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L'uomo e l'universo

Jan Grisanti
Classe 5 B Mecc A. S. 2015/2016
I.T.I.S. Giovanni Capellini
La Spezia

L'Uomo e l'Universo

Come nato e come fatto l'universo? Siamo soli in


questo celeste infinito?

Si dice che l'astronomia insegna la modestia, e io aggiungo, che unesperienza che costruisce il
carattere. Io penso che non c forse nessuna migliore dimostrazione della follia della presunzione
umana che questa immagine da lontano del nostro piccolo mondo. Secondo me, essa sottolinea la
nostra responsabilit di avere pi gentilezza e compassione l'un con l'altro e di preservare e curare
teneramente quel pallido puntino blu, l'unica casa che noi abbiamo mai conosciuto.
Carl Sagan, Riflessioni su un granello di polvere

Giaciamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle.


We are all lying in the gutter, but some of us are looking at the stars.
Oscar Wilde

L'uomo e l'universo

Indice
1. L'uomo e lo spazio....................................................................................... 3
1.1 L'esplorazione dello spazio: l'inizio dei programmi spaziali..............................3
1.2 Rivoluzione dell'universo: il telescopio spaziale Hubble.....................................4
Fig. 5: Hubble Deep Field ..............................................................................................6
Fig. 6: Hubble Ultra Deep Field ....................................................................................7
Fig. 7: Hubble eXtreme Deep Field...............................................................................8

2. Come nato l'universo Il Big Bang.........................................................9


2.1 Prove e osservazioni...............................................................................................10

3. Come fatto l'universo? Il modello cosmologico -CDM....................11


4. Siamo soli nell'universo?........................................................................... 12
4.1 Dimensioni dell'universo.......................................................................................12
4.2 Alla ricerca degli esopianeti: il programma K2 ..................................................12
4.3 Esistono altre civilt o pianeti abitabili?...............................................................14

Bibliografia...................................................................................................... 18

The Pale Blue Dot, il pallido puntino blu: la Terra vista da 6 miliardi di chilometri.
2

L'uomo e l'universo

1. L'uomo e lo spazio
L'uomo, fin dalla nascita, caratterizzato da un tratto non comune a molti animali, anzi
potremmo dire unico: la curiosit scientifica. In quanto conscio, a ragione o meno, di
essere l'unico essere vivente intelligente in grado di studiare un fenomeno e
comprenderne le dinamiche, egli si sempre posto domande su ci che vedeva
accadere intorno a lui, con lo scopo di scoprirne le risposte. L'uomo preistorico si
poneva le domande fondamentali alla sopravvivenza: cosa mangiare e come migliorare
le sue condizioni di vita. L'uomo allora osservava ci che c'era intorno a lui, sulla terra.
C' stato un momento, per, in cui l'uomo ha iniziato a puntare lo sguardo al cielo, e a
chiedersi cosa ci fosse in quel celeste infinito.
La prima civilt studiosa dello spazio e degli astri
fu quella degli antichi Greci, che diedero i nomi
alle stelle e alle costellazioni. Per secoli la visione
dell'universo geocentrico di Tolomeo (Fig. 1), ossia
con la terra al centro di esso e pianeti e stelle che
le girano attorno, fu proclamata come assoluta
verit da ogni astronomo o scienziato.
Nel 1543, ossia quasi due millenni dopo la nascita
delle teorie geocentriche dei filosofi e scienziati
greci, Copernico teorizz il sistema eliocentrico,
che prevedeva il sole al centro di tutto, Sistema
Solare e universo. Qualche anno dopo, Galileo
Galilei prov la teoria di Copernico con
Fig. 1: L'universo geocentrico di
osservazioni astronomiche che dichiararono vero
Tolomeo
il sistema eliocentrico per quanto riguardava il
sistema solare ma non l'universo. Oggi le nostre conoscenze riguardo l'universo e in
particolare il Sistema Solare sono molto pi avanzate, ma ancora non siamo che ai
primi passi nella conoscenza dell'ignoto.
Ma quando iniziata veramente l'esplorazione dello spazio?

