INDICE
Introduzione ...................................................................................................... 1
1.1
Premessa .................................................................................................... 1
1.2
1.3
2.2
2.4
2.5
Normativa ................................................................................................ 15
Premessa .................................................................................................. 17
Pagina I
Indice
3.2
3.4
Materiali .................................................................................................. 31
3.5.1 Sabbia................................................................................................... 31
3.5.2 Alluminio ............................................................................................. 31
3.6
3.7
3.9
3.10
3.10.1
3.10.2
Prova DPW....................................................................................... 44
3.10.3
Prova DPW2..................................................................................... 46
Pagina II
Indice
4.2
4.3
Modellazione numerica................................................................................... 75
5.1
Premessa .................................................................................................. 75
5.2
5.3
5.4.1 Geometria............................................................................................. 87
5.4.2 Fase statica ........................................................................................... 89
5.4.3 Fase dinamica ...................................................................................... 90
5.5
6
Pagina III
Capitolo 1. Introduzione
1 Introduzione
1.1 Premessa
La realizzazione di scavi profondi per la realizzazione di sottopassi stradali,
parcheggi, stazioni metropolitane e gallerie ha portato la ricerca in campo geotecnico
allo studio sempre crescente di opere di sostegno flessibile, ovvero paratie.
Il comportamento di tali opere in condizioni sismiche risulta comunque essere ancora
argomento di ricerca. Il monitoraggio di opere esistenti ha mostrato infatti lalta
vulnerabilit delle paratie soggette a sollecitazioni sismiche di media ed elevata
intensit durante le quali si sono osservati sia la rottura degli elementi strutturali
(paratie e ancoraggi) sia laccumulo di spostamenti permanenti elevati da parte delle
opere. La necessit di limitare i danni associati a tali spostamenti, quindi, rende di
cruciale importanza la comprensione del comportamento esibito dalle strutture di
sostegno in condizioni dinamiche e lo sviluppo di metodologie di progetto adeguate.
Lattuale progettazione di tale opere eseguita con metodi di calcolo semplificati i
quali, pur essendo intrinsecamente cautelativi, non forniscono alcuna informazione
sulle prestazioni dellopera qualora siano raggiunte le condizioni di equilibrio limite
nel sistema. Ad oggi, inoltre, non sono disponibili procedure analitiche per il calcolo
degli spostamenti delle opere di sostegno flessibili in condizioni dinamiche e la
modellazione numerica rappresenta, quindi, lunico strumento in grado di fornire
informazioni sul comportamento tensio-deformativo di queste opere.
Laffidabilit della modellazione numerica basata sulla scelta di un modello
costitutivo adeguato per la descrizione del comportamento del terreno sottoposto a
sollecitazioni cicliche e dinamiche. necessario dunque tarare i dati del modello
numerico adottato per valutare le capacit previsionali dello stesso. Poich i dati
Pagina 1
Capitolo 1. Introduzione
Pagina 2
Capitolo 1. Introduzione
Pagina 3
Pagina 4
Soluzioni pseudostatiche pi
complesse sono quindi necessarie per il calcolo della resistenza passiva agente
nel terreno in condizioni dinamiche.
In genere, per le paratie non sono realizzati drenaggi a tergo del muro. quindi
particolarmente importante leffetto delle pressioni interstiziali sulle spinte e
sulle resistenze, sia in condizioni statiche sia in condizioni sismiche. Tuttavia,
la valutazione delleffetto delle pressioni interstiziali sul comportamento
dinamico di unopera di sostegno unoperazione estremamente complessa, per
la quale non sembrano essere disponibili strumenti di analisi affidabili.
Pagina 5
= +
( )
(2.1)
esemplificative, il metodo fornisce una buona stima dellazione esercitata dal terreno
sullopera.
Il metodo costituisce unestensione al caso dinamico della teoria di Coulomb per il
caso statico e, dunque, possiede le ipotesi semplificative gi presenti nella teoria di
Coulomb:
Gli spostamenti subiti dal muro sono elevati, il terreno a tergo della
paratia si trova in condizioni di stato limite attivo/passivo
Lultima ipotesi consente di considerare lazione sismica come una forza costante
Pagina 7
= (1 )
(2.2)
verticale, il coefficiente di spinta attiva del terreno e H laltezza totale del
)*+(,-.))*+ (,/0/1)
5
23)(.-4-0)23) (1/4)
(2.3)
dove langolo di attrito del terreno, linclinazione del paramento interno del
muro rispetto alla verticale, langolo di attrito tra terreno e muro, i
linclinazione della superficie limite del terreno e linclinazione della risultante
della forza peso e delle forze di inerzia agenti sul cuneo, definita dallespressione
da
? = ? (1 )
(2.4)
( &!)
)*+(,-.))*+ (,/0-1)
5
23)(./4-0)23) (1/4)
(2.5)
Soluzione di Lancellotta
Pagina 9
(2.6)
rispetto allorizzontale.
La forza di volume
"#%
#M%
\] ( )
(2.7)
dove:
2X = Q<H Y#MZ + Q<H [
2.2.3
#M
^ + E + (< 9) + 29
(2.8)
Steedman e Zeng
Come mostrato da Steedman e Zeng (1990), due sono i principali fattori che
influiscono sui fenomeni di amplificazione sismica di unonda che si propaga in un
banco di terreno indefinito: il contenuto in frequenza del terremoto e la frequenza
Pagina 10
La Figura 2.3a mostra un cuneo di terreno, in condizioni di stato limite attivo, che
interagisce con unonda di taglio armonica che si propaga in direzione verticale con
accelerazioni non pi valida e la forza risultante delle azioni inerziali allinterno del
Pagina 11
cuneo determina un valore pi piccolo della spinta attiva SAE, rispetto a quello
previsto dallanalisi di Mononobe-Okabe.
Utilizzando un approccio pseudodinamico per la determinazione della spinta attiva
sulle opere di sostegno in condizioni sismiche, SAE, Steedman e Zeng (1990)
mostrano che il coefficiente di spinta KAE funzione del gruppo adimensionale
b# ( _) ossia del rapporto tra il tempo necessario affinch londa si propaghi
per lintera altezza H della paratia, b# , e il periodo T della sollecitazione dinamica.
La Figura 2.4 mostra i risultati forniti da Steedman e Zeng (1990) per valori del
coefficiente sismico pseudo statico Kh compresi tra il 30% e il 5%. Per b# = 0
il valore di KAE calcolato dagli autori coincide con il coefficiente di spinta calcolato
con il metodo pseudostatico di Mononobe- Okabe. La Figura 2.4a mostra che la
differenza tra il coefficiente di spinta calcolato secondo i due metodi diventa
rilevante per paratie profonde, per bassi valori per il modulo di rigidezza a taglio o
per valori pi elevati dellaccelerazione sismica.
Pagina 12
In tali metodi
Pagina 13
? e Y + e QZ = Y QZ
f
(2.9)
dove s la profondit del punto di applicazione del vincolo. Quindi, il valore della
forza agente nel sistema di contrasto ricavato dallequilibrio a traslazione delle
azioni agenti sulla paratia:
(2.10)
In
storia temporale delle accelerazioni che eccedono un dato valore di soglia ac,
determinato rispetto al cinematismo ipotizzato per il muro o la paratia. I metodi di
analisi dinamica semplificata sono basati sulla teoria del blocco rigido di Newmark
(1965), successivamente estesa allanalisi sismica di opere di sostegno a gravit.
2.5 Normativa
Come osservato nel Paragrafo2.3, nei metodi di analisi pseudostatica si assume che
il volume di terreno interessato dallopera sia soggetto a unaccelerazione costante,
nello spazio e nel tempo. L Eurocodice 8 prescrive che, in assenza di studi specifici,
il coefficiente sismico orizzontale Kh, da adottare nellanalisi pseudostatica di una
struttura di sostegno, sia calcolato secondo la relazione:
=
Wg i
(2.11)
h j
Wg
h
(2.12)
Pagina 15
Pagina 16
Modellazione in centrifuga
3.1 Premessa
Lutilizzo dei modelli in scala ridotta per riprodurre fenomeni fisici consente di
ottenere pi rapidamente le informazioni relative all oggetto dinteresse studiato e,
inoltre, permette di controllare con maggiore affidabilit le condizioni al contorno e i
dettagli del problema in esame. La modellazione fisica in scala ridotta acquisisce
particolare rilevanza nellambito di fenomeni dinamici, come i terremoti, per i quali
la casualit e la difficile prevedibilit dellevento sismico rendono particolarmente
problematico il monitoraggio di prototipi reali. Affinch vi sia corrispondenza tra il
comportamento del modello e quello del prototipo, necessario soddisfare criteri di
similitudine e leggi di scala derivanti dallanalisi dimensionale del fenomeno fisico
considerato, ossia necessario capire come le osservazioni fatte alla scala del
modello possano essere ricondotte alla scala del prototipo. Se il comportamento
meccanico dei materiali lineare per i carichi applicati nel modello e attesi nel
prototipo, allora la determinazione delle leggi di scala risulta relativamente semplice.
