C a p i to l o 3 Pa r te I
D i o di : a n a l i si st a t i c a e d i p i c c o l o s e g n al e
Introduzione................................................................................................................... 2
R IEPILOGO SUI PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DEL DIODO ....................................................... 3
Descrizione fisica della omogiunzione allequilibrio ......................................................... 3
Relazione tra drogaggio ed estensione della RCS .................................................... 5
Polarizzazione di una omogiunzione ................................................................................ 5
Lequazione del diodo reale ............................................................................................ 6
Fenomeno della rottura della giunzione ........................................................................... 7
Rottura per effetto tunnel............................................................................................. 9
Rottura per moltiplicazione a valanga ......................................................................... 10
Influenza della concentrazione di drogante sulla tensione di rottura .............................. 11
Influenza della temperatura sulla tensione di rottura .................................................... 12
C OMPORTAMENTO ELETTRICO DI UN DIODO A GIUNZIONE IDEALE P - N ................................... 13
Capacit di transizione e di diffusione ........................................................................... 13
Circuito equivalente di un diodo in regime stazionario.................................................... 13
C OMPORTAMENTO DEL DIODO PER PICCOLI SEGNALI ........................................................... 18
Introduzione................................................................................................................. 18
Esempio numerico.................................................................................................. 20
Errore di non-linearit ................................................................................................. 22
Distorsione armonica ................................................................................................... 23
Introduzione
Prende il nome di diodo p-n o omogiunzione p-n o semplicemente diodo un
dispositivo elettronico realizzato ponendo in contatto due campioni dello stesso
semiconduttore ( 1) uno drogato di tipo p (composto cio da atomi accettori) e laltro
drogato di tipo n (composto cio da atomi donori) ( 2), cos come riportato nella figura
seguente:
Si
di tipo p
Si
di tipo n
GaAs
di tipo p
Omogiunzione in Si
GaAs
di tipo n
Omogiunzione in GaAs
Si
di tipo p
GaAs
di tipo n
GaAs
di tipo p
Eterogiunzione in Si-GaAs
Si
di tipo n
Eterogiunzione in GaAs-Si
A rigore, sarebbe sufficiente considerare due semiconduttori aventi lo stesso valore dell'intervallo di banda proibita e
della costante reticolare.
2
A titolo di richiamo, spieghiamo rapidamente il concetto di atomi donori (mentre il concetto di atomi accettori del
tutto duale). Consideriamo un cristallo di silicio intrinseco, cio privo di impurit: il silicio un elemento del 4 gruppo e
presenta perci 4 elettroni di valenza; la struttura del cristallo consiste in un reticolo spaziale in cui ciascun atomo di silicio
si lega con 4 altri atomi di silicio mediante altrettanti legami covalenti. Supponiamo ora di sostituire un atomo di silicio
mediante uno di fosforo, che una impurit pentavalente, che cio presenta 5 elettroni, uno in pi rispetto al silicio; allora,
mentre 4 di questi 5 elettroni servono per formare altrettanti legami con i 4 atomi di silicio coordinati, rimane il 5
elettrone libero, non impiegato in alcun legame. Tra l'altro, esso legato debolmente al proprio atomo, in quanto debole
la forza di attrazione con la carica positiva situata nel nucleo: dunque sufficiente anche una piccola quantit di energia
per rompere tale vincolo e per far s che l'elettrone, una volta libero, poss a passare nella banda di conduzione, diventando
appunto elettrone di conduzione. Dato, quindi, che questo elettrone, una volta strappato al proprio nucleo, passa alla banda
di conduzione, ossia viene "donato" a questa banda dal suo atomo, gli atomi droganti pentavalenti come il fosforo
prendono il nome di atomi donori (o donatori).
