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Paolo Caruso L'arte di arrampicare un metodo per lo sviluppo della coscienza di sé EDIZION Indice pag. Pretazione 7 Capitolo 1 Introduzione 9 Capitolo 2 La nascita dei movimenti fondamentali 19 Capitolo 3 Considerazioni sui movimenti fondamentall 27 Progressione fondamentale, 28 - Uso dei piedi: appog- gio e aderenza, 32 - Accoppiamento dei piedi, 40 - Traverso, 40 - Progressione fondamentale con spac- cata, 42 - Progressione fondamentale sfalsata, 45 - Sostituzione, 46 - Passaggio misto, 58 - Continuita di movimento, 62 - Oscillazione ad arco, 64 - Posizione a triangolo, 67 - Progressione a triangolo, 70. Capitolo 4 Fessure 75 Dilfer, 78 - Introduzione alla progressione laterale, 79 = Posizione laterale, 81 - Progressione laterale, 85 - Progressione alternata, 88 - Posizione con la gamba inbilanciamento, 93 - Progressione a braccia tese, 94 = Considerazione sul movimento sugi strapiombi e sul tetti, 95 - Oscillazione del corpo, 96 - Progressione “elastica’, 98 - Il lancio, 100 - Arrampicare con una sola mano, 101 - Passaggio di “Poppins’, 101 - Ar- rampicare in discesa, 102 - Il giro, 103. Capitolo 5 Respirazione, rilassamento e movimento lento 107 Esercizi propedeutici secondo il metodo de “ll cerchio nella Roccia’, 111. Capitolo 6 Attrezzatura delle vie 117 Capitolo 7 I gradi di difficolta: difficolta motoria e impegno muscolare 125 Capitolo 8 Cenni su nodl, manovre e mezzi di assicurazione 129 Nodi per legarsi, 129 - Nodi ausiliar, 131 - Altri sistemi di assicurazione dinamica, 134 - Moschettonaggio, 134 = Calata da soste attrezzate, 137 - Ancoraggio su due punti, 138 - Corda doppia, 140 - Assicurazione al primo di cordata da una sosta intermedia, 141 - Cenni e con- sigli sul! utlizzo di alcuni mezzi di assicurazione, 142 - Fattore di caduta, 147. Capitolo 9 ‘Arrampicare e ambiente 151 Capitolo 10 Conctusione 187 Glossario 159 Bibliografia 162 Prefazione La scuola di arrampicata “Il Cerchio nella Roccia” sviluppa e divulga gia da alcuni anni quanto viene esposto ed analizzato nel presente testo. Pertanto questa impostazione didattica e di pratica della scalata prende il nome di "Metodo del Cerchio nel- la Roccia’, Questo libro @ scritto con rintenzione di presentare tun nuovo approccio culturale nei confronti dell ar- rampicata. Ci proponiamo nello stesso tempo di sviluppare alcuni temi sinora trascurati, sui quali ci soffermeremo particolarmente e in profondita. In- trodurremo nuove tecniche di progressione e trat- teremo dettagliatamente tutti gli argomenti che ri- terremo suscettibili di approfondimento; mentre per quanto riguarda le tecniche gia sviluppate a sulfi- cienza nella bibliografia esistente e definitivamente consolidate dalla prassi comune, ci limiteremo a tratteggiame le problematiche con I'intenzione di coordinarle secondo il filo logico dellimpostazione che ci siamo prefissi. Nel corso della trattazione cercheremo inoltre di ribadire quei concettirelatvi a determinatiprincpi di base, sui quali riteniamo necessario insistere da punti di vista diferent. 1 Introduzione Arrampicare ogi. Molte cose sono cambiate da quando la scalata aveva come fine principale la conquista delle vette. Allora, infatt, arrampicata di bassa quota era vista in modo diverso e conside- rata come allenamento per V'attvita alpinistica vera e propria. ‘Sono anche radicalmente cambiate le attrezzature; ma cid che @ forse piti importante osservare, @ il cambiamento di significato detrattivita arrampicato- ria. € ancora difficile capire quale sia veramente questo nuovo significato, ma senza aloun dubbio possiamo riconoscere che esso @ cambiato e che Falpinismo non @ piti la motivazione principale. E Cosi, in questi uitimi anni si @ parlato per la prima volta della “morte det alpinismo”. Possiamo comunque ragionevolmente considerare quasi una certezza che le montagne verranno sem- pre scalate, cosi come & una certezza che si con- tinuera ad arrampicare ancora per lungo tempo, pet lo meno sulle rocce pit belle e pid ‘attraent’. La ‘morte delialpinismo” va quindi intesa come cambiamento di motivazione, e a tal proposito rite- niamo che il miglior atteggiamento mentale, per chi segue levolversi di questa attivita, dovrebbe essere di estrema sensibilita e disponibilta per cogliere quei “segni" che possano delineare un nuovo modo di praticare la scalata. Purtroppo alpinismo e la moderna arrampicata in falesia (attualmente conosciuta anche come “arrampicata sportiva’), sono stati spesso contrap- posti come se fosse necessaria una lotta per Faffermazione egemone dell'uno o dell'altra, men- tre in realta dovevano essere semplicemente ac- cettate ambedue fin dalfinizio, con un pid logico adeguamento mentale allevoluzione e alla trasfor- mazione che la “vita” opera in tutti i campi. Certamente il contrasto tra alpinismo e arrampi- cata si affievolisce motto se si considera che un bra- vo allpinista non dovrebbe essere un pessimo ar- rampicatore, cosi come un bravo arrampicatore non dovrebbe essere un pessimo alpinista. Anche se le due attivta possono essere considerate diverse, ci teniamo perd a sottolineare che il punto di partenza dovrebbe essere uno solo e comune ad entrambe: | movimento del'uomo sulla roccia, in un ambiente naturale. E cosi, poiché intendiamo soffermarci su qualco- ssa che in fondo accomuna entrambe le discipline, la nostra ricerca deve muovere da principi generali tal da garantimne la validita sia per Tuna che per altra. Muoversi sulla roccia Dovendo occuparci del movimento dell'uomo sulla roccia, vengono spontanee alcune riflessioni che mettono in evidenza la complessita del nostro lavo- ro. Sicuramente la scalata ha una problematica dif- ferente, ad esempio, da quella di uno sport dove Tattrezzo strettamente unito alfattivita stessa, La roccia per lo. scalatore potrebbe forse essere paragonata, a prima vista, all’elemento acqua per i nuotatore, ma le differenze risultano poi ben evident Si vuole accennare allestrema mutabilta della di sposizione degli appigli e appoggi oltreché all’e- strema varieta delle dimensioni e della conforma- Zione degli stessi, nonché allnclinazione della roc- cia, assai variable. Volendo approfondire meglio questo tema, potremmo affermare per prima cosa che I'uniformita deli'elemento acqua ha dato luogo ad un ristretto numero di sequenze di movimenti (specialité) che ‘vengono ripetute senza variazioni. Per la roccia la cosa @ invece differente. In alcuni casi ci sié avvicinati a determinare delle tecniche di base, ma queste riguardavano soltanto la progres- sione su determinate strutture che per la loro con- formazione regolare rendevano pid facilmente intui- bile una sequenza di movimenti in qualche modo costanti: si tratta principalmente di diedri e camini, ‘oppure fessure, per le quali divenne famosa la tec: nica alla “Daifer’ E interessante osservare che quelle sequenze furono studiate e definite dall'alpinismo classico, € questo anche perché erano proprio le suddette strutture a rappresentare una evidente e logica via disalita. ‘Quest tipi di progressione perd sono cerfamente 10 complementari, nel senso che le principali sequenze di movimenti nella scalata sono quelle necessarie per salire le pareti aperte (placche piti o meno vert cali e strapiombanti). E un dato di fatto che le vie di falesia che si sviluppano lungo diedri, camini @ an- che fessure sono in minoranza rispetto alle vie in parete aperta, per cul lo studio della progressione in arrampicata deve logicamente iniziare proprio dallanalisi del movimento su quest ultimo tipo di struttura, Siamo altresi_ convinti che la nascita delle tec- niche fondamentali debba prendere il via soprattutto dal'arrampicata in falesia, avendo questultima mi gliori possibiita per un tale studio. II contrasto fra alpinismo classico e arrampicata, di cui abbiamo parlato, ha forse fatto si che quelle tecniche basilari delialpinismo venissero spesso ifiutate, a seguito dellatteggiamento di ribellione che @ sempre stato caratteristica del confltto “nuovo- vecchio” e che rigetta in blocco sia gli aspetti nega- tivi che positivi. Un atteggiamento mentale positivo 2 senza pregiudizi dovrebbe riprendere i punti di ar- tivo delle passate generazioni per ampliarli e per raggiungere nuovi traguardi. Cid equivale a dire che, se alpinismo classico ha postulato delle tecniche ‘ondamentali sottanto su determinate linee di salita, a “giovane” arrampicata dovrebbe avere la capa- cita di migliorarle e di “estrapolare” dei fondamenti generali adattabili a tutte le linee di salita e non solo a quelle particolari Da quanto finora esposto, sia perché arrampicata in senso stretto non prevede I'uso di un attrezzo (le attrezzature utilizzate sono solo complementari), sia perché si basa su un'estrema varieta di movimenti, possiamo facilmente affermare che la caratteristica dello scalare va ricercata nel movimento stesso dell uomo sulla roccia. ‘A questo punto vogliamo precisare l'obiettivo del ‘nostro lavoro: la ricerca di cui ci occupiamo in questo contesto, tende a studiare a qualité del movimento del corpo partendo dal corretto spostamento del bari- centro, avendo come meta principale quella diridurre al minimo lo sforzo fisico e di coinvolgere maggior- mente laspetto mentale. Nel corso del nostro lavoro cercheremo di sotto- lineare limportanza di quest ultimo concetto anche erché, come oggi é ben messo in evidenza da pit campi di ricerca, esso ha la possibilté di infiire sullo sviluppo evolutivo dell uomo. Inoltrandoci nello studio sara infatti sempre pit evidente come in realta 'apprendimento motorio sia in stretta relazione non soltanto con il corpo fisico, ma anche con tutti i molteplici aspetti del uomo, in Particolare con la mente e con la psiche. Pili avanti analizzeremo alcuni di questifattori che 'arrampicata tende a mettere bene in evidenza e cercheremo di porre fattenzione sullmportanza di uno sviluppo armonico di tutti questi aspetti: la pratica della scala- ta, se correttamente eseguita, pud e deve svilupparti tulti, anche quelli che a prima vista potrebbero sem- brare totalmente indipendenti dall'ativita fisica, 0 addirittura contrastanti Un altro aspetto importante da studiare, per po- terlo poi sviluppare durante la pratica della scala- ta, @ quello delfattitudine al rilassamento: disporre di questa qualita, oltre ad assicurarci un migliore equilibrio fisico © mentale, ci alutera ac evitare sforzi superflui migliorando concretamente le nostre pos- sibilita Un esempio ci potra far capire meglis questo con- cetto. Probabilmente, ad arrampicatori di qualunque livello sara capitato di osservare come si riesca a assare da uno stato di grande tensione (e quindi di grande sforzo) ad un altro dove invece prevale il rilassamento (e quindi un minor dispendio di ener- gia) senza che questo porti a modificare in alcun modo la posizione sulla roccia. Tale &, per esem- Pio, il caso che si veriica quando, salendo da capi- cordata una via al limite delle nostre possibilté, vi- viamo un cambiamento distato emotivo, sentendo- i improwisamente piu tranquil ¢ rlassati subito dopo aver passato la corda nel rinvio. Intendiamo sostenere, quindi, che @ importante sviluppare la capacita al rilassamente perché essa ci potra consentire di arrampicare con una sensibile riduzione di sforzofisico, permettendoc'cosi di avere luna maggiore sicurezza (e quindi una minore pro- babilita di caduta) in quanto, consumando minor energia, le nostre riserve saranno maggior. Di solito, invece, anche quando un’evantuale cadu- ta non costituisce un rischio fisico per lo scalatore (come si verifica attualmente nell'arampicata in falesia, date le protezioni normalmente utilizzate) si tende spesso a sviluppare una tensione generale de! corpo che influisce negativamente sul rendimento fisico e sul risultato stesso; guardando all'aspetto mentale, essa pud faciimente favorire la formazione di stati di ansia. E sbagliato pensare che l'aspetto tecnico nell'arrampicata, inteso appunio come qua- lita di movimento e di equilibrio, sia separato da quello psichico: una qualunque tensione si riflette senza alcun dubbio sul movimento e viceversa, ‘Abbiamo osservato come sia caratteristica del- Varrampicata l'estrema varieta dei movimenti ne- cessati per affrontare le diverse situazioni che si presentano man mano allo scalatore, il cui primo obiettivo deve consistere nel cercare di disporre il proprio corpo in modo da ottenere Fequilibrio migliore in ogni singola posizione. Questa ricerca di equilibrio @ possibile grazie allo spostamento del baricentro. Volendo approfondire maggiormente tale concet- to, possiamo individuare due diversi modi di ricer- care lequilibrio. Nel primo si privilegia la ricerca della posizione migliore del baricentro qualunque sia la disposizione degli appigli e degli appoggi utilizzat Nellaltro invece si preferisce scegliere gli appiali e li appoggi, a prescindere dalla loro grandezza, per conseguire posizioni miglior. L’arrampicatore esper- 108 in grado di amalgamare queste due abilta, pro- prio la dove il principiante cerca di ricorrere alla for- za come risorsa esclusiva. Questo @ evidente so- prattutto sulle vie dove non occorre un dispendio di energia tale da poter attribuire ad essa la differenza principale tra i due arrampicatori; la qualité dei mo- vvimenti che essi esprimono nella progressione & mol- to diversa e non si pud ricercare la causa di tanta disuguaglianza nelt'allenamento muscolare: la dif- ferenza deve essere individuata proprio nell'ut lizzazione di questa duplice possibilté da parte del- Vesperto. Deve cosi essere sottolineato che la meta finale deli'apprendimento motorio nella scalata deve riguardare l'equllibrio nel movimento, costituendo quest ‘ultimo il principale obiettivo della disciplina. In altre parole, vogliamo mettere bene in luce che la progressione sulla roccia deve essere intesa non come un esercizio di semplice trazione sugli app gli, ma come una continua ricerca di equilibrio che favorisca il lavoro di spinta delle gambe. E facile capire come, grazie ad un migliore equi: librio, sia necessaria una forza minore: per tenere tun palo eretto faremo uno sforzo minore quanto maggiore sara lequilibrio del palo e viceversa. In arrampicata si pud applicare lo stesso concetto, con la differenza che la ricerca va rivolta ad un equilbrio in continuo movimento, in modo da riuscire a tra- sformare un greve esercizio muscolare in una dan- za armonica, Potremmo quindi definire 'arrampicata come una continua ricerca ai equilibrio nel movimento. Dovremo cos{ tendere a migliorare in egual modo entramibi questi fattori equilibtio e movimento) ricor- rendo altallenamento fisico cosi come a quello tec- nico, ma soprattutto alla conoscenza del movimen- toedi quelle caratteristiche meno “tangibil—perd in egual modo importanti — come il controllo della " respirazione, oppure lo sviluppo del'intuito, neces- sario anche per affrontare nel modo migliore le in- ognite di quei passaggi che non si conoscono (ar- rampicata a vista). Lallenamento all'arrampicata, in conclusione, dovrebbe essere pluridirezionale, cio& non solo muscolare, ma soprattutto teso allo sviluppo del- abil all'equilibrio e, per quanto se ne & sopra ac- cennato, di qualité pid specificamente psichiche e mentali Non bisogna commettere lertore di pensare che Vallenamento esclusivamente muscolare venga ad apportare un reale miglioramento all'abilita motoria dell'arrampicatore; al contrario, potrebbe condurre invece a risolvere le situazioni d’arrampicata soltanto con uso della forza e ad impedire la ricerca del movimento, Essendo consapevoli di quanto tale disciplina sia complessa dal punto di vista motorio, possiamo sostenere che l'allenamento muscolare specifico dovrebbe essere del tutto secondario rispetto allo studio del movimento, per lo meno durante una fase iniziale; fase che oltretutto dovrebbe essere molto pit lunga di quella che attualmente viene conside- rata tale, Un bravo scalatore, quindi, dara ampio spazio alla tematica indicata prima di porre 'attenzione sul- Fallenamento muscolare specifico. Purtroppo & molto ‘comune Verrore inverso: andare subito e solo sulle dificolta, dedicarsi esclusivamente ai soli allenamen- ti di potenziamento muscolare e trascurare comple- tamente la conoscenza dell”arte del movimento”. Se poi riflettiamo su come un tale allenamento a senso Unico riesca ad aumentare quella tensione del cor- po di cui abbiamo parlato e su come, di conseguen- za, riesca ad influire negativamente sull'arramy catore, appare evidente la pericolosita di questo at- teggiamento che sta condizionando la tecnica e la cultura dell'arrampicata. Alla base dicid c’é la pre- ‘sunzione di saper gia arrampicare, o meglio, di aver- lo subito imparato dopo un po’ di pratica, con la con- ‘seguenza di cercare il miglioramento delle proprie capacita solamente attraverso uno specifico poten- Ziamento muscolare. In ogni caso, anche senza tener conto delfinfluen- za negativa sul principiante, tale concezione é cri- ticabile dal momento che nella scalata si ricerca, in ‘genere, qualcosa di diverso o in pit rispetto ad altri sport, e si rimane assai perplessi accorgendosi che la tendenza prevalente attuale coincide con una sor- ta di “culturismo del verticale”, basato su un poten- Ziamento tendineo-muscolare degli arti superior 12 II motivo di cid va ricercato nella nostra attuale for- mazione cutturale, che sembra apprezzare esclusi- vamente l'aspetto apparente e piu tangibile delle cose. Spesso I'uomo contemporaneo non riesce a sfuggire al richiamo fallace del risultato facile ed im- mediato, Per uno scalatore cedere a questo richiamo si- gnifica allontanare il risultato e farlo diventare pits dit- ficile; in questi casi, cid che accade in genere @ che ad un rapido miglioramento iniziale segue una stasi se non addirittura un regresso, proprio perché le acquisizioni dello scalatore sono state carenti nell’apprendimento motorio e soprattutto nell'eser- cizio di quelle qualita che potrernmo definire interio- rio psichiche. Questo problema si manifesta anche in un altro aspetto della scalata, che & quello della paura irazio- nale a cui va incontto il principiante (e che coinvolge anche il progredito), nonostante attualmente si ten- da ad eliminare quasi del tutto il rischio con aumento della qualita e quantita di protezioni. Dato che la paura @ uno stato d'animo, @ sicuramente fuori luogo pensare di superare tutti i problemi con Fallenamento muscolare. Come abbiamo detto, la capacita al rilassamento @ in arrampicata uno degli aspetti pit important, poiché permette di reagire alla tensione derivante dalla paura, causata — ripetiamo — non da un re~ ale rischio (ormai annullato dalla quantita e qualita di protezioni che normaimente si usano), ma dalla semplice realta di essere ad una certa altezza da terra. In tali casi i comportamenti sono di solito due ed entrambi discutibili: da una parte c’é latteg- giamento che di fatto mette in evidenza il pericolo, con la conseguenza di accentuare la paura fino a portare il soggetto ad un “blocco” che compromet- tera il suo giusto equilbrio con la roccia e ambient dalfalta c’é la tendenza a ‘rimuovere” la paura stes- sa, con la conseguente situazione di rischio che ne deriva. Non bisogna dimenticare, infatti, che re- primere non coincide con risolvere. Senza voler chi mare in causa Freud, noto che la “rimozione” pri ma 0 poi tomera alla luce con manifestazioni diffe- renti; queste possono instaurare delle nuove pro- blematiche psicologiche anziché risolvere il proble- ma originarro. Pud essere interessante inquadrare i due diversi atteggiamenti anche nella storia dell'alpinismo & delarrampicata. II primo, che in linea di massima arriva fino al nuovo impulso che ha stimolato lo svi- luppo delt'arrampicata in falesia (fine anni '70), era dovuto sia al riconoscimento obiettivo del reale ri- schio insito nella difficolta della scalata e nella ca- renza dellattrezzatura, sia alla meno giusta volonta di alcuni scalatori che, fieri di far parte di una schie- ra elitaria, cercavano di mantenere un certo presti- gio acquisito quindi tendevano in qualche modo a frenare la naturale “crescita” dei nuovi praticanti Riflettendo su tale argomento non possiamo di- menticare gli scambi di opinione avati con Pierluigi Bini, che mettevano in evidenza chiaramente tale problematica. Egli lasciava intuire che le difficolta alpinistiche da lui superate, tali da porto ai vertici dell'arrampicata nazionale ed intemazionale tra la fine degli anni '70 e linizio degli anni '80, in realta siano state pid facilmente superabili degli ostacoli generati dalla mentalita di un certo ambiente ro- mano. Sicuramente va anche a Pieroil merito di aver contribuito a modificare sostanzialmente raspetto mentale e culturale delle successive generazioni di atrampicatori che si sono sempre pi liberate dagli schemi dell’ambiente preesistente. Oggi, di contro, grazie anche alla maggior sicurezza fornita dallattrezzatura, stiamo vivendo una fase in cui predomina la tendenza contraria: non sie pid frenati ma bens trainati e spint. Attualmente, urtroppo, proposte di professionisti del tipo “come guadagnare un grado in due giomi a partire da qua- Tunque livello’ sono diventati realta; sano sempre piti facilmente organizzati corsi che pretendono di inse- gnare l'arrampicata iniziando dal 6a o dal 6b; anco- ra peggio, si cerca di supplire alla scarsa conoscen- za delle problematiche della scalata ‘iducendo il tut- to, con leggerezza, ad un‘occasione di divertimento cactico, dove elemento ludico diventa il principale fattore deltattivita stessa. La didattica nella scalata II principiante assai difficmente pud rendersi conto della qualita deilinsegnamento che riceve, se non altro per limpossibilita di confronti. Uno degli scopi di questo sctitto @ proprio quello di fomire a coloro che si avvicinano all'arrampicata i mezzi per ricono- scere un bravo maestro da un apparente esperto, soprattutto perché, logicamente, il primo approccio @ sempre determinante per impostazione di qual- siasi attivta. Nel caso in cul esso risulti inadeguato co scorretto pud generare dei vizi e delle abitudini che difficlmente potranno essere corretti successiva- mente. AA fini che ci siamo preposti appare importante ponderare l'aspetto culturale della scalata, © l'ap- profondimento che con queste note vogliamo fare, in particolare sulla metodologia del movimento, potrebbe portare ad un miglioramento della tec e della didattica con conseguenti cambiamenti nell'atteggiamento mentale e psichico. Non @ solo un'ipotesi, dato che non pud considerarsi separata- mente Paspetto tecnico 0 fisico da quello mentale 0 spirituale. Linfluenza @ reciproca. Nel passato, in- {atti, si @ gia visto quanto un cambiamento tecnico, come per esempio quello di un mezzo di assicurazio- re, ha contribuito ad un‘evoluzione culturale. Ci rfe- riamo al chiodo ad espansione, che sicuramente ha contribuito al cambiamento della tendenza di cui si parlava prima, Grazie alla maggiore sicurezza for- rita esso ha permesso di poter “osare” sistematica- mente anche su difficolta al limite delle possibilta; in sostanza il chiodo ad espansione ha contribuito ‘a generare anche cid che & stato definito “arrampi- cata sportiva’. Ma non bisogna lasciarsi ingannare sui gradi di dificolta: se una via di 6a 0 6b é attrezzata abbon- dantemente, persino una persona alle prime armi, con un minimo di capacita atletica, pud arrivare alla sosta da capocordata. Questo non significa pero saper arrampicare. Vogliamo sostenere che 'abilta non coincide soltanto con la capacita di superare una certa via, facilitati magari dallaver effettuato una grande quantita di tentativi; questi permettono di migliorare la qualita del movimento soltanto 0 pre- valentemente sulla particolare via in questione, gra~ zie alle ripetizioni. L’abilta coincide, al contrario, con la capacita di dimostrare Fintelligenza motoria so- prattutto nella scalata “a vista’. Questa caratterist ca fa si che il bravo arrampicatore possa ullizzare le sue capacita su tutte le vie corrispondenti al suo livello, Si vuole sottolineare, quindi, che la problematica di cui abbiamo parlato, che pud risultare evidente soltanto ad un'analisi approfondita, viene poi risol- tain pratica soltanto da coloro che, prowisti di par- ticolari doti personali,riescono istintivamente