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Blanchard, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011

Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

Capitolo I.

Un viaggio intorno al mondo

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Blanchard, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

Che cos la macroeconomia? Il modo migliore per rispondere a


questa domanda non cercare una definizione, ma accompagnarvi
in un giro del mondo.

Tutta lattenzione concentrata sulla crisi finanziaria che, a partire


dallestate del 2007, ha colpito gli Stati Uniti e lEuropa, prima di
estendersi al resto del mondo. Nellautunno del 2008, leconomia
mondiale entrata in quella che sembra essere la peggiore
recessione del secondo dopoguerra.
Tuttavia queste difficolt, seppur gravi, rischiano di far passare in
secondo piano il fatto che da oltre ventanni leconomia mondiale
cresce tanto rapidamente quanto mai era accaduto prima, non
soltanto nelle economie avanzate, ma anche nei paesi emergenti e
in via di sviluppo
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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

Quando i macroeconomisti studiano uneconomia, guardano per


prima cosa tre variabili:

produzione: livello di produzione delleconomia e tasso di


crescita
tasso di disoccupazione: proporzione di lavoratori non occupati
e in cerca di occupazione
tasso di inflazione: tasso di crescita del prezzo medio dei beni
nelleconomia
stabilit finanziaria

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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

1. LEuropa e leuro

Le performance economiche dei paesi europei dallinizio del


nuovo millennio stata meno soddisfacente di quella registrata
negli anni Novanta:

dal 2001 al 2010 la crescita media annua della produzione


stata di circa il 2% inferiore rispetto al valore registrato nel
decennio precedente (2,3% per la UE27 e 1,7% per larea euro).
Ci riflette un significativo rallentamento nelle principali
economie europee a partire dal 2008 e una vera e propria
recessione nel 2009;
disoccupazione persistente ed elevata (11.5% nellarea euro)
bench tra il 2001 e il 2010 la disoccupazione si sia ridotta;
lunica notizia positiva riguarda linflazione. Il tasso annuo
stato in media pari al 2.2% nellUE (2% nellarea euro).
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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

1. LEuropa e leuro

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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

1. LEuropa e leuro

I macroeconomisti europei si preoccupano di tre grandi


problemi:

1.lelevata disoccupazione;
2.la crescita del reddito pro-capite
3.Linstabilit finanziaria;

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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

1. LEuropa e leuro

1. Elevata disoccupazione

Unelevata disoccupazione non una tradizione Europea:

allinizio degli anni Settanta la disoccupazione nei 4 principali


paesi dellEuropa continentale (Germania, Francia, Italia e Spagna)
era inferiore a quella registrata negli Stati Uniti;
alla fine degli anni Settanta il miracolo svanito. La
disoccupazione in Europa stata di circa due punti percentuali
superiore al tasso medio di disoccupazione negli Stati Uniti.

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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

1. LEuropa e leuro
1. Elevata disoccupazione
Fig. 1.2 Il tasso di disoccupazione nellEuropa continentale e negli Stati Uniti
dal 1970

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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

1. LEuropa e leuro
2. Bassa crescita del reddito pro-capite
Perch il reddito pro capite in Europa diminuito
relativamente agli Stati Uniti dal 1980 ad oggi?

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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

1. LEuropa e leuro
3. Effetti dellintroduzione della moneta unica
Scomparsa della svalutazione come strumento di politica
economica
Riduzione dellinflazione
Riduzione dei tassi dinteresse sul debito pubblico
Centralizzazione della politica monetaria
Trattato di Maastricht
Mancata centralizzazione della politica fiscale
Crisi del debito sovrano

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2. Le prospettive economiche degli Stati Uniti

Produzione: il tasso medio di crescita stato del 3.3 %,


sostanzialmente pi alto della media dal 1970
Occupazione: il tasso medio di disoccupazione stato del 4.8%,
sostanzialmente pi basso della media dal 1970
Inflazione: il tasso medio di inflazione stato del 2.8%,
leggermente pi alto di quello europeo, ma pi basso della
media dal 1970.
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2. Le prospettive economiche degli Stati Uniti


Negli ultimi anni leconomia statunitense ha rallentato. Il tasso
di crescita stato del 1.1% nel 2008 e -2.8% nel 2009. Di
conseguenza il tasso di crescita medio tra il 2001 e il 2010
(pari al 1.6%) si pi che dimezzato rispetto al decennio
precedente.
Fra il 2007 e il 2008 le famiglie americane sono state colpite da
quattro shock economici:
1. aumento del prezzo del petrolio;
2. diminuzione del prezzo delle abitazioni;
3. caduta della borsa;
4. restrizione del credito.

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2. Le prospettive economiche degli Stati Uniti


1. Aumento del prezzo del petrolio
Figura 1.3 Prezzo del petrolio in dollari del 2008: gennaio 1947-agosto 2008

Un aumento del prezzo del petrolio impoverisce le famiglie e contribuisce a


ridurre i loro consumi
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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

2. Le prospettive economiche degli Stati Uniti


2. Diminuzione del prezzo delle abitazioni
Figura 1.4 Prezzo delle abitazioni negli Stati Uniti a dollari costanti

Il valore delle case rappresenta circa i tre quarti della ricchezza delle
famiglie americane. Dallestate del 2007 alla fine del 2009 il valore delle
abitazioni si ridotto del 30%
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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

2. Le prospettive economiche degli Stati Uniti


3. La caduta della borsa ha ridotto ulteriormente il valore della
ricchezza delle famiglie americane investita in titoli azionari
4. La restrizione del credito ha reso pi difficile e costoso
ottenere finanziamenti
Per completare lanalisi, gli Stati Uniti da met degli anni ottanta
ogni anno hanno acquistato molti pi beni e servizi
dallestero di quanti non ne riuscissero a vendere:forte
disavanzo della bilancia commerciale.

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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

3. I BRIC
Brasile Russia India e Cina (i cosiddetti BRIC) hanno registrato
una rapida crescita nel decennio scorso e costituiscono
attualmente le pi grandi economie esistenti accanto a
quelle dei paesi avanzati.

Non vengono indicati i tassi di disoccupazione, in quanto nei


paesi poveri sono molto pi difficili da misurare.
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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

3. I BRIC: La Cina
Durante i due decenni scorsi la produzione cinese cresciuta di
circa il 10% allanno e si stima che continui a farlo anche in
futuro.
Da dove proviene questa crescita?

Da una rapidissima accumulazione di capitale

E dal rapido progresso tecnologico

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Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo

4. Guardando avanti
Che cosa determina le espansioni e le recessioni? La politica
monetaria pu essere usata per ridurre i costi della
recessione negli Stati Uniti e in altre economie avanzate nel
2008-2009? Quale impatto ha avuto leuro sulla politica
monetaria in Europa?
Perch negli Stati Uniti linflazione stata molto pi bassa negli
anni Novanta rispetto ai decenni precedenti? LEuropa pu
ridurre il suo tasso di disoccupazione? Gli Stati Uniti
dovrebbero ridurre il disavanzo commerciale?
Perch i tassi di crescita sono tanto diversi tra paesi, anche su
lunghi periodi di tempo? Perch il reddito pro capite in
Europa pi basso di quello statunitense? Altri paesi poveri
possono imitare la Cina e crescere alla stessa velocit?
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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

Capitolo V.

I mercati dei beni


e i mercati finanziari:
il modello IS-LM
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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

1. Il mercato dei beni e la curva IS


Lequilibrio sul mercato dei beni attraverso la condizione di
uguaglianza tra produzione, Y, e domanda, Z, definito dalla
relazione IS.
Assumendo che il consumo sia funzione del reddito disponibile e
considerando investimento, spesa pubblica e imposte, si ha che la
condizione di equilibrio data da:

Y C(Y T) I G
Dove il tasso di interesse non influenza la domanda di beni.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

1.1. Investimento, vendite e tasso di interesse


Linvestimento era considerato costante per semplicit.
In realt, linvestimento dipende principalmente da due fattori:
il livello delle vendite;
il tasso di interesse.

I I (Y , i )
( , )

un della produzione provoca un di I


un del tasso di interesse provoca una di I

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

1.2. Come si determina la produzione


La condizione di equilibrio sul mercato dei beni diventa:

Y C(Y T ) I (Y , i ) G
un della produzione fa il reddito e quindi il reddito
disponibile
un della produzione fa linvestimento: la relazione tra
investimento e produzione.

In sintesi, un aumento della produzione fa aumentare la domanda


di beni: questa relazione tra domanda e produzione
rappresentata dalla curva ZZ, positivamente inclinata.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

1.2. Come si determina la produzione


La curva ZZ ha due caratteristiche:
non avendo assunto che le equazioni del consumo e
investimento siano lineari, la ZZ sar una curva e non una retta;
avendo assunto che un aumento della produzione conduca a un
incremento meno che proporzionale della domanda, la ZZ sar
pi piatta della retta a 45.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

1.2. Come si determina la produzione

Fig. 5.1. Equilibrio sul mercato dei beni.


La domanda di beni una funzione crescente
della produzione. Lequilibrio richiede che la
domanda sia uguale alla produzione.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

1.3. La curva IS

Fig. 5.2. La derivazione della curva IS.


(a) Un aumento del tasso di interesse riduce la domanda di beni
e porta a una riduzione della produzione di equilibrio.
(b) Lequilibrio sul mercato dei beni richiede cha la produzione
sia una funzione decrescente del tasso di interesse: la curva
IS negativamente inclinata.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

1.4. Spostamenti della curva IS

Fig. 5.3. Spostamenti della curva IS.


Un aumento delle imposte sposta la curva IS
verso sinistra.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

1.4. Spostamenti della curva IS


Lequilibrio del mercato dei beni richiede che un aumento del tasso
di interesse sia associato a una riduzione della produzione. Questa
relazione rappresentata dalla curva decrescente IS.
Ogni fattore che diminuisce la domanda di beni, dato il tasso di
interesse, sposta la IS verso sinistra. Ogni fattore che aumenta la
domanda di beni, dato il tasso di interesse, sposta la IS verso destra.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

2. I mercati finanziari e la curva LM


Il tasso di interesse determinato dalluguaglianza tra domanda
e offerta di moneta , M= YL(i).
La variabile M sul lato sinistro rappresenta lo stock nominale di
moneta. Il lato destro definisce la domanda di moneta, che una
funzione del reddito nominale, Y, e del tasso di interesse
nominale, i.