Autore: Sandro Petrizzelli
VBD
Va
R
o
do
od
diio
deell d
od
ntto
meen
naam
on
nzziio
un
dii ffu
pii d
ncciip
prriin
uii p
o ssu
go
og
piillo
Riieep
Descrizione fisica della omogiunzione allequilibrio
Descriviamo velocemente cosa succede quando vengono posti in contatto il
campione di semiconduttore drogato di tipo p e quello drogato di tipo n:
Regione
di tipo p
Regione
di tipo n
x
innanzitutto, a causa della differenza q S, p q S, n > 0 tra le funzioni lavoro
delle due regioni, sorge spontaneo un flusso di elettroni che si portano dalla
regione di tipo n (ad energia maggiore) verso la regione di tipo p;
corrente di diffusione
di elettroni
x
Le lacune che abbandonano la regione p lasciano, in prossimit della giunzione,
atomi accettori non pi compensati (i quali non possono infatti seguire le lacune
nel loro moto essendo fissi nel reticolo cristallino); in modo analogo, mentre gli
elettroni prendono a lasciare la regione di tipo n diretti verso la regione di tipo p,
restano invece fissi vicino alla giunzione alcuni atomi donori, i quali risultano
perci ionizzati positivamente. La conseguenza di tutto questo la formazione di
una regione di carica spaziale in prossimit della giunzione:
corrente di diffusione
di elettroni
corrente di diffusione
di lacune
trascinamento
degli elettroni
+++++++
----------
x
trascinamento
delle lacune
campo elettrico
Gli elettroni sono in concentrazione enormemente maggiore nella regione di tipo n, dove si tratta dei portatori
maggioritari, mentre, per lo stesso motivo, le lacune sono in concentrazione molto maggiore nella regione di tipo p.
Autore: Sandro Petrizzelli
N A x p = N D xn
Questa relazione dice che lestensione della RCS varia in maniera
inversamente proporzionale alla concentrazione di drogante.
Quanto pi la concentrazione di drogante elevata, tanto meno estesa
la RCS. Detta anche in altro modo, la RCS si estende prevalentemente
nella regione meno drogata.
Regione
di tipo p
Regione
di tipo n
Regione
di tipo p
+V a
Polarizzazione diretta
Regione
di tipo n
Va
Polarizzazione inversa
Secondo queste ipotesi, la regione di carica spaziale pu ritenersi del tutto priva dei portatori mobili di carica, il che
significa, chiaramente, che essa presenta una resistenza, al passaggio della corrente, di gran lunga pi elevata rispetto alle
altre due regioni della giunzione, le quali sono dette "regioni quasi neutre" in quanto si assume che, in condizioni di
equilibrio, la concentrazione dei portatori di carica, in tali regioni, sia approssimativamente pari alla concentrazione di
drogante.
' I = I VA
In questa relazione, bisogna avere laccortezza di prendere V a >0 quando si in
condizioni di polarizzazione diretta e V a <0 in condizioni di polarizzazione inversa.
Appaiono inoltre ovvie due importanti considerazioni:
quando V a >0, la tensione ai bordi della RCS si riduce rispetto allequilibrio, il
che equivale a dire che risulta ridotta la barriera di potenziale che si oppone al
movimento di diffusione dei portatori maggioritari, per cui la diffusione ne
risulta avvantaggiata e quindi la RCS si restringe;
viceversa, quando V a <0, la barriera di potenziale aumenta, ostacolando quindi
maggiormente la diffusione e aumentando lestensione della RCS.
Resta da capire il motivo per cui, mentre nel primo caso (polarizzazione diretta)
la corrente risulta anche notevole, nel secondo caso (polarizzazione inversa) essa
risulta pressoch nulla (5). Il motivo il seguente:
in caso di polarizzazione diretta, il campo elettrico accelera gli elettroni dalla
regione di tipo n verso la regione di tipo p e, viceversa, le lacune dalla regione
di tipo p verso la regione di tipo n; gli elettroni sono i portatori maggioritari
nella regione di tipo n, come anche le lacune sono i portatori maggioritari nella
regione di tipo p, per cui ci sono molti elettroni e molte lacune a muoversi
sotto leffetto del campo elettrico, il che d origine ad una corrente elevata;
viceversa, in caso di polarizzazione inversa, il campo elettrico spinge gli
elettroni dalla regione di tipo p (dove ce ne sono pochissimi) verso la regione di
tipo n e spinge le lacune dalla regione di tipo n (dove ce ne sono pochissime)
verso la regione di tipo p e sono questi portatori a determinare la corrente
attraverso la giunzione; quindi, leffetto del campo questa volta limitato ad
un numero molto basso di portatori mobili di carica, sia in un senso che
nellaltro, il che spiega il bassissimo valore di corrente.
