archivio: Verso la fine del
secolo scorso vi si aggiunse la sezione superiore e da tergo, che la parte pi antica,
si chiusero alcune finestre e se ne aprirono altre fuori di luogo, il tutto a grave danno
di s bello edificio.16 Allultima voce dellinchiesta, la decima, riguardante lo stato
di conservazione e gli interventi eventualmente necessari con il relativo costo, le-
stensore del Quadro afferma: Alla sua conservazione provvede il Municipio il quale
penser a far rimettere qualche pezzo di marmo qua e la mancante nelle pareti e
margine nei pilastri. Sintende il Municipio per rispetto al portico giacch pei locali

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IL BROLETTO DI COMO E IL PALAZZO DELLA RAGIONE DI MILANO: RESTAURI A CONFRONTO

5-6. I due prospetti del broletto dopo la sopraelevazione. Su piazza Duomo (a sinistra) si nota
il balconcino con le due finestre e la presenza degli archetti, 1893, marcapiano ai due livelli (del
Salone e in corrispondenza allex copertura), mentre sullaltro va rilevata la presenza delle case
addossate alla torre con la traccia tamponata della quarta trifora. Tutte le trifore sono tamponate in
quanto nel Salone in questo momento c il teatro in funzione. La pavimentazione in raso con il
resto della piazza. Innumerevoli sono le fonti iconografiche relative ai vari momenti dei restauri
dalle foto depoca, alle cartoline, alle incisioni

superiori di spettanza del R. Erario vi deve esso provvedere. La spesa per i ristauri
intorno al porticato si stima in 3.200 lire.
Questo primo rapporto mette in evidenza due questioni: la prima, quella del
sopralzo, ritenuto fin da subito incoerente con il resto della fabbrica; la seconda il
fatto che ledificio frazionato nella propriet. Nel 188117 il Comune diviene pro-
prietario dellintera fabbrica e, solo nel decennio successivo, prendono avvio i lavori
di restauro che riguardano dapprima il broletto e in seguito la torre.

1897-1899:
Opere per ragioni di solidit e restauri per ragione darte ed estetica
Due sono le ragioni che motivano il massiccio intervento al broletto comasco che
sono ben riassunte dalle due categorie di lavori previste dal progetto esecutivo
(1897): opere di consolidamento (diremmo oggi) e ristauri per ragioni darte ed
estetica. sul secondo punto che si concentrano gli sforzi per fare in modo che
il broletto torni comera (quando? Nel 1215, come ricorda la lapide che rimanda
liniziativa delledificazione al podest Bernardo da Codazo, o dopo lincendio
del 1408, ovvero dopo la ricostruzione di Pietro da Breccia conclusasi nel 1436?),
nelle sue forme primitive. Ma oltre a ci, ovvero oltre il dilemma riguardo il
momento (e quindi la configurazione) della fabbrica resta lo sconcio di quella
differenza di stile tra il piano del Salone e quello dellarchivio. Lestetica reclama
lunit dellopera nella sua completezza e non ammette siffatta plateale differenza
di materiali e stili. certo che quello che maggiormente irrita la sensibilit estetica
dellopinione pubblica e dei restauratori ottocenteschi (ma anche di quelli successi-

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GABRIELLA GUARISCO

vi che porteranno a compimento lopera) sono quelle finestre termali sovrapposte a


