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TOR VERGATA
FACOLTÀ DI INGEGNERIA
Tesi di Laurea
RELATORE CANDIDATO
CORRELATORI
Vincenzo Vitale
Luigi Pangione
Alla mia famiglia
Ai miei amici
Indice
Ringraziamenti 1
Introduzione 2
INDICE I
INDICE
Bibliografia 72
INDICE II
Ringraziamenti
Vorrei cogliere quest’opportunità per ringraziare tutte le persone che hanno reso pos-
sibile questo lavoro, a partire dalla mia famiglia, che mi è stata vicina e mi ha suppor-
tato (e sopportato) durante i miei studi e nella gestazione di questa Tesi, che hanno
Insieme a loro vorrei ringraziare anche gli amici, che mi hanno tenuto su di morale
nei momenti bui che, inevitabilmente, si incontrano lungo una strada lunga e tortuosa
Infine, ultimi ma non meno importanti, vorrei ringraziare il professor Luca Zac-
carian, che non ha perso occasione per indirizzarmi e incoraggiarmi lungo la strada
giusta, l’ing. Luigi Pangione, guida e amico nel percorso all’interno dell’ENEA, gli
altri ragazzi della “stanza tesisti Tor Vergata”, e lo staff tutto dell’ENEA, disponibile
(Inferno, II)
INTRODUZIONE 1
Introduzione
Il problema energetico è sicuramente uno dei punti con cui l’umanità si troverà ben
presto a fare i conti, vuoi per l’esaurimento progressivo dei combustibili fossili (stime
recenti parlano di 70-80 anni di autonomia al massimo), vuoi per la sempre maggiore
richiesta di energia legata allo sviluppo industriale, specie nei paesi emergenti, quali
ad esempio la Cina.
Varie le risposte avanzate per risolvere tale problema, ma tra esse il nucleare risulta
sicuramente la più promettente, soprattutto per gli alti rendimenti e per la possibilità
energia rinnovabile non hanno, basti pensare all’energia eolica o a quella geotermica).
si inserisce la ricerca nel campo della fusione nucleare che, una volta sviluppa-
estremamente economica in quanto -al contrario della fissione che si basa su elementi
pesanti e rari come l’uranio- la fusione utilizza isotopi dell’idrogeno, facilmente rica-
vabili dall’acqua.
Il principale polo italiano in tale campo di ricerca è senza dubbio il Centro Ri-
INTRODUZIONE 2
INTRODUZIONE
cerche ENEA di Frascati (Roma), dove è da tempo attivo FTU (Frascati Tokamak
Scopo di questo elaborato, dopo una breve trattazione dei principi base dietro
sull’alimentatore di tale avvolgimento (chiamato nel corso del testo AL-F ), analiz-
una certa soglia critica. Partendo da questo fatto, e proprio al il fine di risolver-
INTRODUZIONE 3
Capitolo 1
È noto che all’interno del nucleo atomico i protoni, essendo dotati di stessa carica
La prima, scoperta nella prima metà del ventesimo secolo da un gruppi di scienzia-
ti (tra i quali la figura di spicco è sicuramente Enrico Fermi), anche grazie ai fondi
“donati” dal ministero della difesa americano in vista di un potenziale utilizzo bellico
Tuttavia la pericolosa produzione di scorie nucleari nocive per la salute, oltre a ren-
4
CAP. 1 Cenni sulla fusione nucleare 1.1 La fusione nucleare
in modo più pulito. In questo modo è iniziata la ricerca nel campo della fusione.
nuclei di elementi leggeri si fondono per formare un nucleo più pesante, la cui massa è
minore della somma delle masse dei nuclei “genitore”. La massa mancante si trasforma
fatto che, per soverchiare le forze di repulsione elettrica tra i nuclei, gli atomi devono
in regimi di altissima temperatura e/o pressione. In particolare nel caso della fusione
A tali temperature la materia tende a dissociarsi nei suoi elementi costitutivi, trasfor-
mandosi in una specie di “brodo” di ioni ed elettroni non equamente distribuiti. Ciò
comporta quindi la nascita di una carica elettrica non neutra. Tale stato di aggrega-
1
Da notare che nelle stelle le temperature necessarie affinchè avvengano reazioni di fusione sono
molto più basse rispetto a quelle richieste in laboratorio: infatti, pur essendo la probabilità che due
atomi si fondano direttamente proporzionale alla temperatura, in un corpo celeste l’elevata quantità
di materia compensa tale minore probabilità.
5
CAP. 1 Cenni sulla fusione nucleare 1.2 Il confinamento del plasma
Confinare il plasma, a causa della sua elevatissima temperatura che, ovviamente, im-
il principale problema che impedisce attualmente un utilizzo non bellico della fusione
nucleare.