1.1 L'esplorazione dello spazio: l'inizio dei programmi spaziali


Nella seconda met del XX secolo, la Guerra Fredda in corso tra gli USA e l'URSS si
disput su un nuovo fronte: la conquista dello spazio.
Vennero cos avviati i primi programmi spaziali; il primo in assoluto fu il programma
Sputnik lanciato dall'URSS nell'ottobre del 1957, mentre il primo degli USA fu il
programma Explorer, lanciato a gennaio del '58. Negli anni seguenti varie sonde e
satelliti vennero lanciati nello spazio; una delle missioni pi famose fu l'atterraggio
dell'Apollo 11 sulla luna, dove Neil Armstrong pos per primo il piede, pronunciando
la celebre frase: Un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanit.
Una vera svolta nell'esplorazione dello spazio si comp il 5 settembre del 1977, con il
lancio da parte degli USA delle sonde gemelle Voyager I e II (Fig. 2), a bordo di razzi

L'uomo e l'universo

vettori Titan-Centaur III. Lo scopo delle sonde era registrare dati ed effettuare
fotografie dei pianeti esterni del Sistema Solare: Giove, Saturno, Nettuno e Urano. La
sonda Voyager I ha scattato il 14 febbraio del 1990 la pi famosa fotografia della terra
vista dallo spazio, da una distanza di ben 6 miliardi di km: The Pale Blue Dot, Il
Pallido Puntino Blu (Fig. 3).
Il 12 settembre 2013 Voyager I ufficialmente
entrata nello spazio interstellare, uscendo dal
nostro Sistema Solare.
Attualmente essa si trova alla modesta distanza
di 20'106'828'000 km dal nostro pianeta,
classificandosi come l'oggetto costruito
dall'uomo pi lontano dalla Terra. Nonostante
questa distanza possa sembrare colossale, pi
avanti vedremo che non altro che un piccolo
passo nell'universo. La sonda si sta
Fig. 2: Voyager I
allontanando alla velocit di circa 61'000 km/h;
se sapremo aspettare, tra 38'000 anni passer
alla distanza di circa 1,7 anni luce (in scala cosmologica molto vicino) dalla stella Gliese
445, che dister a quel punto 3,45 anni luce dal nostro Sole. Voyager I sar quindi pi
vicino a quella stella che al Sole, e sar entrato in un nuovo sistema solare.

Fig. 3: The Pale Blue Dot

1.2 Rivoluzione dell'universo: il telescopio spaziale Hubble


Le vere scoperte in campo astronomico ebbero inizio nel 1990, con il lancio del
telescopio spaziale Hubble (HST, Hubble Space Telescope) che orbita attorno alla terra
a circa 560 km di quota. Lanciato il 24 aprile di quell'anno, ancora operativo, e fu
chiamato cos in onore di Edwin Hubble, famoso astronomo statunitense.
Lo scopo di Hubble compiere osservazioni astronomiche dall'esterno dell'atmosfera
terrestre, poich essa distorce le immagini e filtra le radiazioni elettromagnetiche, non
permettendone la rilevazione corretta dal suolo.
Hubble ha scattato alcune tra le pi dettagliate immagini di sempre nello spettro della
luce visibile, cambiando il nostro modo di vedere l'universo, permettendo importanti
scoperte nel campo dell'astrofisica, come la precisa determinazione della velocit di

