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Il contributo teorico
di Ernesto Laclau e le prospettive dei populismi
contemporanei
Adriano Cirulli*, Enrico Gargiulo* *
Abstract
Building the People: Ernesto Laclaus Theoretical Contribution
and the Perspectives of Contemporary Populisms
Populism is a relevant topic in current political debates and analysis. The global
financial and social crisis is fostering a reshaping of representative and liberal democ
racies. Particularly in Europe, as a result of this crisis of democratic politics, various
authoritarian, xenophobic, radical and potentially violent movements, parties and
leaders, generally labelled as populist, are springing up in several countries. Pop
ulism is a complex and protean political phenomenon. Thus, using the label popu
list just for authoritarian and anti-democratic tendencies does not allow us to grasp
all the various expressions of populism in contemporary politics, as well as the am
bivalent relationship between democracy and populism, grounded on the re-defini
tion of some key concepts for the democratic politics, like people and popular sov
ereignty. The authors of the article quest for the development of a non-evaluative
theoretical toolkit, in order to take into account all the different nuances, varieties
and ambivalences of the populist phenomenon emerging in the European political
landscapes. In this effort, Ernesto Laclaus approach to populism is considered as a
substantial starting point. The article provides a critical assessment of Laclaus ap
proach, synthetically describing its main features and arguments, and assessing them
with some of the main critics that, mainly within the post-Marxist field, have been
engaged in a fruitful debate with Laclau. Lately, the article provides a first sample of
the potential of the use of a laclausian approach to populism for the analysis of three
cases of social and political movements that have been emerging in Italy during the
last years, in order to outline a possible research agenda for the future: the Five Star
Movement; the movement against the high speed train in Val Susa, in the Piedmont
region; the movement in defence of water resources as commons.
Keywords: Laclau. Populism. Democracy. Post-Marxism. Italian Social and
Political Movements.
1.Introduzione
Uno spettro si aggira per lEuropa: lo spettro del populismo. Si potrebbe
parafrasare il celebre incipit di Marx ed Engels per sintetizzare il dibattito e le
* Universit Telematica Internazionale Uninettuno, a.cirulli@uninettunouniversity.net.
** Universit del Piemonte Orientale, enrico.gargiulo@unipmn.it.
TEORIA POLITICA. NUOVA SERIE, ANNALI IV
2014: 295-322
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Saurugger, 2014.
Panizza, 2005; Stanley, 2008.
Mastropaolo, 2005: 56.
Mudde, 2013.
Mastropaolo, 2013.
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sviluppatesi allincirca negli ultimi venti anni, con una particolare attenzione ai
contributi che hanno indagato le ambivalenze dei fenomeni populisti in relazione alle criticit della democrazia contemporanea; nel terzo presenteremo gli
elementi portanti della proposta teorica di Laclau; nel quarto approfondiremo
alcuni aspetti dellapproccio laclausiano, che emergeranno anche attraverso un
confronto critico con altri studiosi; infine, individueremo alcuni possibili casi di
studio, riconducibili al contesto socio-politico italiano, su cui testare lapproccio di Laclau, nella prospettiva dello sviluppo di una nuova agenda di ricerca13.
2. Populismo, malessere democratico e rigenerazione della democrazia
Tra gli autori che si sono occupati del populismo, Margaret Canovan considera la sovranit popolare come uno dei concetti chiave della politica moderna. In
conseguenza di questa centralit, il concetto di popolo, e i processi attraverso cui
il popolo viene costruito e/o percepito dai diversi attori socio-politici, risultano
essere fondamentali per lanalisi della democrazia e dei suoi mutamenti.
Secondo Canovan, una certa dose di populismo inevitabile a causa delle ambivalenze della politica moderna, e della democrazia in particolare. La sovranit
popolare un mito fondante della politica rappresentativa moderna, espressa
dallidea che noi il popolo siamo la fonte dellautorit politica14.
Questa idea di base della sovranit popolare, per, viene declinata in modalit diverse nella democrazia rappresentativa. Secondo la studiosa inglese, infatti,
possiamo differenziare due facce della democrazia, una pragmatica e unaltra
salvifica (pragmatic e redemptive). Due facce o tendenze opposte, ma comunque interdipendenti15. Nella tendenza pragmatica, la democrazia vista essenzialmente come un modo per gestire pacificamente interessi e punti di vista in
conflitto, in un contesto di mobilitazione e comunicazione di massa16, in quella
salvifica, invece, la democrazia viene considerata la promessa della costruzione
di un mondo migliore attraverso lazione del popolo sovrano17. Linterdipendenza e le tensioni tra queste due facce della democrazia sono importanti per
comprendere i processi democratici. La faccia pragmatica evidenzia la necessit
di istituzioni di mediazione per amministrare le moderne societ complesse, per
la visione salvifica del popolo come legittima entit sovrana fondamentale, e la
conseguente concezione della democrazia come meccanismo attraverso il quale
si esprime la vox populi, entrano in conflitto con il sistema istituzionale richiesto
per il funzionamento stesso della democrazia.
