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Jan Grisanti
Classe 5 B Mecc A. S. 2015/2016
I.T.I.S. Giovanni Capellini
La Spezia
L'Uomo e l'Universo
Si dice che l'astronomia insegna la modestia, e io aggiungo, che unesperienza che costruisce il
carattere. Io penso che non c forse nessuna migliore dimostrazione della follia della presunzione
umana che questa immagine da lontano del nostro piccolo mondo. Secondo me, essa sottolinea la
nostra responsabilit di avere pi gentilezza e compassione l'un con l'altro e di preservare e curare
teneramente quel pallido puntino blu, l'unica casa che noi abbiamo mai conosciuto.
Carl Sagan, Riflessioni su un granello di polvere
L'uomo e l'universo
Indice
1. L'uomo e lo spazio....................................................................................... 3
1.1 L'esplorazione dello spazio: l'inizio dei programmi spaziali..............................3
1.2 Rivoluzione dell'universo: il telescopio spaziale Hubble.....................................4
Fig. 5: Hubble Deep Field ..............................................................................................6
Fig. 6: Hubble Ultra Deep Field ....................................................................................7
Fig. 7: Hubble eXtreme Deep Field...............................................................................8
Bibliografia...................................................................................................... 18
The Pale Blue Dot, il pallido puntino blu: la Terra vista da 6 miliardi di chilometri.
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L'uomo e l'universo
1. L'uomo e lo spazio
L'uomo, fin dalla nascita, caratterizzato da un tratto non comune a molti animali, anzi
potremmo dire unico: la curiosit scientifica. In quanto conscio, a ragione o meno, di
essere l'unico essere vivente intelligente in grado di studiare un fenomeno e
comprenderne le dinamiche, egli si sempre posto domande su ci che vedeva
accadere intorno a lui, con lo scopo di scoprirne le risposte. L'uomo preistorico si
poneva le domande fondamentali alla sopravvivenza: cosa mangiare e come migliorare
le sue condizioni di vita. L'uomo allora osservava ci che c'era intorno a lui, sulla terra.
C' stato un momento, per, in cui l'uomo ha iniziato a puntare lo sguardo al cielo, e a
chiedersi cosa ci fosse in quel celeste infinito.
La prima civilt studiosa dello spazio e degli astri
fu quella degli antichi Greci, che diedero i nomi
alle stelle e alle costellazioni. Per secoli la visione
dell'universo geocentrico di Tolomeo (Fig. 1), ossia
con la terra al centro di esso e pianeti e stelle che
le girano attorno, fu proclamata come assoluta
verit da ogni astronomo o scienziato.
Nel 1543, ossia quasi due millenni dopo la nascita
delle teorie geocentriche dei filosofi e scienziati
greci, Copernico teorizz il sistema eliocentrico,
che prevedeva il sole al centro di tutto, Sistema
Solare e universo. Qualche anno dopo, Galileo
Galilei prov la teoria di Copernico con
Fig. 1: L'universo geocentrico di
osservazioni astronomiche che dichiararono vero
Tolomeo
il sistema eliocentrico per quanto riguardava il
sistema solare ma non l'universo. Oggi le nostre conoscenze riguardo l'universo e in
particolare il Sistema Solare sono molto pi avanzate, ma ancora non siamo che ai
primi passi nella conoscenza dell'ignoto.
Ma quando iniziata veramente l'esplorazione dello spazio?
L'uomo e l'universo
vettori Titan-Centaur III. Lo scopo delle sonde era registrare dati ed effettuare
fotografie dei pianeti esterni del Sistema Solare: Giove, Saturno, Nettuno e Urano. La
sonda Voyager I ha scattato il 14 febbraio del 1990 la pi famosa fotografia della terra
vista dallo spazio, da una distanza di ben 6 miliardi di km: The Pale Blue Dot, Il
Pallido Puntino Blu (Fig. 3).
Il 12 settembre 2013 Voyager I ufficialmente
entrata nello spazio interstellare, uscendo dal
nostro Sistema Solare.