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espansione dell'universo.
Si stima che Hubble possa continuare ad
operare fino al 2020; il suo successore nel
campo dell'osservazione nello spettro della
luce visibile sar il telescopio spaziale James
Webb, il cui lancio previsto per il 2018.
Nel 1995, puntando la camera di Hubble nella
porzione pi buia del cielo e tenendo
l'obiettivo aperto con un tempo di
esposizione di ben dieci giorni, i ricercatori
composero un immagine chiamata Hubble
Deep Field, Campo Profondo di Hubble
(Fig. 5). In questa minuscola porzione, grande
un trentesimo di milionesimo del cielo
notturno (Fig. 4), scoprirono l'esistenza di
quasi 3000 galassie lontane dalla terra. Nel
Fig. 4: La porzione di cielo scelta per il
campo profondo di Hubble
2003 Hubble ha superato il suo record,
permettendo ai ricercatori, grazie ai dati
rilevati, di comporre un'immagine simile ma che pu farci guardare indietro nel
tempo fino a 13 miliardi di anni fa. Nell'immagine, chiamata Campo Ultra Profondo
(Fig. 6), si possono vedere quasi 10000 galassie, delle quali le pi piccole e rosse non
erano mai state viste prima da nessun telescopio. Nel 2012 i ricercatori, con un lavoro
che ha richiesto 10 anni di rilevazioni
e di calcoli, hanno composto
l'immagine che mostra la pi
profonda visione di una minuscola
porzione (Fig.8) del cielo visibile:
l'Hubble eXtreme Deep Field (Fig. 7).
Quest'immagine mostra galassie
molto anziane, con et fino a 13,2
miliardi di anni. Queste tre immagini
sono, a mio parere, le
rappresentazioni grafiche
dell'universo pi suggestive e
affascinanti che siano mai esistite.

Fig. 8: Dimensioni del Hubble eXtreme Deep Field


comparate alla Luna

L'uomo e l'universo

Fig. 5: Hubble Deep Field


Quasi tutti i punti luminosi in questa immagine sono galassie, delle quali quelle rosse e pi piccole
sono le pi lontane.

L'uomo e l'universo

Fig. 6: Hubble Ultra Deep Field


In questa immagine si possono vedere oltre 10000 galassie, alcune delle quali non erano mai state
avvistate prima da nessun telescopio.

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Fig. 7: Hubble eXtreme Deep Field


Questa immagine aggiunge nuove galassie ancora pi anziane delle precedenti: la pi completa
e profonda visione dell'universo.

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2. Come nato l'universo Il Big Bang


Nel corso della storia varie teorie sono
state formulate sulla nascita dell'universo,
ma finora nessuna stata provata. La
teoria pi accreditata e pi vicina alla
realt secondo gli astrofisici il Big Bang.
Questa teoria prova ad ipotizzare come
l'universo si sia generato basandosi su
osservazioni scientifiche e calcoli
matematici.
provato da osservazioni astronomiche
che l'universo in continua espansione,
poich la distanza tra gli ammassi di
galassie sta aumentando (Fig. 1).
Ci suggerisce che in passato questi
Fig. 1: L'universo in espansione dopo il
fossero pi vicini tra loro e andando a
Big Bang
ritroso nel tempo, all'avvicinarsi degli
ammassi gli uni agli altri, la densit e quindi la temperatura dell'universo aumentano,
mentre il volume diminuisce. In un tempo molto remoto quindi, tutta la materia si
trovava concentrata in un punto, la cui densit e temperatura erano tendenti a infinito,
mentre il suo volume era tendente a zero. Einstein ha dato il nome a questo iniziale
stato dell'universo: singolarit gravitazionale puntiforme.
Essa non altro che un punto nello spaziotempo che possiede forza gravitazionale
tendente ad infinito. Perch questo sia possibile, la massa e la densit devono avere
anch'esse valori tendenti ad infinito, tanto che il corpo in questione abbia un raggio di
Schwarzschild maggiore del suo raggio fisico.
Il raggio di Schwarzschild la distanza a cui si trova
l'orizzonte degli eventi di una singolarit (Fig. 2). Esso il
limite attraverso il quale nessuna informazione o evento
interno pu raggiungere un osservatore esterno. Questo dato
Fig. 2: Il raggio di
dal fatto che nemmeno la luce pu uscire dall'orizzonte degli
Schwarzschild dipende
eventi di una singolarit, poich la velocit di fuga, ossia la
dalla massa del corpo
velocit necessaria per allontanarsi da un corpo che ha una
(M), dalla velocit della
forza gravitazionale talmente elevata, superiore a quella
luce nel vuoto al
della luce.
quadrato (c2 ) e dalla
Un esempio di singolarit sono i buchi neri, i grandi
costante gravitazionale
attrattori dello spazio, teorizzati da Einstein ma di cui la
(G).
relativit come Einstein ha sempre affermato non pu
spiegare il funzionamento.

