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Un giorno di fuoco Alla fine di giugno Pietro Gallesio diede la parola al- la doppietta. Ammazzd suo fratello in cucina, freddd sull’aia il nipote accorso allo sparo, la cognata era sul- Ja sua lista ma gli appari dietro una grata con la bam- bina ultima sulle braccia e allora lui non le spard ma si searaventd git alla canonica di Gorzegno. Il parroco stava appunto tornando da visitare un moribondo di la di Bormida e Gallesio lo fulmind per strada, con una palla nella tempia. Fu il pitt grande fatto prima della guerra d’Abissinia, L'indomani della strage di Pietro Gallesio era per ‘me un normale giorno di vacanza a San Benedetto, se- parato da una sola collina dal paese dove Gallesio era nato e vissuto ed aveva ammazzato. Il fatto I'avevo sa- puto verso le dieci della sera, gid nella mia stanza sot- totetto, con 'orecchio applicato a una fessura dell'im- piantito, proprio sopra la cucina dove mia aia, mio zia- stro ed i vicini dell'ufficio postale stavano parlando, ‘con voci ora soffocate ora tonanti. A sentir loro, la not: te non si sarebbe potuto dormire, per il lungo fracasso dei camion dei carabinieri che convergevano su Gor- zegno da Alba e da Ceva; in giro si sapeva che il bri- gadiere di Cravanzana aveva telefonato al superiore ‘comando che per Gallesio ci volevano non meno di cen- to uomini. Io invece dormii come ogni altra notte ¢ mi svegliai ‘pi tardi del consueto, e come uscii nel sole mi sorpre- se veder mio ziastro seduto sul tronco a ridosso del no- 4 UN GIORNO DI FUOCO stro muro, gid aciccar tabacco. Gli domandai subito co- me mai e lui mi rispose che la zia laveva obligato a {ermarsi a casa, per paura che Gallesiolatitante battes- se i boschi del Gerbazzo e lui alzando a caso la schiena se lo vedesse davanti col fucile spianato. ~ Pensare, ~ disse, ~ che di Gallesio io non ho la pit piccola paura. Io ’ammirai. - Ti sentiresti di far lotta con Gallesio? = Non farei la lotta con Gallesio. Voglio dire che son sicuro che a me e a tutti i cristiani come me Gallesio non farebbe un’oncia di male. = Tu lo conoscevi questo Gallesio? = L’ho visto una volta alla fiera di Cravanzana. Gli guardai gli occhi, gli occhi che una volta s'erano riempiti della figura di Gallesio, ma subito dovemmo tutt’e due scattar la testa in alto, ch il cielo sopra Gor- ‘zegno aveva preso a sbattere come un lenzuolo teso sot- to raffiche di vento. : = Lcarabinieri, — disse mio ziastro, alzandosi ~ I ea- rabinieri attaccano a sparare. L’hanno scovato. Chiss& dove, chissi in che posto della Bormida -. Era tut dritto, atleticoe sgangherato insieme, e non batteva Ciglio,e il tabacco gli tingeva gli angoli della bocca, ‘Da dietro la chiesa sbucd la sor di Placido e scivold per qualche metzo in folle. Tre, quattro, cingue uomi- ni del paese cis ficcaron dentro dassalto, mentre Pla- cido bestemmiava che facessero con garbo e non gli sfa- sciassero la macchina, gia che per quella specialissima corsa a Gorzegno praticava una tariffa che gli salvava sfe no la benzi a Lamacchina si avvid sempre in folle e frend proprio davanti a noi, Placido sporse fuori la testa e disse: ~ Fre- sia, ci state ancora. Andiamo a Gorzegno a vederci la battaglia di Gallesio coi earabinieri. Con due lire vi por- to ¢ vi riporto. » Dalla voglia mio ziastro ballonzolava tutto, ma subi- toi soffid dentro la voce ghiacciata di mia zia.