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Georg Ostrogorsky Storia dell’impero bizantino Traduzione di Piero Leone Capitolo terzo L’eta della crisi iconoclastica (711-843) Fonti. er la prima patte di questo periodo sono fondamentali le cronache sopra men: zionate del patriarca Niceforo (fino al 769) e ci Teofane (fino all’813). Entrambi i Cronisti descrivono la controversia iconoclastica naturalmente dal punto di vista dei Soatenitor! del culto delle icone '. Della stessa tendenza sono le fonti — alquanto pit Heche ~ che riguardano il secondo periodo della controversia iconoclastica. La cro- aca universale di Giorgio Monaco, scritta sotto il regno di Michele IIT (842-867) f che giunge fino all'anno 842, & un tipico prodotto det circoli monastit*; soltanto Ta parte Gnale (cul periodo dall’8x3 all’842) ha come fonte un valore autonomo, mentte la parte precedente ¢ una trescrizione da Teofane. Con il periodo successivo a quello trattato da Teofane ha anche inizio la parte pi valida dell importantissime cxanaca universale di Simeone Logoteta, Opera della meta del secolo x, questa cro- ~ aca ci stata tramandata in molte versioni: nelle cosiddette cronache ci Teodosio Meliteno’, del continuatore di Giorgio Monaco, di Leone Grammatico, nonché in molti manoscritti inediti‘ e in una traduzione in antico-slavo *, Sulla seconda fase della controversia iconcclastice ci sono anche i primi tre libri di Giuseppe Genesio, scritti sotto il regno di Costantino VII (945-949), i primi tre libri UelPopera di compilezione — setita anch'essa su commissione di Costantino VII -, conosciuta come Teofane continuato (Ol werd Gzogévny) *, Sulla campagna bulgara di Nice- foro Le la fatale battaglia del 26 luglio 811 abbiamo una dettagliata Aviyynots ano- rnima, scoperta da Dujéev, basata su un resoconto contemporaneo, scitto immedia, famente dopo la betteglia’, Un altro scritto anonimo d8 un quadro esauriente del regno di Leone V (813-820) '. Secondo le convincenti argomentazioni di Grégoire, la diegesis sulla campagna bulgara dell’€xr ¢ la storia di Leone V provengono da sano stesso autore e sono quindi da considerare frammenti di una stessa opera sto- Hea 2 noi non pervenuta™, Dobbiamo qui menzionare anche l'impottante cronaca 4; Monemvasia, ricca di notizie sul dominio slavo nel Peloponneso dalla fine del vt alfinizio del 1x secolo Le informazioni delle fonti bizantine sulle relazioni bizantino-arabe sono am- piamente completate dalle notizie degli storici arabi, tra i quali dobbiamo menzio- fare al primo posto at-Tabari (839-923). Eminente studioso, egli scrisse una storia ‘oniversale che va dalla creazione del mondo ai suoi temple tratta in modo partico- Jarmente dettagliato le guerze bizantino-arabe: Je fonti pit antiche di cui si serve sono pet lo pit cite letteralmente ". Molta importanza hanno per noi anche le de- Sctivioni dei geografi arabi, soprattutto di Ibn Khurdadhbih, Qudame e Ibn al-Pa- Gh, che ci forniscono molte notizie sulla situazione del'impero bizantino, soprat- futto sullorganizzazione dell’esercito e dei temi®. Studi recent, soprattutto le nu- merose ticerche di Grégoire “, che fu il pioniere di questi studi, dimostrano che I'e pos popolare bizantino di Digenis Aleritis fornisce un ricco materiale storiografico sulle guerre bizantino-arabe. 140 Capitolo terzo Come i ctonisti gli storiografi bizantini sopra menzionati, s¢ non in misura an- cor maggiore, gli sctitti agiografici di quest'et’ rappresentano la tendenza favore- vole al culto delle immagini, poiché essi sono dedicati ai martiri di tale culto ed han- no naturalmente un catattere panegiristico. Cid nonostante molti di questi scritti hanno un grande valore documentario e completano le scarse informazioni fornite dalle opete propriamente storiche.Delle numerosissime vite dei santi delleta e della controversia iconoclastica ci limitiamo qui a menzionare solo le pid importanti e di maggiore valore storiografico. La vita di santo Stefano Neos (moto nel 767), che venne composta nell’808, sulla base di una pit antica narrazione, da Stefano, dia- ccono di Santa Sofia, ci offre la pit completa e pi antica delle cronache a noi perve- nute della persecuzione iconoclastica sotto Costantino V ®. I difetti propri di tutte Te opere di questo genere sono compensati dalla ricchezza di particolari di cronaca. Una fonte di prim'ordine & anche la vita di Niceta, abate del monastero di Medilkion in Bitinia (morto nell'82a), scritta dal suo discepolo Teosteritto poco dopo la morte del santo", Di valote inestimabile, non tanto per la storia della controversia icono- clastica, quanto per Ia storia interna dellimpero bizantino, & la vita di Filareto Eleemone (morto nel 792), composta nell’82z-822”. Grande valore storico hanno anche la vita di Giovanni, vescovo di Gothia ",e gli atti dei quarantadue martiti di Amorio”. Gli scritti pid importanti sulla questione delle immagini nel primo periodo ico- noclastico sono le lettere del patriarca Germano (715-730), che hanno anche un considerevole valore stotico ®; e soprattutto le tre orazioni di Giovanni Damasce- no" La Novbesia yépovtes rept tibv dylway elxévav contiene le lezioni di Giorgio Cipria e il verbale di una discussione tra questo santo e un vescovo contratio al cul- to delle immagini, uno di quei dibattiti che dovevano verificarsi molto frequente- mente prima della convocazione del primo concilio iconoclastico *. Sui discorsi di Giovanni Damasceno ¢ sulla Nouthesia si basano gli scritti di Giovanni di Gerusa- lemme, composti poco prima della convocazione del concilio di Nicea, e tutte € tre queste fonti vennero usate da un autore anonimo, conosciuto come |'« Adversus Constantinum Cabalinum »*, Le opere teologiche piti significative della seconda fase dell'etd iconoclastica sono gli scritti ele lettere di Teodoro Studita®, e i nume- rosi scritti del sopra menzionato patriarca Nicefoto®. Dobbiamo qui ricordare an- che la lettera che i patriarchi orientali indirizzarono allimperatore Teofilo (829- 842) per convincerlo a condurre une politica iconoclastica ". Accanto alle opere di Giovanni Demasceno ¢ di Teodoro Studita, hanno la massima importanza per il problema delle immagini gli atti del VII concilio ecumenico di Nicea ®. Degli criti Gella tendenza iconoclastica nessuno ci 8 pervenuto nella sua forma originaria, poi ché il VII concilio ecumenico di Nicea del 787 otdind la distruzione di tutti gli scrit- ti favorevoli alPiconoclastia, ed una analoga decisione deve aver preso anche il con- ilio dell’843. Ci & perd pervenuto un buon numero di frammenti che vengono ci tati a scopi polemici negli scritti della tendenza favorevole al culto delle immagini, Cosi, per esempio, dagli atti del concilio di Nicea si possono ricostruite le risoluzioni del primo sinodo iconoclastico del 754; dalle opere del patriarca Niceforo le riso- luzioni del secondo sinodo iconoclastico dell’815 ¢ due scritti dell'imperatore Co- stantino V, che hanno una grande importanza sia dal punto di vista della storia delle idee che storico”. z Delle vite dei papi del tempo, di particolare importanze é la Vita Gregorii III”, soprattutto per le informezioni che 42 sulle telazioni tra Roma e Bisanzio. Quanto alle due lettere di Gregorio II a Leone ILL, che ci sono giunte nella traduzione gre- a, la loro autenticita & discussa, ma comungue questi due importantissimi docu- Lret8 della ctisi iconoclastica (711-843) q41 menti oggi non possono piti essere senz’altro respinti come mere falsificazioni. Ac: canto a queste vi un’altra lettera di Gregorio II al patriarca Germano, la cui auten ticit non @ stata mai messa in dubbio ®, Importanti informazioni sull'atteggiamen- to dell'Occidente nei confronti de!’ problema delle icone sono fornite dai Libri Ca- rolini e dalle lettere di Adriano Ta Carlo Magno™ e agli imperatori bizantini ® ‘La pid importante opeta di diritto dell’epoca & I'ERloge di Leone LIl, pubbli- cata nel 726, Sulle leggi attribuite a Leone IIT dalle ricerche anterioti, eft. p. 85 € le note 16 e 18. 