a con- trollare il rapporto armonico fra tutti vari fattori che rientrano nell'arrampicata. D’altra parte non possia- ‘mo ignorare che questa & un’attivita decisamente giovane, soprattutto se paragonata agli sport tra- dizionali che sono oggetto di studi secolari, e come tutte le cose giovani ha bisogno di tempo ed espe- rienza per poter svelare i propri “segreti’ La quasi totalita delle discipline olimpiche, aven- do origini millenarie, ha ormai una metodologia din- segnamento ben precisa; cid owviamente non impli- ca che siano attvita statiche: esse si evolvono sulla 13 base di conoscenze e metodologie che di volta in volta vengono introdotte nell'ambito delle diverse attivita sportive. In pratica, pur nella continua evolu- zione della tecnica e della didattica d'insegnamento, la metodologia risulta nello stesso tempo omogenea e coerente salvo modifiche di poco conto. Nello sci, ad esempio, pur trattandosi di ativita relativamente giovane, potremo essere sicuri che le tecniche di discesa, come il parallelo, saranno insegnate in modo analogo in tute le scuole di sci. Tutto cid in arrampicata non avviene: siamo an- ccora in qualche modo in una fase “primitiva” nella quale vige limprowisazione personale. Al contrario dell'esempio precedente, possiamo dire che in que- sta disciplina non esiste uniformita nei sistemi di in- segnamento; anche perché non esiste ancora uno studio sistematico del movimento in arrampicata. Tutto viene lasciato al caso, alla conoscenza e alla fantasia delistruttore, tanto che un sistema @ spes- 0 esatto contrario di un altro. Per essere pit chiari, rinsegnamento dell arrampicata praticamente oscil la tra gli schemi seguenti Da una parte viene seguita la teoria del “lasciare cche Tallievo impari da solo": dopo averto portato alla base della via, scelta piti o meno a caso, listruttore assicura I'alievo e lo fa salire sperando che in qual- che modo possa arrivare alla fine della via, dando dei consigli nei momenti di maggiore difficota, del tipo ‘prendi con la mano quel'appiglio li, sposta il piede di la", 0 pid genericamente “usa i pied”. Ma Fallievo inconsciamente si domanda: come si fa ad usare questi piedi? Riflettendo su tale metodo @ facile riconoscere il punto critico: a volte r'struttore si riduce a svolgere tun ruolo di assicuratore; cost Tallievo non potra im- parare veramente perché in realta, pur cercando un maestro che gli insegni a muoversi sulla roccia, tro- va soltanto uno che gli tiene la corda e che gli da dei consigli, pid o meno efficaci in quella circostan- a particolare, ma che poco hanno a che vedere con Tinsegnamento del movimento nella scalata. In con- ‘clusion avrebbe potuto anche “imparare” da solo! All'estremo opposto abbiamo addirittura dei ten- tativi d'avanguardia, che potremmo definire patetici se non fosse I'alievo a fame le spese, come ad e- sempio far arrampicare bendato un principiante alle prime armi. Sono tentativi degenerati in aberrazio- nit proprio nel momento in cui il neofita @ nella fase iniziale di apprendimento, ed anche di adattamen- to, di ricerca della sicurezza e del giusto rapporto con la roccia e con la paura, eliminare un senso come la vista, fondamentale nello sviluppo di questi 14 Processi, ovviamente finisce con il creare un osta- Colo in pid, quando addirittura non fara sorgere delle vere @ propre turbe psicologiche. Le riflessioni fin qui fatte, che potrebbero anche sembrare owie, devono invece essere sottolineate, proprio perché l'esistenza di questi opposti metodi evidenzia, per elouni aspeti, i regresso della didat- tica della scalata; solo alcuni anni fa, infati, 'esempio sopra riportato, anche se riconducibile ad episod sporadici, sarebbe stato soltanto pura fantasia Per mettere quindi ordine nella materia che ci sta A cuore, & necessario che la nostra ricerca parta pro- rio dal'nizio, allo scopo di porre quelle basi che Permettano di edificare delle solide fondamenta. Un approccio scorretto, infatti, anche se arriva solo di rado ai liveli di astrusita come quello esempiticato, ‘ton fa che danneggiare lallievo, che deve essere invece tutelato. Eterogeneita dinsegnamento Tomando ai metodi di insegnamento, come si @ gia sottolineato, la didattica dellarrampicata oscilla tra Poli assai lontani e contrastanti. Altri esempi chi Tiranno meglio lisea: il metodo di far sperimentare Subito la salita da capocordata @ del tutto diverso dalla concezione di un lungo apprencistato effettuato ‘come secondo dicordata; il concetto di far accostare immediatamente Vallievo alle difficolta contrasta Nettamente con lopinione che considera fondamen- tale un lungo addestramento su salite facil Si @ gia accennato allerrore ricorrente di ridurre Finsegnamento ad una serie di consigli immediati sul dove colloca’e le mani e i piedi sulla roccia. Questi consigli naturalmente devono rientrare nella ‘metodologia dell'nsegnamento, ma solo in partico- lari situazioni. Cié che va criticato @ il voler erigere a sistema linsegramento impostato su tale pratica. Infatti, questo tipo di didattica, se non utilizzato sol- tanto nelle circostanze opportune, instaura dei par- ticolari meccanismi per cui il principiante non ap- Prende il movimento ma impara ad eseguire degli ‘ordini, mentre insorge in lui una dipendenza dal- Fistruttore, Tale dipendenza manifestera poii suoi effetti dannosi nell'arrampicata “a vista” e determi- nerd una insicurezza generalizzata. In reata, labilit dellinsegnante consiste nel riu- scire a fomire i mezzi necessari affinché lalievo rie- ‘sca a muoversi sulla roccia liberamente, solo con le roprie capacita, Con cid ci sembra di aver mostrato sulficiente- ‘mente come eterogeneitz delle teorie esistenti sia, in cert casi, addirittura dannosa ai praticanti e quin- di allativita stessa. Attualmente — dunque —|o svi- lupo della nostra disciplina esige che si vada oltre la semplice improvvisazione personale. Da qui un'esigenza di ricerca che terti di far chia- ‘ezza in tale stato, tuttora non basato su dei principi general. Importanza dei “fondamentali” Nella nostra ricerca abbiamo tentato di individuare i Cosiddetti Yondamentali” che, come no‘o, sono rap- presentati dalla descrizione delle tecniche di base, ioe di quei movimenti che cronologicamente cost- tuiscono le tappe fondamentali dell'apprendimento: ‘ebbene, non siamo riusciti effettivamente a trovaril C’é da stupirsi: se essi esistono in tutte le attivita sportive dovrebbero, allo stesso modo, esistere nell'arrampicata, Esemplificando, tutti gli sciatori sanno che nel seguire un corso di ssi. bisogna assare attraverso delle tappe propedeutiche ben Precise che consistono nell'apprendimento delle tecniche basilar in una necessaria consequenzialita, Per cui, ad esempio, non si fara il paralelo di base ‘senza aver prima appreso la virata elementare. Tutti assano dunque attraverso le stesse tecniche. Quale possibilité di successo avrebbe ogi un eofita che isolatamente volesse imparare a sciare Per istinto e diventare un atleta dello sci? Cregiamo che, salvo il caso del fuoriclasse, le sue “chances” sarebbero veramente poche. Uarrampicatore oggi si trova allncirca nella stes- sa situazione, Desideriamo percid operare, col pre- sente lavoro, affinché chiunque ne abbia linteresse Possa studiare il movimento nell'arrampicata con luna adeguata metodologia che sia basata su dei principi di valore generale. Armonia degli opposti E importante a questo punto soffermarci brevemente su un argomento a carattere generale riguardante ‘atteggiamento culturale esistente, poiché siamo Convinti che questo influenzi anche Fatteggiamento mentale di chi arrampica. Ci si perdonera per- cid la digressione, La mentalita occidentale contemporanea, anche se attualmente manifesta dei signticativi segnali di cambiamento e di risvegiio (soprattutto a chi @ pit attento a certi valor), si estema generalmente con una contrapposizione tra le differenti caratteristiche esistenti in una qualunque attivita. Intendiamo dire che la specializzazione ha infranto drasticamente unit armonica dei fattori che, insieme, concorro- no a formare sia una cultura sia un’attivita Cid inizialmente ha portato ad un miglioramento dei risultati specifci nel singolo settore, ma contem- poraneamente ha dimostrato la pericolosita del pro- cedimento. E come se, perdendo di vista il senso generale delle cose, i risultat ottenuti fossero mes- si al servizio di interessi o idee di senso diverso (0 contrastante) rispetto alldea originaria, che aveva inteso promuovere l'ativta nella sua armonica glo- bali. Questo @ avvenuto anche con la separazione del- la pratica dalla teoria e cosi, spesso, la conoscen- za si specializza soltanto in uno dei due settori, per- dendone di vista la necessaria complementarieta. ‘Secondo l'antica saggezza di quasi tutte le culture, sia orientali che occidentali, per una corretta pratica ‘occorre un’adeguata conoscenza teorica. II noto bi- nomio “mens sana in corpore sano’, ad esempio, va al di a del significato semplicistico di uso comune: significa armonia ed equilibrio tra corpo e spirito, sviluppo armonico ed ordinato nelle due componenti di una stessa unita. Anche il Taoismo cinese, ad esempio, pur postulando la contrarieta degli oppo- sti, simbolizzati in Yin e Yang, indica la via alle- quilibrio e alla conoscenza nellintegrazione dei con- trai, che coesistono in un’altemanza dialettica dei due principi. Lo Yin e lo Yang sono due aspett! in egual modo veri e validi: non ci deve essere il pre- dominio deluno sulfaltro, Lvomo pud interrompere Vequilibrio intervenendo in favore del!'uno o dellaltro, ma nel momento in cul si afferma il prevalere di uno dei due la conseguen- za @ sicuramente una crisi, un turbamento, uno scompenso. La via alla conoscenza indicata da questa cultu- ra orientale si identifica proprio nella capacita di riu- nire “i contrar'’ in una costante ed equilibrata alter- nanza. Nel momento in cui uno sta per prevalere inizia subito la crescita dell altro, e cost via: lobiettivo &, quindi, evitare il dominio detruno sullaltro. In natura noi abbiamo una quantita infinita di e- ‘sempi che ci mostrano un tale equilibrio, ed oggi col diffondersi della coscienza ecologica & ormai chiaro a tutti, anche ai meno accorti, quali siano gli effetti dovuti alalterazione dell'equilibrio ambientale. Tale alterazione @ diventata cosi evidente da suscitare, in extremis, un diffuso interesse per i problemi am- 15 bientali in genere, mentre aumentano le categorie di persone che cercano un rapporto “naturale” con ambiente stesso (raramente perd con la natura in senso autentico).. Rimane da vedere quale sia la motivazione reale cche spinge in tale direzione, per capire se cid @ in- dice di un effetivo risveglo di coscienza o se si trat- ta, al contrario, soltanto di mode momentanee ‘comunque vissute in modo superficiale. Con cid non vogliamo dire semplicisticamente che la soluzione dei nostri problemi consiste nello scalare o nel ca- valcare in un bosco selvaggio, ma vogliamo sotto- lineare che il problema di fondo é sicuramente legato in qualche modo al rapporto quotidiano uomo-am- biente, Siamo convinti che le attivita nella natura, di cul Varrampicata rappresenta un esempio, se corretta- mente svolte possono contribuire significativamente al cambiamento e alla crescita dell uorno Dipende peré dalla finalita che ci si prefigge e non dalattivta in 88, Atteggiamento mentale Nella didattica della scalata, abbiamo visto, si pre- sentano atteggiamenti differenti o anche contrastantl e tali sono anche le motivazioni personali dei prati- ccanti: ad esempio, potremmo essere spinti dalla ricerca delle nostre qualita interiorio invece essere ‘motivati prevalentemente dal conseguimento di un risultato concreto, come quello che otteniamo supe- rando “in libera’ una certa via, o quando riusciamo fad essere i primi nella “conquista’ di una montagna di una parete. Anche questo & un aspetto da ap- profondire, e il nostro lavoro prende lo spunto da cid per un tentativo di far chiarezza sulle motivazioni della scalata. Di certo la motivazione pit evidente @ insita nelat- tivita stessa, nel senso che @ il piacere della scalata in ogni suo istante che ci porta a praticare la disci- plina medesima Ma cid che attualmente sembra accadere @ che la motivazione reale non @ data tanto dal'attvita in '86, quanto piuttosto dalla speranza 0 dall'ambizione di riuscire a raggiungere determinatirisultati E interessante perd osservare come alla volonta di migiorare “fisicamente" per poter conseguire quei risultat, spesso non corrisponda una adeguata vo- lonta di migliorare "mentalmente”. La separazione tra mente e corpo porta in genere ad affrontare le cose urilateralmente, sviluppando 16 vola per votta soltanto uno dei due aspetti. Ricadia- mo quindi nelincapacita di coordinare i due aspett in un'unica attivita, € evidente che se siamo interes- sat esclusivamente alfaspetto fisico delle cose, sara il solo conseguimento di un risultato concreto a sostenere la motivazione: nel momento in cui, perd, tale risultato non corrispondera alle aspettative, la motivazione verra a mancare poich¢ il fattore men- tale @ assente. Fossiamo affermare che finora nella pratica della scalata gli aspetti tecnico e culturale non si sono sviluppati armonicamente ed esistono carenze in entrambi gli aspett. Quanto finora esposto ha evidenziato almeno in parte le lacune, sia tecnico-didattiche che culturali & mentali di questa disciplina, La nostra ricerca, quindi, @ determinata dalla ne- cessita di equilibrare questi due aspetti alfinterno del’arrampicata. Ma, come non @ sicuramente suff- ciente arrampicare per svelarne il significato, cosi non & sufficiente arrampicare per imparare l'arte del mo- vimento. E il modo in cui arrampichiamo, cioé il ‘come’, ¢ in senso ancora pits lato @ il nostro com- portamento che ha in sé il significato che ricerchia- mo. € un dato di fatto che chiunque ricerchi la cono- scenza del “come, quando e perché” ha in sé la pos sibiita di arivare ai pit alti live, a parita di allena- mento e di pratica. Di contro, negli scalatori che aspi- rano prevalentemente al_risultato, si veritica spes- so che ad un allenamento esasperato fa riscontro un risultato inadeguato, che & poi corrispondente all'at- teggiamento mentale. Questo accade perché, in fon- do, chi non & portato a considerare il complesso delle tematiche in questione cerca di supplire a questa caranza con il solo allenamento. Con l'approfondimento del movimento da noi soste- ‘nuto possiamo compiere un significativo passo in aventi in quanto, gia attraverso il semplice miglio- ramento della qualita motor, si rendera necessario Un allenamento minore. La nostra concezione pre- sugpone che il risultato concreto passi in seconda linea e venga sostituito da una continua ricerca sul “come”, cioé dallo studio sul modo di arrampicare che @ contemporaneamente Io studio del nostro modo di essere. IIdesiderio del risultato tangibile viene cosi gradual- mente sostituito dalla coscienza di poter raggiungere Un ‘raguardo pi importante, anche se a volte meno concreto. Ecco perché la ricerca di un equilibrio ar- monico tra la mente e il corpo, tra pratica € cono- scenza, é la meta ideale di questa disciplina. Possiamo ora affrontare il tema che ci sta a cuore, analizzare i principi fondamentali del movimento nella scalata insieme al modo in cui esso deve es- sere eseguito. Sara poi il tempo, la pratica e la loro ‘conoscenza che successivamente contribuiranno ad un complessivo miglioramento. ‘Questo lavoro da solo non pud permettere di ap- prendere larte della scalata se non @ affiancato dallinsegnamento pratico e dall'esperienza di un valido maestro. Non dobbiamo ricadere nella se- parazione della pratica dalla teoria, perché una cosa la comprensione razionale della materia ed altra cosa @ la sperimentazione pratica: i due aspetti devono evolvere di pari passo per dar luogo ad una crescita armonica. ll contrasto fra alpinismo e arrampicata si affievolisce molto. ll punto di partenza dovrebbe ‘essere uno solo: il movimento sulla roccia in un ambiente naturale" (Cavalcare la Tigre, Gran Sasso, tentativo invernale - foto Roberto Caruso). 2 La nascita dei movimenti fondamentali II nostro obiettivo, da quanto si & finora detto, con- siste nello studio del'arrampicata, affinché si possa- no determinare le sequenze di base del movimento, 0 “tecniche fondamentali’, attraverso le quali sia possibile individuare essenza del movimento stes- so nella scalata, Come sié accennato, é evidentemente pti difficile apprendere i movimenti che intervengono nella pra- tica di una qualsiasi attivita senza le tecniche di base. Queste razionalizzano ed estrapolano le ca- ratteristiche essenziali della globalita dei movimenti di cui 'attivita @ composta, frazionandone linsieme in specifici eserciz finalizzati Abbiamo fatto 'esempio dello sciatore che impara autodidatticamente, senza 'assunzione di informa- Zioni esterne, ed abbiamo messo in evidenza la superiorita dellapprendimento coadiuvato dalle tec- niche di base. Si potrebbe forse dire, per assurdo, che probabilmente lo sciatore di cui parlavamo arri~ verebbe al livello medio attuale soltanto dopo aver sperimentato quasi tutti gli avvenimenti della storia dellosci. E propriotale esperienza, infatti, cheéstata concretizzata nelle attuali tecniche fondamentali E per 'arrampicata? Come “scoprire” i moviment base? Cominciamo con rosservare che unmovimen- to, pit riesce ad essere semplice e naturale, in ac cordo quindi con la fsiologia umana, e pid é efficace. La difficota, in genere, sta prima nella compren- sione e poi nel'attuazione di questo concetto; so- tanto con lesperienza si arriva ad accettare idea che le qualita fisiche non devono costituire 'interes- se principale. Concepire l'arrampicata, percid, come se fosse fondata quasi soltanto su quelle qualita equivale a privaria del suo significato reale e a renderia innaturale. Spesso si incorre nelferrore di valutare il movimento soltanto attraverso la forza, la resistenza, etc., e quindl in base a valori quantitativi; inrealta il movimento, anche se si esplica attraverso le suddette caratteristiche, non deve essere identif- cato con esse. L’abilita di uno scalatore consiste non tanto, o non solo, nel superamento di dfficolté sem- pre maggiori, quanto piuttosto netintelligenza moto- ra con cui risolve ipassaggi attraverso un movimen- to ‘migliore" qualitativamente : tale movimento “mi- gliore” ha anche la caratteristica di richiedere uno sforzo minore. Tanti sono i casi che dimostrano quanto attual- mente arrampicata sia spesso lontana da questi principi. Ad esempio, un‘intervista ad alcuni dei pit ‘conosciuti atleti italiani del momento (1) fa capire quale confusione aleggi intomo al concetto di mo- vimento: alla domanda riguardante il movimento preferito dagliatlet, pit di uno ha identificato in esso ilbloccaggio"! Ad un’analisi appena approtondita, bloccaggio risulta essere una contrazione isometrica dove il movimento & totalmente assente. Se esiste un tale equivoco nel pensiero degli atleti di punta, pro- viamo ad immaginare quale confusione possaesser- cia liveli pid bassi. Le nostre riflessioni ci hanno fatto concepire lar- rampicata non tanto come una competizione con gli altri quanto, piuttosto, come una continua evoluzione tesa ad un miglioramento personale e senza fine, che ha come scopo il conseguimento del'armonia attraverso la conoscenza dei movimenti del nostro corpo. Capire come si effettua un movimento sem- plice e naturale, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non & affatto immediato, al punto da costi- tuire Foggetto della nostra ricerca. In determinate circostanze compiamo istintiva- mente dei gesti che risultano poi essere i miglori in quella situazione; ma cid che @ istintivo non & per definizione consapevole. Nella giovane attivita del- Trarrampicata cid che manca é proprio la conoscenza “del come, del perché e del quando”. II nostro obiettivo @ quello di cercare di portare sul piano razionale e cosciente cid che facciamo casualmente ed impulsivamente e che appartiene soltanto al stinto ¢ allinconscio. Dopo averne preso coscienza, addentrandoci nella conoscenza di noi stessi, porte- remo questo risultato nel'arte di arrampicare. 1) Vedi n. 123 della "Rivista della Montagna” 20 Dalorizzontale al verticale 1 movimento nella scalata va visto come un’ evolu- ione dell'ativita pid comune: il caminare. In essa seorgiamo lo stesso principio, anche se estrema- mente sempiificato, che @ alla base del movimento sulla roccia. Normalmente l'arrampicare viene con- siderato come un esercizio fisico diverso, che non ha nulla in comune con il naturale movimento del cam- minare. Cid rappresenta un ostacolo soprattutto per i principianti perché hanno diffcolta a colmare il divario (non solo fisico ma anche psicologico) tra uno “status vivendi" normale e la verticalité della terza dimensione. Ovviamente negli atleti evoluti questo divario pud essersi annullato automatica- mente con la pratica. Identiticando un punto di con- tatto tra deambulazione e arrampicata, possiamo intuire unacerta relazione trale due attivita. Cid vuole anche dire che arrampicare pud, di riflesso, influire anche nella vita di tutti giori Per sviluppare tale tema @ opportuno focalizzare "attenzione sullo spostamento del nostro peso, cio’ del nostro baricentro, che @ rappresentato da un unto ideale all'interno del bacino. ‘Quando camminiamo, in linea di massima non siamo consapevoli che il nostro “centro” é riposto nel bacino, perd tendiamo a cercare un continuo equi- Vibrio attraverso lo spostamento di tutto il tronco. A terra, avendo due punti di appoggio (i piedi), per eliminame uno & necessario spostare tutto il nostro peso sull'altro; sulla roccia, quando i punti di appog- gio sono quattro, eliminame uno produce un effetto diverso, perché il movimento del bacino deve essere, in linea di principio, separato da quello del busto. In realta, questa separazione si verifica anche quando siamo poggiati coi due piedi a terra, ma non é pra- ticamente percepibile. A chi arrampica e possiede tuna buona conoscenza motoria riesce naturale spo- stare il bacino a destra oa sinistra, tenendo le spalle Praticamente ferme, nel momento in cui da una Posizione eretta a piedi uniti deve togliere ilpeso da tno di essi La capacita di isolare il movimento del bacino da quello del resto del corpo dovrebbe essere svilup- pata, sia prima che durante apprendimento, con degli esercizi eseguibili a terra. ‘Come gia il prof. P. Tait ha ben messo in evidenza (2), la complessita del movimento ci induce a non Poterto piti considerare separatamente rispetto alla cultura e alintelligenza dell'uomo stesso. Se forse @ eccessivo affermare in senso assoluto che il movi- mento @ vita ed inteligenza, @ corretto perd vedere 2) vedi: “Linee generali di neurofisiologia del movimento*, ‘Societa Stampa Sportiva Romana, nel movimento una espressione della vita e del- Tinteligenza stesse. Cid vuol dire che luomo, dalle Proprie origini, sviluppa e menifesta la vita e 'in- telligenza anche attraverso il movimento. Movimento come intelligenza motoria! Non il mo- vimento finea se stesso quanto, puttosto, attuato per il conseguimento di un determinato fine. La qualita del movimento e il livello dellabilta ‘motoria sono strettamente corrlati legati allo svi- lupo della storia dell'umanita. Per quanto riguardala forza fisicainvece, considerando come 'uomoabbia ayuto il predominio sugli animali ben pid forti di lui, appare evidente come questa di per sé abbia poche probabilita di suecesso. Non vogliamo addentrarci ‘eccessivamente nello sviluppo di questi temiperché esulano dallo scopo che ci siamo prefissi. Cid che vogliamo evidenziare sta proprio nel rapporio tra queste due capacita del uomo: mentre la forzaé solo Un aspetto della vtafisica, il movimento presenta una tematica ben piti ampia di quarto si potrebbe consi- derare in un primo momento. {nostro punto di vista @ percid quello di atribuire ailabilita motoria una preminenza rispetto agli altri ‘elementi che caratterizzano l'arampicata, essendo consapevoli che la nostra discplina pud stimolare, fortemente ¢ realmente, tutte le funzioni psichiche, come intelletto, fantasia, intuizione, sensibilta, etc Cid @ dovuto anche alla “naturalezza’ dell'arrampi cata che, non essendo basata sul uso diun attrezzo, coinvolge totalmente I'arrampicatore nel contesto di un ambiente naturale. Siamo altresi consapevoli di ‘come attivta delf'arrampicata possa svoigere, pro- prio per tutte queste caratteristicre, un ruolo difonda- ‘mentale importanza anche nello sviluppo evolutivo dei giovani Sentire il baricentro Si parlava dunque dellimportanza del_baricentro. Dopo aver capito che questo si trova nel bacino, bisogna fare in modo che tale scoperta venga anche “sentita’. E proprio il “sentire” che collega il corpo alla mente e viceversa. Il movimento viene quindi ad acquisire notevole importanza ai fini de! proceso conoscitivo. Per apprendere labilita. che consiste nel saper trovare equilibrio del proprio “centro”, e percid del proprio corpo, occorre addestrarsi con appositi e- sercizi, che dovrebbero aumentare di complessita in modo graduale e costituire anche un collegamento “Punto di riposo: anche sugli strapiombi & necessario sviluppare la capacita di utiizzare gli ‘anti inferior" (Mago '89 a Ferentilo - foto Giulia Baciocco). 