Almeno fino ad un valore limite di tensione, che abbiamo chiamato tensione di rottura, oltre la quale la giunzione si
rompe e la corre cresce notevolmente
Autore: Sandro Petrizzelli
VVa
I = I S e T 1
VVa
I = I'S e T 1
VVa
I = I S e 1
Si tratta di livelli energetici intermedi tra EC (limite inferiore della banda di conduzione) ed EV (limite superiore della
banda di valenza), costituiti dagli atomi di impurezze oppure da imperfezioni reticolari.
VBD
V
Va
R
Roottttu
urraa p
peerr eeffffeettttoo ttu
un
nn
neell
Il meccanismo di rottura della omogiunzione pn che determinato, nel modo che
vedremo, dalleffetto tunnel, prende il nome di rottura Zener.
Sappiamo che un elettrone allinterno di un semiconduttore si rende disponibile
per la conduzione della corrente elettrica quando si svincola dallatomo cui legato
e passa dalla banda di valenza a quella di conduzione. Sappiamo inoltre che questo
passaggio possibile se allelettrone in questione viene somministrata una certa
quantit di energia (quella necessaria a oltrepassare la barriera di energia
costituita da E g =E C -EV ). Tuttavia, quando viene applicata, ai capi della
omogiunzione, una tensione V a di polarizzazione inversa, piuttosto elevata, il
passaggio dalla banda di valenza a quella di conduzione pu anche avvenire per
effetto tunnel: lelettrone, pur non possedendo inizialmente lenergia necessaria a
superare la barriera di cui sopra, riesce ugualmente a oltrepassare la barriera
stessa, per cui lo ritroviamo effettivamente al di l di essa, ossia in banda di
conduzione.
campo elettrico
applicato
EC
EV
La probabilit che si verifichi leffetto tunnel dipende da due fattori: essa, infatti,
aumenta al diminuire dellaltezza e della larghezza della barriera di energia. Nel
nostro caso, la larghezza di questa barriera corrisponde allestensione x d della
regione di carica spaziale: questa estensione
2 S 1
1
xd =
+
( I Va )
q NA ND
144444424444443
giunzione a gradino
12 S
xd = 3
( I Va )
aq
1444
424444
3
giunzione a gradiente costante
dove I la tensione di built-in e V a la tensione di polarizzazione (da prendere
negativa visto che siamo in condizioni di polarizzazione inversa).
Con riferimento alla giunzione a gradino ( 7), evidente che x d tanto pi piccola
quanto maggiori sono i valori di N A e N D , ossia quanto maggiore il drogaggio della
due regioni della giunzione. Possiamo perci affermare, in linea generale, che il
7
E una giunzione caratterizzata da una variazione netta e brusca della concentrazione di drogante in corrispondenza della
giunzione.
R
Roottttu
urraa p
peerr m
moollttiip
plliiccaazziioon
nee aa vvaallaan
nggaa
Laltro fenomeno che determina la rottura della omogiunzione pn pu essere
descritto nel modo seguente:
gli elettroni, dato il loro movimento, sono sottoposti a urti continui sia con
altri elettroni sia con gli atomi del reticolo cristallino che vibrano attorno alle
proprie posizioni di equilibrio (fenomeni di scattering);
quindi, ciascun portatore di carica crea due nuovi portatori (cio lelettrone e
la lacuna) e tutti quanti possono successivamente concorrere alla formazione
di ulteriori portatori a seguito di ulteriori collisioni;
10
mediante una formula sperimentale, che prende il nome di formula di Miller: essa
dice che
I = MI S
IIn
nffllu
ueen
nzzaa d
deellllaa ccoon
ncceen
nttrraazziioon
nee d
dii d
drrooggaan
nttee ssu
ullllaa tteen
nssiioon
nee d
dii
rroottttu
urraa
Vediamo ora rapidamente quali parametri determinano il valore della tensione di
rottura V BD . Facciamo riferimento ad una giunzione a gradino e facciamo anche
lipotesi che una delle due regioni della giunzione sia molto pi drogata rispetto
allaltra (giunzione unilaterale): per esempio, supponiamo che sia la regione di tipo
n molto pi drogata della regione di tipo p, il che significa che N D >> N A .