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2.1 Prove e osservazioni


Le osservazioni e le prove che fanno pensare che la teoria del Big Bang sia molto vicina
alla realt sono chiamate i Tre Pilastri del Big Bang.
La prova pi concreta e per certi versi schiacciante appunto l'allontanamento tra gli
ammassi di galassie, che rende quasi ovvio un universo in espansione.
Un'altra prova stata la scoperta e la mappatura nel 1964 della radiazione cosmica di
fondo, descrivibile come la radiazione residua emessa nella fase iniziale della nascita
dell'universo, che dovrebbe essere stata emessa proprio dal Big Bang (Fig. 3).
Infine, il terzo pilastro rappresentato dalla scoperta della presenza in quantit non
trascurabile e abbondante di gas leggeri, quali idrogeno ed elio, nello spazio. Questa
abbondanza stata causata dall'esplosione all'inizio dell'universo stesso.

Fig. 3: La mappatura della radiazione cosmica di fondo

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3. Come fatto l'universo? Il modello cosmologico -CDM


Il Big Bang la teoria della nascita dell'universo: vediamo ora come esso fatto ai
giorni nostri.
Albert Einstein negli anni '40 teorizz un'equazione per stabilire la composizione
dell'universo: secondo quell'equazione esso avrebbe dovuto collassare su se stesso; cap
cos che doveva esserci qualcosa di cui l'uomo non conosceva l'esistenza, che
permetteva all'universo di rimanere espanso e di continuare a espandersi. Immagin
che questo qualcosa dovesse essere una forza, e la chiam Costante Cosmologica (),
che rappresenta l'energia oscura o energia del vuoto, quella forza che non fa collassare
l'universo, poich caratterizzata da pressione negativa, che invece lo fa espandere.
Il modello cosmologico standard, ossia il modello di universo considerato come reale
fino a prova contraria, deriva da una revisione di questa teoria di Einstein.
Nel modello -CDM l'abbreviazione CDM sta per Cold Dark Matter, Materia Oscura
Fredda, mentre rappresenta appunto l'energia del vuoto. Secondo i cosmologi
l'energia oscura costituisce il 70% dell'energia-materia dell'universo, mentre il 25%
costituito dalla materia oscura fredda, composta da particelle lente e quindi fredde,
che non emettono radiazioni rilevabili, la cui esistenza provata matematicamente e
sperimentalmente. Il restante 5% costituito dalla materia ordinaria, ossia gli atomi,
che compongono stelle, pianeti, nebulose di gas, e tutti i corpi celesti.
Il modello -CDM descrive un universo senza curvatura spaziale (piatto), nel quale i
normali sistemi di misurazione e teoremi geometrici, come quello di Pitagora,
funzionano normalmente.
L'universo in questione quindi un universo in cui la geometria per stabilire le
distanza la solita che abbiamo sempre usato, quella euclidea.

Fig. 1: Diagramma della composizione chimica dell'universo: solo l'1 per cento composto da
pianeti e stelle

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4. Siamo soli nell'universo?


