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Chierici e laici alla corte papale:

gli sviluppi nellet contemporanea


di Roberto Regoli

fuori di dubbio, che da qualche tempo la Corte di


Roma ristretta in un piccol numero di famiglie; che
gli affari della Chiesa vi sono trattati, ed esaminati da
un picciol numero di Prelati, e di Teologi nati in piccoli
paesi dei contorni di Roma, che non sono in grado di
ben conoscere i grandi interessi della Chiesa universale,
e di dare su di essi un adeguato giudizio. In questo
caso di cose sarebbe egli espediente di convocare un
concilio? Non sarebbe egli bene, che il concistoro,
ossia consiglio particolare del Papa, fosse composto
di Prelati di tutte le nazioni per dare i necessari lumi
a Sua Santit?
Napoleone I, , in B. Pacca, Memorie storiche del
ministero de due viaggi in Francia e della prigionia nel forte
di S. Carlo in Fenestrelle, t. II, Tipi di Annesio Nobili, Pesaro
, p.

Lessico e storiograa
Bisogna, innanzitutto, chiarire la terminologia qui impiegata. I termini
signicativi si riducono a tre: laico, chierico e corte papale. Il
termine pi critico e che richiede una premessa esplicativa, per,
proprio lultimo, corte. Esso non va confuso con il termine curia o
con listituzione della famiglia ponticia, sebbene queste tre realt si
possano tra loro confondere, sovrapporre e a volte sostituire.
Secondo Uginet, la curia romana in epoca moderna viene denominata
anche corte ponticia; nel XIX secolo, per, si cessa di parlare di corte di
Roma, ricorrendo allespressione curia romana; i due sintagmi sono
tra loro sostitutivi. A volte il campo di signicato del termine curia viene
ampliato tanto da includervi pure il Vicariato di Roma, i legati, i prefetti
e gli amministratori apostolici, come anche la famiglia ponticia. Ma
su questi allargamenti di signicato non si trova n unanimit, n largo
consenso storiograco.
Per il XIX secolo non abbiamo ancora una distinzione chiara e netta
tra corte e curia, come invece viene ad aversi nel XX secolo. Dunque il
discorso sullOttocento si muove ambiguamente tra i due termini impiegati in maniera sinonimica e le realt l signicate.
Dimensioni e problemi della ricerca storica, n. /

ROBERTO REGOLI

Allinterno della curia, solo a partire da Pio IX:


possibile distinguere con sufciente esattezza la Curia dal governo degli stati
pontici, realt che furono indicate separatamente nei bilanci romani, con la
conseguenza che nel il governo italiano, che privava il papa dei suoi stati, e
dunque delle sue fonti di introiti per il mantenimento della Curia e del palazzo
apostolico, non ebbe difcolt a valutare lammontare annuo della sovvenzione
che, con la legge delle guarentigie, intendeva assegnare alla Santa Sede ridotta
al solo ruolo spirituale.

Il processo avviato da Pio IX continua necessariamente e incontrovertibilmente sotto i suoi successori.


Per il XX secolo si potranno cos distinguere pi chiaramente le realt
signicate dietro i termini, non solo a partire dal (con la riforma della
curia di Pio X), ma soprattutto dal , quando la corte viene abolita da
Paolo VI e la curia continua ugualmente ad esistere. Si nel tempo in cui
il termine corte sar superato a favore di quello di curia e di tutto ci
che signica e a cui rimanda.
Fino al , tanto in senso teorico che reale, la curia quellinsieme
di Congregazioni, Tribunali, Segreterie ed Ufci che coadiuvano il pontece nel suo ruolo di guida alla Chiesa universale e nella gestione del
suo potere temporale, cio gli Stati pontici no al e poi lo Stato
Citt del Vaticano a partire dal . Essa opera anche quando il papa
morto, cio in Sede vacante, sia quando questi prigioniero, ad esempio
al tempo delle invasioni francesi dello Stato ponticio tra Settecento ed
Ottocento, come testimoniano diversi studi sul Tribunale della Penitenzieria Apostolica. In questo caso, si ricorre normalmente allufcio di
Delegato Apostolico, con piene facolt, che possono essere a loro volta
delegate ad altri, al ne di non interrompere il normale funzionamento
della Santa Sede, propriamente in relazione alle questioni spirituali.
A partire dalla riforma di Pio X del (costituzione Sapienti Consilio) il termine [curia] si riferisce unicamente agli organi centrali della
Santa Sede che coadiuvano il Papa nel governo della Chiesa universale.
Non vi appartiene pi la famiglia ponticia. Tali organi, secondo anche il Codice di Diritto Canonico del , includono le Congregazioni,
i Tribunali, le Segreterie e gli Ufci. Con la riforma di Paolo VI del
(costituzione Regimini Ecclesiae Universae) entra a far parte della struttura
una nuova tipologia di dicasteri: i Segretariati. Con la riforma di Paolo
VI del (motu proprio Ponticalis domus) viene soppressa la corte
ponticia, rimanendo in vita solamente la curia e la famiglia ponticia.
Con la riforma di Giovanni Paolo II del (costituzione Pastor Bonus)
si trova una nuova tipologia di ufci curiali: i Pontici consigli, che sono
levoluzione dei predetti Segretariati. Dopo le riforme della seconda

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met del secolo XX, il signicato dellespressione Curia Romana stato


ristretto ad indicare esclusivamente il complesso dei dicasteri di cui il
Sommo Pontece si avvale nellesercizio della sua autorit spirituale,
costituendo pertanto lo strumento di cui il Papa ha bisogno e di cui il
Papa si serve per svolgere il proprio divino mandato.
La corte quella realt costituita da persone ed ufci, che hanno a che
fare con il sovrano pontece, anche quando questi non ha uno Stato su
cui governare. In alcuni momenti critici, essa non operante, come nel
- con Pio VI e nel - con Pio VII, al tempo della loro cattivit
francese; in altri casi vive in maniera sui generis, come tra il ed il ,
cio pur quando non esiste un territorio su cui governare; inne, abolita
da Paolo VI, tramite il gi citato motu proprio Ponticalis domus del
marzo , ricostituendola quale casa ponticia, cio depauperandola di
ogni velleit di corte temporale. La casa ponticia da allora si distinguer
in due settori: la cappella ponticia e la famiglia ponticia.
La famiglia ponticia include quegli individui che coadiuvano la persona del pontece e non tanto il suo ufcio di vescovo o di pastore universale.
La famiglia esiste al di l della corte e della curia, pur entrando a far parte
di loro, secondo alcune sfaccettature e determinati addentellati.
Va, inne, ricordato che la corte di Roma non dinastica e pertanto
dinamica, almeno pi dinamica rispetto a quelle prettamente secolari. Solo
alcuni suoi membri laici possono ereditare un ufcio presso il papa, come
ad esempio i principi assistenti al trono ponticio (si pensi alle famiglie
Orsini e Colonna). A seguito di ogni conclave vi un inserimento di
uomini nuovi, gli uomini del papa, che possono portare una certa novit
pur nella permanenza nelle funzioni di altri uomini dapparato.
Interessante una riessione di Christoph Weber, secondo cui nel
campo storiograco, a partire proprio e non a caso dallOttocento:
non si distingueva mai la Corte di Roma dal governo centrale della Chiesa e dello
Stato; circostanza che si verica in ogni altro campo della storiograa: non esiste a
Roma una Corte separata, autonoma dal governo, come lo troviamo almeno
per il XIX secolo nelle altri capitali di Europa, e questo non per caso. A Roma,
[] non si era sviluppata la differenziazione secolare fra la persona del monarca
(e la sua Corte) e il governo (e lamministrazione del paese).