In linea di principio, essendo dotato di carica elettrica non neutra, il plasma può essere
quilibrio tra il campo poloidale dovuto alla corrente che circola nel plasma, e quello
2
Per quanto in FTU un esperimento (o “sparo” nel gergo tecnico) non superi i due secondi,
in Tokamak di dimensioni maggiori, come ad esempio il JET (Joint European Torus) di Culham
(UK, nei pressi di Oxford), un esperimento può arrivare a durare anche quindici minuti. L’ITER
(esperimento europeo di fusione nucleare), che dovrebbe venir costruito a Cadrache, nel sud della
Francia, sarà un Tokamak di grandi dimensioni, tali da riuscire a mantenere il plasma per periodi di
tempo talmente lunghi da consentire anche di ricavare energia, diventando de facto il primo esempio
di reattore a fusione.
6
CAP. 1 Cenni sulla fusione nucleare 1.3 Creazione del plasma
Portare un gas alle temperature richieste perchè esso si trasformi in plasma non è,
ovviamente, una cosa semplice, tanto che è necessario adottare più di un metodo per
Una parte del calore necessario deriva dall’effetto Joule dovuto alla corrente di pla-
sma che circola nel gas (causata dagli avvolgimenti toroidali). Tuttavia tale parte è
Per fornire la potenza aggiuntiva richiesta sono state studiate tre tecniche fondamen-
tali:
stesso verso regioni con campo magnetico maggiore, con conseguente aumento
7
Capitolo 2
L’ENEA rappresenta allo stato attuale il principale centro di ricerche italiano nel
campo della fusione nucleare. In particolare FTU (Frascati Tokamak Upgrade) è una
Nonostante FTU sia una macchina di dimensioni alquanto ridotte, per il suo fun-
Tokamak (AL-F, il piú piccolo dei convertitori, ad esempio, è un mostro le cui carat-
teristiche in uscita sono ±5kV ±12.5kA !), mentre l’altro contiene FTU stesso e le
8
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.1 Caratteristiche strutturali
Come già accennato, il Tokamak è costituito da una camera sotto vuoto spinto,
alla quale è possibile avere accesso con strumentazione solo attraverso dodici ingressi
(denominati port) divisi a loro volta in tre sezioni: superiore, equatoriale ed inferio-
re. Ognuno di questi port ha un’area relativamente piccola ed è posto a distanza dal
Elementi fondamentali di FTU sono i suoi attuatori, ovvero gli avvolgimenti ma-
più lento: in pratica il primo si occupa di fornire la maggior parte della potenza
9
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.1 Caratteristiche strutturali
Figura 2.1: Vista dei convertitori di FTU. In primo piano la zona commutazione con
dietro AL-H, a sinistra AL-T, a destra AL-F e in fondo AL-V.
quello direttamente collegato agli alimentatori degli avvolgimenti di FTU per la rego-
lazione della posizione del plasma (fatta eccezione per l’alimentatore di H, connesso
MFG3 consiste in pratica di un grosso volano che viene posto in rotazione (la sua
l’altro, e che, durante l’esperimento, scarica la sua notevole energia cinetica al fine di
10
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.2 Principi fisici
del plasma.
infatti sull’equilibrio tra il campo magnetico poloidale generato dalla corrente indotta
nel plasma e il campo toroidale prodotto dagli avvolgimenti attorno alla camera del
Tokamak (per una rappresentazione grafica fare riferimento alla figura 2.3).
Il plasma può essere rappresentato come una spira chiusa sulla quale viene indotta
una corrente (detta, per l’appunto, Ip , o corrente di plasma). Per tenere coese le
legge di Lorentz:
F~ = q · ~v × B
~ (2.2.1)
che definisce la forza agente su una carica q in moto con velocità ~v ed immersa nel
11
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
Figura 2.3: Struttura magnetica di FTU: in verde i campi poloidali, in rosso quelli
toroidali, in giallo il plasma.
~
campo magnetico B.
Essendo fondamentalmente q ·~v una corrente, è possibile esprimere tale forza, nel caso
F~ ∝ Ip × B
~ (2.2.2)
La forza ottenuta sarà quella che gli attuatori di FTU dovranno contrastare al fine
sione, che impedire al plasma di venire a contatto con le pareti della camera diventa
la priorità assoluta. Per quanto siano presenti delle protezioni hardware poste lungo
la camera, denominate limiter, in caso di urto con esse il plasma, oltre a danneggiarle
12
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
Il sistema di controllo di FTU, quindi, ha il compito di pilotare gli attuatori (gli ali-
mentatori degli avvolgimenti) in modo che essi eroghino la giusta quantità di energia
per far sì che la variazione di campo magnetico dovuto ad essa porti il plasma nella
posizione desiderata.