~ Fresia non ci viene, ~ disse a Placido, ~ Fresia non le spende due lire per andare a Gorzegno a vedere un fico di nien- tee magari ricevere nella testa la prima palla spersa. UN GIORNO DI FUOCO 5 Disse uno della spedizione: - Ma ci ripariamo die- tro gli alberi. Lasciatelo venire il vostro uomo, lui ha fatto la guerra ¢ potra darci tante spiegazioni. E un altro: ~ Sapete, Fresia, chi comanda I'azione? lcapitano di Alba in persona. Se non ci sono cento ca- rabinieri non ce n’é uno. ~ Cosa dici cento? Saranno duecento. Ci sono an- cche tutti i carabinieri di Millesimo. Ma mia zia disse con la sua voce uguale: - Partite, Placido, non state a perder tempo, perché il mio uomo da San Benedetto non si muove. Placido, che conosceva mia zia, ingrand la marcia ‘Mio ziasto staced le mani dalla capotta e domand) forte: ~ Ma dove I’hanno scovato Gallesio? Batteva i boschi? ‘Macché! ~ fecero in tempo a rispondergli da den- tro, ~ Era tornato a casa sua. Si chiuso nel fienile € si difende. Ha cento cartucce, & stato il Barbarossa di Feisoglio a vendergli la polvere ¢ le pale. La machina part{. Mio ziastro si voltd verso mia zia le disse: - Bagascia! - con tanta intensita che con la parola gli uscf uno schizzo di saliva tabaccosa. Ma lei non si tiscald®, gli rispose con quella sua calma: ~ E gia, io per risparmiar due lire di corriera me la faccio a piedi fino ad Alba e tu eri pronto a buttarle via per an- darti a vedere il teatro di Gallesio. Rientd in pa ne spuntd con la coazio. ne per me: due tagli di pane ovali ¢ pallidi come pesci, con delle lische di marmellata, Anche a lui diede da mangiate, una pagnotta grande come un cappello e un culettino di salame che egli appoggid contro il suo enor- me pollice orribilmente tagliuzzato, Gli disse: - Dopo ‘mi spacchi la legna ¢ mi tii ’acqua, ~ ¢ i ritird, ‘Mangiavamo insieme, parandoci a vicenda le mo- sche, mio ziastro rumoreggiava quanto un bue ed io ci pativo, perché allora ero delicatino, turtavia quella mat- tina mio ziastro mi piaceva ed io parteggiavo decisa- mente per lui. Avevo ancora tutto intero lo scudo d’ar- gento che mia madre mi aveva dato alla partenza; gli avrei fornito volentieri quelle due lire, lui mi avrebbe 6 [UN GIORNO DI FUOCO i ripagato col racconto dei fatti di Gorzegno, ma non. sveve saputo come fare ad offre, Del reto tem brava ormai rassegnato, ie se ogni tanto sf eva fod del boccone un seono che somigiava alla solta jlaccia per la zia. Si sentiva sempre quel flip-lap nel cielo, e dopo un ‘po’ mio ziastro disse: ~ Guarda come si difende, come tiene testa, Gran cacciatore che & stato Gallesio ~. E poi si tizzd, perché aveva scorto, sulle radure del Ger- bazzo, passare uomini a squadre, e tutti con un gran asso come se avesscto gli alemanni al culo, enon cera dubbio che si affrertavano tutti a vedersi la batta di Gorzegno. Lui abbassd le braccia con tanto abban- dono che il pane gli scappd di mano in terra. ‘Come noi si fini di mangiare,laggit a Gorzegno ces- sarono di sparare e mio ziastro disse: - Dev’esser gid finita, Gallesio era troppo solo. E. pet questo che non. sono andato con Placido, Poteva finire prima che noi fossimo a meta strada, =f Veniva verso di noi Scolatica, 'ufficialessa posta- Je; Pannunziava l’odore di orina che sempre si spande- vva dalla gran sottana che non cambiava mai, Venne € disse: ~ Voi Fresia che avete fatto la grande guerra, cli erano ben spari? : MT sole dalle sue fentispesse un dito traeva riflessi paurosi. sae arousal ~ Si, Scolastica, erano gli spati di Gallesio e dei ca- rabiniet. Th guell'attimo le schioppettate tornarono a staffi- lare ilcielo. SSOh! ~ si lamentd la vecchia. ~ Ma la dureranno ancora tanto? f = Spero di si,~ bofonchid lui. i Ci scoppio dietro la voce i mia ia. - Ma, o disgra- ziato, 0 delinguente anche tu tieni per Gallesio? = O bagascia frusta, tengo per chi mi pare ; Siintromise Scolastica, - Ma