quelle trifore che, come scrive Barelli, costituiscono una indiscutibile appartenenza
allo stile lombardo.
Agli inizi i protagonisti del restauro che vedr demolire il sopralzo sono essen-
zialmente don Vincenzo Barelli e larchitetto Eugenio Linati.
Don Vincenzo Barelli, nella sua qualit di ispettore agli scavi e monumenti e
membro delle successive Commissioni (archeologica, provinciale, consultiva ecc.)
che si sono succedute a Como dal 1861, il promotore indiscusso dellintervento.
infatti a seguito delle sue proposte che prende avvio la sequenza di perizie e
progetti finalizzati al ripristino della configurazione originaria. Nel 1875, dando
seguito alle pratiche avviate dalla prefettura per conoscere la somma complessi-
va necessaria al restauro dei quattordici monumenti comaschi (n.b. praticamente
solo Como citt risponde allinchiesta prefettizia. Solo molto pi tardi saranno
aggiunte le fabbriche romaniche della Provincia che allora comprendeva anche
lodierno territorio di Varese e Lecco)18 elencati nel Quadro, Barelli presenta un
resoconto dal quale si evince che per i lavori al broletto (perizia del 6 ottobre a fir-
ma dellingegnere Beltramini) occorreranno 5.385,49 lire. Le opere riguardano la
riparazione delle colonnette, degli archetti e dei paramenti murari, la riapertura
delle finestre tamponate e, per la maggior spesa, la demolizione dellalzamento
posteriore [] ed opere al tetto.19
La demolizione del sopralzo viene realizzata dopo il 1881, anno in cui il Comu-
ne ne acquisisce la propriet dallErario e a partire da questo momento i progetti
(di Eugenio Linati) i pareri (della Commissione costituita da Eugenio Linati, Gae-
tano Moretti, Luigi Zerbi) e lattivit di tutela esercitata da Luca Beltrami (divenuto
frattanto Direttore dellUfficio tecnico regionale della Lombardia, 1893), nonch
le perizie (redatte dai tecnici comunali e dal Genio civile) si accavallano e si susse-
guono fino alla prima demolizione, quella del pavimento dellex archivio, nel 1895.
Ma se demolire cosa semplice, assai pi spinoso resta il tema del ri-costruire,
con tutte le sue aporie. I progetti, le idee, i confronti si moltiplicano e si rincorro-
no con il fine ultimo di stabilire quale tipo di nuova copertura porre in opera. In
questo caso risulta, nel dibattito copertura piana/capriate a vista, fondamentale
il parere della Commissione che propende per il sistema a capriate a vista, e la
secca indicazione fornita da Linati riguardo come dovessero essere progettate le
capriate stesse (1895): [ di] foggia svelta e leggera, affinch ne abbia a restare
pi che sia possibile alleggerito e non offeso leffetto estetico.20 Nuovamente la
maggiore preoccupazione per quellaspetto estetico della copertura che potreb-
be risultare offeso da un sistema di incavallature pesante, o non adeguato alla
presunta epoca che dovrebbe fisicamente dimostrare. davvero significativo (e al
contempo sconcertante) limpegno che il folto gruppo di architetti mette per la re-
alizzazione di quella copertura che a tutti gli effetti dovr essere falsa che pi falsa
non si pu Ecco linganno, che prospetta quellora per allora, quel falso storico
capace di far credere che ledificio, la sua copertura in particolare, sia dellanno
tale e non del 1898.21

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IL BROLETTO DI COMO E IL PALAZZO DELLA RAGIONE DI MILANO: RESTAURI A CONFRONTO

