Sei sulla pagina 1di 28

Costruire il popolo.

Il contributo teorico
di Ernesto Laclau e le prospettive dei populismi
contemporanei
Adriano Cirulli*, Enrico Gargiulo* *
Abstract
Building the People: Ernesto Laclaus Theoretical Contribution
and the Perspectives of Contemporary Populisms
Populism is a relevant topic in current political debates and analysis. The global
financial and social crisis is fostering a reshaping of representative and liberal democ
racies. Particularly in Europe, as a result of this crisis of democratic politics, various
authoritarian, xenophobic, radical and potentially violent movements, parties and
leaders, generally labelled as populist, are springing up in several countries. Pop
ulism is a complex and protean political phenomenon. Thus, using the label popu
list just for authoritarian and anti-democratic tendencies does not allow us to grasp
all the various expressions of populism in contemporary politics, as well as the am
bivalent relationship between democracy and populism, grounded on the re-defini
tion of some key concepts for the democratic politics, like people and popular sov
ereignty. The authors of the article quest for the development of a non-evaluative
theoretical toolkit, in order to take into account all the different nuances, varieties
and ambivalences of the populist phenomenon emerging in the European political
landscapes. In this effort, Ernesto Laclaus approach to populism is considered as a
substantial starting point. The article provides a critical assessment of Laclaus ap
proach, synthetically describing its main features and arguments, and assessing them
with some of the main critics that, mainly within the post-Marxist field, have been
engaged in a fruitful debate with Laclau. Lately, the article provides a first sample of
the potential of the use of a laclausian approach to populism for the analysis of three
cases of social and political movements that have been emerging in Italy during the
last years, in order to outline a possible research agenda for the future: the Five Star
Movement; the movement against the high speed train in Val Susa, in the Piedmont
region; the movement in defence of water resources as commons.
Keywords: Laclau. Populism. Democracy. Post-Marxism. Italian Social and
Political Movements.
1.Introduzione
Uno spettro si aggira per lEuropa: lo spettro del populismo. Si potrebbe
parafrasare il celebre incipit di Marx ed Engels per sintetizzare il dibattito e le
* Universit Telematica Internazionale Uninettuno, a.cirulli@uninettunouniversity.net.
** Universit del Piemonte Orientale, enrico.gargiulo@unipmn.it.
TEORIA POLITICA. NUOVA SERIE, ANNALI IV
2014: 295-322

TEORIA POLITICA.indb 295

25/07/14 17:21

296

adriano cirulli, enrico gargiulo

paure che caratterizzano lattualit politica e sociale nel vecchio continente, e


non solo. La crisi economica e finanziaria esplosa con tutta la sua gravit a partire
dal 2008, e in generale il processo di profonda riconfigurazione dei rapporti tra
economia, politica e societ che si sta producendo in questi ultimi anni, hanno
rimesso al centro del dibattito politico e sociale le questioni delle nuove povert,
della disuguaglianza sociale in aumento, della precarizzazione delle esistenze, e
i timori e le paure che a questi fenomeni sono collegati. Una situazione incerta e
conflittuale che, nei paesi europei maggiormente colpiti dai morsi di questa riconfigurazione socioeconomica, ha comportato una enorme diffusione della sfiducia
di cittadine e cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche e delle classi
politiche nazionali, cos come nei riguardi delle istituzioni europee e dellintero
processo di integrazione1. Uno scenario che, secondo diversi osservatori e analisti, rappresenta un terreno fertile per laffermazione di leader populisti, abili
imprenditori politici pronti a cavalcare con successo le paure dei cittadini e la
delegittimazione delle istituzioni democratiche, a livello locale ed europeo, paventando un futuro di crescente razzismo, xenofobia, autoritarismo e violenza.
Nella ormai sconfinata letteratura scientifica sul populismo, si registrano
molteplici approcci, definizioni e giudizi relativi a questo complesso fenomeno.
Forse, lunico punto di accordo tra i diversi studiosi che si sono occupati del
tema proprio la scivolosit del termine populismo, ossia il riconoscimento delle
difficolt che si incontrano nel volerne individuare le caratteristiche principali
ed essenziali allo scopo di utilizzarlo per descrivere e comprendere fenomeni
sociali e politici ben definiti2. Per questo motivo, in un periodo in cui il termine
populismo abbondantemente usato anche nel dibattito pubblico non scientifico, risulta particolarmente necessario un ulteriore sforzo da parte della comunit
scientifica per fornire maggiori elementi in grado di favorire una migliore comprensione della complessit del fenomeno populista, al fine di evitare banalizzazioni e semplificazioni. Coma nota giustamente Alfio Mastropaolo: la patente
di populista oggi concessa con disinvoltura non solo a una folla di regimi e
movimenti democraticamente non troppo scrupolosi ma a ogni nuovo venuto, il
cui stile e i cui discorsi, marcati dalla retorica del popolo, non siano agevolmente
riconducibili agli schemi politici prevalenti3.
Una delle banalizzazioni, o delle eccessive semplificazioni, relative alla recente affermazione dei populismi in Europa e non solo, riguarda la frequente
associazione del populismo alla tipologia dei movimenti reazionari, tendenzialmente autoritari, xenofobi o apertamente razzisti, espressione di egoismo e sciovinismo. Questo facile accostamento, riteniamo, offre solo uno sguardo parziale
e incompleto su un fenomeno ben pi complesso4. Un fenomeno che si collega
certamente ai rischi di involuzione autoritaria, ma anche alle possibili ricostruzioni e ridefinizioni politiche e sociali collegate allattuale crisi/trasformazione
della democrazia5. Le democrazie contemporanee, come stato ben evidenziato
1
2
3
4
5

Saurugger, 2014.
Panizza, 2005; Stanley, 2008.
Mastropaolo, 2005: 56.
Mudde, 2013.
Mastropaolo, 2013.

TEORIA POLITICA.indb 296

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

297

e descritto da diversi studiosi, si trovano a dover affrontare, per le importanti


trasformazioni tecnologiche, sociali ed economiche avvenute negli ultimi anni,
il progressivo svuotamento di senso e significato degli elementi essenziali e costitutivi della democrazia rappresentativa, e in particolare del legame di fiducia
materiale e sostanziale tra il popolo, detentore formale della sovranit, e la
classe politica rappresentante6. Le tendenze tecnocratiche della postdemocrazia
evidenziate da Colin Crouch7, la crescente sfiducia dei cittadini nei confronti dei
sistemi politici che, secondo Pierre Rosanvallon, caratterizza lo scenario di controdemocrazia nelle societ contemporanee8, cos come la trasformazione della
rappresentanza nel contesto di estrema mediatizzazione della politica che, secondo Bernard Manin, caratterizza lattuale fase di audience democracy9, si innestano
proprio su questo cortocircuito tra rappresentanti e rappresentati al centro della
crisi, o della trasformazione, della politica contemporanea10.
Una proposta differente, che consente di sviluppare unanalisi attenta alle
ambivalenze e alle complessit del fenomeno populista contemporaneo, mantenendosi distante da giudizi di valore, fornita Ernesto Laclau. Nei suoi lavori
in particolar modo in quelli pi recenti lo studioso argentino ha articolato
un approccio al populismo volutamente a-normativo, orientato a svelare la centralit della categoria popolo e della sua costruzione nella prassi della politica
contemporanea. Nella prospettiva laclausiana che si sviluppa senza dubbio a
partire dal contatto diretto dellautore con il contesto politico sudamericano11,
il populismo non pi una distorsione patologica della democrazia, quanto piuttosto un momento fisiologico e interstiziale, o una periferia interna12, della
politica democratica.
Larticolo qui proposto intende contribuire alla rigenerazione del dibattito
teorico-politico e politologico sul populismo allo scopo di sviluppare un armamentario concettuale adatto ad affrontare in maniera pi efficace le sfide veicolate dalla crisi della democrazia contemporanea; crisi che vede nella ricostruzione conflittuale del popolo, declinata in variegate espressioni ideologiche, uno
dei nodi centrali e pi problematici. In questo sforzo di rilancio del dibattito
teorico sulla concettualizzazione dei populismi contemporanei, riteniamo che
lapproccio di Laclau costituisca una prospettiva particolarmente fertile in quanto consente di approcciare in maniera a-valutativa la complessit del fenomeno
populista.
A tal fine, larticolo sar strutturato nel seguente modo: nel secondo paragrafo forniremo una sintetica panoramica delle principali teorie del populismo
Con riferimento ai rapporti tra democrazia e populismo, cf. Paz, 2001a; 2011b.
Crouch, 2003.
8
Rosanvallon, 2006.
9
Manin, 1997. Sul populismo come stile caratterizzante lattuale mediatizzazione della politica
si veda anche Moffitt, Tormey, 2014.
10
Panizza, 2005: 14.
11
Per quanto riguarda la lettura laclausiana del peronismo, cf., in particolare, Laclau, 2008: 203209. Un riferimento essenziale per lanalisi sociologica e politologica del peronismo e, pi in generale,
del populismo in America latina, si trova in Germani, 1973. Quanto invece allimportanza della leadership nei populismi latinoamericani, cf. Zanatta, 2002.
12
Arditi, 2005: 77.
6
7