4.1 Dimensioni dell'universo
Spesso parlando di universo si menziona il concetto di infinito. Anche se infinito non ,
l'universo ha delle dimensioni che sfuggono ai nostri sensi. Partiamo dal piccolo per
arrivare al grande in questo viaggio attraverso lo spazio.
La nostra casa, il pianeta Terra, ha un diametro di circa 13'000 km, e orbita attorno al
Sole alla velocit di circa 120'000 km/h. La distanza media tra la Terra e il Sole di circa
150 milioni di km, ed stata adottata da molti astronomi come unit di misura, con il
nome di Unit Astronomica (UA).
La stella pi vicina al Sole, Proxima Centauri, si trova a circa 4,2 anni luce, ossia 63241
UA. La nostra galassia, la Via Lattea, ha un diametro di circa 120'000 anni luce... il che
vuol dire che per percorrerla da un estremo all'altro alla velocit della luce (circa
300'000 km/s) si impiegano 120'000 anni. Per percorrerla invece alla massima velocit
mai raggiunta da un veicolo costruito dall'uomo (252'792 km/h) si impiegherebbero
circa 4500 miliardi di anni. La Via Lattea contiene tra 200 e 400 miliardi di stelle. Grazie
al telescopio Hubble sappiamo che esistono miliardi di galassie nell'universo, e quindi
miliardi di miliardi di miliardi di stelle. Il nostro orizzonte cosmico, ossia la distanza
massima a cui possiamo osservare, 13,7 miliardi di anni luce, poich prima di questo
tempo non esisteva niente, nemmeno la luce, perci non possiamo vedere oltre.
Secondo i calcoli degli astronomi sull'espansione dell'universo dalla sua nascita,
l'universo ha un diametro di almeno 94 MILIARDI DI ANNI LUCE. Queste dimensioni
non sono nemmeno lontanamente immaginabili per noi esseri umani.
Come possibile escludere che nell'universo non ci siano altre forme di vita
intelligenti?
possibile che siamo DAVVERO soli nell'universo?

4.2 Alla ricerca degli esopianeti: il programma K2


La risposta a questa domanda nelle mani dei ricercatori del programma K2 della
NASA, finalizzato alla ricerca e all'esplorazione degli esopianeti, pianeti esterni al
sistema solare. William Borucki, che fu scienziato spaziale della NASA e precursore
della ricerca agli esopianeti, afferm:
Se trovassimo tanti pianeti come il nostro... sapremmo che probabile che non siamo soli, e che
un giorno potremo essere in grado di unirci ad altre forme di vita intelligente nell'universo.
Secondo gli studi dei ricercatori del programma K2, ad oggi esistono 3280 esopianeti
confermati, 2416 candidati che potrebbero esistere, e 2440 sistemi solari oltre il nostro.
L'esopianeta pi lontano mai scoperto si trova a 13'000 anni luce dal sole, e chiss
quanti altri ne esistono nell'universo... Gli scienziati hanno studiato e sperimentato
vari metodi di localizzazione, nomenclatura e catalogo degli esopianeti, la maggior
parte dei quali sono stati scoperti solo recentemente, grazie a strumenti e tecniche pi

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L'uomo e l'universo

avanzate, ad esempio il telescopio spaziale Kepler, lo strumento pi avanzato per la