Questa interdipendenza e tensione essenziale tra le dimensioni pragmatica e
salvifica della democrazia fa s che i concetti di popolo e di sovranit popolare siano, allo stesso tempo, centrali e conflittuali. proprio da questa tensione essen13
Il presente articolo diventato nostro malgrado un omaggio alla memoria di Ernesto Laclau,
scomparso prematuramente lo scorso 13 aprile 2014.
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Canovan, 2005: 128.
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Canovan, 1999.
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Canovan, 1999: 10.
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Canovan, 1999: 11.
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Nellanalisi di questi due autori, prevale proprio il timore per questo rafforzamento delle tendenze populiste, con la conseguente ulteriore crisi della democrazia rappresentativa. I diversi mutamenti sociali, economici, culturali e politici
in atto negli ultimi anni (globalizzazione, crisi dello stato, crisi della legittimit
democratica) delineano uno scenario che appare favorevole alla diffusione delle
diverse forme pericolose di populismo.
Tra i diversi animatori del dibattito politologico sul populismo in corso negli
ultimi anni, anche Andr-Pierre Taguieff propone un giudizio non completamente negativo del fenomeno populista, sottolineandone le ambivalenze e gli
aspetti potenzialmente positivi per il rafforzamento della democrazia. Afferma
infatti lo studioso francese: mentre i liberali elitari vedono nel populismo solo
un dispositivo antidemocratico, a me sembra pi fecondo, in un processo interpretativo (polemicamente neutro), avanzare lipotesi che attraverso le sue molteplici espressioni (anche quelle pi grottesche), il populismo celi un incitamento
a rigenerare la democrazia dallinterno, ricordando al sistema politico che il
suo principio di legittimazione resta la sovranit del popolo e che la vita politica
in democrazia non pu essere ridotta al rispetto delle forme procedurali. Nel
populismo contemporaneo si pu cos ravvisare una rivolta dei cittadini contro la
riduzione della democrazia al formalismo dello stato di diritto e alla difesa istituzionale dei diritti delluomo, o anche una ribellione contro la tendenza crescente
alla giuridicizzazione della politica23.
Il populismo costituisce cos per Taguieff un fenomeno sociopolitico instabile, polisemico e ambivalente. Il suo significato politico oscilla tra liperdemocra
ticismo dei richiamo alla democrazia partecipativa, lo pseudodemocraticismo di
quelli che lautore definisce gli adulatori del popolo e lantidemocraticismo
delle organizzazioni, dei leader e dei movimenti populisti apertamente ostili alle
forme della democrazia. Come egli sottolinea efficacemente: gli sviluppi del
populismo, nella politica moderna, devono [...] essere seguiti come le infinite
deformazioni dellombra della democrazia24.
La democrazia contemporanea, per Taguieff, si trova a dover gestire la doppia
minaccia dalla colonizzazione economica del regno dalla politica (con al centro
clienti o consumatori pi che cittadini) da un lato, e delle spinte escludenti neocomunitariste, dallaltro. Da questa doppia minaccia rischia di emergere come vincitore un populismo eccessivo, che nega la politica costituendo un
processo antipolitico. soltanto superando la contraddizione tra liberalismo e
democrazia partecipativa che, secondo questo autore, possibile salvare la democrazia.
Gli studiosi su cui ci siamo brevemente soffermati in questo paragrafo, in
sintesi, pur riconoscendo la non completa estraneit alla politica democratica
delle tendenze populiste, ne sottolineano soprattutto gli aspetti politicamente
patologici, enfatizzando spesso i rischi del neopopulismo in ascesa, considerati
particolarmente rilevanti nellattuale contesto di trasformazione sociopolitica e
di crisi della democrazia. Per comprendere meglio le prospettive e le caratteristi23
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che dello spettro populista che sembra minacciare le democrazie europee, tuttavia, necessario approfondire e dipanare il legame ambivalente tra richiamo del
popolo e democrazia, seguendo un approccio attento a rifuggire facili giudizi
di valore, tanto positivi quanto negativi. Da questa prospettiva, lapproccio di
Laclau rappresenta un importante e interessante punto di partenza.
3. Il populismo dalla prospettiva di Laclau: una breve sintesi
Ernesto Laclau tratta il populismo in maniera senza dubbio anticonvenzionale: consapevole del suo carattere indeterminato, ma considera tale indeterminatezza un riflesso della realt sociale a cui esso fa riferimento. Per questa ragione,
egli piuttosto critico nei confronti di tutte quelle analisi che attribuiscono a priori etichette peggiorative ai fenomeni populisti. A suo parere, infatti, tali analisi
sono costruite a partire da due assunti piuttosto discutibili25:
il populismo sarebbe qualcosa di vago e indeterminato quanto al pubblico
di riferimento, ai discorsi che lo caratterizzano e ai suoi postulati di fondo;
il populismo sarebbe nientaltro che pura retorica.
