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Cultura 31

Corriere della Sera Domenica 8 Febbraio 2009

Libert e religione Un credente si confronta con il nuovo saggio del giurista

Giornata di studio a Venezia

Olocausto e diritti umani


In onore di Elie Wiesel (nella foto insieme ad altri
deportati nel lager nazista di Buchenwald, dove era
stato trasferito nel 1945 da Auschwitz) si tiene oggi a
Venezia una giornata di studi organizzata dalla locale
comunit ebraica. Lincontro ha come tema Elie
Wiesel: ricordare la Shoah nella difesa dei diritti
umani e si svolge presso il centro comunitario
ebraico della citt lagunare (Cannaregio, Ghetto
Vecchio 1189). Intervengono Roberto Della Rocca,
Daniel Vogelmann, Antonio Papisca, Antonio Cassese,
Riccardo Di Segni e Amos Luzzatto. Allinizio del
convegno verr proiettato il video di unintervista a
Wiesel realizzata da Alessandra Farkas.
attivisti di cui nessuno ha mai sentito parlare.
Un capitolo speciale sar dedicato a Primo Levi. Molto tempo dopo essere stati liberati ricorda
scoprimmo di essere finiti nello
stesso blocco e nella stessa baracca
di Auschwitz. Primo gi allora era
una persona molto importante,
mentre io non ero nessuno. La loro amicizia fu intensa e insieme spirituale. Facevamo lunghissime discussioni su Dio e Israele: io li difendevo comunque, mentre lui era
assai critico. La religione li divideva. Dopo lorrore ricorda Primo Levi aveva rifiutato per sempre
lOnnipotente, diventando agnostico. Io invece continuavo a litigare
con Dio, ma non potevo divorziare
da lui. Primo si chiedeva come degli esseri umani avessero potuto fare questo ad altri esseri umani. Io
mi chiedevo come avesse potuto
Dio permettere a degli esseri umani di farlo.
Wiesel fu uno degli ultimi amici
che Levi chiam prima del suicidio. Intuii subito la disperazione
che lo consumava. "Primo, lascia
tutto e vieni da me a New York", lo
supplicai. "Ti mando oggi il biglietto, annullo tutti i miei impegni e
andremo noi due soli da qualche
parte insieme". " troppo tardi", mi
rispose lui prima di riagganciare.
Tra i maestri ci saranno anche Albert Camus, Henri Bergson e
Jean-Paul Sartre, che lhanno ispirato e guidato quando studiava Filosofia alla Sorbona, prima di diventare giornalista per il quotidiano
francese LArche. Fu allora che conobbe Franois Mauriac, lo scrittore francese (premio Nobel per la letteratura nel 1952) che nel 1955 lo
persuase a scrivere delle sue esperienze di internato nei campi di
concentramento di Auschwitz e Buchenwald.
Gli debbo tutto: senza di lui
non esisterebbero La notte e gli altri miei cinquanta libri. Fu lui, cristiano profondo e tormentato, il
primo a voler sapere quando nessuno in Europa aveva sentito o voleva
sentire parlare di Olocausto. Qualcuno ha scritto, erroneamente, che
Wiesel si arricchito con La notte,
libro tradotto in oltre trenta lingue,
di cui sono state vendute decine di
milioni di copie. In realt quando
finalmente nel 1957 trovai un editore, Les Editions de Minuit, ero talmente felice che firmai un contratto con il quale cedevo tutti i diritti.

Ha detto

Dopo il lager
Primo Levi
era diventato
agnostico.
Io al contrario
non potevo
divorziare da Dio

Sono debitore
di Mauriac:
era un cristiano
tormentato
e voleva sapere
tutto quanto
sulla Shoah

Gli intellettuali
come Noam
Chomsky
mi disprezzano
perch amo
Israele
che loro odiano