1. La lotta per il trono. La grande cxisi che si abbatté su Bisanzio nell’et’ della controversia iconoclastica, si preannuncia gia durante il regno di Filippico Bardane, e in questo risiede Pimportanza storica diquesto breve € poco fortunato regno. Infatti Filippico eveva rinfocolato non solo le dispute cristologi- che, ma aveva provocato anche una strana controversia sulle immagini, ‘una lotta, che invero non colpiva ancora il culto delle immagini come ta- Ie, ma che comunque si serviva del carattere simbolico dell’immagine co- me strumento della controversia, preannunciando quindi la grande lot- ‘ta iconoclastica degli anni seguenti. Come armeno, Filippico Bardane secondo ogni apparenza aveva ten- denza al monofisitismo. Non arrivd tanto lontano da avanzare un rico-” noscimento di questa eresia, ma apparve come un deciso sostenitore del monoteletismo che era stato condannato trent’anni prima al VI concilio ecumenico. Di propria autorita emand un editto imperiale col quale re- spingeva le decisioni del VI concilio ecumenico ¢ dichiarava il monote- lismo la sola dottrina ortodossa. Questa svolta ebbe la sua espressione simbolica nella distruzione di un dipinto del palazzo impetiale, rappre- sentante il VI concilio ecumenico e nella rimozione di un’iscrizione com- memorativa del concilio che era posta davanti al palazzo sulla Porta Mi- lion; al suo posto verne messa un’effigie dell'imperatore e una del pa- triarca Sergio”. Analogamente pid tardi gli imperatori iconoclasti ri- muovevano le immagini di natura religiosa, ma davano la massima pub- blicita alle immagini dell’imperatore. Il monotelismo di Filippico non riuscf a prevalete, la sua politica ecclesiastica provocd una forte opposi- zione che affrett® la sua caduta, ma cid nonostante egli riuscf a trovare al- cuni sostenitori, o elmeno simpatizzanti, negli ambienti dell’alto cleto bizantino, e tra questi anche il futuro petriarca Germano. Inoltre riap- patvero tendenze monofisite, il che sta a dimostrare che P’etesia monofi- sita-monotelita non era stata affatto sradicata da Bisanzio. Naturalmente Papetta professione,da parte dell’imperatore, di un’e- 142 Capitolo terzo resia che era stata condannata all’ultimo concilio ecumenico, provocd a Roma una decisa opposizione, che si manifestd in una forma affatto ca- ratteristica. Quando venne annunciata la sua ascesa al trono, Filippico invid al papa Costantino 1, insieme alla propria effigie, una confessio- ne di fede piena di accenti monoteliti. A Roma Veffigie dell’imperatore eretico venne respinta e non venne nemmeno coniata sulle monete; e il suo nome non venne menzionato nelle funzioni religiose e nella datazio- he degli avvenimenti”, Alla rimozione della rappresentazione del VT Concilio ecumenico dal palazzo imperiale di Costantinopoli, il papa ti- spose facendo portare nella chiesa di San Pietro immagini che rappre- centavano tutti e sei iconcili”. Cosf, poco prima dello scoppio della gran- de controversia sul culto delle immagini, si svolse tra Pimperatore ere- tico ¢ il papa una strana lotta, in cui Pimmagine era uno strumento del- Id disputa e la posizione delle due parti si esprimeva nell'accettazione 0 nel rifiuto di determinate rappresentazioni iconografiche”. Gravi sconvolgimenti nel campo della politica internazionale aumen- tarono la confusione che si era venuta a creare. L’insicurezza determina- ta dal recente cambiamento di governo favori gli Arabi, che ne approfit- tatono per nuove incursioni sul territorio dellimpero. Ma prima di tut- to fa Tervel, il khan dei Bulgari, a non lasciarsi sfuggire Voccasione di vendicare il suo antico alleato Giustiniano TI, e inizio Ja guerra contro il suo uccisore, il nuovo imperatore bizantino. Avanzd fin sotto le mura di Costantinopoli e devastd i dintomni della capitale bizantina: le ricche ville e i poderi dei sobborghi, in cui le pit eminenti famiglie bizantine solevano trascorrere l’estate, vennero saccheggiate dalle orde bulgare. 1 fatto che Tervel avesse potuto attraversare indisturbato tutta Ja Tracia ce avanzate fin sotto le mura della capitale bizantina dimostra quanto de- boli fossera le forze armate bizantine nelle parte europea dell'impero. Per porte tiparo alla situazione che si era determinata si dovetteto far vyenire truppe dal tema Opsilton attraverso il Bosforo. Ma queste truppe 3 ammutinarono contro Filippico e il 3 giugno 713 l'imperatore venne deposto e accecato. Nonostante che la tibellione fosse venuta dall’esercito, venne procla- mato imperatore un civile, il protoasebretis Artemio, che all’atto del- ‘assunzione al trono adott® il nome di Anastasio, Lo stesso nome aveva ‘avuto anche un altro imperatore a cavallo tra il v ¢ il vr secolo, anch’e- tlicivile prima dell'assunzione al trono e che, come imperatore, si ere particolarmente distinto per le sue notevoli capacita nel campo del!’am- rinistrazione finanziaria. La prima misura presa dal nuovo imperatore fu la revoca delle disposizioni ispirate al monotelismo del suo prede- cessore e il solenne riconoscimento del VI concilio ecumenico. La rap- ‘Let della crisi iconoclastica (711-843) 143, presentazione iconografica di questo concilio, che Filippico aveva fatto timuovere, venne rimessa al suo posto, mentre le effigie di Filippico del patriarca Sergio venneto distrutte. Poi dovette occupatsi delle in- cursioni degli Arabi, che sembravano preparare un attacco a Costanti- nopoli, Con grande energia Anastasio IT prese le misure per la difesa e Papprovvigionamento della citta, ce occupare i posti di comando dai generali pit capaci e si decise infine a prevenire i nemici e a sorprendere Con un attacco la flotta araba mentre si stava preparando. Come punto Gi raccolta delle forze bizantine venne scelta Pisola di Rodi; ma appena i soldati di Opsikion vi giunsero, inalbetarono di nuovo la bandiera del- {a ribellione, tornarono sulla terta ferma e proclamarono imperatore un esattore dei tributi della loro provincia, di nome Teodosio, Questi tentd [a fuga per sottrarsi a quest’onore inaspettato e pieno di peticoli, ma vyenne ripreso e costretto ad accettare la corona imperiale. Invece del- Ia lotta contro gli Arabi si giunse ad una nuova guetra civile, che dutd ben sei mesi, finché gli Opsiciani - con l’appoggio dei « Gotogreci » (Posdoypaiize.)”, cio® degli Ostrogoti grecizzati che dal tempo delle in- vasioni batbariche abitavano nelle province dell’attuale tema degli Op- siciani — riuscirono verso la fine del 715 a porte il loro candidato sul tro- ho di Costantinopoli, mentre Anastasio indossava il saio monacale e si ritirava a Tessalonica, ‘Teodosio III, imperatore suo malgrado, regnd per un periodo anco- ra pit breve dei suoi predecessori, Non @ Ini ad essere al centro degli avvenimenti successivi, bensi Leone, lo stratego del tema anatolico. Leo- ne eta un parvenu di umile otigine, proveniente dalla Siria settentriona- Je®, ma nel primo periodo del regno di Giustiniano TI, nell’ambito del- la politica colonizzatrice di questo imperatore, venne trasferito in Tra: cia coi suoi genitori. Questa circostanza fu per lui fortunata, giacché quando l’« imperatore dal naso tagliato », dopo dieci anni d’esilio, passd nel 705 pet la Tracia per andare a riconquistare il trono dei padri, il gio- ‘vane stratiota si mise ai suoi ordini. In compenso venne nominato spa- tharios, e cost comincid la sua ascesa, prima al servizio di Giustiniano TI e poi dei suoi successori che si alternavano rapidamente'al trono, Una Iunga e peticolosa spedizione nel Caucaso gli diede Popportunita di: di- mostrare Ie sue doti militari e diplomatiche. Anastasio II, che voleva porte ai posti di comando i generali pi capaci, lo nomind stratego del fema anatolico e Jo mise cosf alla testa di una delle province pid grandi e pid importanti. Leone si servi di questa catica come del trampolino di lancio per impossessatsi del trono, e dopo la caduta di Anastasio st sol- Ievd contro il debole Teodosio, $i alled con Artavasde, lo stratego del te- ima atmenico, promettendogli la mano della propria figlia e Valto titolo rag Capitolo terz0 onorifico di kuropalates. L’esito della lotta trail debole imperatore e l’e- nergico usurpatore era scontato, tanto piti che Leone disponeva di forze militari maggioti. Praticamente si trattava di una lotta dei due temi del- PAnatolia e d’Atmenia contro il tema Opsikion, che stava dietro a Teo- dosio III. Leone attraversd il territorio di Opsikion, prese prigioniero a Nicomedia il fighio dell’imperatore con il suo seguito ¢ avanzd fino alle porte di Crisopoli. Quindi vennero aperte le trattative e Teodosio, dopo aver ottenuto per sé e i prop figli le necessarie assicurazioni, depose la corona ¢ sirititd ad Efeso dove finf i suoi giorni in convento. Il 25 matzo 717 Leone entrd a Costantinopoli e venne incoronato imperatore a Santa Sofia, Cosf si concludeva il periodo delle lotte per il trono. L’impero, che nel corso di venti anni aveva assistito a sette vio- enti cambiamenti di governo, trovd in Leone ITI (757-741) un impera- tore che governd in modo stabile ed energico, e doveva essere il fonda- tore diuna nuova dinastia. 2. La controversia iconoclastica ele guerre contro gli Arabi: Leone III". I primo e pitt urgente compito del nuovo imperatore fu la difesa contto il péticolo arabo, che si approssimava sempre piti e sembrava met- tere ogni momento in questione l’esistenza stessa dell'impero. Poiché la controffensiva bizantina sotto Anastasio IT era stata frustrata dalle com- plicazioni interne, la battaglia ebbe luogo di nuovo sotto le mura della capitale bizantina, In gran fretta Leone ITI prepard la cittd pet Passedio imminente, completando i lavori per la difesa che erano stati previden- temente iniziati da Anastasio. Nell’agosto del 717 Maslam, fratello del califfo, con Pesetcito e la flotta, era gia a Costantinopoli. Come gid ai, tempi di Costantino IV, ebbe luogo una lotta accanita che doveva deci- dere dell’esistenza o meno dell’impero bizantino. E come quarant’anni prima, cos{ anche questa volta Bisanzio riusef a vincere la battaglia deci- siva. I Bizantini riuscitono di nuovo a incendiare la flotta araba per mez- zo del fuaco greco, mentre i tentativi degli Arabi di espugnare Costan- tinopoli si infransero contro la saldezza delle mura della citta. Inoltre * Bibliografe genetsle: K. Schenk, Kaiser Leo [II., Halle 1880, ~ A. Vasiliey, The Struggle with the Saracens, I (717-867), Cembridge Medieval History, IV (1923), 119-38. ~ Schwarelose, Bil- derstcit.L. Bréhiet, La Quelle der Images, Parigh r904.