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LANIMALE NEL SIMBOLISMO RELIGIOSO

INDIANO
I Vhana degli di e delle dee.

Una caratteristica di notevole interesse del simbolismo animale, per cui un


animale entra a far parte della cifra simbolica di una determinata figura divina,
caratterizzata dal concetto dei Vhana, nome sanscrito neutro (lett.
cavalcatura, veicolo) con il quale si indicano, nella mitologia e
nell'iconografia indiane, quegli animali che assolvono la funzione di simbolo e
veicolo delle diverse divinit.
Anche se gli di non presentano tratti animali nel loro aspetto, intrattengono
una stretta relazione con un particolare animale reale o immaginario che
svolge un ruolo di Vhana, veicolo di quella specifica divinit, spesso
raffigurata a cavallo dellanimale con cui associata.
Vedremo in seguito come alcuni di della religione vedico-brahmanica, come gli
spiriti ed eroi delle credenze popolari, furono strettamente collegati, attraverso
tradizioni mitologiche, a determinati animali. Il dio-sole, per esempio,
percorreva il firmamento su un carro trainato da cavalli, mentre Candra, il dioluna, ne aveva uno tirato da antilopi; Indra, il maggiore dio vedico, cavalcava
un elefante. L'uccello Garuda era la cavalcatura di Visnu nel suo aspetto solare.
I Vhana, i veicoli delle divinit, simboleggiano la natura, il ruolo o lattivit del
dio o della dea. Ciascun Vhana al centro dei miti che spiegano come esso sia
diventato veicolo di quella particolare divinit, la quale in alcuni casi pu
essere conosciuta proprio grazie al suo veicolo. Ed inoltre alcuni casi lanimale
ha anche un nome proprio.

Un esempio dato dallelefante, uno tra gli animali sacri, considerato come
veicolo del dio vedico Indra e nella fase della religione vedico-brahmanica
esprime il ruolo di Indra come sovrano degli di e vi dunque una stretta
associazione tra elefante e regalit. Lelefante sar sempre in India la
cavalcatura del sovrano, simbolo della fertilit postata dalla pioggia e,
nellimmaginario indiano, lequivalente terreno della nuvola perch nei testi
rimanda al fatto che spruzzi acqua dalla proboscide, grigio e la sua voce di
tuono: per questo legato a Indra, dio dei fenomeni celesti. Con il passaggio
dal brahmanismo allinduismo Indra diventa una divinit marginale, arriva ad
essere considerato il guardiano di una delle direzione dello spazio e lelefante
nellinduismo viene associato in maniera pi immediata a Ganesha ma
nelliconografia Indra continua ad essere rappresentato a cavallo di un elefante
bianco come suo peculiare veicolo. Ganesha invece accompagnato da un
topo, rappresentato su un dipinto murale allingresso di una casa. Il topo colui
che, grazie alle sue dimensioni minuscole, pu andare dove vuole, aggirando
tutti gli ostacoli, e rispecchia una delle principali funzioni di Ganesha, ovvero
quella di rimuovere gli ostacoli.
Durga, (lett. dal sanscrito "colei che difficilmente si pu avvicinare"), una
divinit femminile di primaria importanza in India tanto che viene spesso
identificata con la dea Tukur, ovvero divinit suprema intesa in forma
femminile. Nel mito e nelliconografia Durga cavalca la tigre o il leone e si
tende a confondere i due felini, ma entrambi ben si addicono al ruolo di
indomita combattente che compete a Durga. Questa miniatura appartiene ad
un importante e prezioso manoscritto di un testo fondamentale per il culto
della divinit femminile ovvero del Devi Mahatmyam, lesaltazione della dea,
testo in cui sono narrati tre miti importanti che hanno come protagonista la
divinit femminile Durga come dea guerriera per combattere e distruggere il
demone bufalo Mahishasura. Nella mitologia hindu un avversario degli di
tiene, tramite ascesi, merito sacrificale o semplice promessa divina, un potere
immenso che minaccia di sconvolgere lordine cosmico. Nel caso del demone
bufalo, grazie ad intense preghiere a Brahma (il dio supremo), ha ottenuto il
potere di non poter essere ucciso da alcun uomo o essere celeste dando inizio
ad un regno di terrore sulla terra, in cielo e negli inferi. Gli di allora si
radunarono e combinarono le loro energie in una figura femminile di valore e
splendore straordinario, rappresentando cos un distillato di tutte le energie
divine ed era la sola che poteva uccidere il demone. La sua forma era di una
bellezza accecante, con il viso scolpito da iva, il busto da Indra, il seno da
Chandra (la Luna), i denti da Brahma, le natiche dalla Terra, le cosce e i
ginocchi da Varua (il vento), e i suoi tre occhi da Agni (il fuoco), il corpo dorato
e dieci braccia. Ciascuno degli di le dona la propria arma caratteristica come
iva il tridente, Vi u il disco, ed il dio della montagna a donarle la tigre, la
sua cavalcatura. Ci significativo perch vari studiosi hanno messo in rilievo il