22. tra il movimento in orizzontale e quello in vertcale, ioe tra la deambulazione e l'arrampicata. UI primo esercizio per l'addestramento in orizzon- tale potrebbe essere questo: con le gambe divaricate @ ad una cerfa distanza da un muro (o da una spal- liera) ci appoggiamo ad esso cone braccia; da que- sta posizione, volendo sollevare una gamba, dovre- ‘mo ricercare un nuovo equilbrio sugi altri tre articon uno spostamento del bacino. Pili divarichiamo le gambe e pid lo spostamento risultera necessaria- mente marcato (figure 1 € 2), Sipotra obiettare che non & necessario spostare i baricentro: potremmoinfattiintervenire muscolarmen- te con una contrazione isomettica ditutto il corpo per reagire alla carenza di equilibrio che si determina quando solleviamo un piede (figura 3). ‘Seanalizziamo sperimentalmente queste due diffe- ‘enti soluzioni, appare perd evidente che la ricerca di equilibrio della prima, che si esplica soprattutto con il movimento del bacino, riduce lo sforzo muscolare; er quanto riguarda la seconda si deve invece rico- noscere che, quando il movimento del bacino & assente o ridotto, il dispendio di energia @ maggiore. Sintetizzando quanto detto si potrebbe anche dire che ad un movimento minore corrispondera uno ‘sforzo muscolare maggiore. E importante compren- dere quanto affermiamo sperimentando il semplice esercizio descritto, in quanto esso pud contribuire realmente a far capire limportanza nel'arrampicata della ricerca di equilibrio per mezzo del movimento del bacino, mentre allenamento muscolare deve essere considerato di supporto alla abilita motoria, uindi non di primaria importanza, Se consideriamo infine, come abbiamo gia notato, che le attivita mentali intervengono soprattutto nel caso in cui la qualité del movimento prevale sullo sforzo fisico, sara ancora pid evidente come una disciplina basata sull'analisi del movimento piuttosto che sull'aspetto muscolare possa costituire un mez- 0 molto importante per 'educazione e 'evoluzione del praticante (3). Possiamo osservare, invece, che in realta sono pit praticate attivita con un coinvolgi- ‘mento mentale assai ridotto come, per fare un esem- Pio, il body-building (anche se é su un piano comple- tamente diverso). Vogliamo ribadire che larram- picata, essendo fondata su una ricerca continua di equilibrio nel movimento, pud permettere l'armo- nizzazione delle ativita psico-fisiche, in modo che le caratteristiche di forza, resistenza, scioltezza etc. operino al servizio del movimento e delle attvita mentali.Invertite i fattori ponendo la qualita al servi- io della quantita determinerebbe una mancanza di 8) vedi: “Educazione motoriae ritardo mentale" di L. Picq © P. Vayer (parte prima, capitolo terzo), Armando Editore, armonia, sia nello stile discalata che in quello che pit in generale appartiene al movimento quotidiano e di conseguenza alla vita di tut giori. Un altro esercizio, simile a quello precedente, evidenzia lo stesso tipo di spostamento del peso e del bacino, ma si esegue poggiandosi a terra con le braccia ele gambe divaricate come per effettuare dei piegamenti. Ataliesempi sara possibile trovare mille varianti, ma non bisognera allonianarsi dallo scopo Principale, teso all'acquisizione della sensibilita nei riguardi del baricentro del corpo e del suo equilibrio. Ora vogliamo porre l'attenzione su un altro eser- Cizio che a nostro avviso & particolarmente efficace. Esso consiste nel munirsi di uno “spessore” di legno alto circa 15 em. e largo circa § cm.; in posizione eretta, ci disporremo con un flanco davanti ad un muro, sistemando lo spessore ad una certa distanza da questo, Poggeremo, quindi, una mano sul muro e sistemeremo il piede opposto sul nostro legno. Sol- levandb il piede che @ a terra, per rimanere in equi- libriosullo spessore dovremo effettuare la traslazio- ‘ne del bacino fino a collocarlo sulla verticale dell'ap- Poggio stesso, ricercando quella posizione ben pre- cisa_corrispondente all'asse perpendicolare pas- sante per lo spessore. La difficolta aumenta all'au- mentare della distanza dell'apoggio dal muro, all'aumento dell'altezza dello spessore e al diminuire della sua larghezza. Owiamente tal esercizi devono essere eseguiti da entrambi i lati (igure 4 @ 5). E importante evidenziare che potremo effettuare lo ‘spostamento del bacino soltanto dapo aver poggiato| ilpiede. Dovremo cio’ evitare dimuovere contempo- raneamente baricentro e piede. Certamente quando camminiamo sul piano riu- sciamo a non perdere lequilibrio anche se spostia- mo il bacino insieme al piede, e questo é possibile soltanto perché 'ampia superficie del suolo ci per- mette di avanzare senza curarci troppo di poggiare il piede in un punto ben preciso; ma gia se camminia- ‘mo in discesa su un sentiero ripido e scivoloso, & ecessario rallentare il movimento isolando lo spo- sstamento del piede da quello del bacino. Infatti, se Cosi non fosse, avremmo pid diffcalté a poggiare il piede con precisione e non potremmo valutare bene la validita del punto d'appoggio che, inoltre, solle- citeremmo eccessivamente, trasferendo brusca- mente il bacino da un piede alfaltro. Chi ha sviluppato un buon livello di equilibtio e di Precisione nel movimento sara in grado di cammi- are su questo terreno velocemente ed in sicurezza, senza isolare completamente lo spostamento del bacino da quello del piede, ma dobbiamo conside- fig.1 fig. 3 23 fig. 2 rare che questo @ possibile grazie allabilta perso- rnale acquisita in precedenza. E importante, quindi, conoscere quale tipo di esercizio @ pit adatto a migliorare 'abilita motoria Infatti, non @ tanto il fatto che camminiamo su un terreno ripido a farci miglio- rare Fequilibrio, quanto piuttosto il modo in cui ese- guiamo il movimento. Per iniziare ad apprendere l'abilté di separare il movimento del bacinoda quello dei piedi possiamo, ad esempio, camminare su degli spessori di legno (decisamente pit larghi di quelli utilizzati preceden- temente) eseguendo un movimento lento, finalizzato a ricercare equilibrio con continuita quando passia~ mo da un appoggio all'altro. Pertanto lesercizio cconsistera in questo: da una posizione in equilibrio con una gamba su un appoggio, sposteremo laltra gamba fino a raggiungere 'appoggio successivo. Soltanto dopo aver preso contatto con lo spessore di legno, inizieremo a trasfetire il bacino da una gamba alfaltra lentamente, ma con precisione; sempre len- tamente sposteremo il piede non pid gravato dal peso raggiungendo il nuovo appoggio, e cosi di seguito, Da considerare che in questo modo potremo esercitarcianche ad appoggiare ipiedicon unacerta precisione, cosi da essere agevolati quando uti- fig.9 fig.7 lizzeremo gli appoggi sulla roccia (vedere figure. 6, 7,829). Per passare ora gradualmente all'addestramento “in verticale”, occorre una premessa. Se osserviaio tun bambino che sale una scalinata munita di cor- rimano, notiamo una precisa sequenza nei suoi movimenti. II bimbo che ancora non padroneggia Yabilita motoria del salire gli scalini (anche quando ‘non sono troppo alti per lui) passa sempre, tra un gradino e Valtro, per una posizione intermedia con ambedue i piedi sullo stesso scalino: questa rappre- senta la posizione di partenza per poter nuovamente spostare le mani e dare il via ad un nuovo passo. Mentre la durata di questo comportamento, che corrisponde per cost dire a una fase di apprendimen- to, varia a causa della maggiore o minore abilita del soggetto, 6 invece un fatto costante il passaggio del bambino per questa esperienza. Essa rappresenta il biglietto d'ingresso per poter accedere al succes- sivo “status” pit libero e naturale. E proprio in quest ultimi anni che sista riscoprendo Timportanza di tutte le fasi dell apprendimento moto- rio dei bambini, essendo consapevoli di come una carenza nellevoluzione motoria possa generare delle problematiche mentali che poi ben diffcit mente potranno essere superate nella crescita, Quesie iflessioni si possono ugualmente appli- care alle tecniche fondamentali: una tecnica corretta e ben appresa é una “conditio sine qua non’, & uindi una prima imprescindibile fase che consente uneffettivomiglioramento, inteso come chiave di una vera espressione di liberta individuale: in altre pa- role, 'aspetto tecnico deve costituireil puntodiparten- za.e non il punto di arrvo. Tornando all'arrampicata, la parete di roccia pud essere vista come una scalinata estremamente ri- pida e con gli scalini pit piccoli ed irregolari. Cosi, anche se in questo caso il principiante & un individuo adulto, non si pud sottovalutare limportanza dell'ap- prendimento dei movimenti nella loro consequenzia- lta e globalité. Maggioti sono gli errori ele lacune nel ‘suo bagaglio personale, maggiori saranno le riper- cussioni non solo sul lato fisico, ma anche su quello mentale. In senso pit: ampio, le conseguenze di un errato atteggiamento si manifesterebbero anche nel- ambiente naturale, motto spesso visto con un’ottica errata che porta ad asservire la natura alle neces- sita personali; in definitiva lintervento del!'uomo sul- ambiente dipende anche dal modo in cui questi si muove nella natura ‘Sembra cosi di aver messo abbastanza in luce Vimportanza dell’apprendimento dei ‘fondamentali 25 senza di essi, oltre ad un‘impostazione motoria erra- ta, ofterremo anche un atteggiamento mentale ina- deguato, In conclusione, completando I'analisi che partita dal bambino sulla scalinata, possiamo dire che an- che negli adult si verifica una simile sequenza di movimenti quando la scalinata sifa ripida e faticosa, cio® quando essi vengono a trovarsi nella pti diffi! le situazione determinata dalla verticalita della terza dimensione. La tendenza é quella di passare sem- pre con entrambi i piedi sullo stesso scalino (cio’ su due appoggi alla stessa altezza), poi spostare le mani ed effettuare nuovamente uno 0 pid passi su altri scalini (cio& sugli appoggi seguenti). Cid vuol dire che, in determinate circostanze, ad un movi- mento delle braccia seguono pi movimenti delle gambe. Questa é in effetti la sequenza di movimenti pid naturale, perché sono gli arti inferior, i pid fort, a svolgere il ruolo maggiore, mentre le braccia inter- vengonosoltanto nel momento in cul requilbrio sulle gambe é pid precario e, nel caso in esame, quando ueste si spostano alternativamente sugli appoggi. Viceversa, le braccia si muovono nel momento di maggiore equilibrio e di minor consumo di energia, quando cio’ si é in posizione eretta sulle gambe. II motivo di cid @ determinato oviamente dalla costitu- zione fisica dell uomo, che dispone di una minor forza e resistenza nelle braccia rispetto agli art infe~ Tiori. II nostro scopo deve essere percid, nei movi- enti in parete, quello di tendere a riservare il pit possibile il ruolo primario alle gambe col risultato di Fisparmiare lavoro muscolare alle braccia. Cid non ‘vuol dire che in tutti passaggi dell'arrampicata sar& possibile mantenere il predominio degli arti inferior: significa invece che sara sempre possibile, secondo Un processo indefinito, aumentareiruolodelle gambe per diminuire quello delle braccia. Disponendo di adeguata capacita di interpretazione del movimento, anche quando le gambe sono apparentemente inu- till, ad esempio su taluni strapiombi o tet, un'oscil- lazione di una di esse, uno spostamento di un piede ‘oun miglior uso dell'appoggio potranno deviare pitio meno sensibilmente lo sforzo in direzione degli arti inferior, innalzando cosi anche il limite delle possi- bili ‘Concludendo, ilprimoimpegnonell'apprendimento deve essere percid rivolto alla conoscenza de! mo- vimento naturale. Questo per il principiante; ma an- che il bravo scalatore che non é passato per questa prima ed importantissima tappa potrebbe trovare giovamento dalla conoscenza e dalla pratica della giusta sequenza delle posizioni 3 Considerazioni sui movimenti fondamentali E impossible spiegare tutte le ragioni che ci hanno cconsentito di delineare i movimenti_ fondamentali cosi come verranno esposti, proprio per la comples- sité di tradurre in un testo Intera nostra esperienza, acquisita sia attraverso Vinsegnamento sia arrampi cando in motti luoghi e su pareti morfologicamente assai diverse. Nellesporre le nostre considerazioni preferiamo dunque seguire un procedimento anali- tico, il quale riveste, almeno in un primo momento, un ruolo essenziale per un praticante: sara poi la sua diretta e personale esperienza a riunire la conoscen- za teorica alla pratica. Cercheremo di scoprire gli errori pid comuni, che normalmente si manifestano nella scalata, e cercheremo ai spiegare come i ‘fon- damentali” mirino proprio a risolverli. Una volta indi- viduati ed eliminati, Yarrampicatore potra essere ve- ramente libero di muoversi sulla roccia. Abbiarno uinai intenzione di esaminare, almeno sulficiente- mente, gli errori piu importanti e proveremo a farlo durante la spiegazione dei movimenti fondamentali, in modo che possano essere meglio compresi. Vogliamo sottolineare che di solito 'assimilazione dei fondamentali non avviene in tempi brevi; anzi & normale, per fare un esempio, che la sola progres- sione di base venga veramente compresa soltanto ‘quando si raggiunge un buon livello nella conoscen- za della disciplina. Seguendo metodicamente le pro- gressioni che esporremo, il nostro miglioramento sara costante, anche se lento, e i risultati saranno sicuramente evidenti e concreti, e non ci si rferisce solo lla minor dificolta che si incontrera nei passag- gi, ma anche a un maggior equilibrio psicofisico (che @ poi una maggior conoscenza di noi stessi) e a una maggior partecipazione all'ambiente in cui ci muo- viamo. Inoltre, 'assimilazione dei movimenti fonda- mentali consentira di arrivare a ciascun traguardo in tempi minori di quanto non avvenga normalmente, certamente rispetto alle epoche precedent, poiché tale apprendimento parte da punti che precedente- mente erano solo di arrivo; cosi ogi, per la prima volta dag inizi della pratica della scalata, ci volgia~ ‘mo alla ricerca di una progressione di base. Le definizioni che daremo nel corso della trattazione ‘mettono in evidenza posizioni ¢ movimenti “idealr che all'ato pratico possono e, in aleuni casi, devono essere adattati armonicamente alla disposizione degiiappigli e degli appoggi presenti di volta in volta Possiamo affermare che lacquisizione delabi {a arrampicatoria @ determinata prima dalla cono- scenza dei movimenti fondamentali e poi dalla ca~ pacité di saperi applicare, sfruttando gli appigli e appoggi pit adattiaciascun movimento. Eevidente, a questo punto, limportanza del ruolo di un maestro esperto che meglio possa scegiiere il terreno di pratica, Sotto certi aspetti il compito delistruttore pud essere pit difficile neliarrampicata che non in altri sport, perché la roccia si presenta spesso in modo assai vario, E facilmente intuibile che, ad ogni modo, le vie scelte nella fase iniziale debbano essere di bassa dffcolta, ein ogni caso non dovreb- bero presentare passaggi ‘obbligat’, che richiedano ‘movimenti pid complessie differenti da quelli propo- sti, Si pud dire che il prinipiante inizia a padroneg- giare una sequenza di movimenti proprio quando riesce adattuaria su una via che presentauna grande quantita di appigli e appoggi, tale da rendere possi- bile un numero infnito di movimenti:'arrampicatore @ in grado di controliare totalmente il movimento del proprio corponell’esecuzione della progressione sta bilta soltanto quando, tra tutti gli infiniti moviment possibil,riesce a scegliere ed attuare la sequenza di movimenti voluta. € questa la prima tappa del'ap- prendimento e soltanto dopo di essa lo scalatore potra iniziare ad eseguire lo stesso tipo di progres sione sulle vie gradualmente pid dificil Comprendere limportanza dei ‘fondamentali” nel- la scalata ci alutera a capire meglio che Tabilta motoria prescinde dallallenamentomuscolare eche, a parita di allenamento, migiorandol'esecuzione dei differenti movimenti riusciremo a superare delle dit- ficolté maggiorie saremoin grado diarrampicare con un movimento migliore dal punto di vista qualitativo. Owiamente, durante i primi anni i anno molto evidenti, ma non bisogna pensare che ssi ad un certo punto abbiano termine: & un po'co- me Vallenamento per lo sviluppo della forza e della. 28 resistenza, in cui a rapidi miglioramenti iniziali se- {uono degli sviluppi sempre pit lenti. Ma al contrario di qualita fisiche quali forza, resistenza, velocita, che sonole prime ad abbandonare 'uomo con avanzare del'eta, 'abilita motoria é in grado di continuare a svilupparsi in tempi motto pit lunghi. Cid vuol dire che col passar del tempo essa acquistera un'im- portanza sempre pid grande. In effetti non @ difficile dimostrario osservando Felevata abilta motoria ac- quisita nel corso di una lunga pratica dalle persone di et& pid matura. Si pensi anche alla capacita manu- ale delle persone di una certa eta. Con maggior attinenza, si consideri la longevita di coloro che praticano determinate discipline, come ad esempio leantiche artimarziali, soprattuttoneglistli conosciu- ticome “interni". Anzi, & proprio nelle attvita in cui la qualita motoria acquista urfimportanza maggiore rispetto allo sforzo muscolare che si hanno i maggior benefici, con riflessi positivi anche sulla salute in ‘generale. Questo aspetto, presente da lungo tempo in altre culture, sembra essere gradualmente pid considerato anche dal nostro modo di pensare. Un esempio interessante @ costituito dal Tai Ji Quan Esso ha origini molto antiche e prende lo spunto da un'esigenza di autodifesa, per ricercare lo sviluppo atmonico del corpo e della mente attraverso una forma di conoscenza acquisita con la pratica di studiati movimenti, lenti e costanti, ma allo stesso tempo semplicie naturali, eseguitiin sintonia con una corretta respirazione, al punto da sviluppare sempre pi energia (ui) allintemno delforganismo. Una tale esperienza rende anche possibile un uso migliore € pid efficace della propria forza. Dal punto di vista pratico queste caratteristiche, unite ad un’appro- fondita conoscenza del corpo umano, rendevano il Tai Ji Quan forse la pit! temuta e segreta delle arti marziali. Attualmente questa disciplina si dffonde in Occidente peril piacere di eseguire questi movimen- ti, ma soprattutto per i benefici che se ne ottengono, i quali si iflettono sulla salute in generale e pit in particolare sul sistema neurovegetativo, che nell’at- tuale ritmo divita viene effettivamente messo a dura prova, La motteplicité dei movimenti che si eseguono nella scalata, ¢ soprattutto la grande importanza che vengono ad acquisire altri fattor (primo fra tut quello mentale), indicano come la pratica del'arrampicata sia una discipiina diampi orizzonti. E questoil motivo che spesso rende possibile il conseguimento di r- sultati di rilievo da parte degli arrampicatori meno giovani: la maggiore abilita motoria pud compen sare le minori potenzialitafisiche. Logicamente pero, pid il lvello di scalata @ alto e pit c’® necesita di affiancare le qualita motorie e mentali al potenzia- mento muscolare; ma nella fase iniziale, che dovra avere tempi sufficientemente lunghi, concentrare Fattenzione sul solo aspetto muscolare puo risultare addiritura controproducente. Una persona di nor- mali condizioni fisiche, curando Vaspetto motorio € arrampicando mediamente una volta a settimana pud, ad esempio, arrivare a salire abilmente e a vista vie di 6c e 7a; soltanto allora, qualora impossibilitata ad aumentare la frequenza di scalata, per ottenere rnuovirisultati sara opportuno che inizi ad introdurre degli allenamenti specific con lo scope di migliorare la propria forma fisica. Dobbiamo considerare inoltre che nella pratica della disciplina pid facile sviluppare le caratteri- stiche muscolari che non 'abilita motoria, ¢ possia- mo dire che mentre le prime migliorano in ogni caso ‘con la pratica, la seconda si sviluppa prevalente- mente quando le dedichiamo un'opportuna atten- zione. Vorremmo, a tal proposito, chiarire perché un sistema diallenamento che si occupa del solo poten- Ziamento muscolare, specie se rivolto prevalente- mente alle braccia, non particclarmente consiglia- bile allo scalatore soprattutto se questi @ un princi- piante 0, comunque, se non ha ancora molta espe- rienza. Oltre a determinare quella tensione del compo dicuiabbiamo gia parlato, inducea pore 'attenzione soltanto, oprevalentemente, sugiarti superior, osta- cola lo sviluppo della capacité di equilibrio e di ssensibilita per il relativo spostamento del baricentto. Abitua inoltre individuo a tirare con le_braccia pit che a spingere con le gambe, inizialmente durante Fallenamento e poi,a maggiorragione, in arrampica- ta. Bisognerebbe, quindi, passare ad una fase di allenamento muscolare specifica soltanto quando si @ raggiunta un’elevata capacita motoria. Anche un abile scalatore dovra sempre altribuire grande im- Portanza al miglioramento e al mantenimento di questa qualité Progressione fondamentale Passiamo ora a descrivere la prima sequenza di movimenti necessaria per l'apprendimento della scalata che chiameremo “progressione fondamen- tale”. Abbiamo gia cercato di impostare 'argomento in modo razionale nel capitolo 2. La progressione fondamentale consiste in una sequenza di movimenti per passare da una posizio- ne base al'altra, La posizione base deve coincidere con una po- sizione che renda possibile il miglior equilibro, i minor consumodi energia e la maggior visibiita (per meglio studiare i movimenti successivi); di conse- ‘guenza @ quella che garantisce anche la maggior sicurezza. Essa siottiene ponendosi sulla roccia con i piedi sullo stesso piano, distantifra loro pid o meno quanto @ largo il bacino; le mani anch’esse sulla roccia e sullo stesso piano, ad un’altezza che loca- lizzeremo grosso modo di fronte agli occhi. Avro sempre cura di riporre il maggior peso possibile sui piedi, cercando di non affaticare le braccia; faremo attenzione percid a disporre il bacino sulla verticale dei piedi e a mantenere le braccia distese, portando leggermente indietro la testa e le spalle. Questa & tuna posizione con la quale inizialmente si deve prendere molta confidenza, anche perché é quella che meglio permette di vedere gli appigli e appoggi soprastanti, che si mostrano con grande difficolta soprattutto al principiante (vedi figura 10). Dobbiamo ora analizzare il modo in cui passere- moda una posizione base allaltra con un movimen- to semplice, naturale e sicuro. Dopo aver studiato la conformazione della roccia al disopra di noi, solleveremo prima le mani, una per volta, per*prendere' gli appigii posti poco aldi sopra della testa, ma eviteremo di alzarle al punto da trovarci totalmente distesi: tale errore, che portereb- be il viso vicino alla roccia, ci impedirebbe poi di guardare in basso. verso gli appoggi per i pied, ci obbligherebbe a ridurre il successivo movimento del bacino e renderebbe impossibile un eventuale uso dei piedi in aderenza (vedi piti avanti in questo capitolo). Porteremo ciascuna mano agli appigli con un solo movimento, avendo cura di evitare eventuali appigit intermedi. Solo allora inizieremo a muovere i piedi, ma @ fondamentale ricordare che, ai fini del mantenimento del miglior equilibrio, @ necessario spostare prima il baricentro sulla verticale del piede che rimane fermo: soltanto cosi potremo alzare 'al- tro piede in perfetto equilibrio. Effettueremo quindi tanti_piccoli passi fino a disporre i piedi pid. o meno alla stessa altezza. Alzeremo di nuovo alternativa- mente le mani con movimenti decisi che escludano appigli intermedi, poi ancora i piedi con pid movi- menti, @ cost via. Nel'esecuzione di questa progressione, bisogna mettere in evidenza alcuni particolari di fondamen- tale importanza. Partendo dalla posizione base bisognera tendere a effettuare passi di piccola ampiezza e a poggiare i piede che si alza, in patticolare il primo, non solo fig. 10 verso ['alto ma soprattutto accostandolo alla vertica- le del baricentro. Infatti, come abbiamo detto, quan- do alziamo una gamba & necessario spostare prima il bacino e ricercare lequilibrio sul piede opposto: per questo motivo, per ridurre al minimo_ il consumo di energia, dovremo poggiare il piede che non & gravato dal peso del corpo a poca distanza dall'asse bacino-piede, cio a poca distanza dalla base d'appoggio determinata dallaltro piede. Rivediamo ancora una volta il movimento: partendo dalla po- sizione con le gambe divaricate, dopo aver ricercato equilibrio su una gamba, alzeremo il piede ormai senza peso e avremo cura di poggiarlo vicino alla verticale dell'atro piede, senza perd alzario eccessi- vamente. In caso contrario, se cioé cercassimo di 30 Poggiare il piede in alto senza avvicinarlo, sarebbe pid difficile ricercare 'equilibrio ed avremmo tenden- 2a a sollevare poi il corpo ricorrendo alla trazione delle braccia;infati, dato che in quel caso aumente- rebbe la distanza laterale tra i piedi, avremmo mag- gior difficota ad eseguire Il successivo spostamento del bacino nel modo prescrito, trovandoci cosi co- stretti a sforzi superflu. | passi devono tendere ad ‘essere piccoli anche in altezza. Infati, pit il passo saraalto e pid dovremo effettuare uno “strappo", cio’ ‘non solo applicare un maggiore sforzo di spinta delle gambe, ma soprattutto di trazione delle braccia. 