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Cantabrigiensia. Il Canzoniere di Cambridge, a cura di FRANCESCO


LO MONACO, edizione criticamente riveduta con introduzione, traduzione e note di commento, Pisa, Pacini Editore,
2010, pp. VIII-320 (Scrittori Latini dellEuropa Medievale,
9).
Le quattro pi importanti sillogi poetiche latine del Basso Medioevo (fra
lXI e il XIII sec.), che hanno trasmesso a noi una notevole quantit di testi
lirici e metrici (talvolta attestati anche da altre raccolte e da una gran quantit di mss.) di vario genere e di diverso argomento (non soltanto e non necessariamente amoroso), sono, com noto, i Carmina Cantabrigiensia, i Carmina Rivipullensia, i Carmina Arundelliana e, pi significativi fra tutti, i Carmina Burana.
Il ms. Gg. 5.35 della University Library di Cambridge (sigla Ca), vergato
a Canterbury intorno alla met dellXI sec., presenta, ai ff. 432r-443v, una
silloge poetica, nota col titolo di Carmina Cantabrigiensia (dora in poi, per
brevit, CC). Il compilatore di questa raccolta mostra di aver avuto accesso
a un vasto repertorio che comprendeva testi di diverso genere e di varie et,
di origine sia continentale (in particolare, germanica) sia insulare. Secondo
A. G. Rigg e G. R. Wieland, che hanno studiato e accuratamente descritto
il cod. [A Canterbury Classbook of the mid-eleventh Century: the Cambridge
Songs Manuscript, in Anglo-Saxon England, IV (1975), pp. 113-130, a p. 128],
la raccolta sembra essere stata copiata da unantologia composta nella zona
del basso Reno, probabilmente a Colonia [cfr. P. Dronke, M. Lapidge, P.
Stotz, Die unverffentlichen Gedichte der Cambridger Liederhandschrift (CUL, Gg.
5.35), in Mittellateinisches Jahrbuch, XVII (1982), pp. 54-95]. Nel periodo in
cui il ms. venne redatto, esisteva, infatti, una fitta rete di rapporti fra lInghilterra e Colonia e la visita del vescovo Ealdredo di Worcester nella citt
renana potrebbe aver rappresentato loccasione in cui buona parte della silloge venne raccolta e portata a Canterbury, per essere copiata, insieme ad
altro materiale locale, nello scriptorium di St. Augustine.
Pur essendo un insieme composito (e della sua consistenza si torner a
discorrere fra breve), la silloge dei CC lascia trasparire gli interessi del suo
raccoglitore e del suo committente, come la passione per la musica (di molti
testi ivi compresi ci giunta anche la notazione neumatica) e lattenzione
per la forma e per le sue variet. Anzi, in merito a questultimo punto, occorre rilevare che la struttura stessa dei CC e lordinamento delle poesie allinterno della raccolta sono subordinati allaspetto formale, diversamente da
quanto avverr per i Carmina Burana i quali, invece, come noto, sono
suddivisi e ordinati su base tripartita alla luce dellargomento e del contenuto (poesie satiriche e morali, poesie damore, poesie goliardiche). Va inoltre
sottolineato il contenuto eminentemente (o, almeno, prevalentemente) religioso e, comunque, non secolare della silloge (gi messo in evidenza da Karl
Langosch), ma la cui portata stata spesso sottovalutata o, addirittura, del
tutto ignorata. Infatti, su 52 brani (escludendo dal computo, ovviamente, i
27 testi poetici del De consolatione Philosophiae di Boezio, ivi trascritti CC
50-76 , nonch gli excerpta dalla Tebaide di Stazio CC 29, 31, 32 , dallEneide di Virgilio CC 34 , dalle Odi di Orazio CC 46 e dai carmi
di Venanzio Fortunato CC 22), ben 17 composizioni sono di contenuto
religioso (CC 1, 2, 4, 5, 8, 13, 26, 36, 44, 47, 77, 78, 79, 80, 81, 82 e 83) e
altre 13 riguardano argomenti non secolari; dei 22 testi profani che la raccolta presenta, una parte di argomento politico-storico, mentre altri componimenti sono di tipo novellistico e/o umoristico e solo per pochissimi
brani dei CC (per es., il n. 27, il celeberrimo Iam dulcis amica venito) si pu
propriamente parlare di poesia damore (pur se caratterizzata da una forte
componente allegorizzante, derivata anche dalle suggestioni esercitate dal
Cantico dei Cantici).