legame che intercorre tra nord,dove risiede il dio della montagna,con la tigre e
il leone da un lato, sud e bufalo dallaltro. Luccisione del demone bufalo
rappresentata nel rilievo Pallava, realizzato con il patrocinio della dinasta
Pallava che costituisce uno dei capolavori dellarte indiana con la raffigurazione
della dea che cavalca non la tigre ma un leone. Ed stato notato che il bufalo
la cavalcatura di Yama ( dio della morte) quindi la vittoria della dea sul demone
bufalo stata da alcuni interpretata come trionfo sulla morte.
Il termine Vhana deriva dalla radice sanscrita VAH, trasportare ed un
termine gi presente in un gruppo di testi vedici, Brhmaa dove per Vhana
significa bestia da soma oppure carro. E solo con lemergere dellinduismo
classico che il termine si impone in unaccezione tecnica arrivando ad indicare
appunto il veicolo di una peculiare divinit.
Spesso possibile identificare le statue di divinit proprio grazie ai Vhana,
poich a partire dalla fase formativa dell'iconografia in epoca kua (II- IV sec.
d.C.), a ogni divinit venne canonicamente attribuito un determinato animale.
I primi animali assimilabili ai Vhana
sono i piccoli makara
(animali acquatici mitici simili a
coccodrilli)

e gli elefanti raffigurati a mo' di base ai piedi degli yaksa sulle balaustre in
pietra degli stpa buddisti di Sc e Bhrhut.
Questo tratto interessante del simbolismo animale ha suscitato notevole
interesse tra gli indologi, i quali si sono chiesi quale sia lorigine di questa
associazione formulando varie ipotesi.
1- La prima ipotesi interpretativa si deve a Zimmer,un indologo tedesco,
secondo il quale il Vhana indica la sfera dinfluenza del dio, il regno o
lelemento in cui il suo potere prevale.
Basically, the vehicle denotes the sphere of the gods influence the
element or realm in which his power prevails.
In questo caso laccoppiamento di un animale a una determinata
divinit non mai casuale ma tale da far corrispondere alcune
caratteristiche vere o presunte dellanimale a un determinato aspetto
dellinfluenza del dio.
Riguardo allorigine, invece, Zimmer avanza uninterpretazione che ha fatto
molto discutere, ovvero che lorigine di Vhana hindu sarebbe da individuare in

ambito mesopotamico. Nelliconografia degli di in Mesopotamia era


consuetudine giustapporre alla forma umana di un dio un simbolo che ne
denotasse il regno e il potere specifici. Questo tipo di associazione, secondo
Zimmer, sarebbe stata presa in prestito dalla civilt dellindo e nel tempo, con
lemergere dellinduismo, sarebbe stato alterato per adattarsi alla concezione
di una divinit effettivamente sostenuta da un veicolo. Quindi possiamo dire
che la sua ipotesi rimandi ad unorigine mesopotamica. Per stabilire se
linterprestazione dei dati mesopotamici fornita da Zimmer sia corretta o meno
sarebbe necessario un confronto con studiosi dellarea mesopotamica come
sumerologi, assiriologi.
2- Mentre un altro studio successivo opera di Gonda il quale sostiene che
se si accetta lipotesi che non esiste una cesura netta tra religione vedica
e induismo, i Vhana non compaiono dal nulla ma hanno radici vediche.
Questa tesi non priva di sfumature, aggiunge infatti che non possibile
affermare che nei veda lanimale abbia gi la funzione di veicolo del dio,
funzione che nei Veda in genere svolta dal carro. La tarda cultura
indoeuropea infatti consoce luso del carro da guerra su cui trovavano
posto l'auriga e il guerriero e anche quando luso del carro viene
abbandonato nelleffettiva tecnica di combattimento, il carro continua ad
essere usato per spostamenti, in particolare dei sovrani, e viene quindi
associato a concetti come regalit, prestigio, potere e gli di vedici sono
spesso rappresentati su un carro. Secondo Gonda con il passaggio
allinduismo, nelle rappresentazioni delle divinit il carro viene sostituito
dallanimale.
Quindi Gonda sostiene uno sviluppo interno e respinge vigorosamente la tesi
di Zimmer. E osserva inoltre che possibile individuare dei paralleli tra il
mondo hindu e altre aree culturali indoeuropee quali quella greca, germanica e
celtica dove esisterebbero delle tracce di doppi teriomorfi, per esempio in
Grecia la civetta di Atena , la cavalla di Demetra, in aria germanica i corvi di
Odino.
Ci che si pu osservare che il dio, in realt, pu essere rappresentato in
piedi sullanimale che ne costituisce il veicolo, quindi come su un carro,ma
anche seduto sullanimale o a fianco, quindi pi di una posizione fissa
reciproca, quale poteva essere quella tra divinit e carro nei Veda, si tratta
piuttosto di unassociazione. Nelliconografia uno dei primi esempi di figure
divine accompagnate da veicoli animali risale al I sec EC e si tratta di figure di
Yaka, scolpite sulla cancellata dello stupa ( uno dei monumenti fondamentali
del buddhismo, originario del subcontinente indiano la cui funzione principale
quella di conservare reliquie del Buddha) di Bharut.