Tale equazione stabilisce una relazione tra moneta, reddito


nominale e tasso di interesse.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

2. I mercati finanziari e la curva LM


Dividendo entrambi i lati per il livello dei prezzi, P, si ottiene:
M
YL (i )
P
In tal modo, la condizione di equilibrio data dalluguaglianza tra
offerta reale di moneta cio lo stock di moneta in termini di beni
e non di euro e domanda reale di moneta, che a sua volta
dipende dal reddito reale Y e dal tasso di interesse i.
Tale equazione identifica la curva LM.

N.B. Si ottiene in termini di reddito reale, Y, e non nominale, Y.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

2. I mercati finanziari e la curva LM


Fig. 5.4. La derivazione della curva LM.
(a) Un aumento del reddito provoca un aumento della domanda di moneta, a ogni livello del
tasso di interesse. Data Lofferta di moneta, questo aumento della domanda di moneta fa
aumentare il tasso di interesse di equilibrio.
(b) Lequilibrio sui mercati finanziari richiede che un aumento del reddito sia accompagnato da
un aumento del tasso di interesse: la curva LM positivamente inclinata.

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2. I mercati finanziari e la curva LM

Fig. 5.5. Spostamenti della curva LM.


Un aumento della moneta fa spostare la curva LM
verso il basso.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

2. I mercati finanziari e la curva LM

Lequilibrio nei mercati finanziari fa s che, per una data offerta


reale di moneta, un aumento del livello di reddito, che fa aumentare
la domanda di moneta, porti a un aumento del tasso di interesse.
Questa relazione rappresentata dalla curva crescente LM.
Un aumento dello stock di moneta sposta la LM verso il basso;
viceversa, una riduzione dello stock di moneta sposta la LM verso
lalto.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

3. Il modello IS-LM: equilibrio

Ogni punto della curva IS corrisponde allequilibrio sul


mercato dei beni.

Curva IS: Y C (Y T ) I (Y , i ) G

Ogni punto della curva LM corrisponde allequilibrio sui


mercati finanziari.
M
Curva LM: YL(i )
P

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

3. Il modello IS-LM: equilibrio

Fig. 5.7. Il modello IS-LM.


Lequilibrio sul mercato dei beni richiede che un aumento
del tasso di interesse sia accompagnato da una
riduzione della produzione. Questo rappresentato dalla
curva IS. Lequilibrio sui mercati finanziari richiede che
un aumento della produzione sia accompagnato da un
aumento del tasso di interesse. Questo rappresentato
dalla curva LM. Solo nel punto A, che su entrambe le
curve, entrambi i mercati dei beni e finanziari sono
in equilibrio.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

3.1. Politica fiscale, produzione e tasso di interesse

Si consideri una riduzione del disavanzo di bilancio attraverso un


aumento delle imposte, mantenendo invariata la spesa pubblica.
Una politica di questo tipo chiamata stretta o contrazione
fiscale.
Lincremento delle imposte influenza lequilibrio sul mercato dei
beni, cio come muove la curva IS.
Poich le imposte non compaiono nellequazione della LM, esse
non influenzano la condizione di equilibrio. La LM non si sposta.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

3.1. Politica fiscale, produzione e tasso di interesse


Fig. 5.8. Gli effetti di un aumento delle
imposte.
Un aumento delle imposte sposta la curva IS
verso sinistra, e provoca una riduzione del
livello di produzione di equilibrio e del tasso
di interesse di equilibrio.

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3.2. Politica monetaria, produzione e tasso di interesse

Un aumento dellofferta di moneta chiamato espansione


monetaria. Una diminuzione dellofferta di moneta chiamata
stretta o contrazione monetaria.
Lofferta di moneta non influenza direttamente n la domanda
n lofferta di beni. La moneta, quindi, non sposta la curva IS.
Una espansione monetaria sposta verso il basso la LM.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

3.2. Politica monetaria, produzione e tasso di interesse

Fig. 5.9. Gli effetti di una espansione monetaria.


Unespansione monetaria provoca un aumento della
produzione e una riduzione del tasso di interesse.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

4. Un mix di politica economica

Abbiamo analizzato la politica fiscale e la politica monetaria


separatamente, per mostrarne il funzionamento. In pratica, esse
sono spesso usate insieme. La combinazione di politica monetaria
e politica fiscale prende il nome di mix di politica economica.
A volte, il giusto mix richiede cha la politica fiscale e la politica
monetaria vadano nella stessa direzione.
A volte, il giusto mix richiede che politica fiscale e la politica
monetaria vadano in direzione opposte.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

5. Il modello IS-LM e la trappola della liquidit

In corrispondenza di bassi livelli di produzione, la curva LM un


segmento orizzontale con un tasso di interesse nominale uguale a
zero
Fig. 5.11. Il modello IS-LM e la trappola della
liquidit.
In presenza di un trappola della liquidit, c un limite
alla capacit della politica monetaria di aumentare la
produzione. La politica monetaria potrebbe non essere in
grado di far tornare la produzione al suo livello naturale.

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6. Il modello IS-LM in formule


Per derivare esplicitamente la curva IS:

Bisogna esplicitare una forma funzionale per il consumo:

E per linvestimento:

Per ricavare la curva IS, bisogna sostituire la funzione del


consumo e dellinvestimento, cos si ottiene:

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6. Il modello IS-LM in formule


Risolvendo lequazione per Y, possibile ricavare il livello di
equilibrio della produzione come funzione del tasso di interesse:

Mentre, per la rappresentazione grafica, conviene riscrivere la


curva come:

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A = c0 + I + G c1 T
A rappresenta la componente autonoma
della spesa
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6. Il modello IS-LM in formule


La posizione della curva IS determinata dallintercetta, ovvero dal
livello della componente autonoma. Questo significa che variazioni
della componente autonoma determinano gli spostamenti della
curva IS.
Algebricamente, per un dato tasso di interesse i, una variazione A
nella spesa autonoma fa crescere la produzione di:

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6. Il modello IS-LM in formule


Linclinazione della curva IS dipende dalla misura in cui la
produzione di equilibrio varia al variare del tasso di interesse.
A parit di A, una variazione del tasso di interesse di i, fa variare il
reddito di:

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6. Il modello IS-LM in formule

Fig. 5.12. Spostamenti della curva IS.


Un aumento della spesa autonoma di A sposta la curva
IS orizzontalmente verso destra di 1/(1-c1-d1) A .

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6. Il modello IS-LM in formule

Fig. 5.13. Movimenti lungo la curva IS.


La curva IS poco inclinata se, a seguito di una piccola
variazione del tasso di interesse, la produzione deve
variare di molto per riportare in equilibrio il mercato dei
beni.

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6. Il modello IS-LM in formule


La curva LM caratterizzata dalla seguente forma funzionale:

Consideriamo la seguente relazione lineare tra moneta, produzione


e tasso di interesse:

Risolvendo per Y, ricaviamo il livello di equilibrio di Y in funzione di


i:

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6. Il modello IS-LM in formule


La posizione della curva LM dipende dallintercetta, ovvero
dallofferta reale di moneta. Per un dato tasso di interesse i, la
variazione di M/P far variare la produzione di:

Per quanto riguarda linclinazione della curva LM, tanto pi la LM


piatta, tanto pi la produzione dovr crescere per riportare in
equilibrio il mercato monetario. La relazione tra la variazione
della produzione e del tasso di interesse data da:

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6. Il modello IS-LM in formule

Fig. 5.14. Spostamenti della curva LM.


Un aumento dellofferta nominale di moneta di M
sposta la curva LM orizzontalmente verso destra.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

6. Il modello IS-LM in formule

Fig. 5.15. Movimenti lungo la curva LM.


La curva LM poco inclinata se, a seguito di una
piccola variazione del tasso di interesse, la produzione
deve crescere molto per riportare in equilibrio il
mercato monetario.

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

6. Il modello IS-LM in formule


Lequilibrio IS-LM si determina calcolando algebricamente i
valori di Y e i, risolvendo per entrambe le equazioni:

E ricavare il valore di equilibrio della produzione:

E il valore di equilibrio del tasso di interesse:

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

6. Il modello IS-LM in formule


Il moltiplicatore della politica fiscale sar dato dalla
seguente formula:

Il moltiplicatore della politica monetaria, infine, sar:

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Capitolo V. I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM

7. Il modello IS-LM descrive davvero quello che succede nelleconomia?

Politica fiscale:
aggiustamento lento della produzione sul mercato dei beni
le fonti della dinamica nel mercato dei beni:
la produzione si aggiusta lentamente alla domanda
il consumo si aggiusta lentamente al reddito
linvestimento si aggiusta lentamente alla produzione

Politica monetaria:
aggiustamento veloce del tasso di interesse sul mercato
finanziario

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

Capitolo VI.