A questi due assunti, lo studioso argentino contrappone alcune premesse radicalmente alternative, sulle quali si innestano poi le sue analisi successive, che
possono essere sintetizzate in tre punti:
la vaghezza e lindeterminatezza non sono un limite del populismo, ma un
riflesso della realt sociale a cui esso fa riferimento;
la retorica non un aspetto che caratterizza soltanto alcuni discorsi politici, ma un elemento essenziale di ogni discorso politico;
il populismo non una degenerazione della politica, ma un carattere necessariamente presente al di sotto di ogni processo costitutivo del politico.
Il filo conduttore che permette di legare gli argomenti che si sviluppano a partire da questi tre punti costituito dal concetto di egemonia, che Laclau riprende
da Gramsci. Il significato che Laclau attribuisce a questo concetto comincer a
emergere in maniera pi chiara esaminando in dettaglio le tre premesse da cui
muove il ragionamento laclausiano26.
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ogni identit risulta ora costruita allinterno di questa tensione tra una logica
differenziale e una logica equivalenziale33.
Tra le domande equivalenti, poi, ne deve emergere una che, senza cessare di
essere una differenza particolare, riesca ad acquisire un significato universale, rappresentando cos seppur in maniera mai del tutto completa la totalit delle
domande. In altre parole, deve emergere una sorta di denominatore comune che
incarni la totalit della serie34. Quando ci accade, quando si realizza cio questa
operazione di assunzione da parte della particolarit di un significato universale
incommensurabile, allora si ha unegemonia35. Lidentit che emerge come universale vale a dire lidentit egemonica una differenza, per cos dire, spaccata in due tra la particolarit che essa ancora incarna e il significato pi universale
di cui diventa la portatrice36; come tale diventa simile a un significante vuoto37,
ossia a un segno che incarna nella sua particolarit una pienezza irrealizzabile38.
3.2. Retorica e discorsi politici: un nesso inscindibile
E veniamo cos attraverso il ruolo del significante vuoto e, pi in generale,
del linguaggio nella costruzione del popolo al secondo dei tre punti individuati allinizio. Secondo Laclau, la retorica che contraddistingue i discorsi populisti
non sarebbe una prerogativa del populismo, ma un aspetto essenziale di ogni
discorso politico. Non soltanto, secondo lo studioso argentino la retorica parte
integrante di ogni struttura concettuale: nessuna struttura di questo genere pu
essere internamente coesa in assenza di dispositivi retorici39.
Laclau, a riguardo, fa sua lidea secondo cui le distorsioni del significato che
inevitabilmente contraddistinguono il linguaggio40 hanno il compito di esprimere qualcosa che in termini letterali non sarebbe esprimibile41. Nello specifico,
luso di un termine figurato in assenza di un termine letterale la catacresi, nella
retorica classica non sarebbe un accorgimento linguistico occasionale, ma il
comune denominatore della retorica in quanto tale.
La catacresi riveste un ruolo centrale nella costruzione teorica di Laclau: linnominabile in senso letterale infatti il popolo. Come abbiamo visto, questultiLaclau, 2008: 66.
Laclau, 2008: 90.
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Laclau, 2008: 66.
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Laclau, 2008: 66.
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Laclau, oltre alla categoria di significante vuoto introduce la categoria di significante fluttuante.
Un significante di questultimo genere caratterizzato da un significato sospeso, in quanto soggetto
alla pressione strutturale di progetti egemonici alternativi (Laclau, 2008: 124).
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Laclau, 2008: 67.
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Laclau, 2008: 63.
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Il linguaggio, secondo Laclau, distorto in quanto esige, come condizione del proprio funzionamento, di nominare qualcosa che intrinsecamente innominabile. In questo senso, la carenza di
parole il fatto cio che le cose da nominare siano numericamente superiori alle parole a disposizione
per nominarle non sarebbe una condizione riferibile soltanto a uno stadio primitivo della societ, ma
una condizione costitutiva del linguaggio. Il linguaggio ordinario, dunque, non letterale ma figurato:
senza nominare cio che innominabile non ci sarebbe linguaggio.
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Laclau, 2008: 67.
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Supponiamo, poi, che questo nesso tra lotte antirazziste e lotte sindacali continui
per un certo periodo: in quel caso le persone cominceranno a sentire che c un
nesso naturale tra i due tipi di lotta. Cos la contiguit comincer a tramutarsi in
una analogia, e la metonimia in una metafora50.
Il nome si distacca quindi dal concetto, mentre il significante si distacca dal
significato51. Spostandoci dal piano della retorica a quello della politica in senso
stretto, il processo attraverso il quale una domanda, da democratica, diventa popolare pu essere descritto nel seguente modo: una specifica domanda inizialmente, una semplice domanda tra le tante acquista dun tratto una centralit
inaspettata e diventa il nome di qualcosa che la eccede, di qualcosa che non pu
controllare ma che diventa comunque un destino da cui non pu fuggire52.