Per la giunzione a gradino, in condizioni di polarizzazione, il campo elettrico
massimo (che si ha proprio in corrispondenza della giunzione) vale
E MAX =
2q 1
1
+
( I Va )
s NA ND
E MAX =
2q 1
1
N D >> N A
+
E C =
( I + VBD )
s NA ND
2qN A
( I + VBD )
S
VBD =
S
E 2C I
2qN A
11
IIn
nffllu
ueen
nzzaa d
deellllaa tteem
mp
peerraattu
urraa ssu
ullllaa tteen
nssiioon
nee d
dii rroottttu
urraa
Abbiamo detto che leffetto tunnel e leffetto della moltiplicazione a valanga sono i
principali responsabili fisici della rottura della omogiunzione p-n. Viene allora da
chiedersi se e come sia possibile stabilire quando uno dei due fenomeni
predominante rispetto allaltro e quando, invece, essi hanno uguale importanza.
Il criterio si basa sullo studio della dipendenza della tensione di breakdown V BD
dagli aumenti della temperatura. Ci sono ovviamente due sole possibilit:
la prima che V BD diminuisca allaumentare della temperatura, la quale quindi
ha leffetto di stimolare i meccanismi di rottura;
la seconda invece che V BD diminuisca allaumentare della temperatura, il che
significa che la temperatura rende meno probabili i meccanismi di rottura.
Sono anche evidenti altre due osservazioni:
quando la temperatura aumenta, certamente leffetto tunnel risulta pi
probabile: infatti, allaumentare di T, diminuisce lestensione E g della banda
proibita, il che significa che diminuisce laltezza della barriera di potenziale
che gli elettroni devono oltrepassare per passare dalla banda di valenza a
quella di conduzione; ma, se diminuisce questa altezza, aumenta la probabilit
che un elettrone attraversi la barriera per effetto tunnel;
al contrario, laumento della temperatura non favorisce la moltiplicazione a
valanga: infatti, allaumentare della temperatura, aumenta la probabilit di
urto per ciascun elettrone e quindi diminuisce il libero cammino medio, con
conseguente diminuzione dellenergia che un elettrone pu acquistare durante
il suo moto.
Allora, se, allaumentare della temperatura, la tensione di breakdown diminuisce
(in valore assoluto), leffetto predominante quello tunnel, il quale risulta infatti
avvantaggiato dallaumento di T; in caso contrario, leffetto predominante non pu
che essere quello della moltiplicazione a valanga.
12
C
Co
om
mp
po
orrttaam
meen
ntto
o eelleettttrriicco
od
dii u
un
nd
diio
od
do
o aa g
giiu
un
nzziio
on
nee
iid
deeaallee p
p--n
n
Capacit di transizione e di diffusione
Un diodo presenta due diversi effetti capacitivi:
leffetto principale legato al fatto che, essendo lestensione della RCS
legata alla tensione applicata, anche la carica elettrica contenuta nella RCS
dipende dalla tensione applicata; questo comportamento capacitivo pu
essere modellato mediante la cosiddetta capacit di transizione:
Ct = A
S
xd
q2
Cd = A
p n0 ( x n ) L p + n p 0 ( x p )L n e
kT
qVa
kT
13
analitica
della
caratteristica
VVa
I = IS e T 1
VBD
Va
Va
Ossia il fatto che, per una data tensione diretta Va applicata, superiore alla tensione di accensione, la corrente nel diodo si
ottenga tramite una relazione approssimata del tipo Id = gdVa
Autore: Sandro Petrizzelli
14
Va
Va
VD
La relazione che lega la corrente alla tensione del diodo nel punto di lavoro
ovviamente
VD
I = IS e VT 1
Q
D
15
600 mV
Q
D
IQD = ISe
VDQ
VT
gD =
I D
VD
Essa corrisponde quindi alla variazione della corrente, dovuta ad una variazione
della tensione, valutata per non in un punto qualsiasi, ma nel punto operativo
prescelto. Detto anche in altre parole, la g D rappresenta la pendenza della retta che
si ottiene linearizzando la caratteristica del diodo nellintorno del punto operativo
prescelto.
In ogni caso, ci che importa sapere che la g D un parametro differenziale del
diodo, il cui valore cambia se cambia il punto operativo in cui viene valutata.