1 passo (ci si riferisce soprattutto al primo) deve ‘dunque avere un'ampiezza ridotia. Questo é fonda- ‘mentale nel senso laterale ma é pure importante in quello verticale. | passi devono essere anche nume- rosi. L'utiité di compiere pid passi ogni volta (per lo ‘meno tre) @ determinata dallo scopo di mettere in risalto il ruolo principale delle gambe nella meccani- a del sollevamento del corpo. Inoltre, spostare pit volte i piedi e meno le mani aiutera mentalmente a considerare di primaria importanza il compito delle ‘gambe rispetto a quello delle braccia (vedifig. 11, 12, 13, 14, 15, 16 e 17). fig. 12 fig. 11 fig. 13, fig. 14 fig. 1S —_ —~_ —~— ~~. fig. 16 fig. 17 32 Osserviamo ora un principiante: ci accorgiamo che tuna delle principalidifficolta che incontra é dovuta Proprio alla maggiore considerazione che egli at- tribuisce alle mani rispetto ai piedi e che, quindi, tende a ridurre la progressione sulla roccia ad un gravose esercizio di trazione delle braccia, La stidu- cia che il principiante ha nei confronti degli arti in- feriori deriva dalla maggiore abilita, sensibilita © recisione che le mani possiedono rispetto ai piedi, ma dipende anche dalla mancanza di sensibilta nei riguardi della posizione del bacino il quale, se non viene posto sull'asse del piede in appoggio, ne di- minuisce la tenuta e, contemporaneamente, obliga le braccia ad un maggior lavoro. E proprio nello spostamento del baricentro nell uso dei piedi, quin- di, che potremo operare per ottenere un grande mmiglioramento, Portiamo ora lattenzione su uno specifico movi- ‘mento, che deve precedere quello gia descritto dei piedi. Esso deve essere effettuato con una disten- sione delle braccia allo scopo di abbassare il bacino e, allo stesso tempo, di allontanarlo dalla roccia. Dovremo cio’ sperimentare la sensazione di “ap- endere” la parte superiore del tronco. | motivi di Gi6 sono molteplici. Sicuramente questa distensione Gi aiutera a vedere meglio gli appoggi successivi, cosi come ci facilitera nel muovere il baricentro e di conseguenza nellutlizzare eventualmente i piedi in aderenza. Ma l'aspetto meno evidente e forse pit importante, riguarda il fatto che questo “appendere”, © quindi anche rilassare, pud bilanciare concreta- ‘mente quella tensione del corpo che, come abbiamo trattato, induce l'arrampicatore a tirarsi sucon le braccia. Dobbiamo arrivare ad avvertire la sensa- Zione che le braccia hanno il solo compito di fare da fulero nello spostamento del corpo sollevato dalla spinta delle gambe. Non sembri inutile ripetere che la scelta del “ter- reno" per lesercizio riveste sempre un'estrema im- ortanza: se ad esempio aumentiamo troppo la sua difficolta, 'esercizio sulla progressione sara dificile er un esperto e praticamente impossibile da effet- tuare per un principiante. Sarebbe come, nello sci, pretendere di insegnare lo spazzaneve su una pista “nera’. Tomando ad occuparci dell'uso degli arti sulla roccia, @ importante evidenziare la necessita di spo- stare pid volte i piedi rispetto alle mani e a distribuire ‘su di essi la maggior parte del peso del corpo. Se, ad esempio, per sollevare il busto riusciamo ad effettuare una quantita di piccoli passi tale da ‘awicinare i piedi alle mani, sempre mantenendo il bacino in equilibrio sulla base d’appoggio, potremo migliorare la nostra capacita di muovere con preci- sione ipiedie di ricercare opportunamente lequilibrio del bacino. Saremo costretti, poi, aportare la totalita del nostro peso, © quanto meno la maaaior parte di sso, sugliartiinferiori, perché al momento di alzare ciascuna mano (necessariamente in questo caso con movimenti ampi), il baricentro dovra trovarsi in equilibrio sui piedi: in caso contrario avremmo uno sbilanciamento cosi evidente da mostrare in modo chiaro una maneanza di equilibrio, "sistema di spostare alternativanente una mano ed un piede ha lo svantaggio di non manifestare con evidenza la mancanza di equilibrio perché in questo caso tenderemo a mantenere tutti ii arti distanziati fra loro, Risulta poi anche di ostacclo alla fluidita de! movimento, rendendolo frammenta‘io. Una conside- razione importante riguarda il fatte che la visualiz~ zazione della roccia, vale a dire Vordine in cui guar- diamo gli appigli e appoggi, contribuisce a determi. ‘hare un movimento piti o meno fluids; lo spostamen- toaltermato mano - piede, che costringe a muovere la testa in continuazione prima verso ‘alto e poi verso il basso, non risulta essere un sistema funzionale quanto alla fiuidita e all'armonia. Viceversa, il movi- mento della testa sara piti naturale, pi lento e meno scatti nel caso in cui separiamo lo sguardo verso ‘alto da quello verso il basso, isolando il movimento degli arti superiori da quello degli arti inferiori. Per comprendere meglio la necessita di imparare ad awicinare i piedi alle mani, ci é utile osservare come il principiante trovi estrema dificolté proprio nei passaggi dove si é costretti ad avvicinare gli arti inferiori a quelli superiori, come a testimoniare lin- capacita di trovare il giusto equilibrio. Da qui a comprendere che il compito della pro- gressione fondamentale sia anche quello di risol- vere questo tipo didifficolta motoria, i passo é breve. Uso dei piedi: appoggio e aderenza Prima dianalizzare assetto del corpoin funzione del ‘modo di poggiare i piedi sulla roccia, dobbiamo fare luna considerazione importante, Essa riguarda la Necessita di contrastare quella tendenza istintiva che ci porta a poggiare le estremita dagi arti interior Pid volte sullo stesso punto, come per “tastare” la Toccia e sperimentame la tenuta, nellintento di mi- Gliorare la posizione del piede. Questo ripetuto po- sizionamento dei piedi non solo denota incertezza, ma in realta contribuisce a sua volta a rendere ins: curo ilprocedere del'arrampicatore. La sicurezza & invece determinata anche dalla precision del mo- vimento e, quindi, dal controllo del corpo. Questo controllo deve avere origine anzitutto dalla mente: a capacita di percepire la tenuta del piede deve es- sereunaconferma all'analisirazionale, Non bisogna commettere lerrore di subordinare l'elemento men- tale allnformazione propriocettiva. Questo ci porte- rebbe a sminuire il senso del movimento. Nel caso dei principianti la detta percezione difficilmente cor- risponde alla reale tenuta dei piedi, a causa della mancanza di esperienza, e non sara certamente la ripetizione del movimento di appoggio che potra supplire ad essa. Tale ripetizione, inoltre, rende pit dificoltoso eseguire il corretto spostamento del bari- centro per ricercare il nuovo equilirio. L’errore sud- detto, frequente nei principianti, & presente anche in coloro che, pur arrampicando gia da tempo, hanno automatizzato il difetto, e in ogni modo ostacola esecuzione di un movimento continuo, rendendolo brusco e a scatti (vedi “continuité di movimento’, in questo capitolo). Percorreggere questa tendenza istintiva consiglia- mo di eseguire un movimento motto lento (vedi “re- spirazione, rlassamento emovimentolento",capitolo 5) in modo da avere pit: tempo per poter appoggiare i piedi sulla roccia e riuscire, quindl, a eseguire un corretto posizionamento. Nel caso in cui, nonostante questo accorgimento, non iuscissimo a poggiare il piede subito con precisione, @ preferibile togliere Festremita dell arto dalla rocciae posizionarlo nuova- mente. Riusciremo cosi a migliorare il controllo sullo| spostamento dei piedi. ‘Quanto detto é ugualmente valido peril movimento delle mani. Passiamo ora ad occuparci della corretta po- sizione del corpo quando utilizziamo gli appoggi. ‘Ai fini del'esposizione che stiamo facendo, pos- ‘siamo definire appoggio una sporgenza della roccia, iti 0 meno ampia, tale da sostenere il corpo sulla verticale, e comunque da permettere una spinta del piede essenzialmente dalfalto verso il basso. In base a tale definizione é evidente che quando ci troviamo con i piedi sugli appoggi dovremo tendere in linea di massima a mantenere il bacino il pitt possibile sulla verticale degli appoggi stessi per evi- tare che uno sforzo superfluo gravi sulle braccia, costrette a contrastare lo sbilanciamento del bari- centro. E importante che il principiante acquistifami- liarita con questa posizione. Dovra sperimentarta anche su pareti decisamente “appoggiate”, perché normalmente una tendenza istintiva lo porta ad aver paura di allontanarsi dalla roccia e, quindi, ad avvi- cinare il bacino alla parete, fuori dalla verticale degli appoggi: anche in questa circostanza il peso verreb- be a gravare maggiormente sulle braccia come nel caso precedentemente esposto (questa volta non in trazione, come nelle pareti vertical e strapiombanti, ma in pressione). Quando ci troviamo fuori equilibrio su una parete inclinata verra compromessa anche la, tenuta dei piedi perché la sollecitazione degliappog- gi avverra lungo una direzione obliqua, piuttosto che verticale (vedi figura 18 e 19). Quando si trova di fronte ad appoggi ampi, principiante in genere & portato a compiere un altro errore che dobbiamo mettere a fuoco perché an- ch’esso decisamente istintivo ¢ in genere difficile da eliminare, se non individuato fin dallinizio. Esso consiste nel poggiare la maggior superticie possibile della suola sulla roccia. Si deve invece utilizzare solo la frazione anteriore del piede anche quando Fappoggio é grande, evitando di coinvolgere l'arco plantare ed il tallone; tale accortezza consente di realizzare in effetti un ampliamento verso 'estemno della base d'appoggio. |! piede pit vicinoallaparete comporta una riduzione di tale base e l'equilibrio diviene piti precario, fino al'estremo limite del'e- sempio seguente: se saliamo su una parete verticale © strapiombante che presenti un buco nel quale inserire un piede, potremo facilmente osservare che pid poggiamo arto all'interno del buco e pit aumenteremo lo sforzo di trazione delle braccia. Questo dipende dal fatto che inserimento di tutto i pede nel buco sposta dalla verticale del baricentro la base d'appoggio, determinata dal piede stesso, con il risultato che il nostro corpo sara pi sbilanciato allinfuori. Viceversa, se poggeremo soltanto la pun- ta del piede, il tallone sara. pit estero rispetto alla paretee riusciremocosi a mantenere maggiormente il peso sulla base d'appoggio. Per tali motivi deve diventare automatico poggiare soltanto avampiede (fig. 20 21). Nello stesso ordine di idee rientra la necesita di utilizzare gli appoggi pid esterni, anche se pit piccoll Vogliamo chiarire, cio’, che se abbiamo a dispo- sizione due appoggi (ed intendiamo utilizzame uno soltanto) dobbiamo tendere ad usare quello che pit in fuori, cioé quello che ci permette di portareiltallone maggiormente verso l'esterno. Cercheremo di farlo anche se l'appoggio in questione é relativamente pid piccolo. Quando la sporgenza @ pill stretta faremo at- tenzione a poggiare la parte interna della punta de! piede, corrispondente al dito alluce. Andando avanti ella pratica, siimparera poi che @ possibile poggia- re anche la parte esterna del piede, in prossimita del dito mignolo, Dobbiamo perd sottolineare che questa zona dell'arto pit flessibile di quella interna e quindi costringe ad uno sforzo maggiore delle dita. Cerche- remo percid, in una fase iniziale, di utlizzare soltanto la parte corrispondente al dito alluce. L'esterno del piede favorisce infatti un assetto diverso del corpo che come vedremo rientra in un successivo livello di apprendimento (vedi progressioni laterale e alterna- ‘a, capitolo 4). Comunque, in entrambi i casiil tallone deve tendere a mantenersi alla stessa altezza del piano d'appoggio (figure 22 23) Nei casi in cui, perd, non possiamo adoperare il bordo interno o esterno del piede perché, ad esem- pio, intendiamo utlizzare un buco talmente piccolo e stretto da permettere Iingresso solo ad una piccola parte della punta della scarpetta, dobbiamo alzare leggermente il tallone per contrastare la flessione del piede verso il basso che in questo caso diventa pid marcata; il nostro peso tendera a incurvare de~ cisamente il piede e, se non solleviamo un po’ i tallone, lo fara scivolar via (figura 24). Fra le altre possibilita di utlizzare ipiedi in appoggio dobbiamo ricordare Taggancio del tallone e della punta del piede. Una volta seguita e appresa la progressione dei movimenti fondamentali, tale uso 35 diventa una normale applicazione dei principi analiz- zati nel corso dell'intero studio; evitiamo, quindi, di dilungarci su tutte le loro possibili varianti e ci @ sufficiente ricordare che lutilizzo del tallone o della parte superiore della punta del piede pud essere richiesto soprattutto nelle vie strapiombanti, in cui esiste la necesita di usare gli arti inferiori anche in trazione. Prendendo adesso in considerazione /'uso deipie- di in aderenza, possiamo dire che in questo caso il piede viene ad essere poggiato su un’ondulazione della roccia, 0 su un tratto liscio di parete (privo owviamente di sporgenze nette), in modo da sfruttare al massimo lattrito della suola. Differentemente da quanto awiiene nell'uso dell'appoggio (in cui dob- iamo ricercare lequilibrio sulla vertcale dei pied - figura 25), nella tecnica del aderenza pit il bacino si allontana dalla parete e piu aumenta la capacita di tenuta dei piedi. Infati, attrito tra suola e roccia dipende dalla componente di spinta perpendicolare alla superficie di contatto. Tale posizione, benin- teso, deve essere ottenuta con le mani sugli appigli (figura 26). Ea questo puntonecessario ricordare che nell uso corrente il termine “aderenza’ spesso si riferisce esclusivamente alla particolare tecnica di salita di placche lisce edinclinate, dove viene sfruttator'attrito 36 fig. 24 conlaroccia, non solodei piedi, ma anche delle mani Sutalistrutture si consegue regolarmente lequilirio ponendo il bacino sulla perpendicolare dei piedi.In alcuni passaggi possiamo utlizzare le mani in pres- sione verso il basso, rivolgendo le dita a valle, © ricercare 'equilibrio su tutti gli arti, In ogni caso pero ‘Non potremo portare il baricentro piu all'esterno, al di fuori della base d'appoggio, perché la carenza di appigii non ci garantirebbe una presa sutficiente per rimanere attaccati alla roccia. Nella realta l'uso pil frequente dell’aderenza & ‘iferito soprattuttoai piedi, mentre quello precedente- mente descrito riguardante anche le mani & da cconsiderarsi un caso deltutto particolare (praticabile in alcuni itinerari caratteristici come ad esempio quel- li diGrimsel o della Val di Mello), rispetto a quello ben pid frequente in cui poggiamo solo i piedi su una superfice liscia 0 sfuggente mentre le mani si avwal- gono di appigl Per questo motivo intendiamo trattare dell'uso dei piedi in aderenza e della relativa posizione del baci- Ro cercando innanzitutto di occuparci delle situazioni pid frequenti in arrampicata, Studieremo percid il ‘corretto assetto del corpo che deve essere assunto quando poggiamo i piedt in aderenza, e cercheremo di individuare il momento limite nella tenuta degli ‘stessi, al fine di acquisirne la necessaria sensibilita; proprio questa, infatti, che ci permette di rispar- miare Tenergia delle braccia, qualunque sia la po- sizione delle mani sulla roccia Con la pratica, inoltre, ci accorgeremo che dopo aver acquisito questo tipo di sensibilit, riguardante i limite i tenuta det piedicosi come lesatta posizione del bacino, saremo in grado di farfronte meglio alle situazioni particolari, perché queste non si discoste- ranno, nella sostanza, da quelle che abbiamo ap- reso attraverso_ lo studio del movimento in gene- rale, Anche se ci occuperemo piti avanti della respi- razione (vedicap. 5), cisembra opportuno precisare gid adesso che in tutte quelle situazioni dffcll in cui non possiamo utilizzare dei tuoni appigli o appoggi, ‘© quando siamo in una situazione limite di equilibrio (tipica situazione che si verifica quando affrontiamo dei passaggi con manie pied in aderenza), possia mo apprezzare in modo tangibile i vantaggi di una giusta tecnica di respirazione. Questi si iflettono sia Sul fisico (migliore capacita di recupero, maggiore filassamento muscolare e maggiore stabilta), sia sullaspetto mentale (maggiore calma e concentra- ione, € quindi minor dispersione di energia). Tomando ad occuparci del modo di utlizzare | piedi in aderenza, possiamo riconoscere che questa ¢ forse la tecnica pit innaturale nella scalata. Inizial- mente, infatt, si ha in genere grande difficolta ad assumere il corretto assetto del corpo perché, diver- samente dal caso dei piedi n appoggio (abbiamo detto che il baricentro_deve essere perpendicolare all'appoggio stesso), & spesso necessario portare il baacino in fuori, oltrepassanco con il baricentro la Perpendicolare passante per i piedi, allo scopo ai imprimere alla roccia una pressione dallesterno ver- so liinterno tale da aumentare Fattrto tra suola roccia. Abbiamo gi osservato come una tendenza istintiva porti ad avvicinare il corpo alla roccia, osta- ‘colando la capacita ditrovare | equilibrio sugli appog- gi perfino su una parete inclinata; pensiamo a come sia ancor pit innaturale protendersi in fuori, al di fa della verticale, “nel vuoto”, quando i piedi non sono su appoggi ma su supertici stuggenti. Questo spor- gere il bacino viene istintivarrente assimilato ad un movimento che porta alla caduta; come conseguen- za, dunque, si ha una certa dficolté ad assumere la posizione in questione. C’e comunque un momento nel'uso dei piedi in aderenza, che dobbiamo imparare a cogliere con una grande sensibilita, necessaria per percepire Vattimo in cui il piede sta per iniziare a scivolare per insufficiente attrito, Dobbiamo arrivare a sentire, con precisa percezione, la relazion2 esistente fra sposta- mento del baricentro ed attrito dei piedi. Come gid detto, pit allontaniamo il bacino e pid aumentera Vattrito perché aumentera la pressione esercitata dalle gambe in direzione della roccia. In tale po- sizione c’e perd lo svantaggio di dover forzare di pid sulle braccia, E importante mantenere i talloni bassi soprattutto per far si che la direzione di spinta sia il pid possibile perpendicolare alla parete. Nel caso in cui invece, sempre parlando dell'aderenza, awvici- niamo il baricentro alla roccia, diminuiremo lo sforzo sulle braccia, ma fino ad un limite ben preciso: fino a quando, cio’, a direzione di spinta dovuta al peso de! corpo, che tendera ad agire parallelamente alla parete, fara diminuire progressivamente la pres- sione @ latirito dei piedi sulla roccia, fino a farl scivolare; allora d’improvviso saranno le sole brac- ia a dover sostenere il nostro corpo. E percid indispensabile sviluppare la capacita di “sentir” quella posizione limite del baricentro che ancora permette la tenuta dei piedi; obiettivo non certo facile che rappresenta, in realté, una delle maggioridifficolta della scalata. Larrampicatore deve cercare in ogni caso di svi- luppare questa sensibilta Il seguente esercizio pud servire a tale scopo: in posizione base con i piedi in aderenza e le mani ‘sugli_appigi,inizieremo a spostare il bacino avanti ed indietro per percepire il diverso attrito che cosi si fig. 26 determina; porteremo poi il baricentro ancor pits verso la roccia, fino a superare di poco la posizione limite. E efficace, ai fini del'apprendimento, ruscire a far scivolare i piedi di soli pochi milimetri per poifermarti on un leggero spostamento allindietro del bacino E consiglabile ripetere questo esercizio trequente- mente, cercando di “cogliere” quelle informazioni propriocettive che ci permetteranno poi di aver fidu- cia della capacita di tenuta dei piedi. La difficolta della tecnica dell'aderenza deriva anche dal fatto che la posizione limite 6 diversa per ogni passaggio poiché dipende dallinclinazione della superfice con cui la suola prende contatto, oltre che dalfasperita (ruvidita) di ciascun tipo di roccia; volta per volta, uindi, bisognera trovare la posizione adatta a cia~ scuna circostanza. Sara percio necessario disporre diproprie esperienze e capacita. Per questo 'obietti- vo del presente lavoro @ principalmente quello di alutare a formare un bagaglio di conoscenze (te0- riche, percettive e pratiche) che pud, insieme alla 38 Necessaria esperienza, rendere larrampicata una Cosciente esecuzione di movimenti accuratamente studiati e coordinati dalla mente divenuta realmente sempre presente. Occorre percid riuscire a ottenere quella cono- scenza globale che, essa soltanto, pud permottore a ciascun arrampicatore di "scoprire" da sé la soluzio- ne (ole soluzioni) di un passaggio; essa deve essere Conseguita e non pud essere trasmessa “sic ot sim- piiiter’ Pensiamo che con i movimenti fondamentali cia- ‘scuno possa acquisire quel tipo di conoscenza che ‘Rol auspichiamo, ben diversa da quella che si pud ‘apprendere seguendo i soliti suggerimenti (mett i Piede Ii, prendi la con la mano... }, come detto nel capitolo 1 Se siriflette su come spesso vengono tramandate le soluzioni dei passaggi pit diffcil, ci siaccorge che esse generalmente riguardano la sola ubicazione degli ati trascurando I'assetto del corpo che é ne- cessario assumere per risolvere il passaggio; ag- giungere anche ulteriori aspetti evidentemente esu- la dalla mentalita corrente. Tomando ad occuparci del'aderenza, c'é da dire cche spesso si incorre in un errore che va sottolinea- to, eche consiste nell'esercitare un eccessivo sforzo ditrazione con le braccia. Tale storzo porta a flettere gli arti superiori scaricando parte del peso dai piedi Gli inconvenient! in tal caso sono molteplici. Come prima cosa, italloni tenderanno ad essere sollevati e la ditezione di spinta sara pid parallela alla roccia, ‘Sequira, poi, un supertiuo affaticamento dei polpacci Con il classico “tremore incontrollato” che dara luogo ad una notevole insicurezza (figura 27). In conclu- sione, tenderemo ad esercitare una spinta sulla roccia dall'alto verso il basso mentre, come abbiamo visto, per aumentare laderenza delle suole occorre che la forza di pressione tenda ad agire perpendico- larmente alla superficie d’appoggio, vale a dire dal- lesterno verso lintemno (figura 28). Nel caso dell'aderenza abbiamo quindi individuato delle regole generali in base alle quali dobbiamo innanzitutto evitare di lettre le braccia, sia per non sottoporle a sforzi inutili sia per non avvicinare il corpo alla roccia, cosi come tenere il tallone basso Per aumentare