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Dictionnaire tymologique de la langue Latine, Paris 19392, pp. 10031004], pro tertiis agno publice fieri debere; esse etiam Pompili regis
legem opimorum spoliorum talem: Cuius auspicio classe procincta
opima spolia capiuntur, Iovi Feretrio darier oporteat, et bovem
caedito, qui cepit aeris CC<C>[...] Secunda spolia, in Martis ara in
campo solitaurilia utra voluerit caedito [...] Tertia spolia, Ianui
Quirino agnum marem caedito, C qui ceperit ex aere dato. Cuius
auspicio capta, dis piaculum dato. Dunque, bisognerebbe
distinguere, in base ad una legge risalente a Numa Pompilio, tra spolia
prima, secunda e tertia, da consacrare rispettivamente a Giove
Feretrio, a Marte e a Giano Quirino.
Come fa notare il Versnel33, n Varrone n Plutarco, che ha
anchegli familiarit con questa lex Pompilii e con la sua
classificazione delle spoglie34, spiegano che cosa significhi
esattamente la differenziazione tra spoglie prime, seconde e terze.
Lunica spiegazione che ci viene dagli antichi quella fornita da
Servio35, il quale ritiene, sulla scorta di Virgilio, che Numa intendesse
stabilire a quali dei bisognava consacrare le spoglie, a seconda che
esse fossero le prime, le seconde o le terze catturate nel corso della
storia. Il Versnel considera errata questa interpretazione36, mentre
accetta quella, gi avanzata dallo Hertzberg37, secondo la quale gli
spolia prima erano quelli catturati dal comandante supremo, gli spolia
secunda da un ufficiale e gli spolia tertia da un soldato semplice38. A
sostegno di questa tesi ci sarebbero alcuni accenni di Valerio
Massimo, Floro e Cassio Dione39, secondo i quali alcuni Romani, nel
corso della storia, catturarono le spoglie opime, ma non ebbero il
permesso di consacrarle a Giove Feretrio perch non erano
comandanti supremi.
Come fa notare il Rich40, tuttavia, non sopravvivono
testimonianze di eventuali dediche di spoglie seconde e terze, e il
testo varroniano tramandato da Festo estremamente oscuro. Come
osservava Mazzarino, inoltre, pu darsi che il brano implichi una
distinzione tra luomo che vinse gli spolia prima e il comandante sotto
i cui auspici le spoglie furono vinte41, ma esistono molte altre
interpretazioni delle parole di Varrone42, nessuna delle quali
definitiva.
fonti, Augusto fu unico detentore degli auspici solo dal 27 a.C. in poi.
Questo breve appunto, naturalmente, non intende togliere validit alle
altre e numerose osservazioni avanzate da Rich per affermare che il
senato non possedeva alcun appiglio giuridico per negare a Crasso
lonore degli spolia opima.
Pi debole e meno cogente appare, invece, la pars construens
dellargomentazione, che anche a livello meramente quantitativo
costituisce solo una piccola percentuale dellarticolo. Qui Rich,
riconoscendo che Ottaviano non poteva certo gradire i successi di
Crasso e, ancor meno, riconoscergli un onore degno di Romolo,
espone la sua tesi, secondo la quale fu il proconsole stesso, proprio per
tali motivi, a rinunciare di sua volont alla dedicazione delle spoglie;
lunico fondamento a sostegno di questa teoria quello della maggiore
verisimiglianza rispetto alle altre. Lassenza di testimonianze antiche
che la sostengano, un fattore spesso utilizzato dallo stesso Rich per
scardinare ipotesi altrui, qui salta subito allocchio, evidenziata anche
dallestrema scarsit di note presenti nelle pagine in questione. Ora,
evidente che uno storico devoto ad Augusto come Cassio Dione79
avrebbe probabilmente passato sotto silenzio il fatto che Ottaviano
avesse impedito ad un proconsole, tramite pressioni non ufficiali, di
dedicare le spoglie opime, preferendo mettere in evidenza soltanto il
fatto che Crasso non aveva questo diritto perch non era comandante
supremo; resta, tuttavia, il fatto che la tesi di Rich non suffragata da
alcun tipo di prova, ed emerge in negativo dalla confutazione di
altre ipotesi.