— Martin, A History of the Iconoclast Controversy, Londra 1930. ~ M. J. Sjuzjumov, Problerty ikonobordeskogo doiteniia » Vizanti, «U- Eenye 7apiski Sverdlovskogo gos, ped, inst.», 4, Sverdlovsk 1948, ~ Liptic, Oéerki, 170 seg, ~ An- Greev, Geran Tarasij. ~ Ostrogorsky, Querelle des Images, ~ Grabar, Iconaclarme, ~ Beck, Kir- che, 492 seu., 473 #82. ~ Diehl, Exarchat, ~ Hartmann, Byz, Verwaltung, ~ Id., Gescbicbte Iéaliens fins Mattelalter, 11, 2, Gotba 1903. Leeta della crisi iconoclastica (711-843) 145 Vinverno 717-718 fu patticolarmente rigido e un gran numero di Arabi vi peri, e infine scoppid nel campo arabo una insopportabile carestia, che fece ancora pitt numerose vittime, Inoltre l’armata araba fu attaccata dai Bulgari, che le infissero pesanti perdite. Il r5 agosto 718, esattamente un anno dopo il suo inizio, Passedio venne tolto e la flotta araba abhan- dond le acque bizantine“. Per Ja seconda volta I’assalto arabo alle porte d’Europa si infrangeva contro le muta della capitale bizantina, Per ter- a la guerra venne ripresa ben presto e condotta con grande accanimen- to. A partite dal 726 gli Arabi irruppero ogni anno in Asia Minore; Cesatea venne occupata, Nicea assediata, e solo nel 740 la grande vitto. tia di Leone ITT presso Akroinos, non lontano da Amatio, riuscf a porre fine a questa calamitd. Un notevole aiuto pet l'impero fu la tradizionale amicizia dei Cazari, che si sentivano uniti ai Bizantini nella comune osti- lia contro il califfato*. I Cazari crearono serie difficolta agli Arabi con Je loro incursioni nel Caucaso e in Armenia. L’alleanza con l’impero dei Cazati venne poi tafforzata nel 733 con le nozze del figlio e successore di Leone III, Costantino, con una figlia del khan dei Cazari. Con Ia liberazione di Costantinopoli e la vittoria in Asia Minore si chiudeva una fase importante della lotta bizantino-araba. I futuri attac- chi degli Arabi creeranno seri problemi all’impero, ma non porranno pi in questione la sua stessa esistenza, Costantinapoli non subir’ pid un as- sedio atabo, ¢ l’Asia Minore, che grazie al sistema dei temi, possedeva forti capacit’ di resistenza nonostante alcuni contraccolpi, restd salda- mente parte integrante dell’impero. Per perfezionare il nuovo sistema amministrativo, Leone III proce- dette ad una suddivisione del tema anatolico. Il primo scopo di questa misura era di ptevenire eventuali usurpazioni, che negli ultimi tempi era- no divenute abituali. Nessuno meglio di Leone sapeva a quali pericoli fosse esposto l'imperatore finché tutti questi territori erano sotto il con- trollo di un solo stratego. La parte occidentale del distretto anatolico di- venne quindi un tema autonomo, I] fatto che il nuovo distretto ricevesse il nome di tema dei Trachesi dai reggimenti europei una volta ivi stan- ziati, che originariamente formavano una furma del tema anatolico, get- tauna chiara luce sulla genesi dell’ordinamento dei temi. II tema Opsi- kion, che era altrettanto grande — se non ancora di piti - restd invece in- diviso. Leone credette di potersi limitare ad affidarne il comando al suo genero Artavasde. Quanto fosse grande il suo errore lo sperimentd il suo figlio e successore: dopo un nuovo avvertimento del destino, quest'ulti- mo decise di dividere l’enorme distretto in due parti e Ja meta orientale divenne un tema autonomo, che ~ dagli antichi Bucellarii insediatisi in questa regione — venne chiamato tema dei Bucellarii, D'altra parte, se 146 Capitolo terzo non git sotto Anastasio IT, sotto Leone IIL, in ogni caso dopo il 712 © prima del 732, il tema marittimo dei Carabisiani, che originariamente Eomprendeva tutte le forze navali delle province impetiali, venne diviso in due parti: ognuna delle due part in cui prima si sottodivideva, ¢ che crano otto Paurorith di un drungarios, che dipendeva dallo stratego dei Carabisiani, venne elevata a tema autonomo € sottoposta ad un proprio stratero, Coxt dora in poi la costa meridionale dell’ Asia Minore con le jsole limitrofe forma il tema dei Cibitreoti, mentre le isole egee costitui- scono il drungariato del Mar Egeo (Aigaion Pelagos), che pid tardi otten- ne il rango di tema e venne ulteriormente diviso ", Circa nello stesso pe- vrodo anche Creta dovette essere elevata al rango di tema, La suddivi- sione degli enormi temi del vir secolo, ebbe indubbiamente anche una ti percussione nella tecnica amministrative: port ad una maggiore clast Peta dell'apparato amministrativo e quindi anche ad un perfezionamento del sistema, Gli imperatorti del secolo vist portarono avanti, anche se di ‘tn tratto modesto, la grande opera della dinastia eracliana; uno sviluppo tiltetiore e pi profondo del sistema dei temi, sar& compito del secolo suc- cessivo™ TI libro di diritto che Leone III fece pubblicare nel 726 con il suo proprio nome e quello di suo fglio, segna una svolta nella storia della eedificazione giuridica bizantina®. La Ekloge degli imperatori Leone Costantino i offre una selezione delle pit importanti notme vigenti in Gintto privato e penale; vi viene dedicata particolare attenzione al div to familiare ed ereditario, mentre il diritto riguardante le proprieta vi ha dun posto secondario. La pubblicazione dell’ERloge aveva soprattutto lo scopo pratico di fornize al giudice un manuale di ditto che, per ampiez- tae contenuto, rispondesse alle sue esigenze pratiche e potesse sosti- faire | troppo vasti dificilmente consultabili libri di Giustiniano 1. L'Béloge si basa sul dritto romano ~ nella versione datane dal Corpus jupis di Giustiniano ~ che continua ad essere il fondamento principale tela giurisprudenza bizantina, Ma Eelogenon si accontenta degli excer- pta del ditto antico, vuole rivederlo per « umanizzatlo>, E infati vi si potano considerevoli differenziazioni rispetto al diritto giustinianeo, da Heondursi all'influenza del dititto canonico e del diritto consuetudinario ddl'Oriente. Cosf, per esempio, le patria potestas vi ® notevolmente li- snitata, mentre i disiti delle donne e dei bambini sono ampliati ed il ma- trimorio gode di una protezione particolare. Particolarmente degne di considerazione sono le modifiche introdotte nel dititto penale, che non Sono certo dettate da uno spitito di filantropismo cristiano. L’Ekloge prevede una setie di pene corporal sconosciute al tito giustinianeo: il taglio del nasoe della lingua, il taglio della mano, l'eccecamento, il taglio Lieta della ctisi iconoclastica (711-843) 7 il bruciamento dei capelli, e cosf via. In alcuni casi queste orsibili pene corporali sostituiscono Ia pena di morte, ma in altri casi sostituiscono anche pene pecuniatie nel diritto giustinianeo. Tl piacere tipicamente orientale delle mutilazioni e delle orribili punizioni corporali — quale si manifesta nell’Eeloge — non & del resto nuovo a Bisanzio: Ja storia del ‘vit secolo offre numerosi esempi in proposito. Nella misura in cui si al- lontana dal diritto giustinianeo, PEkloge ci offre appunto una rappre- sentazione del dititto consuetudinario, quale si era sviluppato a Bisan- io nel corso del secolo wrr™. Essa ci mostra le modifiche che erano inter- vennte nelle leggi e nella coscienza giuridica bizantina dai tempi di Giu- Stiniano. Cambiamenti dovuti in parte ad una pit profonda penetrazio- ne dell’etica cristiana, ¢ in parte anche ad imbarbatimento dei costumi in seguito ad influenze orientali. ‘La pubblicazione di questo nuovo manuale di diritto, facilmente accessibile ¢ universalmente comprensibile reppresentd indubbiamente tino stimolo alle attivita giuridiche e legali. Nella prefazione dell’Ekloge troviamo un’importante dichiarazione dell'imperatore, in cui egli espri- mne la propria detisione di combattere la corruttela degli amministratori della giustiziae di far stipendiare dallo Szato tutti giudici, a cominciare dal questore ®. Pid tarci l Ekloge ebbe una cattiva fama per essere 'ope- ra dei due iconoclasti Leone e Costantino; cid nonostante essa ebbe una jimpottanza fondamentale per tutto lo sviluppo futuro del diristo bizan- tino, e la sua influenza si estese anche oltre i confini dell'impero, sullo sviluppo degli otdinamenti giucidici degli stati slavi (ofr. pp. 226-17). Ta controversia iconoclastica aprf un nuovo ~ affatto caratteristico — capitolo dela storia bizantina. L'opposizione di Leone III al culto delle immagini diede iniio alla crisi che segna della sua impronta tutto questo periods