ricerca dei pianeti extrasolari.
I metodi di localizzazione degli esopianeti pi utilizzati sono tre:
Il 78,6% stato localizzato per Transito: quando un pianeta transita davanti ad una
stella, ne diminuisce la luminosit di un valore misurabile.
Il 17,9% stato localizzato grazie alla velocit radiale: i pianeti che orbitano attorno a
una stella esercitano una forza di gravit su di essa, che ne causa lo spostamento nello
spazio.
L' 1,7% grazie agli strumenti che gli astronomi possono usare per rimuovere la
luminosit della stella e poter cos osservare gli eventuali pianeti, come se la stella
venisse oscurata.
Gli esopianeti scoperti nel corso della storia da tutti i progetti incluso il K2 sono stati
classificati in cinque categorie:
Gioviani caldi: pianeti la cui massa simile o superiore a quella di Giove, ma la cui
orbita pi vicina alla stella rispetto a quella di Giove, che orbita a circa 5 UA dal Sole
(tipicamente gli esopianeti gioviani caldi orbitano tra 0,5 UA e 0,015 UA dalla loro
stella). 2098 dei 3280 esopianeti appartengono a questa categoria.
Giganti gassosi: tipica definizione, inventata nella letteratura fantascientifica da
James Blish, ormai entrata nell'uso comune, e indica quei pianeti non composti
prevalentemente da roccia ma da gas (i giganti gassosi del nostro sistema solare sono
Giove, Saturno, Nettuno e Urano). Solitamente sono definiti giganti gassosi i pianeti
con massa superiore a 10 masse terrestri. A questa categoria appartengono ben 564
esopianeti.
Super Terra: nonostante questo termine faccia pensare a pianeti estremamente belli
ed abitabili, in realt si definiscono super Terre tutti i pianeti rocciosi con una massa
compresa tra 1,9 e 10 masse terrestri. Non esistono pianeti di questo tipo nel nostro
sistema solare. La prima super Terra fu scoperta nel 2005 attorno alla stella Gliese 876, e
prese il nome di Gliese 876d. A questa categoria appartengono 380 esopianeti.
Infine, ben 244 esopianeti si collocano nella categoria Terrestre, ossia pianeti rocciosi
con una massa non superiore a 1,9 volte quella terrestre. I pianeti del sistema solare
appartenenti a questa categoria sono Mercurio, Venere, la Terra e Marte. Ovviamente,
non tutti i pianeti di questo tipo sono abitabili, poich le temperature sono spesso
troppo basse (come quella di Marte) o troppo alte (come quella di Venere e Mercurio).
L'esopianeta di questo tipo pi vicino alla Terra si chiama Wolf 1061 b, e orbita attorno
alla stella Wolf 1061. Questa stella attualmente il sistema solare pi vicino al Sole, alla
distanza di circa 14 anni luce.
14 esopianeti non sono ancora stati identificati in una categoria.

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L'uomo e l'universo

4.3 Esistono altre civilt o pianeti abitabili?


Esiste quindi la possibilit che vicino a noi
si possa trovare un pianeta abitabile molto
simile al nostro, in cui spostarci in caso
che la nostra Terra divenisse inospitale?
Sembrerebbe di s, grazie alle scoperte e
agli studi incrociati del Carnegie
Institution of Science e dell'Universit di
Gottinga, uniti a quelli del Planet
Habitability Laboratory. Le prime hanno
scoperto a fine 2011 l'esistenza di un
pianeta chiamato Gliese 667C c che dista
solo 22,74 anni luce dal Sole, appartiene
alla categoria delle super Terre, si trova all'interno della zona abitabile (orbita a 0,125
UA dalla stella madre) e che impiega 28,13 giorni per compiere un periodo orbitale.
Il Planet Habitability Laboratory ha per fatto la scoperta pi sensazionale: se il pianeta
possedesse un'atmosfera simile a quella della Terra (molto probabile data la sua
distanza dalla stella proporzionata al calore che la stella produce), essa avrebbe una
temperatura media di circa 13 C, molto simile alla temperatura media del nostro
pianeta. Sarebbe quindi abitabile, e, in un futuro per ora lontano, raggiungibile.
Tutti i 3280 esopianeti scoperti si trovano a meno di 13'000 anni luce da noi, e sono
perci molto vicini in scala cosmologica. L'universo, su larghissima scala (parlando
quindi di milioni di anni luce), omogeneo: ci sta a significare che i super ammassi di
galassie, ossia le strutture pi grandi dell'universo, sono distribuite pi o meno
uniformemente nell'universo. L' universo quindi pi o meno uguale in ogni suo
punto, e quindi c' pi o meno la stessa probabilit di trovare un pianeta in un punto
quanto in un altro. E se il pianeta pi simile alla Terra che noi abbiamo trovato dista
solo 23 anni luce... quanti ne possono esistere nell'intero universo? Tanti.
Estremizzando il contesto, potremmo mettere la questione nelle mani dell'astronomo e
astrofisico Frank Drake, che nel 1961 svilupp la cosiddetta Equazione di Drake,
l'equazione che aveva come risultato il numero di civilt esistenti con cui si poteva
stabilire una comunicazione solo nella nostra galassia.