TEORIA POLITICA.indb 297

25/07/14 17:21

298

adriano cirulli, enrico gargiulo

sviluppatesi allincirca negli ultimi venti anni, con una particolare attenzione ai
contributi che hanno indagato le ambivalenze dei fenomeni populisti in relazione alle criticit della democrazia contemporanea; nel terzo presenteremo gli
elementi portanti della proposta teorica di Laclau; nel quarto approfondiremo
alcuni aspetti dellapproccio laclausiano, che emergeranno anche attraverso un
confronto critico con altri studiosi; infine, individueremo alcuni possibili casi di
studio, riconducibili al contesto socio-politico italiano, su cui testare lapproccio di Laclau, nella prospettiva dello sviluppo di una nuova agenda di ricerca13.
2. Populismo, malessere democratico e rigenerazione della democrazia
Tra gli autori che si sono occupati del populismo, Margaret Canovan considera la sovranit popolare come uno dei concetti chiave della politica moderna. In
conseguenza di questa centralit, il concetto di popolo, e i processi attraverso cui
il popolo viene costruito e/o percepito dai diversi attori socio-politici, risultano
essere fondamentali per lanalisi della democrazia e dei suoi mutamenti.
Secondo Canovan, una certa dose di populismo inevitabile a causa delle ambivalenze della politica moderna, e della democrazia in particolare. La sovranit
popolare un mito fondante della politica rappresentativa moderna, espressa
dallidea che noi il popolo siamo la fonte dellautorit politica14.
Questa idea di base della sovranit popolare, per, viene declinata in modalit diverse nella democrazia rappresentativa. Secondo la studiosa inglese, infatti,
possiamo differenziare due facce della democrazia, una pragmatica e unaltra
salvifica (pragmatic e redemptive). Due facce o tendenze opposte, ma comunque interdipendenti15. Nella tendenza pragmatica, la democrazia vista essenzialmente come un modo per gestire pacificamente interessi e punti di vista in
conflitto, in un contesto di mobilitazione e comunicazione di massa16, in quella
salvifica, invece, la democrazia viene considerata la promessa della costruzione
di un mondo migliore attraverso lazione del popolo sovrano17. Linterdipendenza e le tensioni tra queste due facce della democrazia sono importanti per
comprendere i processi democratici. La faccia pragmatica evidenzia la necessit
di istituzioni di mediazione per amministrare le moderne societ complesse, per
la visione salvifica del popolo come legittima entit sovrana fondamentale, e la
conseguente concezione della democrazia come meccanismo attraverso il quale
si esprime la vox populi, entrano in conflitto con il sistema istituzionale richiesto
per il funzionamento stesso della democrazia.
Questa interdipendenza e tensione essenziale tra le dimensioni pragmatica e
salvifica della democrazia fa s che i concetti di popolo e di sovranit popolare siano, allo stesso tempo, centrali e conflittuali. proprio da questa tensione essen13
Il presente articolo diventato nostro malgrado un omaggio alla memoria di Ernesto Laclau,
scomparso prematuramente lo scorso 13 aprile 2014.
14
Canovan, 2005: 128.
15
Canovan, 1999.
16
Canovan, 1999: 10.
17
Canovan, 1999: 11.

TEORIA POLITICA.indb 298

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

299

ziale che si pu considerare il populismo come risorsa latente e potenzialmente


attivabile della politica moderna e contemporanea. Come infatti evidenzia Canovan: Quando la nozione di sovranit popolare disponibile nella sfera politica
difficile evitare che ci siano dei tentativi di tradurre la sovranit costituente
del popolo collettivo nellazione politica di individui concreti, sia come tentativi
populisti di riportare la politica al popolo sia come referendum costituzionali,
ormai diventati una realt usuale nelle democrazie moderne18.
In questa visione, quindi, il populismo una componente latente essenziale
e fisiologica della democrazia, il suo rovescio della medaglia o, per cos dire, il
suo lato oscuro, che non necessariamente porta alla manipolazione autoritaria ma, attraverso la mobilitazione, lattivazione e la partecipazione del popolo,
pu rappresentare anche un correttivo, corroborante e rigenerante della democrazia19.
Una valutazione similare, anche se maggiormente attenta agli aspetti pi problematici o negativi del populismo, quella fornita da Yves Mny e Yves Surel.
Anche questi autori partono dalla considerazione del populismo come elemento
non completamente estraneo alla democrazia. La democrazia, in quanto realt
bipolare, sempre alla ricerca di un difficile equilibrio dinamico tra le sue componenti: Come il visconte dimezzato di Italo Calvino, che deve riconciliare
le due parti antagoniste della sua personalit, le democrazie sono sempre alla
ricerca di un equilibrio soddisfacente tra le loro due componenti. Il populismo ci
ricorda, sotto forme spesso eccessive o addirittura sgradevoli, che le costruzioni
pi elaborate del governo degli uomini non possono ignorare il popolo a favore
delle lite, i comuni mortali a favore degli esperti, le aspirazioni al cambiamento
di fronte alle regole ferree delle carte dei diritti fondamentali20.
Pertanto, il populismo viene inteso dai due autori come il sintomo di un male,
una febbre democratica causata dalla carenza della presenza popolare in quello
che dovrebbe essere il suo habitat naturale21. Un malessere che si dovrebbe
curare con una iniezione di partecipazione popolare nel corpo del malato democratico. Se il populismo da considerarsi un campanello di allarme, comunque,
non di per s necessariamente negativo per la democrazia. Come tutti i sintomi,
lemergere delle tendenze populiste aiuta ad individuare il male da curare. Lappello al popolo, per, avvertono Mny e Surel, rappresenta comunque una risorsa pericolosa, che pu facilmente superare il livello massimo accettabile dalla
democrazia per il suo corretto funzionamento: [il populismo] in quanto vettore
delle aspirazioni popolari, un elemento fondamentale della vita democratica; in
quanto ideologia del popolo rischia di minacciare la pi inventiva e preziosa
delle costruzioni sociali, cio quella miscela di populismo e di costituzionalismo
che costituisce di fatto la base delle democrazie occidentali22.
Canovan, 2005: 93.
Come propone Arditi (2005: 98), rifacendosi al pensiero della Canovan e di altri studiosi come
Worsley e Hayward: ogni indagine sul populismo allo stesso tempo anche unindagine sulla politica
democratica.
20
Mny, Surel, 2004: 281-282.
21
Mny, Surel, 2004: 26.
22
Mny, Surel, 2004: 15
18
19

TEORIA POLITICA.indb 299

25/07/14 17:21

300

adriano cirulli, enrico gargiulo

Nellanalisi di questi due autori, prevale proprio il timore per questo rafforzamento delle tendenze populiste, con la conseguente ulteriore crisi della democrazia rappresentativa. I diversi mutamenti sociali, economici, culturali e politici
in atto negli ultimi anni (globalizzazione, crisi dello stato, crisi della legittimit
democratica) delineano uno scenario che appare favorevole alla diffusione delle
diverse forme pericolose di populismo.
Tra i diversi animatori del dibattito politologico sul populismo in corso negli
ultimi anni, anche Andr-Pierre Taguieff propone un giudizio non completamente negativo del fenomeno populista, sottolineandone le ambivalenze e gli
aspetti potenzialmente positivi per il rafforzamento della democrazia. Afferma
infatti lo studioso francese: mentre i liberali elitari vedono nel populismo solo
un dispositivo antidemocratico, a me sembra pi fecondo, in un processo interpretativo (polemicamente neutro), avanzare lipotesi che attraverso le sue molteplici espressioni (anche quelle pi grottesche), il populismo celi un incitamento
a rigenerare la democrazia dallinterno, ricordando al sistema politico che il
suo principio di legittimazione resta la sovranit del popolo e che la vita politica
in democrazia non pu essere ridotta al rispetto delle forme procedurali. Nel
populismo contemporaneo si pu cos ravvisare una rivolta dei cittadini contro la
riduzione della democrazia al formalismo dello stato di diritto e alla difesa istituzionale dei diritti delluomo, o anche una ribellione contro la tendenza crescente
alla giuridicizzazione della politica23.
Il populismo costituisce cos per Taguieff un fenomeno sociopolitico instabile, polisemico e ambivalente. Il suo significato politico oscilla tra liperdemocra
ticismo dei richiamo alla democrazia partecipativa, lo pseudodemocraticismo di
quelli che lautore definisce gli adulatori del popolo e lantidemocraticismo
delle organizzazioni, dei leader e dei movimenti populisti apertamente ostili alle
forme della democrazia. Come egli sottolinea efficacemente: gli sviluppi del
populismo, nella politica moderna, devono [...] essere seguiti come le infinite
deformazioni dellombra della democrazia24.
La democrazia contemporanea, per Taguieff, si trova a dover gestire la doppia
minaccia dalla colonizzazione economica del regno dalla politica (con al centro
clienti o consumatori pi che cittadini) da un lato, e delle spinte escludenti neocomunitariste, dallaltro. Da questa doppia minaccia rischia di emergere come vincitore un populismo eccessivo, che nega la politica costituendo un
processo antipolitico. soltanto superando la contraddizione tra liberalismo e
democrazia partecipativa che, secondo questo autore, possibile salvare la democrazia.
Gli studiosi su cui ci siamo brevemente soffermati in questo paragrafo, in
sintesi, pur riconoscendo la non completa estraneit alla politica democratica
delle tendenze populiste, ne sottolineano soprattutto gli aspetti politicamente
patologici, enfatizzando spesso i rischi del neopopulismo in ascesa, considerati
particolarmente rilevanti nellattuale contesto di trasformazione sociopolitica e
di crisi della democrazia. Per comprendere meglio le prospettive e le caratteristi23
24

Taguieff, 2003: 85.


Taguieff, 2003: 88.