ha ammazzato mezzi i suoi, ~ disse, - e soprattutto ha ammazzato quel buon parroco, UN GIORNO DI FUOCO 4 Grid aio instr: Di a mi rneresce molto me- no che di tutti gli altri. Questi porci di preti, sempre li a dirti: «Guarda dietro Pangolo che c’t il babau, e ta ali dai retta e ti sporgi a guardare e loro dietro ne ap- rofittano per rubarti la roba ¢ la donna. = Sporcaccione! - urld mia zia, - Non ti permetto i parlar cost dei preti. Ricordati che tua moglie & la ‘madre di un ragazzo che studia da prete. Scolastica era gid scappata, come un’elefantessa, ¢ mio ziastro le disse dietro: - Si capisce che scappa, lei che era Pamica del parroco vecchio. Mia zia quasi gi ficcd le dita negli occhi. ~ Non da- ze scandalo al bambino! Vammi a spaccar la legna e spaccamene per un po’ di giorni, gid che per colpa di quell’assassino del tuo Gallesio oggi non ti posso man- dare ai campi, Lui s'incammind, gi sputandosi sulle mani, e poi- ché io mi disponevo a seguirlo lei mi disse secchissima, ~ Tu guai se gli vai dietro, o alla fine dell'estate mi tor- ni ad Alba rovinato nel!’anima per sempre e tua madre viene su e mi strappa uno per uno tutti i capelli che ho in testa, Va’ a trovare Marcelle. Era la bimba della signora Louisette, una donna di San Benedetto che aveva avuto la rara occasione di spo- sarsi a Montecarlo: questa era la prima estate che Mar- celle passava al paese di sua madre, e ne era subito di- ventata la graziosa peste, sempre con una vestina cosi corta che le mutandine le passavan sotto di mezzo pal- ‘mo, finché il parroco aveva fatto osservazione a sua madre, ma da quando viveva a Montecarlo la signora Louisette non dava piti nessun ascolto ai preti, Mar- celle exa troppo esuberante per me, dovevo continua. mente subirla e mi diceva M... € macaroni ogni cinque minuti. Figurarsi la mia voglia di sprecar con lei quel- Ja mattinata straordinaria, Andai comunque a cercar di Marcelle, perché mia zia non la si Poteva contrad- dire in niente, ma per fortuna la signora Louisette mi avvisd dalla finestra che la petite non c’era, andata via con suo padte, a Bossolasco, sulla Peugeot, quella mac- 8 [UN GIORNO DI Fuoco china che mi faceva tanto ridere con quel suo radiato- re puntuto. ci cos{ tornarmene da mio ziastro, che sentivo darci dentro con la scure, ¢ per paura che mia zia mi intercettasse non passai davanti a casa ma Paggirai per il ciliegeto del vecchio Braida e prendendo peril gioco da bocce arrivai da mio ziastro. Mi sedetti dirimpetto a lui, a una certa distanza per via delle schegge, ma non cosf lontano che non mi giungesse l’odore pungente del suo sudore. Mi disse: ~ Per il rumore che faccio non sento bene. A Gorzegno sparano sempre? ~ Sempre. “ ~ Che giuraddio & Gallesio, ~ disse lui fra i denti. Allora gli domandai perché Gallesio aveva sparato a tutta quella gente. ~ Gliel’banno fatta sporea. = Come? = Gli hanno farto dei tort. = Anche il parroco? ~ Lui pit degli altri. = Che raza di torti? ay Nell’interesse. Tu sei troppo piccolo, ma i torti nell'interesse sono quelli che ti avvelenano ~. Sospe- se di spaccare, posd un piede sulla toppa e si asciugava Ja fronte con un fazzoletto color ruggine. - A Gallesio Jecose non andavano bene, non gli sono mai andate be- ne, aveva troppo la malattia della caccia per poter ac- cudire a dovere la sua campagna. E cost, per far fron- te, sera fatto prestare una certa cifra da suo fratello € ali pagava un interesse che nemmeno un giudeo pre- tenderebbe. Tant’é vero che Gallesio diceva alloste- ria: «Mio fratello dovrebbe smetterla di combinar buo- i affari soltanto con mer. Sua cognata, una ia, ben sapendo che Gallesio