lattrito dei piedi sulla roccia. Vogliamo inoltre rimuovere la convinzione che ‘tiene schematicamente 'aderenza tipica del granito € Vappoggio inerente al calcare. Il diverso tipo di rocoia rende in effetti pit frequente uno dei due modi di usare i piedi, ma non esclude laltro. Ad esempio, nelle vie considerate di pura aderenza non 6 raro usare il piede in appoggo su piccoli cristal di quarzo, mentre non @ altrettanto raro dover usare Vaderenza con una certa costanza su molt tipi di calcare, E nostra opinione che, soprattutto nella fase ini- ziale, lo scalatore debba dare maggiore importanza all'apprendimento del movimento in aderenza rispet- toaquelloin appoggio, perché esso costringea porre la massima attenzione sulla sensibilta dei piedi e sullo spostamento de! baricentro che rappresentano la chiave per un corretto apprendimento motorio, Dopo aver sviluppato queste attitudini sara decisa- mente pit facile perfezionareanche uso del piede in appoggio. Non bisognera, pero, pensare che in pratica ci sia ‘sempre una distinzione nettatra appoggio e aderen- 2a, Tra le due definizioni che abbiamo dato, esistono ™olte situazioni reali intermedie, che possono ten- dere di pit all uno o allaltro dei due casi. La divisione fatta serve soprattutto per fni didattici affinché si Possa agevolare la comprensione della duplice pos- sibilita di utlizzo dei piedi sula roccia, Concludiamo questo paragrafo con alcune consi- derazioni che serviranno anche a chiarire qual & il tipo di scarpetta che favorisce 'apprendimento moto- Fio nella scalata. Abbiamo gia trattato limportanza di una sensibilita specifica da parte di chi arrampica, ed ora aggiun- ‘giamo che le mani e i piedi vanno considerati ugual- ‘mente essenziali perché dobbiamo percepire la roc- cia attraverso tutti e quattro cl art. In altre parole, Timportanza di “sentire” la roccia non @ esclusiva delle mani, ma deve rflettersiin equal modo suipiedi Certamente i piedi nudi fomirebbero una maggiore sensibilita (ma non si pud certo dire che la cosa migliore sia arrampicare senza scarpe quando non siamo piii neanche abituati a camminare scalzi), ¢ oi le suole di alcune scarpette attuali hanno una “"mescola” che permette un'aderenza elevatissima: esse consentono inoltre una meggiore precisionenel lavoro in appoggio. Al contrario, nel passato, quando la qualita delle calzature era decisamente inferiore a quella attuale, espertialpinisti (@notoil caso di Bruno Detassis) talvotta si toglievano le pedule per poter meglio affrontare i passaggi chave. Caltissimo livello tecnico raggiunto da _alcune calzature attuali pud favorire molto 'apprendimento: @ importante, quindi, scegliere delle scarpette che ‘mantengano la caratteristica di sensibilita, cioe che Permettano di percepire minutamente la roccia con il iede; se poi utiizziamo i modelli migliori forniti di ‘Suole dalottima aderenza (come ad esempio le 39 pratiche e comode “ballerine” Ninja), possiamo dire diaver trovato le scarpette ideali Iniziare ad arrampi- care con delle scarpe rigide, cioé ‘insensibili’, deter- mina un distacco tra roccia e arrampicatore, e il pit delle volte crea una barriera che ostacola il princi piante: questi pud acquisire dei difeti che sara ditf- ile eliminare in seguito Le scarpe ‘morbide"e “sensibil, ad essere precisi, ‘sono pliadatte generalmente per illavoro in aderen- za; quelle rigide, invece, possono agevolare il piede per la tenuta sugli appoggi molto piccoli: @ forse ‘questo il motivo che ha fatto si che queste ultime venissero consigliatefrequentemente ai principianti Dobbiamo perb considerare che @ proprio 'uso delladerenza a presentare ur'elevata difficota di apprendimento; infatti, mentre érelativamente sem- plice imparare a posizionare il piede sugii appogai e caricarl’, acquisire la sensibiia sul limite di tenuta del piede in aderenza, e saper trovare lesatta di- sposizione del bacino in questo contesto,risulta una delle cose pi complesse dellarrampicata. Poiché il bacino, quando i piedi lavorano in ade- renza, pud assumere un numero praticamente infi- nito di posizioni, a causa della differente inclinazione della roccia, diventa palese limportanza di utilizzare una scarpa *morbida” e *sensibile" che, per queste sue caratteristiche, facilt la ricerca del corretto as- ssetto del corpo. Al contrario, sara pid semplice im- parare a posizionare i piedi quando le sporgenze (appoggi) della roccia sono nette, e a spostare il bacino sulla loro verticale, Questo perché ci risulta pli naturale utilizzare i piedi in appoggio, dato che in tal caso lassetto del corpo @ simile a quello che assumiamo nella normale posizione eretta di tutti i giorni. E percid fuori luogo consigliare calzature Tigide allo scalatore di medio livello e soprattutto al principiante. Concludendo: la scarpetta deve favorire innanzi- tutto uso del piede in aderenza, e probabilmente questo @ il motivo per cui anche gli arrampicatori di alto livello prediligono, in genere, calzature sensibil. 40 Accoppiamento dei piedi Con 'aumentare della difficolta non 8 sempre possi- bile compiere dei passi di piccola ampiezza, come consigliato. Cid dipende principalmente dall'assenza di appaggi intermedi tra una posizione base e lalira € dalla scarsa dimensione degli appigli, cosi piccoli darnon permettere una sicura presa delle maniper un eventuale uso dei piedi in aderenza, Se abbiamo poggiato un piede ad un‘altezza compresa tra il ginocchio e il bacino, in linea ai ‘massima sara preteribile, per proseguire, prima se- dersi sul tallone, sollevare anche laltro piede piti 0 meno alla stessa altezza per poi elevarsi su tutte @ ‘due le gambe. (In questo caso, vogliamo osservare, il eggero movimento verso il basso, necessario per Sedersi sul tallone, ci agevolera poi nella progres- sione verso Falto). Se non solleviamo anche altro piede alla stessa altezza prima didistenderci, & evidente che spingen- do soltanto con una gamba, oltre a esercitare uno sforz0 maggiore sulla gamba stessa, richiederemo anche uno “strappo” da parte delle braccia. Dobbia- mo invece utlizzare il pit possibile entrambe le gambe, anzi dobbiamo sviluppare l'dea, tanto da farla diventare una vera e propria sensazione, di “prendere forza” dal basso, dai piedi Dobbiamo inoltre ancora insistere sulla necessita gia abbondantemente provata, di spostare il bari- centto sulla verticale della base d'appoagio, perché ton farlo, nel caso in esame, renderebbe accop- piamento dei piedi decisamente faticoso e talvolta impossibile da eseguite. Analizzando ancora meglio il movimento del baci- ‘Ro dopo che ci siamo seduti sul tallone, osserviamo che esso deve tendere a spostarsi sistematicamente versoil lato opposto a quello del piede che dobbiamo alzare. Da non dimenticare poi che, quando am- piezza degli appigli lo permette, & necessario por- tare il bacino leggermente all'infuori; sara proprio lo spostamento laterale e verso 'estermo del baricentro @ permettere di alzare il piede senza richiedere un'eccessiva apertura delle gambe (figure 29, 30, 31, 92, 33 e 34) Traverso Pur non necessitando di una tecnica peculiare, la Progressione in orizzontale deve essere ugualmente ‘studiata ed € opportuno soffermarci su alcuni movi- ‘menti patticolari, che possono rivelarsi molto utili nell arrampicata in traverso, nella quale, @ evidente, intervengono tutte le tecniche della scalata. Indivi- dueremotuttavia alcuni movimenti che sono specific della progressione in orizzontale, imitandoci perd al caso in cul avanziamo mantenendo un assetto fron- tale alla parete (per assetti differenti si pud fare ri- ferimento a quanto diremo nel capitolo 4 sulla po- sizione laterale), Ci tiferiamo anzitutto allinarocio di mani e pied Questa necesita si presenta soprattutto quando in Un passaggio troviamo che gliappiglio appoggi sono Piuttosto distanti. Se, per esempio, vogiiamo spo- starci verso sinistra © siamo costretti ad effettuare una spaccata, dobbiamo prima avere cura di pog- giare il piede destro il piti a sinistra possibile, sor- Passando quindi il piede sinistro, per raggiungere "ultimo appoggioiv esistente, accorgimento che poi ci permettera di allungare pid agevolmente il piede sinistro per eseguire la spaccata, Non bisogna pen- ‘sare che tale incrocio sia necessario soltanto quan- do ci troviamo su un appoggic non sufficientemente grande da permettere il cambo del piede; anche se Vappoggio @ abbastanza grande, infatt, sara prefe- ribile effettuare I'incrociodicuisiédettonell'esempio, er posizionare il piede destro quanto pit possibile sulla parte sinistra dell appoggio. Uncambio di piede che escluda un incrocio, infati, difficilmente garan- tirebbe la stessa sicurezza e grecisione. Analogamente si potranno ircrociare gli arti supe- riori cercando di posizionare, sempre seguendo Vesempio, la mano destra il pid a sinistra possibile. Giustamente l'antico sapere dellalpinismo scon- sigliava in genere l'incrocio degli arti, considerando questa posizione maggiormente precaria. Anche se Questo concetto, parlando in generale, non pud es- sere considerato errato, esso non pud perd essere esteso a tutte le situazioni. Ecco percid la necesita di una adeguata impostazione che ci permetta di distinguere una tecnica da un’atra e, soprattutto, che ci consenta di utlizzare ciascura di esse soltanto al ‘momento opportuno. Sempre riferendoci all'esempio fatto, osserviamo ora che il tallone, dal cui piede inizia la spaccata, deve essere preventivamente rivolto nella stessa direzione di progressione, cice sara il tallone destro ad essere rivolto verso sinistra. Cid owiamente ci da ‘a possibilita di arrivare ad appoggi pit lontani. Da non dimenticare, inoltre, che tutte le posizioni che ‘aumentano le nostre possibilté ci permettono un minor consumo di energia e ci infondono una mag- gior sicurezza, Deve anche diventare consuetudine idea di ‘an- fig. 31 fig. 30 fig. 29 fig. 34 fig. 33, fig. 32 42 ticipare” i passaggi successivi assumendo, subito prima di questi, quelle posizioni che in seguito ci permetteranno di utilizzare al meglio le nostre po- tenzialita (figure 35, 36, 37 © 38). In realté, cosi come per la tecnica dei piedi in appoggio e aderenza, il nostro obiellive consiste nel conseguimento di un livello di automatismo nello spostamento degli art, tale da permetterci di as- sumere sempre la posizione del corpo pit favore- vole, non solo per superare il singolo passaggio, ma anche in vista dellintera sequenza suecessiva. Praticamente una costante trovare nelle vie di scala- ta uno o pit: passaggi chiave dai quali dipende in genere lesito della salita stessa. Mentre arrampi- chiamo dobbiamo tendere, dunque, a considerare le sequenze dei movimenti che precedono i passaggi pit difficii come una preparazione: evitando di con- sumare eccessive energie in quelle che possiamo considerare come fasi introduttive aumenteremo le Possibilté disuccesso nei passaggi chiave. Cerche- emo percio accuratamente di assumere sempre le posizioni che ci faciltino 'esecuzione delle sequen- Ze successive: spesso, infati, 'errore che ci ha por- tato a “sbagliare” un passaggio va ricercato nella Scorretta impostazione dei movimenti precedentiche Possono averci fatto iniziare il passaggio stesso da una posizione svantaggiosa. In altre parole, sono anche i movimenti che precedono il passaggio chia- yea contribuire favorevoimente al suo superamento, Poiché si pus obiettare a questo punto che quando saliamo una via “a vista” non sappiamo dove si trovano i passaggi pic difficii, ecco che diventa una ecessita assumere sempre la posizione che ci pre- dispone al meglio per i passaggi successivi Questo ci conferma che il primo obiettivo da rag- giungere & quello dell'automatizzazione dei movi- ‘menti pid frequenti nella scalata. Progressione fondamentale con spaccata Prima di iniziare a trattare questa progressione, & importante ribadire ancora una volta la necessita di effettuare dei passi piuttosto piccoli durante lo spo- stamento del corpo. Dando per scontata limpor- tanza di perdere la “forma mentis” che spinge so- Prattutto i meno esperti a voler salire con cieca ostinazione, senza considerare adeguatamente il movimento nel suo insieme, vogliamo porte l'at- tenzione soprattutto sulle fasi che preparano il mo- vimento verso Falto ‘Spesso, per poter salire pid agevolmente, & con- veniente effettuare un movimento preventivo in di- rezione laterale rispetto alla linea principale di salita E questo il caso della progressione con spaccata, variante di quella fondamentale, Essa ha ragione di essere in tutte quelle situazioni in cui non & possibile termarsi in posizione base (cioe con ipiedi abbastan- za vicini ¢ alla stessa altezza) perché gli appoggi a disposizione sono troppo piccoli o sfuggenti da non Permettercidiconseguireil miglior equilibrio quando solleviamo le mani. Preferiremo allora allargare le gambe in spaccata riuscendo cosi a spostare pit facilmente e con maggior neturalezza le mani sugli appigli successivi. A questc punto, quando siamo Nella posizione con le gambe divaricate, anziché sollevare subito i piedi verso''alto, @ preteribile riav- Vicinare prima un piede, richiudendo la spaccata, er utiizzare questa volta con maggior sicurezza, grazie alla miglior posizione delle mani, 'appoggio 0 aderenza prima scartati. Eseguiremo poi anche quel leggero movimento del bacino versoil basso e allinfuori di cui si parlato innanzi. La parte suc- cessiva della sequenza coincide logicamente con quella analizzata nella progressione fondamentale (figure 39, 40 € 41). Questo tipo di progressioneha messo in evidenza ‘come sia opportuno, quando ci fermiamo con i piedi ‘ontanit uno dal'atro, iawvicinarli prima diniziare un Nuovo movimento verso alto. Cid in pratica vuol dire che la spaccata corrisponde ad una posizione stabile (pud essere considerata una variante della posizione base), che agevola il sollevamento delle mani e ci prepara ad un nuovo movimento, Questa soluzione evitera anzitutto una progres- sione a scatti, ridurra lo sforzo e ci permettera di Poggiare gli art inferiori con maggior precisione. Ci ricorderemo poi, vale la pena ripeterto, di ini- Ziare il successivo movimento ancora con dei. passi di piccola ampiezza (@ otmai chiaro che “piccola” si intende nell'accezione data precedentemente, valea dire come distanza dall'asse bacino-piede in via Prioritaria, e secondariamente anche in altezza), Possiamo anche provare a simulare a terra, in Piano, le caratteristiche di questo tipo di progres- sione, eseguendo un esercizio che si inizia partendo da una posizione eretta con le gambe divaricate: anziche iniziare il movimento in avanti, come per camminare, avanzando direttamente con un piede, ricercheremo prima 'equlibrio sul piede che rimane fermo, attraverso lo spostamento del bacino. In pra- tica, ilmovimento del bacino provoca l'awicinamen- {0 del piede alzato verso altro, che costituisce la based appoggio; soltanto a questo punto inizieremo fig. 39 fig. 41 fig. 40 ilmovimento in avanti per camminare. Osservando il percorso del bacino nella prima parte dellesercizio descrito, si vedra che esso nel'avanzare compie un movimento curilineo, determinato dalliniziale spo- stamento laterale e dal successivo movimento in avanti (fig. 42, 43 e 44). Viceversa, nel caso che si cercasse di avanzare direttamente, potremmo ve- dere il bacino seguire un percorso rettlineo soltanto nel caso in cui effettuassimo un passo brusco veloce per ovviare alla carenza di equilibrio determi- natasi (figure 42 e 45) E importante comprendere la necesita di eseguire ilmovimento degliartiinferiori edel bacino cosi come descrtto, perché & proprio tale movimento a far si che 'andamento di un arrampicatore esperto risulti fluido, sinuoso ed armonico. Ci viene spontaneo a questo proposito citare resperimento di Patrick Cordi- er, che controntava la traccia lasciata dagii arrampi- catori su una pelicola fotografica: quello del pit esperto mostrava un andamento curvilineo e con Poche soste; viceversa, la traccia del principiante era costituta da tratt retlinei spezzati, con angoli molto netti, e da numerosi momenti di stasi Progressione fondamentale sfalsata ‘Questa progressione ha lo stesso scopo della pre- edente, pero varia la posizione di partenza che non sara pid con le gambe in spaccata, ma con i piedi situati'uno pid in alto delfaltro, cioe sfalsati In questo caso, essendo il bacino sorretto preva~ lentemente dal piede pitin basso, dopo aver sposta- toinaltole mani sara conveniente abbassare ilpiede alzato e poggiarlo pit vicino allaltro, prima di iniziare lun nuovo movimento in salita. Abbiamo voluto met- tere a fuoco tale concetto perché una tendenza istintiva spinge Varrampicatore a non abbandonare, anche se per brevi istanti, gli appoggi pit alti rag {iunti: in tal caso risulterebbe difficile, se non impos- Sibile. 'attuazione dei movimenti secondo | principi finora esposti (figure 46, 47 e 48). Sottolineiamo ancora che tidea di salire il pid velocemente possibile & spesso fuorviante: sono moiti i casi in cui, per agevolare la progression verso Valto, @ invece necessario effettuare uno o pid movimenti verso il basso. Per chiarire meglio 'utilizzo delle tre progressioni sin qui esaminate, la fondamentale e le sue due varianti, possiamo confrontame le differenze. Nella prima ci si ferma con i piedi alla stessa altezza, I'uno vicino all'altro (pid o meno con una 45 fig. 2 fig. 3 fig. 44 fig. 45 48 larghezza equivalente a quella delle spalle) in modo da essere poi agevolati nello spostamento del bari- centro. La seconda si usa quando non abbiamo due appoggi sufficientemente buoni e vicini da permet- tere di fermarci con i piedi poco divaricat: i punti \Tappoygio sararny allora pid lontan tna alla Stessia altezza, e ci richiederanno di allargare le gambe in spaccata. Nella terza, poiché gli appoggi buoni non si trovano allo stesso livello, dovremo fermarci con tun piede pit in alto e uno pit in basso. E chiaro che le progressioni in spaccata e sfalsata hanno lo sco- po di permetterci equalmente, in condizioni di par- tenza peggiori rispetto alla progressione fondamen- tale, di raggiungere 'equilibrio quando ci fermiamo per spostare pit in alto le mani. E importante consi- derare, perd, che il principio generale della progres- sione fondamentale resta lo stesso anche per le ultime due: cioa, sia per mantenere il pit possibile il eso sui piedi, sia per dar luogo ad un movimento tluido e privo di strappi, dovremo prima spostare il baricentro e poi salire con il piede scarico (sempre ‘con dei passi piccoli Sostituzione Prendiamo ora in esame un uso particolare delle braccia, impiegate in una determinata azione di pres- sione sulla roccia, al quale diamo il nome di ‘sostitu- zione”. La tecnica di sostituzione consiste nelluti- lizzare le braccia in pressione verso il basso invece che in trazione, per compensare, in determinate ‘occasioni, la mancanza dell appoggio su una delle gambe, per consentirci cioé di sostituire il piede che deve essere alzato. Cid si pud veriicare in motte situazioni, che possono essere quelle della placca pit! o meno verticale, dello strapiombo, del diedro € del camino. Lialpinismo aveva gia concepito un simile utlizzo degli art in pressione inquadrandolo nella cosiddetta tecnica di opposizione, che fuevidenziata soprattutto in quel particolare metodo i salita detto “alla Dilfer ma anche nella progressione in camino e diedro. Noi pensiamo perd che, in realta, 'opposizione rimane un concetto indefinito perché tale termine ha Un significato talmente ampio da poter abbracciare la quasitotalita delle situazioni di arrampicata. Cid deri- va dal fatto che normaimente si parla di opposizione quando le forze esercitate dai vari arti hanno delle componenti orizzontali che si oppongono reciproce- mente (in questo contesto non vogliamo fare riferi- mento lle componenti verticaltin quanto esse servo- fig. 46 no a contrastare la forza di gravita e sono quindi necessariamente sempre presenti). opposizione si manifesta dunque con molta evi- denza nella Dilfer, dove la spinta delle gambe e la trazione delle braccia rappresentano delle forze, pill ‘omeno oblique rispetto alla direzione verticale, le cui ‘component orizzontali evidentemente si annullano a vicenda. In realta, anche in una nomale situazione su Placca verticale (dove la trazione delle braccia ¢ la spinta delle gambe risultano oblique essendoillcorpo leggermente staccato dalla parete) le componenti orizzontali si oppongono e si arnullano a vicenda, ¢ si pud quindi pariare di opposizione. L'unica differen- za pud essere trovata nell'intensita ditali componenti orizzontali, ma il concetto non cambia. Quando siamo in spaccata su placca si pud evi- denziare un ulteriore tipo di oppasizione, che questa volta si sviluppa fra i due art inleriori, e che tende a 47 fig. 47 svolgersi—come da definizione — sempre orizzon- talmente, ma in questo caso avra una direzione pa- rallela alla parete e non perpendicolare ad essa. In modo analogo si potra individuare 'opposizione nei diedri e nei camini. Si pud percid, secondo noi, ac- cettare di parlare di opposizione con iferimento soltanto ai casiin cul si evidenzia la detta contrappo- sizione diforze orizzontali (Dilfer, spaccata etc.),ma sicuramente non per indicare I'uso delle braccia in spinta; per questioni didattiche, al fine di agevolare Fapprendimento motorio, abbiamo quindi sentito la necessita diintrodurreil nuovo termine “sostituzione”. Sottolineiamotuttavia che, semprea nostro giudizio, “opposizione”é un vocabolo troppo generico anche nel caso della Dilfer, dove la particolare posizione del corpo deriva dalla necessita di utilizzare i piedi in aderenza: nel corso del nostro lavoro abbiamo preferito quindi concentrare l'attenzione sulluso dei piedi, perché € proprio questo a determinare la fig. 48 posizione del corpo, qualunque sia la conformazione della roccia. Torniamo dunque ad occuparci deloggetto del nostro capitolo, evitando di utiizzare un termine che si adatta alla quasi totalta delle situazioni di scalata. Ci troviamo nella circostanza di applicare la tecnica della sostituzione specialmente quando i piedi sono disposti in un'ampia spaccata; cid dipende essen- zialmente dalla difficolta, data la particolare situazio- ne, di effettuare lo spostamento del baricentro. Un esercizio da compiere a terra faciltera la com- prensione della dinamica de! movimento nel conte- sto della sostituzione. Se ci mettiamo in piedi su un piano, con le gambe ivaricate, volendo spostare il bacino sulla verticale di un piede, sara facile osservare che allaumento della distanza tra | piedi corrispondera un aumento della difficolta nello spostamento del peso. Per es- sere pit precisi, la dificolta aumentera decisamente 48 quando l'ampiezza della spaccata sara superiore alla lunghezzadi una delle nostre gambe. Superando tale limite, infatt, non riusciremo pid a portare il baricentro sulla verticale di uno del piedi (fig.48 e 50). Concludendo, quando ci troviamo con le gambe ampiamente divaricate e vogliamo avvicinare ipiedi, abbiamo tre possibilita che @ conveniente esamina- re preventivamente a terra, mettendoci di fronte ad una sbarra 0 ad una spalliera, in modo da avere a disposizione degli appigli per le mani Prendiamo in considerazione innanzitutto la possi- bilta pit istintiva, che risuita perd subito poco con- veniente, perché & quella che si basa sullo sforzo di trazione delle braccia sugli appigl, per supplire alla mancanza di appoggio della gamba che solleviamo ((a destra nel disegno): cercheremo quindi di evitare questa prima soluzione (figure 51 © 52) La seconda implica uno sforzo di trazione minore perché prevede una leggera spinta della gamba che solleviamo, come per effettuare un piccolo saltello. Tale spinta & necessaria per portare il peso sulla verticale del piede che rimane in appoggio (fig. 53). lipunto eritico di questa seconda soluzione riguarda la difficolté di controllare esattamente la spinta in questione, al fine di conseguire un equilibrio perfett, perché soltanto cosi potremo evitare di sollecitare le fig. 49 braccia @ saremo in grado di peggiare poi con preci- sione il piede che awviciniamo. E vero, pero, che con la pratica si pud riuscire a reggiungere un’abilita relativa, ma per svilupparla nel modo ottimale oc- corre esercitarsi soprattutto con il movimento lento. A questo proposito @ bene chiarire che l'appren- dimento