∫
d
u(t) = Kp · e(t) + Ki e(t)dt + Kd e(t) (2.3.1)
dt
dove Kp , Ki e Kd sono, rispettivamente i guadagni proporzionale, integrale e de-
13
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
Da notare che in FTU i controllori PID usati non sono “puri”: infatti i valori dei tre
guadagni vengono variati lungo il corso dello sparo, trasformando la funzione in qual-
cosa di decisamente nonlineare (tale caratteristica verrà discussa più avanti quando si
Viene logico chiedersi a questo punto quali siano le leggi fisiche implementate nel
sistema di controllo. Iniziamo analizzando le due equazioni di base dalle quali derivano
tutte le altre, in particolare l’insieme dei circuiti magnetici può essere schematizzato
d
V (t) = [M (t) · I(t)] + R(t) · I(t) (2.3.2)
dt
dove:
• V (t) è il vettore delle tensioni indotte nei quattro avvolgimenti e nel plasma;
• I(t) è il vettore delle correnti che scorrono negli avvolgimenti e nel plasma a
• R(t) è una matrice quadrata che ha sulla diagonale principale le resistenze dei
quattro avvolgimenti e del plasma, mentre tutti gli altri elementi sono nulli.
modo:
d2
mp 2 [Rp (t)] = 2πRp (t) · Ip (t) · [Bp (t) − Be (t)] (2.3.3)
dt
dove:
14
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
Attraverso i due principi fisici appena esposti, il sistema di controllo riesce a pi-
lotare gli attuatori in modo da controllare con precisione l’intensità della corrente di
sistemi che verranno in seguito descritti, per quanto considerati indipendenti, nella
la struttura del campo magnetico nel quale esso è immerso, è evidente che essi non
Per elaborare la legge di controllo che permette alla corrente di plasma di inseguire il
valore preprogrammato, il feedback fa uso dell’equazione (2.3.2) per far sì che l’alimen-
che le matrici di tale equazione non sono costanti, ma variano durante l’esperimento,
15
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
temperatura e pressione della camera. Per di più il calcolo di alcune di queste ca-
ad attendere la fine dell’esperimento per ottenere i valori richiesti. Per questi motivi
è stato scelto di fissare i valori delle induttanze (mutue e no) a dei valori medi pre-
calcolati, dopo aver verificato che tale processo non avrebbe inficiato più di tanto le
d
Ip · Rp = Vp = − ~
[Φ(B)] (2.3.4)
dt
~ è il flusso del campo magnetico che induce Ip . Poichè tale flusso è
dove Φ(B)
Lp
∆It = − ∆Ip (2.3.5)
Mtp
risultano essere:
Lp = 2.14µH
Mtp = 110µH
una notevole variazione della corrente che scorre in T per ottenere anche piccoli cam-
figura 2.5.
16
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
mento) e quindi moltiplicato per il sopracitato rapporto: tale segnale, l’errore tra la
corrente di plasma richiesta e quella reale, viene quindi passato al controllore standard
PID, che restituisce così il valore ∆Ip il quale, una volta sommato al preprogrammato
al fine di riottenere un valore assoluto e non una differenza, viene inviato ad AL-T,
Per controllare la posizione orizzontale del plasma all’interno della camera, il sistema
di controllo deve far sì che il raggio interno ed esterno dello stesso si trovino in corri-
spondenza di quelli preprogrammati. Il problema consiste nel fatto che non è possibile
serie di circonferenze concentriche, sappiamo che il valore del flusso del campo ma-
gnetico misurato su due punti di una stessa circonferenza è uguale. È evidente quindi
che per effettuare un controllo sulla posizione orizzontale basta misurare il flusso del
17
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
due misure è nulla, allora il plasma si trova in posizione corretta1 (figura 2.6).
rebbe un ∆Ψ non nullo, che altro non è che l’errore di posizione di cui il sistema di
sono, come visto, V ed F. Tuttavia l’unico a possedere un vero e proprio sistema di con-
18
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
l’effetto macroscopico di espansione indotto dal T in base alla legge di Lorentz (2.2.1)).
∆Ψ
∆If = (2.3.6)
∆Mpf
pari a:
∆Mpf = 20µH
Lo schema a blocchi per AL-F risulta quindi essere quello riportato in figura 2.8.
Un set di strumenti posti sulla camera di FTU fornisce al sistema di controllo i dati
mati. Tale componente del sistema, riportato anche nello schema, viene chiamato
19
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.3 Il sistema di controllo di FTU
per AL-F.
Da notare che anche in questo caso all’uscita del PID viene sommato un valore di
non è stato scelto di far funzionare F solo come eventuale “correttore di posizione”,
vole tempo a posizionarsi nella sua zona di lavoro. Inoltre poichè l’azione esercitata
per il controllo della posizione radiale. L’unica differenza è che, ovviamente, in questo
∆Ψ
∆Ih = (2.3.7)
∆Mph
20
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.4 Cronologia di un esperimento su FTU
∆Mph = 15µH
mato (ovverosia H, nel caso che il plasma si trovi in posizione corretta, è spento).
funziona bene, grazie alla struttura stessa del Tokamak e al posizionamento degli av-
Da quanto esposto si può trarre un’idea della complessità e del numero notevole di
con FTU.
