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V. Giacché - Che Cos'è L'economia PDF
V. Giacché - Che Cos'è L'economia PDF
I)
1. Problemi di definizione
Che cos leconomia? Anche solo per definire loggetto di questa
disciplina si incontrano rilevanti problemi. Il dizionario Treccani la
prende larga, e offre la seguente definizione: Scienza, sviluppatasi a
partire dal XVI secolo in diverse scuole e teorie, che pu essere in
generale definita come lo studio delle leggi che regolano la produzione,
la distribuzione e il consumo delle merci, con riguardo sia allattivit del
singolo agente economico, sia al pi generale assetto sociale di uno
stato, di una collettivit nazionale2.
Si pu quindi definire leconomia come la scienza che studia lattivit
economica? Questa definizione, nella sua genericit, accettabile? Ci
sembrerebbe di s. Ma la definizione canonica di economia proposta
dallindirizzo tuttora egemonico negli studi economici, quello
neoclassico, molto diversa. Lha proposta Lionel Robbins nel 1932:
Testo rivisto della lezione Che cos leconomia, tenuta presso la Triennale di
Milano il 5 luglio 2016 allinterno del ciclo di conferenze Che cos la cultura,
organizzato dalla casa editrice Il Saggiatore.
2
TRECCANI 2016.
1
297
SARGENT 2007.
Va peraltro osservato che la posizione di Adam Smith sul punto era pi
complessa, e comunque non riducibile alla famosa metafora della mano
invisibile adoperata nella Ricchezza delle nazioni.
9
Non un caso che il modello dellincontro di domanda e offerta sia oggi
larchetipo dei modelli economici (cfr. RODRIK 2016, pp. 26-7).
10
Leconomista di indirizzo istituzionalista Ronald Coase, nel discorso di
accettazione del premio Nobel nel 1991, si prese gioco della teoria neoclassica,
dichiarando superato il tempo in cui gli economisti potevano analizzare con
grande dettaglio due individui che scambiano noci per bacche al margine della
foresta, illudendosi che con questo la loro analisi del processo dello scambio
fosse completa (COASE 1991). Si pu aggiungere che le ricerche di Daniel
Kahneman che gli sono valse il premio Nobel nel 2002 hanno dimostrato
che il comportamento di chi opera sui mercati spesso non affatto razionale.
11
Per una critica efficace di questo aspetto delle teorie neoclassiche si veda
CHANG 2015, p. 125.
299
8
CIOCCA 2002, p. 31. Diverso il caso di David Ricardo, del quale il futuro
curatore delle opere, Piero Sraffa, in una missiva diretta ad Antonio Gramsci in
carcere, ebbe a dire: egli non si pone mai dal punto di vista storico e come
stato detto considera come leggi naturali ed immutabili le leggi della societ in
cui vive (cit. in CIOCCA 2002, p. 83).
13
PIGOU 1925, p. 4.
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Pasinetti fa in ultima analisi risalire tale disinteresse per la storia allo
spostamento di attenzione dei neoclassici dalla produzione (lindustria, per
300
3. Linterazione soggetto-societ
Un altro motivo, che accomuna leconomia alle altre scienze sociali,
rappresentato dal fatto che nella societ che leconomista studia il
comportamento umano interviene nel processo e ne altera i risultati.
Dani Rodrik esprime cos questo aspetto:
leconomia una scienza sociale, e la societ non ha leggi fondamentali,
almeno non nello stesso senso in cui le ha la natura. A differenza di una roccia
o di un pianeta, gli essere umani possiedono agentivit (agency): scelgono
quello che fanno. Le loro azioni producono una variet pressoch infinita di
possibilit. Al pi possiamo parlare in termini di tendenze, regolarit
specificamente riferite a un contesto e di conseguenze probabili17.
LUCAS 2003, p. 1.
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Grafico 1
21
Grafico 2
Non occorre essere degli specialisti per capire che, in questo caso
come nel precedente, si tratta di trend insostenibili. Ma il trend pi
importante un altro: si tratta dello spettacolare ritmo di crescita
dellincidenza delle attivit finanziarie rispetto al prodotto interno lordo
a livello mondiale a partire dal 1980, raffigurato nel grafico 3.
Grafico 3
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evidente che, in tutti questi casi, abbiamo a che fare con squilibri
che non tendono ad autocorreggersi. Come possibile che non siano
stati visti, o non siano stati ritenuti patologici o comunque pericolosi?