motorio (e quindi la capacita di controllare il nostro corpo) @ favorito da questo tipo di movimento, a causa delle maggiori informazioni propriocettive che riusciamo ad immagazzinare, ed @ da notare anche che migliorare il controllo del proprio corpo attraverso un movimento lento ci permettera, poi, di migliorare la qualita dei movimenti veloci. Appare evidente quindi, per quanto riguarda la seconda possibilita, che anche un piccolo saltello, implicando Recessariamente una certa velocita, inizialmente non agevolera molto 'apprendimento motorio. La terza ed ultima possibilité permette invece un ‘maggior controllo del movimento ¢ consiste nel sosti- tuire una gamba utilizzando il breccio corrispondente in pressione, obliquamente. A favore di quest ultima soluzione sta anche il risparmio di energia ottenuto con uso del braccio in pressione piuttosto che in trazione (figure 54 e 55). Bisogna considerare che nella sostituzione, quando alzamo la gamba (la destra nell'esercizio mostrato), equilibrio del baci- fig. 30 fig. $3, 49 no sara dato dalla nuova base "piede sinistro-mano destra’ e non pid dalla base “piede sinistro-piede destro”, E importante eseguire correttamente lo sposta- mento del bacino perché altrimenti saranno le brac- cia a sostenere il nostro peso (figura 56). Lo scopo dell'esercizio eseguito a terra consiste, pertanto, sia nell'automatizzare il concetto della sostituzione, sia nell'acquisizione della capacita di ricercare il nuovo equilibrio del baricentro. Applicazioni della tecnica della sostituzione Analizziamo ora una sequenza di movimenti che ci permette di progredire attraverso l'applicazione co- stante della sostituzione. ‘Metteremo in pratica la sequenza in questione allinterno diun diedro, perché questo tipo distruttura si presta al nostro scopo e facilita, in genere pit di qualunque altra, 'automatizzazione del movimento nella sostituzione. Il termine diedro, come noto, é ripreso dalla ge- ometria e siriferisce a quella struttura caratteristica della roccia formata dall’intersezione di due pareti, fig. 54 fig. $6 fig. 55, delimitanti un angolo pis omeno chiuso. | diedti hanno spesso una fessura che corre lungo l'inter- sezione delle due pareti, sulficientemente grande da potervi inserire le mani. | piedi verranao poggiati in spaccata sulle due pareti tenendo presente che, analogamente a quanto gia osservato nel paragrafo riguardante 'uso deipiedi in appoggio, pid riusciamo a tenere i piedi verso l'estemo allargando la spac- Cata, pid. amplieremo la base d’appoggio. Eviteremo uindi, in genere, di avvicinare le estremita degli arti inferiori al vertice del diedro. La progressione in Questa particolare struttura é stata uno dei pochi casi di progressioni menzionate nella storia dell/arram- Picata, come abbiamo osservato allinizio, proprio Per le sue caratteristiche di costanza e di uniformita, Per questo motivo tale progressione dovrebbe es- sere, almeno in parte, gia nota agli arranpicatori, ma non possiamo evitare di approfondire ladinamica de! ‘movimento nel contesto di questo lavoro, sia perché intendiamo rivolgerci innanzitutto ai principianti, sia erché vogliamo mettere in evidenza aleuni partico- lariimportanti. Inoltre il nostro obiettivo cansiste nello studiare quelle caratteristiche generali_nell'ambito della sostituzione, che possono essere applicate indipendentemente dalla particolare struttura della roccia, sia essa un diedro, un camino, o una placca pid o meno verticale o strapiombante. Soffermiamoci ora ad analizzare come il bacino nella sostituzione in diedro debba tendere a compie- re due movimenti, sia spostandosi verso la verticale del piede che rimane fermo, sia allontanandosi leg- germente dalla roccia. II primo spostamento é un ‘movimento compensativo perché la spinta del brac- cio in sostituzione agisce su una parte differente del corpo rispetto a quella su cui agisce la gamba, ‘modificando il punto d'equilibrio del bacino stesso. II secondo spostamento é necessario per agevolare ia pressione in direzione perpendicolare alla roccia. | bacino, quindi, durante la sua traslazione compie un movimento che nellinsieme risulta curvilineo ver- 0 lestemo e verso la perpendicolare della base d appoggio. Ci si ricordera a questo punto di come avevamo gia individuato fin dallo studio della pro- gressione fondamentale proprio lo spostamento del ‘Bacino in entrambe le direzioni perché ci permetteva di sollevare pid agevolmente la gamba che doveva essere alzata (figure 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63 ¢ 64). Fino ad ora, dunque, abbiamo analizzato la possi- bilita di eseguire un corretto spostamento del bari- centro eseguendo la sostituzione con il braccio cor- nspondente al piede che si vuole alzare, ma @ impor- tante soffermarci sul fatto che in realta @ anche possibile sollevare una gamba utllizzando il braccio opposto, cio’ @ possibile eseguire la sostituzione della gamba destra con il braccio sinistro o quella della gamba sinistra con braccio destro. Cerchiamo di comprendere quando é possibile eseguire questo movimento. Talvolta si verifica che, dopo aver lavorato in sostituzione, per esempio con la mano destra, non abbiamo la possibilta, per carenza di appigli o di incastr in fessura, di disporre la stessa mano su una presa successiva e continuare la progressione sosti- tuendo poi la gamba sinistra con il bracclo sinisto. ‘Atal punto le possibilita sono due: cambiare mano sul unico appiglo utile, soluzione preferita soprattut- to quando la mano serve a mantenere lequilibrio pid che a sostenere il peso, oppure andare a sostituire il piede sinistro con la mano destra, poggiandola sul lato sinistro del diedro. A causa della torsione del busto richiesta per questo, tale situazione necesita diundispendiodi energia leggermente maggiore del caso in cui la sostituzione viene effettuata con la mano corrispondente al piede da alzare, ma per- mette anch’essa, allo stesso modo, di poter scarica- re e quindi sollevare il piede sinistro, evitando il 51 ‘cambio dimano sull'appiglo (fig. 65, 66, 67, 68 & 69), ‘Come ultima variante della sostituzione menzio- riamo la possibilta di esercitare la pressione con il ‘gomito anziché con il palmo della mano. Consiglia mo questa soluzione quando é preferibile sostenere il corpo utilizzando tutte ¢ due le mani in trazione e ‘quando la distanza orizzontale dei due appoggi che stiamo per utilizzare @ sensibilmente maggiore di {quella degli appigli. Mantenendo le mani in trazione faremo leva con un gomito in modo da riuscire a sollevare la gamba corrispondente in una situazione i equilibrio, Non ci soffermiamo oltre su questa possibilita perché essa non @ altro che una variante, conseguenza di quanto abbiamo finora esposto. La sostituzione pud essere dunque applicata per procedere su qualunque tipo di struttura della roccia, anche allinterno dei camini, Questi sono formati, come @ noto, da due pareti disposte I'una frontal- mente allaltra, ad una distanza rawvicinata e varia~ bile. Ne! caso di camini larghi, cio’ con una distanza tra le pareti superiore alla lunghezza della gamba, ci disporremo in spaccata frontale o laterale ed effet- tueremo la tecnica della sostituzione, La differenza con la progressione in diedro @ data dalla posizione delle mani che, anziché essere utilizzate luna nella fessura tra le due paretiealtra in appoggio, andran- no a lavorare tutte e due in pressione sulle pareti de! camino. Abbiamo gia parlato della direzione verso il basso della spinta delle braccia nella sostituzione; bisogna perd considerare anche che tale pressione delle braccia serve per agevolare la progressione, dato che determina una maggiore componente di spinta verso l'alto; essa naturalmente diminuira via via che le mani poggeranno pid in alto. Se arriveremo a poggiare le mani allaltezza della testa, avremo una grande difficolta a procedere perché la spinta sara esclusivamente orizzontale e, superando ipotetica- mente tale limite, questa tendera a respingerci verso il basso (figura 70) Infine vogliamo notare che sara necessario cer: care di tenere i piedi, come pure le mani, alla stessa altezza soltanto quando interrompiamo il movimento (per studiare la sequenza successiva, oppure per recuperare energia o per assicurarci); invece, du- rante la progressione @ preferibile di norma disporre i quattro arti sempre su livell differenti figure 71, 72, 73, 74, 75, 76) ‘Anche qui, completando quanto gia osservato nel caso del diedro, vogliamo evidenziare con precisione Timportanza dello spostamento del baricentro: ne! momento in cui siamo in posizione di spaccata e 82 fig. $8 fig. 57 fig. 60 fig. 39 fig. 61 fig. 64 fig. 63 54 fig. 65 fig. 66 fig. 07 fig. 68 fig. 09 iniziamo, applicando la sostituzione, a togliereilpeso a una delle gambe senza spostare il bacino oppor- tunamente, veniamo a trovarcifuoriequilibrioedovre- mo rigorrere ad un grande sforzo muscolare per cercare dievitare lo sbilanciamento. L'inconveniente 5i verifica perché la spinta del braccio agisce sulla spalia e non sul bacino, modificando l'assetto del corpo; anche in questo caso risulta evidente la ne- cessita di curare in modo specifico lo spostamento del bacino, oltre a provvedere con la sostituzione a disimpegnare il piede da sollevare. Logicamente non bisogna perd commettere lerrore di pensare che sia sempre possibile applicare alla lettera i principi analizzati inerent allo spostamento del bacino, ed estenderii a tutt tipi di camino. E importante ricordare ancora che Tobiettivo dei movimenti fondamentali non @ tanto quello di risok ‘ere tutti passaggi esistenti in un unico modo ma, al contrario,é quello di formare abilita motoria, in quan- to proprio questa che dara la possibilta di risolvere nel migliore dei modi i passaggi pi diversi ‘Se ad esempio ci accingiamo a salire un camino, ‘oppure.un diedro, che hale due pareti perfettamente lisce e magari strapiombanti, fapplicazione del mo- 55 vimento del bacino sara diversa. Nel caso specitico, infatti, nen potremo ricercare il nuovo equilibrio del baricentro trail raccio che utilizziamo in sostituzione la gamba che rimane appoggiata alla roccia; non possiamo cio® spostare il bacino verso alto e verso il lato del piede che rimane sulla roccia. In altre parole, quando la conformazione delle due pareti determina una situazione limite in cui 'aderenza & appena sufficiente a mantenere il bacino in equilibrio tra le gambe, awicinare il peso alla verticale del piede che rimane appoggiato alla roccia provoca lo scivolamento di quest ultimo, a causa della diminu- Zione della componente di spinta orizzontale. In conclusione, per evitare la perdita di aderenza abbiamo due possibilita. La prima riguarda la po- sizione della mano usatain sostituzione, che andra a poggiarsi molto in basso, ad un’altezza di poco superiore al piede che intendiamo alzare in modo da eliminare la necessita di un sensibile spostamento laterale del bacino: soltanto con questo accorgimen- to, infatti, il nuovo punto d’equilibrio tra a mano e il piede coincidera sostanzialmente con quello che era precedentemente determinato dalla base piede- piede. La seconda elimina completamente la nuova ricer- ca di equilibrio perché prevede il sollevamento del fig. 70 87 fig. 75 corpo ad opera della pressione laterale sulle due pareti, prima degli arti superiori e poi degli artiinferio- 1: sia le maniche ipiediin fase di pressione dovranno percid essere alla stessa altezza, inmodo da mante- nere unassetto simmetrico, necessario per risparmia- re energia nel momento in cui esercitiamo la pres- sione. In questo caso, quindi, il bacino rimane cen- ‘vale rispetto agliarti superiori cosi come d'altronde & centrale nella condizione di partenza, quando cio’ viene sorretto dalle gambe. ‘Ad un lettore attento pud sorgere, a questo punto, una certa perplessita a causa della differenza nella sequenza di spostamento degli arti, tra la progres- sione fondamentale e le progressioni nel diedro ene! camino. Infatti, quando ci siamo occupati della progres- sione fondamentale abbiamo evidenziato la neces- sita di isolare i movimento delle braccia da quello delle gambe al fine di apprendere la base dell'abilita motoria su parete; per quanto riguarda il diedro ¢ il camino, invece, esiste la necesita che Tappren- dimento motorio passi attraverso il movimento alter- nato tra mano e piede. In base a questa considerazione potremmo me- ravigliarci del contrasto cost evidente con la progres- fig. 76 sione fondamentale. In realtail contrasto & solo apparente e non coinvolge i principi basilari del movimento nella scalata. La differente sequenza di spostamento degli arti (nel camino diventa mano- piede © non pid mano-mano e piede-piede-piede, ‘come nella progressione fondamentale) deriva dalla peculiarita della sostituzione che, nelle strutture ora esaminate, sibasa sistematicamente sul altemanza del lavoro in pressione delle braccia. E evidente, quindi, che anche l'abilita motoria spe- cifica, rferita alla progressione in camino, deve es- sere sviluppata su strutture adatte che mettano in evidenza i principi analizzati nel corso del nostro lavoro. Se, ad esempio, cerchiamo di sviluppare abil motoria in un camino che ci obbliga a proce- dere alternando la pressione simultanea delle brac cia a quella delle gambe, come nel caso analizzato del camino liscio e strapiombante, in reatta miglio- reremo le nostre potenzialita muscolari (soprattutto degli arti superiori perché a questi spettera ilcompito di sorreggere il corpo quando solleviamo le gabe), ma di certo non svilupperemo la capacita di isolare il movimento del bacino, cos{ come non metteremo in pratica la ricerca di un equilibrio particolare con- cepito per il risparmio di energia e basato sul ruolo principale delle gambe. Cid chiatito, vediamo come ‘ormai siamo giunti ad un certo lvello di comples- sita motoria, per il quale si delinea la necesita di acquisire un'estrema flessibilita del corpo. Pud aiu- tarci in questo il sequente particolare concetto: non dobbiamo considerare gli arti superiori come se fossero separati dal busto, ma dobbiamo arrivare ad avere la sensazione che essi inizino al centro del corpo, vale a dire che, partendo dal'addome, si sviluppino attraverso il tronco per arrivare poi alle mani, Questo concetto si pud ugualmente estendere agli arti inferior Percepire tale sensazione @ indice di un elevato controllo del corpo e contribuira a risparmiare ener- gia evidenziando rimportanza della mobilta del ba- ‘ino, che deve sempre trovarsi in una posizione ben precisa, corrispondente al punto di equilibrio. Man mano che le pareti de! camino dovessero restringersi, poiché di conseguenza diminuirebbe Vampiezza della spaccata, la spinta che esercite- remmo sui piedi tenderebbe a diventare paraliela alle pareti diminuendo raderenza sulla roccia Per questo motivo, quando la distanza delle pareti del camino @ inferiore alla lunghezza della gamba, non @ pid conveniente assumere la posizione in spaccata; poggeremo allora la schiena su una delle due pareti mentre eserciteremo una adeguata pres- sione sullaltra con uno o pid art In questo caso la progressione ideale consiste nel soggiare su una stessa parete la schiena ed un piede, ad esempio il sinistro (posto con la gamba piegata sotto al bacino) e anche la mano opposta, ‘ioe la destra; poggeremo invece sullaltra faccia de! ‘camino la mano sinistrae il piede dest. In tal modo solleveremo il corpo riuscendo a spingerio in modo equilibrato su tuttie quattro gli arti. Dopo aver poggia- to il bacino in un punto pil alto, per continuare la progressione invertiremo dapprima la posizione delle gambe, poi quella delle braccia, cosi da essere ‘uovamente pronti a spingere il corpo ulteriormente verso l'alto (figure 77, 78, 79, 80 e 81). In conclusione, quanto finora osservato sulla sostituzione pud essere applicato a situazioni diffe- tenti che riguardano sia il diedro ed il camino, cosi come la placca pit: omenovverticale estrapiombante. Se proviamo, infatt, a salire lungo un tratto di parete aperta, sulla quale intendiamo utilizzare degli appigll ‘disposti lungo un asse verticale e degli appoggi (0 aderenze) situati tutti ad una certa distanza da tale asse, riusciremo ad eseguire la stessa sequenza di movimento che abbiamo studiato per il diedro. Po- ‘vemmo considerare, infattilsuddettotratto diparete come se fosse un diedro avente langolo estrema- mente aperto, con una fila di appigli disposti uno sullltro al posto della fessura. Non ci soffermiamo ad analizza’e questo stesso tipo di progressione, eseguibile su placca, perché Pensiamo che non apporti nulla in pid a quanto abbiamo gia osservato nel caso del diedro. Ci @ sufficiente considerare che la conoscenza di una tecnica non dovrebbe essere appicata ad un solo tipo di struttura, ma dovrebbe adattarsi a situazioni differenti. Pensiamo dunque che sia evidents limportanza di esercitarsi correttamente nella sostituzione, non solo per perfezionare l'esecuzione della sequenza dei ‘movimenti in una particolare struttura della roccia, ma soprattutto per migliorare abilita motoria in ge- nerale, Passaggio misto UI passaggio misto prevede uso sia degli appoggi sia dell'aderenza, e tende a mettere in evidenza un particolaremovimento fondamentale,apprendimen- todel quale contribuisce coneretamente a migliorare 60 tabilita motoria. & una considerazione abbastanza ‘owia che nell'arrampicata si passa da un appoggio al'altro scaricando via via su di essi il peso corporeo, in modo da diminuire la tensione muscolare delle braccia. Spesso perd si verifica che due appoggi consecutiv siano fontani tanto da rendere impossi- bile, onon convenient, passare direttamente dall'uno allaltro. Inseriamo allora dei passin aderenza dopo aver studiato nel suo insieme la sequenza di movi- menti pid vantaggiosa per passare da un appoggio al successivo. Chiameremo passaggio misto la se- quenza in questione. Da una posizione base con i piedi in appoggio effettueremo uno o pid passi in aderenza per poter arrivare con un piede all'appoggio successivo: & importante anche quiisolareil movimentodelbacino, che dovra trovarsi sulla verticale dell'appoggio pit alto soltanto dopo che il piede avra preso contatto con esso (figure 82, 83, 84, 85, 86) Osserviamo il percorso cunvilineo del baricentro: dalla posizione in verticale sul primo appoggio, pas- sera gradualmente ad una posizione in fuori per permettere ai piedi di lavorare in aderenza, e ancora gradualmente tornera in avanti sulla verticale del- Tappoggio successivo Dopo aver eseguito il passaggio misto é frequente cover effettuare accoppiamento dei piedi, dato che «i troveremo con un piede in basso e altro disposto invece ad un’altezza decisamente maggiore I passaggio misto & molto frequente in arrampica- ta, e sara aiuto imparare a riconosceme le caratte- ‘stiche negli itinerari di scalata; si potra cost rispar- mmiare energia perché si sapra in anticipo come superare quel determinato passaggio. Per chiarire meglio quanto affermiamo, dobbiamo considerare cre uno degli scopi dei movimenti fondamentali 6 quello di favorire fo sviluppo di una capacita tattica, che permetta di collegare | movimenti del corpo secondo uno schema gia noto all'arrampicatore. ‘Questo perché aparita di condizionifisiche risulta pits abile lo scalatore che impiega meno tempo percapire iltipo di movimento che & pid adatto ad ogni circos- tanza. Pit alto @ il grado di automatismo dei movi- menti fondamentali, pid larrampicatore sara in gra- do di trovare rapidamente la soluzione che meglio si adatta a ciascun determinato passaggio. Continuan- do a migliorare 'apprendimento, lo scalatore sara in ‘gtado di superare i passaggi senza bisogno di pen- sare razionalmente alla loro soluzione. Soprattutto agiinizi rarrampicatore dovra ripetere molte volte la descritta sequenza di movimenti anche perché meglio di qualunque altra essa riuscira a far fig. 82 assimilare la corretta distribuzione del peso nelle diverse situazioni i appoggio e diaderenza, eviden- ziando inoltre la necesita di fondere il tuto in un unico movimento. Un aspetto cui bisogna fare molta attenzione, ese- guendo il passaggio misto, riguards il fatto che & fondamentale non interrompere il movimento: in par- ticolar modo dobbiamo evitare di fermarci quando siamo con i piedi in aderenza, perché in tal caso diminuisce l'attrito tra roccia e suola (in quanto viene @ mancare la spinta dinamica delle gambe) aumentera poi l consumo di energia quando ripren- deremo il movimento Abbiamo cost introdotto un altro concetto, che riguarda una delle caratteristche pid importanti della scalata e che viene messo chiaramente in evidenza soprattutto dal passaggio misto 2 Continuita di movimento Dalla dinamica sappiamo che per passare da una {ese statica a una di movimento é necessario vincere ie forza diinerzia con un dispendio di energia che tende a ridursi man mano che il corpe comincia @ muoversi. Cost interruzione di un movimento richie- de uno sforzo successivo nel momento in cui @ nacessatio riprendere il moto. Anche nel nostrocaso, pertanto, dobbiamo considerare che ogni interru- Zone del movimento di arrampicata ci obbliga a compiere poi uno sforzo supplementare. Si tratta di tuna differenza poco avvertibile generalmente, ma ce pud diventare determinante in taluni passaggi dificil o nella globalita del consumo energetico spe- 9 lungo tutto 'tinerario. Di conseguenza, sara no- Siro obiettivo cercare di iniziare il movimento del baricentro (sappiamo come spetti al bacino di as- sumere il ruolo principale, quando si parla di sposta~ mento del peso) soltanto quando saremo in una posizione favorevole, quando cioé potremo meglio contribuire con tutto il corpo allo spostamento del peso. Secondo quanto abbiamo gia detto, @ facile individuare nella posizione base l'assetto del corpo che pud meglio assolvere al nostro scopo. Queste riflessioni ci fanno concludere che dobbia- mo tendere a mantenere un movimento continuo (¢ anche a velocita costante dove necessario) durante tutta la progressione. Ma in pratica & importante mantenerio soprattutto tra una posizione base @ Valtra; perché ogni volta che raggiungiamo una po- ‘sizione base siamo costretti a rallentare il movimen- to, ma pid spesso addiritura a fermarlo, per lo meno per pochi istanti. Cid @ in genere necessario, anzi- tutto perché quando spostiamo le mani dobbiamo mantenere il bacino totalmente fermo e in equilibrio, ma anche perché, quando siamo su una difficolta impegnativa per il nostro livello, dobbiamo avere il tempo per valutare appigli e appoggi in modo da anticipare con il pensiero il movimento successivo. Una considerazione a parte meritano i momenti di rposo, poiché non & da sottovalutare la necessita di interrompere il movimento per fermarci in determi- rati punti, che sceglieremo preferibilmente dove potremo essere in grado di assumere una posizione statica che ci permetta direcuperare energia. Questa posizione pud coincidere con|a posizione base ocon tna delle posizioni che prenderemo in esame suc- cessivamente (vedi posizione a triangolo” in questo capitolo e "posizione laterale" nel cap. 4). Owvia- ente, con l'aumentare delle difficolta utlizzeremo dei punt diriposo che, per essere sfruttati al meglio, esigono una particolare posizione del corpo che a volte non pud essere identificata con le posizioni studiate nel corso diquesto lavoro. Inalcuni passaggi si pud riuscire, ad esempio, ad incastrare i piedi per toglere le mani dalla roccia e riposare le braccia. In ogni caso. ai fini della continuité del movimento, it punto di riposo pud essere considerato quello di una posizione base, dal quale poi il movimento deve tendere ad essere continuo fino alla posizione suc- cessiva, Non bisogna perb equivocare quanto si é detto & concludere superficialmente che, per fa continuita del movimento, sianecessario salirea tuttiicosti, magari lungo la perpendicolare, con fretta e cieca ostina~ Zione. Sié voluto, invece, sottolineare la necessita di non fermarsi a meta di un passaggio. ‘Comungue non @ detto che il movimento debba vere continuita solo verso Valto: pud averla anche nelle altredirezioni, Quando, per esernpio, partendo da una posizione base iniziamo a superare un pas- saggio e a meta di questo, per esempio, ci accorgia- mo dinon averto impostato correttamente, sara con- veniente scendere continuativamente per torare alla