Pi tardi ricevetti lettere di avvocati


e luminari della giurisprudenza, da
ogni parte del mondo, che volevano aiutarmi a riottenerli. Ma come
potrei rinnegare la mia stessa firma?.
Appartenere allultima generazione in grado di testimoniare non lo
preoccupa. Libri, conferenze, seminari, articoli di giornale: lOlocausto sottolinea non ha mai
occupato un posto pi grande nella memoria collettiva dellumanit.
Ricordo ancora di quando non riuscivi a trovare un solo corso su questo tema in alcuna universit al
mondo. Oggi, al contrario, non esiste college che non ne contempli almeno uno.
Ci non significa per che lantisemitismo sia un fenomeno del
passato. Nel febbraio del 2007 Wiesel fu aggredito in un hotel di San
Francisco dal ventiduenne Eric
Hunt, un negazionista dellOlocausto che pi tardi si vant della bravata in un sito web di neonazisti.
Da allora lo scrittore costretto a
girare con la scorta.
Concordo con Cynthia Ozick
tiene a precisare Wiesel quando
afferma che il Giorno della Memoria andrebbe annullato, se serve solo per attaccare Israele. Christopher Hitchens, Noam Chomsky
e Norman Finkelstein mi disprezzano per questo motivo, perch io
amo lo Stato dIsraele e loro lo odiano. Il problema loro, non mio, e
non minteressa discutere con gente cos. E gli antichi dissapori con
Simon Wiesenthal? Lui mi odiava
per pura gelosia. Per debbo riconoscere che ha fatto molto di buono e con lui, al contrario degli altri
tre, mi confrontavo.
Nonostante questo amore per
Israele, quando il primo ministro
Ehud Olmert nel 2007 gli chiese di
candidarsi alla presidenza del Paese con il sostegno del suo partito
Kadima, Wiesel rifiut. Per due
mesi fui assediato da gente che mi
pregava di accettare. "Forse non siamo abbastanza importanti per
lei?", mi chiese piccato un giornalista israeliano durante una conferenza stampa. Lultima cosa che volevo fare era offendere gli israeliani
prosegue e allora dovetti rispondere con chiarezza: perch venite da me? Non ho soldi, ma solo
parole da offrire. Ma quelle parole
sono mie, e nel momento stesso in
cui diventassi presidente cesserebbero di esserlo.

Perch limpegno dei cristiani


fa bene alla laicit dello Stato
Stefano Rodot, una visione classica dei rapporti tra fede e politica
di ALBERTO MELLONI

otrei dilungarmi nel presentare ai lettori che cosa troveranno in Perch laico, un bel libro
apparso ora per i tipi delleditore Laterza (pagine 196, e 15) in cui Stefano Rodot ha raccolto contributi
doccasione e giornalistici.
Per lo studioso dei diritti, laicit e democrazia sono legate in modo biunivoco e indissolubile: e dunque in vari passaggi della
storia recente egli
sente una minaccia alla laicit
che, in forza del
sillogismo, diventa un pericolo per
la democrazia. Tesi classica, che
Stefano Rodot allaccia allutopia
scolastica di Gaetano Salvemini e
al sarcasmo di
Gioacchino Belli,
passando forse
troppo rapidamente su quellarticolo 7 della Costituzione che
non fu votato per
guadagnare meriti clericali, ma per
evitare che lItalia
rinascesse con le
tare che lavevano
resa fragile.
Tesi classica, dicevo: esposta dedicando solo qualche rapido excursus
al problema delle varianti interne al
modello, mentre resta fuori dal discorso il sacro esperimento della rivoluzione americana, dove separazione e
religiosit si coniugano in modo assai
diverso rispetto a quella laicit nata
per regolare le relazioni fra cattolici ed
ex cattolici in Francia.
Ampio spazio, invece, riservato allItalia di oggi e alle cronache di una
laicit difficile: che potrebbero essere
qui riprese evidenziando i punti nei
quali il ragionamento del giurista si fa
fine nel penetrare i rischi politici (appena pi piccoli di quelli teologici) di
unenfasi sul diritto naturale; oppure sottolineando i punti nei quali la
convinzione (ad esempio il modo in
cui una coppia ricorre allaborto terapeutico) rende la sua pagina forse troppo sbrigativa. Ma sarebbe far torto a un
discorso che ha nella foga dimpianto
un suo pregio.
Tuttavia c una piccola perla, alla pagina 83, che non si pu trascurare. Stefano Rodot, per lamentare la ideologizzazione della discussione italiana,
accenna a un formulario di testamento

biologico approvato dallepiscopato


spagnolo nel 1986. Richiamo prezioso:
perch, in realt, quel testo molto di
pi che una pietra di paragone. In quel
modulo indirizzato alla mia famiglia,
al mio medico, al mio parroco, al mio
notaio i vescovi proponevano un Testamento vitale che diceva: Considero la vita in questo mondo dono e benedizione di Dio, ma essa non un valore
supremo assoluto. So che la morte

Lautore
Nato
a Cosenza
nel 1933,
il giurista
Stefano Rodot
(nella foto
a fianco) stato
a lungo
parlamentare
della Sinistra
indipendente
e, dal 1997 al
2005, presidente
dellAutorit
garante
per la tutela
della privacy.
Ha dedicato
diversi saggi
ai problemi
delle libert e
dei diritti civili. In
alto, la cucitura
di una bandiera
italiana (foto
Luca Nizzoli /
Emblema)

Inediti Ritrovate dopo quarantanni due storie a fumetti create nel 1971 su testi di Mino Milani