Mentre in passato si insistito sullunitariet della raccolta, sarebbe invece pi corretto sottolineare come molti dei componimenti della silloge cantabrigiense si incontrino anche in altri mss. (secondo una prassi assai diffusa,
che si riscontra anche a proposito dei Carmina Burana). Su 85 testi comples-

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sivi, oltre ai testi di Boezio [sui quali cfr. M. T. Gibson, M. Lapidge, C.


Page, Neumed Boethian metra from Canterbury: a newly recovered leaf of Cambridge, University Library, Gg. 5.35 (the Cambridge Songs manuscript), in Anglo-Saxon England, XII (1983), pp. 141-152], Virgilio, Stazio, Orazio e Venanzio Fortunato, di cui si detto (per un totale di 33 brani), 23 componimenti ricorrono in altri codici e solo 29, quindi, allo stato attuale delle nostre conoscenze, sono attestati unicamente nel cod. Ca. La versione riportata da questo ms., nel caso di testi trasmessi anche da altri codd., in genere
quella che presenta un maggior numero di strofe, secondo una caratteristica
alquanto singolare che dovrebbe far riflettere sulla natura e la destinazione
della silloge.
Alcuni testi poetici trasmessi nellambito della raccolta sono particolarmente significativi. il caso, per es., di Aurea personet lyra (CC 10), un brano attestato anche in altri manoscritti e di cui esiste anche una versione alternativa, Aurea frequenter lingua, che si configura come una sorta di parodia del componimento in questione; e, soprattutto, del gi ricordato Iam
dulcis amica venito (CC 27), uno dei pezzi pi giustamente celebri della raccolta, che in altri due codd. presenta un numero differente di strofe che, fra
laltro, sono disposte in ordine diverso rispetto al modo in cui si presentano
nella versione attestata in Ca [cfr., fra gli altri, D. R. Bradley, Iam dulcis
amica venito, in Mittellateinisches Jahrbuch, XIX (1984), pp. 104-115]. Un altro
caso interessante rappresentato dal n. 23 (Vestiunt silve tenera ramorum), attestato in due redazioni differenti da Ca e dal ms. LXXXVIII (83) della Biblioteca Capitolare di Verona [le due diverse redazioni sono state studiate da
P. Lendinara, Vestiunt silve tenera ramorum: la versione cantabrigiense e la versione veronese, in del XXI Congresso internazionale di Linguistica e Filologia
Romanza Palermo, 18-24 settembre 1995), a cura di G. Ruffino, vol. VI,
Tbingen, 1998, pp. 251-263; Ead., Un ritmo dei CC, in Poetry of the Early
Medieval Europe: Manuscripts, Language and Music of Rhythmical Latin Texts.
Euroconference for Digital Edition of the Corpus of Latin Rhythmical texts 4thth , a cura di E. DAngelo e F. Stella, Firenze, 2003, pp. 63-73; cfr.
anche D. R. Bradley, CC 23: Vestiunt silve tenera ramorum, in Medium
Aevum, LIV (1985), pp. 259-265].
Vi poi il Modus Liebinc (CC 14), probabilmente il componimento letterariamente pi antico e pi raffinato fra quanti ci hanno tramandato la nota e diffusissima vicenda del fanciullo di neve [reperibile anche nel Ridmus
de mercatore, nel De mercatore comico-elegiaco, in Goffredo di Vinsauf, nella
favolistica mediolatina e nella novellistica italiana dei primi secc.: mi permetto, a tal proposito, di rinviare ad A. Bisanti, Il carme De sponsa et marito
absente attribuibile a Gualtiero Anglico. Un episodio della fortuna della favola del
fanciullo di neve nella letteratura mediolatina, in Pan, IX (1989), pp. 77-107, di
cui qui riprendo qualche spunto]. Si tratta di un carme composto di undici
strofe di versi ritmici di varia lunghezza, nel quale si narra la vicenda di un
mercante svevo di Costanza che, partendo per mare al fine di incrementare
le sue sostanze, lascia sola a casa la moglie, giovane e sensuale. Durante il
viaggio egli incontra una tempesta, che viene descritta dallignoto poeta con
una certa abilit. La moglie, intanto, libera dalla presenza del marito, non
perde tempo: convoca a casa degli istrioni, e quindi degli spasimanti che ella
accoglie lietamente e, immemore dello sposo lontano, concepisce un figlio.