Al contrario, notevoli difficolt intervengono se il comportamento del materiale
non lineare : in questo caso per definire correttamente le leggi di corrispondenza tra
modello e prototipo necessario considerare attentamente la natura e il
comportamento del fenomeno fisico in esame.
Pagina 17
Figura 3.1
La Figura 3.1 riporta i risultati di alcune prove triassiali drenate realizzate su provini
in sabbia densa della Sacramento River Sand (Lee e Seed, 1967). Come si pu
osservare, il comportamento meccanico dei terreni, oltre ad essere fortemente non
lineare, mostra anche una chiara dipendenza dalla tensione media efficace, in termini
sia di rigidezza sia di resistenza. Ne deriva che per la modellazione fisica di sistemi
geotecnici molte delle difficolt associate alla determinazione delle leggi di scala
vengono meno se lo stato tensionale in punti corrispondenti nel modello e nel
prototipo lo stesso (Wood, 2004).
Questo appunto quanto viene realizzato in una centrifuga geotecnica dove un
modello in scala 1/N sottoposto ad un campo di accelerazione radiale che simula un
campo gravitazionale pari a N volte quello terrestre. Questo determina nel terreno
uno stato tensionale crescente con la profondit con una gradiente legato alla densit
del terreno e allintensit del campo di accelerazione Ng. Se nel modello viene
Pagina 18
usato lo stesso terreno del prototipo la tensione verticale alla profondit hm identica
e Taylor, 2005). In definitiva, lidea alla base della modellazione in centrifuga che
il campo gravitazionale indotto allinterno del modello dallaccelerazione centrifuga
sia maggiore di quello terrestre in modo da compensare la riduzione dello stato
tensionale che si avrebbe a causa della scala scelta per le lunghezze.
Per quanto riguarda lo studio del comportamento di sistemi geotecnici in condizioni
dinamiche, la modellazione fisica su tavola vibrante, nella quale il modello
sottoposto al campo gravitazionale terrestre, costituisce unalternativa alla
modellazione fisica in centrifuga (Wood el al., 2002; Corigliano et al., 2008). In
questo caso, le dimensioni dei modelli sono relativamente grandi, quindi possono
essere pi facilmente eliminati alcuni effetti indesiderati presenti nei modelli di
dimensioni ridotte, come ad esempio i problemi associati alla dimensione delle
particelle.
Leggi di scala
Pagina 19
il comportamento del terreno nel modello deve simulare quello nel prototipo; in
secondo luogo, le leggi fondamentali della meccanica, ossia lequilibrio e il bilancio
di massa per lo scheletro solido e il fluido interstiziale, devono essere soddisfatte sia
nel modello sia nel prototipo. Per un terreno asciutto, questi due principi impongono
che sia soddisfatta lequazione di equilibrio:
Lp + g = uu
(3.1)
lequazione di congruenza:
dw = L du
(3.2)
d = Dd
(3.3)
e lequazione costitutiva:
tensore
degli
sforzi;
w{ = (w w wff f f ) il tensore delle deformazioni; }{ = (} } }f ) il
vettore degli spostamenti; D il modulo di rigidezza tangente; g laccelerazione di
gravit nel prototipo o laccelerazione centrifuga nel modello; la densit del
terreno e L un operatore differenziale definito da:
~{ =
0
0
0
0
(3.4)
n = (Mh) ,
(M#V)?
n = (M#V),
(Vm)?
n{ = (Vm)
(\]\)?
nh = (\]\)
(3.5)
Pagina 20
n =
(]\)?
(#m"#VWMV)
n =
(]\]\)?
(VM#"M)
(3.6)
L n + n nh g = n uu
(3.7)
= n nh =
(3.8)
quello presente nel prototipo sono generalmente gli stessi (N = 1). Quindi, dalla
prima delle equazioni (3.8) deriva nh = 1n ossia, se il rapporto tra le lunghezze nel
modello e nel prototipo pari a 1/N, laccelerazione centrifuga nel modello deve
essere pari a N volte laccelerazione di gravit nel prototipo.
per le lunghezze. Dalla seconda delle equazioni (3.8) deriva che, per la modellazione
Pagina 21
Grandezza
Fattore di scala
(modello/prototipo)
Lunghezza
1/N
Accelerazione
N
Densit
1
Tensioni
1
Deformazioni
1
Spostamenti
1/N
Frequenza
N
Tempo (effetti inerziali)
1/N
Tempo (consolidazione)
1/N2
3.2.2
Errori sperimentali
Pagina 22
Figura 3.2 Distribuzione delle tensioni indotte dal campo di accelerazione inerziale nel
modello e dal campo gravitazionale nel prototipo corrispondente
(3.9)
= z zm .
corrispondenza della quale le tensioni verticali nel modello e nel prototipo sono
uguali e c =
(3.10)
In base a questa regola, quindi, lesatta corrispondenza tra le tensioni nel modello e
nel prototipo si ha a una profondit pari a 2/3 dellaltezza del modello e il raggio
efficace definito come la distanza radiale dallasse di rotazione fino a una
profondit pari a 1/3 dellaltezza del modello. Generalmente si ammette che lerrore
Pagina 23
dovuto alla non linearit della distribuzione delle tensioni verticali nel modello sia
trascurabile se laltezza del modello inferiore a circa 0.1r (Wood, 2004).
Campo di accelerazione radiale nel modello
Laccelerazione inerziale indotta nel modello diretta verso il centro di rotazione
della centrifuga e, quindi, nei piani orizzontali del modello la direzione
dellaccelerazione varia rispetto alla verticale, lungo la larghezza del modello.
Questo implica che, nel modello, esiste una componente laterale di accelerazione che
deve essere considerata; buona norma, quindi, assicurarsi che gli eventi principali
avvengano nella regione centrale del modello, dove lerrore dovuto alla natura
radiale del campo di accelerazione piccolo. Generalmente si pu assumere che tale
errore sia trascurabile se la larghezza del modello inferiore a circa 0.1r (Wood,
2004).
Accelerazione di Coriolis
Un altro problema, causato dal fatto che il campo di accelerazione generato per
rotazione, costituito dallaccelerazione di Coriolis, che si sviluppa quando elementi
di terreno nel modello si muovono con velocit v nel piano di rotazione. questo il
caso, ad esempio, di problemi dinamici, dove il movimento orizzontale della base
vibrante generalmente parallelo al piano di rotazione. Laccelerazione di Coriolis,
Pagina 24
del problema in esame, s, e il diametro medio delle particelle, D50; secondo Ovesen
(1979), affinch gli effetti associati alla dimensione delle particelle siano trascurabili,
il rapporto s/D50 deve essere maggiore di 15.
3.2.3
Contenitori dinamici
Uno dei principali aspetti nella modellazione fisica di problemi dinamici costituito
dalla corretta riproduzione delle condizioni al contorno nel modello. Le condizioni
imposte dai bordi laterali del contenitore, infatti, possono influire sia sullo stato
tensionale sia sul campo di spostamenti e di deformazioni al suo interno (Campbell et
al., 1991). necessario osservare che sia la definizione delle condizioni al contorno
lungo i bordi del modello sia la scelta di una determinata sollecitazione dinamica da
applicare possono dipendere dal particolare fenomeno fisico dinamico da modellare.
Le prove sono state realizzate utilizzando contenitori del tipo ESB (Equivalent
Shear Beam), i quali sono realizzati con una serie di telai rettangolari di allumino
sovrapposti e connessi tra loro da strati di gomma per ottenere una rigidezza al taglio
confrontabile con quella del terreno al loro interno (Figura 3.7). I contenitori
simulano condizioni di deformazione e sollecitazione analoghe a quelle che si
avrebbero in uno strato di terreno di altezza finita ed estensione laterale indefinita e
sono progettati per avere la stessa rigidezza a taglio di un deposito di terreno
sottoposto ad un dato terremoto di progetto. Tuttavia, mentre la rigidezza del terreno
dipende dallindice dei vuoti, dallo stato tensionale efficace e dal livello di
deformazione indotto dalle sollecitazioni dinamiche, la rigidezza del contenitore
fissata.
Stato tensionale
In uno strato indefinito di terreno uniforme, sollecitato alla base da unaccelerazione
orizzontale, la distribuzione delle tensioni normali e tangenziali lungo la base
uniforme, mentre le tensioni normali e tangenziali su ogni piano verticale devono
essere uguali.
Pagina 25
Sollecitazioni dinamiche
Pagina 26
Prova
H [mm]
D [mm]
z [mm]
L [mm]
Dr (%)
SPW
150
50
400
200
~67%
DPW
150
50
400
200
~75%
DPW2
150
50
400
200
~70%
Laltezza totale delle paratie alla scala del prototipo 10m, la profondit di infissione
2.5m e laltezza di ritenuta 7.5m.
