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Ricordo di un maestro: A venti anni dalla

morte di Renzo De Felice di Lino Di


Stefano
By Redazione On 28 maggio 2016 1 Comment

di Lino Di Stefano
.

Ho gi avuto modo di ricordare, quasi un anno fa, sulle


colonne di questo Giornale, la figura e lopera dellinsigne storico Renzo De Felice (8 aprile 1929 25 maggio 1996), ma
ora intendo farlo con maggiore completezza a ventanni dalla sua scomparsa.
Quando sostenni lesame di storia moderna col Prof. Ruggero Moscati, alla Sapienza di Roma, conoscevo solo il nome del
futuro grande storico di Rieti il quale era allora un giovane docente di storia delle dottrine politiche, per diventare, subito
dopo,
cattedratico
della
stessa
disciplina
del
titolare.
Egli, comunque, aveva gi al suo attivo tanti lavori, in particolare il primo volume degli otto tomi della monumentale
biografia di Mussolini uscito nel 1965; acquistato e letto il libro, mi resi subito conto del valore dello studioso e delluomo
coi quali avrei collaborato per un intero anno, in perfetta sintonia. Siccome avevo deciso di chiedere una tesi, appunto, in
storia moderna, il titolare, Prof. Moscati, prima di assegnarmela, mi impose di redigere una tesina intitolata Lintervento
dellItalia nella prima guerra mondiale una cinquantina di pagine dattiloscritte, visto che non esisteva il computer col suo
assistente Prof. Giuseppe Talamo.
Non inutile rammentare, in proposito, che in quellepoca gli studi erano seri e molto impegnativi, i In seguito, il Prof.
Moscati mi affid a Renzo De Felice col quale concordai il definitivo titolo della tesi: Lirredentismo italiano alla vigilia della
prima guerra mondiale. Trovata, facilmente, lintesa con lo studioso, questi mi riceveva a casa sita in Via Antonio Cesari, a
Monteverde, a Roma una volta al mese.
Io gli portavo i capitoli ed egli me li restituiva il mese successivo con i rilievi del caso; gli incontri durarono, per la precisione,
dodici mesi dopodich egli mi rilasci il placet per il si stampi. Non posso non sottolineare, al riguardo, laffabilit con la
quale lo storico mi riceveva a casa sua, n dimenticare la cortesia con cui la moglie, Livia De Ruggiero, mi introduceva, senza
farmi fare anticamera, nello studio del marito; studio quasi interamente occupato da unimmensa biblioteca.
Seduto alla poltrona, con limmancabile sigaro fra le labbra, lo storico era prezioso di consigli e prodigo di incoraggiamenti
non senza alcuni rilievi al lavoro che gli consegnavo. Conservo ancora la brutta copia della tesi con alcune osservazioni di suo
pugno come, ad esempio, le seguenti: Prende troppo per buona la posizione di Giuriati, oppure, a proposito di una mia
osservazione su un giudizio di Schiffrer: Mi sembra un giudizio troppo semplicistico, dubbi inquadrati nella pi generale
tendenza
autonomistica
triestina
allinterno
della
()
monarchia
austro-ungarica.
La consorte era la figlia del grande studioso Guido De Ruggiero (1888-1948), celebre per aver redatto, in 13 volumi,
unamplissima Storia della filosofia (1918-1948) costituente una delle prime grandi sintesi storiografiche, di stampo
idealistico da Cartesio ad Hegel pubblicate in Italia; seguace dellattualismo gentiliano, Guido De Ruggiero, per un breve