e che fa del?impero il teatro di lotee intestine durate pi di un pecolo. La crisi si preparava lentamente. II fatto che essa abbia assunto In forma di una controversia sulle immagini & determinato dal particola- te valore simbolico che i Bizantini attribuivano ad esse. Nella Chiesa gre- tail culto delle immagini dei santi aveva raggiunto negli ultimi secoli, particolarmente nellet® postgiustinianea, una sempre maggiore diflusio- he, ed era diventato una delle forme principal in cui si esprimeva la reli- picsita bizantina ", D'altza parte non mancavano nello stesso seno della Ehiesa tendenze contrarie al culto delle immagini in quanto sembrava che iI ctistianesimo, come religione puramente spirituale, dovesse escluder- Jo”. Questa opposizione era forte soprattutto nelle xegioni orienta del- Pimpero, che da molto tempo erano terteno fertile di fermenti religios, in cui continuavano ad esistere considerevoli residui di monofisismo ¢ ti tafforzava ed estendeva la setta dei pauliciani, nemica di ogni culto ec- 148 Capitolo terzo dlesiastico. Ma fu solo il contatto con il mondo arabo a far divampare "opposizione al culto delle immagini, La tendenza iconoclasta di Leo- ne {II venne attribuita, dai suoi nemici, ora ad influenze ebraiche, ora arabe. II fatto che Leone ITI abbia perseguitato gli ebrei e li abbia co- stretti al battesimo ®, non esclude la possibilit’ che egli sia stato influen- pato dalla religione mosaica, col suo rigoroso divieto delle immagini; ana- Togamente la guerra contro gli Arabi non esclude che 'imperatore sia stato influenzato dalla cultura araba. La persecuzione degli ebrei che eb- be luogo sotto Leone ITT —una delle relativamente rare persecuzioni an- tisemite della storia bizantina — deve essere piuttosto considerata come tin segno del rafforzatsi dell'influenza ebraica in questo petiodo; apartire dal serolo vit, nella letteratura teologica bizantina compaiono in sempre mageior numero sctitti polemici che tispondono ad attacchi ebraici con. trovlcristianesimo. Ancor pit importante é l’atteggiamento filo-arabo di Leone, che i suoi contemporenei chiamarono sapaxnvéqeuv. Gli Arabi, che da decenni percotrevano in lungo e in largo l’Asia Minote, non por- tavano a Bisanzio solo la spada, ma anche la loro cultura, ¢ insieme a que- sta. la loro caratteristica ripugnanza nei confronti della riproduaione del- Te sembianze umane, L'iconoclastia nasceva cos{ nelle regioni orientali dell'impero da un caratteristico incrocio di un’accezione rigorosamente spitituale della fede cristiana, con le dottrine di settati iconoclasti e le concezioni delle antiche eresie cristologiche, come anche gli influssi di religion’ non cristiane, il giudaismo e soprattutto I'Islam, Dopo la vitto- ria sull’avanzata militare dell’Oriente, ora inizid, nella forma della con- troversia sulle immagini, la lotta contro Pavanzata degli influssi culturali oriental. E colui che prepatd la vie a questa penetrazione dell'influenza calturale orientale fu lo stesso imperatore che aveva respinto l'avanzata araba alle porte di Costantinopoli. La lotta contro il culto iconico ebbe il suo primo annunzio nel regno degli Omayyadi, che parecchi anni prima dei tumulti iconoclasti in Bi- sanzio aveva preso misure contrarie al culto delle immagini”. Contem- poraneamente si raforz® la corrente anticonica nell’ Asia Minote bizan- tina, dove si era formato un influente partito iconoclasta. Alla sua testa stavano alti rappresentanti del clero dell’Asia Minore, il metropolita Tommaso di Claudiopoli e soprattutto il vescovo Costantino di Naco- iea, il vero capo spirituale dell'iconoclastia bizantina, che i Bizantini or- todossi chiamarono I’« Eresiarca », Ora si associd al movimento icono- Clasta anche Leone IIL, che proveniva egli stesso dalle zone di confine orientali, aveva trascorso molti anni nelle regioni orientali dell'impero e che, nella sua qualith di stratego d’Anatolia, era entrato in stretto con- tatto anche con gli Arabi. Nel 726 Leone ITI si pronuncid per Ja prima Teta della crisi iconoclastica (711-843) 149 volte pubblicamente contro il culto dell immagini”. Cid fu dovuto alla pressione dei vescovi iconoclast d’Asia Minore, che poco prima si eran Fgnitt nella capitale”; ma Pultima spinta a deciderlo sembra essere sta tain forte terremoto che egli considerd come un segno dellira divina ro nro il costume del culto delle immagini. In primo luogo si mise a fare prediche con le quali cereava di convincere il suo popolo della sconve- prenaa delliconolatria®. In questo si esprimeva la concezione che Leo- nienTtva della missione di imperatore, che pensava gli fosse stata afida- ta da Dios come pit tardi scrsse al papa, egli non si considerava soltan- to imperatore, bensi anche gran sacerdote" Ma ben presto eel pass® #1 (ot fece rimuovere da un suo uficiale "immagine di Cristo sopra la Porta Bronzea del palazzo imperiale. Se Leone voleva mettere alla prova le tendenze e l'umore della popo- lazione della capitae, il risultato non fu certamente incorageiante: il po- polo inferocto uccise sullo stesso luogo Puficale imperil incasicato. Ma pit importante di questa rivolta di strada fu Vinsurrezione che le no- Hiaie dell ostilita dellimperatore al culto delle icone, provocd in Grecia. TI tema Ellade nomind un antimperatore e mand® la sua flotta a Costan- tinopali, Cost, in dall'inizo Ta parte occidentale dellimpero riveld Ja sua rendenza favorevole al culto delle immagini, atteggiamento che ver- th confermato in tutto il corso successivo della controversia, L'imperato- re hus! a reprimere rapidamente Pinsurrezione, ma il sollevamento di tun’intera provincia era un avvertimento che non poteva essere ignorato. Nonostante Pimpegno fanatico con cui Leone III abbraccid la teoria sconoclastica, allinizio si mosse con grande prudenza. Solo nel suo deci tno anno di regno si eta deciso a pronunciarsi apertamente contro Te im: mnaginie poi passerono ancora altri anni prima che prendesse la decisione Fensle* Questi anni furono dedicati alle trattative con le maggiori auto: seecclesiastiche: per muoversi con maggiore sicurezza Leone tent di sguadagnarsi Pappoggio del papa e del patriasca di Costantinopoli, Ma le she proposte si scontrarono con il deciso riftuto del vecchio patriarta Gexmaro, mentze anche lo scambio di lettere con papa Gregorio TI eb- be esito del tutto negativo”, Gregorio II respinse con tono insolitamen- te duro le dichiarazioni iconoclaste dell’imperatore, ma cid nonostante vereava di evitere una rottura, Non solo, ma si adoperd per far cessare i ceoviment! antimperiali che allora esplodevano ripetutamente in Talia, Distinguendo i problemi zeligiosi da quelli politci, conservd piene lealts el confronti delPimperatore bizantino, cui era ellora ancora afidata la protezione del papato dal pericolo longobardo vAecanto al patriarca Germano e al papa Gregorio II, il maggiore ev- vercatio dell'imperatore era Giovanni Damasceno, il pit grande teologo 150 Capitolo ter2o del suo secolo, un greco che aveva rivestito un’alta carica alla corte del califfo a Damasco ed era poi entrato nel convento di San Saba presso Ge- rusalemme. L’opera pité originale e artisticamente piti perfetta — anche se non la piti nota — del Damasceno & costituita dalle tre orazioni in difesa del culto delle immagini“. Contro la tesi secondo cui il culto delle icone era da considerarsi un risorgere dell’idolatria pagana, Giovanni sviluppa tutta una propria carattetistice iconosofia, con la quale Pimmagine viene considerata come simbolo e mediatrice nel significato neoplatonico; il culto dell’immagine di Cristo si basa invece sul dogma dell’incarnazione, sicché il problema delle immagini si collega a questo punto con la dot- trina della salvezza“. Il sistema del Damasceno é determinante per tutto il futuro sviluppo della dottrina che propugnava il culto delle immagini. Dopo il fallimento delle trattative, per l’attuazione dei suoi piani a Leone III non rest® altra via apetta che quella della forza. Prese quindi questa strada ed emand un editto col quale si ordinava la distruzione di tutte le immagini di culto, Cercd tuttavia di conservare le appatenze del- Ja legalita: il 17 gennaio 730 convocd nel palazzo imperiale un’assem- blea dei massimi dignitari civili ed ecclesiastici, il cosiddetto silentiun, ¢ sottopose Peditto alla sua approvazione. Il patriarca Germano riGutd di firmare e venne immediatamente deposto: gia il 22 gennaio occupava il seggio di patriarca il suo synkellos Anastasio, che era disposto ad ob- bedire senza discussione ai comandi dell'imperatore. Con la pubblicazio- ne dell’editto iconoclastico Ja dottrina contraria al culto delle immagini divenne norma di legge. Le icone vennero distrutte e i loro adoratori perseguitati. L’imperatore non riuscf perd a costringere Ia Jontana Italia ad aderi- re all’iconoclastia. Ma la controversia iconoclastica scoppiata a Bisanzio ebbe profonde ripercussioni nei rapporti tra Costantinopoli e Roma. Do- po la pubblicazione