Centrifuga di Cambridge
Pagina 27
Sebbene la massima
Pagina 28
3.4.3
Contenitori ESB
Pagina 29
(a)
(b)
Figura 3.5 Centrifuga geotecnica. Visione di uno dei bracci (a) e dell'asse
verticale centrale (b)
(a)
(b)
Pagina 30
3.5 Materiali
3.5.1
Sabbia
I modelli sono realizzati utilizzando sabbia fine silicea standard, Leighton Buzzard
Sand 100/70, frazione E, asciutta e ricostituita al valore della densit relativa voluto.
La Tabella 3.3 riassume le caratteristiche meccaniche della sabbia.
Tabella 3.3 Caratteristiche meccaniche Leighton Buzzard Frazione E
D10 crit
D50
[mm] [mm] []
2.65 1.014 0.613 0.14 0.095 32
Gs
3.5.2
emax
emin
Alluminio
Il materiale utilizzato per la realizzazione delle paratie e dei puntoni una lega di
alluminio, Alluminio 6082, le cui principali propriet fisiche e meccaniche sono
riportate nella Tabella 3.4.
Tabella 3.4 Propriet meccaniche Alluminio 6082
E
fyk
fbk
[MPa] [MPa]
[kg/m3] [GPa]
2700
68.5 0.3 260
310
Le paratie sono modellate con piastre aventi dimensioni 200 mm x 245 mm x 6 mm,
mentre i puntoni hanno sezione trasversale di dimensioni pari a 5 mm x 10.5 mm per
la prova SPW e DPW e 10 mm x 10.5 mm per la prova DPW2.
1) Cilindro idraulico
2) Congegno meccanico.
Cilindro idraulico
La prima metodologia consiste nella creazione di un cilindro idraulico contenente un
fluido (acqua o olio). Il cilindro connesso al puntone di fondo e a due tubi che
permettono lentrata e luscita del fluido dal cilindro e il movimento del puntone ad
esso connesso (Figura 3.8). Durante la fase dinamica il tubo di uscita sigillato
tramite una valvola mentre il fluido nel cilindro pressurizzato tramite il secondo
tubo. Il meccanismo permette la presenza di una tappo idraulico nel cilindro e
dunque il blocco del puntone ad esso connesso.
Il cilindro idraulico stato testato prima dellesecuzione della prova sia con acqua sia
con olio. Le operazioni di sigillatura sono state eseguite allinterno del fluido in
modo da evitare perdite. Durante le operazioni di prova, si sempre riscontrato un
effetto "molla" del cilindro, probabilmente dovuto alla presenza di piccole bolle
d'aria intrappolate all'interno dei tubi. Sebbene le chiusure siano ben sigillate, non
stato possibile eliminare totalmente il fenomeno e, anche la presenza di piccole bolle
d'aria, fa perdere la tenuta al pistone e non garantisce la condizione cercata. Per tale
motivo si dunque deciso di cambiare completamente il progetto del puntone di
fondo utilizzando piuttosto un congegno di tipo meccanico.
Pagina 32
Congegno meccanico
Il congegno meccanico comprende un cilindro, parte gialla della Figura 3.9, una cella
di carico e unasta filettata. Il cilindro connesso ad un tubo di aria in pressione.
Quando laria non in pressione, lasta filettata libera di muoversi allinterno della
cavit ovvero il puntone non attivo, sono permessi gli spostamenti orizzontali in
prossimit del fondo scavo. Quando laria in pressione, il cilindro viene spinto
allinterno sullasta filettata bloccandola meccanicamente e creando in tal modo un
puntone rigido.
(a)
(b)
Pagina 33
laumento
del
peso
proprio
durante
la
fase
di
incremento
caratteristiche della sollecitazione nella paratia e nei puntoni, accelerazioni nei punti
interni del modello e sul suo contorno, spostamenti orizzontali e rotazioni delle
paratie, cedimenti del piano campagna.
3.7.1
Pagina 34
I trasduttori sono stati tarati prima di ogni prova. Le piastre sono state posizionate
orizzontalmente e incastrate allestremit inferiore con due morsetti collegati ad una
barra dacciaio (Figura 3.12). Le piastre sono dunque state caricate sulla sommit in
direzione ortogonale al piano dappoggio. Il carico stato applicato secondo due
diverse modalit:
1. Forza concentrata applicata della sezione centrale della paratia.
2. Carico uniformemente distribuito lungo la sezione trasversale della paratia
Pagina 35
3.7.2
Il
Il movimento dellasticella
(a)
(b)
La taratura degli LVDT stata eseguita fissando il corpo del trasduttore e imponendo
spostamenti noti al nucleo interno. Dalla correlazione tra i segnali prodotti dallo
strumento e gli spostamenti imposti, misurati mediante un micrometro, si determina
la costante di taratura del LVDT.
3.7.3
Accelerometri piezoelettrici
Le accelerazioni allinterno dello strato di sabbia e della scatola sono state misurate
utilizzando accelerometri D.J. Birchall tipo A/23. Le dimensioni degli accelerometri
sono approssimativamente di 1 0mm di diametro e 20 mm in lunghezza con un peso
di 5g (Figura 3.14).
Pagina 36
(a)
(b)
Accelerometri MEMS
Le accelerazioni orizzontali della testa della paratia sono state misurate con lutilizzo
di accelerometri MEMS (Micro Electro Mechanical System) prodotti da Analog
Devices. Il dispositivo ha una frequenza di risonanza di 24kHz e un errore massimo
del 5%. Le dimensioni dei MEMS sono 5 mm x 5 mm x 2 mm (Figura 3.15). Tali
dispositivi sono in grado di misurare sia le accelerazioni dinamiche imposte durante
la prova che le accelerazioni statiche dovute allaumento della gravit.
(a)
(b)
Pagina 37
La taratura degli strumenti stata eseguita con lo stesso dispositivo utilizzato per gli
accelerometri piezoelettrici. Date le dimensioni dei MEMS, stato necessario
incollare laccelerometro MEMS ad un accelerometro piezoelettrico (ACC4).
Conoscendo la risposta dellaccelerometro MEMS ad un accelerazione unitaria,
stato possibile ricavare la costante di taratura.
3.7.5
Celle di carico
Le forze assiali nei puntoni sono misurate con celle di carico miniaturizzate prodotte
dai tecnici del Centro di Ricerca Schofield. Le celle di carico sono posizionate nella
sezione centrale dei puntoni (Figura 3.16). Le celle di carico sono costituite da una
vite cava con 5mm di diametro esterno e 3mm di diametro interno. Due estensimetri,
strain gauges sono attaccati lateralmente alla vite mentre due resistori fittizi sono
stati posizionati sul cavo, in modo da formare un ponte di Wheatstone. Gli strain
gauges hanno un fattore di trasduzione (gauge factor) pari a 2.15. La taratura
delle celle di carico stata eseguita sia in trazione che in compressione, prima e dopo
ogni prova. Lasticella collegata ad una base sulla quale sono stati applicati una
serie di pesi noti (Figura 3.17). Dalla correlazione tra i pesi applicati e i segnali
prodotti dallo strumento, si determina la costante di taratura della cella di carico.
(a)
(b)
Figura 3.16 Cella di carico miniaturizzata: (a) particolare e (b) suo posizionamento nei
puntoni
Pagina 38
(a)
(b)
(c)
Figura 3.17 Taratura delle celle di carico in compressione (a) e (b) e in trazione (c)
Le costanti di taratura ricavate dopo la prova hanno restituito valori molto differenti
da quelli precedenti sia in segno che in valore, pur utilizzando la stessa metodologia
di taratura.
Per lesecuzione della terza prova sono dunque state utilizzate celle di carico
Omegadyne con fondo scala di 1kN e dimensioni pari a 25 mm di diametro e 19 mm
di lunghezza (vedi Figura 3.18). Le celle di carico sono state avvitate nella sezione
di mezzeria per i puntoni superiori e leggermente decentrati per i puntoni inferiori
per garantire lalloggio del congegno meccanico.
Pagina 39
(a)
(b)
La taratura delle celle di carico stata eseguita in trazione applicando una serie di
pesi noti attraverso unasta metallica (Figura 3.19). Dalla correlazione tra i pesi
applicati e i segnali prodotti dallo strumento si determina la costante di taratura della
cella.
Pagina 40
(a)
(b)
Durante la deposizione sono disposti gli accelerometri alle quote prestabilite, lungo
la sezione centrale del contenitore.
Pagina 41
Tra le paratie e le pareti della scatola lasciata unintercapedine per permettere alle
paratie di spostarsi nella direzione dellaccelerazione sismica imposta, senza attrito
con le pareti laterali della scatola.
Per impedire lingresso della sabbia durante la deposizione, stato utilizzata una
striscia di gomma flessibile incollata alla parete del contenitore e alla paratia dal lato
interno dello scavo. Nella terza prova per evitare leffetto irrigidente della gomma, si
preferito utilizzare fogli di plastica ripiegati a fisarmonica che si estendono per
lintera altezza della paratia.