Possiamo anche calcolare quanto vale la g D nel punto operativo prescelto: infatti,
sostituendo lespressione della corrente e calcolandone la derivata rispetto alla
tensione, abbiamo che
gD =
VD
VD
I e VT
S
VD
= q I e VT
S
kT
Q
=
Q
IQ
I QD
g D = D
VT
VT
16
rD
Va
V
17
C
Co
om
mp
po
orrttaam
meen
ntto
od
deell d
diio
od
do
op
peerr p
piicccco
ollii sseeg
gn
naallii
Introduzione
Consideriamo il seguente circuito:
R
+
vd (t)
-
vS(t)
ID
punto operativo
Q(VQ,IQ)
VTH/R
VTH
VD
(V
q
D
, I qD
R
v S ( t ) = 10sin(t )
+
vd (t)
-
18
3
2
1
2
3
4
5
4
3
Tempo
(
t)
0
sin(
t)
0
V th (t)
[V]
0
VD
[V]
0
ID
[mA]
0
/6
1/2
0.7
4.3
/2
10
0.7
9.3
5/6
1/2
0.7
4.3
7/6
-1/2
-5
-5
-I O
3/2
-1
-10
-10
-I O
11/6
-1/2
-5
-5
-I O
I d ( t ) = I D + i d (t ) .
19
Ovviamente, questa corrente I d (t) deve soddisfare lequazione del diodo, per cui
possiamo scrivere che
Vd ( t )
VT
I d ( t ) = I D + i d (t ) = I S e
VD + vd ( t )
VT
VD
VT
= ISe e
vd ( t )
VT
vd ( t )
VT
quel
termine
v (t )
I
I d ( t ) = I D 1 + d = I D + D v d (t )
VT
VT
i d (t) =
ID
v d (t )
VT
i d (t ) = g D v d (t )
Questa relazione mostra una dipendenza lineare, secondo il coefficiente
g D , della corrente di segnale i d (t) dalla tensione di segnale v d (t):
questo deriva appunto dal fatto di aver approssimato il termine esponenziale (che
non lineare) mediante un termine lineare.
Se volessimo anche la corrente totale, ci basterebbe sommare, istante per
istante, i d (t) con la corrente I D dovuta alla sola polarizzazione:
I d (t ) = g D v d (t ) + I D
Esempio numerico
Nel procedimento teorico appena esposto ci siamo riferiti solo alla tensione ai
capi del diodo. Vediamo adesso di estendere il discorso, in modo da legare la
corrente di segnale nel circuito direttamente alla tensione di segnale v S (t).
20
vS (t) = Vsin
(t)
S
Supponiamo inoltre che sia I QD la corrente che scorre nel diodo (e quindi nel
circuito) in presenza del solo generatore di polarizzazione. Vogliamo calcolare la
corrente di segnale i d (t), ossia la variazione di corrente nel diodo rispetto al valore
nel punto di lavoro.
Intanto, supponendo di metterci in un intorno del punto di lavoro e di
linearizzare il comportamento del circuito, possiamo applicare la sovrapposizione
degli effetti (che vale solo per circuiti lineari), il che ci consente di scrivere che
Vd (t ) = VDQ + v d (t )
dove VDQ la tensione ai capi del diodo in presenza del solo segnale E di
polarizzazione, mentre v d (t) la variazione di tensione ai capi del diodo rispetto al
valore nel punto di lavoro (variazione dovuta alla presenza di dovuta a v S (t)).
Applicando le leggi di Kirchoff e la relazione di lato del resistore, abbiamo
evidentemente che
VDQ = E RI QD
v d (t ) = VS sin(t ) Ri d ( t )
Da qui, deduciamo che la tensione complessiva ai capi del diodo vale
Vd (t ) = VDQ + v d (t ) = E RI QD + ( VS sin(t ) Ri d ( t ))
Per quanto riguarda, invece, solo il segnale v S (t), avendo detto che esso vale
v D (t ) Q
I D deduciamo che sussiste la
VT
relazione
i d (t ) =
I QD
VS sin(t ) Ri d ( t )
VT
i d ( t) =
VS
VT
+R
I QD
sin(t )
21
Errore di nonnon-linearit
Il ragionamento fatto nel paragrafo precedente per valutare la corrente di segnale
i d (t ) = g D v d ( t ) un ragionamento approssimato: questa approssimazione viene
evidentemente dal fatto di considerare lo sviluppo in serie di Taylor
dellesponenziale arrestato al secondo termine. In pratica, mentre la legge
esponenziale una legge del tutto generale, nel senso che include una legge
lineare, una quadratica, una cubica e cos via, noi abbiamo considerato solo la
legge lineare. Questo ci ha mostrato un comportamento lineare del diodo, ma ha
comportato inevitabilmente una approssimazione.