TEORIA POLITICA.indb 300

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

301

che dello spettro populista che sembra minacciare le democrazie europee, tuttavia, necessario approfondire e dipanare il legame ambivalente tra richiamo del
popolo e democrazia, seguendo un approccio attento a rifuggire facili giudizi
di valore, tanto positivi quanto negativi. Da questa prospettiva, lapproccio di
Laclau rappresenta un importante e interessante punto di partenza.
3. Il populismo dalla prospettiva di Laclau: una breve sintesi
Ernesto Laclau tratta il populismo in maniera senza dubbio anticonvenzionale: consapevole del suo carattere indeterminato, ma considera tale indeterminatezza un riflesso della realt sociale a cui esso fa riferimento. Per questa ragione,
egli piuttosto critico nei confronti di tutte quelle analisi che attribuiscono a priori etichette peggiorative ai fenomeni populisti. A suo parere, infatti, tali analisi
sono costruite a partire da due assunti piuttosto discutibili25:
il populismo sarebbe qualcosa di vago e indeterminato quanto al pubblico
di riferimento, ai discorsi che lo caratterizzano e ai suoi postulati di fondo;
il populismo sarebbe nientaltro che pura retorica.
A questi due assunti, lo studioso argentino contrappone alcune premesse radicalmente alternative, sulle quali si innestano poi le sue analisi successive, che
possono essere sintetizzate in tre punti:
la vaghezza e lindeterminatezza non sono un limite del populismo, ma un
riflesso della realt sociale a cui esso fa riferimento;
la retorica non un aspetto che caratterizza soltanto alcuni discorsi politici, ma un elemento essenziale di ogni discorso politico;
il populismo non una degenerazione della politica, ma un carattere necessariamente presente al di sotto di ogni processo costitutivo del politico.
Il filo conduttore che permette di legare gli argomenti che si sviluppano a partire da questi tre punti costituito dal concetto di egemonia, che Laclau riprende
da Gramsci. Il significato che Laclau attribuisce a questo concetto comincer a
emergere in maniera pi chiara esaminando in dettaglio le tre premesse da cui
muove il ragionamento laclausiano26.

Leterogeneit della realt sociale e la possibile aggregazione


3.1.
delle sue domande
La prima premessa ben esemplificata dal seguente interrogativo: la vaghezza dei discorsi populistici non forse la conseguenza di una certa realt sociale,
anchessa, a tratti, vaga e indeterminata?27. Laclau, pi in dettaglio, nega qualLaclau, 2008: 63.
Limpianto teorico di Laclau riprende numerose categorie dal pensiero di Freud e da quello di
Lacan. In questo sede, non saranno approfonditi i legami tra lanalisi laclausiana e le differenti declinazioni della teoria psicanalitica. Per un approfondimento di questi legami, cf. Tarizzo, 2008.
27
Laclau, 2008: 18.
25
26

TEORIA POLITICA.indb 301

25/07/14 17:21

302

adriano cirulli, enrico gargiulo

siasi possibilit di racchiudere in una narrazione unitaria e coerente lo sviluppo


delle forze sociali. Nella sua analisi del populismo, di conseguenza, rinuncia a
ogni ipotesi circa lesistenza concreta di gruppi sociali gi costituiti, determinati
allinterno della sfera economica a prescindere da, e in assenza di, un processo di
costruzione a livello politico.
Coerentemente, egli rinuncia a impostare la sua proposta teorica a partire
dal concetto di classe sociale. Lunit sociale da cui lo studioso argentino parte,
dunque, data da elementi pi piccoli dei gruppi, che egli chiama domande
sociali, a partire dalle quali pu prendere forma un processo di articolazione.
Questo processo illustrato attraverso un esempio, immaginario ma realistico28: una massa di contadini migranti, stabilitasi nelle bidonville alla periferia
di una citt industriale in via di sviluppo, solleva alle autorit locali la richiesta
di alloggi adeguati. La richiesta rimane insoddisfatta, mentre coloro che lhanno sollevata cominciano a rendersi conto che anche i loro vicini esprimono le
proprie specifiche richieste, le quali, a loro volta, rimangono insoddisfatte. Il
permanere nel tempo della situazione di insoddisfazione provoca un accumulo
di domande inascoltate nei confronti di un sistema istituzionale incapace di
assorbire tali domande in maniera differenziale (ossia, ognuna in maniera isolata
dalle altre). Di conseguenza, tra tutte queste domande si stabilisce una relazione
di equivalenza: le richieste diventano reclami, e danno forma a una frontiera interna che separa la catena equivalenziale di domande insoddisfatte dallautorit
insoddisfacente.
Secondo Laclau, dunque, le domande sociali esprimono in maniera evidente
una caratteristica costitutiva del populismo: la transizione delle domande sociali
da richiesta a reclamo29. Per evidenziare meglio questa transizione, lo studioso
argentino introduce una distinzione terminologica, denominando democratiche30
le domande che rimangono isolate e popolari le domande che, attraverso la loro
articolazione equivalenziale, vanno a costituire una pi ampia soggettivit sociale, ossia una identit popolare31.
Ma come si costituisce questa soggettivit sociale? Le domande si aggregano
forse spontaneamente, in virt di una tendenza naturale delle persone a combattere loppressione? Secondo Laclau, assolutamente no. Lemergere di ununit
dalleterogeneit della realt sociale e delle sue numerose domande presuppone
la creazione di una logica equivalenziale32. Questa logica funziona per opposizione: opponendosi a un elemento esterno, le differenze che contraddistinguono un dato insieme di domande diventano equivalenti nel comune rigetto dellidentit esclusa. Lequivalenza, in questo senso, ci che ribalta la differenza:
Laclau, 2008: 69.
Come sottolinea Laclau (2005), del resto, la nozione di domanda ambigua in inglese, potendo
indicare tanto una richiesta quanto un reclamo.
30
Laclau chiama democratiche e non, ad esempio, specifiche o isolate le domande
che provengono dal basso non perch hanno a che fare con un regime democratico o perch sono di
per s legittime, ma perch 1)sono avanzate al sistema dai derelitti, ed quindi implicita in esse una
dimensione egalitaria; 2)la loro emergenza presuppone un qualche tipo di esclusione o di deprivazione
(Laclau, 2008: 118).
31
Laclau, 2008: 69-70.
32
Laclau, 2008: 228.
28
29

TEORIA POLITICA.indb 302

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

303

ogni identit risulta ora costruita allinterno di questa tensione tra una logica
differenziale e una logica equivalenziale33.
Tra le domande equivalenti, poi, ne deve emergere una che, senza cessare di
essere una differenza particolare, riesca ad acquisire un significato universale, rappresentando cos seppur in maniera mai del tutto completa la totalit delle
domande. In altre parole, deve emergere una sorta di denominatore comune che
incarni la totalit della serie34. Quando ci accade, quando si realizza cio questa
operazione di assunzione da parte della particolarit di un significato universale
incommensurabile, allora si ha unegemonia35. Lidentit che emerge come universale vale a dire lidentit egemonica una differenza, per cos dire, spaccata in due tra la particolarit che essa ancora incarna e il significato pi universale
di cui diventa la portatrice36; come tale diventa simile a un significante vuoto37,
ossia a un segno che incarna nella sua particolarit una pienezza irrealizzabile38.
3.2. Retorica e discorsi politici: un nesso inscindibile
E veniamo cos attraverso il ruolo del significante vuoto e, pi in generale,
del linguaggio nella costruzione del popolo al secondo dei tre punti individuati allinizio. Secondo Laclau, la retorica che contraddistingue i discorsi populisti
non sarebbe una prerogativa del populismo, ma un aspetto essenziale di ogni
discorso politico. Non soltanto, secondo lo studioso argentino la retorica parte
integrante di ogni struttura concettuale: nessuna struttura di questo genere pu
essere internamente coesa in assenza di dispositivi retorici39.
Laclau, a riguardo, fa sua lidea secondo cui le distorsioni del significato che
inevitabilmente contraddistinguono il linguaggio40 hanno il compito di esprimere qualcosa che in termini letterali non sarebbe esprimibile41. Nello specifico,
luso di un termine figurato in assenza di un termine letterale la catacresi, nella
retorica classica non sarebbe un accorgimento linguistico occasionale, ma il
comune denominatore della retorica in quanto tale.
La catacresi riveste un ruolo centrale nella costruzione teorica di Laclau: linnominabile in senso letterale infatti il popolo. Come abbiamo visto, questultiLaclau, 2008: 66.
Laclau, 2008: 90.
35
Laclau, 2008: 66.
36
Laclau, 2008: 66.
37
Laclau, oltre alla categoria di significante vuoto introduce la categoria di significante fluttuante.
Un significante di questultimo genere caratterizzato da un significato sospeso, in quanto soggetto
alla pressione strutturale di progetti egemonici alternativi (Laclau, 2008: 124).
38
Laclau, 2008: 67.
39
Laclau, 2008: 63.
40
Il linguaggio, secondo Laclau, distorto in quanto esige, come condizione del proprio funzionamento, di nominare qualcosa che intrinsecamente innominabile. In questo senso, la carenza di
parole il fatto cio che le cose da nominare siano numericamente superiori alle parole a disposizione
per nominarle non sarebbe una condizione riferibile soltanto a uno stadio primitivo della societ, ma
una condizione costitutiva del linguaggio. Il linguaggio ordinario, dunque, non letterale ma figurato:
senza nominare cio che innominabile non ci sarebbe linguaggio.
41
Laclau, 2008: 67.
33
34