La posizione del Rich stata sostanzialmente accolta da unaltra
autrice anglosassone, H.I. Flower80, la quale, appoggiandosi a CIC., de
domo sua, 121, sottolinea anche il fatto che normalmente non era il
senato a dare il permesso per le dedicazioni nei santuari, ma il collegio
pontificale81, e che quindi non si pu pensare, come faceva il Groag,
che Ottaviano avesse istigato il senato a negare a Crasso lonore delle
spoglie opime: semmai, egli pu aver influenzato la decisione del
collegio pontificale, di cui era membro82, in un incontro la cui natura
rimase comunque essenzialmente privata.
Limportanza dellarticolo della Flower, per, ben altra, e
risiede non tanto nellanalisi dellepisodio di Crasso, bens
Feretrio alla morte del figliastro Druso90, che in tutte le battaglie aveva
cercato di uccidere i duces nemici per poter dedicarne gli spolia91.
Ci che la Flower non mette in evidenza la stranezza di questo
atteggiamento di Druso. Perch il figliastro di Augusto, le cui gesta
guerresche erano comunque gi celebrate in tutto limpero92, avrebbe
dovuto cercare con tanto accanimento di conquistarsi lonore di
uccidere in battaglia un comandante nemico? Secondo la Levick93,
dalle parole di Svetonio sembrerebbe che gli intenti di Druso vadano
collegati ai suoi presunti sentimenti filorepubblicani94, ma, come
osserva il Rich95, anche Augusto si professava devoto alla libert del
popolo romano, perci tali sentimenti sono di scarsa importanza. Una
risposta, invece, potrebbe essere ricercata facendo riferimento al
problema dinastico della successione augustea.
noto che Ottaviano aveva designato come suo primo
successore il giovane nipote M. Claudio Marcello, discendente
omonimo dellultimo celebre detentore di spolia opima, dandogli in
moglie la figlia Giulia96. Questa considerazione induce a ritenere che
Augusto, per motivi di prestigio politico e militare, intendesse legare
indissolubilmente a s e ai propri eredi al trono la tradizione delle
spoglie opime, con la conseguente esclusione da essa di estranei come
Crasso. Ma se la deduzione precedente corretta, non si potrebbero
inserire in un contesto analogo anche i tentativi di Druso di ottenere le
spoglie dei capi germani? Considerando il fatto che, secondo le fonti
antiche, Livia brig in ogni modo affinch il marito Augusto
scegliesse come successore il primogenito di lei, Tiberio97, a
vantaggio della famiglia dei Claudi, si tentati di inserire anche il
comportamento di Druso, fratello di Tiberio, in questo spietato gioco
per imporsi in famiglia. Infatti, se lonore degli spolia opima era
divenuto esclusivo appannaggio della famiglia imperiale, era
necessario che i figli di primo letto di Livia ne divenissero anchessi
partecipi o, ancor meglio, materialmente detentori, in vista della
designazione al trono di uno dei due.
Del resto, evidente che tra Augusto e Druso intercorreva un
rapporto particolare. Il secondogenito di Livia era nato in casa del
patrigno, tanto che si vociferava che egli fosse figlio di Ottaviano e
non di Claudio Nerone98; in seguito, Augusto aveva dato in moglie a
NOTE
LIV. I 10,6-7.
2
PLUT., Marc., 8,1-3.
3
PLUTARCO, Vite parallele. Introduzione e traduzione di Carlo
Carena, I, Torino 1958, pp. 816-817.
4
Abbiamo notizia di altri due celebri personaggi il cui nome legato
anche alle spoglie opime: Cesare, al quale era stato decretato, tra gli
altri, anche questo onore, come se avesse ucciso di sua mano un
comandante nemico (vd. DIO XLIV 4,3) e Druso, che spesso
inseguiva i capi dei Germani con la speranza di sconfiggerli in duello
e ottenere, cos, i loro spolia opima (vd. SUET., Claud., 1,4).
5
Vd. LIV. IV 19,1-6; 20,5-11; 32,4; DION. HAL. XII 5,1 (dove Cosso
detto chiliarco, ovvero tribuno militare). Altre fonti danno la data del
426 a.C.: VAL. MAX. III 2,4; FRONTIN., strat., II 8,9; INC. AUCT., De
vir. ill., 25; SERV. AUCT., ad Aen., VI 841. Vd. anche Fasti
Triumphales in A. DEGRASSI, Inscriptiones Italiae, XIII, 1, p. 538. In
entrambe queste date, i Romani combatterono contro una coalizione
fidenate-veiente.
