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BREVE STORIA TRISTE: LA DEFLAZIONE NELLEUROPA UNITA (?

) POST CRISI
Alla fine del 2013 lEurozona stava andando incontro a una tendenza
deflazionistica abbastanza preoccupante che si poi concretizzata due anni
dopo. Con deflazione si intende labbassamento dei prezzi di beni e servizi, o
meglio un tasso di inflazione negativo. Linflazione infatti pu essere
intuitivamente definita come laumento dei prezzi dei beni e servizi nel tempo.
Per lUnione Europea un tasso ottimale di inflazione si aggira intorno al 2%.
Unaltra chiave di lettura della deflazione potrebbe essere laumento del potere
di acquisto della moneta corrente. Uninflazione che non cresce un problema
per paesi con un debito pubblico elevato come quelli dellEurozona. Ma perch
un problema? Pensandoci, una prospettiva in cui i prezzi continuano a
scendere sembra essere la ricetta giusta per risollevarsi da una crisi. In realt
non cos perch una deflazione insidiosa e dannosa come pu esserlo una
iperinflazione (ndr: Repubblica di Weimar). In un periodo di deflazione il calo dei
prezzi dei beni e soprattutto dei servizi, come i trasporti ad esempio, portano a
un abbassamento degli stipendi rendendo cos pi difficile pagare i propri debiti
(come un mutuo o un qualsiasi altro finanziamento). Altro effetto della
deflazione quella di rimandare gli acquisti nel tempo: ogni persona sapendo
che i prezzi continueranno a scendere aspetter a comprare il bene a cui
interessata fino a raggiungere il prezzo pi ottimale. Questo comportamento
azzera la crescita dei consumi che la base fondamentale per la ripresa di un
Paese e per la crescita del PIL. Questo anche il motivo per cui i paesi con un
elevato debito sovrano si trovano in difficolt in una economia in deflazione: il
rapporto debito/PIL una frazione in cui al numeratore c il valore del debito
pubblico e al denominatore il valore del PIL. Va da s che con un PIL sempre pi
basso il debito pubblico aumenta rendendo difficile per i Governi la restituzione
e il pagamento dei suoi interessi.
Nel 2013 il Presidente della BCE Mario Draghi aveva definito il pericolo di
deflazione nellEurozona una fase transitoria, scegliendo di non intervenire
come invece fecero altre banche centrali. In questa decisione la Germania ha
giocato un ruolo chiave: il suo tasso di inflazione viaggiava all1.3%, un valore
decisamente superiore rispetto agli altri paesi europei, tra cui lItalia, che
lottava con lo 0,7%. La paura di una spinta inflazionistica che da sempre
attanaglia llite bancaria e politica tedesca potrebbe aver influito nella
decisione di non intervento della BCE e soprattutto nel non utilizzo di politiche
non convenzionali. LEurozona ha preferito semplicemente ridurre il tasso di
interesse sui depositi dallo 0.5% allo 0.25%.
Ad oggi, con una crescita dei prezzi che si aggira intorno allo 0.2%, la
condizione ideale di un tasso inflazionistico del 2% voluto dallUE sembra una
prospettiva non realizzabile nemmeno nel medio periodo (la proiezione a 5 anni
non va oltre l1.26%). Per combattere la deflazione e uneconomia che viaggia
con tassi sui depositi pari a zero non sono sufficienti le classiche operazioni di
politica monetaria espansiva. Queste operazioni consistono nellacquisto di
titoli da parte delle banche centrali pagandoli con soldi che le stesse stampano
ed inseriscono nel sistema, aumentando cos lofferta di moneta. Acquistando
titoli, la Banca Centrale ne permette laumento del prezzo e conseguentemente
labbassamento del suo tasso di interesse. In teoria, le persone dovrebbero
preferire la detenzione di moneta invece che di titoli, permettendo cos un

aumento del reddito e a seguire una crescita dei prezzi. Nel caso in cui i tassi di
interesse sono a zero, le politiche monetarie espansive da sole sono totalmente
inefficaci ed per questo che i tecnici definiscono questa situazione una
trappola della liquidit. La BCE dovuta dunque ricorrere al Quantitative
Easing, una soluzione che permette di abbassare ulteriormente i tassi di
interesse sotto lo zero. La manovra consiste nellacquisto da parte delle banche
centrali di titoli di stato e di altro tipo dalle altre banche per immettere nuovo
denaro nelleconomia. Questo tipo di operazione per, non essendo stata fatta
subito, non sta dando i risultati sperati, secondo gli analisti della BCE. Al
contrario, Regno Unito e stati Uniti non sono stati risucchiati dalla spirale dei
tassi negativi perch hanno attuato politiche di Quantitative Easing gi dal
2009, con effetti positivi sul medio periodo. Per quanto riguarda invece
lEurozona Mario Draghi ha rinviato la decisione a dicembre su un possibile
prolungamento del piano di Qe oltre il limite stabilito in partenza di Marzo
2017.
Se in questa particolare congiuntura economica le politiche monetarie a
completo appannaggio delle Banche Centrali non stanno dando i risultati
sperati, secondo la letteratura economica dovrebbero essere pi efficaci le
politiche fiscali a carico dei singoli Governi dei vari Stati. Una politica fiscale pu
essere effettuata tramite un incremento o una riduzione del livello della spesa pubblica (quindi un
aumento o riduzione del debito pubblico), degli investimenti o dellaliquota di imposta sul reddito.
In una economia immersa nelle sabbie mobili dei tassi a zero un aumento della spesa pubblica da
parte dello Stato produce un effetto secco nellaumento del reddito pro capite delle persone.
Laumento del reddito prevede un aumento della domanda di moneta e questo comporta un tanto
agognato aumento del tasso di interesse, seppur sensibile.
Perch gli agenti economici non attuano un mix di politica economica e fiscale? Per quanto riguarda
lEurozona il problema secondo me molto semplice: lunione monetaria non basta. I vertici
dellUE dovrebbero prima varare un serio piano di unificazione fiscale cos da poter agire con un
mix di politiche economiche congiunte, lasciando poi ai singoli stati uno spazio di manovra sulla
politica fiscale per eventuali aggiustamenti strutturali.
Concludendo, sembra che ci siano molti scettici sulla effettiva ripresa delleurozona, dato che i
mercati si aspettano un tasso di inflazione media all1.28% tra 10 anni, stima molto inferiore a
quella di Mario Draghi che ha previsto gi dal 2018 uninflazione media all1.6%. Altra evidenza
poco rassicurante viene da un recente studio della BCE in cui si rileva che laspettativa di inflazione
futura fortemente determinata dal livello di inflazione corrente.
A questo punto, speriamo che almeno le tasse universitarie scendano.

SITOGRAFIA

http://www.corriere.it/economia/16_gennaio_29/che-cosa-sono-tassi-di-interessenegativi-come-funzionano-spiegazione-federico-fubini-139154c0-c6ca-11e5-bc004986562dd09c.shtml
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-09-09/se-mercato-ha-dubbi-sullefficacia-banche-centrali-163612.shtml?uuid=AD4u5sHB

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-09-07/la-trappola-tassi-negativi073602.shtml?uuid=ADOnX6FB
http://www.lavoce.info/archives/42729/quantitative-easing-inutile-aspettare-la-fase-3/

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