TEORIA POLITICA.indb 303

25/07/14 17:21

304

adriano cirulli, enrico gargiulo

mo non un qualcosa di gi dato, di esistente indipendentemente da un qualche


processo costitutivo, ma un oggetto che emerge da e attraverso specifiche pratiche articolatorie capaci di rendere omogeneo un insieme eterogeneo di istanze e
di soggetti. Queste pratiche hanno un carattere linguistico, e permettono di compiere unoperazione di significazione non naturale ma contingente che, mediante
un atto costitutivo di nominazione, produce lunit di elementi diversi.
Secondo lo studioso argentino, dunque, il populismo un fenomeno chiaramente performativo: il popolo non emerge dalla scoperta di una caratteristica
astratta soggiacente a tutte le varie domande che compongono la catena di equivalenze, ma dalla costruzione di tale catena attraverso un atto specifico42. Pi
in dettaglio, latto con cui si nomina una serie di elementi eterogenei come un
soggetto collettivo produce in maniera performativa lunit di quegli elementi43.
Il nome, detto altrimenti, fonda lunit delloggetto44. Nel suo ruolo fondativo, il
nome opera come un puro significante e non esprime nessuna unit concettuale
preesistente45.
Data la natura performativa del populismo, il discorso inteso non come un
qualcosa di limitato allarea del parlato e dello scritto, ma come un complesso di
elementi in cui le relazioni giocano un ruolo costitutivo il terreno principale
su cui la costruzione del popolo prende forma46. Il discorso, pi nello specifico,
il terreno su cui si costruisce legemonia. Questa, infatti, presuppone il carattere
incompleto e aperto del sociale47, e, dunque, pu realizzarsi soltanto laddove
sia possibile costruire mediante pratiche politiche fortemente condizionate dal
linguaggio unarticolazione delle istanze particolaristiche.
Questarticolazione, come abbiamo visto, comporta lassunzione da parte di
una specifica differenza del compito di rappresentare la totalit eccedente. E
torniamo cos al ruolo della retorica: il movimento che questa differenza compie
descritto da una figura della retorica classica, la sineddoche, ossia la parte che
rappresenta il tutto48. Pi in generale, la dinamica del populismo segue direttamente quella degli spostamenti retorici, mediante i quali un nome pu emanciparsi dai suoi univoci allegati concettuali49.
Un esempio portato da Laclau pu chiarire meglio questo passaggio: Pensiamo a una certa area in cui ci sia violenza razziale e le sole forze capaci di organizzare una controffensiva antirazzista siano i sindacati. In realt la funzione
dei sindacati non di per s quella di lottare contro il razzismo, ma quella di
contrattare i salari e affrontare altri problemi analoghi. Se, tuttavia, la campagna
antirazzista portata avanti da loro, significa che c una relazione di contigui
t tra i due problemi sullo stesso territorio. Una relazione di spostamento tra
termini, problematiche, agenti, e cos via si definisce, in retorica, metonimia.
42
43
44
45
46
47
48
49

Laclau, 2008: 92.


Laclau, 2008: 174.
Laclau, 2008: 172.
Laclau, 2008: 102.
Laclau, 2008: 64.
Laclau, Mouffe, 2011: 213.
Laclau, 2008: 68.
Laclau, 2008: 103.

TEORIA POLITICA.indb 304

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

305

Supponiamo, poi, che questo nesso tra lotte antirazziste e lotte sindacali continui
per un certo periodo: in quel caso le persone cominceranno a sentire che c un
nesso naturale tra i due tipi di lotta. Cos la contiguit comincer a tramutarsi in
una analogia, e la metonimia in una metafora50.
Il nome si distacca quindi dal concetto, mentre il significante si distacca dal
significato51. Spostandoci dal piano della retorica a quello della politica in senso
stretto, il processo attraverso il quale una domanda, da democratica, diventa popolare pu essere descritto nel seguente modo: una specifica domanda inizialmente, una semplice domanda tra le tante acquista dun tratto una centralit
inaspettata e diventa il nome di qualcosa che la eccede, di qualcosa che non pu
controllare ma che diventa comunque un destino da cui non pu fuggire52.
3.3. Il populismo la natura del politico
E arriviamo infine al terzo dei tre punti individuati allinizio: il populismo
non una perversione della politica, ma la manifestazione pi pura del politico.
Vediamo pi in dettaglio questo passaggio: la costruzione del popolo , secondo Laclau, latto politico per eccellenza53. Si tratta di un atto non ordinario
ma eccezionale, che, per essere compiuto, richiede la costituzione di frontiere
antagonistiche allinterno del sociale54.
La costituzione di queste frontiere laspetto centrale della nozione di politico. Tale nozione, nellaccezione in cui la usa Laclau, differente da quella di
politica. Riprendendo le parole di Chantal Mouffe con la quale Laclau ha
condiviso un pezzo del suo percorso di ricerca, scrivendo il gi citato Egemonia
e strategia socialista possiamo dire che il politico ha a che fare con la formazione di un noi in quanto contrapposto a un loro ed sempre connesso a
forme collettive di identificazione; ha a che fare con il conflitto e lantagonismo
ed perci il regno della decisione, non della libera discussione55. Quindi, se la
politica coincide con linsieme delle pratiche e delle istituzioni mediante le quali
si crea un ordine, ossia si organizza la coesistenza umana nel contesto conflittuale determinato dal politico, questultimo coincide invece con la dimensione
dellantagonismo costitutiva delle societ umane56.
La fissazione delle frontiere, come abbiamo visto, passa per il piano retorico:
la stabilizzazione di un significante, che si fa significante vuoto, consente di unificare domande eterogenee in ununica identit popolare. La catena cos costituita
rende possibile lemergenza del particolarismo delle domande, ma al contempo
le subordina a s, trasformandosi nella loro necessaria superficie di iscrizione57.
50
51
52
53
54
55
56
57

Laclau, 2008: 103.


Laclau, 2008: 113.
Laclau, 2008: 113.
Laclau, 2008: 146.
Laclau, 2008: 146.
Mouffe, 2007: 12-13.
Mouffe, 2007: 10.
Laclau, 2008: 116.

TEORIA POLITICA.indb 305

25/07/14 17:21

306

adriano cirulli, enrico gargiulo

Le differenze, in altre parole, pur trovando riconoscimento come istanze autonome, vengono ricondotte a unit. E questa unit possibile in quanto si costruisce
attraverso lopposizione a ci che al di l della frontiera.
Ora, ogni movimento politico ha bisogno, secondo Laclau, di questa opposizione costitutiva. In questo senso, allora, il politico, inteso come la costruzione
di un popolo attraverso la fissazione di frontiere antagonistiche, sinonimo di
populismo. Dunque, la risposta alla domanda che lo studioso argentino pone
il populismo davvero una fase transitoria, frutto dellimmaturit degli attori
sociali, destinato a essere superato sempre in un secondo momento, o invece
una dimensione costante dellazione politica, che necessariamente affiora (con
gradazioni diverse) in tutti i discorsi politici, sovvertendo e complicando le operazioni delle ideologie cosiddette mature?58 alla luce delle sue categorie
non pu che essere la seguente: non una fase transitoria ma una dimensione
costante della politica.
Lessenza della politica, di conseguenza, , secondo Laclau, la lotta per legemonia; una lotta che nasce a partire dallambiguit fondamentale del sociale: ci
sono pratiche egemoniche perch tale non-fissit radicale rende impossibile la
valutazione della lotta politica come un gioco in cui lidentit delle forze contrapposte viene costituita fin dallinizio59. La lotta per legemonia, dunque, aperta,
in quanto non pu essere legata a nessun tipo di teleologia60. In altre parole,
dalla prospettiva laclausiana ci pu essere egemonia se ha luogo un processo di
investimento radicale su una specifica domanda sociale che, da particolare, riesce
al contempo a farsi universale.
4.Rischi e possibilit nella costruzione del popolo: la sfida di Laclau
al pensiero politico contemporaneo
La proposta teorica di Laclau stata sottoposta a numerose critiche. Bersaglio delle polemiche, in particolare, sono la nozione di populismo giudicata
troppo vaga, oppure considerata inadatta a distinguere tra populismi buoni
e populismi cattivi e la scelta di rinunciare a ragionare in termini di classi
sociali. Anche la definizione di popolo esplicitata dallo studioso argentino nei
suoi lavori spesso non ha incontrato consensi unanimi.
Da queste critiche ha preso corpo un dialogo serrato a volte diretto altre
volte indiretto tra Laclau e altri studiosi, che ha avuto il merito di chiarire il
significato di alcune delle categorie contese, rendendole pi direttamente applicabili allanalisi di fenomeni politici concreti. Nelle prossime pagine, dunque,
saranno approfondite alcune di queste categorie ricostruendo senza alcuna
pretesa di esaustivit e di completezza parte del dibattito sorto a partire dai lavori dello studioso argentino. In questo modo, sar possibile evidenziare meglio
la portata e loriginalit delle sue proposte teoriche e analitiche nel panorama
degli studi contemporanei sul populismo.
58
59
60

Laclau, 2008: 19.


Laclau, Mouffe, 2011: 255.
Laclau, 2012: 29-30.