Yanez come Corto Maltese: cos Hugo Pratt disegnava Salgari


Y

anez, Sandokan, la Perla di Labuan. Garibaldi


e Bixio. Matrimoni misti e gentiluomini di
fortuna. Ci sono questo e altro nel Salgari disegnato da Hugo Pratt: 64 tavole a fumetti ritrovate dopo
quasi 40 anni da Alfredo Castelli, linventore di
Martin Mystre. Due storie inedite create nel 1971
su testi di Mino Milani: Le tigri di Mompracem e
La riconquista di Mompracem, la prima quasi completa, laltra abbozzata. La vignetta (pubblicata qui
accanto in anteprima) sar raccolta con le altre nel
volume in uscita a maggio per Rizzoli Lizard. Ritrae uno Yanez assai diverso dalla iconografia pi
classica: il baffo si assottiglia, si fa tuttuno con la
basetta. Ma soprattutto questo Yanez assomiglia
al Pratt pi giovane, dice Castelli. Ovvero a Corto
Maltese, eroe e alter ego dellautore veneziano.
Del resto lo stesso Yanez era un alter ego di Salgari: tabagista come il suo autore, lavventuriero
portoghese sposa la causa degli indigeni e diventa
il migliore amico di Sandokan. Salgari era un ammiratore di Garibaldi e delle sue lotte libertarie
dice Felice Pozzo, scrittore e studioso salgariano,
autore di Emilio Salgari e dintorni (Liguori, 2000)

Hugo Eugenio Pratt


(Rimini, 1927
Grandvaux, 1995)

. Lo stesso Yanez altri non che un novello Nino


Bixio, il genovese che partecip alla spedizione
dei Mille.
In una copertina del 1906 Sandokan ritratto da
Alberto Della Valle: la barba si dirama in due ciocche che scendono sul petto, il baffo ai lati si impenna, come nella moda di allora. Sandokan un altro Garibaldi per tutti gli illustratori del tempo di
Salgari, dice Pozzo. Ma la descrizione salgariana

Disegni
Una tavola
inedita che
ritrae Yanez
e, di profilo,
un Sandokan
molto orientale
( CONG SA)

nelle Tigri questa: Lunghi capelli gli cadono sugli omeri: una barba nerissima gli incornicia il volto leggermente abbronzato. E Pratt vi si attiene,
disegnando un Sandokan giovane, come giovane
era Yanez. Si tratta di due trentenni, che nello sceneggiato Rai del 1976 diventeranno ben pi maturi, osserva Castelli.
noto come Pratt amasse documentarsi a fondo. Scrive Salgari descrivendo Marianna Guillonk,
la Perla di Labuan: Era una fanciulla di sedici o
diciassette anni, ma snella ed elegante. Aveva una
testolina ammirabile con due occhi azzurri come
lacqua del mare. E nei disegni di Pratt Marianna
tale e quale Anna nella Jungla, un altro suo personaggio ricavato da Anne Frognier, la belga che Hugo conosce quindicenne e sposa cinque anni pi
tardi: una straniera cogli occhi azzurri, come lo
Marianna per Sandokan. Un amore internazionale,
una mescolanza culturale che Pratt pratic per tutta la vita. Era un uomo molto aperto, ricorda Castelli. A differenza di Salgari, Pratt viaggi moltissimo. Un sognatore praticante.

Alessandro Trevisani

inevitabile e pone fine alla mia esistenza terrena, ma tramite la fede credo
che mi apra il cammino alla vita che
non finisce, presso Dio. Per questo,
in caso di una situazione critica irrecuperabile, il firmatario chiede che
non mi si mantenga in vita per mezzo
di trattamenti sproporzionati o straordinari; che non mi si applichi leutanasia attiva, n che si prolunghi abusivamente e irrazionalmente il mio processo di morte; che mi si somministrino i
trattamenti adeguati per alleviare le
sofferenze cos da essere aiutato ad
assumere cristianamente e umanamente la morte in pace, con la compagnia dei miei cari e la consolazione della fede. Questo formulario (pi bello
di quello giustamente ricordato da Emma Fattorini in una lettera alla Repubblica) non vuole certo essere laico o
neutrale: anzi, fa appello alla fede. Non
pretende di essere oggettivo o naturale: prende per sanamente atto del fatto che fissare un confine, qualsiasi confine, esige che poi qualcuno abbia la responsabilit di dire quando viene superato. Non si limita ad un auspicio: ma
propone qualcosa di comprensibile e a
suo modo edificante per tutti.
Un approccio che torno al punto
dice cosa potrebbe chiedere la laicit alla Chiesa, se non si limitasse ad accontentarsi di una riduzione dei vocalizzi ecclesiastici (che spesso suscitano
pi fastidi dentro che fuori dal coro).
Nello spazio della laicit lesperienza
di fede ha trovato anche loccasione di
dare alla societ cose pregiate e molto
sue: in termini di salvaguardia dei legami sociali, di formazione delle coscienze, di interpretazione delle attese degli
ultimi, e perfino (lo mostr Riccardi
per De Gasperi e Pio XII) in termini di
laicit vissuta.
Cose che ovviamente non contano
per chi sogna di vincere il titolo da anni vacante di uomo della Provvidenza o per chi calcola di usare contro
Giorgio Napolitano linarcarsi del sopracciglio papale o di quello cattolico,
gi cos storto per la cittadinanza concessa al randello padano, verga del dio
Po; per tutti gli altri, laicamente, contano.

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