venti minuti. La catena di eventi che si innesca prima della formazione del plasma è
Per sincronizzare tutti gli eventi esiste un clock generale (denominato Master
21
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.4 Cronologia di un esperimento su FTU
Vediamo ora quali sono gli eventi che avvengono durante l’evoluzione dell’esperi-
tri necessari (valori dei preprogrammati, guadagni dei PID, ecc.) da appositi terminali
posti nella sala di controllo. Quindi, non appena viene dato il via, si passa alla fase
legamenti elettrici degli alimentatori e dei generatori. Se tutto va a buon fine, viene
emesso il primo gate di sincronizzazione e si passa alla fase di pre-run. Nei due
minuti successivi vengono raccolti dati da tutti i sistemi, che verranno poi elaborati
per ulteriori dieci secondi, mentre gli impianti di alimentazione si predispongono per
lo sparo. Quindi, dieci secondi prima dell’esperimento vero e proprio, viene emesso
clock. Infine il gate di start-FSC (Fast Sequence Control) dà il via a tutti gli attua-
22
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.4 Cronologia di un esperimento su FTU
conclude, infine, dopo 10 secondi, quando si passa nella fase di end-run col conse-
In questa fase tutti i sistemi di acquisizione trasferiscono i dati acquisiti nel sistema
di archiviazione centrale2 .
che entra in funzione nella fase di start-run, a circa due secondi dalla formazione del
plasma, e si ferma circa tre secondi dopo, come è facile notare da figura 2.11.
questa fase viene effettuato il calcolo degli offset sulle varie misure;
• Stato C (−1 .4s → −1 .0s): Determinazione del campo toroidale misurato dalle
23
CAP. 2 FTU: Frascati Tokamak Upgrade 2.4 Cronologia di un esperimento su FTU
• Stato F (−0 .001s → +3 .0s): Ciclo di controllo vero e proprio (tutte le misure
24
Capitolo 3
AL-F: l’alimentatore
dell’avvolgimento F
Da quanto detto precedentemente è facile capire quanto sia importante F nel controllo
della posizione radiale del plasma. Per costruirne un modello è stato necessario prima
“si tratta di un convertitore duale a quattro quadranti, costituito da due unità a tiri-
sia positiva che negativa, ed è operato col metodo della corrente di circolazione tra
i due rami di cui è costituito, al fine di ottenere un’inversione molto rapida e senza
25
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.1 Descrizione circuitale
Procediamo ora con un’analisi che spieghi quanto sintetizzato nelle righe precedenti.
lo schema semplificato di figura 3.2, utile al fine di spiegare più facilmente il suo fun-
zionamento.
26
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.1 Descrizione circuitale
27
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.1 Descrizione circuitale
28
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.1 Descrizione circuitale
duttore seguito da una resistenza, che rappresenta la caduta di tensione lungo l’av-
volgimento stesso.
Non è stato possibile invece modellare le due induttanze saturabili L1 e L2 come nor-
mali induttori in quanto la variazione di induttanza era eccessiva per pensare di poter
scopo è quello di mantenere accesi i tiristori di entrambi i ponti nel caso si richie-
dano correnti minori in modulo di 1200 A. Tale soglia deriva dalla struttura interna
dei ponti. Con riferimento alla figura 3.1, e in particolare al ponte denominato CF1
(mostrato per intero), si può notare che in ogni istante di funzionamento, su ogni
ponte, sono due i tiristori ad essere attivi2 , ognuno dei quali richiede che vi scorra una
Nel momento in cui invece la richiesta di corrente su F risultasse maggiore, uno dei
due rami (quello il cui verso è opposto a quello della corrente richiesta su F) opererà
1
Il motivo per cui vi siano due trasformatori e quattro ponti è strettamente tecnologico: i tiristori
possono sopportare solo una tensione limitata prima di bruciare; è stato quindi necessario inserire
due trasformatori in serie che erogassero ognuno la metà della tensione massima necessaria ad F. I
quattro ponti sono dunque perfettamente identici a coppie.
2
Il fatto che tutti i ponti eccetto CF1 siano mostrati in una forma compatta potrebbe far
erroneamente pensare che si tratti di una serie, e non di un parallelo, di tiristori.
29
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.2 Il sistema di controllo di AL-F
rente necessaria ad F.
Da notare che l’uso del sistema della corrente di circolazione ha come effetto secon-
dario quello di rendere più veloce l’inversione della corrente su F: infatti i tiristori
richiedono un certo tempo per accendersi. Se fosse possibile erogare qualsiasi corrente
sul carico usando un solo ramo per volta (in pratica eliminando de facto la necessità di
usare il sistema della corrente di circolazione) si vedrebbe che, nel momento di passare
tempo relativamente grande in cui si perderebbe il controllo sul sistema (con tutti i
riportato in figura 3.3. Si tratta di uno schema di controllo implementato dal fornitore
che il sistema di controllo deve tentare di azzerare (d ). L’errore viene quindi fatto
passare in un controllore di tipo PID, ottenendo il valore col quale deve essere forzato
3
Tale valore viene calcolato dal feedback ENEA, ed è pari alla somma del valore preprogrammato
con quanto ricavato dalle misure magnetiche. Più avanti verrà analizzato in maniera più puntuale.