TEORIA POLITICA.indb 306

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

307

4.1. Popolo e populismi: una proposta neutrale e strategica


Alcune critiche alla proposta teorica di Laclau riguardano lidea stessa di populismo. Pi in dettaglio, allo studioso argentino contestata la mancata spiegazione delle modalit con cui domande eterogenee riescono ad aggregarsi. Questo
deficit esplicativo ricondotto alla scarsa chiarezza che circonderebbe il ruolo
rivestito dalla categoria di popolo nel processo di articolazione delle diverse
istanze sociali.
Dalla prospettiva laclausiana, in altre parole, sarebbe impossibile rendere
conto concettualmente della differenza tra un discorso articolato attorno al popolo e un qualsiasi altro discorso, dal momento che ogni significante pu trasformarsi nel punto nodale di un discorso populista61. La nozione di populismo, di
conseguenza, perderebbe concretezza, svelando la sua inutilit pratica.
Queste obiezioni possono essere spinte alle estreme conseguenze, sostenendo
che, in unottica laclausiana, lemergenza di unidentit popolare sarebbe semplicemente il prodotto dellallineamento di domande insoddisfatte che si aggregherebbero grazie a unineluttabile operazione di logica formale62.
Le obiezioni qui esemplificate, tuttavia, si basano su un netto fraintendimento
della proposta teorica di Laclau. Egli, infatti, afferma esplicitamente che il termine popolo designa non un gruppo dato, ma un atto di istituzione che crea una
nuova agency a partire da una pluralit di elementi eterogenei63. La costruzione
del popolo, dunque, si configura come unoperazione attiva, che presuppone
cio lintervento di un soggetto il quale, da semplice parte, riesce a diventare un
tutto. Questa operazione che come visto in precedenza, costituisce un atto
di aggregazione presuppone unasimmetria essenziale tra la comunit vista
come un intero (populus) e gli emarginati, i derelitti (plebs)64. Nellambito di
questa asimmetria, la plebs sempre una parte che si identifica con la comunit
nel suo complesso65.
Il popolo, per questa ragione, concepito dallo studioso argentino come
una categoria politica, e non come un datum della struttura sociale66. In tal
senso, la costruzione del popolo un atto che attiene al politico costituendone, come gi anticipato, lessenza e non al sociale. Questi due ambiti, nei lavori
di Laclau, sono separati: il primo, pur potendo somigliare al secondo, non va
confuso con esso. Come ha affermato in maniera molto chiara Chantal Mouffe:
il politico in relazione con gli atti che istituiscono egemonia. Ed in questo
senso che occorre differenziare il sociale dal politico. Il sociale il regno di pratiche sedimentate, vale a dire di pratiche che dissimulano gli atti originari della
loro istituzione politica contingente e che sono date per scontate, come se fossero autofondate67.
61
62
63
64
65
66
67

Su questo punto, cf. Stavrakakis, 2004: 263 e Arditi, 2004: 139-140.


Stanley, 2008: 97.
Laclau, 2008: 212.
Laclau, 2008: 212.
Laclau, 2008: 212.
Laclau, 2008: 212.
Mouffe, 2007: 19.

TEORIA POLITICA.indb 307

25/07/14 17:21

308

adriano cirulli, enrico gargiulo

Per le ragioni qui articolate, la proposta di Laclau si differenzia nettamente dalluso ostensivo, quasi sostanzialistico del termine popolo che pu
essere ravvisato in molti discorsi politici e giornalistici sullattualit europea68.
Nellambito di questi discorsi, infatti, come nei grandi racconti fondativi delle
democrazie post-rivoluzionarie, [...] popolo torna ad essere [...] una grandezza auto-evidente dello scenario politico-sociale, un soggetto collettivo assunto
come fonte primaria di ogni autentica legittimazione democratica, ma privo di
qualsiasi caratterizzazione che non sia quella, negativa, dellesclusione dallesercizio del potere69.
In maniera radicalmente differente, nei lavori di Laclau il popolo tutto
fuorch unentit auto-evidente, priva di caratterizzazioni che non siano esclusivamente negative, ma si presenta piuttosto come un soggetto che, attraverso
un percorso di articolazione complesso e dagli esiti niente affatto scontati, ac
quisisce un carattere positivo, crea equivalenze laddove vi erano soltanto differenze, trasformando le richieste in reclami e fissando in unidentit mai
per del tutto stabile istanze eterogenee attraverso la contrapposizione a
unautorit.
Una visione del popolo come entit non auto-evidente distanzia i lavori di
Laclau da quelli di Michael Hardt e Antonio Negri. Questi due autori, infatti,
nella lettura che ne d lo studioso argentino, teorizzano che tutte le battaglie
sociali, seppur tra loro sconnesse, convergano nella costituzione di un soggetto
emancipatorio chiamato moltitudine70. Tale categoria, elaborata a partire da
una nozione deleuziana/nietzschiana di immanenza, collegata al processo di secolarizzazione della modernit, implica lintervento di un meccanismo universale
e presuppone lemergere spontaneo di un attore storico universale71. In altre
parole, la moltitudine si viene a formare in assenza di una mediazione politica:
per Hardt e Negri: assolutamente naturale che gli oppressi si ribellino: la loro
unit solo lespressione di una tendenza spontanea alla convergenza. Lunit,
come un dono del Cielo, occupa nella loro teoria il posto che attribuiamo qui
allarticolazione egemonica. Siccome lotte verticali separate non hanno bisogno
di nessi orizzontali tra di loro, ogni costruzione politica scompare. Il solo principio che garantisce lunirsi della moltitudine attorno a uno scopo comune ci
che gli autori chiamano lessere contro: si tratta di essere contro qualsiasi cosa,
in qualsiasi luogo72.
Alluniversalit parziale e politicamente costruita di Laclau, insomma, si contrappone ununiversalit soggiacente e spontanea: la tendenza naturale alla rivolta, dalla prospettiva di Hardt e Negri, rende superflua qualsiasi articolazione
delle diverse istanze. Dunque, sebbene la categoria di essere contro proposta
dai due studiosi possa sembrare simile a quella laclausiana di significante vuoto, a uno sguardo pi attento manifesta la sua distanza da questultima.
68
69
70
71
72

Scuccimarra, 2013: 12.


Scuccimarra, 2013: 12.
Laclau, 2008: 227.
Per una ricostruzione critica del concetto di moltitudine, cf. anche Tarizzo, 2011.
Laclau, 2008: 227-228.

TEORIA POLITICA.indb 308

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

309

Lenfasi eccessiva sulla spontaneit dei moti di rivolta, inoltre, porta Hardt e Negri a cadere, ad avviso di Laclau, in un macroscopico fraintendimento:
la strategia scompare completamente, mentre interventi tattici, sconnessi tra di
loro, diventano lunica alternativa possibile73. Lo studioso argentino, su questo
punto, particolarmente critico: se da un lato ritiene salutare labbandono delle
strategie tipiche di buona parte della tradizione socialista, incentrate sulloperativit di leggi infallibili e sullidea che gli agenti sociali siano mossi da rigide
appartenenze di classe, dallaltro ritiene che un legame tra le singole lotte sia non
soltanto opportuno, ma necessario. In assenza di un qualche legame, infatti, la
frammentazione di qualsiasi mobilitazione un esito praticamente scontato.
Hardt e Negri, dunque, sembrano aver intrapreso un percorso destinato a un
sicuro fallimento: soltanto le lotte puntuali e verticali sono ritenute passibili di
un impegno militante, mentre la loro articolazione lasciata a Dio (o alla Natura). In altre parole, assistiamo al tramonto della politica74.
Un percorso pi affine allimpostazione di Laclau sembra essere invece quello
intrapreso da Jacques Rancire. Egli, infatti, riconoscendo la necessit di un processo articolatorio, attribuisce una notevole centralit al ruolo svolto da una parte
che funge da tutto. Lo studioso argentino, a riguardo, sottolinea come il filosofo
francese colga con acume la funzione universale svolta dalle lotte particolari che
sono investite di un significato simbolico che trascende la loro particolarit75.
Secondo Rancire, infatti, la politica fa la sua comparsa quando esiste una parte
dei senza parte, una parte o un partito dei poveri. Non vi politica semplicemente perch i poveri si oppongono ai ricchi. Si deve piuttosto affermare che la
politica vale a dire linterruzione dei semplici effetti del dominio dei ricchi
ci che permette ai poveri di sussistere come entit. La pretesa esorbitante del
demos di essere il tutto della comunit non fa che portare a compimento a suo
modo il modo della fazione la condizione della politica. La politica esiste nel
momento in cui lordine naturale del dominio viene interrotto dallistituzione di
una parte dei senza parte. Tale istituzione rappresenta il tutto della politica come
forma specifica di legame, e definisce lelemento comune della comunit come
comunit politica, ovvero divisa, fondata su un torto che sfugge allaritmetica
degli scambi e dei rimedi76.
Laclau, inoltre, si dichiara daccordo con Rancire nel sostenere che il conflitto politico differisce da ogni altro conflitto di interessi, poich il secondo
sempre dominato dalla parzialit di qualcosa che calcolabile, mentre il primo
mette in questione il principio di calcolabilit in quanto tale77.
Laclau, 2008: 229.
Laclau, 2008: 229.
75
Laclau, 2008: 233.
76
La citazione tratta da Bonaiuti, 2013: 159. Questultimo sintetizza efficacemente il pensiero
del filosofo francese affermando che la politica il territorio in cui trova espressione la soggettivazione di una parte che sia composta da coloro che non hanno in realt alcuna parte. Entro certi limiti,
che vanno ora precisati, essa corrisponde a una possibile denominazione del popolo, in quanto tale
formula si adatta alla designazione di qualsiasi attore della scena politica che si proponga unazione
emancipativa rispetto allordine fattuale e giuridico esistente (Bonaiuti, 2013: 158).
77
Laclau, 2008: 233.
73
74

TEORIA POLITICA.indb 309

25/07/14 17:21

310

adriano cirulli, enrico gargiulo

Lo studioso argentino, tuttavia, prende le distanze dal filosofo francese in


quanto questultimo, a suo avviso, tende troppo a identificare la possibilit di
una politica tout court con la possibilit di una politica emancipatoria, senza
tener conto di altre alternative: per esempio, che lincalcolato possa strutturare
la sua incalcolabilit seguendo unideologia incompatibile con quella mia e di
Rancire (in direzione fascista, ad esempio)78. Secondo Laclau, dunque, non
c nessuna garanzia a priori che il popolo come attore storico acquister unidentit progressista (dal punto di vista della sinistra)79. Del resto, come egli
stesso ricorda, la nozione gramsciana di rivoluzione passiva va esattamente
in una direzione non progressiva, pur mantenendo sempre un elemento di mobilitazione80.
Proprio lincapacit di distinguere tra populismi progressisti e populismi
reazionari come gi anticipato uno degli aspetti pi discussi della proposta di Laclau. Le critiche avanzate nei confronti dello studioso argentino, tuttavia, non tengono conto di un elemento centrale: la neutralit normativa della
sua idea di populismo. Questa idea, infatti, si pone al di l del descrittivo e
del normativo, configurandosi come essenzialmente strategica81.
Laclau, pi in dettaglio, incentra la sua definizione di populismo non sul carattere progressivo o meno di uno specifico processo di articolazione di istanze
eterogenee, ma sulla capacit di creare una mobilitazione. Tale definizione, in
altre parole, presuppone necessariamente la presenza di un percorso di attivazione di domande sociali differenti, escludendo quindi la possibilit che si diano
costruzioni del popolo passivizzanti, ma non stabilisce a priori lorientamento
progressista o meno di tale percorso82.