Il modello IS-LM in economia aperta


Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

1. I mercati dei beni in economia aperta

Economia aperta applicata a


mercati dei beni: lopportunit per i consumatori e le
imprese di scegliere tra beni nazionali e beni esteri;
mercati delle attivit finanziarie: lopportunit per gli
investitori finanziari di scegliere tra attivit finanziarie
nazionali ed estere;
mercati dei fattori: lopportunit delle imprese di scegliere
dove localizzare unattivit produttiva e per i lavoratori di
scegliere dove lavorare. LUnione Europea rappresenta il
pi grande mercato comune tra Stati sovrani mai esistito,
che oggi include 27 paesi.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

1.1. Esportazioni e importazioni

Indicatori di apertura al commercio


internazionale
Esportazioni + importazioni/GDP
1995 2008
Stati Uniti 11,6 15,2
Giappone 8,5 17,4
Germania 23,7 44,1
Francia 22,2 27,7
Italia 23,8 29,1
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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

1.1. Esportazioni e importazioni

Un altro indice di apertura commerciale la proporzione di


prodotto aggregato composta dai beni commerciabili beni
che competono con i beni esteri sia sul mercato interno sia sui
mercati esteri.
Beni e servizi non commerciabili sono prodotti e venduti solo
sul mercato interno e non risentono della concorrenza di altri
paesi.
Costi di trasporto e protezionismo
.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

Squilibri internazionali
La crescita del commercio internazionale stata
accompagnata dalla presenza di forti squilibri.
In particolare la bilancia commerciale degli Stati Uniti
ha registrato un passivo crescente, mentre allopposto
la Cina un attivo crescente .
La Cina accumula attivit finanziarie sullestero
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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

Titoli di Stato US posseduti da


stranieri(miliardi di dollari)ott.2014
China 1252
Japan 1222
Belgio 348
Oil Exporters 281
Brazil 261
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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

Esportazioni europee
Il tasso medio di crescita delle esportazioni tra
il 1999 e il 2007 cresciuto dell8.8%.
La domanda di esportazioni dellarea Extra-
euro cresciuto piu velocemente (11.3%)
rispetto allarea intra-euro (6.7%),
Questo il risultato della crescente
integrazione delle economie emergenti
nelleconomi globale
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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

1.2. La scelta tra beni nazionali e beni esteri

Quando i mercati sono aperti, i consumatori devono


scegliere se comprare beni nazionali o beni esteri.

La variabile cruciale data dal prezzo dei beni


nazionali in termini di beni esteri. Questo prezzo
relativo noto come tasso di cambio reale.

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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

1.3. Tassi di cambio nominali

I tassi di cambio nominali tra valute possono essere quotati in due


modi:
1) come il prezzo della valuta nazionale in termini di valuta estera;
2) come il prezzo della valuta estera in termini di valuta nazionale.

Adottiamo la prima definizione: il tasso di cambio nominale dato


dal prezzo della moneta nazionale in termini di moneta estera,
denotato da E.

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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

1.3. Tassi di cambio nominali

Un apprezzamento della moneta nazionale un aumento del


prezzo della moneta nazionale in termini di moneta estera,
quindi un aumento del tasso di cambio.

Un deprezzamento della moneta nazionale una riduzione


del prezzo della moneta nazionale in termini di moneta estera,
quindi corrisponde a una diminuzione del tasso di cambio.

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Cambio euro dollaro


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1.4. Dai tassi di cambio nominali ai tassi di cambio reali

Come possiamo costruire il tasso di cambio reale tra un


paese dellarea euro e gli Stati Uniti?
1) Consideriamo il prezzo in euro di una Fiat e
convertiamolo in dollari. Il prezzo di 50.000 e se 1
euro vale 1,20 dollari, allora il prezzo della Fiat in dollari
di 50,000 x 1,20 = 60.000 $.
2) Calcoliamo il rapporto tra il prezzo di una Ford in dollari
e il prezzo di un Fiat in dollari: se una Ford costa 40.000
$, il rapporto tra i due beni sar pari a 60.000$/40.000$ =
1,5. Il tasso di cambio reale tra un paese, lItalia, e gli Stati
Uniti sar quindi pari a 1,5.

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1.4. Dai tassi di cambio nominali ai tassi di cambio reali

Come possiamo costruire il tasso di cambio reale tra un


paese dellarea euro e gli Stati Uniti?
1) Consideriamo il prezzo in euro di una Fiat e
convertiamolo in dollari. Il prezzo di 50.000 e se 1
euro vale 1,20 dollari, allora il prezzo della Fiat in dollari
di 50,000 x 1,20 = 60.000 $.
2) Calcoliamo il rapporto tra il prezzo di una Ford in dollari
e il prezzo di un Fiat in dollari: se una Ford costa 40.000
$, il rapporto tra i due beni sar pari a 60.000$/40.000$ =
1,5. Il tasso di cambio reale tra un paese, lItalia, e gli Stati
Uniti sar quindi pari a 1,5.

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1.4. Dai tassi di cambio nominali ai tassi di cambio reali

Fig. 6.3. La costruzione del tasso di cambio reale.

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1.4. Dai tassi di cambio nominali ai tassi di cambio reali


Il tasso di cambio reale costruito moltiplicando il prezzo
nazionale per il tasso di cambio nominale e dividendo per il
livello dei prezzi esteri:

EP

P *

Un aumento del tasso di cambio reale si definisce apprezzamento


reale
Una diminuzione del tasso di cambio reale si definisce
deprezzamento reale

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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

2. I mercati finanziari in economia aperta

Dato che lacquisto o la vendita di attivit finanziarie estere


comporta lacquisto o la vendita di moneta estera o valuta estera,
la dimensione delle transazioni sul mercato delle valute un
indicatore dellimportanza delle transazioni finanziarie
internazionali.
Lapertura dei mercati finanziari comporta:
1. possibilit di diversificazione delle attivit finanziare tra
domestiche ed estere;
2. possibilit per i paesi di registrare avanzi o disavanzi
commerciali.

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2.1. La bilancia dei pagamenti


Le transazioni di un paese con il resto del mondo sono riassunte
in una serie di conti chiamati bilancia dei pagamenti:
conto corrente - le transazioni sopra la linea registrano tutti i
pagamenti da e verso il mondo;
conto capitale le transazioni sotto la linea registrano tutti gli
investimenti in attivit finanziarie da e verso il mondo.

La discrepanza statistica definisce la differenza esistente tra il


saldo del conto corrente e il saldo del conto capitale.

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2.2. La scelta tra attivit finanziarie nazionali ed estere

Fig. 16.6. Rendimenti attesi di titoli statunitensi e italiani a un anno.

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2.2. La scelta tra attivit finanziarie nazionali ed estere

Affinch sia conveniente tenere titoli sia italiani che statunitensi,


essi devono avere lo stesso tasso di rendimento atteso, cio deve
valere la seguente condizione :
1
(1 + i ) ( E )(1 + i )
*

t e

E
t t

t 1

Riorganizzando:
E
(1 + i ) (1 + i )
*


t
e

E
t t

t 1

Tale equazione chiamata parit scoperta dei tassi di interesse


o parit dei tassi di interesse.

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2.2. La scelta tra attivit finanziarie nazionali ed estere

La parit dei tassi dinteresse rappresenta una condizione di


equilibrio in corrispondenza della quale indifferente
detenere titoli nazionali e titoli esteri.
In corrispondenza di tale condizione non possibile
conseguire profitti da arbitraggio.

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2.3. Tassi di interesse e tassi di cambio


Riscriviamo lequazione come:
(1 + i ) *

(1 + i ) = t

[1 + ( E E ) / E )]
t e

t 1 t t

Una buona approssimazione di questa equazione data da:


E
e

i i
* E t 1 t
t t
E t
Il tasso di interesse nazionale devessere uguale al tasso di interesse
estero meno il tasso di apprezzamento atteso della moneta
nazionale.
Il tasso di interesse nazionale devessere uguale al tasso di interesse
estero meno il tasso di deprezzamento atteso della moneta estera.

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3. La curva IS in economia aperta

In una economia aperta, la domanda di beni nazionali data da:

IM
Z C I G X

La domma dei primi tre termini (consumo (C), investimento (I) e
spesa pubblica (G)) costituisce la domanda nazionale di beni
dobbiamo sottrarre le importazioni
aggiungere le esportazioni

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3.2 Le determinanti di C, I e G

Le decisioni di spesa dei consumatori dipendono ancora dal loro


reddito, linvestimento dal reddito e dal tasso dinteresse
nominale e la spesa pubblica esogena.

C I G C (Y T ) I (Y , i ) G

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3.3 Le determinanti delle importazioni

Un aumento del reddito nazionale Y provoca un aumento


delle importazioni.
Le importazioni dipendono anche positivamente dal tasso
di cambio reale.

IM IM (Y , )

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3.4 Le determinanti delle esportazioni

Un aumento della produzione estera (Y*) provoca un


incremento delle esportazioni
Un aumento del tasso di cambio reale provoca una riduzione
delle esportazioni

X X (Y , ) *

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3.5 Uniamo tutte le determinanti della domanda di beni nazionali


FIG. 6.8 La domanda di beni nazionali e le esportazioni nette

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3.5 Uniamo tutte le determinanti della domanda di beni nazionali


Lequilibrio nel mercato dei beni sar dato dalla seguente
equazione:
Y C (Y T ) I (Y , r ) G IM (Y , ) / X (Y , ) *

( ) ( , ) ( , ) ( , )
In equilibrio, la produzione deve uguagliare la domanda, dove la domanda data
da:
consumo, C, che dipende positivamente dal reddito disponibile, Y-T;
investimento, I, che dipende positivamente dalla produzione Y e
negativamente dal tasso di cambio reale, r;
la spesa pubblica considerata esogena;
la quantit delle importazioni, IM, che dipende positivamente da Y che tasso
di cambio reale (per ottenere il valore in termini nazionali va diviso per il
tasso di cambio reale);
le esportazioni, X, che dipendono positivamente da produzione estera, Y*, e
tasso di cambio reale.
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3.5 Uniamo tutte le determinanti della domanda di beni nazionali


Per semplicit possiamo scrivere:

NX (Y ,Y , ) X (Y , ) IM (Y , ) /
* *

Dove NX indica le esportazioni nette.


Riscriviamo la condizione di equilibrio come:

Y C (Y T ) I (Y , r ) G NX (Y ,Y , ) *

( ) ( , )

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3.5 Uniamo tutte le determinanti della domanda di beni nazionali


Un aumento del tasso di interesse reale genera una riduzione
della spesa per investimenti, e quindi una riduzione della
domanda di beni nazionali. Attraverso il moltiplicatore,
questo conduce a una diminuzione della produzione.