Per quanto riguarda gli altri due termini laico e chierico, a livello di
diritto, si hanno meno ambiguit. Rinvio al testo di Silvano Giordano, che
affronta la questione su lungo periodo, come anche a quello di Antonio
Menniti Ippolito, che problematizza le interazioni tra i due campi per il
periodo moderno, entrambi qui pubblicati. Per chierico, in epoca contemporanea, si intende colui che tonsurato, ma a partire dal XX secolo,
la tonsura in vista esclusiva degli ordini sacri e non pu essere uno stato

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permanente, che non porta verso gli ordini minori (ostiariato, esorcistato,
lettorato ed accolitato) e maggiori (suddiaconato, diaconato, presbiterato
ed episcopato). Con il concilio Vaticano II si compie un ulteriore passaggio
chiaricatore, per cui si diventa chierici con lordinazione diaconale, cos
come stabilisce il Codice di Diritto Canonico del , al canone . Si
compiuto un passaggio di sensibilit teologico-ecclesiale, per cui, come
si pu riscontrare in alcuni manuali di diritto, si preferisce parlare di
ministro sacro e non tanto di chierico. Rimane ancora discussa la
questione del diaconato permanente degli uomini sposati.
La distinzione tra i due gruppi di laici e chierici per il XIX secolo
piuttosto labile in relazione a quei chierici che non si avviano al sacerdozio,
ma che possono assurgere alle pi alte cariche della prelatura romana.
Unimmagine descrittiva di questo gruppo la fornisce a met Ottocento
il liberale Farini, che non sicuramente loecclesiale: La Prelatura, e
specialmente quella parte che cortigiana e politica, costituita duomini
i quali non sono n abati n laici, come abati troppo laici, e come laici
troppo abati.
Per la corte romana del XIX secolo, rimangono ancora opere di riferimento necessario i testi datati di David Silvagni, Raffaele de Cesare
e Ugo Pesci, sintetizzati nel volume di Silvio Negro. Unopera imprescindibile, ancora meno recente, di carattere aneddotico-antiquario,
erudito e pure scientico, il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica
di Gaetano Moroni. Coeve e successive a queste pubblicazioni ce ne
sono molte altre di diverso successo editoriale e soprattutto di diverso
genere letterario (dal saggio storico al pettegolezzo giornalistico). Ad essi
va pure associata la storia della curia di Niccol Del Re, che, sebbene
abbia una cronologia pi ampia e un approccio non sempre esauriente,
comunque ancora un punto di riferimento per gli studi sulla curia e
sulla curia dei secoli XIX e XX.
Nel , Weber scriveva sul fatto che i lavori pi o meno scientici
relativi alla corte di Roma nellOttocento sono in una inma minoranza,
anzi, costituiscono una linea di ricerca che non mai riuscita a suscitare
il minimo interesse. Lo storico deve prima di tutto imparare a sfruttare
anche lavori semiscientici o completamente non-scientici, anzi, il suo
lavoro consiste in buona parte nella trasformazione di fonti molto lontane
dalla scienza per il suo scopo.
Questa noncuranza storiograca viene ricondotta al fatto che la storiograa cattolica sul Papato stata pi concentrata sul pontece che sui
suoi collaboratori e in qualche modo era imbarazzata dinanzi allambiente
della corte, ritenuto corrotto. La storiograa politica, invece, era poco
interessata a Roma, perch qui stando a Weber non avveniva quello
sviluppo politico oggetto dei suoi interessi, cio la nascita e lo sviluppo

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della monarchia assoluta, quale fondamento dello Stato moderno.


Da quelle riessioni di Weber e dai lavori pioneristici di Lajos Psztor
stata percorsa molta strada, grazie alla mole di pubblicazioni dello stesso
Weber, agli studi di Philippe Boutry e alla pi giovane ma gi notevole
produzione di Franois Jankowiak. Nel mezzo di questo percorso storiograco si compiuta in maniera irreversibile la scelta prosopograca,
quale metodo per capire la curia e la corte, attuata esemplarmente da
Boutry, che ha seguito la lezione di Weber. Il metodo prosopograco
assai interessante ed affascinante:
cerca di isolare un gruppo sociale ben denito, numericamente non troppo elevato
[] e di constatare i tratti comuni e le differenze interne e verso lesterno di
un tale gruppo. Il presupposto tacito di tutta la prosopograa consiste nel fatto
che ci sono fra individui e famiglie da una parte e le grandi entit generali (come
nazioni o classi sociali) dallaltra, veri gruppi intermediari che sono capaci di
agire, di sviluppare un interesse e una coscienza propria.

Sulla stessa linea si trova lopera di Hubert Wolf.


Nel solco tracciato da Boutry sono andati giovani ricercatori francesi,
ma non solo. A loro si afancano altri studiosi maggiormente interessati al
XX secolo. Un apporto importante venuto dai lavori di Carlo Fantappi
e dalla nuova impostazione storiograca portata avanti per il ponticato
di Pio XI, a seguito dellapertura degli Archivi vaticani tra il ed il
, che ha facilitato il formarsi di un vero e proprio network europeo
di istituzioni che hanno per oggetto non solo il papa ed il ponticato,
ma proprio la curia. Si pensi, ad esempio, ai seminari condotti nel ,
e dallEcole franaise di Roma, nei quali la curia divenuta
oggetto di ricerca nei suoi meccanismi decisionali, dalla raccolta delle
informazioni alle risoluzioni cardinalizie e papali, includendo tutta una
serie di gure, ecclesiali e laicali, che intervenivano lungo il percorso
decisionale, a volte rallentandolo e a volte deviandolo.
Allo stesso tempo, sono stati compiuti alcuni studi specici su alcuni
apparati della curia, soprattutto sulla Segreteria di Stato.

La corte ponticia tra clericalizzazione e sacralizzazione


Allinterno della triade curia, corte e famiglia ponticia si muovono laici
e chierici secondo un cerimoniale esatto e regole non scritte di carattere
consuetudinario.
Il primo passo per poter compiere una vera carriera nella curia
quello di entrare nella Prelatura. Infatti, no alla Repubblica romana
del per ricoprire cariche di governo tanto ecclesiali, cio inerenti

ROBERTO REGOLI

al governo locale ed universale della Chiesa, quanto di amministrazione


dello Stato ponticio si deve essere necessariamente chierici, cio uomini
tonsurati non sposati. Lessere chierico crea una dipendenza, cio si
sotto obbedienza e un certo regime di vita, con il rischio di poter essere
espulsi da quello stato. La richiesta dellappartenenza allordine ecclesiastico per gli alti funzionari della corte e dello Stato determina un legame
molto forte tra individui.
Grazie alla riforma del (motu proprio del luglio), si aprono,
in maniera piuttosto limitata e ancora subordinata, alcune funzioni di
governo ai laici. Con il primo Pio IX si viene a costituire un Consiglio dei
Ministri (), composto anche da laici (): lesperienza non avr un
futuro lungo.
Solo alcune funzioni nello Stato e presso la corte sono ad appannaggio
dei laici, mentre quelle direttive restano riservate ai chierici.
Dopo il , con la caduta dello Stato ponticio, la presenza dei laici
si limita a funzioni cerimoniali, connate alla corte e non al governo, non
trovando pi spazio presso Congregazioni, Tribunali ed Ufci, che no
a quellanno si occupavano di materie legate alla gestione dello Stato, e
che ora non hanno pi ragion dessere. Si ha un ulteriore cambiamento
dopo il , con la nascita dello Stato Citt del Vaticano. Il primo governatore dello Stato, infatti, un laico, il marchese Serani, ma in tale
funzione non avr altri laici a succedergli. Anche il consigliere di Stato
laico. Durante il ponticato di Giovanni Paolo II, nellorganigramma
della curia, in posti di governo per la Chiesa universale abbiamo solo
un sottosegretario alla Congregazione dei Religiosi, che una donna e
pi esattamente una suora. Altri laici appaiono in ruoli dirigenziali da
sottosegretario nei Pontici consigli, quali il Consiglio per i Laici ed il
Consiglio delle comunicazioni sociali.
La curia romana dellepoca contemporanea caratterizzata da due
fenomeni contigui e distinti, che appaiono in ordine cronologico e che si
chiamano rispettivamente clericalizzazione e sacralizzazione.
Si assiste tra Ottocento e Novecento alla conclusione di un fenomeno
avviato in epoca moderna, per cui possono accedere ai posti pi signicativi della curia solo uomini tonsurati, cio chierici. I prelati solamente
con ordini minori possono infatti aspirare a carriere signicative, come ad
esempio ai posti di uditori di Rota o di votanti di Segnatura, che alla lunga
possono portare sino alla porpora. Sono proprio i prelati referendari delle
due Segnature a costituire il nodo centrale dellamministrazione sia dello
Stato ponticio, sia della Chiesa romana. Allo stesso tempo, a partire
da inizio Ottocento, si spettatori di un processo di marcata clericalizzazione nei ruoli intermedi della curia. Possiamo prendere ad esempio
il Tribunale della Penitenzieria, dove, stando alla prassi del Tribunale