Al termine del riempimento, il piano campagna viene livellato e la sabbia in eccesso
tra le paratie viene eliminata utilizzando un aspirapolvere fino al fondo scavo.
(a)
(b)
Figura 3.21 Immagine del modello (a) in fase di scavo e (b) a scavo
terminato
Al termine dello scavo, gli accelerometri esterni sono incollati al bordo esterno del
contenitore, la staffa di supporto degli LVDT fissata al bordo superiore della
scatola e una webcam fissata al bordo superiore della scatola per registrare ci che
avviene internamente allo scavo. Il modello dunque pesato al fine di calcolare la
densit relativa dello strato di sabbia depositato, e infine montato su uno dei bracci
della centrifuga insieme allattuatore dinamico e al contrappeso posto allaltra
estremit.
I cavi elettrici sono dunque connessi a due centraline poste sulla centrifuga e
viene verificato il corretto funzionamento della strumentazione.
Pagina 42
Viene dunque misurata la quota del piano campagna a partire dalla sommit del
contenitore lungo alcune sezioni del modello.
Pagina 43
modello
prototipo
50
8.90
0.18
EQ2
50
12.10
0.24
EQ3
50
8.90
0.18
EQ4
50
15.20
0.30
EQ5
50
22.30
0.45
Pagina 44
modello
prototipo
50
8.86
0.18
EQ2
50
12.20
0.24
EQ3
50
8.92
0.18
EQ4
50
15.30
0.30
EQ5
50
22.30
0.45
Pagina 45
Pagina 46
modello
Prototipo
f (Hz)
amax (g)
f (Hz)
amax (g)
EQ1
50
8.90
0.18
EQ2
50
12.00
0.24
EQ3
50
8.83
0.18
EQ4
50
15.24
0.30
EQ5
50
22.20
0.45
Pagina 47
In questo capitolo sono mostrati i principali risultati ottenuti dalle due prove in
centrifuga eseguite su coppie di paratie immerse in uno strato di sabbia asciutta.
Come illustrato nel capitolo 3, la modellazione fisica in centrifuga riproduce nel
modello lo stato tensionale in sito; successivamente, attraverso un attuatore
dinamico, sono applicati cinque terremoti di diversa intensit.
Lelaborazione ed interpretazione dei dati sperimentali forniti dalla modellazione
fisica in centrifuga, consentono di ottenere informazioni sul comportamento della
struttura, del terreno e dellinterazione terreno-struttura.
Lelaborazione dei dati stata indirizzata dapprima allo studio del comportamento
delle paratie in condizioni sismiche, valutando i cedimenti, le rotazioni, le
deformazioni e le caratteristiche delle sollecitazioni indotte nellopera. Sono poi stati
valutati i fenomeni di amplificazione delle accelerazioni allinterno dello strato di
sabbia.
I risultati sono riportati alla scala del prototipo, eccetto dove specificato, e filtrati
ad una frequenza di 600Hz (12Hz alla scala del modello) per eliminare le oscillazioni
alle alte frequenze dovute ai modi di vibrare dellattuatore dinamico successivi al
primo.
I risultati della prova DPW non sono stati analizzati in quanto non rappresentativa
del modello teorico ipotizzato. Nel corso della prova DPW si infatti riscontrata una
perdita daria nel collegamento tra i il tubo dellaria e il compressore. Tale problema
tecnico si riscontrato in uno solo dei tubi inferiori ovvero il modello ha perso la
condizione di simmetria cercata.
Pagina 48
Tale stima
Dr,i (%)
SPW
DPW2
67
70
i
wm
f
Dr,f (%)
ef
(kN/m3) (mm)
(kN/m3)
0.74 15.19
6.75
75.4
0.71 15.48
0.73 15.31
3.75
75.3
0.71 15.48
ei
interessante osservare che nella prova con un solo livello di contrasto, SPW, il
cedimento medio al termine della prova pari a 337.5 mm alla scala del prototipo
mentre nella prova con due livelli di contrasto, DPW2, risulta essere di 187.5 mm.
La prova DPW2 ha dunque un cedimento medio che corrisponde all80% del
cedimento medio misurato nella prova SPW. Tale comportamento probabilmente
dovuto alla presenza del secondo livello di contrasto posto a fondo scavo, il quale in
fase dinamica impedisce cinematicamente le rotazioni della paratia attorno al
puntone superiore e, di conseguenza, riduce il cedimento in superficie.
Il cedimento del piano campagna stato inoltre monitorato con trasduttori di
spostamento LVDT.
temporale dei cedimenti nel corso della prova. I trasduttori sono stati fissati ad un
supporto solidale alla scatola e lasticella dei trasduttori posta ortogonalmente al
Pagina 49
piano campagna. In particolare nella prova SPW sono stati utilizzati due trasduttori,
LVDT3 e LVDT4, per la misura dei cedimenti in campo libero e a tergo della paratia
rispettivamente (Figura 3.22).
trasduttore, LVDT4, il quale stato posto dietro la paratia sinistra (Figura 3.24).
La Figura 4.1 mostra le storie temporali di spostamento misurate durante la fase
dinamica dagli LVDT per entrambe le prove. Le misure sono alla scala del modello.
Per
G = GW il
Prova SPW
Letture manuali
campo libero
vicino paratia
-1
Trasduttori
campo libero (LVDT3)
vicino paratia (LVDT4)
u [mm]
-3
-5
-5.5
-6
-6.75
-7
0.5
1.5
2.5
3.5
t [s]
(a)
Pagina 50
Prova DPW2
-1
-2
u [mm]
-3
-3.75
-4
Valore di riferimento
-5
-6
Lettura manuale
vicino paratia
Trasduttore
vicino paratia (LVDT4)
-7
0.5
1.5
t [s]
2.5
(b)
Figura 4.1 Cedimenti del piano campagna vicino la paratia (d1) e in
campo libero (d2) e con l'utilizzo di trasduttori per la prova
SPW (a) e DPW2 (b)
Pagina 51
40
LVDT1
u [mm]
30
20
10
0
-10
0
40
80 t [s]
120
160
evidente che il segnale del trasduttore non indica il solo spostamento permanente
della paratia ma risulta essere la somma di due componenti: lo spostamento proprio
della paratie e loscillazione elastica del supporto.
Laccumulo di spostamenti
u [mm]
30
20
10
0
-10
0
40
80
120
160
t [s]
Pagina 52
Pagina 53
0.45
accelerazione massima
0.4
(a)
1:1
1:1
EQ5
EQ5
EQ5
0.35
asup[g]
(b)
EQ4
EQ2
EQ3
EQ4
EQ4
EQ4
0.3
EQ2 EQ2
EQ1
EQ3EQ3
EQ1
EQ2
EQ1EQ3
0.25
EQ1
0.2
0.1
0.2
0.4 -0.1
0.3
-0.2
-0.3
-0.4
abase [g]
abase[g]
16
EQ5
Iasup [m/s]
12
EQ5
EQ4
EQ2
EQ3
EQ1
1:1
EQ4
EQ2
EQ1
EQ3
(c)
0
0
4
6
Iabase [m/s]
Figura 4.4 Confronto tra le accelerazioni massime (a) e minime (b) alla
base e massima in superficie in condizioni di campo libero .
Confronto tra lintensit di Arias in superficie e alla base in
condizioni di campo libero (c).
Pagina 54
state eseguite per un valore simile di densit relativa e storie di accelerazioni con
stesso contenuto in frequenza, in tale lavoro di tesi non stato possibile analizzare la
variazione delle accelerazioni in superficie in funzione della densit relativa della
sabbia e del contenuto in frequenza dellaccelerazione imposta.
In Figura 4.5 stato eseguito un confronto tra le accelerazioni in superficie
misurate in campo libero ed a tergo della paratia. Le Figura 4.5 (a) e (b) riportano
rispettivamente la massima accelerazione in campo libero e a tergo della paratia in
funzione dellaccelerazione misurata alla base. Le Figura 4.5 (c) e (d) mostrano il
confronto in termini di Intensit di Arias.
0.5
accelerazione in campo libero
(a)
(b)
1:1
EQ5
1:1
EQ4
0.4
asup[g]
EQ5
EQ5
EQ2
EQ4
EQ2
EQ3
EQ1
EQ3
EQ1
EQ4
EQ4
0.3
EQ2
EQ2EQ1
EQ3EQ3
EQ1
0.2
0.1
0.2
0.4 0.1
0.3
0.2
16
0.4
16
EQ5
12
EQ5
EQ4
EQ2
EQ3
EQ1
1:1
EQ4
EQ2
EQ1
EQ3
Iasup [m/s]
12
Iasup [m/s]
0.3
abase [g]
abase[g]
EQ5
1:1
8
EQ4
EQ2
EQ1
EQ3
(d)
(c)
0
0
0
4
6
Iabase [m/s]
4
6
Iabase [m/s]
Pagina 55
Dalle Figura 4.5 (a) e (b) si nota anche in tal caso che la relazione tra accelerazioni
massime in superficie e alla base risulta pressoch lineare. Per valori maggiori di
0.3g le accelerazioni a tergo delle paratie sono maggiori delle accelerazioni misurate
in campo libero. Se il confronto viene eseguito in termini di Intensit di Arias
invece, le amplificazioni sono analoghe a quelle riscontrate per le condizioni di
campo libero.