Un aumento del tasso di cambio reale provoca uno spostamento


della domanda a favore dei beni esteri e quindi un calo delle
esportazioni nette. La riduzione delle esportazioni nette fa
diminuire la domanda e la produzione attraverso il
moltiplicatore.

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3.5 Uniamo tutte le determinanti della domanda di beni nazionali


Introduciamo due semplificazioni:
il livello dei prezzi nazionali ed estero esogeno: il tasso
di cambio nominale e reale si muovono assieme
P P* E
assenza di inflazione, effettiva e attesa, in quanto i livelli
dei prezzi sono dati
0r i
e

Con queste semplificazioni, possiamo scrivere:


Y C (Y T ) I (Y , i) G NX (Y ,Y , E ) *

( ) ( , )

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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

4. Lequilibrio dei mercati finanziari


La condizione di uguaglianza tra domanda e offerta di moneta
espressa come:
M
YL(i )
P
Passando da un contesto di economia chiusa a un contesto di
economia aperta, non si modifica la relazione di equilibrio
sul mercato della moneta.

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4.2. La scelta tra titoli nazionali e titoli esteri


Affinch in equilibrio siano detenuti dal pubblico sia i titoli
nazionali sia i titoli esteri, essi devono avere lo stesso tasso di
rendimento, quindi deve essere soddisfatta la seguente
condizione di arbitraggio:
Et
(1 it ) (1 i ) e *
t
Et 1
Moltiplicando entrambi i lati per Eet+1 e riorganizzando i termini
si ottiene:
1 i
E E t e

1 i
t * t 1

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4.2. La scelta tra titoli nazionali e titoli esteri


Da cui segue:
1 i
E E e

1 i *

Il tasso di cambio corrente dipende dal tasso di interesse


nominale, dal tasso di interesse estero e dal tasso di cambio
atteso:
un aumento del tasso di interesse interno provoca un aumento
del tasso di cambio;
un aumento del tasso di interesse estero provoca una riduzione
del tasso di cambio;
un aumento del tasso di cambio atteso porta a un aumento del
tasso di cambio corrente.
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4.2. La scelta tra titoli nazionali e titoli esteri

Fig. 6.10. La relazione tra il tasso di


interesse e il tasso di cambio descritta dalla
parit dei tassi di interesse.
Un maggior tasso di interesse comporta un
maggior tasso di cambio, cio un apprezzamento.

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4.2. La scelta tra titoli nazionali e titoli esteri


Ipotesi fondamentale: quando il tasso di interesse cambia, il tasso
di cambio atteso resta invariato.
Questo implica che un apprezzamento oggi porta a un
deprezzamento atteso in futuro, poich ci si aspetta che il tasso
di cambio torni allo stesso valore.
La relazione tra tasso di interesse e tasso di cambio chiamata la
parit dei tassi di interesse.
Quando il tasso di interesse interno uguale al tasso di interesse
estero, il tasso di cambio corrente uguale al tasso di cambio
futuro atteso.

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5. Unanalisi congiunta dei mercati reali e finanziari


Lequilibrio nel mercato dei beni richiede che la produzione
dipenda anche dal tasso di interesse e dal tasso di cambio:
Y C (Y T ) I (Y , i) G NX (Y ,Y , E ) *

Il tasso di interesse determinato dalleguaglianza fra la


domanda e lofferta di moneta:
M
YL(i )
P
E la parit dei tassi di interesse fa s che esista una relazione
positiva tra tasso di interesse e tasso di cambio:
1 i
E E e

1 i *

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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

5. Unanalisi congiunta dei mercati reali e finanziari


Considerando la relazione tra tasso di interesse e tasso di cambio,
si ottiene:

1 i e
IS: Y C (Y T ) I (Y , i) G NX Y , Y *, E
1 i *
M
LM: YL(i )
P

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Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

5. Unanalisi congiunta dei mercati reali e finanziari


Un aumento del tasso di interesse ha due effetti:
1) gi presente in economia chiusa, leffetto diretto
sullinvestimento. Un aumento del tasso di interesse
provoca una diminuzione dellinvestimento e della
domanda di beni nazionali;
2) presente solo in economia aperta, leffetto che opera
attraverso il tasso di cambio. Un aumento del tasso di
interesse interno genera un apprezzamento che provoca
una diminuzione delle esportazioni nette e quindi una
riduzione della domanda di beni nazionali.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

5. Unanalisi congiunta dei mercati reali e finanziari


Fig. 6.11. Il modello IS-LM in economia aperta

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo VI. Il modello IS-LM in economia aperta

5. Unanalisi congiunta dei mercati reali e finanziari


La curva IS inclinata negativamente: un aumento del tasso di
interesse porta direttamente o indirettamente attraverso il tasso
di cambio a una riduzione della domanda e a un calo della
produzione.

La curva LM inclinata positivamente: un aumento del reddito


fa aumentare la domanda di moneta, e ci provoca un aumento
del tasso di interesse di equilibrio.

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

Capitolo XVIII.

La politica economica
in economia aperta
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

1.1. Un aumento della domanda interna


Fig. 18.1. Gli effetti di un aumento della spesa pubblica.
Un aumento della spesa pubblica provoca un aumento della
produzione e del disavanzo commerciale.

2
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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

1.2. Un aumento della domanda estera

Laumento della produzione estera, Y*, comporta un effetto


diretto dato dallincremento di un certo ammontare delle
esportazioni pari a X:
per ogni dato livello della produzione, questo aumento delle
esportazioni induce un incremento della domanda di beni nazionali
pari a X, per cui ZZ si sposta in ZZ;
dato il livello di produzione, allaumentare delle esportazioni
anche NX si sposta di pari ammontare in NX.

3
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

1.2. Un aumento della domanda estera


Fig. 18.2. Gli effetti di un aumento della domanda estera.
Un aumento della domanda estera provoca un aumento della
produzione e un avanzo commerciale.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

1.3. Un riesame della politica fiscale

Un aumento della domanda nazionale provoca un incremento


della produzione, ma anche un peggioramento del saldo
commerciale.

Un aumento della domanda estera provoca un incremento della


produzione nazionale e un miglioramento del saldo commerciale.

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

2.3. La combinazione di politiche fiscali e di cambio


Fig. 18.4. Come ridurre il disavanzo commerciale senza
variare la produzione.
Per ridurre il disavanzo commerciale senza variare la produzione, il
governo deve operare un deprezzamento e ridurre la spesa pubblica.

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

1.3. Un riesame della politica fiscale

I governi discutono spesso di coordinamento, anche se difficile


raggiungere un effettivo e completo coordinamento per diverse
ragioni:

il coordinamento potrebbe richiedere ad alcuni paesi di


intervenire pi di altri, e non detto che essi siano disposti a farlo;

i paesi hanno un forte incentivo a promettere di aderire al


coordinamento, ma potrebbero poi rinnegare la loro promessa.

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

2. Deprezzamento, bilancia commerciale e produzione

Supponiamo che il tasso di cambio reale sia dato da:

EP

P *

Il tasso di cambio reale uguale al tasso di cambio nominale


moltiplicato per il livello dei prezzi interni, diviso per il livello dei
prezzi esteri.

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

2.1. Deprezzamento e bilancia commerciale:


la condizione di Marshall-Lerner

Ricordiamo che la definizione di esportazioni nette :

NX X IM /

Sostituendo X e IM con le loro rispettive espressioni,


otteniamo:

NX X (Y , ) IM (Y , ) /

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

2.1. Deprezzamento e bilancia commerciale:


la condizione di Marshall-Lerner
Una riduzione di e influenza la bilancia commerciale attraverso
tre canali:
le esportazioni X aumentano;

le importazioni IM diminuiscono;
il prezzo relativo dei beni esteri in termini di beni nazionali, 1/,
aumenta. Questo tende ad aumentare il valore delle importazioni.

La condizione in base alla quale un deprezzamento reale genera


un aumento delle esportazioni nette nota come condizione di
Marshall-Lerner.
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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

2.2. Gli effetti di un deprezzamento

Il deprezzamento provoca una variazione della domanda, sia estera


che interna, a favore dei beni nazionali. Questo genera a sua volta un
aumento della produzione interna e un miglioramento della bilancia
commerciale.

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

2.3. La combinazione di politiche fiscali e di cambio

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J

possibile che un deprezzamento causi un peggioramento iniziale


della bilancia commerciale: diminuisce , ma n X n IM si aggiustano
in misura significativa, generando cos una riduzione delle
esportazioni nette, X-IM/.

Successivamente, gli effetti di una variazione dei prezzi relativi, sia


delle esportazioni sia delle importazioni, si rafforzano. Le esportazioni
aumentano e le importazioni diminuiscono.

Se la condizione di Marshall-Lerner alla fine soddisfatta, la


variazione delle esportazioni e delle importazioni diventa pi forte
delleffetto negativo sui prezzi, e leffetto finale sar un miglioramento
di NX. 13
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3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J

Fig. 18.5. La curva J.

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3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J

Fig. 18.6. Il tasso di cambio reale e il rapporto tra esportazioni nette e Pil, Stati Uniti, 1980-1990.

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3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J

Dal punto di vista della bilancia commerciale, espressa in rapporto


al Pil, due sono i fatti evidenti:

le variazioni del tasso di cambio reale si sono effettivamente


riflesse in movimenti paralleli delle esportazioni nette;

tuttavia si osservano ritardi non irrilevanti nella risposta della


bilancia commerciale a variazioni del tasso di cambio reale.

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4. Risparmio, investimento e disavanzo commerciale

Partendo dalla condizione di equilibrio:


Y C I G IM / X
Sottraendo C+T da entrambi i lati e ricordando che S=Y-C-T,
otteniamo:
S I G T IM / X
Usando la definizione di esportazioni nette e riordinando i termini,
otteniamo:
NX S (T G) I
Un avanzo commerciale corrisponde a un eccesso di risparmio
sullinvestimento. Un disavanzo commerciale corrisponde, invece, a
un eccesso di investimento sul risparmio.
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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

4. Risparmio, investimento e disavanzo commerciale

Un aumento dellinvestimento deve riflettersi in un aumento del


risparmio privato, del risparmio pubblico o in un peggioramento
del saldo commerciale.