Decostruire le classi da sinistra: unit di classe versus articolazione


4.2.
politica
Unaltra questione controversa nei lavori di Laclau data dal ruolo e dal significato delle classi sociali. Lo studioso argentino, come anticipato in precedenza,
rinuncia a impostare la sua analisi a partire dal concetto di classe83. Dalla sua prospettiva, infatti, il problema principale per unanalisi incentrata su questo concetto il seguente: lunit di una classe, secondo il marxismo, va concepita come un
insieme di posizioni soggettive, sistematicamente interconnesse, cos da costituire
unidentit separata, fondata su un nocciolo costituito dalla collocazione dellagente sociale nei rapporti di produzione. Una simile concezione minacciata se:
Laclau, 2008: 233.
Laclau, 2008: 233.
80
Laclau, 2012: 12-13.
81
Melegari, 2012: 113.
82
A riguardo, Preterossi ha rilevato come il populismo contenga in s, costitutivamente, loscillazione tra deriva autoritaria e antagonismo che fallisce la prova del potere (Preterossi, 2012: 52).
83
La riflessione critica sulluso del concetto di classe come categoria politica da parte di Laclau si
inserisce nel pi ampio dibattito post-marxista. Per una ricostruzione di questo dibattito, cf. Therborn,
2008; Sim, 2002. Per un ulteriore contributo alla riflessione critica sul concetto di classe nel marxismo
contemporaneo cf. Poulantzas, 1978.
78
79

TEORIA POLITICA.indb 310

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

311

(a)le posizioni soggettive perdono la loro sistematicit e cominciano a decentrare


anzich rafforzare lidentit dellagente sociale; (b)le logiche identitarie differenziali prescindono dai confini tra le classi e tendono a costituire identit che non
combaciano con le posizioni di classe; la collocazione nel processo produttivo
perde la sua centralit nel definire lidentit complessiva degli agenti sociali84.
Secondo Laclau, le tendenze alla disgregazione politica dellidentit di classe
si sono accentuate nel tardo capitalismo. Negli ultimi trenta o quaranta anni,
infatti, la classe operaia ha subito un netto declino nel mondo del capitalismo
avanzato, tanto da un punto di vista quantitativo quanto dalla prospettiva
dellorganizzazione strutturale: le spaccature interne, la partecipazione a una
generalizzata cultura di massa a una cultura giovanile, tra laltro ha seriamente eroso lidentit separata della classe operaia, cos caratteristica dellera
fordista [...]. A ci vanno aggiunte le divisioni tra gli operai su basi di nazionalit85. Di conseguenza, sebbene ci siano ancora dei residui di una piena identit
di classe nel nostro mondo una miniera qua, unarea agricola l [...] lo sviluppo va nella direzione diametralmente opposta86.
Ridimensionando la portata politica del concetto di classe, Laclau si pone in
maniera critica nei confronti di alcune declinazioni del marxismo contemporaneo che, su tale concetto, incentrano lanalisi dei nuovi movimenti sociali. Nello
specifico, egli individua due giochi linguistici diversi al cui interno la nozione
di classe sarebbe impiegata in maniera fuorviante.
Il primo di questi giochi riconducibili anche ai lavori di Judith Butler e
Slavoj iek tenta di conservare tale nozione, in una prospettiva marxista, rendendola per compatibile con la proliferazione di identit che contraddistingue
laffermazione di nuove mobilitazioni: la pratica usuale trasformare la categoria di classe in uno dei tanti anelli di una catena enumerativa. Cos, accade
spesso che quando uno sta ragionando sulle nuove identit e sulle loro specifiche
domande, compia enumerazioni tipo razza, genere, etnia, ecc., e classe dove
solitamente le sottolineato da unintonazione della voce, come a dire: non
dimentichiamoci del vecchio compagno87.
Questo tipo di enumerazione per radicalmente incompatibile con la teoria
marxista classica: nellambito di questa teoria, infatti, il concetto di classe non
pu essere incorporato in una catena enumerativa di identit, semplicemente
perch si suppone che sia il centro articolatorio attorno a cui si costituiscono
tutte le altre identit; tuttavia, una volta diventato parte di una catena che abbraccia una pluralit di identit, il termine classe perde il suo ruolo di articolazione senza acquisire un nuovo significato preciso88. In questo modo, la classe
tende piuttosto a diventare un significante fluttuante.
Il secondo gioco linguistico consiste invece nel portare avanti un concetto
allargato di classe operaia. La possibilit di rendere credibile un gioco del gene84
85
86
87
88

Laclau, 2010: 300.


Laclau, 2010: 299.
Laclau, 2010: 300.
Laclau, 2010: 296.
Laclau, 2010: 296-297.

TEORIA POLITICA.indb 311

25/07/14 17:21

312

adriano cirulli, enrico gargiulo

re si scontra per, secondo Laclau, con limpossibilit di specificare un insieme


di criteri esatti che definiscano in maniera chiara ed esaustiva tale concetto89.
Entrambi i giochi linguistici, dalla prospettiva dello studioso argentino, presentano dei vistosi problemi. Il primo problema la perdita del contenuto intuitivo: mentre il concetto marxista di classe era plausibile in quanto stabiliva la
corrispondenza tra due livelli chiaramente distinguibili uno relativo alla struttura degli agenti sociali prodotti dalla societ capitalistica e uno relativo alla loro
identificazione molte versioni attuali di tale concetto, non riuscendo a definire
in maniera chiara chi siano gli operai, sono incapaci di garantire la stessa corrispondenza90. Il secondo problema la rinuncia alla logica articolatoria che contraddistingueva la tradizionale teoria marxista delle classi: anche nelle forme pi
ingenue di marxismo le caratteristiche degli attori sociali erano ascritte a diversi
livelli di articolazione e di efficacia interna (ad esempio, la distinzione struttura/
sovrastruttura, il passaggio da classe in s a classe per s, ecc.); le strategie enumerative, invece, rinunciano alle logiche articolatorie, pur mantenendo in vita, a
mo di fantasmi, le vecchie entit articolatorie91. In altre parole, ci si limita a elencare una serie di entit senza creare alcuna connessione tra queste; si incorpora in
un semplice elenco unentit come la classe, privandola cos di ogni significato92.
Il concetto di articolazione, dunque, si dimostra ancora una volta centrale
nella prospettiva di Laclau, consentendo di tracciare un confine molto netto tra
la sua proposta teorica e quelle avanzate da altri studiosi. Come si visto in precedenza, la centralit della dimensione articolatoria distanzia lo studioso argentino da Michael Hardt e Antonio Negri: ai due autori, nello specifico, contestato
limpiego della categoria di moltitudine, soltanto apparentemente analoga a
quella di popolo, in quanto prescinde da un qualche processo di costruzione
politica.
Ma lassenza dellidea di articolazione evidenzia anche la distanza tra le categorie di Laclau e quelle proposte da Slavoj iek. Allo studioso sloveno rimproverato luso aprioristico del concetto di classe: la priorit che egli attribuisce
alla dimensione economica trasformerebbe tale concetto in una sorta di entit
automaticamente progressiva anche in assenza di un percorso di articolazione
politica.
A iek, nello specifico, Laclau contesta di aver ridotto lunit popolare a
unit di classe. Lo studioso sloveno, infatti, ritiene che non tutti gli elementi
della lotta egemonica siano uguali: nella serie di lotte (economica, politica, femminista, ecologica, etnica, ecc.) ce n sempre una che, se da un lato parte
Laclau, 2010: 297.
Laclau, 2010: 297-298.
91
Laclau, 2010: 298.
92
Per chiarire meglio questo aspetto, Laclau ricorre nuovamente agli studi sulla retorica: Per
certi versi, ci troviamo in una situazione simile a quella descritta da Erich Auerbach a proposito della
disgregazione della struttura ordinativa del linguaggio classico ciceroniano: con il declino dellordine
romano, le vecchie distinzioni istituzionali furono incapaci di egemonizzare una realt sociale sempre
pi caotica. Cos la ricca struttura ipotattica del latino classico fu rimpiazzata da una narrativa enumerativa paratattica (et... et... et...) che addizionava luno allaltro i frammenti della realt, ma era ormai
incapace di pensarne le connessioni (Laclau, 2010: 298-299).
89
90