Quest'equazione composta da parametri pi o meno certi e affidabili; alcuni sono


affidabili al 100%, altri molto meno e altri ancora non si basano su statistiche o dati. I
valori pi concreti sono:

R* il tasso medio annuo con cui si formano nuove stelle nella Via Lattea; la NASA e
l'ESA indicano con dati certi che il tasso di formazione stellare di 7 stelle l'anno
(2008)

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L'uomo e l'universo

fp la frazione di stelle che possiedono pianeti; la missione Kepler della NASA stima
questo valore a circa il 34% dei pianeti.

ne il numero medio di pianeti per sistema planetario in condizione di ospitare forme


di vita; questo valore secondo gli astronomi della NASA si avvicina molto allo zero, o
comunque sarebbe estremamente basso.

Tutti gli altri valori furono basati su poco pi che mere supposizioni:

fl la frazione dei pianeti su cui si effettivamente sviluppata la vita;

fi la frazione dei pianeti su cui si sono evoluti esseri intelligenti;


fc la frazione di civilt extraterrestri in grado di comunicare;
L la stima della durata di queste civilt evolute;
Secondo quest'equazione, utilizzando i dati trovati in base a supposizioni molto
positive (da molti dichiarate inutili e prive di fondamento), Drake calcol che il numero
di civilt nella nostra galassia sarebbe ammontato a circa 10.

Compiendo il calcolo con nuovi e, per quanto possibile corretti parametri, nel 2016 uno
studio di Astrobiology arriv al risultato di circa 23 civilt sviluppate solo nella nostra
galassia. Sia il risultato originario di Drake che il nuovo risultato sono sicuramente solo
probabilistici. Ovviamente, i parametri di quest'equazione erano al tempo tutti
sconosciuti e quindi questa venne considerata da molti inutile e priva di fondamento.
Drake era quindi quasi sicuro che, da qualche parte l fuori, esistessero altre civilt
sviluppate che si sono create su altri pianeti.
Altri scienziati sostenevano il contrario; questa teoria ha preso il nome di Ipotesi della
rarit della Terra, ed stata sviluppata dal paleontologo Peter Ward e dall'astronomo
Donald Brownlee, secondo i quali la vita sulla Terra dipende da troppi fattori e
circostanze fortuite quasi irripetibili su altri pianeti vicino a noi. Anche Enrico Fermi
uno dei molti astronomi e fisici che in disaccordo con l'equazione di Drake, e lo
dimostra con la celebre frase a cui stato attribuito il nome di Paradosso di Fermi:

se l'universo e in primis la nostra galassia pullula di civilt sviluppate, dove sono tutti
quanti?
A rigor di logica, sostiene Fermi, se davvero l'universo e la nostra galassia sono la casa
di una moltitudine di altre civilt sviluppate, allora dove sono tutte queste civilt?
Come mai non abbiamo mai avuto contatti con una di esse?
Per conciliare tutte queste diverse teorie, ipotesi e punti di vista, si pu affermare una
cosa: sicuramente non probabile che altri pianeti vicino a noi abbiano permesso lo
sviluppo della vita sulla loro superficie, considerando il termine vicino fino a 13'000
anni luce, dove siamo quasi certi che non esistano altre civilt, poich abbiamo
osservato e esplorato da lontano la maggior parte dei pianeti che siamo riusciti ad
individuare e pochissimi di essi sono simili alla terra.
Guardiamo il problema da un punto di vista molto scettico all'equazione di Drake:
poniamo il caso che esista UN SOLO pianeta abitabile nella nostra galassia; quindi noi
saremmo l'unica civilt presente nella Via Lattea. Poich molte delle galassie