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ad inizio Ottocento, che segue le disposizioni di Pio V (bolla In omnibus


rebus, maggio ), tutti i segretari e gli scrittori della Penitenzieria
devono essere sacerdoti e non solo chierici, poich trattano di materie del
foro Penitenziale. Secondo lallora penitenzierie maggiore, il cardinale
Leonardo Antonelli, anche il canonista doveva essere un sacerdote per
la stessa ragione, in pi avrebbe dovuto essere abile, dotto, religioso,
edicante. Sulla stessa linea la scelta del teologo della Penitenzieria. In
tal senso lo stesso penitenziere scriveva:
E questo il principal motivo per cui fu introdotta la costumanza di scegliere il
teologo tra Padri della Compagnia di Ges. Abbondantissima, comella era di
uomini grandi, dotti, esemplari, sacerdoti, e confessori, giudicarono i cardinali
Penitenzieri, che da niun corpo di altri regolari potesse scegliersi un teologo valente, come fornirlo poteva la Compagnia di Ges. Il canonista un supplemento,
un coadiutore del teologo, luno e laltro presso a poco debbon esser istrutti delle
med.e cognizioni, e nalmente giova sempre alla retta decisione delle materie di
Penitenzieria, che vi siano due dotti casisti, e non un solo.

Il processo di clericalizzazione lo si vede, inoltre, molto chiaramente in


relazione al cardinalato, per cui il neo porporato deve almeno ricevere
lordine sacro del diaconato. Parallelamente a questo fenomeno ne viene
avviato un altro. Nel nuovo mondo moderno, allinterno della Chiesa, che
si percepisce una cittadella assediata, vengono spinti ai vertici della Chiesa
non solo i tonsurati e i diaconi, ma propriamente i sacerdoti e i vescovi.
A livello simbolico, troviamo nella prima parte dellOttocento lultimo
papa a essere eletto nella sua funzione petrina senza essere stato ordinato
vescovo: il caso di Gregorio XVI, eletto nel , quando era cardinale,
ma solo col grado dellordine del presbiterato. Dal suo successore in poi,
tutti gli eletti saranno cardinali con lordine sacro dellepiscopato.
Sempre a livello simbolico, levoluzione della sacralizzazione del
comando nella curia romana si manifesta pienamente nelle nomine
cardinalizie.
Fino al periodo preso in considerazione, un uomo poteva accedere
al cardinalato con gli ordini minori, sebbene in pratica fosse sempre
pi richiesta lassunzione dellordine sacro del diaconato. nota, ad
esempio, la vicenda del cardinale Consalvi (-, cardinale nel ),
segretario di Stato di Pio VII, che solo dietro insistenza del papa si fece
ordinare diacono dopo alcuni mesi dallassunzione della porpora. Cos,
per il XIX secolo, occorre di fatto essere almeno diaconi per divenire
cardinali, ma non solo. Infatti, lungo il secolo si testimoni di una progressiva clericalizzazione del cardinalato, per cui il neo porporato deve
essere almeno sacerdote. Gli ultimi cardinali semplicemente diaconi,
cio senza ordinazione presbiterale o episcopale, sono Giacomo Anto-

ROBERTO REGOLI

nelli (-, cardinale nel ), segretario di Stato di Pio IX, Teodolfo


Mertel, collaboratore di Pio IX e Leone XIII, e Carlo Cristofori (-,
cardinale nel ), che riceve il diaconato mesi dopo il cardinalato,
come ultimo cardinale non prete creato in epoca contemporanea. Tale
prassi diviene normativa nel Codice di Diritto Canonico del , che nel
canone afferma che il cardinale deve essere tra quelli saltem in ordine
presbyteratus constituti. Il compimento dellevoluzione, che verr fra
poco descritta, sugellato dal Codice di Diritto Canonico del , che al
canone dichiara che possono essere promossi cardinali uomini []
costituiti almeno nellordine del presbiterato [] coloro che gi non
siano Vescovi, devono ricevere la consacrazione episcopale.
La diminuzione del numero e poi la scomparsa dei cardinali non
preti, avvenuta nel corso dellOttocento, indubbiamente da legare alla
caduta del potere temporale della Santa Sede, con la relativa scomparsa di
numerosi ruoli amministrativi (Legazioni, Delegazioni, amministrazione
del territorio, giustizia amministrativa).
La clericalizzazione o sacralizzazione delle funzioni cardinalizie
accompagnata allo stesso tempo da una formazione della classe dirigente
ecclesiale sempre pi separata da quella laica, a differenza del periodo
moderno, in cui la futura classe dirigente passava per i medesimi istituti
formativi. Se il milieu sociale di appartenenza delle classi dirigenti dellepoca per lo pi identico (simile ambiente familiare, stessa mentalit,
stessa frequentazione di ambienti i famosi salotti e simile cultura di
base), nel corso del XIX secolo si ha una scissione della proposta educativa
legata allistruzione: la Chiesa e lo Stato hanno ormai le loro scuole di
specializzazione distinte, non si pi in presenza dei collegi o dei seminari-collegi che preparavano allo stesso tempo la futura classe dirigente,
tanto ecclesiastica quanto statale. Cos, ad esempio, tra i cardinali italiani
nominati dopo il , la maggior parte ha compiuto i propri studi a Roma,
presso il Collegio clementino, lAlmo Collegio Capranica, il Seminario
romano, il Collegio romano e lAccademia dei nobili ecclesiastici. Tale
discorso legato allambito dellistruzione riguarda prettamente lItalia e
secondariamente lEuropa, in cui la separazione della formazione delle
classi dirigenti avviene cronologicamente in tempi diversi.
Il culmine della sacralizzazione delle funzioni cardinalizie in curia
si ha nel Novecento, esattamente durante il ponticato di Giovanni
XXIII, quando questi obbliga tutti i cardinali di curia a ricevere lordine
dellepiscopato. Egli compie tale gesto nella convinzione di rinnovare
la struttura ecclesiastica dal di dentro, a partire dal vertice. una decisione che anticipa, nelle intenzioni del papa, le istanze riformatrici del
concilio Vaticano II. Il suo diario ne parla alla data del gioved santo,
aprile :

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Fui ben compreso: ed ha riferimento al pr[ossimo] Concilio. Le riforme devono


cominciare dallalto. E il primo elemento di riforma in altezza unito al Papa non
il Sacro Collegio? Questa disposizione riformatrice presa dal papa che ama
restare mitis et humilis ma andare innanzi con coraggio motivo di edicazione
e incoraggiamento universale.

Questi criteri di Roncalli lasciano per dubbiosi. Non si vede il rinnovamento, se non quale sacralizzazione delle funzioni. Inoltre, le nomine
cardinalizie non seguono pienamente una logica riformista, quanto rispondono ad un criterio di consuetudine, i cui criteri di avanzamento sono
giudicati estremamente obiettivi da Riccardi, e dove li si disattende
si segue un criterio di familiarit, cio i propri amici di vecchia data
vengono promossi alla porpora.
La sacralizzazione si pone dentro una problematica pienamente
canonica: il potere di giurisdizione nella Chiesa legato al sacramento o
alla nomina ricevuti? una questione ancora attuale nel dibattito interno
al diritto canonico.
Al di l delle riessioni, hanno valore oggettivo i numeri. Se vero
che la carriera in curia pu essere fatta solo dai chierici, anche vero
che questi non sono in maggioranza numerica. Stando alla Statistica di
tutti gli ufci ed impieghi governativi, giudiziarii ed amministrativi co
rispettivi assegni annui per lesercizio del Dominio temporale della S. Sede
allepoca del nonch de tribunali e Congregazioni ecclesiastiche, stilata
a Roma nel , risultano impiegati ecclesiastici per . laici. Il
primo gruppo pu far carriera e determinare le decisioni della curia e del
sovrano pontece, sebbene vada ancora vericato quanti di essi fossero
ordinati in sacris. Vi indubbiamente un processo di clericalizzazione,
ma non si sa ancora se gi a questo livello fosse avviato chiaramente e
consapevolmente un processo di sacralizzazione.