Passano due anni o pi e il mercante torna dal suo lungo viaggio. La moglie
fedifraga gli corre incontro, tenendo per mano il figlioletto. Lo sposo, comprensibilmente adirato, minaccia di ucciderla se ella non gli dir di chi figlio quel bambino ed ella, impaurita, inventa una storia incredibile: un giorno, trovandosi sulle Alpi, ha mangiato della neve di cui poi rimasta incinta, generando quindi quel bambino. Il marito finge di crederle. Cinque anni
dopo egli parte per un altro viaggio di commercio e porta con s il bambino, vendendolo quindi come schiavo per cento libbre. Ritornato in patria,
alla moglie che gli chiede che fine abbia fatto suo figlio, egli risponde che,
trovandosi un giorno esposto ai troppo ardenti raggi del sole, si sciolto,
poich era nato dalla neve. Lautore, a questo punto, conclude il proprio
componimento evidenziando il duplice inganno, il motivo della controbeffa
che alla base del tema novellistico. Il componimento presenta alcune ca-

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ratteristiche narrative e formali che, da una parte, lo accomunano alla produzione innologica, dallaltra, ne fanno per il testo pi interessante fra tutti
quelli che trattano il tema del fanciullo di neve. Il tono serio, lautore
sembra subordinare laspetto divertente del racconto a un fine moralistico ed
esemplare. Egli non approfondisce molto la psicologia dei personaggi ma, a
differenza di tutti gli altri autori di componimenti relativi al motivo del
fanciullo di neve, accentua in maniera determinante la funzione del mare e
la descrizione dei viaggi e delle tempeste. Il tempo della novella infatti
scandito da due viaggi dello Svevo protagonista, che avvengono a distanza
di circa sette anni (ed anche questo un topos favolistico e fiabesco) luno
dallaltro. La presenza-assenza del marito, le sue partenze e i suoi ritorni
spingono il poeta a descrivere particolareggiatamente e con mano felice il
mare. Le descrizioni delle tempeste marine (sia quella vera del primo viaggio, sia quella falsa del secondo) rivestono un valore interamente funzionale
al racconto. Lautore le introduce sia con uno scopo narrativo, in quanto esse intervengono nella vicenda nella misura e nei modi necessari alle peripezie dei personaggi, sia (forse) anche con uno scopo simbolico, utilizzando
lantichissima metafora del mare in tempesta e del naufragio come immagine
dei rischi cui va soggetto luomo nella navigazione della vita.
Nel corso del sec. scorso, sono state pubblicate (a notevole distanza di
tempo luna dallaltra) tre importanti edizioni dei CC, quelle, cio, rispettivamente allestite da Karl Strecker (Berlin, 1926), da Walther Bulst (Heidelberg, 1950) e da Jan Ziolkowski (Tempe [Arizona], 1998, questultima con
trad. inglese a fronte). A queste edizioni si affianca ora degnamente quella
curata da Francesco Lo Monaco, che presenta una attenta e accurata revisione dei testi (fondata, comunque, sulle tre precedenti edizioni or ora menzionate e su una rilettura di Ca), con introd., trad. ital. a fronte (ed la prima volta, se non mi sbaglio, che i CC vengono integralmente tradotti nella
nostra lingua, esistendo finora soltanto sporadiche versioni di questa o di
quella poesia allinterno di antologie della lirica latina medievale, per es.
quella curata da Giuseppe Vecchi e quella, pi recente, curata da Gianna
Gardenal), commento e apparati di vario genere (dei quali si dir fra breve).