In fondo, sarebbe stato sufficiente rammentare il Keynes della Teoria
generale: Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un
sottoprodotto delle attivit di una casa da gioco, probabile che vi sia
qualcosa che non va bene22. Tra laltro, come rilevato da Dani Rodrik,
esisteva in realt una grande quantit di modelli in grado di
contribuire a spiegare ci che stava accadendo sotto la cappa
delleconomia (asimmetrie informative, moral hazard, divergenza di
interessi manager-azionisti, self-fulfilling prophecies); per,
nonostante limportanza di questi modelli, la quasi totalit degli
economisti ha sottovalutato la dimensione dei problemi del settore
immobiliare e della finanza23. Perch? Per leccessiva fiducia riposta
nellefficienza dei mercati e nella loro capacit di autodisciplinarsi e di
autocorreggersi.
Ma c di pi. Le colpe degli economisti in relazione alla crisi
scoppiata nel 2007 non si limitano a errori di omissione. Essi con le loro
teorie (una su tutte: la teoria dei mercati efficienti) hanno attivamente
promosso e giustificato teoricamente quella deregulation del settore
finanziario statunitense che a posteriori stata considerata uno dei
tasselli fondamentali della crisi. A crisi scoppiata, lingenua fiducia nei
mercati ha lasciato poi il posto a un attonito stupore. Sono parole
tratte da unaltra testimonianza resa da Greenspan al Congresso
statunitense, questa volta per nellottobre 2008, ossia poche settimane
dopo il fallimento di Lehman Brothers e nel pieno del ciclone
finanziario che ne segu: Quelli di noi che hanno creduto che
linteresse delle istituzioni creditizie avrebbe protetto gli azionisti, me
compreso, si trovano ora in uno stato di attonito stupore24.
Questo stupore si pi volte riproposto negli ultimi anni, anche una
volta passata la fase pi acuta della crisi. Questa volta nella forma della
delusione e del disappunto conseguenti a previsioni di crescita
costantemente troppo ottimistiche. Sono note, ad esempio, e sono state
22
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Grafico 4
Grafico 5
308
BERNSTEIN 2016.
MARX 2009, p. 137.
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Il che, per inciso, dimostra che la crisi nasce nelleconomia reale e non in
ambito finanziario.
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Nel corso degli anni Trenta diversi stati europei decisero di ancorarsi
alloro e di mantenere fissi i loro tassi di cambio. Questo costrinse tali paesi ad
adottare politiche di domanda deflazionistiche al fine di riportare in equilibrio
la bilancia dei pagamenti. Di conseguenza mancarono la ripresa e le loro
performance economiche risultarono significativamente peggiori rispetto ai
paesi che si erano sganciati dalloro e avevano svalutato la propria moneta In
eurozona dalla Grande Recessione in poi accaduto qualcosa di molto
simile30.
Tabella 1
30
31
DE GRAUWE 2015.
CONSTNCIO 2013.
311
PIL
Aiuti concessi
Fondi utilizzati
Svezia
Italia
Barre in miliardi di euro
Paese
Grecia
PIL
del PIL
del PIL
Austria
Gran
Bretagna
Portogallo
Germania
Finlandia
Polonia
Slovenia
Danimar ca
Ungheria
Spagna
Lettonia
Lussemb.
Irlanda
Cipro
Francia
Slovacchia
Belgio
Lituania
* Incluse le garanzie
Fonte: Commissione Europea, DG Concorrenza, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 16 agosto 2013
Grafico 6
313
Grafico 7
Grafico 8
Questi meccanismi sono stati a suo tempo esposti con grande chiarezza
dalleconomista argentino Frenkel (cosiddetto ciclo di Frenkel). Una
sintetica esposizione recente si trova in LOPS 2015, una disamina pi
approfondita in BAGNAI 2012, p. 137 sgg.
34
Tale soglia viene superata dalla Germania da 10 anni, e si aggira attualmente
intorno al 9 per cento. A fronte di tale situazione, nessuna procedura di
infrazione stata avviata dalla Commissione Europea.
316
Se lex primo ministro inglese passer alla storia, non sar a motivo
di questo errore di valutazione (altri hanno avuto un impatto
decisamente maggiore). Laneddoto citato pu comunque essere utile,
al fine di intendere limportanza di uneconomia che sappia andare oltre
lindividualismo metodologico, e torni ad intendere le dinamiche
economiche per quello che sono: dinamiche sociali, frutto di interazioni
complesse e contraddittorie, non riducibili alla somma di
comportamenti individuali n comprensibili in assenza della
consapevolezza della storicit dei processi.
Riferimenti bibliografici
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