I chierici
Il fenomeno della sacralizzazione avviene su lungo periodo ed accompagnato da altre caratterizzazioni pi contigenti. Vediamone alcune.
Secondo gli studi di Boutry, durante lepoca napoleonica e della Restaurazione, avvengono delle lente e silenziose mutazioni nella prelatura
romana, che provocano delle ricadute sul modo di funzionamento della
curia romana, sia sul piano del reclutamento, sia su quello culturale e
della mentalit.
Si hanno variazioni di numero. I prelati di curia passano dai del
, a nel , a nel e a nel . La loro et media si
eleva dai ai tra il ed il , per poi scendere ai anni tra il

ROBERTO REGOLI

-. Si fanno largo uomini con pi esperienza e maturit det.


Lorigine geograca dei prelati si limita sempre pi allo Stato ponticio, soprattutto nei suoi margini: Legazioni sotto Pio VI, Marche e Umbria
ad inizio Ottocento, Lazio sotto Pio IX. Studi recenti sullepoca della
Restaurazione per i collegi ecclesiastici romani (Almo Collegio Capranica)
convergono verso lo stesso punto: la provincializzazione del reclutamento
romano. La discriminante del passaggio regionale determinata dalla
Rivoluzione francese o, meglio ancora, dalle sue propaggini italiane:
si ha un prima e un dopo il , anno della prima caduta del potere
temporale ponticio. Gli statisti, cio gli abitanti dello Stato ponticio,
guadagnano posizioni. Se i regnicoli, cio i sudditi del Regno di Napoli,
sono il % del totale nel , divengono il % ad inizio Ottocento e
l% dopo il ; gli statisti rispettivamente nei tre periodi sono il %,
per poi salire al % e quindi assestarsi sul %. Vi un calo netto della
partecipazione dellaristocrazia napoletana e siciliana, ma pure milanese,
veneziana o toscana.
Allinterno di questo gruppo di prelati dello Stato ponticio, si nota
un ulteriore assestamento. Avviene una provincializzazione. Il gruppo
dei romani, infatti, passa dal % del totale dei prelati nel , al %
durante lepoca napoleonica, per poi stabilizzarsi sul ,% nel periodo
della Restaurazione. Lunico gruppo veramente in crescita quello
proveniente dal resto del Lazio.
In tale contesto, si nota un cambiamento dei soggetti che sono avviati
alla carriera prelatizia e dunque curiale. Non pi solo aristocratici con
cospicui patrimoni personali, ma pure altri. Anche gli appartenenti al ceto
civile o umile, nel usso di una carriera lenta e a volte oscura, possono
arrivare al vertice del potere. Si pensi ai cardinali Giuseppe Antonio Sala,
Francesco Capaccini, longtemps maintenu par ses origines modestes
dans des emplois subalternes de la Secrtaireries dEtat, malgr ses capacits diplomatiques, e Pietro Caprano.
Lentrata in prelatura di soggetti provenienti da famiglie meno abbienti e limpoverimento di alcune famiglie aristocratiche, che fornivano
il vivaio della prelatura, porta ad un cambiamento della mentalit delle
nuove generazioni. Queste non sono solamente interessate a servire il
principe, bens inoltre ad essere remunerate per i loro servigi. Boutry
cita un documento anonimo del , nel quale si afferma che il papa
ha pi che pochi prelati al suo servizio che abbiano un particolare, e
proprio sostentamento e fra gli Esteri, che aumentano di presenza,
si trovano maggiormente persone che chieggiono di servire per sola, e
mera speculazione. Con sdegno, lanonimo estensore commenta che
lestero che una volta veniva a spendere per servire la Santa Sede []
ora viene per essere pagato. Similmente a ci che avviene nelle altre

CHIERICI E LAICI ALLA CORTE PAPALE: GLI SVILUPPI NELLET CONTEMPORANEA

amministrazioni statali europee, anche lo Stato ponticio si deve dotare


di un corpo di funzionari salariati, che prende il posto della precedente
lite aristocratica romana.
Nel il futuro cardinale Sala, in un progetto di riforma della curia, indirizzato al papa Pio VII, si dilungava fra le varie cose anche sulla
prelatura romana che essendo specialmente addetta al servigio della S.
Sede, e godendo di molte onoricenze, e privilegj, deve riguardarsi come
un Ceto distinto nel Clero, tanto pi, che [] solita fornire quasi tutti i
Candidati pel rimpiazzo de Posti vacanti nel S. Collegio. Sala esprimeva
ancora altri giudizi non benevoli sui prelati della sua epoca:
In un numero considerabile di Prelati non scorgevasi n grande vocazione per
lo Stato Ecclesiastico, n alcun capitale di Sacra Scienza, e talvolta desideravasi
in alcuni maggioresemplarit di condotta. Credevano forse molti di essi, che
la Prelatura potesse riguardarsi pi come una Carica di Corte, che non come
un Impiego di Chiesa; che bastasse, a far buona comparsa, e a procurarsi degli
avanzamenti, un poco di scienza legale, e che le calze violacee, non fossero dimpedimento a frequentare i passeggi, le conversazioni, e i Teatri.

Sala individuava lorigine del male nel cattivo reclutamento iniziale,


legato alla venalit di alcuni ufci e alla forza delle raccomandazioni per
gli altri ufci. In questa testimonianza, proveniente da un esponente del
cosiddetto gruppo zelante, emerge la dicotomia propria di Roma, che
ad alcuni appare quale corte di uno Stato e ad altri quale curia della
Chiesa universale. E prestare l servizio viene diversamente inteso, in
una continua tensione tra servizio ecclesiale e servizio governativo. Il
problema si risolver solo a partire dal , con la perdita del potere
temporale ponticio.
Nel suo testo, Sala distingueva inoltre il Clero secondario di Roma
in cinque classi:
La prima classe formata dai Capitoli delle Basiliche e delle Collegiate; la seconda dai Parrochi; la terza dai Confessori e Predicatori; la quarta daglImpiegati
nelle Segretarie e in altre incombenze, che non sono contrarie alla professione
Ecclesiastica; la quinta dalla risidual turba di quelli che, non avendo alcun legame, per cui siano impegnati ad una determinata occupazione in servizio della
Chiesa, o ne assumono di quelle contrarie ai Sacri Canoni, o passano la loro vita
senza far nulla.

Sono questi uomini che compongono lossatura curiale, ma non bisogna


dimenticare che lanalisi di Sala propone una lettura parziale della realt,
in quanto svolta per compiere una riforma della curia. Siamo di fronte
ad uno scritto di parte, che comunque aiuta a meglio comprendere le
dinamiche romane da un punto di vista interno, di un curiale conservatore e riformatore.

ROBERTO REGOLI

Una riessione sui curiali della seconda met dellOttocento viene fornita da Arturo Carlo Jemolo che riconosce in essi, anche dopo il ,
fedelt assoluta alla istituzione, rispetto formale al Pontece regnante, a quanti
rivestissero la porpora o recassero lanello vescovile, ci che non impediva quella
libert di giudizio, ed anche, quando si fosse nella intimit, quelle drastiche
espressioni con cui si criticava lopera sia del papa che dei suoi collaboratori [];
buoni preti, ma raramente asceti; capaci di vita povera, ma non dispregiatori della
ricchezza, []; colti di teologia, soprattutto di testi ufciali, ma non uomini, in
massima, da infervorarsi in dispute teologiche.