1899-1926:
la nuova scala di accesso al salone e la ricostruzione della torre
Com noto una ciliegia tra laltra e dopo aver eseguito la demolizione del sopral-
zo, si apre la lunga stagione che ha al centro dellattenzione laccesso al restaurato
salone e la torre. In una prima fase, in base ad un primo progetto a firma di Eugenio
Linati (1900-1904), vengono intrapresi i lavori di costruzione della nuova scala che
sono per sospesi a causa della forte critica sollevata dallarchitetto Federico Frige-
rio che si concretizza in un esposto al Prefetto (18 ottobre 1904). I lavori si fermano
e la figura di Linati viene letteralmente spazzata via dallastro nascente Federico
Frigerio (1872-1959), che sar lartefice di numerosi interventi sia del nuovo che di
restauro. In questa e nella successiva fase dei restauri saranno coinvolti, nelle suc-
cessive Commissioni appositamente istituite dal Ministero, i maggiori responsabili
della tutela e del restauro: Corrado Ricci, Ludovico Pogliaghi, Luigi Cavenaghi, Al-
fredo DAndrade e lo stesso Camillo Boito. Questi studiosi, tutti oggi noti perlome-
no tra gli addetti ai lavori, sono chiamati a dirimere la questione relativa alla nuova
scala, peraltro gi parzialmente realizzata su progetto Linati. Sar DAndrade (28
ottobre 1906) a sancire la fine delle discussioni, suggerendo che intanto si completi
quella ideata da Linati, in attesa che il Comune proceda allesproprio delle case
addossate alla torre (case Rezzonico) e quindi si possa procedere a costruire una
vistosa scala al loro posto.
A dare il la per il restauro della torre invece una perizia commissionata dal
Comune allingegnere Antonio Giussani a seguito del terremoto del 21 agosto 1914.
Rilevato che il basamento era costituito da blocchi di pietra ben conservati
e che invece la parte superiore era costruita solo con gli angolari in blocchi di
pietra, mentre le pareti perimetrali erano in muratura a sacco, Giussani propone
due diverse soluzioni. La prima prevede il consolidamento della torre esistente
mediante tiranti in ferro; la seconda la demolizione della parte superiore e il suo
rifacimento. Come sempre, quando trattasi di demolire e poi rifare i quesiti e le
incertezze si moltiplicano riguardo alle forme, ai materiali e allo stile che il nuovo
dovr assumere. Giussani, fin da subito (1915), affronta la questione della nuova
torre che dovr possibilmente [seguire] lo stile architettonico della prima []
tenendo presente lesempio di qualcuna delle pi importanti torri comunali di
Lombardia.22 Mentre per il restauro del broletto non ci si era fatti carico pi
di tanto delle comparazioni con altri edifici simili (ma erano anche anni in cui il
cosiddetto restauro stilistico dominava la scena), per la parziale ricostruzione della
torre non solo si prospetta un intervento conservativo mediante il consolidamento,
ma si suggerisce, per la sua eventuale ricostruzione, di verificare a livello regionale
come sono fatte, con quali materiali e in che stile sono le torri coeve (anche in
questo caso la scelta del periodo di riferimento ovviamente del tutto aleatoria in
quanto la torre composta da due blocchi, uno appartenente a unepoca e laltro
successivo). Sta di fatto che lAmministrazione comunale (1918) affida lincarico
del progetto di ricostruzione della torre allarchitetto Luigi Perrone e da questo
momento si avranno comera prevedibile osservazioni, pareri e un acceso di-

197
GABRIELLA GUARISCO

7-8. Il broletto dopo i restauri e la torre con addossate le case Rezzonico prima della loro
demolizione. Nella foto a sinistra si noti il basamento della cupola del Duomo (1770) con le finestre
tonde che poi saranno rimosse a seguito dellincendio della notte del 27 settembre 1935 e la cupola
ripristinata secondo il progetto di Filippo Juvarra del 1741

battito proprio sul come la torre deve essere ricostruita. Nonostante le richieste di
verifica del progetto da parte del Soprintendente (architetto Augusto Brusconi), il
Sindaco (1919) comunica che ha gi emanato lordinanza di demolizione e Perro-
ne consegna allAmministrazione il suo progetto che prevede una scala esterna e la
torre coronata da merlature. A questo punto si scatena un feroce dibattito a suon
di disegni e proposte che giungono un po da chiunque. Ma quello che caratte-
rizza questa fase la volont di ogni singolo progettista di dimostrare che la torre
sarebbe stata meglio con o senza i merli; con la scala interna o esterna, costruita
con le pietre di Moltrasio o con altre pietre che si ritrovano in altre torri lombar-
de. Insomma: distruggere semplicissimo, ricostruire pone in gioco una gamma
illimitata di versioni possibili, poich quando si vuole a tutti i costi far sembrare
unarchitettura costruita oggi dellaltro ieri (anzi del Medioevo), nessuno e tutti
hanno una propria idea, una propria fondata ragione per proporre un progetto
differente dagli altri.
Dallagosto del 1921 lUfficio tecnico comunale e Federico Frigerio iniziano a
collaborare per il progetto esecutivo, ma solo nel 1926 lUfficio tecnico lo completa.
La ricostruzione della torre realizzata a partire dal basamento antico in bolognini
di Moltrasio. La torre ricostruita (1927), sotto la sorveglianza di Frigerio, termina
con una cella campanaria formata da quattro pilastri dangolo e il tetto a quattro

198
IL BROLETTO DI COMO E IL PALAZZO DELLA RAGIONE DI MILANO: RESTAURI A CONFRONTO

9. G.B. Bianchi, incisione, 1764. Il Palazzo prima del sopralzo con lorologio e laltorilievo del
Podest Oldrado da Tresseno

falde. Sul prospetto che guarda la piazza viene rimesso in opera lorologio e con
questo laffresco del Morazzone.