Un aumento del disavanzo di bilancio deve riflettersi in un


aumento del risparmio privato, in una riduzione dellinvestimento
o in un peggioramento del saldo commerciale.

Un paese con un alto tasso di risparmio, pubblico o privato, deve


avere o un elevato tasso di investimento o un significativo avanzo
commerciale.
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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

5.1. Gli effetti della politica fiscale in economia aperta

Che cosa accade alle varie componenti della domanda?


Il consumo e la spesa pubblica chiaramente aumentano, il primo
a causa dellincremento del reddito e la seconda per ipotesi.
Ci che accade allinvestimento ambiguo. Da un lato la
produzione aumenta, inducendo un incremento
dellinvestimento. Dallaltro, il tasso di interesse aumenta,
riducendo la spesa per investimenti.
Le esportazioni nette dipendono dalla produzione estera, dalla
produzione nazionale e dal tasso di cambio. Le esportazioni
nette diminuiscono sia per effetto dellapprezzamento sia a
causa dellaumento della produzione.

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5.1. Gli effetti della politica fiscale in economia aperta


Fig. 18.8. Gli effetti di un aumento della spesa pubblica.
Un aumento della spesa pubblica provoca un aumento della produzione, un incremento del tasso di interesse
e un apprezzamento del tasso di cambio.

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5.2. Gli effetti della politica monetaria in economia aperta

Una stretta monetaria fa aumentare il tasso di interesse, rendendo i


titoli nazionali relativamente pi convenienti e provocando un
apprezzamento del cambio.
Domanda e produzione si riducono sia per effetto
dellapprezzamento sia a causa del maggior tasso di interesse.

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5.2. Gli effetti della politica monetaria in economia aperta


Fig. 18.9. Gli effetti di una stretta monetaria.
Una stretta monetaria provoca una riduzione della produzione, un incremento del tasso di
interesse e un apprezzamento del tasso di cambio.

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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

6.1. Le parit, le parit mobili, le bande di oscillazione


e lo Sme
Allestremo opposto dei paesi che adottano tassi di cambio flessibili, ci sono i
paesi che operano in regime di tassi di cambio fissi. Questi paesi mantengono
un tasso di cambio fisso in termini di qualche valuta estera o ancorano la loro
moneta al dollaro o a un insieme di valute estere.
In regime di cambi fissi, le oscillazioni del cambio sono rare e si definiscono
svalutazioni e rivalutazioni.

Tra i due estremi, ci sono paesi che operano in parit mobile del tasso di
cambio, cio il tasso di deprezzamento viene predeterminato nei confronti di
una valuta estera.

Un altro tipo di accordo si ha quando i paesi mantengono i loro tassi di cambio


bilaterali allinterno di bande di oscillazione, com stato il Sistema monetario
europeo (Sme).
23
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

6.2. Tassi di cambio fissi e politica monetaria

La parit dei tassi di interesse data da:


Et
(1 it ) (1 i ) e*
t
Et 1
Supponiamo di ancorare il tasso di cambio a qualche livello,
otterremo:
(1 i ) (1 i ) i i
t
*
t t
*
t

In ipotesi di tasso di cambio fisso e di perfetta mobilit dei capitali,


il tasso di interesse interno deve quindi essere uguale al tasso di
interesse estero.
24
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

6.2. Tassi di cambio fissi e politica monetaria

Ora che i=i*, avremo:

M
YL(i ) *

P
In un sistema di cambi fissi, la banca centrale rinuncia alla politica
monetaria come strumento di politica economica. Con un tasso di
cambio fisso, il tasso di interesse interno deve essere uguale al tasso
di interesse estero. E lofferta di moneta deve essere aggiustata allo
scopo di mantenere il tasso di interesse a quel livello.

25
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi

Se in un sistema di cambi fissi la politica monetaria non pu pi


essere usata come uno strumento di politica economica, che cosa ne
della politica fiscale?

Con tassi di cambio fissi, la politica fiscale pi efficace di quanto non


lo sia con tassi di cambio flessibili, in quanto essa richiede una politica
monetaria accomodante.

26
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi

Fig. 18.10. Gli effetti di una espansione fiscale in un sistema di tassi di cambio fisso.

27
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi

Fissando il tasso di cambio, si rinuncia a uno strumento efficace


nella correzione degli squilibri commerciali e nel controllo del
livello di produzione aggregata.
Ancorandosi a un dato tasso di cambio fisso, un paese rinuncia
anche al controllo del suo tasso di interesse. Inoltre deve seguire
landamento del tasso di interesse estero, correndo il rischio di
effetti indesiderati sulla sua attivit economica.
Nonostante il paese mantenga una piena disponibilit della
politica fiscale, un solo strumento di politica economica non
sempre sufficiente.

28
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta

6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi

Che cosa spinge allora alcuni paesi ad ancorare il tasso di cambio?


Perch 15 paesi europei presto seguiti da altri hanno adottato
una moneta comune?

Dobbiamo vedere che cosa succede non solo nel breve periodo, ma
anche nel medio periodo, quando il livello dei prezzi si pu
aggiustare. Dobbiamo considerare anche la natura delle crisi del
tasso di cambio.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

Capitolo XIX.

Regimi di cambio
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1. Il medio periodo

Nel medio periodo la differenza tra i due regimi di cambio svanisce.


In particolare, nel medio periodo leconomia raggiunge lo stesso
livello di tasso di cambio reale e lo stesso livello di produzione, sia
che operi in un sistema di cambi flessibili, sia che operi in un
sistema di cambi fissi.
Dato: *
EP
P
il tasso di cambio reale si pu aggiustare sia attraverso una
variazione del tasso di cambio nominale, sia attraverso una
variazione dei prezzi nazionali, P, e dei prezzi esteri, P*.

2
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1. Il medio periodo
In economia aperta la curva di domanda aggregata pu essere
scritta come segue: Y Y
EP
, G, T
P*
, + ,

Lo stock reale di moneta, M/P, sostituito dal tasso di cambio reale:


in economia chiusa, controllando lofferta di moneta, la banca
centrale poteva cambiare il tasso di interesse e influire sul livello di
produzione;
in economia aperta, e con tassi di cambio fissi e perfetta mobilit
dei capitali, la banca centrale non pu pi variare il tasso di
interesse.
Inoltre in economia aperta si considera il tasso di cambio reale.

3
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1. Il medio periodo

In economia chiusa:

P M /P i Y

In economia aperta con tassi di cambio fissi:

P EP / P* NX Y

4
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo

Per lofferta aggregata:

Y
P P (1
e
)F 1 ,z
L
Il livello atteso dei prezzi conta perch influenza i salari nominali,
che a loro volta influenzano il livello dei prezzi.
Una maggior produzione genera maggior occupazione, che a sua
volta fa aumentare i salari, che a loro volta fanno aumentare il
livello dei prezzi.

5
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo

Fig. 19.1. Domanda aggregata e offerta


aggregata in uneconomia aperta con tassi di
cambio fissi.
Un aumento dei prezzi porta a un apprezzamento
reale e a una riduzione della produzione: la curva
di domanda inclinata negativamente. Un
aumento della produzione porta a un aumento dei
prezzi: la curva di offerta inclinata
positivamente.

6
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo

Fig. 19.2. Aggiustamento con tassi di cambio


fissi.
Nel tempo, lofferta aggregata si sposta verso il
basso, portando a una riduzione del livello dei
prezzi, a un deprezzamento reale e a un aumento
della produzione. Il processo finisce quando la
produzione tornata al suo livello naturale.

7
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo

Che cosa succede nel tempo?

Fino a quando la produzione inferiore al suo livello naturale,


il livello dei prezzi diminuisce.
Nel corso del tempo, la riduzione del livello dei prezzi genera
un costante deprezzamento reale.
Questo deprezzamento reale fa aumentare la produzione fino
al suo livello naturale.

8
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1.2. Equilibrio di breve e di medio periodo

Conclusioni:

nel breve periodo, un tasso di cambio nominale fisso comporta


un tasso di cambio reale fisso.

nel medio periodo, un tasso di cambio nominale fisso


compatibile con un aggiustamento del tasso di cambio reale.
Laggiustamento raggiunto attraverso variazioni del livello dei
prezzi.

9
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1.3. Vantaggi e svantaggi di una svalutazione

Per un dato livello dei prezzi, una svalutazione (cio una


riduzione del tasso di cambio nominale) porta a un
deprezzamento reale (cio una riduzione del tasso di cambio
reale) e quindi fa aumentare la produzione.
In altre parole, una svalutazione sposta la curva di domanda
aggregata verso destra: a un dato livello dei prezzi, la
produzione maggiore.
Ci ha unimplicazione immediata: una svalutazione della giusta
misura pu portare leconomia direttamente da Y a Yn.

10
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1.3. Vantaggi e svantaggi di una svalutazione

Fig. 19.3. Aggiustamento con svalutazione.


Una svalutazione appropriata pu spostare la
domanda aggregata verso destra, portando
leconomia nel punto C. Nel punto C, la produzione
di nuovo al suo livello naturale.

11
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

1.3. Vantaggi e svantaggi di una svalutazione

Contrariamente alla relazione della domanda aggregata, gli


effetti del deprezzamento sulla produzione non avvengono
immediatamente.
Inoltre, contrariamente alla nostra semplice relazione di offerta
aggregata, la svalutazione avr un effetto diretto sul livello dei
prezzi.

Permettere al tasso di cambio nominale di aggiustarsi pu aiutare la


produzione a tornare al suo livello naturale.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

2. Crisi del tasso di cambio in regime di cambi fissi

Supponiamo che un paese operi in un sistema di cambi fissi


e che i mercati finanziari inizino ad aspettare un
aggiustamento del tasso di cambio, in termini di
svalutazione o passaggio a sistema di cambi flessibili.