4.3.2
La propagazione delle onde allinterno dello strato di sabbia dipende dal campo di
frequenze del segnale in ingresso, dal modulo di rigidezza a taglio della sabbia (G) e,
dunque, dal livello di deformazione indotto (). In particolare, lo sfasamento tra le
accelerazioni imposte alla base del modello e quelle misurate in superficie, aumenta
al diminuire di G, quindi allaumentare del terremoto.
come:
B; = 2aMm BG
(4.2)
dove BG il tempo necessario affinch londa si propaghi tra i due punti considerati
Prova SPW
La prova SPW stata eseguita su una coppia di paratie con un livello di contrasto
in testa posto ad una distanza pari a 7.5mm dalla sommit delle paratie.
Il terreno
Pagina 56
La massima accelerazione
Spettro di Fourier
0.1
A (g)
amax = 0.225g
0.2
0
-0.2 amin = -0.220g
-0.4
0
5
10
15
20
25
30
10
10
10
10
10
0.1
A (g)
amax = 0.246g
0.2
0
-0.2
amin = -0.250g
-0.4
0
5
10
0.05
15
20
25
0.05
0
30
0.1
A (g)
a (g)
amax = 0.235g
0.2
0
-0.2 amin = -0.237g
-0.4
0
5
10
15
20
25
0.05
0
30
A (g)
0.1
15
20
25
0.05
0
30
0.1
A (g)
amax = 0.304g
0.2
0
-0.2 amin = -0.297g
-0.4
0
5
10
15
t (s)
20
25
30
0.05
0
f (Hz)
Momenti flettenti
I momenti flettenti delle paratie sono stati misurati con estensimetri disposti lungo
la sezione di mezzeria della paratia (si veda il Par. 3.7.1). La Figura 4.7 mostra la
distribuzione dei momenti flettenti della paratia al termine della fase di accelerazione
Pagina 57
statica e di ciascun sisma (permanenti). La Figura 4.8 mostra invece linviluppo dei
massimi momenti flettenti misurati durante ciascun terremoto (transitori).
0
0
statico
EQ1
EQ2
EQ3
EQ4
EQ5
Paratia sinistra
Paratia destra
1
z[m]
z [m]
10
10
-40
-80
-120
M[kNm/m]
-160
-200
-200
-160
-120
M [kNm/m]
-80
-40
Paratia destra
1
z[m]
z[m]
Paratia sinistra
1
10
10
0
-50
-100
M[kNm/m]
-150
-200
-200
-150
-100
M[kNm/m]
-50
Pagina 58
I momenti flettenti nelle due paratie al termine della fase statica sono praticamente
simmetrici con valori massimi pari a circa 90kNm/m., mentre durante la fase
dinamica si presenta unasimmetria nella distribuzione delle sollecitazioni, dovuta
allasimmetria della sollecitazione imposta al modello. Le sollecitazioni residue
misurate al termine dei terremoti risultano avere valori di circa 161.5kNm/m per la
paratia sinistra e 148.5kNm/m per la paratia destra mentre, durante la fase dinamica,
si registrato momenti flettenti massimi pari a 205.3kNm/m per la paratia sinistra e
193.7kNm/m per la paratia destra. In particolare, il momento flettente al termine del
primo terremoto maggiorato rispetto al momento flettente in condizioni statiche del
60% per la paratia sinistra e del 50% per la paratia destra. Durante i terremoti
successivi, EQ2, EQ3, EQ4 ed EQ5, il momento flettente ha valori simili a quelli
raggiunti al termine del primo terremoto, incrementando leggermente da EQ2 a EQ5
fino ad un massimo incremento del 70% rispetto ai valori statici (EQ5 per la paratia
sinistra).
Infine, il rapporto tra i valori dei momenti flettenti residui e quelli di picco
compreso tra il 75% (EQ5 paratia destra) e il 90% (EQ3 paratia destra).
da osservare che il momento flettente permanente della paratia resta pressoch
costante nei terremoti successivi al primo con un massimo incremento del 0.1%
rispetto al primo terremoto. I momenti flettenti massimi misurati durante i terremoti
hanno invece valori che dipendono dallampiezza dellaccelerazione massima
imposta fino ad un incremento massimo di circa il 22% per EQ5 rispetto ad EQ1. La
Tabella 10 riporta i valori massimi e minimi dellaccelerazione alla base e sul piano
campagna per i cinque terremoti applicati e lintensit di Arias relativa ad ogni storia
temporale.
amin(g)
-0.218
-0.244
-0.230
-0.269
-0.300
ACC4
amax(g)
0.231
0.257
0.250
0.288
0.317
Ia(m/s)
2.693
3.571
2.996
4.331
5.897
amin(g)
-0.273
-0.318
-0.308
-0.328
-0.418
ACC2
amax(g)
0.226
0.275
0.266
0.315
0.361
Ia(m/s)
5.573
7.565
6.173
9.259
14.807
Pagina 59
Nella prova SPW sono presenti due trasduttori sulla paratia destra,
Pagina 60
80
LVDT1
u [mm]
60
40
Du = 7mm
20
Du = 4,5mm
Du = 9mm
Du = 2mm
Du = 3mm
(a)
0
0
40
80
120
160
t [s]
80
u[mm]
Du = 15mm
LVDT2
60
Du = 7mm
Du = 10mm
40
Du = 5mm
Du = 16mm
20
(b)
0
0
40
80
120
160
t [s]
0.4
ACC sup
a[g]
0.2
0
-0.2
(c)
-0.4
0
40
80
120
160
t [s]
0.4
ACC base
a[g]
0.2
0
-0.2
(d)
-0.4
0
40
80
120
160
t [s]
oscillazioni proprie del supporto, seppure il segnale sia stato filtrato alle alte
frequenze. Non stato dunque possibile separare totalmente le oscillazioni proprie
del trasduttore dallo spostamento orizzontale della paratia.
Ad ogni modo,
possibile ricavare lo spostamento finale al termine di ogni fase come media dei valori
negli ultimi istanti temporali.
interessante notare che, nel corso degli eventi sismici applicati, si registra un
accumulo di spostamenti permanenti positivi (verso linterno dello scavo) fino ad un
valore massimo di 25.5 mm e 53.0 mm per LVDT1 e LVDT2 rispettivamente. Tale
configurazione corrisponde ad una rotazione rigida delle paratie attorno al puntone
superiore (Figura 4.10).
80
u [mm]
80 60 40 20 0
70 50 30 10
0
1
2
lvdt1
paratia destra
lvdt2
fondo scavo
u [mm]
4
5
z [m]
60
6
7
8
40
9
10
20
LVDT1
LVDT2
40
80
120
160
t [s]
Dalle storie temporali degli spostamenti inoltre evidente che durante ogni
Pagina 62
M[kNm/m]
40
20
SG5
SG3
SG2
-20
-40
-60
0
10
15
tempo [s]
20
25
30
40
0.4
SG5
0.2
0
SG2
-20
a[g]
M[kNm/m]
20
-0.2
ACC4
ACC2
-40
-0.4
SG3
-60
-0.6
10
11
12
13
14
15
tempo [s]
Figura 4.11 Prova SPW Storie temporali dei momenti flettenti misurati
dagli strain gauges SG2, SG3 e SG5. Confronto con
accelerazione alla base (ACC4) e sul piano campagna (ACC2)
evidente che le sollecitazioni misurate risultano essere in fase tra loro e risultano
avere una frequenza di oscillazione pari alla frequenza nominale del segnale
applicato alla base (1Hz). Dopo aver verificato che le storie temporali dei momenti
flettenti nella paratia sono in fase con la storia di accelerazioni imposta,
interessante eseguire un confronto tra la storia temporale dei momenti flettenti della
paratia e le accelerazioni in campo libero.
Pagina 63
La Figura 4.12 mostra la storia temporale dei momenti flettenti misurati da SG3
nella paratia destra (a) e sinistra (b). Le accelerazioni sono positive se rivolte verso
destra mentre sono negative se rivolte verso sinistra.
M[kNm/m]
t1
40
20
0
-20
-40
-60
t2
(a)
M[kNm/m}
20
SG3 Paratia sinistra
0
-20
-40
(b)
-60
0.4
ACC4
ACC3
ACC2
a[g]
0.2
0
-0.2
-0.4
(c)
-0.6
10
11
12
13
14
15
tempo (s)
Al
mentre i momenti flettenti della paratia sinistra sono minimi. Tale comportamento
conferma chele storie temporali dei momenti flettenti delle paratie sono in fase con le
storie temporali di accelerazione misurate dagli accelerometri disposti nel modello.