2. La mancata decapitazione del palazzo della Ragione a Milano

Tuttaltra, faticosa e concertata fino ad essere condivisa, la storia delle modificazioni


e dei restauri al palazzo della Ragione di Milano.
Ubicato nel cuore della citt, eretto per volont del Podest Oldrado da Tres-
seno (1233), sede dellamministrazione della giustizia e cuore della vita cittadina
(Fig. 9). Nel 1773, su progetto di Francesco Croce, il Palazzo viene sopraelevato
per ospitare larchivio notarile. I lavori comportarono la tamponatura delle trifore
medioevali e lintonacatura esterna di tutta la parte antica nonch la formazione
delle superiori finestre ovali. Lintervento, effettuato sotto il regno di Maria Teresa
dAustria ha ovviamente lo scopo, oltre a quello dichiarato di ampliare gli spazi
dellarchivio, di privare la citt di uno degli edifici simbolo dellet medioevale per
imporre (e ricordare) la sudditanza dei milanesi al grande Regno (Fig. 10).
Nel 1854 viene chiuso il portico del piano terra con strutture in ghisa e vetro (arch.
Enrico Terzaghi) poi destinato a sede della Banca Popolare di Milano (1866-1870).23
Nel 1862, Milano ormai liberata, come spesso accade24 allorquando i cittadini
vogliono riappropriarsi della propria citt e dei suoi edifici simbolo, viene redatto

199
GABRIELLA GUARISCO

(Regio ingegnere di Riparto Girolamo


Chizzolini del Genio civile) un primo
progetto di restauro che prevede (n.b.
sono gli stessi anni dellintervento coma-
sco) la ridefinizione del Palazzo senza la
demolizione del sopralzo, la stonacatura
delle pareti esterne e la conseguente ri-
10. Medaglia commemorativa coniata comparsa delle trifore, la dotazione di
nel 1775 per celebrare la fine dei lavori di serramenti in ferro-vetro per le trifore
sopraelevazione esistenti (che per non possono ancora
essere riaperte: allinterno vi sono ap-
poggiate le scaffalature dellarchivio)
e, al piano superiore la realizzazione di nuove bifore/trifore al posto delle grandi
specchiature ovoidali. Chizzolini progetta e disegna quattro diverse soluzioni, di cui
quella rappresentata alla tavola V (numero 4), a suo parere quella pi soddi-
sfacente in quanto i paramenti murari senza intonaco, in cotto e pietra, interrom-
perebbero la cupa monotonia e il cupo aspetto del mattone liscio in tanta altezza
del fabbricato.25

11. G. Landriani, L. Burlando, Nuova piazza del Duomo e adiacenze secondo il progetto dellarchitetto Cav.
Giuseppe Mengoni, 1865 circa. In basso a sinistra il Palazzo con il sopralzo e con le finestre
di Francesco Croce e lintonaco su tutta la fabbrica

200
IL BROLETTO DI COMO E IL PALAZZO DELLA RAGIONE DI MILANO: RESTAURI A CONFRONTO

12-13. G. Chizzolini, Tav V (a sinistra) e prospetti e sezioni sui lati corti.


Da notare, nella Tav. VII il segno a matita che decreterebbe la demolizione del sopralzo
e che centra appieno le due monofore che sostituirebbero i grandi occhi di Croce.
Un segno lasciato successivamente?