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L'uomo e l'universo

nell'universo non sono ancora formate e grandi come la nostra, possiamo supporre
sempre in modo molto scettico che esista un pianeta abitabile ogni dieci galassie. Dato
che abbiamo scoperto grazie ad Hubble che in una porzione di cielo grande un
ventesimo della luna piena vista da terra, ossia pi o meno in una parte su tredici
milioni dell'intera superficie celeste, ci sono pi di 10'000 galassie... portando il numero
di galassie a noi conosciuto a ben 130 miliardi e quindi il numero di civilt
nell'universo a circa 13 miliardi.
Tutto basandoci sulla supposizione che la vita sia solo come la intendiamo noi, ossia
una forma di vita umanoide che ha le nostre stesse caratteristiche fisiche, e che sia
possibile solo su un pianeta simile alla Terra: non possiamo assolutamente essere sicuri
che la vita esiste solo in questi termini.
Perci possiamo affermare, in caso prettamente locale e considerando il problema da
un punto di vista antropocentrico, che siamo quasi sicuri di essere soli in quella zona
dell'universo relativa ai dintorni del nostro sistema solare. Non possibile affermare di
esserlo nella nostra galassia, tanto meno nell'intero universo, poich non abbiamo
conoscenze approfondite n della Via Lattea n in particolar modo delle altre galassie.
Si pu affermare invece, quasi con certezza assoluta date le probabilit infinite del caso,
che non siamo soli nell'universo, ma che le forme di vita sono -relativamente alla
grandezza dell'universo stesso- rare, e questo rende molto difficile un incontro tra due
civilt, date le enormi distanze che le separano.
Secondo me solo questione di tempo prima che si compia il processo che ci porter
alla vera esplorazione dello spazio, della nostra galassia e poi dell'universo. Non
possibile sapere se questo richieder millenni di studi e di avanzamento tecnologico o
se potremo farlo il prossimo anno, ma ho fiducia nell'umanit: 600 anni fa credevamo
che la terra fosse piatta e che si trovasse al centro dell'universo; ora mandiamo sonde
nello spazio e scopriamo nuovi pianeti che possono ospitare la vita cos come la
conosciamo, e guardiamo miliardi di anni indietro nel tempo grazie ai telescopi
spaziali. Siamo esseri intelligenti, gli unici (o forse no...) capaci di comprendere e
studiare le leggi della Natura, e come tali abbiamo il dovere di farlo. E, chiss, forse
quelle poche probabilit di incontrare altre civilt sviluppate diventeranno certezza nel
futuro... per adesso posso solo sperare di vivere abbastanza a lungo da vedere alcune
delle infinite rivelazioni che ancora l'universo ha da offrirci.

In un Universo con centinaia di miliardi di galassie, ciascuna contenente


centinaia di miliardi di stelle, improbabile che la Terra sia lunico luogo
dove si sia evoluta la vita.
Stephen Hawking

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L'uomo e l'universo

Un tramonto su Gliese 667C c in un'immagine artistica. Forse un giorno potremo ammirarlo, se mai
riusciremo a raggiungerlo...

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L'uomo e l'universo

Bibliografia

voyager.jpl.nasa.gov Voyager The Interstellar Mission

hubblesite.org HubbleSite Out of the ordinary... out of this world

http://www.nasa.gov/mission_pages/kepler/main/index.html Kepler and K2


missions | NASA

https://exoplanets.nasa.gov Exoplanet Exploration: Planets Beyond Our


SolarSystem

www.nasa.gov - NASA

www.astrobio.net - Astrobiology

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