Attualmente essa si trova alla modesta distanza
di 20'106'828'000 km dal nostro pianeta,
classificandosi come l'oggetto costruito
dall'uomo pi lontano dalla Terra. Nonostante
questa distanza possa sembrare colossale, pi
avanti vedremo che non altro che un piccolo
passo nell'universo. La sonda si sta
Fig. 2: Voyager I
allontanando alla velocit di circa 61'000 km/h;
se sapremo aspettare, tra 38'000 anni passer
alla distanza di circa 1,7 anni luce (in scala cosmologica molto vicino) dalla stella Gliese
445, che dister a quel punto 3,45 anni luce dal nostro Sole. Voyager I sar quindi pi
vicino a quella stella che al Sole, e sar entrato in un nuovo sistema solare.
L'uomo e l'universo
espansione dell'universo.
Si stima che Hubble possa continuare ad
operare fino al 2020; il suo successore nel
campo dell'osservazione nello spettro della
luce visibile sar il telescopio spaziale James
Webb, il cui lancio previsto per il 2018.
Nel 1995, puntando la camera di Hubble nella
porzione pi buia del cielo e tenendo
l'obiettivo aperto con un tempo di
esposizione di ben dieci giorni, i ricercatori
composero un immagine chiamata Hubble
Deep Field, Campo Profondo di Hubble
(Fig. 5). In questa minuscola porzione, grande
un trentesimo di milionesimo del cielo
notturno (Fig. 4), scoprirono l'esistenza di
quasi 3000 galassie lontane dalla terra. Nel
Fig. 4: La porzione di cielo scelta per il
campo profondo di Hubble
2003 Hubble ha superato il suo record,
permettendo ai ricercatori, grazie ai dati
rilevati, di comporre un'immagine simile ma che pu farci guardare indietro nel
tempo fino a 13 miliardi di anni fa. Nell'immagine, chiamata Campo Ultra Profondo
(Fig. 6), si possono vedere quasi 10000 galassie, delle quali le pi piccole e rosse non
erano mai state viste prima da nessun telescopio. Nel 2012 i ricercatori, con un lavoro
che ha richiesto 10 anni di rilevazioni
e di calcoli, hanno composto
l'immagine che mostra la pi
profonda visione di una minuscola
porzione (Fig.8) del cielo visibile:
l'Hubble eXtreme Deep Field (Fig. 7).
Quest'immagine mostra galassie
molto anziane, con et fino a 13,2
miliardi di anni. Queste tre immagini
sono, a mio parere, le
rappresentazioni grafiche
dell'universo pi suggestive e
affascinanti che siano mai esistite.
L'uomo e l'universo
L'uomo e l'universo
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Fig. 1: Diagramma della composizione chimica dell'universo: solo l'1 per cento composto da
pianeti e stelle
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R* il tasso medio annuo con cui si formano nuove stelle nella Via Lattea; la NASA e
l'ESA indicano con dati certi che il tasso di formazione stellare di 7 stelle l'anno
(2008)
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L'uomo e l'universo
fp la frazione di stelle che possiedono pianeti; la missione Kepler della NASA stima
questo valore a circa il 34% dei pianeti.
Tutti gli altri valori furono basati su poco pi che mere supposizioni:
Compiendo il calcolo con nuovi e, per quanto possibile corretti parametri, nel 2016 uno
studio di Astrobiology arriv al risultato di circa 23 civilt sviluppate solo nella nostra
galassia. Sia il risultato originario di Drake che il nuovo risultato sono sicuramente solo
probabilistici. Ovviamente, i parametri di quest'equazione erano al tempo tutti
sconosciuti e quindi questa venne considerata da molti inutile e priva di fondamento.
Drake era quindi quasi sicuro che, da qualche parte l fuori, esistessero altre civilt
sviluppate che si sono create su altri pianeti.
Altri scienziati sostenevano il contrario; questa teoria ha preso il nome di Ipotesi della
rarit della Terra, ed stata sviluppata dal paleontologo Peter Ward e dall'astronomo
Donald Brownlee, secondo i quali la vita sulla Terra dipende da troppi fattori e
circostanze fortuite quasi irripetibili su altri pianeti vicino a noi. Anche Enrico Fermi
uno dei molti astronomi e fisici che in disaccordo con l'equazione di Drake, e lo
dimostra con la celebre frase a cui stato attribuito il nome di Paradosso di Fermi:
se l'universo e in primis la nostra galassia pullula di civilt sviluppate, dove sono tutti
quanti?