Come si vede, ormai, il curiale nella storiograa solo lecclesiastico


sacerdote. La clericalizzazione dellapparato pienamente riconosciuta
dagli storici. Tale processo favorito dalla perdita del potere temporale
del Papato, per cui si dissolvono diversi posti in curia, divenendo inutili
le congregazioni di natura temporale, quali quella del Buon Governo, del
Censo, delle Acque e dei Ponti, ecc. Per questo Leone XIII, sulla ne del
, costituisce consulte prelatizie presso alcune congregazioni, volute
proprio allo scopo di occupare molti membri della prelatura romana
rimasti inoperosi dopo il , in seguito alla cessazione di determinati
organismi curiali, a causa della dissoluzione dello Stato ponticio e
della ne del potere temporale dei papi. il tempo degli adattamenti
dellapparato amministrativo e della riconversione della struttura e degli
uomini da unattivit statale a una ecclesiale, tramite un processo silenzioso e a tappe, realizzatosi mediante riforme settoriali nellultima parte
dellOttocento, che porter alla riforma denitiva della curia, operata
da un papa senza esperienza curiale, Pio X, e alla revisione delle basi
giuridiche del governo della Chiesa. In tale processo, vengono a perdersi gli apporti dellapparato laico, che vede ridotte le sue competenze
e funzioni, a favore ormai dellunica missione della Santa Sede, che
quella di carattere religioso universale. Non a caso temporaneamente e
forse consequenzialmente avviene un passaggio similare nel campo del
diritto canonico, tramite il Codice pio-benedettino del , quando lo
stesso diritto, perdendo la pretesa di affermarsi nella sfera temporale,
si spiritualizza, limitandosi a regolare la vita interna della Chiesa.
Va ricordato, inoltre, che, a partire dallultimo quarto dellOttocento, emerge una particolare identit sacerdotale che nella memorialistica
e pure nella storiograa passa sotto il nome di prete romano, uomo
di cultura e spirituale e, per quel che concerne i curiali, perito nel lavoro dufcio e devoto alla Santa Sede, presso la quale presta il proprio
servizio. Tale immagine o, meglio, tale gura continua a vivere nel XX
secolo, trovando esemplari di spicco in alcuni curiali, che ricopriranno
ruoli chiave in Vaticano: Tardini, Ottaviani e Pacelli. Nella stessa linea

CHIERICI E LAICI ALLA CORTE PAPALE: GLI SVILUPPI NELLET CONTEMPORANEA

del lavoro indefesso Montini, pur non essendo un romano di nascita,


comunque romanizzato, cio ha lo spirito romano.
Al anco dello spirito romano presente tra gli ecclesiastici di curia, va
considerato un altro elemento, il movimento, inizialmente modesto e poi
pi signicativo, che vede il coinvolgimento in curia di un sempre maggior
numero di stranieri, cio di non romani, statisti o italiani. Ne un primo
indizio lascesa al tempo di Pio IX del belga mons. Franois-Xavier de
Merode, cognato del pi noto Montalembert, che occupandosi di carit,
armi e piani urbanistici sar una presenza non irrilevante nella curia. Allo
stesso tempo, giungono a Roma coloro che hanno problemi con le autorit
politiche del proprio Paese dorigine: si pensi al cardinale Ledchowski,
prima imprigionato dai prussiani, e poi prefetto della congregazione di
Propaganda Fide. Linternazionalizzazione degli ofciali di curia a tappe.
Dopo una prima contrazione del personale della curia, che viene selezionato limitatamente allo Stato ponticio al tempo della Restaurazione, si ha
in seguito, dopo lunit dItalia, un coinvolgimento di chierici italiani, per
poi giungere ad unapertura pi marcata agli europei e pure nordamericani.
In questultimo senso, si pensi alla carriera del futuro cardinale di New
York Spellman. Il cammino quasi forzato verso linternazionalizzazione
si compie con Paolo VI, che coinvolge nella curia non solo il basso clero,
ma anche vescovi e cardinali residenziali ().
Lelezione di papi provenienti da diverse regioni dItalia comporta
anche un rinnovamento dei quadri curiali. Ogni singolo papa porta con
s i suoi uomini: con Pio IX sar lora dei marchigiani, con Leone XIII del
Gabinetto dei Perugini e dei diversi gruppi di appartenenza riconosciuti
secondo la provenienza geograca (gruppo polacco) o per condivisione di
posizioni politiche o sociali (gruppo di Rampolla o di Galimberti), con Pio
X sar il tempo dei veneti, per cui in curia si parla di una barca di Pietro
ridotta ad una gondola, con Pio XI, Giovanni XXIII e Paolo VI si parler del
gruppo lombardo. Con lelezione del primo papa non italiano in epoca
moderna e contemporanea, avviene il passaggio di consegne dai gruppi
spiccatamente regionali a quelli nazionali. Con Giovanni Paolo II emerger
con determinatezza per lappunto il gruppo polacco, in una maniera pi
marcata rispetto al tempo di Leone XIII. Non si ha un gruppo tedesco con
Benedetto XVI, quanto pi un network dei suoi ex-allievi e amici.

I Cardinali
Allinterno del gruppo dei chierici presente un milieu ristretto, con elevato potere e rilevante capacit decisionale: si tratta delllite cardinalizia.
Nel corso degli anni Ottanta del XIX secolo, viene imposto allinterno

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del ceto dirigente ecclesiastico un processo di rinnovamento, di ricambio profondo, parallelo, per certi versi al ricambio di classe dirigente
vericatosi, sul piano politico e amministrativo, nello Stato liberale.
In particolare la Santa Sede
avrebbe adottato una linea dazione organica che, nella situazione italiana,
implicava, da un lato, lemarginazione di coloro che erano in qualche modo legati
alla tradizione risorgimentale e, dallaltro, limpulso a modellare un nuovo tipo
di quadri ecclesiastici fedeli alle direttive degli organi centrali della Chiesa.

Tale rinnovamento tocca i quadri della prelatura, dei docenti dei seminari
e della diplomazia: da questi ambienti provengono i futuri cardinali. Un
processo parallelo di formazione di un nuovo ceto dellamministrazione
superiore avviene in Germania nellultimo quarto dellOttocento e si
trovano parallelismi in Austria, Francia e Stati Uniti.
Questa impostazione trova espressione nelle promozioni cardinalizie
del periodo, che nella loro irregolarit ricordano che la Curia romana
non un organismo rappresentativo, ma lo strumento di governo del
papa, pertanto le promozioni alla porpora sono viste secondo unottica
di appoggio agli orientamenti e alla politica del ponticato.
Un esempio signicativo dei nuovi indirizzi selettivi viene fornito nel
da un regolamento che istituisce un concorso per lammissione alle
funzioni del servizio diplomatico. Jean-Marc Ticchi, in un suo studio, fa
notare che il processo di selezione degli aspiranti al servizio diplomatico
della Santa Sede della stessa natura di quello istituito dagli Stati europei.
Notiamo una stessa modalit di selezione delllite diplomatica tanto laica
quanto ecclesiastica. Innanzitutto, una prima selezione operata fra gli
stessi aspiranti, secondo un criterio sociale: i testi riaffermano il principio
di un reclutamento di giovani nobili o di buona famiglia che gi ispirava
le disposizioni relative alle scelte dei membri della prelatura romana.
Tale appartenenza viene giusticata, in un articolo apparso in Italia e probabilmente ispirato dalla Segreteria di Stato, dal fatto che lumilt della
parentela, la quale certamente non di nessun disdoro, ma crea talora
fastidiosi impacci a chi, come i nunzi, posto sul candelabro e in vista
di tutti. Questa preoccupazione condivisa anche dagli altri servizi
diplomatici europei, tra cui quello della Francia. I prelati diplomatici,
come i loro colleghi laici, appartengono a una sorta di multinazionale composta da cugini e compagni di studio, viaggio o vacanze; si
appartiene al medesimo milieu. C per una specicit rispetto agli altri
diplomatici: ai prelati pontici vengono richiesti altri obblighi, quali la
ricezione degli ordini sacri, una specchiata condotta ecclesiastica, un
provato attaccamento alla Santa Sede, una laurea in diritto canonico e,
se possibile, la conoscenza di pi lingue straniere. Quel che conta, per,