Da questo momento in poi cronologicamente, nelle arti figurative, le divinit


appaiono sempre associate ad un veicolo animale.
Esempi: il pavone peculiare a Skanda dio della guerra, e al contempo
dellamore, cos come lo il suo omologo Tamil, il dio Murugan. Il pavone
considerato simbolo di forza e immortalit; Garuda, un grande uccello simile a
unaquila, o meglio un avvoltoio, con caratteristiche antropomorfe compagno
abituale di Visnu, dio della creazione che si muove nel cielo, immagine che
rafforza la sua valenza solare. Nel mito Garuda caratterizzato da
unimplacabile ostilit nei confronti dei Nga, una classe di esseri mitici
rappresentati con la met inferiore del corpo in forma ufitica e la met
superiore in forma umana, rappresentava in genere un'antica razza di uominiserpente presente nella religiosit e nella mitologia vedica e induista. C da
dire in questo contesto che la permeabilit tra mondo umano e la sfera dei
Nga era una realt accettata nella tradizione popolare dove il culto di figure
serpentine probabilmente pi antico di qualsiasi religione storica del sud
continente. Nella mitologia e nella tradizione il termine Nga si riferisce in
particolare al cobra la cui natura fondamentalmente mortifera nota in India e
questo carattere inquietante ne fa anche ornamento di divinit terribile. In
India oggi i Nga sono associati alla fertilit, vengono venerati soprattutto allo
scopo di poter avere figli e in particolare nel Sud dellIndia si trovano quasi in
ogni villaggio, infisse ai piedi di un albero o nel recinto dei templi, gruppi di
stele, ciascuna scolpita con limmagine di serpenti che salgono intrecciandosi.
Ritornando al mito precedente questa pu essere simbolicamente interpretata
come la contrapposizione e al tempo stesso la complementariet tra il fuoco
del sole e la liquidit delle acque ( dimora rituale dei serpenti) nellimmaginario
indiano. E interessante che se Garuda, associato ad una simbologia solare, il
veicolo di Visnu, quando questo attivo, nella fase di inattivit il veicolo di
Visnu un serpente, il serpente cosmico ea.
iva invece associato ad un toro, il quale ha un nome proprio, Nandin che
significa il gioioso. Significativamente il Nandin talvolta raffigurato in forma
teriantropica, ovvero composta di tratti umani e animali, come nellesempio del
tempio di Nlakaha dedicato a iva.

Il dio iva in una nicchia


del tempio Kailasanatha a
Kanchipuram

I Vhana che hanno nomi propri come Garuda e Nandin, proprio per il fatto di
essere identificati da un nome specifico e quindi da una precisa identit,
potrebbero aver avuto originariamente un culto indipendente, che poi
confluito in quello di divinit maggiori dellinduismo.
Cos come vi sono una serie di miti secondo cui lanimale veicolo era
originariamente un avversario del dio e una volta sconfitto diventa il pi grande
devoto di quella divinit, in qualche modo lavorando al suo servizio. Questi miti
potrebbero essere interpretati nella stessa direzione di unoriginaria autonomia
del culto. Potrebbe inoltre non essere casuale che lavatar di Visnu non ha
Vhana e molti di questi erano a loro volta divinit autonome che sono state
poi incorporate nella teologia Vai ava
A questi animali divini, aventi unidentit precisa, in genere riservato uno
spazio a parte nel tempio dedicato alla divinit maggiore, una sorta di
santuario minore (tempio di Hoyesalesvara ) qui i devoti si fermano e si
rivolgono allanimale sperando che egli veicoli le loro richieste alla divinit, in
questo modo lanimale svolge anche il ruolo di intermediario tra il livello umano
e il pi alto livello divino.
Possiamo dire che il problema delle origini dei Vhana continua a non avere
una soluzione unanimemente condivisa tra gli indologi. Senzaltro per
inequivocabile che ciascun Vhana arriva ad avere un altro valore simbolico, in
riferimento alla divinit con cui associato, e di fatto ne diventa lemblema.
Concludendo, ritengo opportuno sottolineare limportanza e il mio grande
interesse verso questo tema considerandolo come uno dei pi affascinanti della
storia indiana. Attraverso il simbolismo animale ho avuto modo di scoprire una
nuova realt intrinseca di elementi teriantropici, suscitatando in me molta
curiosit e passione.
Giada Mazzilli

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