30
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.2 Il sistema di controllo di AL-F
il sistema (Ireg.out).
Il resto del PHSC si occupa di calcolare come forzare il sistema. Ireg.out viene man-
dato in un primo blocco che si occupa di calcolare le tensioni da applicare sui due
ponti (Ust1 e Ust2 )4 . Tale calcolo è relativamente semplice: alla corrente misurata
su ogni ramo (I1 e I2 ), moltiplicata per un fattore costante pari a 1.8 e cambiata di
segno, viene aggiunta (per il ramo diretto) o tolta (per il ramo inverso) il valore di cor-
rente desiderato (Ireg.out) e sommata una quantità pari alla corrente di circolazione
tensioni calcolate in valori digitali che andranno a pilotare gli angoli di accensione dei
quattro blocchi di tiristori (si tratta in pratica di qualcosa di più vicino agli attuatori
che al sistema di controllo). Infine, come è facile notare dallo schema, la corrente su
4
Per essere più precisi, questi due segnali determinano gli angoli di accensione dei tiristori che si
traducono, con un certo fattore di proporzionalità, nella tensione media applicata al carico.
31
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.3 Esempi di funzionamento
Dopo aver descritto a fondo AL-F, è bene mostrare alcuni esempi del suo funzionamen-
la posizione del raggio interno è fissa in quanto il plasma “poggia” sul limiter interno).
Tali misure vengono prese nella finestra temporale compresa tra 0 e 1.6 secondi, in
cosa che salta all’occhio è che la corrente di circolazione scende a zero man mano che
Ampére, soglia in cui, come abbiamo visto, uno dei due rami inizia a comportarsi da
invertitore. è altresì possibile notare come la corrente erogata da AL-F segua deci-
raggio esterno coincida precisamente con quanto richiesto dalla sala di controllo.
Il secondo esempio riguarda lo sparo 21030 (figura 3.5). Come il precedente, anche
richiesta da parte del feedback di una quantità di corrente da erogare inferiore a 2000
32
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.3 Esempi di funzionamento
4000
Corrente erogata
3000 Riferimento
2000
1000
−1000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
1500
Corrente di circolazione
1000
500
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
2
Raggio esterno preprog.
Raggio esterno
1.5
0.5
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
mento ottimo, dovrebbe sempre restare a zero. In questo sparo, comunque, poichè la
richiesta di corrente del feedback torna molto rapidamente sopra la suddetta “soglia
L’ultimo sparo, il 20511, è riportato in figura 3.6. Tale sparo mette in luce il
mentatore di erogare una corrente ben inferiore ai 1200 Ampére. Ciò comporta il non
dello stesso sparo di figura 3.7, è possibile notare come l’oscillazione della corrente
33
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.3 Esempi di funzionamento
4000
Corrente erogata
3000 Riferimento
2000
1000
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
1500
Corrente di circolazione
1000
500
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
1.3
Raggio esterno preprog.
1.28 Raggio esterno
1.26
1.24
1.22
1.2
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
esterno (la saturazione presente sulla misura non è altro che questo), con conseguente
In prima analisi sembrerebbe che la nascita di tale pericolosa oscillazione sia do-
semplice sottrazione di una quantità fissa (i famigerati 1200 Ampére) non è il me-
todo più adatto per modellare la realtà di funzionamento non lineare dei due ponti,
reagendo molto più lentamente in questo secondo caso. Si ritiene giusto sottolineare
34
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.3 Esempi di funzionamento
2000
Corrente erogata
1000 Riferimento
−1000
−2000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
2000
Corrente di circolazione
1500
1000
500
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
1.2
1.15
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
che il problema non è AL-F in sè per sè, ma il modo con cui l’attuale controllore
Per capire a fondo il fenomeno è necessario costruire una simulazione il più fedele
possibile alla realtà, e solo una volta accertata la qualità del modello procedere alla
della legata perdita economica e di tempo) e di usura troppo rapida dei limiter (di
In questa Tesi ci si occuperà della soluzione della prima parte di questo problema,
ovverosia della creazione di un modello di AL-F che sia allo stesso tempo accurato e
35
CAP. 3 AL-F: l’alimentatore dell’avvolgimento F 3.3 Esempi di funzionamento
1000
500
0
−500 Corrente erogata
−1000 Riferimento
Corrente di circolazione
1500
1000
500
1.24
1.22
strada una base solida su cui studiare una possibile alternativa all’attuale sistema di
controllo.