periodo anche Ministro della Pubblica Istruzione, rimane tuttora famoso per il fondamentale volume Storia del liberalismo
europeo
(1925)
e
per
la
non
meno
capitale
opera
Filosofi
del
Novecento
(1934).
Al riguardo, lo stesso Renzo De Felice cur con un saggio introduttivo e con un vasto apparato bibliografico gli Scritti
politici (1912-1926) del suocero, dati alle stampe nel 1963. In seduta di laurea, il Professore, nelle vesti di relatore, dimostr
tutta la sua affabilit illustrando i punti centrali della tesi ed evidenziando il mio impegno anche se con laggiunta che avevo
utilizzato fonti note, ma sempre dietro sue indicazioni bibliografiche.
Rammento, altres, la mia grande emozione al cospetto di s prestigiosa Commissione composta non solo da Moscati,
correlatore, e De Felice, bens pure da altri illustri docenti della Facolt. Ho avuto, pi volte, in seguito, lopportunit di
ascoltare Renzo De Felice durante vari Simposi romani e, in uno di questi, tenuto nella Sala Convegni della Camera dei
Deputati, lo scrittore Francesco Grisi amico di entrambi, me lo present dicendogli che ero stato suo allievo allo Studium
Urbis.
L per l, il grande storico non mi ravvis, ma quando gli citai il titolo della tesi, si ricord chiedendomi anche che cosa
facessi. Insegno storia e filosofia nel Liceo classico Turriziani di Frosinone, gli risposi ed egli si compliment con me
considerato che anche lui aveva seguito studi filosofici oltrech storici. La notoriet di Renzo De Felice ormai nazionale ed
internazionale vista la poderosa mole degli scritti racchiusa non solo nei menzionati otto volumi su Mussolini, ma anche in
altri studi come, ad esempio, quelli sulle vicende dei giacobini italiani, sulla Storia degli Ebrei sotto il fascismo (1961-1977)
e sulle Interpretazioni del fascismo (1977); questultimo saggio versato in ben sette lingue.
Renzo De Felice lasci pure una importante scuola formata da numerosi allievi i quali hanno dato lustro alla lezione del
Maestro; uno di questi, Francesco Perfetti anche noto giornalista ha sempre sostenuto e sostiene, giustamente, che la storia
si costruisce sui fatti e solo su di essi; ci, sulla falsariga della lezione del Maestro il cui magistero storiografico spiazz
tantissimi storici della nostra epoca ancora ligi a pregiudiziali di parte e ignari che la storia deve fondarsi soltanto sui
documenti. Francesco Perfetti ha sostenuto e continua, infatti, a sostenere che lantirevisionismo diventato una categoria che
tende a cristallizzare delle verit sulle quali, parole sue, non lecito discutere e di fronte alle quali non lecito fare
domande.
Lallievo stato e resta, quindi, come il Maestro, favorevole al revisionismo, lunica posizione in grado, a suo giudizio, di
squarciare il velo steso su quelle verit consolidate che certa storiografia, segnatamente marxistica, ha tentato di
immobilizzare come alcunch di definitivo e di apodittico. Non a caso, il grande storico di reatino, raccomand sempre il
rispetto del principio del non iurare in verba magistri, specialmente quando si trattava e si tratta di esaminare fenomeni
complessi e a noi vicini come il fascismo da lui sviscerato in quasi ottomila pagine di ricerche sempre di prima mano
perch basate su documenti inoppugnabili.
E proprio tale oggettiva, perch incentrata sulle fonti, disamina sul Ventennio gli procur non pochi nemici, annidati proprio
negli ambienti accademici dato che egli, a detta di un suo discepolo, Emilio Gentile, ai riflettori della TV preferiva la
penombra degli archivi e non pochi dolori ed amarezze. Dispiaceri che minarono la sua gi precaria salute e gli causarono
la morte prematura quando aveva appena 67 anni e quando avrebbe potuto dare ancora moltissimo alla scienza di Clio da lui
portata
ad
altissimo
livello.
Addirittura, nel febbraio del 1996, ignoti figuri lanciarono una bomba incendiaria contro la sua abitazione causando, per
fortuna, solo pochi danni mentre lo storico lottava con la morte che avverr il 25 maggio. Anche per Indro Montanelli la
condanna di De Felice del fascismo vista laccusa a questultimo di averlo rivalutato era motivata e basata sui fatti
concreti, molto pi complessi e sfumati, quando si vogliano onestamente analizzare, di quanto appaiono nella polemica
antifascista
tradizionale.
E tale lavoro, lo storico lo port a termine affidandosi ad una copiosa documentazione, spesso inedita o poco conosciuta,
frutto di laboriose ricerche allArchivio Centrale dello Stato e in archivi privati.
Ora, mi piace concludere, con lo studioso Ubaldo Soddu, asserendo che la grande opera gli ha dato notoriet mondiale e
apprezzamenti quasi unanimi, pur nel distinguo delle posizioni storiche e con polemiche talora aspre, affrontate con grande
capacit di argomentazioni e documentazioni ampie, sovente inedite, cercate personalmente con sforzo e intelligenza critica;
non senza aggiungere, con Augusto Del Noce, che pure lincontro tra le idee di Mussolini e quelle di Stirner realmente
avvenuto visto, in definitiva, che secondo il filosofo, Mussolini ebbe per Stirner parole di ammirazione.
.
fonte: Il Giornale di Rieti
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One Response to Ricordo di un maestro: A venti anni dalla


morte di Renzo De Felice di Lino Di Stefano
1.

Alessandro ha detto:
30 maggio 2016 alle 10:45

Anche per Indro Montanelli la condanna di De Felice del fascismo vista laccusa a questultimo di averlo
rivalutato era motivata e basata sui fatti concreti, molto pi complessi e sfumati, quando si vogliano
onestamente analizzare, di quanto appaiono nella polemica antifascista tradizionale. Ed infatti, ambedue
furono vittime del pi becero e grigio conformismo delle italiche vestali, a dimostrazione che siamo un popolo
di falsi individualisti, sempre pronti ad aggregarci al carro del vincitore.
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