dell’editto iconoclastico, che elevava la dottrina con- traria al culto delle immagini a dottrina ufficiale dello Stato e della Chie- sa dell'impero, la rottura — tanto a lungo ritardata — divenne inevitabile. Papa Gregorio III, il successore di Gregorio II, si vide costretto a con- dannare in un concilio l’iconoclastia bizantina. Leone III — che si era illuso di convincere il papa, come questi si era illuso di convincere l’im- peratore ~ si vide a sua volta costretto a fare prigionieri i legati di Gre- gorio IIL. Alla divisione religiosa segui quella politica: Je prime conse- guenze politiche della controversia iconoclastica furono un approfondi- mento della frattura tra Costantinopoli e Roma e un sensibile indeboli- mento delle posizioni bizantine in Italia. ‘et della crisi iconoclastica (71-843) 151 3. Liconoclastia e le guerre contro i Bulgari: Costantino V*. Nonostante la gloria che Leone ITI si era conquistata con la vittoria sugli Arabi, gli eccessi dell’iconoclastia avevano distrutto la sua popola- rit, Dopo la morte di Leone, gli succedette sul trono suo figlio Costan- tino V (741-775). | diritti del giovane principe alla successione erano incontestabili: egli portava la corona imperiale gia da vent’anni, da quando, all'eta di due anni (Pasqua del 720), era stato dal padre incoro- ato come co-imperatore e successore. Ma non era passato un anno dalla sua ascesa al trono, che un antimperatore si sollevd contro di lui ¢ eli usutpd il trono per molti mesi. Questo antimperatore non eta altri che Artavasde, che a suo tempo era stato stratego del tema armeno e aveva aiutato Leone a conquistare il potere; in ricompensa aveva ottenuto la mano della fighia dellimperatore, il titolo di kuropalates e la nomina a omes del tema Opsikion. Come comandante in capo di tutte le forze militari di quello che ora era il distretto militare pitt grande e pit impor- tante, Artavasde poté osare di usurpare il potere al suo giovane cognato. L’elemento determinante per il suo successo fu il fatto che egli si presen- 1 come campione del culto delle immagini. La lotta tra di lui e Pimpe- ratore legittimo, come del resto tutta questa epoca, si svolgeva ciot sot- to il segno della controversia iconoclastica, Nel giugno 742, durante una campagna contro gli Arabi, mentre attraversava il tema Opsikion, Co- stantino venne imptovvisamente attaccato da Artavasde e sconfitto. Su- bito dopo Artavasde si fece proclamare imperatore ed entr® in trattative con Teofane Monute, che Costantino aveva lasciato a Costantinopoli in qualita di reggente, Costui si schierd con l'usurpatore, e lo stesso fecero molti altri funzionari della capitale; il che sta a dimostrare che la poli- tica iconoclastica non trovava un appoggio incondizionato nemmeno tra i pid stretti collaboratori delPimperatore. Artavasde marcid alla testa della sua armata alla volta di Costantinopoli, dove ottenne le corona im- periale dalle mani del patriarca Anastasio, che cambid un’altra volta par- tito. Quindi nomind suo figlio maggiore Niceforo co-imperatore, il figlio minore Niceta comandante supremo dell’armata e Jo mandd nel tema ar- meno. A Costantinopoli le immagini sacre vennero rimesse ai loro posti: Veta della controversia iconoclastica sembrava tramontata. Intanto Costantino V era fuggito ad Amorio, che era stato il centro * Bibliografia generale: A. Lombard, Constentin V, empereur des Romans, Petiai 1902. ~Me- Lioranskij, Georeli Kiprienin, - Osteogorsky, Bilderstret (sulla controversia iconoclastca¢ i rappor- icon Plialia, ee- anche la bibliografia genecale, a p. x44). ~ Zlatarski, Istorije, I, xs ~ Muteftiev, Tstoria, 1. ~ Runciman, Bulgarian Empire 12 Capitolo terzo del comando militare del padre del tema anatolico, e qui ticevette un’ac- coglienza entusiastica, Anche il tema tracio, che da poco era stato sepa- rato dal tema anatolico, si mise dalla parte del giovane imperatore icono- clasta. Invece il campione del culto delle immagini, Attavasde, trovd il suo appoggio pit importante nel tema europeo della Traci, il cui stra- tego, figlio di Teofane Monute, si incaricd della difesa della capitale. In Asia Minore si schierarono dalla parte di Artavasde i due temi Opsi- kkion e Armeno, che erano stati sotto il suo comando e che gli erano le- gati personalmente. Ma pare che anche in queste regioni la sua politica favorevole al culto delle immagini trovasse un’accoglienza molto fredda, fatto, questo, che, insieme al superiore talento militare di Costantino, fu determinante per lesito della lotta. Le truppe dell’ Opsiktion erano ap- pena penetrate in Tracia, e Niceta non era ancora giunto con le truppe armene a prestare man forte al padre, quando Costantino inflisse una grave sconfitta alP usurpatote presso Sardi, nel maggio 743. Poi anda in- contro a Niceta, e mise in fuga la sua arméta presso Modrina, in agosto. Cosi la vittoria era assicurata e gia nel settembre dello stesso anno era giunto sotto le mura di Costantinopoli. Dopo un breve assedio, il 2 no- vembre entrd solennemente nella citta ¢ fece dura vendetta dei suoi ne- mici, Artavasde ¢ i suoi due figli — nipoti dell’imperatore Costantino ~ vennero messi alla berlina e poi accecati nell'ippodromo. I loro soste- nitori furono in parte uccisi, in parte accecati o mutilati delle mani o dei piedi. L'infedele patriarca Anastasio venne portato in giro nell’ippodro- mo acavallo di un asino, ma dopo questa pubblica ignominia poté con- servare Ia Sua carica, il che era indubbiamente dovuto al desiderio di screditare la pitt alta carica ecclesiastica, Cost si concluse il regno di Acta- vasde, che per ben sedici mesi aveva portato la corona imperiale e che anche a Roma era stato riconosciuto imperatore”. : Costantino V fu un generale ancora pitt grande ed un iconoclesta an- cota piti deciso di suo padre. Dal punto di vista fisico e psicologico non era il robusto soldato che era stato Leone III, Nervoso, sofferente di gra- vi malattie, in pteda a insane passioni, era una natura complicata, con- traddittoria. La smisurata crudelt’ con cui perseguitd ¢ torturd i suoi oppositori religiosi non derivava da rozzezza primitiva, ma dalla sua mor- bosa ipertensione. Non fu un'impetuosit’ spontanea, ma l’astuzia calco- Tata dello stratega lungimirante, insieme ad un grande coraggio persone- Je, che gli rese possibile raggiungere le smaglianti vittorie sugli Arabi e sui Bulgati, per cui divenne lidolo dei suoi soldati Nella situazione in Oriente si era determinata una svolta favorevole a Bisanzio. La forza degli Arabi era stata scossa sia dalle guerre dell’epo- ca di Leone III, sia da una grave crisi interna. La gloriosa dinastia degli Lietd della crsi iconoclastica (711-843) 153 Omayyadi si avviava al tramonto dopo una lunga guerra civile venne sostituita nel 750 da quella degli Abbasidi, Il trasferimento del centro dello Stato da Damasco alla lontana Bagdad si accompagnd al cambia- mento di dinastia. Quindi la ptessione cui Bisanzio era esposta da que- sto lato si attenud e si poteva passare alla controffensiva. Gia nel 746 Costantino irruppe nella Siria settentrionale ed occupd Germanicea, la patria dei suoi antenati, Seguendo i metodi ttedizionali della politica co- Joniale di Bisanzio, trasferf un gran numero di prigionieri nella lontana Tracia, dove ancota nel 1x secolo si troveranno colonie di monofisiti si- ri". Anche sul mare Bisanzio ottenne una notevole vittoria: il coman- dante della marina bizantina, lo stratego dei Cibirreoti, annient® nel 747 ptesso Cipro una flotta araba che era stata mandata da Alessandria, Un sucesso ancora maggiore ebbe Ja campagna che limperatore intraprese nel 752 in Armenia e Mesopotamia: due importanti fortezze confinatie, Teodosiopoli ¢ Melitene, caddero nelle mani dei Bizantini, Anche que- sta volta i prigionieri vennero mandati in Tracia, presso il confine bul- garo, che venne fortificato su otdine dell'imperatore”, Naturalmente questi successi non portarono nessuna conquiste tertitoriale duratura al- Pimpero, giacché ben presto le fortezze che erano state conquistate cad- dero di nuovo nelle mani degli Arabi. Ma le vittorie di Costantino sui confini orientali erano comunque molto importanti perché erano un sin- tomo che la situazione era mutata: era finito il tempo in cui Bisanzio do- veva lottare per la propria esistenza. La lotta arabo-bizantina aveva ora il carattere di un conflitto di frontiera, in cui inoltre l’iniziativa era spes so nelle mani dell’imperatore bizantino. Nell’Oriente Bisanzio non era piti Paggredito, ma l'aggressore. Cosi, mentre il pericolo arabo diventava sempre meno grave, il pro- blema che venne a porsi in primo piano era quello bulgaro. I prowvedi- menti che Costantino V prese per difendere la Tracia dimostrano che il governo bizantino non poteva pit contare sulla situazione di tregua al confine bulgaro. Ma i Bulgari risposero alla costruzione di fortificazioni sui loro confini con un’invasione dei territori imperiali (756). Cosi co- minciava il