CHIERICI E LAICI ALLA CORTE PAPALE: GLI SVILUPPI NELLET CONTEMPORANEA

che al Vaticano come nelle altre cancellerie, si considera dunque che i


legami di famiglia sono necessari allattivit professionale non meno che
alla vita sociale e mondana delle capitali dellEuropa monarchica. In
tal senso la separazione chierico-laico, cui prima si fatto cenno, viene
cos ricomposta.
Se il laico estromesso dalla curia a favore del chierico in sacris, allo
stesso tempo rimesso in gioco fuori di essa, quale interlocutore paritario
nella societ moderna.
Se si considera linsieme del XIX secolo, si nota una continua internazionalizzazione del Sacro collegio: durante il ponticato di Pio VII gli
italiani nominati costituiscono il % del totale, durante il ponticato di
Leone XII scendono al %, con Pio VIII ricoprono il %, con Gregorio
XVI salgono addirittura all%. Con Leone XIII c un assestamento
dellapertura del Sacro collegio, che da allora in poi sar sempre meno
italiano e sempre pi internazionale, sebbene la proporzione dei cardinali non europei non progredisca di molto. Ancora sotto il ponticato
leonino gli italiani, gli spagnoli e i francesi costituiscono la maggioranza
delle nomine. Linternazionalizzazione del Sacro collegio attribuibile
allespansione della Chiesa nelle terre considerate di missione, alla ricerca
dellappoggio internazionale dinanzi alla riduzione, e poi perdita, del
potere temporale della Sede romana, alla nuova impostazione di una
Chiesa pi pastorale e meno di corte e alla politica ecclesiastica di Leone
XIII, che tende a puntare allallargamento dellautorit morale della Santa
Sede. Il Sacro collegio internazionalizzato, ma non tanto il gruppo
di cardinali in curia, che, per, subisce una accelerazione improvvisa e
imprevista in tale direzione con la nomina da parte di Pio X a segretario
di Stato del cardinale anglo-spagnolo Merry del Val, sebbene ci appaia
pi quale eccezione, che quale avvio di un nuovo indirizzo duraturo.
I papi del XX secolo continuano nellindirizzo di internazionalizzazione del Sacro collegio, pur mantenendo una curia piuttosto italiana. Un
cambiamento di tendenza signicativo si avr con Paolo VI, che nominer
il francese Villot cardinale segretario di Stato. Questultimo papa compie
una scelta di svecchiamento del vertice della Chiesa, impedendo, tramite
il motu proprio Ingravescentem aetate del , la capacit elettiva del papa
ai cardinali di et superiore agli anni, indicando inoltre nella stessa et
il limite massimo per cui un cardinale poteva partecipare ai lavori delle
istituzioni della curia romana. Nel , il papa allarg la base numerica
dei cardinali, per cui si pass da un numero di a quello di porporati: il cardinalato meno litario e pure meno europeo.

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I religiosi
A anco dei prelati e dei cardinali, come degli impiegati chierici, emerge in
relazione ai lavori curiali unaltra classe di ecclesiastici, che sono i religiosi.
A seconda del periodo emergono alcuni ordini rispetto ad altri.
Se i benedettini riescono ad esprimere due papi (Pio VII e Gregorio
XVI, che lultimo proveniente dal mondo religioso), altri producono
consultori e cardinali di curia. Nella prima parte dellOttocento, al di l
di alcuni benedettini in ambito teologico (Zurla e Cappellari), sono al
centro degli affari i barnabiti. Si pensi ai cardinali Gerdil, Fontana, Lambruschini e Bilio (questultimo per nella seconda parte del XIX secolo),
che dimostrano abilit e competenze tanto teologiche che politiche.
Nel momento in cui la restaurata Compagnia di Ges si riprende dalla
crisi provocata dalla sua soppressione, essa diviene pi signicativa ed
incisiva nei lavori della curia. Si pensi alle sommit raggiunte nel Novecento sotto il preposito generale Ledchowski, quando i gesuiti sono i
consultori pi ascoltati in curia e soprattutto i tramiti dei suoi interessi (p.
dHerbigny e p. Walsh). Ad essi afdata la stesura della prima bozza
di numerose encicliche, soprattutto al tempo del ponticato di Pio XI. La
voce del generale Ledchowski fortemente ascoltata in curia.
I religiosi appaiono quale una garanzia, per afdabilit di scienza e
per selezione di reclutamento e coinvolgimento. Tra essi, in relazione alla
curia, appaiono su lungo periodo dinamiche di reclutamento e selezione
costanti: il confratello promuove il confratello. Cos avvenne allora per i
barnabiti e i gesuiti, come oggi per i salesiani.

I laici
In questo mondo curiale altamente clericalizzato e sacralizzato, ci sono
anche i laici.
Essi sono limitati a ruoli poco signicativi, legati al cerimoniale o a
funzioni dello Stato, quando questo esiste. Tale limitazione avviene lungo lOttocento, per cui scompaiono non soltanto quelli che Jankowiak
chiama prelati laici, cio coloro che possedevano quale condizione
minima e necessaria per entrare in prelatura la sola tonsura, come Giuseppe Berardi o Antonio Matteucci, che per nella loro ascesa devono
accettare di prendere in poco tempo tutti gli ordini minori e maggiori,
cio coloro che rientrano nella categoria dei chierici, ma anche i posti
propriamente laicali, legati agli ufci impiegatizi amministrativi dello
Stato ponticio.

CHIERICI E LAICI ALLA CORTE PAPALE: GLI SVILUPPI NELLET CONTEMPORANEA

A ragione, Boutry scrive di un ruolo secondario, onorico e, se si


pu dire, insignicante della nobilt e pi in generale della societ laica
nelle istituzioni dello Stato e nella corte. Il laico limitato alle cariche di
principe assistente al soglio ponticio, di senatore di Roma, conservatore
della Camera capitolina, priore de caporioni, maestro del Sacro ospizio,
foriere maggiore, cavallerizzo maggiore, maresciallo di santa Romana
Chiesa, sopraintendente delle Poste, maestro delle strade, cameriere
segreto di spada e cappa, guardia nobile, ecc. Tutte queste funzioni sono
laconicamente commentate da Boutry con un Poca cosa, in verit.
A volte, per, i laici sono gli intimi di papi e cardinali. Si pensi al caso
ben conosciuto di Gaetano Moroni, che da barbiere del papa diviene suo
condente e uomo di ducia. Di lui viene fornito un simpatico ritratto:
Gaetano Moroni, uno strano personaggio che starebbe a suo agio in una commedia di Beaumarchais o in un romanzo di Stendhal, colui che il Papa [Gregorio
XVI] chiamava paternamente Gaetanino, e i romani il barbiere. Entrato al
servizio di Don Mauro [Cappellari] quandera abate di s. Romualdo, nel convento
di piazza Venezia, questuomo ne, sottile, intraprendente, aveva saputo rendersi
cos indispensabile al padrone che questi non laveva mai pi abbandonato. I
visitatori del palazzo apostolico lincontravano nellanticamera, vestito di una
tonaca di seta violetta, prodigo di baciamani, di sorrisi, di reverenze, intento a
condurre il suo gioco con abilit superiore. Non cera vescovo in cerca di pallio,
non cera prete ambizioso di prelatura che non usasse mille riguardi a Gaetanino.
Uomo del resto di costumi degnissimi, sposo onesto, e niente affatto accecato dalla
sua fortuna, egli non abusava della situazione per arricchirsi pi del conveniente.
La sua sola passione, oltre al servizio del Papa, era il lavoro di compilazione, e
pubblic, a cominciare dal , un Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica
in centoventi volumi, dove, frammezzo ad una farragine di notizie, si trovano
ancora informazioni utili.

Tra gli intimi dei papi vanno ricordati i gentiluomini, come pure particolarmente i sediari pontici, sui quali uscito recentemente un libro
di memorie di uno dei componenti del loro Collegio, operante tra il
XX ed il XXI secolo; memorie, che pubblicate in vita, vanno considerate
nelle loro omissioni ed edulcorazioni. Lautore narra di quel mondo a
parte che ruota attorno alla persona del papa, fornendone unimmagine
tutta particolare, per cui il sediario svolge un ruolo da intermediario tra
i supplici e i prelati, che in ultimo decidono come regolare lafusso dei
fedeli per il contatto diretto con il pontece. Anche per il sediario si ha
un ruolo da cortigiano, dipendente dalla magnanimit della prelatura.
Altri laici hanno ruoli di consultori. Si pensi, ad esempio, allavvocato
Francesco Pacelli durante il ponticato di Pio XI, quando il suo apporto
nelle trattative dei Patti Lateranensi () fu determinante.