36
Capitolo 4
mentatore, già riportata in figura 3.1 più indietro in questa Tesi. Parecchio tempo
37
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
ponte (ciascuno capace di fornire 12.500 Ampère ad una tensione di 2.500 Volt) in un
Tracciato lo schema semplificato già mostrato in figura 3.2 (riportato in figura 4.1
per comodità), si è quindi passati alla risoluzione dello stesso utilizzando il metodo
delle maglie:
d(I −I )
V1 = VL1 + VLF + VRF = L1 dIdt1 + LF 1dt 2 + RF (I1 − I2 ) − 8VT IR
V2 = VL2 + VLF + VRF = L2 dIdt2 + LF d(I1dt−I2 ) + RF (I1 − I2 ) − 8VT IR
38
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
a 1.8 Volt. Tale caduta è moltiplicata per otto in quanto su ogni ramo sono attivi
(L2 ·RF )(−I1 +I2 )+(L2 −LF )V1 +LF ·V2 −L2 ·8VT IR
I˙1 = L1 ·L2 +LF (L2 −L1 )
I˙ = (L1 ·RF )(−I1 +I2 )−LF ·V1 +(L1 +LF )V2 −L1 ·8VT IR
2 L1 ·L2 +LF (L2 −L1 )
Tali equazioni sono state inserite in due funzioni MATLAB (denominate bridge1.m
e bridge2.m, rispettivamente per il ponte diretto e quello inverso) e inserite nello sche-
della funzione di calcolo dei due ponti) che, dato in ingresso un valore di corrente,
fase di simulazione (tali valori sono quelli che si discostano maggiormente da quelli
39
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
tario.
to, a valle del calcolo delle due tensioni sui ponti, esistono numerose altre istruzioni
atte a tradurre tali valori in tensione negli angoli di accensione necessari a pilotare i
quattro trasformatori. Si è deciso di non modellare questa parte (per quanto consci di
omettere una parte di controllo relativamente corposa) sia perché si è stimato che tali
istruzioni non influenzassero più di tanto la risposta del sistema, sia per una questione
più prettamente pratica: ABB (il fornitore dell’impianto) non ha reso note parecchie
delle costanti presenti nella parte di calcolo angoli (cosa tra l’altro giustificata dalla
stima di tali parametri “alla cieca” sarebbe risultata un’impresa titanica, le cui di-
ottenibile.
tra ±12.5kA al posto del normale integratore (tale saturazione è giustificata dai limiti
fisici della macchina), e il fatto che il guadagno proporzionale (PHSCKp) non sia
altre costanti.
40
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
PHSCKp = 1.5
PHSCKi = 25
PHSCKp = 0.5
È facile notare come il guadagno dominante sia quello integrativo: dovendo AL-F
41
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
rente su F nelle due tensioni che pilotano i ponti in antiparallelo. Si tratta in pratica
SIMULINK.
42
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
43
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
(che, come detto, in alcuni casi sono risultati diversi rispetto a quelli forniti con la
documentazione) sono state effettuate diverse simulazioni con vari spari, in particolare
con due spari “patologici” (il 20511 e il 20838), uno sparo funzionante (il 21050) e uno
rente di circolazione buono. Il fatto che quest’ultima vada a zero nella simulazione
mentre in quella reale oscilli attorno ai 50-100 Volt è imputabile a rumore nella misura.
44
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
4000
3000
2000
1000 If reale
If simulata
0
−1000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
4000
I1 reale
I1 simulata
3000
2000
1000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
1500
I2 reale
1000 I2 simulata
500
−500
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
Figura 4.5: Simulazione dello sparo 21050 - corrente su F e sui due ponti.
1200
Ic reale
Ic simulata
1000
800
600
400
200
−200
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
45
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
Anche nello sparo 21030 le cose vanno piuttosto bene, inseguimento abbastanza
preciso e puntuale, e persino il piccolo picco nella corrente di circolazione viene simu-
4000
If reale
3000 If simulata
2000
1000
−1000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
4000
I1 reale
I1 simulata
3000
2000
1000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
1500
I2 reale
1000 I2 simulata
500
−500
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
Figura 4.7: Simulazione dello sparo 21030 - corrente su F e sui due ponti.
Anche nei due spari “problematici” (figure 4.9, 4.10, 4.11 e 4.12) si nota un buon
inseguimento dei valori reali, tuttavia emerge anche un leggero ritardo di fase, deci-
imputarsi ai valori approssimati delle varie induttanze presenti nel circuito, e alle
46
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
1200
Ic reale
Ic simulata
1000
800
600
400
200
−200
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
piuttosto piccola del ritardo di fase il risultato finale della simulazione risulta essere
decisamente buono.
Altra cosa più facile da notare in questi spari patologici rispetto a quelli funzionanti
è il fatto che il sistema tende ad essere più lento della sua controparte reale (come è
facile vedere nelle “code” degli spari, dove le oscillazioni, se troppo piccole e rapide,
lineare.
47
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
2000
1000
−1000 If reale
If simulata
−2000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
2500
I1 reale
2000 I1 simulata
1500
1000
500
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
2500
I2 reale
2000 I2 simulata
1500
1000
500
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
Figura 4.9: Simulazione dello sparo 20511 - corrente su F e sui due ponti.