Lediz. apprestata da Lo Monaco, apparsa allinizio del 2011 (anche se
nel finito di stampare a p. 322 si indica, come data di pubblicazione, il
gennaio 2010), accresce la consistenza e il valore della serie allinterno della
quale viene a inserirsi, e cio la collana Scrittori latini dellEuropa medievale,
pubblicata dalleditore Pacini di Pisa e diretta da Francesco Stella, di molti
voll. della quale io stesso ho gi avuto modo di riferire sulle pagine di questa stessa rivista [cfr. le recens. a Valafrido Strabone, La visione di Vetti. Il primo viaggio poetico nellAldil, a cura di F. Stella e F. Mosetti Casaretto, Pisa,
2009, in Studi Medievali, 3a serie LII,1 (2011), pp. 412-415; e a Pietro Alfonsi, Disciplina clericalis, a cura di E. DAngelo, Pisa, 2009, Ibid., pp. 420-426;
nonch le notizie bibliografiche su Gervasio di Tilbury, Il libro delle meraviglie, a cura di E. Bartoli, Pisa, 2009, Ibid., pp. 448-449; Guido dArezzo,
mitis. Un trattato di medicina fra XII e XIII secolo, a cura di P. Licciardello e
K. Goehl, Pisa, 2009, Ibid., pp. 459-460; ed Eginardo, Traslazione e miracoli
dei santi Marcellino e Pietro. Storia di scoperte e trafugamenti di reliquie nellEuropa
carolingia, a cura di F. Stella, Pisa, 2009, Ibid., pp. 473-475].
In una sintetica Introduzione (pp. 1-12) il curatore fa il punto in maniera
ineccepibile sulle principali problematiche gravanti sulla raccolta poetica mediolatina, sulla sua consistenza e sulla sua struttura (se di struttura pu discorrersi per una silloge quale i CC). In particolare, lo studioso si sofferma
su alcuni snodi nevralgici concernenti i CC, ovvero la questione relativa allorigine della raccolta (con la discussione della sotto-questione riguardante
lesistenza postulata da alcuni critici di una Ursequenzensammlung) e,
soprattutto, il dato concernente la suddivisione tematica della silloge (della
quale si gi detto qualcosa allinizio di questa nota). Quanto a questultimo
aspetto, Lo Monaco propone una suddivisione (o, se si preferisce, una aggregazione) dei CC in otto categorie e, per la precisione: carmi religiosi
(CC 1, 2, 4, 5, 8, 13, 36, 44, 47, 77-83), narrativi (CC 6, 14, 15, 20, 24,
30A, 35, 42), politici (CC 3, 11, 16, 19, 25, 26, 38, 41), amatoria (CC 27,
28, 39, 40, 48, 49), didascalico-musicali (CC 10, 12, 21, 30, 37, 45), com-

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memorativi (CC 7, 9, 17, 33, 43), vernalia (CC 22, 23), morali (CC 18),
mentre in una categoria a parte, giustamente, vengono assemblati gli excerpta
(CC 29, 31, 32, 34, 46, 50-76). Ci che sembra emergere scrive quindi
Lo Monaco al termine della propria proposta di suddivisione anche nella
distribuzione tematica dei CC, lassenza di una polarizzazione fra sacro e
profano, aspetto su cui si spesso soffermata la tradizione critica legata ai
carmina. Anche i carmina amatoria [...] in realt possono avere un tasso di allegorizzazione tale da diminuire drasticamente il loro apparente contenuto
di profano erotismo. Il fine dellinsieme poteva insomma effettivamente essere, come suggerito da ultimo da Ziolkowski [...], loraziana combinazione
di delectatio e utilitas, con tutto ci che pu comportare la connessione col
modello oraziano nellorganizzazione stessa della raccolta, la quale si presenta
sempre meno come il goliards songs book visto da Breul [...] 1 e diventa
sempre di pi il prodotto di un conoisseur di poesia (assai probabilmente anche un esperto di musica) che struttura una raccolta personale (p. 4). Alla
luce di queste considerazioni (che io trovo ineccepibili e pienamente condivisibili), lo studioso si sofferma quindi sulle caratteristiche generali di ciascuna categoria di testi da lui individuata, proponendo brevi esemplificazioni
(che verranno poi ampliate in sede di commento) da questo o da quel componimento, per concludere, infine, che i CC si rivelano come una raccolta europea (p. 12: conclusione, questa, che ritengo perfettamente consequenziale al discorso che Lo Monaco andato via via sviluppando nelle sue
dense pagine introduttive).