ROBERTO REGOLI

Altri laici ricoprono ruoli militari, da non limitare coreogracamente al piccolo mondo degli Svizzeri, della Guardia nobile e palatina, in
quanto no al vanno considerate le truppe effettive. A tal proposito
signicativa la parabola dellultimo generale dello Stato ponticio, il
generale Hermann Kanzler, che si mosse non senza difcolt tra obbedienze al sovrano, alla coscienza e allonore militare. Nella notte del
potere temporale del papa, dopo il , una parte del personale laico
della curia trasmigr al servizio del governo italiano. Signicativo fu
proprio il passaggio della gerarchia delle forze di polizia. Quei militari
di ne Ottocento vengono poi sostituiti dalla Gendarmeria, che oltretutto
anche membro dellInterpol allinizio del XXI secolo.
Se per i chierici in epoca contemporanea si testimoni su lungo periodo di una internazionalizzazione delle loro provenienze geograche,
ci non appare per i laici, che sono sempre pi italiani e pure romani,
secondo un nuovo processo di provincializzazione.
In relazione ai laici, si riscontra una signicativa linea di azione su scala
internazionale da parte della Santa Sede. Infatti, il Papato, a partire dal
ponticato di Pio IX, tende a coinvolgere nella sua causa i laici sparsi in
Europa, tramite il sistema del legame personale con listituzione. Dove le
nuove istituzioni liberali dispensavano cavalierati e commende o le vecchie
monarchie nominavano baroni e nobil uomini, il Papato assegnava titoli
equivalenti, in una maniera esponenzialmente proporzionale alla perdita
del potere temporale e alla irrilevanza della causa cattolica nel continente
europeo. Lesplosione della concessione dei titoli porta a una loro trasformazione e svalorizzazione. Ci avveniva anche per i titoli prelatizi
assegnati generosamente fuori Roma: dai dellanno si arriva ai
. del . A livello dei laici, in Francia, Italia e Spagna sembra che i
titoli nobiliari papali abbiano giocato un ruolo importante. [] Leone XIII
conferiva regolarmente i titoli di Duca, Marchese e Conte, ma non sappiano
quasi nulla su questo campo cos interessante. Unespansione ancora
pi signicativa riguarda gli ordini equestri pontici, che furono riformati
sotto Gregorio XVI, il quale ne cre di nuovi e in tale direzione fu seguito
pure dal successore Pio IX. I nuovi ordini, strutturati al loro interno in tre o
cinque classi, assumevano le insegne quasi convenzionali, note in tutti gli
stati europei dellOttocento, e soprattutto, portabili sulle divise militari e il
vestito borghese. La curia romana si adattava cos piuttosto tardivamente
al sistema delle distinzioni sociali, che tendeva ad uno scioglimento della
vecchia nobilt con gli strati elevati della borghesia. Le onoricenze erano un modo di ricompensare la lealt di tanti promotori del movimento
cattolico, per dare un indennizzo alle famiglie nobili rimaste fedeli alla S.
Sede e per ci escluse dagli ordini italiani, tedeschi o francesi, e di sostare
nel mondo diplomatico internazionale e pure militare.

CHIERICI E LAICI ALLA CORTE PAPALE: GLI SVILUPPI NELLET CONTEMPORANEA

Conclusioni
I due gruppi di chierici e laici sono in osmosi a livello non solo pubblico,
ma anche sotterraneo tra amicizie, parentele ed afnit. Il comando nella
corte e nella curia, per, in mano agli ecclesiastici.
In questa epoca contemporanea siamo testimoni dellinarrestabile
processo di sacralizzazione della curia, che, nella sua interfaccia internazionale vien detta Papato o Santa Sede, si vuole fare paladina dei
valori morali a livello universale. In tale prospettiva la vita sacerdotale
viene preferita alle altre.
Il Concilio ecumenico Vaticano II, che sembrava voler dare un nuovo
ruolo di responsabilit ai laici nella Chiesa, non ha arrestato il predetto
processo di sacralizzazione; anzi, al contrario, ha assecondato o almeno
non si opposto a un parallelo processo di clericalizzazione del laicato,
che si maggiormente limitato alla sacrestia (si pensi allimpiego liturgico degli uomini tramite i ministeri del lettorato e del laicato o tramite
il diaconato permanente). E tutto avveniva in un contesto mondano di
secolarizzazione. Ma, allora, pu considerarsi questa sacralizzazione
quale una risposta a tale secolarizzazione? Sarebbe allora una risposta
impropria e debole.
Alla ne, la sacralizzazione delle funzioni curiali non da inquadrarsi
unicamente allinterno della perdita del potere temporale della Chiesa
romana, ma nel pi ampio processo di secolarizzazione, al quale intende
dare una risposta intraecclesiale. questa, per, una pista di ricerca che
va vericata su campo, tramite studi di mentalit e di cultura dei curiali.
Va, dunque, superata la ricerca prosopograca di pretta natura sociale,
che stata alla base del presente lavoro e dei pi importanti lavori sulla
curia degli ultimi venti anni.
Note
. F.-C. Uginet, Corte Ponticia, in Dizionario Storico del Papato (), trad. it.,
Bompiani, Milano , p. .
. Cfr. L. Psztor, La Curia Romana. Problemi e ricerche per la sua storia nellet
moderna e contemporanea, ad usum studentium, Ponticia Universit Gregoriana, Roma
, p. .
. Ibid.; N. Del Re, La Curia Romana. Lineamenti storico-giuridici, Libreria Editrice
Vaticana (LEV), Citt del Vaticano , p. .
. Uginet, Corte Ponticia, cit., p. .
. C. Canonici, Per non abbandonare la Chiesa n il popolo. Il giuramento ecclesiastico
negli Stati romani in epoca napoleonica (-), in Rivista di storia del cristianesimo,
(/), pp. -; Id., Il dibattito sul giuramento civico (-), in Ricerche per
la storia religiosa di Roma, , , pp. -; D. Armando, La Chiesa, in D. Armando,
M. Cattaneo, M. P. Donato, Una rivoluzione difcile. La Repubblica romana del -,

ROBERTO REGOLI

Istituti editoriali e poligraci internazionali, Pisa-Roma , pp. -; Id., Le calamitose


vicende della Santa Sede. Lesilio di Pio VI e il governo della Chiesa universale, in L. Lotti,
R. Villari (a cura di), Universalismo e nazionalit nellesperienza del giacobinismo italiano,
Laterza, Roma-Bari , pp. -; Id., Non si faceva a Dio ma puramente agli uomini.
Giuramenti e ritrattazioni a Roma (-), in Rivista di storia del cristianesimo, , ,
pp. -; Id., Il giuramento civico nella vita politica e religiosa della Repubblica romana,
in Ricerche per la storia religiosa di Roma, , , pp. -; R. Regoli, I fondi della
Penitenzieria Apostolica relativi alloccupazione francese di Roma, in A. Saraco (a cura di),
La Penitenzieria Apostolica e il suo Archivio, Atti della giornata di studio, Roma, Palazzo
della Cancelleria, novembre , LEV, Citt del Vaticano , pp. -.
. Psztor, La Curia Romana. Problemi, cit., p. .
. Cfr. La Curia Romana. Aspetti ecclesiologici, pastorali, istituzionali. Per una lettura
della Pastor Bonus, LEV, Citt del Vaticano .
. Del Re, La Curia Romana. Lineamenti storico-giuridici, cit., p. .
. Cfr. G. Moroni, Principe assistente al soglio ponticio, in Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica, vol. LV, Venezia , pp. -.
. C. Weber, La Corte di Roma nellOttocento, in C. Mozzarelli, G. Olmi (a cura
di), La Corte nella cultura e nella storiograa. Immagini e posizioni tra Otto e Novecento,
Bulzoni Editore, Roma , pp. -. Un passaggio importante avviene lungo il ponticato
di Leone XIII, quando la corte di Roma si trova trasformata da una Corte tradizionale di
uno Stato italiano medio (con tutti gli intrighi e interessi di Corte di uno Stato, che offre al
vincitore premi di lucro e di ascesa sociale) in una Corte direi ideologica. Con questo vorrei
dire che la Corte era diventata un luogo rappresentativo di tutte le forze conservatrici, ove
si vedevano rappresentati partiti cattolici, lideologia conservativa, uomini e nazionalit
che si sentivano legati alla vecchia Europa feudale e gerarchica, o anche che non avevano
trovato la loro autodeterminazione nel sistema statale del dopo , e che vedevano tutti
nella Corte di Roma lultimo luogo, dove il mondo era ancora cos ordinato come Dio
stesso lo aveva ssato, dove ognuno aveva il suo rango e il suo compito; Weber, La Corte
di Roma nellOttocento, cit., pp. -.
. G. Ghirlanda, Il diritto nella Chiesa mistero di comunione. Compendio di diritto
ecclesiale, prefazione di J. Beyer, Ed. Ponticia Universit Gregoriana-San Paolo, Cinisello
Balsamo-Roma , pp. , , passim.
. L. C. Farini, Lo Stato romano dallanno al , vol. I, Tip. Ferrero e Franco,
Torino , p. . Nella nuova edizione a cura di A. Patuelli per la Presidenza del Consiglio
dei Ministri Dipartimento del Consiglio dei Ministri, Roma , p. .
. D. Silvagni, La corte ponticia e la societ romana nei secoli XVIII e XIX, vol., Biblioteca di storia patria, Roma . La vecchia edizione era in vol., Roma -.
. R. de Cesare, Roma e lo Stato del Papa dal ritorno di Pio IX al XX settembre, ristampa
delledizione del , Longanesi, Milano .
. U. Pesci, I primi anni di Roma Capitale (-), Bemporad, Firenze (ristampa : Ofcina).
. S. Negro, Seconda Roma -, Pozza, Vicenza .
. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. I-CIII + I-VI Indice,
Tipograa Emiliana, Venezia -.
. Del Re, La Curia romana. Lineamenti storico-giuridici, cit.
. Weber, La Corte di Roma nellOttocento, cit., pp. -.
. Ivi, pp. -.
. L. Psztor, Per la storia della Segreteria di Stato nellOttocento. La riforma del ,
in Mlanges Eugne Tisserant, vol. V, Biblioteca Apostolica Vaticana, Citt del Vaticano
, pp. -; Id., La Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari tra il e
il , in Archivum Historiae Ponticiae, , , pp. -; Id., Lhistoire de la Curie
romaine, problme de lhistoire de lEglise, in Revue dhistoire ecclsiastique, , ,
pp. -; Id., Problmes dhistoire du gouvernement de lEglise au XIXe sicle. A propos