Nel 1870 il Comune, in vista di un prossimo intervento di restauro, fa rimuovere


lintonaco da tutte le facciate e cos tornano alla luce le murature duecentesche e
le trifore originarie. A questo punto il Palazzo dimostra pienamente la complessit
della sua storia costruttiva ma, esattamente come per il broletto di Como, quel
sopralzo cos fuori dagli schemi lombardi e indubbiamente successivo alla costru-
zione originaria inizia ad infastidire la sensibilit estetica dei milanesi. E ancora,
allinterno, esiste e grava sulle strutture lArchivio notarile. Forse proprio a causa
del protrarsi della presenza dellArchivio notarile (che sar definitivamente spostato
solo nel 1961) la decapitazione del sopralzo non viene effettuata, nonostante la
petizione per la sua demolizione (1907, firmata anche dai fratelli Arrigo e Camillo
Boito e da Luca Beltrami) e nonostante il progetto di Luigi Perrone che prevede
leliminazione del sopralzo (1914).
Quello che capita, nei lunghi anni trascorsi in attesa dello spostamento dellAr-
chivio, da un lato il rilievo dei dissesti sui pilastri del piano terra con le conseguenti
opere di consolidamento; dallaltro il montare del dibattito cittadino sulle sorti del
sopralzo settecentesco. Nel 1959 la Metropolitana poi presenta alla Soprintendenza
il progetto di sottofondazione necessario per sostenere la fabbrica e permettere la
costruzione della linea 1 che, proprio qui trova le pi grandi difficolt a procedere
per la risaputa presenza di resti archeologici e fabbriche antiche che potrebbero
subire forti danni strutturali.
Il giro di boa giunge dopo il 1961 (data di smantellamento dellarchivio) quando
(1965) larchitetto Sergio Paolo Calligaris dellUfficio tecnico comunale presenta
alla Soprintendenza (che approva) il progetto di restauro che torna a prevedere la
demolizione del sopralzo, in quanto sono stati rilevati dissesti strutturali che lascia-
no presagire chiss quale catastrofe (per inciso: fin troppo spesso, a causa di due
tegole scivolate a terra). Ma interviene la Facolt di Architettura milanese che tra-
smette alla competente Soprintendenza il parere negativo sul progetto, espresso con

201
GABRIELLA GUARISCO

delibera dal Consiglio di Facolt. Sar


(1970) il Consiglio superiore delle anti-
chit e belle arti a respingere il progetto
e a fermare lormai sciagurata idea di
decapitazione.
Sono trascorsi centanni, il pensiero
sul restauro profondamente cambiato
e la Carta di Venezia (1964) ha posto
le basi almeno culturali per un cambio
di rotta.
Il resto ormai storia: nel 1977 viene
istituita lAssociazione amici del palaz-
zo della Ragione (per volere dellallo-
ra Sindaco Tognoli) e nel 1978 il Prof.
Marco Dezzi Bardeschi (che era giun-
to a Milano chiamato come Professore
straordinario di Restauro dei monu-
menti nel 1976) incaricato della reda-
zione del progetto di conservazione. I
14. Linterno del Palazzo con le scaffalature lavori dureranno fino al 1985 e riguar-
dellArchivio nel 1961. Fig. 15. L. PERRONE, deranno soprattutto il consolidamento
progetto di restauro, sezione longitudinale statico (ingegnere Lorenzo Jurina), il
consolidamento dei materiali in opera
e il restauro, allinterno, degli affreschi
settecenteschi, in corrispondenza alle trifore murate e ai seggi dei giudici nonch a
quelli medioevali inaspettati, poich occultati sotto lintonaco, sul lato corto e al di
sotto della linea del sopralzo, verso casa Panigarola.
Lultima inedita parte di questa storia passa per i frequenti articoli di giornale e
per esperienza diretta. Il Palazzo deve ora (1985) essere destinato a mostre tempo-
ranee, ma il suo accesso da casa Panigarola non permette che vengano rispettate le
norme di sicurezza per i locali ad uso pubblico. necessario dotare ledificio di un