TEORIA POLITICA.indb 312

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

313

della catena, dallaltro sovradetermina segretamente il suo stesso orizzonte di


riferimento. Tale contaminazione delluniversale a opera del particolare pi
forte della lotta per legemonia (della lotta, cio, che decide quale contenuto
particolare egemonizzer luniversale in questione): essa struttura in anticipo lo
stesso campo di battaglia su cui la moltitudine di contenuti particolari si scontra
per legemonia93.
Secondo lo studioso argentino, ci equivale a sostenere che, al di sotto della
lotta per legemonia, vi sia qualcosa di fondamentale leconomia, in grado
di strutturare il terreno su cui questa lotta prende piede. iek, dunque, tenterebbe di trasformare leconomia in unistanza omogenea e auto-definente
che starebbe a base e fondamento della societ tornando cos a un modello
esplicativo hegeliano94. Ma leconomia, ad avviso di Laclau, non gode di un
qualche carattere privilegiato; piuttosto, al pari di ogni altra cosa in societ, il
luogo di una sovradeterminazione delle logiche sociali, e la sua centralit deriva
dal fatto, di per s ovvio, che la riproduzione materiale della societ ha maggiori
ripercussioni sui processi sociali di quante ne abbiano altre istanze. Questo non
significa, per, che la riproduzione capitalistica possa essere ridotta a un singolo
meccanismo, che si auto-definisce da solo95.
Laclau, insomma, contesta a iek un eccesso di economicismo, da cui deriverebbe lillusione che, dalla dimensione economica, possa scaturire, in maniera
praticamente automatica, una forza egemonica a prescindere da un processo di
articolazione politica. Il che porta lo studioso sloveno a illudersi che possa esistere una lotta anticapitalistica per s in assenza di tale processo.
La soglia che separa i due studiosi, dunque, sembra essere la seguente: per
iek, il capitalismo una sorta di logica che soggiace allintero sistema e lanticapitalismo non che un effetto interno della stessa; per Laclau, invece, il capitalismo non un qualcosa di esistente in s e per s, di dato a prescindere, ma
piuttosto laltro lato della frontiera antagonistica tramite cui si costruisce lunit
equivalenziale delle forze anticapitaliste96. Lanticapitalismo, dalla prospettiva laclausiana, un significante vuoto, frutto di un processo articolatorio che non pu
essere ridotto alla sola lotta economica.
Questo processo, caratterizzandosi come non lineare e multidimensionale,
assolutamente precario. Poich unentit quale la classe sociale difficilmente
riesce ad affermarsi come categoria della prassi non essendo pi in grado di
coagulare e proiettare politicamente le diverse istanze in maniera automatica,
quasi naturale viene meno la garanzia del nesso tra il significante vuoto e
gli anelli della catena di equivalenze. Di conseguenza, si fa centrale la questione
del fondamento di una mobilitazione anticapitalistica: Primo, c il problema
dellequilibrio instabile tra il concetto e il nome [...]. In societ in cui le varie
posizioni soggettive degli attori sociali hanno un range limitato di variazione orizzontale, si pu scorgere in tali posizioni lespressione di una stessa identit degli
93
94
95
96

iek, 2010: 320.


Laclau, 2008: 224.
Laclau, 2008: 224.
Laclau, 2008: 226.

TEORIA POLITICA.indb 313

25/07/14 17:21

314

adriano cirulli, enrico gargiulo

attori sociali. Gli operai, per esempio, lavorando tutti in un certo quartiere, con
occupazioni simili, e avendo lo stesso accesso ai beni di consumo, alla cultura,
agli spazi ricreativi, possono illudersi che, a dispetto della loro eterogeneit, tutte le loro domande provengano dallo stesso gruppo, e ci sia pertanto un nesso
naturale o essenziale tra di loro. quando le domande si fanno pi eterogenee
nellesperienza vissuta della gente che la loro unit attorno a un gruppo dato
per scontato messa in discussione. A quel punto, le logiche di costruzione
del popolo come entit contingente si fanno pi autonome dallimmanenza
sociale, ma, proprio per questa ragione, pi costitutive nei loro effetti. questo
il momento in cui il nome, inteso come punto di raccordo e investimento, non
esprime pi lunit del gruppo, ma ne diventa il fondamento97.
Riconoscere che la classe non pi considerabile ammesso e non concesso
che lo sia mai stata come ununit a priori, come unentit oggettiva data per
scontata, non significa dunque rinunciare a un qualche fondamento nella costruzione di una mobilitazione98. Il fondamento, pi che in un gruppo specifico,
individuato da Laclau nella logica articolatoria99. Una logica del genere entra in
funzione quando, nel contesto di un regime repressivo, una domanda di natura
particolare riesce a essere vista e giudicata come unattivit anti-sistema, assumendo quindi un significato che trascende la sua particolarit e accedendo a una
dimensione universale. Questa domanda particolare che si fatta universale pu
ispirare poi, in differenti settori sociali, altre domande, incentrate su lotte diverse, spingendole a unirsi. Ognuna di queste domande, dunque, slegata dalle altre e quindi particolare ma, al contempo, legata alle altre, formando una
catena di equivalenze i cui anelli sono latori, ognuno a suo modo, di un significato anti-sistema. Perch la catena tenga, serve un equivalente generale che la rappresenti come unitaria: una particolarit dovr assumere la rappresentazione
della catena come totalit. Questa la mossa egemonica in senso stretto: il corpo
di una particolarit assume una funzione di rappresentazione universale100.
Torniamo cos a quanto anticipato in precedenza: il concetto di egemonia
centrale nellanalisi laclausiana, costituendo il nucleo del percorso di articolazione delle istanze differenti. La mossa egemonica, infatti, si ha quando ha
luogo la cristallizzazione delle differenti domande. allora che il popolo del
populismo si costituisce, che emerge unidentit discorsiva che non rappresenta
pi le domande democratiche come equivalenti, bens il legame equivalenziale
in quanto tale. E, bench il legame fosse originariamente subordinato alle domande, ora reagisce su di esse e, con uninversione della relazione, comincia a
fungere da fondamento101.
La rinuncia al fondamento costituito dalle classi, dunque, non equivale affatto alla rinuncia a un fondamento, seppur contingente e mutevole, rappresentato
Laclau, 2008: 218.
In altre parole, a essere messa in questione non lesistenza sociologica delle classi sociali quali
espressioni dei processi produttivi, quanto piuttosto la rilevanza dellidentit di classe nella formazione
e nello sviluppo di mobilitazioni e conflitti politici.
99
Laclau, 2010: 301-304.
100
Laclau, 2010: 302.
101
Laclau, 2008: 88.
97
98

TEORIA POLITICA.indb 314

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

315

dalla logica articolatoria e dallegemonia. La proposta di Laclau, per questa ragione, appare immune dalle accuse di esporsi a derive post-moderniste avanzate
da alcuni autori.
Esemplificativa di queste accuse la posizione di Carlo Formenti, il quale
ha etichettato come erronea e fuorviante linterpretazione laclausiana del concetto gramsciano di egemonia102. Secondo Formenti, nello specifico, Laclau si
sarebbe allontanato da Gramsci nel momento in cui ha sostenuto che: a) le
identit sociali non sono determinate da fattori oggettivi (dal ruolo nel processo
produttivo), ma sono il prodotto mutevole di formazioni egemoniche103; b) la
classe sarebbe priva di consistenza strutturale, presentandosi piuttosto come il
prodotto di una costruzione discorsiva104. Tali affermazioni, dunque, inserirebbero pienamente Laclau allinterno di un paradigma postmoderno, ben lontano
dalla visione e dagli obiettivi gramsciani. Questi ultimi, al contrario, sarebbero orientati non a negare lesistenza di identit sociali oggettive, preesistenti a
qualsiasi messa in forma discorsiva, ma piuttosto denunciare i limiti dellazione
spontanea delle classi subalterne, destinata a restare frammentaria, episodica e
soggetta alliniziativa egemonica delle classi dominanti105.
Diversamente da quanto affermato da Formenti, tuttavia, la posizione di
Laclau molto vicina a quella che egli attribuisce a Gramsci. Lo studioso argentino, infatti, come si visto in precedenza, tutto fuorch un sostenitore
dello spontaneismo. Le sue aspre critiche a Hardt e Negri, del resto, vanno
proprio in questa direzione: a differenza dei due studiosi, egli ritiene che i gruppi subalterni non scelgano la via dellantagonismo grazie a una sorta di cona
tus spinoziano, una propensione sana e naturale della gente alla rivolta106, ma
che, piuttosto, lo facciano attraverso la creazione di una logica equivalenziale,
ossia mediante lazione di una specifica domanda che riesce a trasformarsi in
significante vuoto. Inoltre, Laclau ben consapevole dei rischi derivanti dallazione dei gruppi dominanti: nel suo schema, infatti, possibile che il regime
oppressivo stesso si impegni in unoperazione egemonica e tenti di assorbire in
maniera trasformistica (per usare un termine gramsciano) alcune delle domande
dopposizione. In tal modo il regime pu destabilizzare la frontiera che lo separa dal resto della societ. La maniera per farlo rompere il legame tra una domanda particolare e la sua relazione equivalenziale con tutte le altre. Se la logica
equivalenziale universalizza le domande rendendole portatrici di un significato
che trascende le loro particolarit, loperazione trasformistica particolarizza le
domande neutralizzando il loro potenziale equivalenziale. Questa seconda logica, che esattamente lopposto di quella equivalenziale, quella che chiamo
logica differenziale107.
102
Non chiaramente possibile concentrarsi, in questa sede, sul concetto di egemonia in Gramsci n, di conseguenza, sulla correttezza dellinterpretazione che ne d Laclau. Per un approfondimento
di questo concetto si rimanda a Caruso, 2012.
103
Formenti, 2013: 66.
104
Formenti, 2013: 142.
105
Formenti, 2013: 144.
106
Laclau, 2008: 230.
107
Laclau, 2010: 303.