petiodo delle grandi guerre tra Bisanzio e la Bulgaria. Co- stantino V comprese che i Bulgari erano i principali nemici dell’impero ed egli diresse personalmente le pitt importanti spedizioni militari del suo tegno: ben nove spedizioni in Bulgaria. I! punto massimo di tensio- ne si ebbe nel 762, quando dopo lunghe lovte intestine, Teletz, un rap- presentante del partito aggressive antibizantino, riuscf a salire sul trono bulgaro, In Bulgaria continuava a perpetuarsi il confitto tra le masse slave e la vecchia nobiltd bulgara, preoccupata della preservazione dei propri privilegi, soprattutto il partito intransigente dei boiari, che ora 154. Capitolo terz0 conquistava il potere con Teletz™, Dopo la sua ascesa al trono una larga massa di Slavi emigrd dal tertitorio bulgato verso Bisanzio, L’imperato- re assegnd loro dei territori in Bitinia, dove gia i suoi predecessori ave- vyano insediato un considerevole numero di Slavi (cfr. pp. 103, 113-14) Cosi l’elemento slavo si rafforzd notevolmente nei temi dell’Asia Mi- nore”, Costantino V reagf all'irruzione del khan dei Bulgari in Tracia con una spedizione ben equipaggiata: invid una flotta che portd grandi rin- forzi alla cavalleria sulla foce del Danubio, mentre egli stesso, attraver- so la Tracia, irruppe con un’armata nel territorio nemico. Presso Anchia- Jo, sulla costa del Mar Neto, la cavalleria che dal Danubio avanzava ver- so il sud s’incontrd on I’armata dell’imperatore che dalla Tracia marcia- va in direzione nord, Qui si giunse il 30 giugno 763 a una sanguinosa battaglia che durd dall’alba fino al tramonto e si concluse con Ja comple- ta disfatta dei Bulgari. Costantino V festeggid questa grande vittoria = la piti grande del suo regno — con un ingresso trionfale a Costantino- poli e feste nell'ippodromo. Teletz cadde vittima di una rivolta e negli anni seguenti la Bulgaria sara teatro di tutto un susseguirsi i insurrezio- nie cambiamenti di regnanti. Ora prendeva il potere la tendenza pro- bizantina, ora quella antibizantina, ma P'ultima parola spettd all’impera- tore bizantino che si attribut il diritto di decidere sui problemi interni della Bulgaria, e se le cose prendevano una piega sfavorevole, interveni- vacon le armi, Solo nel 770, quando l’energico Telerig prese il potere la Bulgaria si riscosse e riacquistd la forza militare di un tempo. Costanti- no V intraprese allora nel 773 una grande spedizione che ripeté la tat- tica del doppio attacco del 763, ¢ costrinse i Bulgari a scendere a tratta- tive, Nell’ottobre dello stesso anno Teletig tent’ di invadere la Macedo- nia, ma anche questa volta venne rapidamente ¢ facilmente sconfitto dal- Je truppe imperiali. Ma per quanto la superiorit’ militare dell'imperato- re bizantino fosse schiacciante, non riusci a imporre ai Bulgari una pace perpetua. Costantino V fu costretto a combattere contro di loro sino alla fine della sua vita, Mor{ proprio durante una spedizione contro i Bulgari, il xq settembre 775. Le guerre contro Bisanzio avevano sensibilmente indebolito lo Stato bulgaro. La sua forza militare ne era stata scossa, Porganismo statale pa- ralizzato. Il coraggioso Telerig doverte rifugiarsi alla corte del successore di Costantino V, per trovarvi scampo dai disordini interni scoppiati nel suo paese, L’egemonia dell'impero bizantino sulla penisola balcanica ap- parve saldamente stabilita, ma per il futuro non si poteva dimenticare che la Bulgaria era diventato uno dei pid acerrimi nemici dell'impero bi- zantino, Questo fatto rappresentava un fattore nuovo nella politica este- Leta della crisi iconoclastica (711-843) 155 ra bizantina, che costringeva l’impero a combattere una difficile lotta su due fronti. 1 grandi successi di Costantino V nelle guerre arabe ¢ in quelle bulga- re erano costate la limitazione della sua politica estera alla sfera di inte- resi orientali. Mentre Costantino V celebrava le sue vittorie in Oriente, {l dominio bizantino in Italia, sub{ un crollo completo. La tensione tra Roma e l'imperatore iconoclasta sul Bosforo si acutizzava continuamen- te, Ma fintanto che il papato credeva di poter contare sull'siuto dell'im- pexo bizantino contro la pressione longobarda, e fintanto che non c’era un’altra potenza che potesse sostituite Bisanzio, Roma metteva da parte le divergenze religiose e serbava lealta allimpero. Ma nel 751 Ravenna cadde in mano dei Longobardi, e l’esarcato di Ravenna cesso di esistere. Con questo avvenimento il dominio bizantino nell’Italia settentrionale e centrale era finito e svanita l’ultima speranza del papa nell’aiuto del- Pimperatore bizantino, Ma nello stesso tempo sull’orizzonte romano ap- parve una nuova potenza, la cui protezione rappresentava un aiuto pitt efficace contro i Longobardi e che per la Chiesa romana eta molto pitt ac- cetto che non quello della eretica Bisanzio: il giovane impero dei Fran- chi. Il papa Stefano II attraversd personalmenté le Alpi e si incontrd il 6 gennaio 754 con re Pipino, a Ponthion. Questo memorabile incontro apri i rapporti fra Roma e il regno dei Franchi e gettd le basi dello Stato della Chiesa romana. Il papato voltd le spalle all'imperatore bizantino e stabilf un legame con il re dei Franchi, da cui meno di mezzo secolo do- po doveva sorgere ’impero d’Occidente. Ma se Bisanzio aveva sofferto un pesante regresso in Occidente, la sua posizione doveva rafforzarsi ad oriente e a sud. La tensione con Ro- ma diede al governo bizantino iconcclasta l’occasione per prendere una misura significativa e piena di conseguenze. L'imperatore sottrasse a Ro- ma le province grecizzate dell’ Italia meridionale;-Calabria e Sicilia, cost come I'Illirico, che fino allora erano appartenute alla diocesi romana, € Ie sottopose al patriarcato di Costantinopoli”. Le ripetute proteste di Roma restarono senza effetto. 1 nuovi confini tracciati fra i centri delle due chiese corrispondevano ai limiti fra ’Oriente greco e l'Occidente le- tino, come lo stesso sviluppo storico li aveva definiti. Attraverso l’allar- gamento della diocesi di Costantinopoli nella provincia balcanica dell’ Il- litico e nell’Italia meridionale grecizzata il grande distruttore di icone creava i fondamenti per lo slancio di cui Ja Chiesa bizantina doveva dare prova dopo il superamento della crisi iconoclastica ¢ per la futura poten- te irradiazione di influssi della Chiesa e della cultura bizantina nelle ter- re slave dei Balcani. Cosi Piconoclastisme bizantino aveva approfondito la scissione fra i 156 Capitoto terz0 due centri del mondo ¢ infine ebbe per effetto che Roma fosse cacciata dall’Oriente greco, Bisanzio dall’Occidente latino. E questo significd che tanto all’universalismo dell’impero bizantino quanto all’universalismo della Chiesa romana comincid a franare il terreno sotto i piedi. Non ® certo solo un caso se questi avvenimenti coincisero cronologi- camente con V’inizio della fase piti acuta dell’ iconoclastia a Bisanzio, La lotta iconoclastica raggiunse il suo acme sotto Costantino V. AlPinizio Veco che la ribellione di Artavasde aveva avuto nella parte europea del- T'impero e soprattutto nella stessa capitale, fu un ammonimento che in- duceva alla prudenza. Come aveva saputo fare suo padre, cosi anche Co- stantino V seppe aspettare. Solo negli anni cinquanta si dedicd all’attua- zione del suo programma, Se Leone IT] aveva fatto sanzionare la proibi- zione delle icone con un decreto imperiale, ora un concilio ecclesiastico avrebbe dovuto sanzionare l’iconoclastia. Per assicurarsi 'unanimita nel concilio, Pimperatore cercd di fare occupare i seggi vescovili da suoi par- tigiani, ¢ inoltre provvide alla fondazione di nuovi vescovadi cui prepo- se seguaci della dottrina iconoclastica. A queste misure organizzative si accompagnd un’intensa attivit’ propagandistica e letteratia. In diversi Tuoghi si tenneto assemblee in cui i capi del partito iconoclastico tene- vano discorsi al popolo, e si ebbero anche accesi dibattiti tra gli icono- clasti e i seguaci del culto delle immagini”. Ma i cotaggiosi oppositori, dopo la fine del dibattito venivano messi in prigione e cosi resi inoffen. sivi per tutta la durata del concilio, Lo stesso imperatore prese parte all’attivita letteraria: scrisse non meno di tredici scritti teologici, di due dei quali — ma sembra si tratti dei due pid importanti — ci restano frammenti ®. Gli scritti di Costanti- no V, che dovevano indicare le linee direttive per le risoluzioni del con- cilio, rappresentano un essenziale approfondimento della dottrina icono- clastica. A differenza dei sostenitori del culto delle icone, che facevano una distinzione fondamentale tra immagine e il suo archetipo, e inten- devano l’immagine come un simbolo, nel senso neoplatonico, Costanti. no V, influenzato da concezioni magico-orientali, postula una perfetta identita, una consustanzialita tra Timmagine ¢ l’archetipo *. Ponendosi sul terreno delle controversie cristologiche si batte soprattutto contro la rappresentazione di Cristo e va molto pitt in