202
IL BROLETTO DI COMO E IL PALAZZO DELLA RAGIONE DI MILANO: RESTAURI A CONFRONTO

16-17. Due vedute dello scavo effettuato (e gi richiuso) in prossimit dellallineamento con la torre del
broletto e piazza del Duomo da cui emergevano i basamenti della facciata di San Giacomo. Siccome
la piazza Grimoldi non stata scavata tutta, per mancanza di fondi, nonostante i locali archeologi si
fossero fatti avanti a titolo gratuito per portare termine lo scavo stesso, non risulta nessun altro indizio
riguardo i resti della chiesa e ci cos preclusa (e chiss fino a quando...) la possibilit di sciogliere quel
nodo che riguarda il perch e quando la basilica fu dimezzata. Ai posteri

203
GABRIELLA GUARISCO

altro accesso o via di fuga che sostituisca e renda agibile la scala provvisoria in tubi
innocenti e legname.
Tra il 1984 e il 2000 Marco Dezzi Bardeschi presenta ad almeno due successivi
Soprintendenti (archh. Lionello Costanza Fattori e Lucia Gremmo) molti progetti
per la realizzazione di una scala esterna sul lato corto verso il Duomo. Ma nessun
progetto soddisfaceva, ancora una volta, lestetica, laspettativa dellEnte di tute-
la, che regolarmente non approvava. Solo nel 2000 (per un importo delle opere
pari a 500.000.000 lire) infine veniva approvato e di seguito realizzato il progetto
per una scala in ferro vetro che compie un percorso narrativo lungo la facciata
corta verso il Duomo dal livello terra, allaffaccio sul sottoportico e a quello verso
piazza Duomo ed infine allarrivo, attraverso una delle porte tamponate esistenti,
dentro il superiore salone. Quella stessa scala che da qualche tempo qualcuno,
nuovamente offeso nel proprio senso estetico, chiede (e forse otterr pure) che sia
rimossa in quanto ha lunico ma fatale difetto di non essere mimetica, lombarda
o pluricentesca: per materiali, forma, struttura dichiaratamente una scala del
secondo millennio.

NOTE 4
C. BOITO, La basilica di SantAbbondio in Co-
mo - Lettere da Como, in La Perseveranza, 2133
1
G. GUARISCO, Romanico uno stile per il restauro. (1865), 2140 (1865), 2160 (1865). C. BOITO,
Lattivit di tutela a Como 1860-1915, Milano, F. La chiesa di S. Abbondio e la basilica dissotto, in Il
Angeli, 1992; Firenze, Alinea, 20142. Politecnico, XVII (1868). C. BOITO, La chiesa di
2
Recentemente numerose iniziative si sono SantAbbondio a Como e la basilica dissotto, in Architet-
succedute soprattutto grazie alla fattiva colla- tura del Medio Evo in Italia, Milano, Hoepli, 1880.
borazione con il Centre dtudes suprieures de civi- 5
G. GUARISCO, Romanico uno stile per il restauro
lisation mdivale dellUniversit di Poitiers e ai cit. (2014), pp. 238-248.
ritrovati documenti, qui ora scansionati e portati 6
La prima Carta del restauro data dal vo-
in formato digitale, dellarchivio di Fernand de to del IV Congresso degli ingegneri e architetti
Dartein, conservato presso gli eredi, la famiglia svoltosi a Roma nel gennaio 1883. In realt Boito
Demenge a Strasburgo. Mi corre subito lobbli- lavora sul tema del restauro gi dal 1872 quando,
go di ringraziare la Prof.ssa Marie-Thrse Ca- partecipando a Milano nelle stesse giornate al se-
mus per la fattiva, appassionata e continuativa condo Congresso artistico e al primo Congresso
collaborazione. Cfr. Fernand de Dartein. La figura degli ingegneri e architetti italiani, recepisce le
lopera, leredit (1838-1912), in Ananke, 44 osservazioni che emergono da vari studiosi. Cfr.
(2012) che raccoglie gli esiti di una call for pa- G. GUARISCO, Boito, da Parma (1870) a Milano
pers internazionale; il convegno internazionale (1872): lesordio ai Congressi, in Ananke, n.s. 57
Fernand de Dartein e i Monumenti comaschi. Storia, (2009), pp. 16-29. C. BOITO, Questioni pratiche di
archeologia, tutela e restauri, svoltosi a cura della sot- belle arti, Milano, Hoepli, 1893. Inoltre si veda-
toscritta presso palazzo Volpi a Como il 14-15 no gli Atti del convegno: Camillo Boito moderno, in
novembre 2013; Fernand de Dartein e larchitettura corso di stampa.
romanica comasca. Viaggio in un archivio inesplorato, 7
G. GUARISCO, Alle origini del restauro: Ni adjon-
a cura di G. Guarisco con T. Bella, M. Leoni, ction ni suppression (1838-1893). Adolphe Napolon
D. Mirandola, Ariccia (RM), Ermes Edizioni Didron, Cesare Cant, Camillo Boito, in Materiali e
Scientifiche, 2015. strutture, n.s. II, III (2013) pp. 68-97.
3
il caso dellarchivio dellingegnere Antonio 8
Negli stessi giorni in cui a Mantova si realiz-
Giussani che fu protagonista tra i progettisti di zava il convegno Res Publica, Citt, Comuni: uomini,
Como di innumerevoli interventi di restauro, che istituzioni, pietre, a Milano si svolgeva il convegno
la famiglia non intende rendere pubblico. per il centenario di Camillo Boito (Camillo Boito