posizione di partenza senza perdere il ritmo. Dovremo evitare cioé di fermarci, soprattutto se siamo in una posizione critica, nel bel mezzo di un movimento. Si pensi soprattutto ai principianti € ‘come spesso si blocchino in una posizione faticosa, fl punto da sfinirsi in breve tempo. Al di la di un maggiore 0 minore allenamento, il bravo arrampica- tore riuscird a sfruttare al meglio Iz sue energie: Tobiettivodaraggiungere non étantoquellodisupera- re il passaggio pit difficile, quanto piuttosto quello di superare i passaggi con il minor consumo di energia; ilrisutato é che, pid si diventa esperti in quest arte, menosiavranecessitadiun allenamento specifica 0, ‘comunque, mantenendo la stessa quantita diallena- mento, si aumenteranno sensibilmente le proprie prestazioni ‘Arrampicare procedendo con cortinuité nel col- legare i diversi specifi ritmi dei movimenti alle pa~ use, risulta una delle cose pit diffcli del’ arrampica- ta; il ritmo & condizionato dalla necessita di alternare una stasi ad un movimento privo di interruzioni, ma dipende anche dalla capacita di leggere la roccia, ‘cioé dalla capacita di individuare i punti di riposo e di capire quale tecnica utilizzare per andare da un puntoall'altro. La capacita dianticipare mentalmente i movimenti successivi deve essere applicata so- prattutto quando saliamo su itinerari dificil, al limite delle nostre possibilta; quando invece arrampichia- ‘mo su itinerari pit facili possiamo concentrarci pre- valentemente sul ritmo @ sulla respirazione (la qual cosa poi ci permettera di ampliare la coscienza del movimento e delle sensazioni), dato che la maggior faciita della via ci permette di liberare la nostra mente, non pid impegnataa fondo nellinterpretazio- ne della roccia Da quanto detto appare evidente la necesita di confrontarci continuamente sia con le vie facili che ‘con quelle dificil, in modo da migliorare armonica~ mente i diversi aspetti delfabilta fisica e mentale (elaborazione ed intuizione). La capacita mentale, in effet, pud normalmente essere sviluppata appieno soltanto dopo aver conseguito una grande abilta motoria. A sua votta 'abilita motoria, come abbiamo visto, potra essere sviluppata soprattutto arrampi- cando su difficolta contenute, in cui possiamo dedi care tutte le energie (mentali,fisiche e percettive) prevalentemente all'aspetto motorio. Va da sé, quin- i, che scalare sulle difficolta maggiori prima di aver sviluppato adeguatamente l'abilita motoria, pot si curamente costituire un buon allenamento fisico, ma ‘non permettera di acquisire un elevato controllo del corpo e di tutti movimenti indispensabili per arram- picare. Inoltre, portando all'esasperazione Y'allenamento fisico c'8 pericolo che venga inibito lo sviluppo men- tale; sappiamo anche che un fattore mentale inade- guato @ in grado di influire negativamente sulla ca- pacita motoria. Che questo avvenga, nonostante le cause possano essere diverse, @ dimostrato da un ‘esempio che prendiamo dal comportamento del prin- cipiante, che spesso si ferma, trovando difficolta a continuare la progressione, su dei trattianche molto semplici,acausadiun'eccessiva attvita cerebrale, € proprio questa che lo porta allinibizione del movi- mento. E svantaggioso, ad esempio, analizzare ec- cessivamente Il tratto successivo di parete con Jindagine mentale pretendendo di scoprime tutti i particolari e prevedere ifuturi moviment, soprattutto quando non si possiede una sufficiente abilita moto- fa, Percid, anche se lo abbiamo gia detto, vogliamo di proposito ripetere che Io sviluppo del pensiero deve essere in sintonia con quello del movimento: nessuna delle due caratterstiche deve predominare sullaltra, Con il presente lavoro ci siamo tra Valtro proposti di studiare il modo di conseguire questo dificile equilibrio. ‘Se é sbagliato dunque analizzare eccessivamente ‘a parete, @ altrettanto sbaglato arrampicare senza essere coscienti del principi che regolano il movi- mento in arrampicata. Il pincipiante (che ha scarsa ‘capacitadlinterpretazione della roccia, cosi come ha 63 ‘scarso controllo del proprio corpo) deve inizialmente tendere ad occuparsi soltanto del singolo appoggio ©-appiglio e del modo ottimale per utilizzarlo, cosi da sviluppare in armonia sia'aspetto mentale che quello motorio. Man mano che 'abilita in entrambi i campi migliora potra ampliare gli orizzonti e passare all'a- nalisi di un tratto pid vasto di roccia, dato che allora ‘sara pid in grado di interpretare un intero passaggio, nella sua globalit Possiamo quindi affermare che, mentre l'arrampi- ‘catore poco esperto rivolgera per forza di cose I'at- tenzione essenzialmente al movimento che compie, ccolui che ha pit esperienza deve essere in grado di ampliare i suoi orizzonti mentali anticipando con il pensiero i movimenti successivi, soprattutto quando si awvicina al limite delle sue possibilita. Questo ampliamento dicoscienza e di attenzione si riflettera anche su altri fattori che possono intervenire nellar- rampicata, come l'esperienza umana in senso lato ed il rapporto ambientale. Per citare un aspetto pratico, possiamo accennare alla difficolta, o inca pacita, del principiante ad avere sotto controllo la continua evoluzione meteorologica in montagna, cosa che difficilmente capita allalpinista esperto. Questa capacita di estendere Fattenzione agli altri fattori dipende anche dalla difficolta della via, che potrebbe assorbire tutta rattenzione dello scalatore, ma anche dalla maggiore abilita mentale che con- ssente di avere contemporaneamente coscienza di pit fatto Tornando ad analizzare i! movimento nelfarram- picata, possiamo fare un’altra osservazione: se se- guiamo il percorso del baricentro nello spazio, ve- diamo una sequenza di archi pitio meno regolari per cui, nellinsieme, il movimento appare pili di tipo oscillatorio che rettilineo. In ciascun arco di oscilla Zione il movimento del baricentro, ed anche di tutto il corpo, deve tendere a mantenere il giusto ritmo; in defintiva, la continuita del movimento serve a con- servare energia cinetica. Nel trattare la progressione fondamentale abbiamo volutamente evitato questo argomento, per poi sotto- linearlo in questo paragrafo in quanto, nel caso del passaggio misto, lanecessita diporre una ponderata attenzione alla continuita del movimento diviene an- ‘cor pili evidente, proprio perché questa é pit difficile da mantenere. Logicamente, eseguendo progres- sioni ancora pit complesse, come ad esempio la progressione alternata, la continuita di movimento diventa ancora piu importante; per questo motivo & necessario sottolineare questo aspetto fin da ora. Non bisognera sottovalutare quindi la necesita di 64 attribuire una grande importanze a questa caratteri- stica che dovra essere esercitata costantemente, Finché non si@ in grado di sviluppare un movimento continuo nella progressione fondamentale, diffcil- mente lo si potra sperimentare nel passaggio misto ma @ anche vero, perd, che sperimentarlo nel pas- saggio misto contribuira significativamente ad una maggiore comprensione della progressione fonda- mentale. In quest'ultima & pi semplice eseguire un movimento continuo, anche perché l'oscillazione del baricentro avviene prevalentemente su un piano Parallelo alla parete (anche se abbiamo sostenuto la ecessita di eseguire un leggero movimento del bacino al'infuori). Nel passaggio misto tender a verificarsi una situazione diversa in quanto prevarra Un’oscillazione perpendicolare alla parete, dovuta al diverso assetto del corpo nell'uso dei piedi in ade- renza. Ricollegandoci a quanto abbiamo gia detto Circala dificolta diacquisirela correttaimpostazione del corpo quando utiizziamo 'aderenza, ci accorgia- modetlacomplessita dei movimenti nelfarrampicata @ particolarmente nel passaggio misto in cui si de- vono collegare uniformemente le due oscillazioni: ‘quella sviluppantesi su un piano parallelo alla parete @ Valtra che segue un andamento perpendicolare ad essa. Mentre analizziamo esecuzione dei movimenti, perd, non dobbiamo limitare la nostra attenzione al solo aspetto tecnico della questione; non possiamo dimenticare tutte le altre caratteristiche che si svilup- pano contemporaneamente alla corretta esecuzione dei movimenti fondamentali. Abbiamo visto come aspetto mentale assume un ruoloimportante nell'ar- rampicata, e abbiamo anche visto come pud essere tuna peculiarta della nostra disciplina lo sviluppo di questo aspetto. Ma c'é un altro argomento che & opportuno menzionare poiché riguarda contempo- raneamente il movimento, il pensiero e la sensibilta Si tratta dell'armonia e della bellezza che si svilup- ano proprio quando tutti fattori che interagiscono nel movimento sono in egual modo presenti e in sintonia, Tale equilibrio di fattori permette all'arram- picatore di trame il massimo beneficio. Non si deve ensare che ci si riferisca soltanto ad un aspetto estetico; questo sicuramente si manifestera nello stile individuale di cui sara possibile definire le carat- teristiche, ma sara soltanto una conseguenza del- armonia interiore dello scalatore, della bellezza di esecuzione dei suoi movimenti e del piacere che suscita in ui'arrampicata. Non dimentichiamo, infat- ti, che @ proprio il piacere i arrampicare che deve ccostituire lo scopo principale detrattivita, Oscillazione ad arco Fino ad ora ci siamo occupati prevalentemente dellassetto del corpo, al fine di ricercare le posizioni pil! favorevoll ,necessarie per riporre il maggiar neso possibile sugli arti inferiori, dopo aver osservato che sono proprio gliarti ad occupare un ruolo di primaria importanza, Avendo cosi gettato le basi per una metodologia del movimento, dobbiamo adesso sof- fermarci in modo particolareggiato sulle posizioni delle braccia, per comprendere meglio come sia possibile ridurre lo sforzo degli atti superior. Riflettendo su quella tendenza istintiva che porta a sollecitare eccessivamente le braccia e meno le gambe come se si considerasse ci secondo piano il loro ruolo, abbiamo visto che esse ci induce a solle- vare ilcorpo conlatrazione degli arti superior. Cidha anche delle radici culturali che, trascurando luni- ta mente - corpo, ci inducono ad accentuare limpor- tanza della parte superiore del tronco: della testa (sede delfattivita razionale) e del torace (cuore - sede di quella emotiva). Questo, insieme alla mag- giore capacita gestuale delle mari rispetto ai piedi, Porta ad usare istintivamente le braccia nel solleva- mento del corpo verso Ialto, soprattutto nelle situa- Zioni diffcill. L'errore deriva in genere dal desiderio inconscio di far salire rapidamente la testa e le spalle, trascurando la rimanente parte del nostro corpo, baricentro incluso. I movimento con oscillazione ad arco permette di risparmiare lenergia degli arti superiori durante la progressione quando, in determinate circostanze, si riesce a mantenere il pit possibile le braccia tese. nostro terreno d'esercitazione deve essere costi- tuito da unaplacca verticale o leggermente strapiom- bante, perché in tal caso sara pit evidente limpor- tanza del risparmio di energia; inoltre tale struttura deve essere prowista di buoni appigli per le mari, in modo che eseguiremo tale. movimento concentran- doci prevalentemente sullo sforze delle braccia ‘non su quello delle dita. Per eseguire il movimento con oscillazione ad arco, ossiamo iniziare dalla posizione base; alzeremo Quindi gli art inferioriricorrendo all'accoppiamento dei piedi. Cid & indispensabile perché in tal modo riusciremo a mantenere le braccia tese, cosa che costituisce il presupposto di questo movimento. Ini- Zieremo poi a sollevare il corpo utifzzando la spinta degli art inferiori; questa spinta per non deve agire secondo una direzione parallela ala roccia perché, se cosi fosse, dovremmo iniziare apiegare le braccia dal momento in cui ha inizio la spinta delle gambe. unica possibilita che abbiamo per ritardare il piega- mento degli arti superiori consiste nello spingere il ‘aricentro lungo una direzione che lo allontana dalla roccia, fino alla completa distensione delle gambe; continueremo il movimento per riaccostare il bacino alla parete, e soltanto a questo punto piegheremo le braccia avvicinando le spalle alla roccia, pronti nuo- vamente per raggiungere 'appiglio successivo (fi- gure 87, 88, 89, 90, 91 e 92) In tal modo abbiamo diminuito il tempo di piega- mento delle braccia, ma contemporaneamente ab- biamo ridotto al minimo l'intensita dello sforzo, dato che il compito degli arti superior & stato limitato ad awicinare alla roccia soltanto la parte alta del tronco, mentre il bacino @ stato sollevato con la spinta delle gambe e riaccostato alla roccia con lazione princi- pale dei muscoli addominal. Questo movimento ha quindi la particolarita di ‘idurre al minimo uso delle braccia nel sollevamen- to del baricentro, proprio mentre le stesse braccia assumono un ruolo importante nel sostegno del corpo. Abbiamo evidenziato come, invece, il movi- mento istintivo ci portia piegare gliartisuperiorifin da ‘quando ha inizio la spinta delle gambe, e ci induca faciimente a sollevare il bacino con aiuto della trazione delle braccia. Dobbiamo, a questo punto, soffermarci su alcuni aspetti deloscillazione ad arco che potrebbero sem- brare secondari ma che, ad un’osservazione atten- ta, acquistano una grande importanza. Quanto alla distanza del nostro punto di osserva~ ione dalla roccia, possiamo affermare chepiti ampia @ la porzione di parete che possiamo guardare, pil saremo in grado di scegliere gli appigii migliori per impostare il passaggio successivo nel modo pid facile, cosa questa che rappresenta la nostra meta piu ambita. Ovviamente, se pieghiamo subito le braccia avvicinando la testa alla roccia, ci troviamo nella condizione peggiore perché possiamo os- servare solo un’area ristretta. Il movimento allinfuoti del corpo, di conto, allontanando il nostro punto di vista, ci permettera di osservare meglio la dispo- sizione degli appigii successivi Un altro fattore sul quale anche in questo contesto dobbiamo insistere, e che gia precedentemente ab- biamo trattato a proposito degli altri esercizi, € quello della continuita de! movimento. Posta la premessa che per agevolare l'appren- dimento deloscillazione ad arco & preferibile divi dere in tre tempi 'esecuzione del movimento stesso (t:estensione in fuori delle gabe, 2: avvicinamento del bacino alla roccia, 3: flessione delle braccia © fig. 87 fig. 88 65 presa dell'appiglio successivo) resta fermol'obiettivo a cui sempre dobbiamo aspirare, che consiste nel ‘iuscire ad effettuare il movimento senza interru- Zione, utlizzandonel migliore dei modi isuggerimenti esposti nel paragrafo riguardante la continuita di movimento. Dobbiamo assimilare la sensazione che Fintera esecuzione del movimento € una conseguen- za dello spostamento del baricentro, a sua volta determinato dalla spinta delle gambe. | muscoli ad- dominaliintervengono per modificare e proseguire il ‘movimento del bacino, il quale infine deve agevolare lospostamento del tronco verso la roccia. Le braccia, in questo modo, aiutano lo spostamento del peso determinato dalla spinta delle gambe e non devono rappresentare, come ormai piti volte assodato, il fattore predominante nel sollevamento del corpo. Come ultima osservazione dobbiamo precisare che loscillazione ad arco non pud essere eseguita correttamente quando gli appigli sono piccoli o sfug- genti. Cid logicamente dipende dallimpossibilta di utlizzare nel migliore dei modi gli appigli stessi, che non ci fornirebbero una buona presa nel momento in cui li solleciteremmo verso Vesterno. Anche qui, come gia detto per qualunque altra situazione d'arrampicata, é di primaria importanza economizzareenergia; cosi nelcasospecifico, quan- do la dimensione o la disposizione degli appigli non comportano un eccessivo sforzo per la presa delle mani, risparmieremo energia evitando di piegare le praccia e allontanandoci, percid, leggermente dalla parete. Man mano che gli appigli da utilizzare tendo- road essere piccolie sfuggenti, poiché sollecitandoli verso l'esterno aumenteremmo la possibilta di per- deme la presa, dovremo limitarci a sollecitarlisecon- do una direzione parallela alla roccia, piegando per- io le braccia.Infine resta da considerare che 'abilta acquisita eseguendo il movimento con oscillazione ad arco, ci permettera poi sempre di utiizzare al meglio la spinta delle gambe e, allo stesso tempo, ci consentira di ridurre al minimo lo sforzo di trazione delle braccia anche quando la sfuggevolezza deg! appigli,ola scarsa dimensione degiistessi, cicostrin- geranno a flettere gli arti superior Posizione a triangolo Non bisogna commettere I'errore di pensare che le ‘sequenze studiate finoad ora sianonecessarie soltan- topersuperare dei gradibassididifficolté. Esse, oltre a rappresentare il primo livello nell'apprendimento motorio essendo relativamente semplici, costituisco- 67 no anche la chiave necessaria per interpretare in modo corretto i movimenti fondamentali successivi. E sicuramente semplicistico credere che sia possi- bile apprendere correttamente le sequenze piticom- plesse senza studiare ed approfondire i movimenti che costituiscono le fondamenta della disciplina Inoltre bisogna considerare che, pur non essendo sempre possibile risolvere tutte le situazioni di ar- rampicata ricorrendo esclusivamente alle progres sioni del lvello base, queste saranno tuttavia utili per superare molti passaggi, anche di elevata diffcolta I principi che abbiamo messo in evidenza, per esem- pio con la progressione fondamentale, con il pas: saggio misto, o con la sostituzione, ricorrono spesso nelle vie di arrampicata, a prescindere dal grado di difficotta. Continuiamo adesso il nostro studio sui movimenti fondamentali e cerchiamo di capire i motivi che determinano la posizione che chiamiamo a triangolo. Fino ad ora, escludendo la sostituzione, ci siamo ‘sempre occupati dei casi in cui la disposizione degli appigii permetteva diisolare il movimento delle mani da quello dei piedi. Abbiamo previsto, quindi, la possibilta di utiizzare nella posizione base due ap- pigli posti alla stessa altezza. Cid comporta una particolare e logica disposizione del corpo per man- tenere l'equilibrio, nella quale il baricentro viene a trovarsi su quel piano verticale e perpendicolare alla parete che passa per'l centro posto tra i due appigli; simile 6 la relazione esistente tra bacino e piedie, in definitiva, pidil primo sara centrale rispetto alla base dappoggio, maggiore sara la stabilita del nostro corpo. All'atto pratico perd, le mani cosi come ipiedi, possono trovarsi anche ad un’altezza differente sen- za sensibli conseguenze, perché le nostre articola~ Zioni permettono naturalmente di annullare le dit- ferenze di altezza; percid, anche quando gli appigii @ gli appoggi sono situati ad altezze differenti Tequilirio de! bacino pud essere in egual modo garantito. ‘Analizzando la posizione base, notiamo che i baricentro tende a situarsi al centro del rettangolo formato dalla congiunzione dei quattro arti. Pid al- larghiamo tra loro mani ¢ piedi,e pit tenderemo a darluogo ad un quadrato, ma la posizione del bacino non cambia. Non & casuale infatti che la posizione base e la progressione fondamentale facciano rife- rimento al rettangolo 0 al quadrato: poiché in arram- picata tal figure sono estremamente stabilie sicure, esse costituiscono il primo passo verso l'acquisi- Zione dell'equilibrio e conseguentemente dei movi- menti necessari per ottenere l'equilibrio stesso. 68 Riflettevamio dunque sulla capacita delle nostre arti- colazioni di compensare la differente altezza di ap- piglt e appoggi: cid, nel caso degli arti superior, @ possibile pero fino ad un limite, fino a quando cio&, la differenza di altezza tra gli appigli non raggiunge la lunghezza del braccio. Infati, pit: una mano utilizza Un appiglio basso (ci rferiamo logicamente ad appi- gli otizzontali che devono essere sollecitati verso il basso}, pitd sareme costretti a piegare il braccio per esercitare una pressione sufficiente a compensavela spinta verso Vestemo, determinata dalla posizione delcorpo leggermente staccata dalla roccia. Dunque: pi appiglio & basso, pit risultera inopportuno uti- lizzarlo. Vediamo in pratica cosa awviene quando ci serviamo di un agpiglio basso: se prendiamo un appiglio in alto con fa mano sinistra ed un altro situato pid 0 meno alfaltezza della spalia con la mano destra, quando inizieremo a sollevarci muovendo i pedi sulla roccia, ilbusto sale, facendo riferimento allappiglio destro, quest ultimo verra infine a trovarsi cosi in basso che non sara pi utile per equilibrare sostenere il corpo. Non avremo pit, in pratica, tut ‘quattro punt util di contatto con la roccia, attraverso i quali sorreggere il corpo; dovremo ricercare una nuova posizione di equilibrio su tre soli appoggi, considerando che la mano destra adesso non serve pid a sostenere il corpo. Per prima cosa preferiremo assumere una posi- zione con i piedi alla stessa altezza, se la dispo- sizione degli appoggi lo permette; se cid non é pos- sibile, seguiremo i grincipi gia esposti nell analisidel- laprogressione fondamentale sfalsata econ spacca- ta. Comunque il nostro obiettivo consistera nel pog- giare gi arti nei punticorrispondenti agli angoli di un triangolo isoscele, avente come base la linea che congiunge i piedi e come vertice superiore 'appiglio di una mano, che nel caso in questione & dato dalla mano sinistra. Ancte in questo caso la posizione di maggiore equilibrio @ quella in cui il baricentro si trova su un piano verticale che passa nel mezzo dei due appoggi. Tale piano naturalmente passa anche per'unico appiglio utilizzato che & quello della mano sinistra. In pratica, avendo la necesita di utiizzare prevalentemente la nano pid alta, dovremo disporre il baricentro sulla verticale dellunico appigiio utile (figura 93). ‘Abbiamo in tal modo determinato la posizione a triangolo. Dobbiamo soffermarci perd un momento sull'assetto del busto, poiché potrebbe essere diver- 80 da quello che si assume nella posizione base. In quest ultima, infatt, il busto rimane diritto perché ambedue le braccia sostengono il corpo: éla forza di gravité a mantenere la posizione verticale del busto. Nel momento in cui @ una sola mano ed avere un ruolo importante nel sostegno del corpo, la stessa forza di gravita fara spostare il bacino sulla verticale del braccio portante, come si pud facimente os- servare effettuando una semplice sospensione alla sbarra, mentre il busto si curvera lateralmente Portera pid in basso la spalla che non é implicata ello sforzo. Quanto detto pud sembrare ovvio, ma é stato necessario evidenziarlo perché sulla roccia esiste ‘sempre una tendenza istintiva che ci porta alla ten- sione e alla eccessiva contrazione muscolare. 