CHIERICI E LAICI ALLA CORTE PAPALE: GLI SVILUPPI NELLET CONTEMPORANEA

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Das Kardinalskollegium in del letzten Jahren Pius IX, in Archivum Historiae Ponticiae,
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vol. -, Hiersemann, Stuttgart ; Id. (hrsg.), Die Rmische Kurie um , Ausgewhlte
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C. Weber, vol. -, Hiersemann, Stuttgart -; Genealogien zur Papstgeschichte, unter
Mitwirkung von M. Becker bearbeitet von C. Weber, vol. -, Hiersemann, Stuttgart ; F. Jankowiak, La Curie romaine de Pie IX Pie X: le gouvernement central de lEglise
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. P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine
lge de la Restauration (-), Ecole franaise de Rome, Rome .
. Weber, La Corte di Roma nellOttocento, cit., p. . Weber continua: Un tale
approccio prosopograco-(sociale) ricostruisce i tratti comuni di un certo milieu, soprattutto la provenienza sociale, leducazione e gli studi, la consistenza nanziaria, la carriera
normale in un certo ambito amministrativo, il circolo delle famiglie fra le quali hanno
luogo i matrimoni; lambito geograco del gruppo, il potere politico, amministrativo ed
economico esercitato, il ruolo alla Corte, e, se possibile, la mentalit collettiva. Un tale
metodo pu anche essere applicato alla Corte Romana. Gli annuari pontici esistono per
lOttocento e con essi sono reperibili molti dati fondamentali. Sarebbe un lavoro faticoso
s, ma non difcile e rischioso, quello di compilare un catalogo biograco-statistico dei
cardinali, prelati, e laici della Corte; ivi, p. .
. H. Wolf (hrsg.), Prosopographie von rmischer Inquisition und Indexkongregation
-, vol, -, Schningh, Paderborn [etc.] . Qui non si vogliono elencare le altre
numerose e signicative opere, che vanno oltre lapproccio prosopograco.
. C. Fantappi, Chiesa romana e modernit giuridica, vol. I-II, Giuffr, Milano ;
Id., Un dicastero per il foro interno: la riforma della Curia romana di san Pio X, in M. Sodi,
J. Ickx (a cura di), La Penitenzieria Apostolica e il sacramento della penitenza. Percorsi
storici, giuridici, teologici e prospettive pastorali, LEV, Citt del Vaticano , pp. -.
Sulla riforma del si veda pure lormai datato lavoro di G. Ferretto, La Riforma del B.
Pio X, in Apollinaris, , , pp. -.
. C. Semeraro (a cura di), La sollecitudine ecclesiale di Pio XI. Alla luce delle nuove
fonti archivistiche, Atti del Convegno Internazionale di Studio, Citt del Vaticano, -
febbraio , LEV, Citt del Vaticano ; A. Guasco, R. Perin (eds.), Pius XI: Keywords.
International Conference Milan , LIT, Zurich-Berlin ; S. Pagano, M. Chappin,
G. Coco (a cura di), I fogli di udienza del cardinale Eugenio Pacelli segretario di Stato,
Archivio Segreto Vaticano, Citt del Vaticano ; F. Castelli, Padre Pio e il SantUfzio
(-), Studium, Roma .
. I lavori del primo seminario sono stati pubblicati in J. Prvotat (ed.), Pie XI et la
France, Ecole franaise de Rome, Rome .
. Sono interessanti a livello di sintesi e di sollecitazione di ulteriori ricerche i due
convegni (soprattutto il primo) tenuti a Roma presso lEcole franaise de Rome nel e
nel , i cui atti sono stati pubblicati: Les secrtaires dEtat du Saint-Sige (-), in
MEFRIM, , ; Les secrtaires dEtat du Saint-Sige, XIXe-XXe sicles, in MEFRIM, ,
. Sulla prima pubblicazione c una recensione: P. Chenaux, Les secrtaires dEtat du

ROBERTO REGOLI

Saint-Sige (-), in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, , , pp. -. Per


la Segreteria di Stato, seppure con unanalisi limitata cronologicamente, interessante per
le premesse di metodo e le considerazioni generali di comprensione ed investigazione A.
Menniti Ippolito, Note sulla Segreteria di Stato come ministero particolare del Pontece
Romano, in G. Signorotto, M. A. Visceglia (a cura di), La Corte di Roma tra Cinque e
Seicento Teatro della politica europea, Bulzoni Editore, Roma , pp, -. Questi
riuta una comprensione evolutiva della Segreteria.
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fr Christoph Weber, vol. I, Peter Lang, Frankfurt am Main-Berlin-Bern-Bruxelles-New
York-Oxford-Wien , pp. -.
. [] une premire slection est opre au sein mme des aspirants, selon un
critre social: les textes rafrment le principe dun recrutement de jeunes gens nobles
ou de bonne famille qui inspirait dj les dispositions relatives aux choix des membres
de la prlature romaine; ivi, p. .
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temps, cit., p. .
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collaboration avec la Casa de Velzquez (Madrid), le Deutsches historisches Institut in
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Akademie der Wissenschaften (Rome - novembre ), Ecole franaise de Rome
Universit di Milano, Roma-Milano , p. .
. Ticchi, Vivre avec son temps, cit., p. .
. Au Vatican comme dans les autres chancelleries, on considre donc que les
liens de famille sont ncessaires lactivit professionnelle non moins qu la vie sociale
et mondaine des capitales de lEurope monarchique o la France rpublicaine fait gure
dexception; ivi p. .
. Cfr. LeBlanc, Dictionnaire biographiques des cardinaux, cit., pp. -.

ROBERTO REGOLI

. Ivi, p. .
. Ibid.
. Cfr. J. F. Broderick, The Sacred College of cardinals: size and geographical composition (-), in Archivum Historiae Ponticiae, , , pp. -. Per una
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Strenna dei Romanisti, , , pp. -; G. Di Gregorio, N. Vian, Gaetano Moroni.
Memorie dellaiutante di camera, in Urbe, , , fasc. , pp. -, fasc. , pp. -, fasc.
, pp. -, fasc. , pp. -; , , fasc. , pp. -, fasc. , pp. -, fasc. , pp. -; ,
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Strenna dei Romanisti, , , pp. -; N. Sinopoli, Il barbiere del Papa nella Roma
di Giuseppe Gioacchino Belli (Ricerca storica), s.e., Roma .
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