204
IL BROLETTO DI COMO E IL PALAZZO DELLA RAGIONE DI MILANO: RESTAURI A CONFRONTO

Moderno, Brera-Politecnico di Milano-Bovisa, 3-4 costruzione di una stanza ottenuta sopra la met
dicembre 2014) di cui la sottoscritta era membro del portico contigua al duomo, verso la piazza
del Comitato organizzativo e pertanto mi stato del pretorio abbassando proporzionalmente il
impossibile partecipare di persona allappunta- soffitto; ledificazione di nuovi locali di comodo
mento di Mantova. da appoggiarsi sopra il magazzino della paglia
9
Dallinvito alla partecipazione: I Convegni di (verso il pretorio); la costruzione della scala dac-
Mantova si pongono lobiettivo di mettere a con- cesso (da non confondersi con quella ai palchetti)
fronto specialismi diversi (storici, storici dellarte, e della nuova loggia di accesso allabitazione del
storici della letteratura) e anche in questa occasio- campanaro, nonch il rifacimento del selciato sot-
ne vorremmo seguire questa filosofia. to il coperto.
10
A. RIEGL, Der moderne Denkmalkult. Sein Wesen Tutte le notizie sono documentate nei seguenti
und seine Entstehung, 1903, trad. it Il culto moderno archivi: Archivio di Stato di Como (ASCo), Ar-
dei monumenti, 19811, ed cons. 19953, pp. 189-193. chivio Museo Giovio di Como (AMCo), Archivio
11
G. CORDERO DI SAN QUINTINO, Dellitaliana Comune di Como (ACCo), Archivio della Biblio-
architettura durante la dominazione Longobarda, Bre- teca Comunale di Como (ABCCo), Archivio del-
scia, Nicol Bettoni, 1829. la Biblioteca Comunale di Como, (ABCCo), Ar-
12
E. FERNIE, The History of Medieval Architecture, chivio centrale dello Stato di Roma (ACS Roma),
Hambledon Press, London, 1991; T. WALDEIER Rivista Archeologica Comense (RAC), Archivio
BIZZARRO, Romanesque Architectural Criticism: A Soprintendenza per i Beni Architettonici e Pae-
Prehistory, Cambridge University Press, New saggistici della Lombardia (ASMi).
York, 1992; G. GUARISCO, Romanico uno stile per il 15
ASCo, Prefettura, cat. 27.
restauro cit. (2014), pp. 53-73. 16
ASCo, Prefettura, cat. 27.
13
Nel mese di marzo 2016, mentre questa 17
Era stato don Vincenzo Barelli, nel 1878,
pubblicazione era in corso di stampa, al fine di a proporre la cessione a titolo gratuito del mo-
realizzare la sistemazione di piazza Grimoldi e a numento dallo Stato al Comune di Como in
seguito di un concorso di idee indetto dal Comu- cambio di un intervento di completo ripristino
ne di Como, sono stati eseguiti scavi in prossimit stilistico finalizzato a destinare ledificio a mu-
dellallineamento con la torre del broletto, a cura seo civico della citt. Latto verr stipulato il 23
della Soprintendenza archeologica, che la sotto- settembre 1881 ma a fronte di un pagamento di
scritta ha visitato il 19 marzo. Da quegli scavi, lire 10.057,50 (AMCo, Atti Regio Ispettorato ai
effettuati in quanto il progetto prevede la forma- monumenti).
zione di una fontana con seduta, sono emerse le 18
G. GUARISCO, Romanico uno stile per il restauro
basi delle colonne, i muri della facciata e lingres- cit. (2014).
so (Figg. 16-17) di San Giacomo appena al di sot- 19
AMCo, Atti Regio Ispettorato ai monumen-
to dellattuale piano stradale. Senza colpo ferire e ti, Barelli 28 novembre 1875.
nonostante le mie sollecitazioni alle Associazioni 20
ACCo, Prefettura, cat. 5, cl. 1.
culturali locali, in tutta fretta il Comune - che 21
Cfr. P. DON, Dellarchitettura medioevale civile. I
evidentemente vuole completare i lavori prima restauro del Broletto (1895-1925), in Fernand de Dar-
della stagione estiva - ha fatto ricoprire tutto. tein e larchitettura cit., Lapprovazione definitiva
Bene: cos non sapremo mai (perlomeno noi e del progetto da parte dellUfficio regionale (19
i nostri figli) perch la chiesa stata tagliata febbraio 1898). I lavori sono in corso con lappal-
e cosa successo tra Quattro e Cinquecento. to delle opere edilizie dal primo dicembre 1897 e
Unoperazione sciagurata che qui serenamente si concludono il 20 maggio 1899.
documento e denuncio a futura memoria. 22
ACCo, Fondo Prefettura, cat. 5, cl. 1.
14
P. DON, Dellarchitettura medioevale civile: i re- 23
Il Broletto. Per un corretto uso della Ragione, a
stauri del Broletto (1895-1925), in Fernand de Dartein cura di C. Di Biase, Milano, Centro culturale
e larchitettura cit., pp. 166-186. In questo contri- San Fedele, 1985. Qui riportata in appendice
buto sono pubblicati i disegni di progetto delle la cronologia degli eventi su fonte archivistica.
varie fasi qui riassunte. I lavori sono di innalza- 24
Allindomani della liberazione di Milano
mento del tetto con lapertura delle finestre ter- dagli austriaci, i milanesi, costretti per anni nella
mali, lampliamento verso la piazza del pretorio cerchia murata della citt e a pagar gabelle per
dei camerini, sostenuti da due o tre pilastri; la ogni transito dalle Porte, ormai consideravano il
chiusura dei finestroni mediante grossi muri, la Castello Sforzesco, ubicato al di fuori della cinta