Ia dei vecchi iconoclasti che combattevano il culto delle immagini soprattutto perché rappresenta- va una restaurazione dell’idolatria. Mentre i difensori del culto delle im- magini, come il patriarca Germano e soprattutto Giovanni Damasceno, fondavano la rappresentazione di Cristo sulla sua incarnazione e consi. deravano la rappresentazione del Salvatore nella sua forma umana una conferma della realtd della sua incarnazione, Costantino impugna la pos- Leta della crisi iconoclastica (711-843) 157 sibilita di una vera rappresentazione di Cristo a causa della sua natura divina. Cosi da ambedue le parti la controversia iconoclastica viene col- legata alla dogmatica cristologica, e la lotta pro 0 contro il culto delle immagini diventa una prosecuzione, in una forma nuova, delle vecchie dispute cristologiche. Nelle sue espressioni pit radicali I'iconoclestia si intreccia col monofisismo e anche gli scritti di Costantino V, che rappre- sentava l'ala pid radicale della corrente iconoclasta,rivelavano inequivo- cabilmente delle tendenze monofisite”. Cid non deve meravigliare, se si tiene presente che il monofisismo non solo predominava alle frontiere dell’impero, in Sitia e Armenia, ma — come aveva dimostrato la reazione monotelita sotto Filippico (cfr. pp. 141-42) — esso conservava forza ne- gli stessi territori dell'impero. Il ro febbraio 754, dopo accurata preparazione, il concilio si riuni nel palazzo imperiale di Hieria, sulla costa asiatica del Bosforo; la sua ultima seduta si tenne I’8 agosto nella chiesa delle Blachernae a Costan- tinopoli. Le misure che il governo imperiale aveva preso non fallirono il loro scopo: ’assemblea era composta da non meno di 338 vescovi, che si dichiararono tutti favorevoli all’iconoclastia. Il concilio venne presiedu- to dal vescovo Teodosio di Efeso, uno dei figli dell’imperatore Tiberio Absimaro, giacché il patriarea Anastasio era morto alla fine del 753, en8 il papa, né i patriarchi orientali avevano mandato loro rappresentanti Questo inconveniente attir® all’assemblea da parte degli ortodossi il so- prannome dileggiativo di « sinodo acefalo ». Ma incurante di tutto cid il concilio pretese di essere riconosciuto come concilio ecumenico. Nell'ela- borazione delle sue risoluzioni il sinodo si servi come traccia degli scritti programmatici dell’imperatore ¢ quindi mise il problema cristologico al centro delle sue deliberazioni, ma tralascid tutte le formulazioni troppo imprudentie gli accenti monofisiti contenuti negli scritti costantiniani. I] concilio rest® fedele alla tesi secondo cui Cristo non pud essere rappre- sentato, ma si guardd dalPentrare in conflitto con le risoluzioni dei con- cili precedenti; non solo, ma con una serie di cavillosita arriv a dichia- rare che i sostenitori del culto delle immagini cadevano fatalmente nella etesia monofisita c nestoriana, in quanto nelPimmagine o vedevano rap- presentata la sola natura umana, dividendo quindi, come i nestoriani, le natute inseparabili di Cristo; oppure consideravano rappresentata nel- Virmagine anche la natura divina, fondendo quind, come i monofisiti, Je due nature che invece restano distinte nell'unica persona”, La discus- sione, in cui vennneto citati un gran numero di passi tratti dalla Bibbia e dalla letteratura patristica, si concluse con la dura condanna di tutte le immagini sacte ¢ di ogni culto delle immagini. L’imperatore, che si sen- tiva il capo della Chiesa, nella riunione conclusiva presentd all’assem- 158 Capitolo terzo blea il vescovo Costantino Sileo come il nuovo patriarca: lo aveva desi- gnato di propria autorit’ e lo fece proclamare patriarca dai vescovi pre- senti, Il 29 agosto, nel foro di Costantinopoli si resero pubbliche le riso- luzioni del sinodo che nel modo piti severo vietava le immagini di culto, ordinava la distruzione di tutte le statue di culto, e infiggeva la scomuni- ca ai sostenitoti del partito ortodosso, tra cui al patriarca Germano ¢ Giovanni Damasceno. Nello stesso tempo vi si tributavano le massime lodi all’imperatore, che veniva considerato al pari degli apostoli Ora era compito dell’imperatore applicare le decisioni del concilio. Dappertutto le immagini sacre vennero distrutte e sostituite da dipinti di argomento profano. Decorazioni ornamentali, motivi di animali e di piante, ma soprattutto immagini dell’imperatore ¢ rappresentazioni di scene di guerra e di caccia, di corse di cocthi e di spettacoli teatrali che slorificassero la sua persona avrebbero dovuto ricoprire sia le costruzio- ni profane, sia le chiese. Accanto all’arte religiosa, anche quella profana, com’é generalmente ammesso, aveva un ruolo importante a Bisanzio”. Ora ci si sarebbe dovuto dedicare soltanto a questa arte profana, che ave- va soprattutto la funzione di glorificare l’imperatore e Pimpero da lui rappresentato. Gli iconoclasti, infatti, condannavano non Parte come ta- le, ma esclusivamente l’arte teligiosa e il suo culto. Compito dell’imperatore era ora quello di climinare quest’arte ¢ que- sto spirito. Sulla base delle risoluzioni di un sinodo ecclesiastico che per lui aveva l’autorita di un concilio ecumenico, Costantino V si dispose a espletare questo compito col ferro e col fuoco. Ma la sta fanatica volonta di distruzione incontrd un'opposizione al- trettanto fanatica. Ne nacque una lotta asperrima, che raggiunse il suo acme nel settimo decennio del secolo. L’opposizione si schierd intorno alla persona dell’abate Stefano del Monte Auxentios, che conquistd sem- pre pit seguaci tra tutte le classi della popolazione. I tentativi dell'impe- ratote di convincere il capo dell’opposizione ad abbandonare la resisten- za fallirono, e nel novembre del 767 Stefano venne ucciso crudelmente nelle strade di Costantinopoli dal popolaccio infuriato. Tuttavia roppo- sizione non fu stroncata Quanto vasto fosse lo scontento nei confronti del governo di Costan- tino V, & dimostrato dal fatto che egli dovette uccidere diciannove alti funzionari e uffciali, tra i quali il suo protostrator, il logotete del dro- ‘mos, il domestikos della guardia imperiale, il komtes del tema Opsikion, gli strateghi di Tracia e di Sicilia”. Ma la pit irriducibile opposizione al- {a politica iconoclastica venne dal mondo monastico bizatitino, e anche la repressione di questa opposizione fu particolarmente dura. La perse- cuzione dei sostenitori del culto delle immagini acquist®, col passar del Lieti della crisi iconoclastica (711-843) 159 tempo, sempre pit il carattere di una campagna contro il monachesimo, € questa politica antimonastica pare abbia incontrato appoggio in Asia Minore, soprattutto presso Parmata dell’Asia Minote, ¢ anche in parte della popolazione della capitale, Ora i monaci erano perseguitati non so- lo per le loro simpatie per il culto delle icone, ma anche semplicemente per il fatto stesso di essere monaci, e costretti ad abbandonare la vita monacale, Monesteri vennero chiusi, 0 trasformati in caserme, in stabi- limenti termali o altri edifici pubblici, e le loro immense propricta ter- riere vennero confiscate dalla corona. Cosi nella sua fase pi acuta la lotta iconoclastica si fuse con la lotta contro il potente monachesimo bi zantino e le proprieta dei monasteri ", Con quale durezza venisse condotta questa lotta dal governo di Co- stantino V, & dimostrato dal comportamento dello stratego tracio Miche- le Lacanodracone, uno dei pi zelanti collaboratori dell'imperatore, che pose i monaci del suo tema di fronte alla scelta di abbandonace l’abito monastico e sposarsi oppure essere accecati ed esiliati”. Vi fu una forte emigrazione di monaci, che si diressero soprattutto verso il sud d'Italia, dove fondarono molti nuovi monasteri e scuole, cteando cost nuovi cen. tri di cultura greca, A Bisanzio la marea della lotta iconoclastica monta- va sempte pit: l'imperatore radicalizzd ulteriormente la sua lotta, an- dando molto oltte le decisioni del concilio del 754 ed entrando anche in aperta contraddizione con esse: si scaglid non solo contro il culto delle immagini e delle reliquie, ma anche contro il culto dei santi e la venera- zione di Maria. La vita teligiosa dell"impero bizantino avrebbe subito una trasformazione completa, se opera di Costantino V non fosse crol- lata con la sua morte. Nel ricordo della posterita il violento governo di Costantino V ven- ne considerato un’epaca di terrore spietato. Pet secoli il nome di Costan- tino Copronimo venne ricordato con un odio inestinguibile e dopo la re- staurazione dell’ortodossia la sua salma venne allontanata dalla chiesa dei Santi Apostoli. Ma anche il ricordo dei suoi successi bellici e delle sue gesta eroiche eli sopravvisse, e quando alPinizio del rx secolo Bisan- zio si trovd sotto la minaccia bulgara, il popolo si riunf attorno alla tom- ba di Costantino Ve implord il moto imperatore di voler uscite dalla tomba e salvare Pimpero nell’ora del pericolo 4. I declino dell’iconoclastia e il ritorno alla venerazione delle icone. I breve governo di Leone IV (775-780) rappresenta il periodo di transizione tra I’apogeo delliconoclastia sotto Costantino V e la restav- 160 Capitolo terzo razione del culto delle icone sotto Irene, Leone IV, figlio di Costanti- no Ve della sua prima moglie, la principesse cazara, era per natura un uomo incline alla moderazione. Gli attacchi contro il culto di Maria ces- sarono, e anche Ia politica antimonastica che il suo predecessore aveva adottato nella seconda parte del suo regno, venne abbandonata; non so- Jo, ma Leone non esitd ad affidere a monaci i pit importanti seggi epi- scopali®, Cid nonostante non fu capace di fare una svolta completa e se- gui la tradizione politica iconoclastica: molti funzionari di corte, soste- nitori del culto delle immagini, vennero fustigati pubblicamente e impri- gionati (780). Questo é P'unico caso di persecuzione iconoclastica dell’e- ta di Leone IV che ci é stato tramandato“: paragonato ai metodi di Co- stantino V, si trattava di una pena ben mite. I] freno che fu posto alla persecuzione icontoclastica sotto Leone IV era una reazione naturale con- tro il massimalismo di Costantino V. A questo si aggiunse l’influenza del- Penergica moglie di Leone IV, ’imperatrice Irene, che proveniva dall’i- conodula Atene ed era essa stessa una sostenitrice del culto delle im- magini. I fratelli dell’imperatore Niceforo e Cristoforo avevano ottenuto il titolo di cesari gia nel 769; Niceta e Antimo avevano anch’essi ottenuto il titolo di nobilissimi gia sotto Costantino V; e il fratello minore Eudo- cimo era stato insignito di questo titolo sotto Leone IV. Cid nonostante venne proclamato co-imperatore e successore di Leone IV non uno dei cesari, bens/ il suo figlioletto Costantino. E significativo il fatto che que- sto era avvenuto pet la pressione dell’esetcito, che aveva esplicitamente chiesto all’imperatore di incoronare suo figlio. Il 24 aprile 776, appa- rentemente soltanto per venire incontro al desiderio dei suoi suddici, Leone IV incorond suo figlio, dopo aver chiesto ai senatori, ai rappre- sentanti dell’armata metropolitana e delle province e alle categorie cit- tadine” un impegno scritto di Jealt’ nei confronti del neocoronato, co- me unico erede al trono. Questa tendenza, caratteristica di questo pe- riodo, di appoggiarsi sulla volonta del popolo, va considerata come una reazione contro il governo dispotico di Leone III e Costantino V. Abi- tualmente la partecipazione dei sudditi all’elezione del miovo imperatore si esprimeva nelPacclamazione del neocoronato che aveva luogo imme- diatamente dopo Pincoronazione. Leone IV cercd invece di presentare anche la designazione del suo successore come un’espressione della vo- Jont’ popolare. E interessante notare che accanto ai corpi costituenti abi- tuali -il senato, il popolo e Pesercito — venneto consultati anche rappre- sentanti del commercio ¢ dell’induscria di Costantinopoli. E certo che quando l'esercito si pronunciava in favore dell’incoronazione del figlio di Leone IV, non faceva in realtd che obbedire a un ordine dello stesso Let della crisi iconoclastica (711-843) x6r imperatore. Tuttavia & innegabile che dai tempi di Costantino IV, la concezione che l’esercito bizantino aveva del sistema del potere impe. riale aveva subito un profondo cambiamento. Si trattava in fondo dello stesso esercito che allora, proprio vent’anni prima, aveva protestato cos{ energicamente contro lesclusione del fratello dell’imperatore (cfi p. 112). II principio del potere assoluto, con la limitazione del dititto di successione al solo figlio maggiore, aveva fatto grandi progressi. Cid no- nostante questo principio non eta ancora del tutto ovvio per i Bizantini: altrimenti non sarebbero stati necessari né il pronunciamento dimostra- tivo dell'esercito in favore dell’erede naturale, né gli impegni scriti di Jealta. Non mancd nemmeno una congiura in favore del cesare Niceforo, ma il complotto venne scoperto in tempo ¢ i colpevoli vennero mandatj in esilio a Cherson. Anche in questo caso Leone IV cercd di appoggiatsi sulla volonta dei suoi sudditi: fece convocare un silention nel palazzo Magnaura, sottopose la questione all’assemblea,e la incaticd di giudicare icongiurati", La morte precoce di Leone IV (8 settembre 780) portd al trono suo figlio Costantino VI, all’eta di soli dieci anni. L'imperatrice Irene prese Ja reggenza e divise anche ufficialmente il trono con suo figlio minoren. ne. Ci fu un nuovo tentativo di usurpazione in favore del cesare Nicefo. 10, ma l'energica imperattice schiacci6 la ribellione — che pare provenis. se da elementi iconoclasti e che nelle sue file contava molti alti ufficiali — € costrinse i fratelli del suo defunto marito a farsi preti. Con il passaggio della conduzione degli affari di governo nelle mani di Irene, la restaura- zione del culto delle icone era ormai decisa. Tuttavia essa venne prepa- rata lentamente e con grande prudenza: un brusco rovesciamento della politica ecclesiastica non era infatti possibile: il sistema iconoclastico aveva dominato per mezzo secolo, le pii importanti catiche dello Stato e della Chiesa erano in mano a uomini che, per convinzione o adattamen- to alle circostanze, ne erano sostenitori, e anche gran parte dell’esercito, fedele alla memoria del glorioso imperatore Costantino V, continuava ad essere iconoclasta, Solo alla fine del 78.4, dopo che si riusei a conyincere il patriatca Pao- To, eletto sotto Leone IV, a dimettersi (31 agosto 784), i piani del gover. no vennero resi pubblici. Per l’elezione del nuovo patriarea, Irene con- vocd « tutto il popolo » nel palazzo Magnaura, per dare a questa nomina il carattere di un’elezione popolare", La scelta cadde su Tarasio, che fi no allora era stato segretario dell'imperatrice, un laico colto, dalla buona preparazione teologica ¢ di grande chiaroveggenza politica. Tl 25 dicem- bre 784 Tarasio venne consacrato patriarca e subito dopo inizid la prepa. tazione di un concilio ecumenico, che avrebbe dovuto revocare le risolu- 162 Capitolo terzo zioni iconoclastiche del concilio del 754 ¢ restaurare la venerazione delle icone. Il governo bizantino entrd in trattative con Roma e con i patriar. chi orientali, che accolsero con soddisfazione la svolta e mandarono loro rappresentanti al concilio, 1 31 luglio 786" si aprf il concilio nella chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, Ma i lavori etano appena iniziati, quando avvenne un fatto che dimostrd che era necessatia, nella preparazione del concilio, tuna prudenza ancora maggiore di quella di cui Irene e Tarasio avevano dato prova, Memori degli ordini di Costantino V, soldati del reggimen. to di guardia della capitale inruppero nella chiesa con le spade studate ¢ dispersero I'assemblea tra le grida di gioia di una parte dei vescovi ivi riuniti. Ma limperatrice non si lascid scoraggiare da questo insuccesso. Fece trasferire le truppe iconoclaste in Asia Minore, col pretesto di una campagna contro gli Arabi, e fece venire a Costantinopoli le truppe ico. nodule della Traca, affidando a loro la difesa della capitale. Nel maggio 787 vennero di nuovo mandati gli inviti peril concilio che ora si dovera tenere a Nicea. Avvenne cos{ che il settimo concilio ecumenico, Vultimo che la Chiesa orientale riconosce, tenne le sue sedute nella stessa citta in cui aveva avuto Iuogo il primo concilio ecumenico sotto Costantino’il Grande. Alla presenza di trecentocinquanta vescovi e di un gran numero di monaci, sotto la presidenza del patriarca Tatasio, si tennero a Nicea, dal 24 settembre al 13 ottobre, in rapida successione, sette sedute; il che sta a dimostrare laccuratezza con cui il concilio eta stato preparato. Il con. cilio si trové di fronte ad un'importante decisione di politica ecclesiasti. caccon il problema dei vescovi che avevano-pattecipato ad attivitd ieono. clastiche, ma che sotto i tre governi precedenti, avrebbero avuto molta difficolea a comportarsi differentemente, Come disse uno di loro, essi era. no « nati, cresciuti ed educati nell'eresia »®, Con accorta moderzione, il concilio riammise nella comunita della Chiesa quelli che erano stati ico- noclasti e che avevano titrattato la loro eresia di fronte all’assembles coneiliare, Ma quest’atteggiamento tollerante non ottenne Papprovanio. ne dei monaci, esi giunse a discussioni molto violente su questo proble- ma, Per la prima volta apparve qui la divisione esistente all'interno della Chiesa bizantina, e che si protrarri per tutto il corso della sua storia. Da uuna parte c'era Ia tendenza radicale dei monaci, dei cosiddetti zelot, che si attenevano rigorosamente alle prescrizioni canoniche e rifiutavano ti. gidamente ogni compromesso; dallaltra la tendenza dei cosiddetti poli Uc, che sapeva sottomettersi alla ragione di stato e alla situazione politi. ca esistente, che collaborava lealmente con il potere temporale, fintanto che questi restava fedele all'ortodossia, e non era contratio a cetti com.

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