6
Vd. VERG., Aen., VI 855-859; PROP. IV 10,39; VAL. MAX. III 2,5;
FRONTIN., strat., IV 5,4; PLUT., Marc., 7-8; Rom., 16,7-8; comp. Pel.
et Marc., 1,2; FLOR. I 20,5; EUTROP. III 6; AMPEL. 21; INC. AUCT., De
vir. ill., 45; LIV., per. XX 11; OROS. IV 13,15. Vd. anche Fasti
Triumphales in DEGRASSI, Inscriptiones Italiae, cit., p. 550.
7
Per il rapporto di parentela tra i due personaggi si faccia riferimento
allalbero genealogico fornito da F. MNZER in RE, XIII, 1, 1926, s.v.
Licinius (Crassus), coll. 247-248, ritenuto valido ancora oggi.
8
Come fonti antiche per le notizie sulla campagna vd. DIO LI 23-27, e
gli accenni contenuti in FLOR. II 26 e LIV., per. CXXXIV 3; CXXXV.
Per la datazione vd. E. GROAG in RE, XIII, 1, s.v. Licinius (Crassus),
n 58, col. 272, e F. PAPAZOGLU, The Central Balkan Tribes in preRoman Times. Triballi, Autariatae, Dardanians, Scordisci and
Moesians, Amsterdam 1978, p. 417. Per il trionfo celebrato da Crasso
vd. Acta Triumphalia Capitolina in DEGRASSI, Inscriptiones Italiae,
cit., p. 571; Fasti Triumphales Barberiniani in DEGRASSI,
Inscriptiones Italiae, cit., p. 345.
9
DIO LI 4,3.
1
10
FLOR. II 26: Moesi quam feri, quam truces fuerint, quam ipsorum
etiam barbari barbarorum horribile dictum est. Unus ducum ante
aciem postulato silentio: Qui vos estis?, inquit, responsum invicem:
Romani gentium domini. Et ille ita inquit fiet, si nos viceritis.
Accepit omen Marcus Crassus. Illi statim ante aciem inmolato equo
concepere votum, ut caesorum extis ducum et litarent et vescerentur.
Deos audisse crediderim: nec tubas sustinere potuerunt. Non
minimum terroris incussit barbaris Comidius centurio satis barbarae,
efficacis tamen apud tales homines stoliditatis, qui foculum gerens
super cassidem, agitatum motu corporis, flammam velut ardenti capite
funditabat.
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Per questa ipotesi vd. E. SCHWARTZ in RE, III, 2, 1899, s.v. Cassius,
n 40, col. 1698, e R. SYME, Roman Papers, I, Oxford 1979, p. 450.
Cassio Dione dedica alla campagna di Crasso i capitoli 23-27 del libro
LI.
12
DIO LI 23,2-24,4.
13
Forse lattuale Cibrica, vd. U.PH. BOISSEVAIN, Cassii Dionis
Cocceianis Historiarum Romanarum quae supersunt, II, Berolini
1895-1898, p. 375, n. riga 9.
14
La traduzione di R. COMBS, Imperator. Recherches sur lemploi
et la signification du titre dImperator dans la Rome rpublicaine,
Paris 1966, p. 163.
15
DIO LI 24,4.
16
DIO LI 25,2.
17
Il parallelismo tra i termini imperator e atokrtwr stato
esaurientemente spiegato da J. BRANGER, Recherches sur laspect
idologique du principat, Basel 1953, pp. 50-53, e da COMBS,
Imperator, cit., pp. 2; 111-114: nel mondo greco, atokrtwr era il
termine con cui si designava il detentore di un potere sciolto da tutti i
controlli normalmente esercitati su di esso; inizialmente, per
esprimere la parola latina imperator, i greci la traslitteravano in
mpertwr, oppure la rendevano con lequivalente di consul, patoj,
ma a partire dal periodo della dittatura di Silla, come attestano alcuni
senatusconsulta, si utilizz il termine atokrtwr. Secondo Combs,
fu proprio Silla a suggerire questa traduzione del suo titolo di
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