3.3. Il populismo la natura del politico
E arriviamo infine al terzo dei tre punti individuati allinizio: il populismo
non una perversione della politica, ma la manifestazione pi pura del politico.
Vediamo pi in dettaglio questo passaggio: la costruzione del popolo , secondo Laclau, latto politico per eccellenza53. Si tratta di un atto non ordinario
ma eccezionale, che, per essere compiuto, richiede la costituzione di frontiere
antagonistiche allinterno del sociale54.
La costituzione di queste frontiere laspetto centrale della nozione di politico. Tale nozione, nellaccezione in cui la usa Laclau, differente da quella di
politica. Riprendendo le parole di Chantal Mouffe con la quale Laclau ha
condiviso un pezzo del suo percorso di ricerca, scrivendo il gi citato Egemonia
e strategia socialista possiamo dire che il politico ha a che fare con la formazione di un noi in quanto contrapposto a un loro ed sempre connesso a
forme collettive di identificazione; ha a che fare con il conflitto e lantagonismo
ed perci il regno della decisione, non della libera discussione55. Quindi, se la
politica coincide con linsieme delle pratiche e delle istituzioni mediante le quali
si crea un ordine, ossia si organizza la coesistenza umana nel contesto conflittuale determinato dal politico, questultimo coincide invece con la dimensione
dellantagonismo costitutiva delle societ umane56.
La fissazione delle frontiere, come abbiamo visto, passa per il piano retorico:
la stabilizzazione di un significante, che si fa significante vuoto, consente di unificare domande eterogenee in ununica identit popolare. La catena cos costituita
rende possibile lemergenza del particolarismo delle domande, ma al contempo
le subordina a s, trasformandosi nella loro necessaria superficie di iscrizione57.
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Le differenze, in altre parole, pur trovando riconoscimento come istanze autonome, vengono ricondotte a unit. E questa unit possibile in quanto si costruisce
attraverso lopposizione a ci che al di l della frontiera.
Ora, ogni movimento politico ha bisogno, secondo Laclau, di questa opposizione costitutiva. In questo senso, allora, il politico, inteso come la costruzione
di un popolo attraverso la fissazione di frontiere antagonistiche, sinonimo di
populismo. Dunque, la risposta alla domanda che lo studioso argentino pone
il populismo davvero una fase transitoria, frutto dellimmaturit degli attori
sociali, destinato a essere superato sempre in un secondo momento, o invece
una dimensione costante dellazione politica, che necessariamente affiora (con
gradazioni diverse) in tutti i discorsi politici, sovvertendo e complicando le operazioni delle ideologie cosiddette mature?58 alla luce delle sue categorie
non pu che essere la seguente: non una fase transitoria ma una dimensione
costante della politica.
Lessenza della politica, di conseguenza, , secondo Laclau, la lotta per legemonia; una lotta che nasce a partire dallambiguit fondamentale del sociale: ci
sono pratiche egemoniche perch tale non-fissit radicale rende impossibile la
valutazione della lotta politica come un gioco in cui lidentit delle forze contrapposte viene costituita fin dallinizio59. La lotta per legemonia, dunque, aperta,
in quanto non pu essere legata a nessun tipo di teleologia60. In altre parole,
dalla prospettiva laclausiana ci pu essere egemonia se ha luogo un processo di
investimento radicale su una specifica domanda sociale che, da particolare, riesce
al contempo a farsi universale.
4.Rischi e possibilit nella costruzione del popolo: la sfida di Laclau
al pensiero politico contemporaneo
La proposta teorica di Laclau stata sottoposta a numerose critiche. Bersaglio delle polemiche, in particolare, sono la nozione di populismo giudicata
troppo vaga, oppure considerata inadatta a distinguere tra populismi buoni
e populismi cattivi e la scelta di rinunciare a ragionare in termini di classi
sociali. Anche la definizione di popolo esplicitata dallo studioso argentino nei
suoi lavori spesso non ha incontrato consensi unanimi.
Da queste critiche ha preso corpo un dialogo serrato a volte diretto altre
volte indiretto tra Laclau e altri studiosi, che ha avuto il merito di chiarire il
significato di alcune delle categorie contese, rendendole pi direttamente applicabili allanalisi di fenomeni politici concreti. Nelle prossime pagine, dunque,
saranno approfondite alcune di queste categorie ricostruendo senza alcuna
pretesa di esaustivit e di completezza parte del dibattito sorto a partire dai lavori dello studioso argentino. In questo modo, sar possibile evidenziare meglio
la portata e loriginalit delle sue proposte teoriche e analitiche nel panorama
degli studi contemporanei sul populismo.
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Per le ragioni qui articolate, la proposta di Laclau si differenzia nettamente dalluso ostensivo, quasi sostanzialistico del termine popolo che pu
essere ravvisato in molti discorsi politici e giornalistici sullattualit europea68.