Pagina 64
4.4.2
Prova DPW2
La prova DPW2 stata eseguita su una coppia di paratie con un livello di contrasto
in testa ed uno a fondo scavo posti rispettivamente a 7.5 mm e 150.0 mm dalla
sommit delle paratie. I puntoni inferiori sono inattivi durante la fase di incremento
dellaccelerazione centrifuga, swing up, e sono attivati prima dellapplicazione dei
terremoti.
Il terreno utilizzato ha un peso dellunit di volume d= 15.31 kN/m3, che
corrisponde ad un indice dei vuoti e= 0.73 e ad una densit relativa Dr= 70%.
Il modello stato sottoposto a cinque terremoti di stessa frequenza, f = 1Hz,
intensit variabile e di durata pari a 20s alla scala del prototipo. La Figura 4.13
mostra le storie temporali e gli spettri di Fourier delle ampiezze dei segnali in
ingresso applicati alla base del modello (ACC1).
La massima accelerazione
Pagina 65
Spettro di Fourier
EQ1
15
20
25
A (g)
15
20
25
10
10
10
10
10
0.05
0
30
A (g)
a (g)
0.1
15
20
25
0.05
0
30
0.1
EQ4
15
20
25
0.05
0
30
0.2
amax = 0.321g
EQ5
A (g)
0.2
0
-0.2
amin = -0.309g
-0.4
0
5
10
EQ3
amax = 0.274g
0.2
0
-0.2 amin = -0.274g
-0.4
0
5
10
EQ2
amax = 0.241g
0.2
0
-0.2
amin = -0.217g
-0.4
0
5
10
0.1
amax = 0.239g
0.2
0
-0.2
amin = -0.230g
-0.4
0
5
10
0.05
0
30
A (g)
A (g)
0.1
15
t (s)
20
25
30
0.1
0
f (Hz)
Momenti flettenti
La Figura 4.14 mostra la distribuzione dei momenti flettenti sulla paratia al termine
della fase di accelerazione statica e di ciascun sisma (permanenti). La Figura 4.15
mostra invece linviluppo dei massimi momenti flettenti misurati durante ciascun
terremoto (transitori).
Pagina 66
Paratia sinistra
1
z [m]
z [m]
Paratia destra
1
statico
EQ1
EQ2
EQ3
EQ4
EQ5
10
10
0
-50
-100
M [kNm/m]
-150
-200
-200
-150
-100
M [kNm/m]
-50
-50
Paratia sinistra
Paratia destra
z [m]
z [m]
10
10
0
-50
-100
M [kNm/m]
-150
-200
-200
-150
-100
M [kNm/m]
Figura 4.15 Prova DPW2. Momenti flettenti misurati nel corso degli
eventi sismici (temporanei)
I momenti flettenti nelle due paratie al termine della fase statica sono praticamente
simmetrici con valori massimi pari a circa 80kNm/m, mentre in fase dinamica si
Pagina 67
ACC2
EQ
amin(g)
amax(g)
Ia(m/s)
amin(g)
amax(g)
Ia(m/s)
-0.212
0.218
2.08
-0.281
0.269
5.27
-0.240
0.225
2.65
-0.294
0.277
6.51
-0.233
0.215
2.11
-0.280
0.262
5.15
-0.264
0.266
3.28
-0.326
0.302
7.96
-0.314
0.289
4.79
-0.375
0.354
11.76
La Figura 4.16 mostra un confronto tra i momenti flettenti statici e residui misurati
per la prova con un solo livello (SPW) e con due livelli di contrasto (DPW2).
Pagina 68
z [m]
DPW2
SPW
Paratia destra
statico
residuo
statico
residuo
z [m]
Paratia sinistra
10
10
0
-50
-100
-150
M [kNm/m]
-200
-200
-150
-100
M [kNm/m]
-50
Pagina 69
M[kNm/m]
40
20
SG5
SG3
SG2
-20
-40
0
10
15
tempo [s]
20
25
30
60
0.4
40
0.2
20
0
0
a[g]
M[kNm/m]
SG5
SG3
-0.2
-20
ACC4
ACC2
-40
-0.4
10
11
12
13
14
15
tempo [s]
Figura 4.17 Prova DPW2 Storie temporali dei momenti flettenti misurati
dagli strain gauges SG2, SG3 e SG5. Confronto con
accelerazione alla base (ACC4) e sul piano campagna (ACC2)
Verificato anche in tal caso che i momenti flettenti sono in fase con le accelerazioni
imposte, interessante osservare come variano le sollecitazioni strutturali nel sistema
paratie e puntoni. Nella prova DPW2 stato possibile inoltre eseguire un confronto
con la forza assiale misurata nei puntoni.
Le Figura 4.18 (a) e (b) mostrano la forza assiale misurata rispettivamente nel
puntone superiore (LC1) ed inferiore (LC2) nel corso del terremoto EQ1. La Figura
4.18 (c) mostra la storia temporale dei momenti flettenti in mezzeria alla paratia
destra e sinistra (SG3) mentre la (d) mostra le accelerazioni misurate in campo libero
alla base (ACC4) e sul piano campagna (ACC2).
Pagina 70
t2
t1
EQ1
200
F [kN]
160
120
80
LC1
40
(a)
200
(b)
LC3
F [kN]
160
120
80
40
M [kNm/m]
0
-20
SG3 sinistra
SG3 destra
(c)
ACC2
ACC4
(d)
-40
-60
-80
0.4
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Allo stesso modo di come osservato per la prima prova, si ha che i momenti
flettenti sono in fase con laccelerazione imposta. interessante osservare che i
Pagina 71
puntoni superiori hanno dei massimi sia quando le accelerazioni sono massime sia
quando sono minime mentre i puntoni inferiori registrano valori massimi quando
laccelerazione imposta minima (terreno accelerato verso sinistra). Questo implica
che la forza assiale nei puntoni superiori varia con una frequenza doppia rispetto alle
accelerazioni mentre nei puntoni inferiori ha la stessa frequenza dellaccelerazione
imposta.
Per G = 0Q, la Figura 4.19 mostra le forze assiali nei puntoni al termine della fase
di accelerazione statica, i cui valori sono circa uguali a 260kN per i puntoni superiori
(LC1 e LC2) e prossimi al valore nullo per i puntoni inferiori (LC3 e LC4).
Pagina 72
EQ1
600
EQ3
EQ2
EQ4
EQ5
N [kN]
400
200
LC2
LC1
(a)
600
LC3
LC4
(b)
N [kN]
400
200
0.4
ACC2
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
0
40
80
t [s]
120
e le celle di carico
Pagina 73
LC1 (kN)
259.73
419.38
417.21
423.80
426.37
428.35
Pagina 74
5 Modellazione numerica
5.1 Premessa
La modellazione numerica, allo stesso modo della modellazione fisica in
centrifuga, consente di riprodurre i fenomeni fisici studiati ma, a differenza di
questultima, ha il vantaggio di poter eseguire un gran numero di analisi e modellare
geometrie anche molto complesse. Nel presente lavoro di tesi sono state realizzare
una serie di analisi numeriche per la validazione dei risultati ottenuti con la
modellazione sperimentale in centrifuga.
5.2
Codice di calcolo
Pagina 75
1
V
+
(5.1)
tensore degli sforzi. La risoluzione del sistema, per essere possibile, necessita di un
legame costitutivo che descriva il materiale, espresso nella forma:
z = (z , w , )
(5.2)
dove M() la forma funzionale della legge costitutiva, k un parametro che tiene
conto della storia di carico ed w la componente generica del tensore delle velocit
di deformazione, espressa dalla:
w = ( 1 + )
(5.3)
Il codice di calcolo FLAC, come in generale tutti i metodi alle differenze finite e
agli elementi finiti, traduce il sistema di equazioni differenziali che governano il
problema in un sistema di equazioni algebriche scritte in termini delle variabili di
campo (ad esempio tensioni e spostamenti) definite in punti discreti dello spazio. Il
dominio fisico di riferimento discretizzato attraverso una griglia (mesh) composta
da elementi quadrilateri (zone, nella terminologia del programma) suddivisi in due
coppie sovrapposte di triangoli, e configurata in modo da modellare contatti
stratigrafici e morfologie superficiali anche complesse e irregolari. I vertici degli
elementi costituiscono i nodi della griglia, in corrispondenza dei quali sono risolte le
equazioni del problema; le variabili di campo non sono definite allinterno degli
elementi.