A rigor di logica, sostiene Fermi, se davvero l'universo e la nostra galassia sono la casa
di una moltitudine di altre civilt sviluppate, allora dove sono tutte queste civilt?
Come mai non abbiamo mai avuto contatti con una di esse?
Per conciliare tutte queste diverse teorie, ipotesi e punti di vista, si pu affermare una
cosa: sicuramente non probabile che altri pianeti vicino a noi abbiano permesso lo
sviluppo della vita sulla loro superficie, considerando il termine vicino fino a 13'000
anni luce, dove siamo quasi certi che non esistano altre civilt, poich abbiamo
osservato e esplorato da lontano la maggior parte dei pianeti che siamo riusciti ad
individuare e pochissimi di essi sono simili alla terra.
Guardiamo il problema da un punto di vista molto scettico all'equazione di Drake:
poniamo il caso che esista UN SOLO pianeta abitabile nella nostra galassia; quindi noi
saremmo l'unica civilt presente nella Via Lattea. Poich molte delle galassie
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L'uomo e l'universo
nell'universo non sono ancora formate e grandi come la nostra, possiamo supporre
sempre in modo molto scettico che esista un pianeta abitabile ogni dieci galassie. Dato
che abbiamo scoperto grazie ad Hubble che in una porzione di cielo grande un
ventesimo della luna piena vista da terra, ossia pi o meno in una parte su tredici
milioni dell'intera superficie celeste, ci sono pi di 10'000 galassie... portando il numero
di galassie a noi conosciuto a ben 130 miliardi e quindi il numero di civilt
nell'universo a circa 13 miliardi.
Tutto basandoci sulla supposizione che la vita sia solo come la intendiamo noi, ossia
una forma di vita umanoide che ha le nostre stesse caratteristiche fisiche, e che sia
possibile solo su un pianeta simile alla Terra: non possiamo assolutamente essere sicuri
che la vita esiste solo in questi termini.
Perci possiamo affermare, in caso prettamente locale e considerando il problema da
un punto di vista antropocentrico, che siamo quasi sicuri di essere soli in quella zona
dell'universo relativa ai dintorni del nostro sistema solare. Non possibile affermare di
esserlo nella nostra galassia, tanto meno nell'intero universo, poich non abbiamo
conoscenze approfondite n della Via Lattea n in particolar modo delle altre galassie.
Si pu affermare invece, quasi con certezza assoluta date le probabilit infinite del caso,
che non siamo soli nell'universo, ma che le forme di vita sono -relativamente alla
grandezza dell'universo stesso- rare, e questo rende molto difficile un incontro tra due
civilt, date le enormi distanze che le separano.
Secondo me solo questione di tempo prima che si compia il processo che ci porter
alla vera esplorazione dello spazio, della nostra galassia e poi dell'universo. Non
possibile sapere se questo richieder millenni di studi e di avanzamento tecnologico o
se potremo farlo il prossimo anno, ma ho fiducia nell'umanit: 600 anni fa credevamo
che la terra fosse piatta e che si trovasse al centro dell'universo; ora mandiamo sonde
nello spazio e scopriamo nuovi pianeti che possono ospitare la vita cos come la
conosciamo, e guardiamo miliardi di anni indietro nel tempo grazie ai telescopi
spaziali. Siamo esseri intelligenti, gli unici (o forse no...) capaci di comprendere e
studiare le leggi della Natura, e come tali abbiamo il dovere di farlo. E, chiss, forse
quelle poche probabilit di incontrare altre civilt sviluppate diventeranno certezza nel
futuro... per adesso posso solo sperare di vivere abbastanza a lungo da vedere alcune
delle infinite rivelazioni che ancora l'universo ha da offrirci.
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Un tramonto su Gliese 667C c in un'immagine artistica. Forse un giorno potremo ammirarlo, se mai
riusciremo a raggiungerlo...
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L'uomo e l'universo
Bibliografia
www.nasa.gov - NASA
www.astrobio.net - Astrobiology
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