Nellambito di questi discorsi, infatti, come nei grandi racconti fondativi delle
democrazie post-rivoluzionarie, [...] popolo torna ad essere [...] una grandezza auto-evidente dello scenario politico-sociale, un soggetto collettivo assunto
come fonte primaria di ogni autentica legittimazione democratica, ma privo di
qualsiasi caratterizzazione che non sia quella, negativa, dellesclusione dallesercizio del potere69.
In maniera radicalmente differente, nei lavori di Laclau il popolo tutto
fuorch unentit auto-evidente, priva di caratterizzazioni che non siano esclusivamente negative, ma si presenta piuttosto come un soggetto che, attraverso
un percorso di articolazione complesso e dagli esiti niente affatto scontati, ac
quisisce un carattere positivo, crea equivalenze laddove vi erano soltanto differenze, trasformando le richieste in reclami e fissando in unidentit mai
per del tutto stabile istanze eterogenee attraverso la contrapposizione a
unautorit.
Una visione del popolo come entit non auto-evidente distanzia i lavori di
Laclau da quelli di Michael Hardt e Antonio Negri. Questi due autori, infatti,
nella lettura che ne d lo studioso argentino, teorizzano che tutte le battaglie
sociali, seppur tra loro sconnesse, convergano nella costituzione di un soggetto
emancipatorio chiamato moltitudine70. Tale categoria, elaborata a partire da
una nozione deleuziana/nietzschiana di immanenza, collegata al processo di secolarizzazione della modernit, implica lintervento di un meccanismo universale
e presuppone lemergere spontaneo di un attore storico universale71. In altre
parole, la moltitudine si viene a formare in assenza di una mediazione politica:
per Hardt e Negri: assolutamente naturale che gli oppressi si ribellino: la loro
unit solo lespressione di una tendenza spontanea alla convergenza. Lunit,
come un dono del Cielo, occupa nella loro teoria il posto che attribuiamo qui
allarticolazione egemonica. Siccome lotte verticali separate non hanno bisogno
di nessi orizzontali tra di loro, ogni costruzione politica scompare. Il solo principio che garantisce lunirsi della moltitudine attorno a uno scopo comune ci
che gli autori chiamano lessere contro: si tratta di essere contro qualsiasi cosa,
in qualsiasi luogo72.
Alluniversalit parziale e politicamente costruita di Laclau, insomma, si contrappone ununiversalit soggiacente e spontanea: la tendenza naturale alla rivolta, dalla prospettiva di Hardt e Negri, rende superflua qualsiasi articolazione
delle diverse istanze. Dunque, sebbene la categoria di essere contro proposta
dai due studiosi possa sembrare simile a quella laclausiana di significante vuoto, a uno sguardo pi attento manifesta la sua distanza da questultima.
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Lenfasi eccessiva sulla spontaneit dei moti di rivolta, inoltre, porta Hardt e Negri a cadere, ad avviso di Laclau, in un macroscopico fraintendimento:
la strategia scompare completamente, mentre interventi tattici, sconnessi tra di
loro, diventano lunica alternativa possibile73. Lo studioso argentino, su questo
punto, particolarmente critico: se da un lato ritiene salutare labbandono delle
strategie tipiche di buona parte della tradizione socialista, incentrate sulloperativit di leggi infallibili e sullidea che gli agenti sociali siano mossi da rigide
appartenenze di classe, dallaltro ritiene che un legame tra le singole lotte sia non
soltanto opportuno, ma necessario. In assenza di un qualche legame, infatti, la
frammentazione di qualsiasi mobilitazione un esito praticamente scontato.
Hardt e Negri, dunque, sembrano aver intrapreso un percorso destinato a un
sicuro fallimento: soltanto le lotte puntuali e verticali sono ritenute passibili di
un impegno militante, mentre la loro articolazione lasciata a Dio (o alla Natura). In altre parole, assistiamo al tramonto della politica74.
Un percorso pi affine allimpostazione di Laclau sembra essere invece quello
intrapreso da Jacques Rancire. Egli, infatti, riconoscendo la necessit di un processo articolatorio, attribuisce una notevole centralit al ruolo svolto da una parte
che funge da tutto. Lo studioso argentino, a riguardo, sottolinea come il filosofo
francese colga con acume la funzione universale svolta dalle lotte particolari che
sono investite di un significato simbolico che trascende la loro particolarit75.
Secondo Rancire, infatti, la politica fa la sua comparsa quando esiste una parte
dei senza parte, una parte o un partito dei poveri. Non vi politica semplicemente perch i poveri si oppongono ai ricchi. Si deve piuttosto affermare che la
politica vale a dire linterruzione dei semplici effetti del dominio dei ricchi
ci che permette ai poveri di sussistere come entit. La pretesa esorbitante del
demos di essere il tutto della comunit non fa che portare a compimento a suo
modo il modo della fazione la condizione della politica. La politica esiste nel
momento in cui lordine naturale del dominio viene interrotto dallistituzione di
una parte dei senza parte. Tale istituzione rappresenta il tutto della politica come
forma specifica di legame, e definisce lelemento comune della comunit come
comunit politica, ovvero divisa, fondata su un torto che sfugge allaritmetica
degli scambi e dei rimedi76.