Pagina 76
dellalgoritmo mostrata nella Figura 5.1. Ad ogni passo di calcolo vengono risolte
le equazioni di equilibrio dinamico per determinare velocit e spostamenti, a partire
dalle tensioni e dalle forze imposte ai nodi della griglia; successivamente, le velocit
di deformazione sono ricavate dalle velocit e quindi, attraverso le equazioni
costitutive, si ottengono i valori aggiornati delle tensioni. Lipotesi di base
dellapproccio esplicito consiste nel fatto che, durante ciascuna fase rappresentata nei
riquadri, le grandezze vengono ricavate a partire da altre grandezze che si ammettono
costanti durante loperazione. Ad esempio, i valori delle velocit di deformazione
sono considerati fissi durante il calcolo delle tensioni mediante le leggi costitutive
ossia si assume che le nuove tensioni calcolate non influiscano sui valori assunti per
le velocit. Tale ipotesi pu apparire poco accettabile dal punto di vista fisico
poich, se si ha una variazione dello stato tensionale in un nodo, questa influisce sui
nodi ad esso adiacenti, modificandone la velocit di deformazione. Tuttavia, se
lintervallo di tempo t corrispondente al ciclo di calcolo sufficientemente piccolo,
linformazione non pu fisicamente passare da un elemento allaltro durante
quellintervallo e, di conseguenza, elementi contigui non possono effettivamente
Pagina 77
(5.4)
B
(5.5)
5.3.1
Modello di Andrianopoulos
carico. La forma delle tre superfici mostrata nel piano [, ] in Figura 5.2 (a) dove
= +
= +
(5.6)
(5.7)
Pagina 79
= U Uj = U # + _ln ()
(5.8)
dilatanza rispetto alla superficie di stato critico (costante), in funzione del parametro
(a)
(b)
Figura 5.2 Superfici del modello nel piano q-p (a) e nel piano
deviatorico (b)
(5.9)
dove ,, definisce lapertura delle tre superfici lungo la direzione individuata
dallangolo di Lode, in funzione dellapertura in condizioni di compressione
triassiale, ,, , e della costante c, definita dal rapporto tra la pendenza della
Pagina 80
&
/
(f
&
cos (39)^
(5.10)
dove langolo di Lode definito in termini del tensore obliquit coniugato , ossia
la proiezione del tensore obliquit sulla superficie di stato limite attraverso
cos(39) =
ff
(5.11)
Descrizione
posizione CSL
posizione CSL
resistenza a stato critico in TXC
resistenza a stato critico in TXE
coeff. per la superficie di stato limite (picco)
coeff. per la superficie di dilatanza
costante del modulo di taglio
decadimento del modulo di taglio
decadimento del modulo di taglio
coeff. di Poisson
costante di dilatanza
costante del modulo plastico
costante dellindice di tessitura (fabric)
Valore
0.825
0.037
1.346
0.867
3.457
1.041
800
0.5 [0.75]
0.00025
0.3
1
50000
30000
Pagina 81
5.3.3
Colonna monodimensionale
In accordo con
La simulazione ha compreso una fase statica iniziale nella quale definito lo stato
tensionale allinterno della colonna. Tale fase necessaria in quanto la risposta del
materiale in fase dinamica dipende dallo stato tensionale efficace. Durante la fase
statica, gli spostamenti dei nodi alla base della colonna sono vincolati in entrambe le
direzioni, mentre i nodi lungo i due contorni laterali sono bloccati in direzione
orizzontale. Il coefficiente di spinta a riposo imposto pari a = 1 Q<H;j
Pagina 82
griglia sono vincolati in modo da avere gli stessi spostamenti; ai due nodi posti in
corrispondenza del contorno inferiore invece, sono applicate in direzione orizzontale
le storie temporali delle accelerazioni misurate in centrifuga alla base dei modelli
(ACC1), mentre la componente di velocit in direzione verticale posta pari a zero.
Pagina 83
tcr
a1
h0
A0
Valore
50mm
30mm
1x10-7s
4x10-7s
8x10-8s
0.5
0.75
1<j<2
a1=0.75
2 < j < 17
a1=0.5
30000
50000
100000
0.5
1
1.5
Pagina 84
accelerazione in superficie
dmax= 30mm
a [m/s2]
(a)
dmax = 50mm
100
Dati sperimentali
-100
accelerazione in superficie
Dtcr= 1x10-7s
(b)
Dtcr= 4x10-7s
100
Dtcr= 8x10-8s
a [m/s2]
Dati sperimentali
-100
Dati sperimentali
Dati numerici
(c)
a [m/s2]
100
-100
0.32
0.33
0.34
t [s]
0.35
0.36
Figura 5.4 Confronto tra le storie temporali delle accelerazioni alla base
(c) e in superficie al variare della dimensione degli elementi
(a) e dellintervallo temporale (b).
Allo stesso modo, in Figura 5.5 sono confrontate le storie temporali in superficie al
variare di alcuni parametri del modello costitutivo. In particolare sono riportate le
storie temporali in superficie al variare della costante di decadimento del modulo di
taglio a1 (Figura 5.5a), della costante del modulo plastico h0 (Figura 5.5b) e della
costante di dilatanza A0 (Figura 5.5c).
Pagina 85
200
a1 = 0.5
accelerazione in superficie
a1 = 0.75 base
a1 = 0.5 superficie
Dati sperimentali
100
a [m/s2]
(a)
a1 = 0.75
0
-100
-200
200
accelerazione in superficie
h0 = 30000
(b)
h0 = 50000
h0 = 100000
Dati sperimentali
a [m/s2]
100
0
-100
-200
200
accelerazione in superficie
A0 = 0.5
(c)
A0 = 1
A0 = 1.5
Dati sperimentali
a [m/s2]
100
0
-100
-200
200
Dati sperimentali
Dati numerici
(d)
a [m/s2]
100
0
-100
-200
0.32
0.33
0.34
t [s]
0.35
0.36
Figura 5.5 Confronto tra le storie temporali delle accelerazioni alla base
(d) e in superficie al variare della costante di decadimento del
modulo di taglio a1(a), costante del modulo plastico h0 (b) e
costante di dilatanza A0 (c)
Dalle Figura 5.5 (b) e (c) risulta evidente che, nellintervallo di valori considerato,
il risultato non varia al variare dei parametri h0 e A0. La Figura 5.5 (a) mostra invece
Pagina 86
la dipendenza della risposta dalla costante di decadimento del modulo di taglio, a1.
Per valori di a1 crescenti, la massima accelerazione misurata in superficie aumenta.
Infatti, per a1=0.75, la massima accelerazione risulta essere pari a 0.42g mentre per
a1=0.5 risulta 0.30g. Tale comportamento associato al fatto che, per valori di a1
crescenti, la rigidezza G del materiale decade pi rapidamente ovvero la curva di
decadimento G- pi ripida.
Geometria
La
larghezza del dominio pari a 675 mm, corrispondente alla larghezza del contenitore
e laltezza 400mm, equivalente alla profondit dello strato di sabbia nei modelli
fisici. La profondit e la larghezza dello scavo sono rispettivamente 150 mm e 200
mm, mentre laltezza totale delle paratie 200 mm.
Pagina 87
Pagina 88
E [kN/m2]
I [m4/m]
A[m2/m]
[t/m3]
Paratia
6.85x107
1.8x10-8
6x10-3
2.752
Puntone
6.85x10
3.94x10
-9
4.28x10
-4
2.752
Fase statica
La simulazione della fase dinamica preceduta da una fase iniziale statica nella
quale laccelerazione di gravit incrementata dal valore iniziale di 1g fino al valore
finale di 50g. Nel corso di tale fase vengono imposti spostamenti nulli alla base del
dominio mentre lungo i contorni laterali sono bloccati solo gli spostamenti
orizzontali. Allinizio dellanalisi il volume di scavo ancora non stato rimosso e lo
stato tensionale iniziale risulta essere definito dal coefficiente di spinta a riposo
= 1 Q<H;j con ;j = 32.
Dopo aver fissato lo stato tensionale iniziale in tutti i punti del dominio, gli elementi
interni allo scavo vengono eliminati simultaneamente. Tale procedura riproduce
fedelmente la fase di scavo della modellazione sperimentale eseguita ad 1g. Al
termine dello scavo laccelerazione gravitazionale viene incrementata da 0 a 50g con
Pagina 89
5.4.3
Fase dinamica
Al termine della fase statica, prima dellinizio della fase dinamica, sono state
eliminate le condizioni al contorno imposte e applicate delle nuove condizioni al
contorno. La fase dinamica necessita infatti di condizioni al contorno differenti per
poter modellare la presenza del contenitore ESB. Tuttavia, se il contenitore non
influisce in modo significativo sul fenomeno osservato, ovvero le accelerazioni
lontano dalla paratia sono le accelerazioni in condizioni di campo libero, i contorni
possono essere modellati semplicemente imponendo che gli spostamenti dei nodi del
contorno destro e sinistro siano uguali.
Le analisi di colonna monodimensionale, di cui al par. 5.3.3, svolte in condizioni di
campo libero, mostrano che i dati sperimentali sono in buon accordo con le analisi
numeriche. Ci implica che, per le analisi svolte, la presenza del contenitore non
sembra influire significativamente sulla risposta del terreno.