1800
Ic reale
Ic simulata
1600
1400
1200
1000
800
600
400
200
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
48
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.1 Il modello dell’alimentatore
3000
2000
1000
If reale
0 If simulata
−1000
−2000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
3000
2000
1000 I1 reale
I1 simulata
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
3000
I2 reale
2000 I2 simulata
1000
−1000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
Figura 4.11: Simulazione dello sparo 20838 - corrente su F e sui due ponti.
1600
Ic reale
Ic simulata
1400
1200
1000
800
600
400
200
−200
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
49
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.2 Il modello del feedback
agiscono sul Tokamak, sia della mancanza di alcuni dati (le già citate costanti non
fornite da ABB), sia, e forse soprattutto, della scarsità di tempo a disposizione, non è
stato purtroppo possibile ottenere un modello funzionante a ciclo chiuso della catena
di feedback ENEA. Si è per questo scelto di “allargare” quanto più possibile la simula-
zione a ciclo aperto, incorporando, per così dire, in essa anche elementi della suddetta
catena di retroazione, allo scopo soprattutto di rendere più agevole, per chiunque altro
(un kernel Linux con le dovute patch per permettere l’esecuzione di codice in tempo
controllore è stato gentilmente reso disponibile dallo staff ENEA, cosa che ha reso
50
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.2 Il modello del feedback
flusso magnetico uscente dal MMS (Magnetic Measures System) e in uscita il valore
La principale particolarità del controllore PID è facilmente rilevabile nella linea del-
standard. L’integrazione trapezoidale avviene nella prima parte dello schema, dove
precedente (“base maggiore più base minore...”) e moltiplicati per il tempo di cam-
Altra particolarità è dettata dal modo con cui vengono forniti i valori dei guadagni
comune PID, nel controllore ENEA essi non sono costanti, ma variano col tempo.
51
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.2 Il modello del feedback
Dopo il PID l’unico altro elemento da modellare era il plasma. La sua funzione di
ed uno zero ad alta frequenza (quest’ultimo molto più veloce del polo), e quindi va-
Come per lo studio del modello di AL-F, anche in questo caso sono state effettua-
te alcune simulazioni per verificare il comportamento nei confronti del sistema reale.
Sono stati presi due spari, il 25600, uno sparo funzionante, e il 20838 (già visto pre-
Nelle figure sono riportate le grandezze misurate lungo il percorso del segnale all’in-
terno del modello confrontate con i segnali reali presi dalla telemetria ENEA.
Per quanto riguarda lo sparo 25600 di figura 4.15 vediamo che il comportamento
52
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.2 Il modello del feedback
è ottimo.
6000
If reale
4000 If simulata
2000
−2000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
5000
Riferimento F reale
4000 Riferimento F simulato
3000
2000
1000
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
0.2
Flusso magnetico reale
0.1 Flusso magnetico simulato
−0.1
−0.2
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
Figura 4.15: Risultati della simulazione del “ciclo aperto esteso” per lo sparo 25600.
fatto che i due riferimenti (reale e simulato) coincidano perfettamente dimostra che
il codice del PID ENEA è stato correttamente implementato in SIMULINK. Più pre-
occupante è l’andamento del segnale di flusso simulato rispetto al reale: per quanto
poi si assesti, nei primi istanti di simulazione le oscillazioni del segnale reale risultano
derando la semplicità del modello adottato, che forse poco si adatta all’enorme (e
Nello sparo 20838 (figura 4.16) il comportamento risulta affine al precedente per
53
CAP. 4 Sviluppo di un modello per AL-F 4.2 Il modello del feedback
3000
2000
1000
0 If reale
If simulata
−1000
−2000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
3000
2000
1000
0 Riferimento F reale
−1000 Riferimento F simulato
−2000
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
0.2
Flusso magnetico reale
0.1 Flusso magnetico simulato
−0.1
−0.2
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
Figura 4.16: Risultati della simulazione del “ciclo aperto esteso” per lo sparo 20838.
comportamento del riferimento simulato. Il flusso invece, al contrario del caso pre-
cedente, risulta essere smorzato inizialmente, per poi riprendere a seguire piuttosto
fedelmente la realtà.
In definitiva questo modello di “ciclo aperto esteso” risulta essere piuttosto buono,
54
Capitolo 5
Tirando le somme di quanto finora riportato, si può dire che il lavoro svolto durante
la stesura di questa Tesi sia stato un successo: si è infatti riusciti a trarre un modello
bile a quello reale; è stata anche gettata una buona base per lo studio del ciclo chiuso
all’interno del quale si trova AL-F, attraverso la modellazione di parti importanti della
catena di feedback.
un ottimo punto di partenza per chi volesse proseguire lo studio e lo sviluppo del
problema.