Laclau, inoltre, si dichiara daccordo con Rancire nel sostenere che il conflitto politico differisce da ogni altro conflitto di interessi, poich il secondo
sempre dominato dalla parzialit di qualcosa che calcolabile, mentre il primo
mette in questione il principio di calcolabilit in quanto tale77.
Laclau, 2008: 229.
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La citazione tratta da Bonaiuti, 2013: 159. Questultimo sintetizza efficacemente il pensiero
del filosofo francese affermando che la politica il territorio in cui trova espressione la soggettivazione di una parte che sia composta da coloro che non hanno in realt alcuna parte. Entro certi limiti,
che vanno ora precisati, essa corrisponde a una possibile denominazione del popolo, in quanto tale
formula si adatta alla designazione di qualsiasi attore della scena politica che si proponga unazione
emancipativa rispetto allordine fattuale e giuridico esistente (Bonaiuti, 2013: 158).
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attori sociali. Gli operai, per esempio, lavorando tutti in un certo quartiere, con
occupazioni simili, e avendo lo stesso accesso ai beni di consumo, alla cultura,
agli spazi ricreativi, possono illudersi che, a dispetto della loro eterogeneit, tutte le loro domande provengano dallo stesso gruppo, e ci sia pertanto un nesso
naturale o essenziale tra di loro. quando le domande si fanno pi eterogenee
nellesperienza vissuta della gente che la loro unit attorno a un gruppo dato
per scontato messa in discussione. A quel punto, le logiche di costruzione
del popolo come entit contingente si fanno pi autonome dallimmanenza
sociale, ma, proprio per questa ragione, pi costitutive nei loro effetti. questo
il momento in cui il nome, inteso come punto di raccordo e investimento, non
esprime pi lunit del gruppo, ma ne diventa il fondamento97.
Riconoscere che la classe non pi considerabile ammesso e non concesso
che lo sia mai stata come ununit a priori, come unentit oggettiva data per
scontata, non significa dunque rinunciare a un qualche fondamento nella costruzione di una mobilitazione98. Il fondamento, pi che in un gruppo specifico,
individuato da Laclau nella logica articolatoria99. Una logica del genere entra in
funzione quando, nel contesto di un regime repressivo, una domanda di natura
particolare riesce a essere vista e giudicata come unattivit anti-sistema, assumendo quindi un significato che trascende la sua particolarit e accedendo a una
dimensione universale. Questa domanda particolare che si fatta universale pu
ispirare poi, in differenti settori sociali, altre domande, incentrate su lotte diverse, spingendole a unirsi. Ognuna di queste domande, dunque, slegata dalle altre e quindi particolare ma, al contempo, legata alle altre, formando una
catena di equivalenze i cui anelli sono latori, ognuno a suo modo, di un significato anti-sistema. Perch la catena tenga, serve un equivalente generale che la rappresenti come unitaria: una particolarit dovr assumere la rappresentazione
della catena come totalit. Questa la mossa egemonica in senso stretto: il corpo
di una particolarit assume una funzione di rappresentazione universale100.
Torniamo cos a quanto anticipato in precedenza: il concetto di egemonia
centrale nellanalisi laclausiana, costituendo il nucleo del percorso di articolazione delle istanze differenti. La mossa egemonica, infatti, si ha quando ha
luogo la cristallizzazione delle differenti domande. allora che il popolo del
populismo si costituisce, che emerge unidentit discorsiva che non rappresenta
pi le domande democratiche come equivalenti, bens il legame equivalenziale
in quanto tale. E, bench il legame fosse originariamente subordinato alle domande, ora reagisce su di esse e, con uninversione della relazione, comincia a
fungere da fondamento101.
La rinuncia al fondamento costituito dalle classi, dunque, non equivale affatto alla rinuncia a un fondamento, seppur contingente e mutevole, rappresentato
Laclau, 2008: 218.
In altre parole, a essere messa in questione non lesistenza sociologica delle classi sociali quali
espressioni dei processi produttivi, quanto piuttosto la rilevanza dellidentit di classe nella formazione
e nello sviluppo di mobilitazioni e conflitti politici.
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Laclau, 2010: 301-304.
100
Laclau, 2010: 302.
101
Laclau, 2008: 88.
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dalla logica articolatoria e dallegemonia. La proposta di Laclau, per questa ragione, appare immune dalle accuse di esporsi a derive post-moderniste avanzate
da alcuni autori.