In tutte le analisi svolte quindi, non stata modellata la presenza del contenitore
ESB e i contorni laterali della mesh sono tra loro vincolati in modo da subire gli
stessi spostamenti.
Per la fase dinamica sono dunque stati imposti ai nodi alla base del dominio i
cinque eventi sismici applicati durante le prove in centrifuga.
Le storie di
Pagina 90
mostrato un migliore accordo con i dati sperimentali per un valore costante della
densit relativa nel modello.
In
particolare (a) mostra la storia temporale di accelerazioni al di sotto del fondo scavo,
(b) e (c) le accelerazioni dietro la parata sinistra, in sommit e al piede
rispettivamente e (d) la storia temporale di accelerazioni imposta alla base.
Le Figure 5.8, 5.10 e 5.12 mostrano le storie di accelerazioni in condizioni di
campo libero per EQ1, EQ2 e EQ3 rispettivamente. In tal caso le figure mostrano le
storie temporali di accelerazioni in campo libero rispettivamente alla base (c), a met
dello strato (b) e in sommit (a). I valori sono alla scala del prototipo.
Dallanalisi dei risultati possibile osservare che le accelerazioni calcolate in
superficie con il modello numerico sono leggermente differenti da quelle misurate in
centrifuga. Tale comportamento probabilmente dovuto alla scelta delle costanti del
modello adottate.
0.4
0.2
a [g]
num
sperim
(a)
0
-0.2
-0.4
0.4
0.2
a [g]
(b)
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
(c)
(d)
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Pagina 92
0.4
num
sperim
(a)
a [g]
0.2
-0.2
-0.4
0.4
(b)
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
(c)
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Figura 5.8
Prova SPW. Terremoto EQ1.
Storie temporali di
accelerazioni in condizioni di campo libero: (a) in superficie;
(b) a met dello strato; (c) alla base.
Pagina 93
0.4
0.2
a [g]
num
sperim
(a)
0
-0.2
-0.4
0.4
0.2
a [g]
(b)
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
(c)
(d)
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Figura 5.9
Prova SPW. Terremoto EQ2.
Storie temporali di
accelerazioni: (a) al di sotto del fondo cavo; (b) in superficie
dietro la paratia sinistra; (c) dietro la paratia sinistra allaltezza
del fondo scavo e (d) alla base.
Pagina 94
0.4
a [g]
0.2
num
sperim
(a)
0
-0.2
-0.4
0.4
0.2
a [g]
(b)
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
(c)
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Pagina 95
0.4
0.2
a [g]
num
sperim
(a)
0
-0.2
-0.4
0.4
0.2
a [g]
(b)
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
(c)
(d)
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Pagina 96
0.4
a [g]
0.2
num
sperim
(a)
0
-0.2
-0.4
0.4
0.2
a [g]
(b)
0
-0.2
-0.4
0.4
a [g]
0.2
(c)
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Momenti flettenti
La Figura 5.13 mostra i momenti flettenti misurati nella paratia sinistra al termine
della fase statica e dei primi tre terremoti applicati e quelli calcolati nella simulazione
numerica. La Figura 5.14 mostra la stessa distribuzione per la paratia destra.
Pagina 97
PARATIA SINISTRA
0
numerico
statico
EQ1
EQ2
EQ3
sperimentale
-2
z [m]
-4
-6
-8
(a)
(b)
-10
0
50
100
150
M [kNm/m]
200
50
100
150
M [kNm/m]
200
numerico
sperimentale
-2
z [m]
-4
-6
-8
(a)
(b)
-10
-200
-150 -100
-50
M [kNm/m]
-200
-150 -100
-50
M [kNm/m]
Pagina 98
evidente notare che per la paratia sinistra la distribuzione dei momenti flettenti
calcolata numericamente in accordo con i momenti flettenti misurati in centrifuga
dagli strain gauge. Al contrario, per la paratia destra, le sollecitazioni calcolate sono
pi grandi di quelle misurate. Infatti le massime sollecitazioni misurate durante i
terremoti risultano essere 137kNm/m, 143kNm/m e 148kNm/m per EQ1, EQ2 ed
EQ3 rispettivamente mentre le sollecitazioni calcolate sono di 198kNm/m,
212kNm/m e di 191kNm/m per EQ1, EQ2 e EQ3 rispettivamente.
Lazione esercitata dai cavi degli strain gauge lungo la sezione centrale della
paratia potrebbe influenzare lentit delle sollecitazioni misurate dai trasduttori ma la
differenza evidente solo nella paratia destra.
Pagina 99
140
(a)
num
sperim
t = t2
t = t1
F [kN/m]
130
120
110
0.4
(b)
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
0.4
(c)
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Figura 5.15 Prova SPW EQ1. Storia temporale della forza assiale nel
puntone (a), delle accelerazioni in superficie vicino la paratia
(b) e delle accelerazioni alla base del modello.
Pagina 100
140
(a)
t = t2
t = t1
num
sperim
F [kN/m]
130
120
110
(b)
0.4
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
(c)
0.4
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Figura 5.16 Prova SPW EQ2. Storia temporale della forza assiale nel
puntone (a), delle accelerazioni in superficie vicino la paratia
(b) e delle accelerazioni alla base del modello.
Pagina 101
140
(a)
num
sperim
t = t2
t = t1
F [kN/m]
130
120
110
(b)
0.4
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
(c)
0.4
a [g]
0.2
0
-0.2
-0.4
10
11
12
13
14
15
t [s]
Figura 5.17 Prova SPW EQ3. Storia temporale della forza assiale nel
puntone (a), delle accelerazioni in superficie vicino la paratia
(b) e delle accelerazioni alla base del modello.
Tensioni orizzontali
La Figura 5.18 mostra la distribuzione delle tensioni orizzontali sulla paratia sinistra
(a) e destra (b) calcolate al termine della fase statica e dei tre terremoti. Nella stessa
figura sono riportate le distribuzioni di tensioni orizzontale in condizioni di stato
limite attivo e passivo calcolate utilizzando la teoria di Lancellotta utilizzando un
Pagina 102
angolo di attrito del terreno =32 e un angolo di attrito al contatto paratia terreno
pari a =12.
Si nota che le tensioni orizzontali a monte della paratia al termine dei terremoti
sono maggiori rispetto alle tensioni orizzontali calcolate al termine della fase statica
mentre a valle si ha un incremento notevole della tensioni orizzontali fino a
mobilitare
quasi
interamente
la
resistenza
passiva
al
termine
di
EQ3.
Pagina 103
0
paratia sinistra
(a)
(b)
paratia destra
-1
statico
EQ1
EQ2
EQ3
-2
-3
z [m]
-4
-5
-6
-7
fondo scavo
fondo scavo
-8
-9
-10
-200
-100
0
sh [kPa]
100
200 200
100
0
sh [kPa]
-100
-200
Pagina 104
Conclusioni
Conclusioni
Considerazioni
In riguardo ai risultati ricavati nel capitolo 4 e 5 sono ora illustrate le considerazioni
tratte dalle prove eseguite in centrifuga e dalle analisi numeriche svolte.
La modellazione fisica in centrifuga stata indirizzata allo studio del comportamento
delle paratie con uno e due livelli in contrasto. Dai risultati ottenuti, evidente che
la presenza del secondo livello di contrasto a fondo scavo limita gli spostamenti in
fase dinamica rendendo la struttura complessivamente pi rigida. In particolare i
Pagina 104
Conclusioni
cedimenti in superficie e gli spostamenti della paratia risultano essere ridotti rispetto
alla prova con un solo livello di contrasto.
interessante osservare i valori registrati dalle celle di carico poste nei puntoni. In
fase dinamica, la forza di compressione nei puntoni superiori resta infatti costante
mentre si nota un incremento graduale della forza registrata nei puntoni inferiori.
Tale comportamento dovuto al fatto che, in fase dinamica, la paratia tenderebbe a
ruotare attorno al puntone superiore ma la presenza del secondo livello di contrasto a
fondo scavo impedisce cinematicamente gli spostamenti limitando anche i cedimenti
in superficie.
La modellazione numerica ha invece confermato le capacit previsionali del modello
costitutivo di Andrianopoulos nonostante le discrepanze osservate a causa di una
scelta poco adeguata delle costanti di taratura del modello e della densit relativa
della sabbia.
Sviluppi futuri
Nellambito del lavoro di tesi svolto la modellazione fisica su paratie ancorate stata
eseguita in uno strato di sabbia asciutta, alla base della quale sono state imposte
sollecitazioni dinamiche sinusoidali con ampiezza variabile.
Una corretta
Pagina 105
Conclusioni
Pagina 106
Bibliografia
Bibliografia
Pagina 104
Bibliografia
Conti (2010)
Corigliano M.; Lai C. G.; Borg R. C.; Pavese A. (2008). Large-scale shaking table
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