1! Cconseguente irrigidimento del busto ostacola la ca- pacita di flettere il corpo, aumentando natevolmente il dispendio di energia necessario per mantenere Vequilibrio. La conferma di questo viene dall'analisi del movimento di un principiante. L'eccessiva ten- sione muscolare, lestrema rigidita del busto e, di conseguenza, la difficolta a conseguire il giusto equi librio, costituiscono gli ostacoli pit tangbilie influ scone negativamente sullapprendimento. fig. 93, ‘Questa @ dunque un'uiteriore conferma al fatto che il bravo scalatore, a prescindere dalfallenamento, & Colui che riesce concretamente a ridurre al minimo il consumo dellenergia, sia assumendo le posizioni del corpo piu naturali, sia isolando lo sforzo degli arti interessati ed eliminando la tensione dei gruppi mu- scolari non coinvolti direttamente, Conseguentemente a quanto finora detto sulla posizione a triangolo, possiamo aggiungere che la ecessita di assumere tale posizione dipende an- che dalla distanza laterale degli appigl.Infati, quan- do questi sono distanziati (logicamente fino ad un certo limite) e quando rimpegno delle braccia nel sostegno del corpo & determinante, per sollevare tuna delle mani e raggiungere lappiglio successivo, occorre prima spostare il corpo difronte alla verticale della mano che resta ferma. Inaltre parole, anche se utiizziamo due appiglialla stessa altezza, ma distan- Ziati fra loro, prima di spostare una mano dobbiamo ficercare equilibrio con una posizione a triangolo. Tomnando ora a occuparci del'utilizzo di appiglinon ubicati alla stessa altezza, possiamo considerare che la flessione laterale del busto & proporzionale alfaumento del ruolo del braccio nel sostegno del ‘corpo, Nel caso in cui possiamo scaricare sui piedi la totalita del nostro peso, il busto tendera ad essere ditto, maitre puntidicontatto con |a roccia dovranno trovarsi sempre ai verti di un triangolo isoscele. ‘Anche se riuscissimo a rimanere ugualmente in equilibrio sulla roccia tenendo la mano di lato, tale assetto contribuirebbe a detetminare una insicurez~ 2a generale che influirebbe negativamente anche sull'aspetto mentale perché si basa su un equilibrio piu precario (1). Viceversa, automatizzare 'as- sSunzione della posizione a triangolo ci permettera di risolvere nel migliore dei modi anche i passaggi difici. ‘Ormai édivenuta evidente la ragione che ciha fatto sostenere la necesita di mettere in pratica le se- quenze dei movimenti fondamentali su terreni di ditficoltaridotta; é chiaro, quindi, che se aspiriamo ad tun continuo miglioramento delle qualita motorie dovremo dedicare con costanza uno “spazio" anche piccolo all'esecuzione di movimenti effettuati in un contesto tale da permetterci di mettere in pratica le progressioni sin quianalizzate. Ribadiamo, pero, che la fase pid importante dellapprendimento motorio deve passare attraverso l'esecuzione di un movi- mento lento, costante e preciso. La capacita di controllare il nostro corpo e di ricer- care il giusto equilibrio nella continuita del movimento potra essere conseguita soprattutto esercitandoci 1) vedi: “Educazione motoria e ritardo mentale" di L. Pica eP. Vayer, Armando Editore 69 dove le infiuenze esterne risultano secondarie: nelle vie diffcil, infatti, si @ obbligati spesso a risolvere in un unico @ determinato modo i passaggi, e questo, oltre alla fatica e alla paura, ostacola la capacita di mettere in pratica le sequenze di movimenti che ci ‘siamo proposti. E percid basilare comprendere che l'arrampicare su vie dificil deve risultare una logica conseguenza deliabilta acquisita sulle vie pi facil Pensare di assimilare le qualita motorie dedicandoci prevalentemente alle alte difficota, pud impedire un qualunque miglioramento qualitativo. Cerchiamo ora di analizzare un’altra delle cause che possono determinare la necessita di inclinare lateralmenteil busto, anche se in realta lincinazione non @ sempre indispensabile per la progressione. Una tale inclinazione laterale ci pud dare la possibi lta di utilizzare meglio appiglo della mano pit bas- sa. miglioramento difunzionalta di tale mano—la sinistrane|caso analizzato—deriva dallinclinazione del busto con il conseguente abbassamento della spalla corrispondente; tale abbassamento determi- na in pratica un aumento di altezza della mano rispetto al fianco del corpo, migliorandone cosi la possibilta di utlizzo (figure 94 e 95). ‘A questo punto dobbiamo fare alcune precisazioni che, se da una parte potrebbero ormai sembrare superue, dallaltra sononecessarie, datocheilnostro studio affronta degli argomenti innovativi che potreb- ero ingenerare confusione se acquistassero signi- ficati diversi da quelli che intendiamo attibuirgl Le tecniche di progressione che stiamo analizzan- do devono essere eseguite su un terreno adatto a ciascuna di esse, ed hanno come principale ragion diessere la formazione dellabilt motoria necessa- ria per risolvere, volta per volta, le diverse situazioni di arrampicata. Non si pensera certamente che qua- lunque itinerario possa essere portato a termine utlizzando soltanto un solo tipo di progressione: salire una via equivale a mettere insieme dei movi- imenti differenti, ciascuno dei quali fa parte di una sequenza dei “fondamentali” analizzati nelambito del nostro lavoro. La capacita di scegliere dalle diverse progressioni studiate il singolo movimento che pid si adatta ad ogni passaggio, pud essere sviluppata soprattutto su un terreno facile, cio’ par- ticolarmente adatto allesecuzione e all'apprendi- mento dei movimenti fondamentali: potra pol essere messo in pratica quanto si imparato, sia nell'arram- picata “a vista’ sia suitinerari che gia si conoscono. Unvaltra considerazione che non possiamo tra- scurare, riguarda il fatto che la posizione a triangolo pud caincidere spesso con una posizione di riposo. 70 fig. 94 Questo si vertica soprattutto sulle vie diffi, perché allaumento della difficolta corrisponde in genere un aumento dellimpegno muscolare richiesto, al punto che recuperare energia, nelle poche situazioni dove questo é possibile, acquista un‘importanza basilare. La posizione a triangolo infati, dato che utiizza essenzialmente una mano, consente di rilassare completamente il braccio non impegnato. E etficace alternare frequentemente il ruolo delle braccia, per filassarle in modo omogeneo ed evitare 'eccessivo atfaticamento di un solo arto. € consigliabileinoltr, er recuperare al meglio 'energia, alternare un to- tale rlassamento del braccio ad un leggero allunga- mento dei suoi muscoli, determinato da una disten- sione laterale dell'arto stesso, in cui il braccio si allunga mentre le dita vengono sollevate verso lalto, ‘come per avvicinarie alla testa Progressione a triangolo Come si@ gia detto per le altre sequenze, dobbiamo raggiungere un'esecuzione automatica anche per la progressione a triangolo che, ricordiamo, utiizza una fig. 98, Posizione con tre punti di contatto con la roccia. Cerchiamo ai raggiungere tale scopo eseguendo un esercizio basato su sequenze che passano da una osizione a triangolo alfaltra. Possiamo iniziare partendo ad esempio dalla po- sizione a triangolo con la mano sinistra in corri- spondenza di un vertice, piti o meno allaltezza del Petto. Raggiungiamo con la mano destra un nuovo appiglio che si trova in alto e a destra. Iniziando con il piede sinistro (preferiamo spostars il piede sinistro erché cosi saremo pid agevolat nello spostamento del bacino), eseguiamo due o pit passi in diagonale, verso destra; ci fermiamo quindi con i piedi alla stessa altezza in modo da formare un nuovo triango- lo isoscele. La mano destra si abbassa, rispetto al Corpo, quanto pili spostiamo ii piedi verso alto. Durante l'esecuzione dei passi incliiamo i busto verso sinistra, soprattutto quande aumenta fim- Portanza del ruolo di sostegno del braccio pit alto. In tal modo, come abbiamo gia osservato, lavoriamo ‘meglio con entrambe le braccia. A questo punto ci troviamo nella posizione simmetrica a quella di par- tenza e la sequenza ricomincia sollevando la mano sinistra;inizieremo a muovere i piedi aerraggiungere la nuova. posizione a triangolo, con la mano sinistra al vertice superiore (figure 96, 97, 98, 99 ¢ 100). Mentre si esegue la progressione in questione e le mani prendono altermativamente gli appigli, bisogna tendere non tanto a sollevarle verticalmente, quanto piuttosto in direzione obliqua sia verso sinistra che verso destra, piti o meno a quarantacinque gradi. E proprio questo spostamento diagonale, infatti, che evidenzia la necesita di cambiare la disposizione sia del baricentro che dei piedi, al fine di conseguire la nuova posizione sulla verticale dell'appiglio supe- riore. In questo modo, quindi, potremo agevolare Yapprendimento del'equilibrio © della corretta po- sizione del corpo nella progressione. Su itinerari verticalio strapiombanti in cul gli ap- pigli siano sufficientemente grandi, preferiremo evi- tare di flettere subito il braccio pid in alto, al fine di nsparmiare energia. Solleveremo quindi | piedi con i passi necessari, ma senza stendere le gambe, fino a ssederci sui talloni (vedi accoppiamento dei piedt in questo capitolo). Soltanto allora eserciteremo una fig. 96 ” spinta sugliartiinferio, per distendercie raggiungere Tappiglio successivo. A questo punto bisogna con- siderare che saremo costrett a piegare ilbraccio che @ al vertice del trangolo soltanto nel caso in cui Trappiglio successivo é disposto sulla verticale del primo (eserciteremo quindi una spinta verticale con le gambe — vedi quanto detto sulfoscillazione ad arco, sempre in questo capitolo); se invece appiglio seguente & posto lungo una direzione obliqua riu- sciremo a mantenere il braccio teso nel distendere le gambe, in modo da far descrivere al bacino un semicerchio (in questo caso in senso antioraro) Potremo, quindi, raggiungere l'appiglio successive senza piegare il braccio (I sinistro nel disegno). E possibile eseguire correttamente questo esercizio anche alla spalliera (figure 101,102, 103 e 104). Bisogna considerare, anche in queste ultime se- quenze, che lattenzione che rivolgiamo ai nostri art deve sequire il principio gia esposto per la progres- sione fondamentale. Una volta preso lappiglio con lamano, non dobbiamo pit occuparci degli arti supe- 72 riori ma dedicarciesclusivamentea poggiare i piedi in modo corretto; soltanto dopo averli poggiati e, ‘quindi, dopo aver conseguito il giusto equilibrio, possiamo nuovamente spostare l'attenzione sulla fig. 98, mano da alzare. E importante separare il movimento degli arti superiori da quello degli arti inferiori ed abituarci a controllare totalmente il movimento de! corpo. fig. 99 fig, 102 fig. 101 fig. 108 fig. 103 4 Fessure Abbiamo osservato come le fenditure iti o meno larghe della roccia abbiano costituito le inee naturali di salita fin dalle origini della scalata. Dapprima si 8 cercatodi progredire lungo larghi canaliie camini (con, tecniche di sostituzione), successivamente é stata la volta delle fessure. Completando quanto gia dettonel paragrafo sulla sostituzione a proposito dei died, precisiamo che il termine fessura indica le spacca- ture dalla roccia nelle quali @ possibile salire inca- strando mani piedi. A\cuni arrampicatori evitano di studiare la progres- sione in fessura perché ritengono che Fabilita di in- castrare mani e piedi riguardi esclusivamente I'al- pinismo e la scalata di pareti lunghe. In realta, anche se in falesia le fessure sono meno frequenti delle placche, pensiamo che sia limitante trascurare le tecniche di incastro. Eviteremo comunque di soffer- ‘marci troppo su quella che @ generalmente una si- tuazione poco frequente, ma non bisogna sottova- lutare 'importanza di saper incastrare mani e pied Questa tecnica, infatti, non @ soltanto prerogativa delle fessure, ma pud riguardare anche determina ‘buchi e concavita delle placche e degli straplombi. La prima difficolta che incontra il neofita negli in- castri, riguarda lincapacita di posizionare adeguata- mente le estremita degli arti, cosa che d'altronde & sicuramente poco istintiva. Mentre @ infatti naturale utlizzare le mani prendendo gli oggetti (e conse- guentemente gli appigli), inserire e incastrare le estremita degli art nelle fessure, torcendole al fine Gi determinate una presa, & tuttaltro che immedia- to. E dunque necessario sviluppare con la pratica una adeguata sensibilita che ci permetta di valutare la tenuta delle mani e dei piedi, ed & preferibile, per- c., esercitarsi su brevi passaggi e sperimentare ‘coneretamente le tecniche di incastro, in modo da fa- cilitarne 'applicazione sulle vie in tessura. E importante individuare le strozzature pit evident delle fessure prima di ricercare lincastro attraverso Finserimento ¢ la rotazione delle estremita degli art ed @ necessario esercitarsi anche in questo proces- so di valutazione per contrastare fin daltinizio quella tendenza istintiva che porta lo scalatore poco esper- t0 a posizionare mani e piedi a caso e in modo im- preciso. Logicamente, si capisce che la tenuta delin- castro varia da un punto all'atro della fessura, ma in pratica la difficolté consiste prima di tutto nello sce- gliere le strozzature migliori e poi, in base alle loro dimensioni, nettnserire gl arti in modo adeguato, sia ‘on il dorso verso sinistra che verso destra. Se le fessure sono strette potremo incastrare una delle articolazioni delle dita con un movimento rota- torio (igure 105, 106 e 107). Quando le dimensioni della fessura sono legger- mente maggior, inseriremo di taglio tutta la mano cercando di spingere il pollice sotto al palmo, in modo da aumentame lo spessore. Eserciteremo, inoltre, una pressione sulle due parti della roccia sia coi polpastrelii che col dorso della mano (108 e 108). Con dimensioni maggiorinseriremo sempre tutta la mano, perd non pit di taglio ma chiudendola a ugno (figura 110). Al di sopra di queste larghezze, le fessure che hanno dimensioni intermedie tra esse e i camini sono dette “off width’ © vengono salite inserendo un lato del corpo al loro interno. L'incastro é ottenuto eser- citando una pressione con palmo e spalla 0 con pal- mo @ gomito. Sono in genere molto faticose ed inoltre é difficile proteggersi adeguatamente. E comunque importante coordinare la respirazione al movimento, in quanto espirare in fase di sollevamen- to del corpo e inspirare in fase di spostamento delle mani facilta decisamente la progressione (figure 111, e112). Analogamente a quanto detto per le mani, posizio- neremo i piedi inserendoli di taglio e poi, caricando- li, ne provocheremo la rotazione che fara incastrare la scarpetta allintemno della fessura (fig. 113). Natu- ralmente, questo @ valido sia nel caso di fessure strette, ove inseriremo soltanto la punta del piede, sia nel caso in cui possiamo inserire tutto favam- Piede. Nel caso di fessure off width i piedi saranno collocati trasversalmente (figure 114 @ 115). Per quanto riguarda la posizione delle mani, bisogna considerare che lincastro spesso pud es- sere sollecitato soltanto verso il basso: se dovessi- mo esercitare invece una trazione prevalentemente verso l'estemo, impediremmo alle articolazioni di in- castrarsi. Per questo motivo, in casi simili preferire- 76 fig. 105 fig, 108 mo piegare le braccia per mantenere il pid possibile i gomito vicino alla roccia, in modo che la direzione in cui sollecitiamo I'incastro sia il pid possibile paral- lela alla parete. Soltanto in queste circostanze 0 quando utlizzia- ‘mo appigli estremamente piccoli o sfuggenti, cioe quando @ necessaria una pressione esclusivamente verso il basso, é preferibile fletiere le braccia, Per quanto riguarda I'uso dei piedi in fessura, pos- siamo precisare che nei casi in cul abbiamo neces- sité di avvicinare completamente il bacino alla parete 106 fig, 107 fig. 109 fig. 10 per spostare le mani, & preferibile evitare di tenere tutte due i piedi incastrati poiché, dato che le estre- ‘ita degli art inferiori verrebbero a trovarsi lungo uno stesso asse ad altezze differenti, non potremmo con- seguite l'equilibrio migliore (fig. 116). Preferiremo al- lora tenere soltanto un piede in fessura (soprattutto quando l'incastro @ sufficiente), mentre porteremo "altro al di fuori della spaccatura e lo appoggeremo alla roccia, per equilibrio (figura 117). Dopo aver spostato le mani ricercheremo un nuo- vo incastro con il piede libero e contnueremo a salire. 7 fig. 11 i fie. 112 fig. 114 fig. 13 fig. 15 78 fig. 116 Dilfer Alcune fessure possono essere superate senza in- castrarvi mani e piedi allintemo. Questo si verifica Soprattutto dove in pratica risulta preferibile afferrare il bordo pid netto della fessura con le mani utilizzate in trazione, mentre i piedi spingono sul bordo oppo- ‘sto, owero sulla faccia della parete. In tali condizioni ipiedi lavorano generalmente in aderenza e pertanto la posizione in fuori del bacino deve rispettare i principi analizzati nel paragrato relative onde evitare disollecitare eccessivamente le braccia, cosa che ci sfinirebbe in pochi metri. Possiamo cosi progredire spostando un arto alla volta iniziando dalle mani. In Questo mods, in base a quanto analizzato nel para- fig.117 grafo riguardante la sostituzione (cap. 3), potremo vincere la forza digravita per mezzo della contrappo- sizione delle forze. ‘Annostro avviso & importante evidenziare anche un altro aspetto riguardante questo tipo di progressione. Esso riguarda limportanza di assumere l'assetto. del corpo che ci garantisce lequilbrio miglore e il minor dispendio di energia: la poszione sulla roccia dovra garantire, dunque, i miglior compromesso tra tenuta dei piedi e sforzo delle braccia. Suddividen- do idealmente a meta il nostro corz0 in senso lon tudinale mente si trova nella posizione descritta, dovremo formare due archi (mano destra - piede destro e mano sinistra - piede sinistro) di uguale ‘ampiezza. Se prendiamo il bordo della fessura con la mano destra, poggiando il piede corrispondente ad una distanza per esempio di 1,5 m. avremo una certa tenuta. Volendo ottenere la stessa tenuta per altro piede, se prendiamo con la mano sinistra lo spigolo della fessura in un punto al di sotto della mano destra, dovremo poggiare il piede sinistro pit in bas- 0 di quello destro, mantenendo sempre la distanza dicirca 1,5 m. dalla mano corrispondente. Questo & necessario per avere la stessa relazione tra la tra~ Zione delle mani ¢ la spinta dei pied! (fig. 118). Se invece spostiamo la mano sinistra alzandola al di sopra di quella destra mantenendo lo stesso as- setto delle gambe, 'ampiezza dei due archi sara di- versa (figura 119). Per lo stesso motivo cercheremo di conservare ‘assetto del corpo descritto durante tutta la progres- sione. Dopo aver preso con le mani il bordo della fessu- ra. sposteremo i piedi fino a fermarci con il piede si- fig. 118 79 nistro pit basso di quello destro; solleveremo anco- ra le mani per continuare, poi, con ulteriori passi (fi gure 120, 121, 122, 123, 124). Ricordiamo ancora una votta che anche in questo caso non & sempre possibile applicare alla lettera i principi analizzati ed estenderiirigidamente a tutte le circostanze particolari. Bisogna considerare che la sequenza esposta favorisce l'apprendimento moto- rio della progressione in Dilfer, che ci permettera di risolvere nel modo migliore tutte le situazioni partico- lari, anche quando sara necessario modificare lassetto dei due archi Introduzione alla progressione laterale Fessure a parte, le progressioni analizzate finora prevedono la possibilita di utiizzare quegli appigl cche permettono limpiego delle mani nel modo pitt naturale, Inizialmente, infati @ istintivo cercare degli fig. 119 fig. 120 fig. 121 fig. 122 fa 123 AN fg 124 appigli con iani d'appoggioorizzontali o,comunque, talidapoter essere sollecitativerso_ilbasso. Inrealta, esiste una infinita possibilta diapplicare le manisulla roccia, derivante dalla differente grandezza, profon- dita inclinazione degli appigiistessi, iqualipossono ‘essere tanto diversitra loro che qualcuno ha ritenuto necessario cercare di stabilime una classificazione secondo la forma, cosa che perd risulta sostanzial- mente superfiua ai fini del nostro studio. L'obiettivo che ci proponiamo, infatti, & quello di distinguere le caratteristiche dei differenti tipidiappiglio solamente quando queste determinano la necesita di modifi- care 'assetto del corpo. Fino ad ora, dunque, a parte il caso dei diedr, dei caminie di alcune fessure, ci siamo occupati di una posizione frontale del corpo rispetto alla roccia, po- sizione che costituisce Vassetto pit naturale quando gli appiglia disposizione possono essere sollecitati verso il basso; ovviamente non si trattera quasi mal di una sollecitazione in senso puramente verticale, ‘ma pluttosto orientata verso 'esterno. ‘Quando la conformazione degli appigli richiede una direzione di sollecitazione differente, @ per noi importante comprendere come sia possibile ottenere tuna posizione del corpo, rispetto alla roccia, diversa da quella finora studiata, e come si debba operare per conseguirla, facendo in modo che essa venga ‘anzi favorita dalla nuova direzione in cui sollecitiamo ali appigl. Generalmente si predilige I'uso degli appigli oriz~ zontali perché con essi si riesce a contrastare nel ‘modo piti agevole ed istintivo la forza di gravita, In altre parole, 'appiglio orizzontale ci permette di re- agire nel migliore dei modi al peso del corpo che tende naturalmente verso il basso e verso 'esterno, ccondizione che si verifica quando la base d'appoggio rion @ sufficientemente ampia, come avviene quasi sempre nell'arrampicata. ‘Nel momento in cui non abbiamo appigli orizzon- tali, iniziamo a cercare altre sporgenze della roccia, ‘© buchi, che ci permettano di rimanere in equilibrio utlizzando, questa volta, altre direzioni di forza, Se abbiamo a disposizione, per esempio, una sporgenza ad andamento verticale, per utiizzarla come appiglio dovremo cambiare lassetto del corpo in modo che la direzione della pressione da noi eser- citata si adegui al senso verticale del'appiglio e sia, perio, il pid possibile orizzontale. Cid pud essere re- alizzato grazie ad uno spostamento del nostro peso ‘verso la stessa direzione in cui sollecitiamo l'appigto. Alatto pratico, lo sbilanciamento del corpo che pro- vvochiamo in questo modo modifica in senso paralle- 81 Io alla roccia la direzione delle forze da noi applica. Altrimenti, se non volessimo cambiare lassetto del corpo, per ottenere lo stesso risultato dovremmo intervenire con un grande impegno muscolare del braccio, tale da effettuare una forte pressione inoriz~ zontale, cosi da creare Fattrito necessario a contra~ stare la forza di gravita. In alte parole, confermando ‘quanto gia esposto in precedenza, pid riduciamo 0 annuliamo lo spostamento del peso, pit saremo costretti a ricorrere ad un grande sforzo muscolare che risulta certamente eccessivo rispetto a quello necessario per eseguire correttamente lo sposta~ ‘mento del baricentro (figure 125 e 126). In conclusione, continuando ad osservare assetto del corpo nel caso dell'appiglio verticale, possiamo notare come lo spostamento laterale del peso, otte- rnuto allontanando il bacino ed il busto dalla verticale dell'appiglo, ci permetta la distensione del braccio che esercita la trazione.Questo ci aiuta a ridurre Vim- pegno muscolare, soprattutto di quei muscoli che cosi non sono pit necessari per mantenerc!attaccat alla roccia, come il bicipite. Posizione laterale Questa ci permette di assumere una posizione ditfe- rente da quella delle due soluzioni analizzate prece- dentemente e consente, in genere, di utlizzare in ‘modo pit etfcace gli appigi vertical La posizione laterale si ottiene con una rotazione del bacino di 90 gradi, in modo da avvicinare un fian- 0 alla roccia, al fine di evitare un'eccessiva sol- lecitazione delle aticotazioni delle anche, ma soprat- tutto per permettere la distensione del braccio che esercita la trazione sul appiglio verticale, tavorendo una posizione pit naturale del corpo (figura 127). COsserviamo ora cosa succede se proviamo ad ut- lizzare un appiglio verticale, posto di poco pit in alto degli appoggi, mantenendo un assetto frontale alla parete, Dopo aver piegato le gambe per assumere la posizione accucciata (descritta nell’esecuzione dell’accoppiamento dei piedi - cap. 3), possiamo verificare come la nostra conformazione strutturale diffcilmente ci permetta di avvicinare sufficiente- mente il bacino alla roccia, perfino dopo esserci de- dicati ad assidui esercizi di “scioglimento” al fine di ‘aumentare la mobilta articolare. Pertanto ci trovere- ‘mo con ilbaricentro sbilanciato (cioé fuori dalla ver- ticale della base d'appoggio) e, di conseguenza, sara necessario uno sforzo eccessivo degli arti superiori per mantenere 'equilibrio. 82 fig. 127 fig. 126 Poiché il nostro obiettivo & sempre quello di indivi- duare le posizioni naturali che richiecono i! minor consumo di energia, cerchiamo di comprendere meglio quali siano i vantaggi della posizione laterale nelfutiizzare quello stesso appiglio e quegli stessi ‘appoggi: se osserviamo una persona dotata di nor- mali capacité di mobilita articolare quendo assume la posizione rannicchiata, vedremo che la distanza tra il baricentro e la roccia risulteré ovviamente mi- nore se disporra il corpo lateralmente con laccen- ato avvicinamento dell'anca alla parete.IIrisparmio energetico derivante dalla posizione laterale risulta tanto pid evidente quanto pit scarsa éla scioltezza articolare. Bisogna sottolineare, inoltre, che percontra- stare lo sbilanciamento che si viene a determinare nella posizione frontale avremo esigenza di avvi- cinare alla parete la parte superiore del tronco (testa € petto) (figure 128 e 129). Con la posizione laterale, dunque, ctteniamo un assetto pit stabile e meno faticoso; inoltre, dato che tale posizione viene effettuata con lo spostamento

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