Esemplificativa di queste accuse la posizione di Carlo Formenti, il quale
ha etichettato come erronea e fuorviante linterpretazione laclausiana del concetto gramsciano di egemonia102. Secondo Formenti, nello specifico, Laclau si
sarebbe allontanato da Gramsci nel momento in cui ha sostenuto che: a) le
identit sociali non sono determinate da fattori oggettivi (dal ruolo nel processo
produttivo), ma sono il prodotto mutevole di formazioni egemoniche103; b) la
classe sarebbe priva di consistenza strutturale, presentandosi piuttosto come il
prodotto di una costruzione discorsiva104. Tali affermazioni, dunque, inserirebbero pienamente Laclau allinterno di un paradigma postmoderno, ben lontano
dalla visione e dagli obiettivi gramsciani. Questi ultimi, al contrario, sarebbero orientati non a negare lesistenza di identit sociali oggettive, preesistenti a
qualsiasi messa in forma discorsiva, ma piuttosto denunciare i limiti dellazione
spontanea delle classi subalterne, destinata a restare frammentaria, episodica e
soggetta alliniziativa egemonica delle classi dominanti105.
Diversamente da quanto affermato da Formenti, tuttavia, la posizione di
Laclau molto vicina a quella che egli attribuisce a Gramsci. Lo studioso argentino, infatti, come si visto in precedenza, tutto fuorch un sostenitore
dello spontaneismo. Le sue aspre critiche a Hardt e Negri, del resto, vanno
proprio in questa direzione: a differenza dei due studiosi, egli ritiene che i gruppi subalterni non scelgano la via dellantagonismo grazie a una sorta di cona
tus spinoziano, una propensione sana e naturale della gente alla rivolta106, ma
che, piuttosto, lo facciano attraverso la creazione di una logica equivalenziale,
ossia mediante lazione di una specifica domanda che riesce a trasformarsi in
significante vuoto. Inoltre, Laclau ben consapevole dei rischi derivanti dallazione dei gruppi dominanti: nel suo schema, infatti, possibile che il regime
oppressivo stesso si impegni in unoperazione egemonica e tenti di assorbire in
maniera trasformistica (per usare un termine gramsciano) alcune delle domande
dopposizione. In tal modo il regime pu destabilizzare la frontiera che lo separa dal resto della societ. La maniera per farlo rompere il legame tra una domanda particolare e la sua relazione equivalenziale con tutte le altre. Se la logica
equivalenziale universalizza le domande rendendole portatrici di un significato
che trascende le loro particolarit, loperazione trasformistica particolarizza le
domande neutralizzando il loro potenziale equivalenziale. Questa seconda logica, che esattamente lopposto di quella equivalenziale, quella che chiamo
logica differenziale107.
102
Non chiaramente possibile concentrarsi, in questa sede, sul concetto di egemonia in Gramsci n, di conseguenza, sulla correttezza dellinterpretazione che ne d Laclau. Per un approfondimento
di questo concetto si rimanda a Caruso, 2012.
103
Formenti, 2013: 66.
104
Formenti, 2013: 142.
105
Formenti, 2013: 144.
106
Laclau, 2008: 230.
107
Laclau, 2010: 303.
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Un secondo esempio di mobilitazione su cui testare larmamentario concettuale laclausiano riguarda il Movimento contro il treno ad alta velocit (No Tav),
sviluppatosi in Val Susa negli ultimi due decenni. Questo movimento rientra
ben poco nellaccezione classica del populismo, pur manifestandone, al pari
di molte altre mobilitazioni locali, almeno un tratto fondamentale: il richiamo
allimmagine di un popolo coeso e virtuoso, la cui integrit minacciata dalle
lite economiche e da quelle politiche, ben rappresentate dai partiti116. Sono
assenti invece i tratti del popolo nazione, apertamente rifiutati dai suoi partecipanti. Al contempo, sono presenti soltanto in minima parte i tratti del popolo
sovrano: tendenzialmente, le critiche non sono rivolte in maniera indiscriminata
ai partiti, ai magistrati o alla casta, ma esclusivamente ad alcuni soggetti politici e ad alcuni esponenti della magistratura. Pi in generale, il movimento di
cui fanno parte anche numerosi attori politici locali non si scaglia contro la
politica istituzionale in quanto tale, ma attacca un certo modo di usare la politica,
che va contro lambiente, contro linteresse comune e non rispetta la democrazia.
I tratti del popolo classe, seppur in parte presenti, non hanno una valenza centrale: le divisioni basate sulla professione e sul censo non contano di fatto; la loro
irrilevanza, dunque, sembra essere frutto pi delle modalit con cui il movimento si andato costituendo spontaneamente che non di un processo consapevole
e deliberato di sterilizzazione di tali divisioni.
Il Movimento No Tav, per contro, sembra esemplificare appieno le dinamiche descritte da Laclau. Il percorso seguito dalla mobilitazione contro lalta
velocit nasce inizialmente attorno a una protesta orientata alla difesa del territorio e del diritto delle popolazioni locali a decidere del proprio destino117.