55
CAP. 5 Conclusioni e sviluppi futuri 5.2 Ulteriore miglioramento del modello
I risultati ottenuti con i modelli elaborati nel corso di questi mesi, per quanto buoni
colare sarebbe un profondo miglioramento l’eliminazione del ritardo di fase che, per
quanto piccolo, sicuramente rende meno robusta la simulazione (specie in vista della
chiusura del ciclo di retroazione). Una buona strada da seguire (in parte già iniziata)
potrebbe essere lavorare sui parametri: si è visto per mezzo di prove empiriche sul
modello che variare i valori degli induttori in gioco (le due induttanze saturabili sui
fà sì che i due segnali vengano a trovarsi in fase. Una variazione di tale portata dei
tavia si tratta di una strada che potrebbe essere proficuo percorrere, se non altro per
Altro elemento su cui lavorare è la velocità del sistema: è facile vedere (specie negli
spari patologici) che il sistema tende a non seguire troppo bene oscillazioni rapide e
di bassa intensità (che in genere si concentrano negli ultimi istanti dello sparo), simu-
Un altro eventuale studio potrebbe essere incentrato sulla comprensione del funzio-
namento interno del PHSC, con riferimento in particolare alla parte di calcolo degli
angoli di accensione dei vari trasformatori: riuscire in qualche modo ad ottenere una
56
CAP. 5 Conclusioni e sviluppi futuri 5.3 Il feedback completo
bene potrebbe anche trattarsi più di mero senso estetico che di vera e propria utilità
back. Alcune prove, nei limiti del tempo a disposizione, sono state fatte, collegando
del PID in retroazione. I risultati, riportati per dovere di cronaca in figura 5.1, sono
decisamente inutilizzabili.
5
x 10
1.5
If reale
1 If simulata
0.5
−0.5
−1
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
5
x 10
1
Riferimento F reale
0.5 Riferimento F simulato
−0.5
−1
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
4
Flusso magnetico reale
2 Flusso magnetico simulato
−2
−4
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
tempo [s]
57
CAP. 5 Conclusioni e sviluppi futuri 5.3 Il feedback completo
derando la brevità della simulazione non si possa esser certi di questo particolare),
totalmente diversa dal comportamento del sistema reale. Motivazioni plausibili sono
legate alla complessità delle interazioni magnetiche che avvengono all’interno della
camera del Tokamak, e che rendono decisamente difficile determinare quali di questi
fattori contribuiscano in maniera preponderante alla risposta del ciclo chiuso, e quali
proprio su questo aspetto, in quanto sono proprio i disturbi esterni (e le mutue in-
zione?).
Altro elemento di interesse potrebbe essere legato a quanto detto nel paragrafo prece-
dente nei riguardi del ritardo di fase: tendenzialmente uno sfasamento produce effetti
ne è stata fortemente ottimizzata dallo staff ENEA per venire incontro alle esigenze
sperimentali, è possibile che la robustezza globale del sistema ne sia stata in parte
ta sulla stabilità del sistema. Inoltre va tenuto presente che potrebbero esserci delle
saturazioni interne non modellate (come ad esempio il vincolo fisico rappresentato dai
limiter, oppure gli angoli di accensione minimi e massimi dei tiristori) in grado di
58
CAP. 5 Conclusioni e sviluppi futuri 5.4 Elaborazione di un sistema di controllo
lore non può prescindere da un buon modello, allo stesso modo un modello, senza
intellettuale.
L’idea da cui si era partiti in questa Tesi era proprio quella di fornire un’implemen-
insorgere delle oscillazioni a bassi regimi. Probabilmente, con il senno di poi, si sa-
rebbe pututo notare prima di partire che l’impresa era, ed è, troppo estesa per essere
seguire nei riguardi di un possibile controllore sono emerse durante le ore di lavoro in
ENEA.
La prima idea è stata quella di inserire una dead zone subito prima di AL-F. In
questo modo si sarebbe evitato che venisse richiesta corrente sotto la soglia critica,
Tuttavia ci si è resi conto che si sarebbe trattato di una soluzione, oltre che poco
ammesso che il controllo brutale avesse funzionato, chi avrebbe garantito che non sa-
in miseri fallimenti?
59
CAP. 5 Conclusioni e sviluppi futuri 5.4 Elaborazione di un sistema di controllo
60
Appendice A
Documentazione del PHSC
segnali utilizzati nel modello esposto in questa Tesi ricalcano quanto più possibile gli
Da notare che solo le costanti i cui codici iniziano con un sei (e la cui casella è
evidenziata attraverso una freccia) sono a conoscenza dello staff ENEA. Di tutte le
71
ELENCO DELLE FIGURE
4.15 Risultati della simulazione del “ciclo aperto esteso” per lo sparo 25600. 53
4.16 Risultati della simulazione del “ciclo aperto esteso” per lo sparo 20838. 54
72
Bibliografia
Leonardo, 1995.
[5] L. Zaccarian, Uniting local and global controllers for anti-windup synthesis, 2000.
73