non era in condizione, aizza suo marito a farsi restituire il prestito e in man- canza a strappargl il campo e il prato. L’unica salvez- za di Gallesio era di sposarsi al galoppo con una don- ra di Gorzegno che aveva un po’ di roba e per Galle- sio una forte inclinazione. Si sposavano, con la roba di UN GIORNO Dr FUOCO. si Jeiliquidava suo fratello, iberava la sua campagna e pa- ce. La donna era decisa, ma come ultimo passo pensa di chiedere il parere del parroco: sai, una di quelle don- ne sole che al prete domandano perfino quanto sale Io cirimasi. M’ero figurato Galles nel pieno delle forze, per poter sostenere una battags simile, qualco- 4 come mio padre che a quest’ora stan sulls porta del uo macello in Alba, cosf raccolto e netboruto, che non lovevo pensarci per non patiene la nosulgia, quasi fos- se git V'imbrunire, Mio ziastro mormord: ~ Piti di sesanta. Ma allora hhon € quello che credevo io, non l'uono di Cravanza- hu ~. Sembrava quasi vergognoso, cone se mi avesse dato motivo di togliergli la stima. Ripese: - Ma allo- tu chi & questo Pietro Gallesio? Certoche dev'essere lngora robusto come un cannone. Spendemmo cinque minuti di muta anmirizione per 14 UN GIORNO DI FUCCO il veechio Gallesio, euardandoci negli occhi, e lui spor- nee enn ce ‘entrambi con le mani giunte tra i ginocchi. f Ea Gorzegno sparavano sempre: pareva il giorno dell'apertura della caccia, quando invadevano le lan- she, a torpedoni complet, i cacciatori della Liguria MMi toced il braccio, se sentivo lontano la macchina di Placido di rtoono da Gorzegno. lo ascoltaie pot erol- Iai la testa e lui lascid subito perdere perché del mio udito ei si poteva fidare, Quindi si addormentd sul troneo, la schiena contro il muro caldo, ¢ ogni tanto ‘batteva la testa come una bandieretta di atta sotto a repel et soto siglo di case, a wer: reilviavai delle formiche sul muro.” [Non so quanto stemmo, luia dormire ed io a studiar le formiche - della zia nessun segnale — finché ci ri- scosse entrambi il riggito della macchina di Placido. Ta intravvidi mentre sorpassava il pilone del!’ Ausili tice e corremmo ad aspettaa al peso pubblico. Tio sll his, con un rumored dsasto, Pet yalche Istante nessuno dei viagaiatori par, come se fvessero tutti sofferto la macchina pretendessero che foi li pregassimo in ginocchio, Poi scesero, si sgran- hirono le gambe e a gran voce ordinarono la menta is osteria. ee eee eee = Ha ammazzato un carabiniere, -sillabd uno della spedizione. eee eee = nd. ~ Ab, i siete ancora al Mio ziastro sogghignd. ~ Ah, ma voi carabiniere di stamattina, quello che ctha dette Remo, on la pallain mezzo agli occhi. Ma noi lo sappiamo da ‘quattro ore. i ie ‘Questo li mortificd, e come per riacquistar prestigio Placido disse in fretta: - Questa perd non la sapete: che Gallesio ha ferto il capitano dei carabinieri, quello di Alba, Gliha scarnificato una tempia. Tanto cosf pit in centro e lo fa secco. LUN GIORNO DE FUOCO 15 Disse mio ziastro: ~ L'ha tolto da far lo spiritoso. Credeva dlessere ad Alba alla festa dello Statuto? La ragazza dell’osteria portd le mente ¢ tra una sor- sata e l'altra ci informarono che a Gorzegno si aveva impressione di essere al fronte. Gorzegno, ¢ nessun altro pacse delle langhe, aveva mai conosciuto un gior- no cosi. Dietro ogni albero c’era uno spettatore, ei for- tunati provvisti di binocolo giuravano di veder di quan- do in quando balenar gli occhi di Gallesio tra le fessu- re dell’assito del fienile, ma non cedevano il binocolo nemmeno a offringli uno scudo per pochi minuti di vi sione. I carabinieri che sparavano e strisciavano affon- dati nell’erba, quelli si vedevano