In presenza di aspettative di svalutazione, mantenere il tasso


di cambio richiede un aumento notevole del tasso di
interesse domestico.

13
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

* E E
i t
i t 1 t

t
E t

14
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

2. Crisi del tasso di cambio in regime di cambi fissi


Ritorniamo alla parit dei tassi di interesse:

* E E
i t
i t 1 t

t
E
Le aspettative di una svalutazione possono innescare una crisi del
t

tasso di cambio.
Di fronte a tali aspettative, il governo ha due opzioni:
arrendersi e svalutare;
difendere la parit, al costo di un tasso di interesse molto elevato e
di una potenziale recessione. Infine, la recessione potrebbe
costringere il governo a cambiare politica.
La difesa della parit significa perdere
15
riserve di valuta estera
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

2. Crisi del tasso di cambio in regime di cambi fissi

Una svalutazione pu avvenire anche se laspettativa iniziale di


una svalutazione infondata.

In generale, i tassi di cambio flessibili sono preferibili, con due


eccezioni:
1. quando un gruppo di paesi gi fortemente integrato dal punto
di vista economico ; in questo caso preferibile la moneta unica
2. quando la banca centrale non segue una politica monetaria
responsabile in un sistema di tassi di cambio flessibili..
16
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

3. Landamento del tasso di cambio


in regime di cambi flessibili

Torniamo alla parit dei tassi di interesse:


Et *
(1 it ) (1 it ) e
Et 1
riscriviamola come:
1 it e
Et *
Et 1
1 it
considerando lanno t+1 invece che lanno t:
1 it 1 e
Et 1 *
Et 2
1 it 1
17
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

3. Landamento del tasso di cambio


in regime di cambi flessibili
Di conseguenza, laspettativa del tasso di cambio nellanno t+1,
calcolata nellanno t, data da:
1 i e e

Ete 1 *e
Et 2
t 1

1 it 1
Sostituendo, si ottiene:
(1 it )(1 ite 1 ) e
Et * *e
Et 2
(1 it )(1 it 1
Continuando a risolvere in avanti nel tempo, si avr:
1 i 1 i ... 1 i e e

E t
t t 1 t n
E e

t n 1
1 i 1 i ... 1 i
*

t
*e

t 1
*e

t n

18
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

3. Landamento del tasso di cambio


in regime di cambi flessibili

1 i 1 i ... 1 i e e

E t
t t 1 t n
E e

t n 1
1 i 1 i ... 1 i
*

t
*e

t 1
*e

t n

Questa relazione ci dice che il tasso di cambio atteso dipende da due


insiemi di fattori:
i tassi di interesse interni ed esteri correnti e attesi per ciascun
anno nei prossimi 10 anni;
il tasso di cambio atteso tra 10 anni.

19
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

3.1. Tassi di cambio e conto delle partite correnti

Qualunque fattore faccia cambiare il tasso di cambio futuro


atteso Eet+n influenza il tasso di cambio corrente Et. Infatti, se
ci si aspetta che il tasso di interesse interno ed estero sar lo
stesso di quello tra t e t + n, la relazione si riduce a Et = Eet+n

Leffetto di qualunque variazione del tasso di cambio futuro


atteso sul tasso di cambio corrente di uno a uno

20
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

3.2. Tassi di cambio e tassi di interesse correnti e futuri

Qualunque fattore che faccia variare i tassi di interesse interni o


esteri, correnti o futuri attesi, tra t e t + n, far cambiare il tasso
di cambio corrente.

Per esempio, dati i tassi di interesse esteri, un aumento del tasso


di interesse interno, corrente o futuro atteso, porta a un
aumento di Et, cio a un apprezzamento.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

3.3. Volatilit del tasso di cambio

Quando la banca centrale taglia i tassi di interesse, i mercati


finanziari devono valutare se questa manovra segnali un
cambiamento radicale di politica monetaria con ulteriori tagli
futuri dei tassi oppure se la riduzione dei tassi sia solo
temporanea. Gli annunci effettuati dalla banca centrale
potrebbero non servire a molto: la stessa banca centrale
potrebbe non sapere cosa essa stessa far in futuro.
Tutto ci rende pi difficile prevedere leffetto della variazione
dei tassi di interesse sul tasso di cambio.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

4. La scelta tra cambi fissi e cambi flessibili

Il regime di cambio nel medio periodo non importa, ma cos non


nel breve periodo.
Lanticipazione che un paese con cambi fissi possa dover
svalutare porta gli investitori a chiedere tassi di interesse molto
alti, peggiorando in tal modo la situazione economica (contro i
cambi fissi).
In un sistema di cambi flessibili il tasso di cambio pu fluttuare
fortemente e pu essere fuori del controllo della politica
monetaria (contro i cambi flessibili).

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

4.1. Parit fisse, currency board e dollarizzazione

Quando non si sicuri che una banca centrale, in un sistema di tassi


di cambio fissi, segua una politica monetaria intelligente, si
possono adottare forme estreme di tassi di cambio fissi, come la
dollarizzazione o un currency board: un buon modo di legare le
mani alla banca centrale.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XIX. Regimi di cambio

4.2. Aree valutarie comuni

Quando un gruppo di paesi fortemente integrato pu formare


unarea valutaria ottima: una moneta unica per un gruppo di paesi
una forma estrema di tassi di cambio fissi.

Affinch i paesi formino unarea valutaria ottima, devono essere


soggetti a shock simili, oppure ci deve essere una forte mobilit
del lavoro tra un paese e laltro.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

Capitolo XX.

La crisi del 2007-2010


Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

Nellautunno del 2008 il mondo entrato nella recessione pi


profonda mai registrata dalla seconda guerra mondiale.

Lorigine della crisi stata una crisi finanziaria iniziata negli Stati
Uniti nellestate del 2007, poi diffusasi in Europa e rapidamente al
mondo intero.

La crisi finanziaria iniziata nel cosiddetto mercato dei mutui


subprime, una piccola parte del mercato immobiliare statunitense
che eroga mutui a coloro che hanno una probabilit relativamente
alta di non essere poi in grado di ripagare.

2
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

1. Fin che la barca va


Per capire lorigine della crisi partiamo dai prezzi delle case negli
USA dal 1980.
FIG. 20.1 Andamento dei prezzi immobiliari.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

1. Fin che la barca va

Dal primo decennio di questo secolo i prezzi delle case sono


aumentati molto senza alcuna ragione evidente (come invece per
laumento avvenuto nel 1940): n i costi di costruzione, n la
crescita della popolazione giustificano un tale aumento dei prezzi.

Il crollo dei prezzi delle case, di circa il 30% in media negli Stati
Uniti tra il 2006 e il 2009, ha messo in ginocchio lintera economia.

4
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

1. Fin che la barca va


Il Pil reale negli Stati Uniti si contratto bruscamente e il tasso di
disoccupazione pi che raddoppiato.
FIG. 20.2 La crisi economica del 2007-2009.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

2. Famiglie con troppi debiti

1. Perch il valore delle case schizzato verso lalto


dopo il 2000?

2. Perch gli effetti del crollo dei prezzi delle case


sono stati cos drammatici?

6
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

2. Famiglie con troppi debiti

Laumento dei prezzi delle abitazioni stato anche leffetto di un


lungo periodo di tassi di interesse estremamente bassi, che hanno
reso molto conveniente prendere a prestito per comprare una casa,
soprattutto se si credeva, come allora, che la bolla potesse
continuare.

La Fed ha mantenuto bassi i tassi di interesse, perch linflazione


era bassa. Infatti i prezzi delle case non entrano direttamente
nellindice utilizzato per calcolare linflazione.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

2. Famiglie con troppi debiti

Prendere a prestito per comprare una casa stato incoraggiato


anche da un cambiamento delle regole seguite dalle banche per
approvare un mutuo, regole che sono diventate molto meno severe.

FIG. 20.3 Percentuale di default


sui mutui subprime.

8
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

2. Famiglie con troppi debiti


Se le banche non sono abbastanza attente quando fanno un mutuo,
non sorprende che nel momento in cui i prezzi delle case iniziano a
calare alcune famiglie vadano in rosso, nel senso che quanto
hanno preso in prestito dalla banca supera il valore di mercato
della loro casa.

Pu succedere che la famiglia abbandoni la casa o smetta di pagare


il mutuo. Alla banca resta la possibilit di riscattare la propriet
della casa. Poich il valore della casa inferiore al valore del
prestito che stato inizialmente concesso, la banca registra una
perdita.

Questo da solo, per, non sufficiente a spiegare quanto successo.


9
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

3. Leva finanziaria e propagazione


Per spiegare perch il crollo dei prezzi si amplificato bisogna
introdurre il concetto di leva finanziaria.

Rapporto di leva = Attivit/Capitale

Seppur rischioso, alle banche conviene avere un elevato rapporto di


leva finanziaria. Quando le cose vanno bene, un elevato rapporto di
leva garantisce ritorni molto elevati, ma quando le cose vanno male
il capitale per far fronte alle perdite minimo.

Nel tempo, complice la cattiva regolamentazione, lesempio delle


banche si diffuso a tutte le altre istituzioni finanziarie.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

3. Leva finanziaria e propagazione

Finch i prezzi delle case crescevano, le banche potevano fare


enormi profitti mantenendo elevata la loro leva finanziaria ed
evitando il fallimento. Questa situazione non durata a lungo e
alla fine molte banche si sono ritrovate senza capitale sufficiente
per assorbire le loro perdite.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

3. Leva finanziaria e propagazione


Il risultato stato un congelamento del credito.

FIG. 20.5 Credito al settore privato non finanziario.

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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

3. Leva finanziaria e propagazione

I principali canali attraverso cui la crisi finanziaria ha colpito


leconomia reale:

la contrazione del credito ha colpito gli investimenti;

il calo del mercato azionario (che si aggiunge al calo dei prezzi


delle abitazioni) ha ridotto il valore della ricchezza delle famiglie
e quindi dei consumi.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

4. La domanda di investimento,
quando le banche agiscono da intermediari
Estendiamo il modello IS-LM per includere le banche come
intermediari creditizi.