In questa fase, che inizia gi nei primi anni Novanta, la mobilitazione rimane
concentrata prevalentemente sullalta velocit, anche se, sul tema, si estendono i
contatti al di l della valle118. Successivamente, a partire dal 2000, si cominciano
a diversificare la base sociale e il tipo di associazioni coinvolte nella protesta:
oltre ai militanti, agli attivisti e agli amministratori, a scendere in piazza sono
persone che non hanno esperienze precedenti di mobilitazione e che non fanno
parte di alcuna associazione; inoltre, fanno la loro comparsa figure variegate,
quali preti e guardiaparchi, membri della Coldiretti, vigili urbani che portano i
gonfaloni dei sindaci e sindacati di base119. Oltre allestensione della base sociale e del tipo di organizzazioni coinvolte, si assiste anche a un allargamento dei
contenuti della protesta: il tema della globalizzazione e dei suoi effetti negativi
si fa centrale120. Altrettanto centrale, inoltre, diventa il richiamo a forme di lotta
stima apparente per le forze dellordine e la propensione alla cultura delle manette. Alla seconda
si rifanno il sostegno al movimento No-Tav o analoghi, la critica alla grande industria, il sostegno
alla magistratura e il reddito di cittadinanza. A queste due impostazioni generali si devono aggiungere la polemica contro la casta, lecologismo, il radicalismo (o, meglio, populismo) democratico
e lutopismo elettronico, che rappresentano una posizione terzista, analoga a quella del partito
tedesco dei Piraten. Si tratta, insomma, si un vero patchwork ideologico-politico [...] (Dal Lago,
2013: 78-79).
116
Caruso, 2010: 206.
117
Della Porta, Piazza, 2008: 23.
118
Della Porta, Piazza, 2008: 23.
119
Della Porta, Piazza, 2008: 24-25.
120
Della Porta, Piazza, 2008: 26 e 167.
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certo senso, una impostazione che non cerca di rifarsi ad una classe sociale da
riattivare o ricomporre in quanto soggetto centrale di emancipazione e trasformazione sociale, ma, allo stesso tempo, neanche si pone in contrapposizione ad
una logica di classe.
Ciononostante, le mobilitazioni per i beni comuni sembrano rientrare, almeno in parte, allinterno della concettualizzazione laclausiana del populismo.
Letichetta beni comuni, infatti, potrebbe rappresentare il significante vuoto in
grado di catalizzare e sintetizzare istanze diverse in una rivendicazione unitaria.
Alcuni fattori che sembrano caratterizzare il movimento, per, rendono ancora
incerta la possibilit della riconfigurazione di una mobilitazione unitaria tenuta
insieme dal collante beni comuni. Ad esempio, la mancanza di una leadership
ben definita allinterno del movimento, se da un lato pu rappresentare un fattore di maggiore apertura alla partecipazione democratica nella mobilitazione,
dallaltro rende difficile costruire una frontiera antagonistica, ostacolando larticolazione di un insieme unitario124.
Una delle sfide che questo movimento pone agli studiosi, dunque, quella
di indagare se letichetta beni comuni sia adeguata ed efficace nellagglutinare realt e istanze differenti o se, invece, sia destinata a fallire perch, parafrasando Laclau, il nome non riesce a indicare il tutto e la figura retorica della
sineddoche rimane interrotta, con il rischio che il significante bene comune
rimanga fluttuante e non si fissi, non riuscendo cos a cementare tra loro le
diverse istanze.
Come si cercato di mostrare attraverso le analisi qui abbozzate, in conclusione, le potenzialit delle categorie laclausiane sono ampie. Queste categorie,
infatti, contribuiscono alla costruzione di un armamentario concettuale scevro
da giudizi di valore e, quindi, particolarmente efficace nel dare conto dei processi di frammentazione e di ricomposizione politica delle appartenenze sociali.
Il ricorso allimpianto teorico laclausiano, pi in dettaglio, pu essere utilizzato
per analizzare fenomeni tra loro altamente differenziati sul piano del significato
politico e ideologico. Laclau, infatti, mette al centro della sua riflessione i passaggi attraverso cui larticolazione politica delle diverse istanze sociali d forma
a un popolo, ma ben consapevole, al contempo, della possibilit che questo
popolo in costruzione possa connotarsi tanto in senso progressista quanto in
senso reazionario, xenofobo e autoritario. Proprio questa neutralit valoriale,
che costituisce il punto di forza della proposta avanzata dallo studioso argentino, ne rappresenta anche il tallone dAchille, non consentendo una distinzione
diretta tra popoli buoni e popoli cattivi: nellopacit della realt sociale e
politica contemporanea, tutte le vacche possono sembrare nere. Riconoscere
i tratti comuni nei processi di articolazione e costruzione dei diversi popoli
non esime allora gli studiosi dal dovere di identificare le diverse declinazioni
politico-ideologiche che, nellambito di tali processi, si possono produrre. Se agli
studiosi spetta il compito di descrivere e comprendere i processi in atto, quello di
veicolarli in una direzione piuttosto che in unaltra compete, tuttavia, agli attori
sociali e politici.
124
Per una visione critica delle potenzialit del movimento per i beni comuni cf. Vitale, 2013.
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