senza bisogno di bi- nocoli, Da Torino erano arrivate due macchinone di siornalisti e fotografi, coi nomi dei giornali sulle tar- ghe: la «Gazzetta del Popolo», la «Stampa». Gli uffi- ciali dei carabinieri, ma di quelli con tante lasagne sul berretto, passeggiavano su e giti per lo stradale, ner- vosi, ¢ rispondevano seccamente anche ai giornalisti, che naturalmente erano i soli che si azzardassero ad in- texpellarli. Ogni cinque minuti consuleavano l'orologio sotto la manica gallonata e poi alzavano gli occhi alla inuvolaccia carboniosa che si era sviluppata da tutti que- ali spari, ancorata sopra Gorzegno come un dirigibile Perché Gallesio desse fondo alle sue munizioni, icara- binieri avevano studiato di alzare allo scoperto i loro berretti in punta a dei bastoni, ¢ sulle prime Gallesio «era cascato e non ne perdonava uno, ma poi aveva ca- pito il trucco e risparmiava i colpi, ciononostante i ca- tabinieri non riuscivano a serrar sotto di quel tanto che ppermettesse il Jancio delle bombe lacrimoge: Come conclusione Placido disse: - Gallesio s’é tira- to addosso lo Stato. Oggi possiamo dire d'aver visto lo Stato. Madonna, cos’é lo Stato! Noi abituati a veder sempre ¢ solo il nostro parroco e il Podesta di Niel- li. E si accingeva a ritirar la machina, quando si pre- sentarono a dirgli di portarli a Gorzegno altri quattro, thu del paese ede ferrovier di Savona che erano In erie. 16 UN GIORNO Dr FUOCO Lo vedemmo ripartire, mio ziastro dicendo: ~ Ma guarda che giomnata d’oro fa far Gallesio a Placido, “Adesso andava a tirar 'acqua per la ziae io indugiai sulla piazzetta con una improvvisa voglia di breve so- litudine, indeciso se scendere a Belbo per fissar 'acqua dei gorghi e veder fino a che punto resistevo alla sua attrazione oppure entrare nel camposanto ¢ gicar per le tombe e segnarmi nomi ¢ date: erano tutt'e due fra i miei giochi solitari. ‘Quando dal cancello della casa della maestra esce la sua ospite misteriosa e si siede, nell’onda della gonna turchina, sulla panca di pietra sotto il tiglio. Era gio- ‘vane, ma da non potersi definire se di venti o trent’an- ni, era bionda come una donna d’altri paesi, gli occhi sempre protetti da occhiali neri per modo che 1 poteva dire di averglieli visti mai, cosi come i potevano dire d’aver sentito la sua voce. Secondo ‘mia zia, era una professoressa di Torino ed aveva uno strano male inguaribile. ‘Come sempre accavalld le gambe, cost belle ma cost di cera che io temevo dovessero sciogliersi se le espo- neva un po’ tanto al sole. Il sole infatti non lo cereava ‘mai, le rarissime volte che usciva dal paese andava in- variabilmente a nascondersi in fondo al bosco degli ‘Agrifogli. Io tremavo quando mi chiamava accanto a lei, e soffrivo lungamente quando non si accorgeva di sme o mi lasciava passare senza invitarmi. Qualche vol- ta, verso sera, m'invitd alla panca di pietra: io mi se- devo sull’erba, a tre palmi da quelle sue speciali gam- be venate d’azzucro, ¢ lei mi diceva di cantare. Mi tro- vava una bellissima voce ed un sentimento non nor- male in un ragazzino, sicché, dopo la seconda volta, mi disse: ~ Tra qualche anno tinnamorerai, ed avrai cer- tamente un amore tremendo, Quel giorno si sedette ¢ subito le apparve in mano tunlibro, segno infallibile che in quel momento non de- siderava vicino né me né altri. Difatti io le passai da- vvanti il pit adagio possibile, ma lei non sollevo dal li- bro il eapo biondo.. ‘UN GIORNO pr FUOCO e Per non starmene solo con quella tristezza mi misi alle calcagna di mio ziastro che stava gia seenlendo, con due secchi a bilanciere, alla fontana publica. = E gid un po’ tardi, ma tua zia vuole che vai a far merenda, Pane e pesche, mandate da tua made con la cortiera, __=Non ne ho voglia -, Con le dita immer Wo ilverde che tappezaava la vasea.