Il tasso al quale le banche prestano alle imprese, vale a dire il costo


di un prestito bancario, , pari al tasso che i risparmiatori
ricevono dalle banche pi uno spread, x:
i x
La domanda di investimento dipende quindi dal costo dei prestiti
bancari e pu essere espressa come:

I I (Y , )
14
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

4. La domanda di investimento,
quando le banche agiscono da intermediari
Lo spread x dipende da due fattori:
dal capitale delle banche,
B
A
dal capitale delle imprese,
F
A
B F
x x( A , A )
,

Poich linvestimento entra solo nella relazione IS, dobbiamo


sostituire la nuova relazione IS come funzione dello spread:
B F
I (Y , i x ( A , A ))

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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

4. La domanda di investimento,
quando le banche agiscono da intermediari
Con questa nuova formulazione della curva IS, quando il capitale
delle banche diminuisce, la curva di offerta di prestiti si sposta
verso lalto, lo spread x aumenta e il costo di equilibrio dei prestiti
bancari aumenta. Il risultato che la curva IS si sposta a sinistra e il
nuovo equilibrio del reddito diminuisce.

FIG. 20.6 Equilibrio sui mercati reali e finanziari in seguito


a una riduzione del capitale delle banche.

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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

5. Contagio internazionale
La crisi finanziaria iniziata negli Stati Uniti si rapidamente estesa a tutte
le principali economie avanzate ed emergenti.
Il crollo del reddito disponibile negli Stati Uniti ha comportato un calo
delle importazioni degli USA provocando un enorme crollo delle
esportazioni per i paesi dellUE, Cina, Canada e Messico.
FIG. 20.8 Il crollo delle importazioni
statunitensi di merci nel 2009.

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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

6. La risposta di politica economica

Le banche centrali hanno usato la politica monetaria per tagliare i


tassi di interesse a zero, mentre i governi hanno utilizzato la
politica fiscale per compensare la riduzione del consumo privato,
cercando di sostituire la caduta del consumo e degli investimenti
privati con una maggiore spesa pubblica.

18
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

6. La risposta di politica economica


Politica monetaria in presenza di una trappola della liquidit: le
banche centrali hanno ridotto il tasso di interesse nominale a zero,
non potendo ulteriormente abbassare i tassi di interesse.
FIG. 20.11 La politica monetaria in
presenza di una trappola della liquidit.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

6. La risposta di politica economica

C qualcosaltro che la politica monetaria pu fare? Quantitative


Easing: offrendosi di acquistare beni o titoli dalle banche
commerciali, la banca centrale pu annullare o ridurre laumento
originale dello spread x ed evitare una contrazione dei prestiti.

La curva LM si sposta a destra, ma questo sposta anche la IS verso


destra.

Gli interventi di politica economica hanno funzionato.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010

7. Leredit della crisi

Leredit principale deriva dal ricorso alla politica fiscale che ha


portato a un forte aumento del debito pubblico.

Inoltre spesso lelevato debito pubblico va di pari passo con


unelevata inflazione, in quanto linflazione un modo per ridurre
il valore reale del debito. La preoccupazione per linflazione deriva
anche dal modo in cui la politica monetaria stata utilizzata: non
solo tagliando i tassi di interesse, ma rivolgendosi anche al
quantitative easing.

21
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Capitolo XXI.

Elevato debito pubblico


Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Il debito pubblico

Il debito pubblico rappresenta lo stock totale di titoli di


Stato in circolazione in un determinato momento
Il disavanzo una variabile flusso
Il disavanzo pubblico rappresenta la differenza tra le
entrate e le uscite dello Stato
La variazione del valore nominale del debito pubblico
uguale al disavanzo
I valori del debito e del disavanzo vengono normalizzati
utilizzando il PIL.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Statistiche disavanzo/ debito

http://ec.europa.eu/eurostat/web/government-
finance-statistics/statistics-illustrated

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

La spesa pubblica

La spesa pubblica puo essere suddivisa in tre


componenti
Spesa pubblica(G): acquisto di beni e servizi
Trasferimenti(Tr):pagamenti effettuati dallo Stato
senza un corrispettivo in termini di beni o servizi
Pagamento degli interessi sul debito pubblico ai
detentori di titoli di Stato

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

IL disavanzo pubblico

Definiamo le entrate fiscali e i trasferimenti come


T=T + tY
Tr = Tr- gY
Quando il reddito Y aumenta , le tasse aumentano.
Quando il reddito aumenta i trasferimenti
diminuiscono.
Disavanzo=G + Tr+ interessi sul debito-T
= G+( Tr- gY )+interessi sul debito (T + tY)
=G + Tr+interessi sul debito T-(t + g)Y

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Il debito pubblico italiano

Debito Pubblico (milioni


Anno PIL (milioni di )
di )
2010 1.851.256 1.605.694
2011 1.907.625 1.638.857
2012 1.989.934 1.628.004
2013 2.069.841 1.618.904

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1. Il vincolo di bilancio del governo

Il disavanzo di bilancio nellanno t :

disavanzo rB t 1
Gt Tt

Bt-1= debito pubblico alla fine dellanno t-1


r = tasso di interesse reale
r Bt-1= tassi di interesse reali corrisposti sui titoli pubblici in
circolazione
Gt = spesa pubblica in beni e servizi nellanno t
Tt = imposte al netto di trasferimenti
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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1. Il vincolo di bilancio del governo

Due caratteristiche:

1. la spesa per interessi misurata in termini reali (la misura


corretta del disavanzo talvolta chiamata disavanzo corretto
per linflazione);

2. la spesa pubblica, G, non include i trasferimenti.


I trasferimenti vengono sottratti dalle imposte T.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1. Il vincolo di bilancio del governo

Nellipotesi che il finanziamento monetario sia inesistente, il vincolo


di bilancio del governo afferma che la variazione del debito pubblico
nel corso dellanno t deve essere uguale al disavanzo nellanno t.

Bt Bt 1
rB t 1
Gt Tt

Nel termine di destra troviamo:


- interessi sul debito;
- disavanzo primario (o avanzo primario).

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1. Il vincolo di bilancio del governo

Riordinando i termini otteniamo:

Bt (1 r ) Bt 1
Gt Tt

Il debito alla fine dellanno t uguale a (1+r) per il debito alla


fine dellanno t-1, pi il disavanzo primario, che uguale a G-T.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1.1. Imposte presenti e future

Rimborso nellanno 1
Supponiamo che:
- il bilancio sia in pareggio al tempo 0;
- il debito sia nullo al tempo 0.
Qual leffetto sullevoluzione del debito e delle imposte future di una
riduzione delle imposte pari a un miliardo di euro nellanno 0?

B1 (1 r ) B0 (G1 T1 )

A seguito della riduzione delle imposte, il debito alla fine dellanno


0 1.
Se il debito rimborsato per intero alla fine dellanno 1, allora B1=0.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1.1. Imposte presenti e future

T1 G1 1 r

Per rimborsare il debito nellanno 1, il governo deve produrre,


nellanno 1, un avanzo primario pari a (1+r).

Questo pu avvenire tramite un aumento delle imposte o


tramite una riduzione della spesa.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1.1. Imposte presenti e future

Rimborso dopo t anni


Supponiamo che il governo decida di aspettare t anni prima di
aumentare le imposte per ripagare il debito.
Dallanno 1 allanno t, il disavanzo primario pari a 0.
Nellanno 1, il disavanzo primario nullo.
Il debito alla fine dellanno 1 :
B1 (1 r ) B0 0
Nellanno 2, il debito diventa:

B2 (1 r ) B1 0 (1 r )( 1 r)

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1.1. Imposte presenti e future

Il debito cresce a un tasso pari al tasso di interesse. Il debito alla


fine dellanno t-1 :
t 1
Bt 1
(1 r)
Nellanno in cui il governo decide di rimborsare il debito, il vincolo
di bilancio dato da:

Bt (1 r ) Bt 1
(G1 T1 )

Sostituendo Bt con zero e Bt-1 con la sua precedente espressione, si


ottiene:
t
Tt Gt (1 r)
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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1.1. Imposte presenti e future

Se la spesa pubblica resta invariata, una riduzione delle imposte


oggi deve essere compensata da un aumento delle imposte future.

Quanto pi tempo il governo aspetta ad aumentare le imposte o


quanto maggiore il tasso di interesse reale, tanto maggiore sar
laumento delle imposte future.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

1.2. Debiti e avanzi primari

Supponiamo che il governo decida di stabilizzare il debito dallanno


1 in poi a un livello pari a 1.
Il vincolo di bilancio del governo diventa:

1 (1 r) (G 1 T1 )

Leredit dei disavanzi del passato consiste in un maggior debito


corrente.
Per stabilizzare il debito, il governo deve registrare un avanzo
primario uguale agli interessi sul debito esistente.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.1. Il vincolo di bilancio del governo in termini del Pil

Il vincolo di bilancio del governo in termini del Pil pu essere


scritto come:

Bt Yt 1
Bt 1
Gt Tt
(1 r)
Yt Yt Yt 1
Yt
Lequazione precedente pu essere riscritta come:

Bt Bt 1
Bt 1
Gt Tt
(r g)
Yt Yt 1
Yt 1
Yt
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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.1. Il vincolo di bilancio del governo in termini del Pil

La variazione del rapporto rapporto debito/Pil uguale alla


somma di due termini:

- spesa per interessi, in termini reali, corretta per la crescita


della produzione (r-g) moltiplicato per lo stock di debito in
esistenza

- rapporto tra il disavanzo primario e il Pil.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Il rapporto debito/Pil :unanalisi


dinamica

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Il rapporto debito/PIL : unanalisi


dinamica

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo

Caso a

Assumiamo che:
- il disavanzo primario sia positivo;
- il tasso di crescita del Pil sia maggiore del tasso di interesse
reale.

