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Dal 1631 al 1944, il Vesuvio stato un vulcano "addomesticato", cio ha seguito un andamento
eruttivo continuo, col condotto praticamente sempre aperto, di modo tale che era possibile intuire le
eruzioni. Dopo una grande eruzione (tipo quella del 1631, 1872 o 1906) tutto il magma stato
eiettato ed il condotto, svuotato, fa crollare la parte sommitale. Il Vesuvio quindi entra in un periodo
di riposo (quiescenza) che dura in media tra i 3 ed i 7 anni, durante i quali il cratere emette solo gas.
Successivamente, piccole esplosioni di ceneri sul fondo del cratere cominciano a costruire un cono
di scorie, le cui dimensioni possono aumentare a seconda della pressione che comincia ad
accumularsi nella camera magmatica, e che danno il via ad un'attivit persistente che pu durare da
un minimo di 7 ad un massimo di 30 anni. In questo periodo, le scorie accumulate formano una vera
e propria piattaforma che finir per occupare completamente il cratere stesso, generando spesso
piccole colate esterne, che per sono di piccolo volume e causano pochi danni. Quando la pressione
accumulatasi giunge al limite, il cono comincia a fratturarsi, ed ha inizio l'eruzione finale, che dura
al massimo due/quattro settimane. Dopo una prima abbondante tracimazione di lava, si ha un
periodo di rallentamento dell'attivit seguito da una fase esplosiva finale, relativamente breve, ma
assai pi violenta (e pericolosa) della precedente, durante la quale si generano una o pi ciclopiche
nubi eruttive che spazzano via la parte terminale del cono. Questa violenta fase pu durare un paio
di giorni al massimo, e segna la fine dell'eruzione e del ciclo. Il cratere, svuotato, frana su s stesso,
ed il Vesuvio ricade nel periodo di quiescenza che segna l'inizio di un nuovo ciclo.
Il cratere, svuotato, frana su s stesso, ed il Vesuvio ricade nel periodo di quiescenza che segna
l'inizio di un nuovo ciclo. Il periodo dell'attivit pi intenso fu durante la seconda met del XVIII
secolo, con cicli della durata media di 10-15 anni; il meno prolifico, quello del 1872 - 1944, con due
cicli della durata di 34 e 38 anni. Dopo l'eruzione del 1944, il Vesuvio cadde in uno stato di
quiescenza che dura tuttora: in base ai cicli abituali, la ripresa dell'attivit eruttiva appare dunque
fortemente in ritardo. . Tale periodo di riposo, in base alla descrizione del ciclo sopra descritta,
appare atipico, per cui la ripresa dell'attivit eruttiva pare fortemente in ritardo. Per questo, si ritiene
che il Vesuvio sia uscito dal tipo di attivit studiato. Per qualche motivo ancora ignoto, il condotto
(praticamente sempre aperto dal 1631) dev'essersi ostruito in profondit, o devono essersi svuotate
le "sacche" di magma che alimentavano l'attivit ciclica, per cui il vulcano tornato all'apparenza
inerte, come doveva essere prima del 1631.
Nel 1987, l'AGIP effettu una trivellazione su un fianco del Vesuvio per cercare di convertirne il
calore interno in energia elettrica. Nel 2001, invece, una ricerca condotta dalle Universit di Napoli
e di Nizza, e i cui risultati sono stati pubblicati su Science, ha permesso di accertare che a una
profondit di circa otto chilometri sotto la superficie presente un accumulo di magma che si
estende per circa quattrocento chilometri quadrati, dal centro del golfo di Napoli fino quasi ai
contrafforti preappenninici. Per via di ci, lecito aspettarsi i segnali di una ripresa dell'attivit in
qualunque momento: quindi, il Vesuvio strettamente monitorato. I vulcanologi, ma anche i non
addetti ai lavori, sanno che il "dinamico riposo del Vesuvio" potrebbe avere prima o poi un termine.
Svariate ipotesi sono state fatte in proposito, da un risveglio prossimo, fino ad ipotesi di 50-100 anni
se non di secoli. Gli specialisti monitorano infatti la situazione del Vesuvio considerando che la
risalita del magma associata a terremoti, a deformazioni del vulcano, ad un aumento della
temperatura nelle fumarole ed a variazioni dell'acqua nei pozzi, alcuni parametri di controllo
esistono gi.
Le pendici del Vesuvio e i comprensori circostanti sono oggi fittamente antropizzati e
disordinatamente urbanizzati. Per far fronte ai grandi rischi connessi ad una possibile eruzione del
Vesuvio stato redatto un piano nazionale d'emergenza che individua zone a diversa pericolosit,
prevedendo azioni di soccorso e piani di evacuazione.