Allintrod., della quale si detto or ora, segue la proposizione di due
utilissime tabelle. La prima di esse (Tabella 1, pp. 13-14) comprende lelenco, in ordine alfabetico per sigle, di tutti i mss. che, oltre al fondamentale
Ca, ci hanno tramandato testi contenuti nei CC (con lindicazione di essi,
accanto alla sigla del ms. e alla sua denominazione). Strettamente correlata
alla prima tabella, la seconda (Tabella 2, pp. 15-17) fornisce, per ciascuno dei
CC (qui secondo lordine col quale i singoli pezzi si susseguono nella raccolta), informazioni relative alla forma, alla notazione neumatica (ove presente) e alla tradizione ms. (al di fuori del ms. Ca). La Bibliografia (pp. 1826), redatta allamericana (sistema autore-anno), comprende complessivamente 105 titoli (ma molte altre indicazioni bibliografiche si ricavano dal
commento). Commento (pp. 26-72) che risulta molto ampio e puntuale, indicando, carme per carme, il cod. o i codd. che hanno tramandato il testo,
la forma metrica (questultima secondo il sistema escogitato da E. DAngelo,
Sistema tassonomico metricologico - Ritmi Latini. Terminologia, tassonomia, classificazioni della versificazione ritmica mediolatina, in Poesia dellAlto Medioevo europeo: manoscritti, lingua e musica dei ritmi latini. Atti delle euroconferenze per il
Corpus dei ritmi latini (IV-IX sec.) (Arezzo, 6-7 novembre 1998; Ravello, 9-12 settembre 199), a cura di F. Stella, Firenze, 2000, pp. 75-104, che
sta pian piano subentrando, nella prassi odierna degli studiosi e degli editori
di testi ritmici mediolatini, al ben noto sistema alfa-numerico ideato, a suo
tempo, da Dag Norberg], la presenza o no della notazione neumatica, informazioni, queste, cui segue il commento vero e proprio. Non riesco per
francamente a comprendere perch il commento in questione sia stato stampato prima del testo e della trad. ital. e non, come viene fatto di consueto
e come pi corretto e di maggior buon senso, dopo.
Il testo lat. dei CC, accompagnato dalla trad. ital a fronte (pp. 74-277),
stato ricostruito da Lo Monaco, come si gi accennato, sulla base delle
precedenti edizioni di Strecker (1926), Bulst (1950) e Ziolkowski (1998),
nonch alla luce di una nuova rilettura del ms. Ca. Lo Monaco, per, non
presenta tutti i CC, ma elimina completamente testo e trad. dei 27 metra
boeziani (CC 50-76). La scelta effettuata dallo studioso potrebbe avere un
senso e anche essere condivisa, se egli, per, avesse eliminato anche gli
excerpta virgiliani (CC 34), oraziani (CC 46), staziani (CC 29, 31, 32) e venanziani (CC 22), cosa che per, egli non ha fatto (questi ultimi testi compaiono infatti allinterno del vol., accompagnati, a fronte, da traduzioni italiane recenti, non a firma dello stesso Lo Monaco). Potrebbe per trattarsi
1. Il riferimento a The Cambridge Songs. A Goliard Songs Book of the XIth Century, edited by K. BREUL, Cambridge, 1925.

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di una scelta dettata da esigenze editoriali. In ogni modo, a parte questo


piccolo neo (o quello che, almeno a me, sembra essere un neo), non si pu
non elogiare labilit esibita dallo studioso nella trad. ital. dei CC: basti un
esempio per tutti, e cio il virtuosismo, da lui mostrato, nel tradurre il brevissimo CC 30, tutto composto da termini inizianti per c (Caute cane, cantor
care; / clare conspirent cannule, / compte corde crepent concinnantiam, etc.), con
parole anchesse, a loro volta, tutte inizianti per c ( Cauto canta, caro cantore; / chiare canne concordino, / compite corde crepitino consonando ,
etc.).
Il vol. quindi completato da unutilissima serie di Indici (pp. 279-322),
degli incipit (pp. 279-280), delle parole (pp. 281-314), dei nomi e delle cose
notevoli (pp. 315-322).
ARMANDO BISANTI

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