La retta che rappresenta il rapporto debito/Pil ha inclinazione


minore di 1 e intercetta positiva.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo

Fig. 21.5. Landamento del rapporto


debito/Pil nel lungo periodo:
unanalisi grafica(caso a)
Se g>r, il rapporto debito/Pil converge
al valore di equilibrio di disavanzi
primari.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo :


caso(a)

Che cosa succede al rapporto debito/Pil nel lungo periodo?

- Il rapporto debito/Pil converge nel tempo allo stato


stazionario;
- in equilibrio il governo debitore.

In presenza di un debito positivo ereditato dal passato e di


disavanzi primari, il rapporto debito/Pil converge al suo stato
stazionario.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo

Caso b

Assumiamo che:
- il disavanzo primario sia positivo;
- il tasso di crescita del Pil sia minore del tasso di interesse reale.

La retta che rappresenta il rapporto debito/Pil ha inclinazione


maggiore di 1 e intercetta positiva.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo

Fig. 21.5. Landamento del rapporto


debito/Pil nel lungo periodo:
unanalisi grafica(caso b)
Se g<r in presenza di un debito (positivo)
ereditato dal passato di disavanzi primari,
il rapporto debito/Pil cresce allontanandosi
gradualmente dallequilibrio.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo(casob)

Che cosa succede al rapporto debito/Pil nel lungo periodo?

- Il rapporto debito/Pil non converge nel tempo allo stato


stazionario, ma tende a esplodere
- in equilibrio il governo debitore.

In presenza di un debito positivo ereditato dal passato e di


disavanzi primari, il rapporto debito/Pil cresce allontanandosi
gradualmente dal valore di equilibrio.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo

Caso c

Assumiamo che:
- il disavanzo primario sia negativo;
- il tasso di crescita del Pil sia minore del tasso di interesse reale.

La retta che rappresenta il rapporto debito/Pil ha inclinazione


maggiore di 1 e intercetta negativa.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo

Fig. 21.5. Landamento del rapporto


debito/Pil nel lungo periodo:
unanalisi grafica(caso c)
Se il governo genera avanzi di bilancio
adeguati, anche se g<r e il debito iniziale
positivo, il rapporto debito/Pil si riduce
nel tempo.

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Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/PIL nel lungo periodo:caso c

Che cosa succede al rapporto debito/Pil nel lungo periodo?

- Il rapporto debito/Pil non converge nel tempo allo stato


stazionario;
- il debito pubblico si riduce nel corso del tempo.

In presenza di un debito positivo ereditato dal passato e di


avanzi primari, il rapporto debito/Pil si riduce nel corso del
tempo anche se il tasso di interesse maggiore del tasso di
crescita.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo

Caso d

Assumiamo che:
- il disavanzo primario sia negativo;
- il tasso di crescita del Pil sia maggiore del tasso di interesse reale.

La retta che rappresenta il rapporto debito/Pil ha inclinazione


minore di 1 e intercetta negativa.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo

Fig. 21.5. Landamento del rapporto


debito/Pil nel lungo periodo:
unanalisi grafica.
Se g>r e il governo genera avanzi di
bilancio, il rapporto debito/Pil converge
sempre al valore di equilibrio.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo:caso d

Che cosa succede al rapporto debito/Pil nel lungo periodo?

- Il rapporto debito/Pil converge nel tempo allo stato


stazionario;
- in equilibrio il governo creditore

In presenza di avanzi primari e di un tasso di crescita


superiore al tasso dinteresse, qualunque sia il valore iniziale
del rapporto debito/PIL il sistema converge verso lo stato
stazionario.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.3. Landamento del rapporto debito/Pil


in alcuni paesi europei

Gli anni Sessanta sono stati un decennio di forte crescita in tutti i


paesi avanzati: r g era negativo e la maggior parte di questi paesi
riuscita a ridurre il rapporto debito/Pil senza dover generare
ampi avanzi primari.

Gli anni Settanta sono stati un periodo di crescita pi bassa, ma


anche di tassi di interesse reali molto bassi (talvolta negativi) e
questo ha consentito la riduzione del rapporto debito/PIL

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Landamento del rapporto debito/PIL

Negli anni Ottanta la situazione cambiata


I tassi di interesse reali sono aumentati e i tassi di
crescita del PIL si sono ridotti. Per evitare un aumento
del rapporto debito PIL sarebbe stato necessario creare
avanzi primari consistenti.
Questo non avvenuto e di conseguenza il rapporto
debito/PIL aumentato.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.4. I pericoli di un debito pubblico molto elevato

Maggiore il livello del debito pubblico, maggiore lavanzo


primario necessario per sostenere quel debito, cio per evitare
che esso continui a crescere.
Tuttavia ampi avanzi primari richiedono imposte elevate e tagli di
spesa. Ma una politica fiscale restrittiva puo determinare una
caduta della domanda e della produzione.

Bt Bt 1
Bt 1
Gt Tt
(r g)
Yt Yt 1
Yt 1
Yt
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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

2.4. soluzioni alternative per rientrare da un


debito pubblico molto elevato
Per evitare un aumento del rapporto debito/Pil, il governo taglia la spesa
e aumenta le imposte: provvedimenti impopolari, che generano ancor pi
incertezza politica.

Soluzione: finanziamento monetario del disavanzo.

Alternativamente, in che modo e a quale ritmo dovrebbe avvenire il


rientro?
Attraverso molti anni, forse anche molti decenni, di avanzi primari.

La prospettiva di molti decenni di austerit fiscale non certo


incoraggiante. Quando il livello del debito molto elevato, il ripudio del
debito la soluzione pi attraente.
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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

3. Le conseguenze di un debito pubblico elevato

Un rapporto debito/Pil particolarmente elevato:

1. deprime laccumulazione di capitale ;

2. richiede imposte elevate e quindi elevate distorsioni;

3. aumenta il rischio di crisi finanziarie.

4. Impedisce lutilizzazione della politica fiscale durante


una recessione.
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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

3.2. Verso una teoria politica del debito pubblico

I tre modi di finanziamento del debito pubblico possono essere visti


come tre diverse forme di tassazione, che si distinguono perch
gravano su gruppi economici distinti.

Il debito pubblico e le manovre di politica economica volte a ridurlo


sono spesso il risultato di una lotta politica tra diversi gruppi di
interesse e tra i loro rappresentanti politici.

possibile stabilire un legame tra grado di stabilit politica,


conflitto redistributivo ed evoluzione dei disavanzi e del debito.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Disavanzo e debito

Il rapporto Debito/PIL una utile misura del debito ;


un paese con un Pil elevato ha piu risorse per pagare il
debito
Imposizione di vincoli esterni per impedire laumento
del debito
Precondizioni per ladesione alleuro
Il rapporto deficit/PIL non doveva superare il 3%
Il rapporto debito/PIL non doveva superare il 60%

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Disavanzo e debito: il fiscal compact

Il fiscal compact(2012)
l'impegno ad avere un deficit strutturale che non deve
superare lo 0,5% del PIL e, per i paesi il cui debito pubblico
inferiore al 60% del PIL, l'1%;
l'obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60%
del PIL, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni, ad
un ritmo pari ad un ventesimo dell'eccedenza in ciascuna
annualit;
l'obbligo per ogni stato di garantire correzioni automatiche
con scadenze determinate quando non sia in grado di
raggiungere altrimenti gli obiettivi di bilancio concordati;

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Disavanzo e debito: il fiscal compact

l'impegno a inserire le nuove regole in norme di tipo


costituzionale o comunque nella legislazione nazionale,
l'obbligo di mantenere il deficit pubblico sempre al di
sotto del 3% del PIL, come previsto dal Patto di
stabilit e crescita; in caso contrario scatteranno
sanzioni semi-automatiche;
l'impegno a tenere almeno due vertici all'anno dei 18
leader dei paesi che adottano il Patto.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

I vincoli allinterno dellUnione


Monetaria
Evitare che una crisi finanziaria in un paese si
trasferisca ad altri paesi
In una situazione di maggiore integrazione finanziaria
laumento del tasso dinteresse e del premio per il
rischio chiesto dai mercati finanziari per finanziare i
titoli del debito pubblico di un paese si trasferisce ad
altri paesi in situazioni simili
Il caso della Grecia dimostra come la crisi finanziaria di
un paese si trasferisca velocemente ad altri paesi

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

I vincoli allinterno dellUnione


Monetaria
Correggere lincentivo di trasferire i costi di unespansione fiscale.
. Un aumento della spesa pubblica crea un aumento dei tassi
dinteresse e quindi una rivalutazione del cambio( specialmente
quando lespansione fiscale riguarda un paese di grandi
dimensioni)
. Le esportazioni e gli investimenti degli altri paesi vengono
penalizzati.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Ragioni della crescita del debito

Il disavanzo pubblico rappresenta la differenza tra entrate e spesa


pubblica. Il debito rappresenta laccumulazione dei disavanzi netti
Storicamente laumento del disavanzo e del debito attribuibile a
Finanziamento delle guerre
Riduzione delle entrate a seguito di una recessione
Mancanza di volont politica orientata al taglio della spesa
Mutamento di regime della politica monetaria.
Struttura demografica.

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

La composizione della spesa(2010)


miliardi di euro
Consumi pubblici 328 41,4%
Pensioni 240 30,2%
Assistenza, trasf. famiglie 69 8,8%
Contributi alla produzione 15 1,9%
Altre spese correnti 15 2,0%
Spese correnti al netto interessi 669 84,4%
Interessi passivi 70 8,8%
Totale spese correnti 739 93,2%
Spese in conto capitale 53 6,8%
Totale spese 793 100,0%

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Capitolo XXI. Elevato debito pubblico

Consumi pubblici(valori percentuali)

1980 1990 2000 2009


Servizi gen. 12.3 12.9 14.1 13.8
Difesa 7.1 7.0 5.9 6.9
Ordine pub. 9.0 9.7 10.3 8.7
Sanit 29.7 29.6 30.7 33.8
Istruzione 25.7 25.1 22.5 20.0

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