205
GABRIELLA GUARISCO

stessa e ridotto a quasi a rudere per luso impro- Sempione il frutto della battaglia condotta da
prio che ne avevano fatto gli austriaci, un ma- Luca Beltrami per salvare il Castello sforzesco
nufatto assolutamente superfluo, anzi odioso. Se dalla totale demolizione. Poi i successivi restauri
si considerano poi gli interessi fondiari dei pro- hanno fortemente cambiato lassetto della fab-
prietari delle aree inedificate che dal centro della brica, fino alla costruzione della cosiddetta Tor-
citt sarebbero state interessate dal tracciamento re del Filarete che invece com noto opera
della nuova direttrice verso Nord, si comprende di Luca Beltrami. Ma in questo caso almeno agli
appieno come un monumento possa diventare interessi speculativi fondiari si opposta la ra-
un ostacolo allo sviluppo della citt (il progetto gione del monumento che oggi resta uno dei pi
della direttrice prevedeva inizialmente la demoli- visitati di Milano.
zione del Castello). Lasse che oggi partendo dal 25
A. GRIMOLDI, Il Palazzo della Ragione, Varese,
Duomo corre intorno al castello e al parco (il Fo- Arcadia, 1983, 127.
ro Bonaparte) per innestarsi sul rettifilo di Corso

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