Lentit di questa approssimazione pu essere valutata facendo ricorso al
cosiddetto errore di non-linearit, definito mediante la seguente relazione:
nl (%) =
I D I ' D
*100
I D
I D = I d I = I Se
Q
D
VD + v d
VT
IS e
VD
VT
Vvd
Q Vvd
= I S e e 1 = I D e T 1
VD
VT
v
v
I'D = I d I QD = I QD 1 + d I QD = I QD d
VT
VT
Andando allora a sostituire nella definizione dellerrore di non linearit, abbiamo
quanto segue:
vd
Vvd
v
vd
VT
I e T 1 I QD d
e
VT
VT
*
100
*100
nl (%) =
=
v
vd
d
e VT 1
I QD e VT 1
Q
D
v d 1 v d2
v
1 +
1 d
+
2
VT 2 VT
VT
nl (%)
*100
vd
1 +
1
VT
Autore: Sandro Petrizzelli
22
nl (%) =
1 vd
*100
2 VT
Questa relazione pu dunque essere usata per capire se il segnale variabile v S (t)
applicato al diodo tale da poter impiegare la linearizzazione del comportamento
del diodo o meno: se lerrore di non linearit non supera un certo
valore limite, lanalisi lineare accettabile; in caso contrario,
invece necessario tenere conto della non-linearit del dispositivo.
Il valore limite tollerabile dellerrore di non linearit quello che si ottiene quando
il segnale v S (t) ha una ampiezza pari alla tensione termica v T =26(mV) : in questo
caso, ponendo cio v d =26(mV), si ottiene un valore dellerrore di non linearit pari
al 50%.
Quindi, quando si parla di comportamento del diodo in regime di piccolo
segnale, ci si riferisce implicitamente ad una condizione in cui la tensione di
segnale ai capi del diodo ha una ampiezza che non supera la tensione termica.
Distorsione armonica
In base a quanto visto nel paragrafo precedente, vogliamo adesso vedere pi nei
dettagli quali conseguenze derivano dal fatto che il diodo un elemento non
lineare.
Indichiamo ancora una volta con v d (t) la tensione di segnale che risulta applicata
ai capi del diodo; in particolare, supponiamo che si tratti di una tensione
sinusoidale del tipo v d (t ) = Vm sin(t ) . Se assumiamo per il diodo un comportamento
lineare, ci basta applicare la relazione i d ( t ) = g D v d ( t ) per affermare che la corrente
di segnale nel circuito vale
i d ( t ) = g D Vm sin(t )
significa che, nel fare lo sviluppo in serie di Taylor del termine esponenziale e kT , ci
dobbiamo arrestare al terzo termine (quello appunto quadratico), per cui, ripetendo
lo stesso ragionamento di prima, risulta
i d ( t ) = g D v d ( t ) + kv 2d (t )
Andiamo allora a sostituire lespressione della tensione di segnale, al fine di
ricavare la corrente di segnale:
23
1 cos( 2t )
k
k
i d ( t ) = g D Vm sin(t ) + kVm2
= g D Vm sin(t ) + Vm2 Vm2 cos( 2t ) =
2
2
2
= g D v d ( t) +
k 2 k 2
Vm Vm cos(2t )
2
2
k 2
k 2
Vm ed anche un termine
Vm cos(2t ) a frequenza doppia rispetto a
2
2
quella in ingresso (termine quadratico). Abbiamo cio ricavato che, andando oltre
i limiti della linearit, si ottengono delle armoniche a frequenza
multipla rispetto a quella di alimentazione.
Se, per esempio, considerassimo, oltre al termine quadratico, anche quello
cubico, avremmo sia larmonica a frequenza doppia sia una armonica a frequenza
tripla e cos via per leggi via via pi complesse.
Questo fatto a volte deleterio, in quanto le armoniche a frequenza multipla
dellingresso sono indesiderate e dannose per le applicazioni, ma altre volte
indispensabile: il caso pi classico quello della cosiddetta moltiplicazione di
frequenza, ossia di quelle particolari applicazioni in cui, dato un segnale in
ingresso ad una certa frequenza, si vuole produrre un identico segnale, ma con
frequenza multipla.
Adesso ripetiamo lo stesso discorso nellipotesi che la tensione di segnale v d (t) ai
capi del diodo sia la somma di due distinti segnali sinusoidali: poniamo perci
considerando
sempre
il
24