~ Che bestieveno, che fanno zzz? = ~ Sono cicale. nosci cigenno ele: Ma non conoscinemmeno cca, 0 ~ Zio, a Gorzegno non sparano pi Strinse le labbra. ~ Saranno riusciti a lanciargli bore lactic Ca peenaer eae tie, = Non 2 meglio che lo prendano vivo? Misi rivoltd da mozzarmi il fiato. ~ No! No, bam- bino, no! Quando si fanno certe cose, dopo bisogna ana ae ce eee Proprio perché si é sicuri wer dopo la forza di morire, Gual aver dopo fora . Guai se non fosse co- Si caricd il bilanciere ¢ torn: dolo andarea versar acqua, vidi = appariva e spariva come uno spirit per domenica mi avrebbe fatto gli agnolotti e se ero contento. Risposi dist, anche se trai suoi agnolotti e «quelli di mia madre c’era come dal giorno alla notte. Finit per l'acqua, mio ziastro venne a sedersi ‘con me sul tronco e si mise a sceglier tra cicche di to- seano la pid adatta per masticare. Calava il sole, len- tissimamente, come un vecehio che per scendere tasta scalino dietro sealino, e un atietta da chissa dove dava nella nostra meliga, con un rumorino di piogsia rada. In quella pace esplose, nel cielo di Gorzegno, una fu- cileria cost fittae furiosa che noi due saltammo in pie- di, quasi che il pericolo ora fosse a San Benedetto. E mio ziastro disse: ~ Gli stanno dando l'attacco. To lo 0. Anche noi in guerra quando sparavamo tanto cosi ta perché subito dopo attaccavamo. Fissammo, come a interrogarle, due nuvoleite so- 18 [UN GIORNO DI FUOCO spese sopra Gorzegno, poi ci risedemmo adagio, men- tre le detonazioni scemavano. ~ Bisogna esserci stati per sapere cos’é stare sotto il fuoco. Provare per eredere, Tuo padre ti ha mai rac- contato} Dissi di no, mentendo, perché mio padre, quand’era in vena di raccontare, non aveva mai altro argomento che la guerra del quindici, ma mentii perché ora vole- vo sentirne qualcosa da mio ziastro. = Una sera o l’altra, tanto ti fermi qui per molto, ti parlerd dell’ Ortigara. Tuo padre cera all’ Ortigara? = Non lo so, ma credo di sf, perché mio padre ha fat- to tutto in quella guerr = Gia, se era negli alpini,all’Ortigara non pud esser ‘mancato. Una sera o Paltra te ne patio. ‘Allora mi alzai e saliia postarmi sotto ippocastano, per avere perfettamente sgombra la visuale del Passo della Bossola, Si avvicinava l'ora della corriera di Alba = madama la corriera di Alba, la chiamava mio ziastro e,ameno che mi trovasi distante nei bosch, non ne perdevo mai un passaggio, perché a quell’ora sotto ve- spro avevo sempre una dolorosa voglia di Alba. La sua tromba potentissima faceva alzar Ja testa a tutti nella conca di San Benedetto, uomini e bestie, ¢ per le stret- te curve del passo ancheggiava proprio come una ma trona, lasciandosi dietro un polverone come un segai- ‘mento di cavalleria, Quando ultimo atomo di quella polvere era ricaduto, allora abbandonavo la mia spe- cola e mi voltavo, sospirando, al paese gid sormontato dalle prime fumate della sera. ‘Aspettai, con l'orecchio teso alla tromba ¢ l'occhio fisso al nudo passo sul quale, di contro al cielo grigio unito, un carro di fieno avanzava e ondeggiava imper- cettibilmente. Ma quel giorno maneai il passaggio del- la corriera di Alba, perché dopo dieci minuti di attesa ‘un rombo di motore e un grido di mio ziastro mi fece- ro scattare verso la piazza col cuore in bocca, Tornava la macchina di Placido, con gli occupanti a mezzo bu- sto fuori dei finestrini e gesticolanti come ossessi. UN GIORNO Dr FUOCO 39 Mio ziastro mi raggiunse al peso pubblico dicendo: ~ Stavolta finita, - ¢ l’ansia lo faceva balbettare. E mi mise una mano sulla spalla quasi che si trattasse di dover difendermi, Prima ancora di scendere Placido faceva gid con le ‘mani, ripetutamente, il gesto di chi chiude un sipato. E poi disse, forte come un banditore: ~ Tutto finito. E morto. ‘Mio ziastro respird tre volte e poi domandd sempli- cemente in che modo I’avevano Saat . ~Non I’hanno ammazzato i carabinier. Si to lui, in bocca. Si era avanzata una cartueci Mio ziastro non chiese altro e comincid a spingermi verso casa. lo volevo saj infinitamente di pit, ci- mentare Placido fino a farmi dire ultimo particolare, soprattutto se aveva visto il cadavere di Gallesio, ma mio ziastro premette un po’ piti forte sulla mia spalla ¢ dovetti incamminarmi, = Cosa volevi sapere di pid? E morto, si ammaz- zato, non c’é nient'altro da sapere ~. E poi: - Bravo Gallesio. ~ Perché gli dici bravo? ~ Perché é stato al gioco. Tutt’oggi ho vissuto con Ja paura matta che si arrendesse, che si facesse pren- dere vivo, ma lui stato al gioco, Non m’ha fatto pen- tire. Di Gallesio voglio ricordarmene fin che cam- po. Poi sivoltd a guardare un’ultima volea il cielo so- pra Gorzegno. Anch’io, e sembrava un lago dove fos- sero finalmente finiti i cerchi provocati dai tonfi di mi- aliaia di pietre. Sull’uscio mio 2iastro chiam® la ziac subito ridisce- se gli scalini per lasciarle il posto sulla soglia. Lei com- parve in un minuto, stava asciugandosi le mani, con estrema energia, quasi volesse staccarsi le dita. Le disse: ~ Tutto @ finito. E morto. Ma non gli ha dato la soddisfazione dammazzarlo o di prenderlo vi- vo. Sié sparato lui, in bocca, con ultima eartuecia, ¢ naturalmente non s’é sbagliato. Domani mattina torno a lavorare sulla langa di Feisoglio. Sei contenta? 2 spara- 20 [UN GIORNO DI FUOCO Lei lo fissd con quei suoi occhi neri, insopports mente, poi buttd V’asciugamani dentro casa disse, a me ma per lui: ~ Tra dieci minuti ceniamo. Tu lavati Je mani. Io scappo in chiesa a pregare per le anime del- le vittime di Gallesio ed anche per lnima sua. E chie- der’ al Signore che ei perdoni tutti e ci illumini, per- cché tutto il male che capita su queste langhe la causa @ la forte ignoranza che abbiamo. La sposa bambina* Catinina del Freddo era di quella razza che da noi si marchia col nome di mezzi zingari perché mezza la lo- ro vila passed 'socts Fala evi ear Proprio sotto l’ala si trovava, a tredici anni giusti, a siocare coi maschi a toceo e spanna, quando sua madre le fece una chiamata straordinaria. ~ Lasciami solo piti giocare queste due bilie! — le srid® Catinina, ma sua madre fece la mossa di avven- tarsi e Catinina anda, con ben pit di due bili nella ta- sca del grembiale. ‘A casa c’era suo padre e sua sorella maggiore, tra i quali vennero a mettersi lei e sua madre, e cosf tutt’in- sieme fronteggiavano un vecchio che Catinina cono- sceva solo di vista, con baffi che gli coprivano la boc- cae nei pani un cattivo odore un po’ come quello dell’acciugaio. I suoi di Catinina stavano come sospe- si davanti al vecchio, e Catinina comincid a dubitare che fosse venuto per farsi rendre ad ogni costo del de- naro imprestato e i suoi I'avessero chiamata perché il veechio la vedesse e li compatisse. Invece il vecchio era venuto per chiedere la mano di Catinina per un suo nipote che aveva diciotto anni e git un commercio sto proprio. Sua madre si piegd e disse a Catinina: ~ Neh che sei contenta di sposare il nipote di questo signore? Catinina scrolld le spalle e torse la testa. Sua madre * Senta da Franceso Call, spo di Carmelina Fenolo

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