TEORIA POLITICA.indb 315

25/07/14 17:21

316

adriano cirulli, enrico gargiulo

Quanto poi alla supposta adesione di Laclau a un paradigma chiaramente


postmodernista, le sue parole sono piuttosto eloquenti nel mostrare tutta la sua
criticit verso tale paradigma: il difetto dellapproccio post-moderno [...] che
ha trasformato la consapevolezza della dissoluzione delle identit di classe, e
della disintegrazione delle classiche forme di totalizzazione, nellaffermazione
di una dispersione effettiva di elementi che renderebbe obsoleta la categoria di
articolazione. In breve, si trasformato il fallimento epistemologico dei classici
discorsi totalizzanti in condizione ontologica di ci che sta succedendo nel nostro
mondo sociale108. Lintento di Laclau, piuttosto, quello di accettare la sfida
del post-modernismo e a tentare di rilanciare lidea di logiche articolatorie, rigettando completamente le tendenze particolaristiche che il discorso post-moderno
ha evidenziato109.
5.In conclusione: riarticolare la ricerca sulle mobilitazioni in nome
del popolo
Come si cercato di mostrare nelle pagine precedenti, la proposta di Laclau
particolarmente efficace nel descrivere i processi tramite cui istanze sociali differenti sono riarticolate in una mobilitazione di sintesi. Questa proposta, quindi,
risulta essere decisamente utile nel comprendere la frammentazione che contraddistingue la realt socio-politica contemporanea.
Limpostazione laclausiana, pertanto, si adatta molto bene allo studio del
contesto italiano; un contesto caratterizzato da un elevato livello di eterogeneit
sociale e dallincertezza che circonda i tentativi di ridefinizione, riarticolazione
e riallineamento delle identit politiche, in uno scenario di profonda crisi ma
anche di potenziale rigenerazione della democrazia rappresentativa.
perci necessario, a nostro avviso, rilanciare unagenda di ricerca che metta
le potenzialit esplicative della proposta intellettuale di Laclau alla prova della
realt politica italiana, anche in relazione a quei fenomeni che, tanto nel senso
comune quanto nel dibattito teorico-politico, non sono generalmente etichettati
come forme di populismo. In questa direzione, riteniamo opportuno concludere
il contributo qui proposto individuando alcuni esempi di messa al lavoro delle
categorie laclausiane da cui pu essere utile partire per sviluppare tale agenda.
Un primo esempio riguarda un soggetto politico molto spesso considerato,
dai media e dalla ricerca socio-politica110, espressione di tendenze e di pratiche
marcatamente populiste: il Movimento 5 stelle. Questa formazione politica, in
effetti, rientra appieno nel concetto classico di populismo: riprendendo le categorie di Mny e Surel, sono evidenti al suo interno richiami al popolo sovrano, al
popolo classe e, in alcuni casi (sebbene con forti differenze tra leader e parte della
Laclau, 2010: 300.
Laclau, 2010: 301.
110
Su questo punto, cf. Bordignon, Ceccarini, 2013; Corbetta, Gualmini, 2013; Diamanti, 2013;
Santoro (2013), da una prospettiva di analisi che si pone a met tra linchiesta giornalistica e la ricerca
sociale, realizza uno studio estremamente interessante sul Movimento 5 stelle, facendo ricorso allespressione populismo digitale per connotarne lo stile espressivo.
108
109

TEORIA POLITICA.indb 316

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

317

base) al popolo nazione. In generale, il Movimento 5 stelle caratterizzato da


una forte carica anti-elitaria, dal ruolo determinante del leader, da un linguaggio
mutuato dalla vita quotidiana.
Il movimento di Grillo e Casaleggio, tuttavia, se osservato e decifrato attraverso la categoria di populismo proposta da Laclau, mostra soltanto in parte
le dinamiche descritte dallo studioso argentino. Le istanze interne al movimento,
in molti casi, sono contraddittorie tra loro e poco chiare. Anche la frontiera antagonistica non emerge in maniera evidente: chi sono gli altri? I politici, i poteri
forti, gli immigrati (come traspare da alcune esternazioni pubbliche di Grillo e
dalla lettura di alcuni siti legati al Movimento)? Lassenza di una frontiera chiara
rende difficile articolare in un insieme unitario le varie domande, costruendo
cos un popolo111. Questa costruzione, peraltro, ostacolata anche, e soprattutto, dalla mancanza di una singola istanza che si faccia significante vuoto: qual
la domanda insoddisfatta che, nella sua particolarit, acquista al contempo una
posizione di universalit112?
A tale mancanza sembra voler sopperire lo stesso leader del Movimento, costituendosi in prima persona come significante vuoto. Ma liniziativa di Grillo
si va a collocare allinterno di un rapporto piuttosto complesso e ambivalente
tra leader e base113. Nello specifico, la leadership forte spesso totalizzante114 soffoca le differenti istanze: pi che coagularle, rischia di schiacciarle,
appiattendo le differenze anzich renderle armoniche. In altre parole, pi che
di un significante vuoto, sembra di essere in presenza di un significante troppo
pieno, che fagocita le singole domande sociali senza peraltro avere obiettivi
chiari e coerenti: ad esempio, sono evidenti contraddizioni insanabili tra istanze
ultraliberiste e proposte di intervento pubblico in campo economico e sociale115.
111
Sulla natura indefinita, fluttuante, di ci che sta al di l della frontiera antagonistica, sono
particolarmente efficaci le parole di Dal Lago: lantitesi politica dunque sostituita, nel discorso grillino, da una contrapposizione bene/male che tende a neutralizzare ogni conflitto tra punti di vista
particolari. [...] Dato che noi siamo il bene e lAltro volta per volta il potere, la corruzione, la
partitocrazia, i sindacati, Berlusconi, il Pdl e il Pdmenoelle, ecc. letame, merda, e cio il male, noi
possiamo essere qualsiasi cosa (e lopposto di qualsiasi cosa) senza che da ci risultino tensioni particolari. E quindi amici dei poliziotti ma ostili verso i poliziotti, seguaci dei magistrati ma critici verso i
magistrati, No-Tav ma a favore della legalit, con gli operai ma contro i sindacati, per la democrazia
ma per labolizione dei partiti, e cos via. Il superamento del principio di non contraddizione sembra
essere una caratteristica dei seguaci di Grillo, come si vede facilmente leggendo i commenti sul blog
(2013: 58-59).
112
Edoardo Greblo, uno dei pochi studiosi ad aver utilizzato le categorie di Laclau nellanalisi del
partito di Grillo, ipotizza che siano proprio le 5 stelle del Movimento a fungere da significanti vuoti
(Greblo, 2013: 68).
113
Sulla complessit del rapporto tra leader e base nel Movimento cinque stelle, cf. Dal Lago,
2013: 60-74.
114
A riguardo, Loris Caruso ha definito la gestione interna del Movimento bonapartistica, basata
sul carisma del leader e sulla strutturazione tecnocratica dellimpresa privata che gestisce il Blog di
Grillo e che dirige, di fatto, il Movimento (Caruso, 2014: 121).
115
Sullambivalenza del movimento lungo il tradizionale asse destra/sinistra dello spettro
politico, Dal Lago afferma che: i due leader assemblano, spesso alla rinfusa, idee e provenienti tradizionalmente dalla destra (di ispirazione vagamente poujadista) e dalla sinistra. Al primo
tipo appartengono lidea di nazione e lostilit verso una politica di apertura verso i migranti e
i loro figli (due punti fissi, in particolare, di Beppe Grillo), lavversione per i sindacati, la difesa
appassionata della piccola impresa (in cui rientra, dopotutto, lazienda Casaleggio e Associati), la

TEORIA POLITICA.indb 317

25/07/14 17:21

318

adriano cirulli, enrico gargiulo

Un secondo esempio di mobilitazione su cui testare larmamentario concettuale laclausiano riguarda il Movimento contro il treno ad alta velocit (No Tav),
sviluppatosi in Val Susa negli ultimi due decenni. Questo movimento rientra
ben poco nellaccezione classica del populismo, pur manifestandone, al pari
di molte altre mobilitazioni locali, almeno un tratto fondamentale: il richiamo
allimmagine di un popolo coeso e virtuoso, la cui integrit minacciata dalle
lite economiche e da quelle politiche, ben rappresentate dai partiti116. Sono
assenti invece i tratti del popolo nazione, apertamente rifiutati dai suoi partecipanti. Al contempo, sono presenti soltanto in minima parte i tratti del popolo
sovrano: tendenzialmente, le critiche non sono rivolte in maniera indiscriminata
ai partiti, ai magistrati o alla casta, ma esclusivamente ad alcuni soggetti politici e ad alcuni esponenti della magistratura. Pi in generale, il movimento di
cui fanno parte anche numerosi attori politici locali non si scaglia contro la
politica istituzionale in quanto tale, ma attacca un certo modo di usare la politica,
che va contro lambiente, contro linteresse comune e non rispetta la democrazia.
I tratti del popolo classe, seppur in parte presenti, non hanno una valenza centrale: le divisioni basate sulla professione e sul censo non contano di fatto; la loro
irrilevanza, dunque, sembra essere frutto pi delle modalit con cui il movimento si andato costituendo spontaneamente che non di un processo consapevole
e deliberato di sterilizzazione di tali divisioni.
Il Movimento No Tav, per contro, sembra esemplificare appieno le dinamiche descritte da Laclau. Il percorso seguito dalla mobilitazione contro lalta
velocit nasce inizialmente attorno a una protesta orientata alla difesa del territorio e del diritto delle popolazioni locali a decidere del proprio destino117.
In questa fase, che inizia gi nei primi anni Novanta, la mobilitazione rimane
concentrata prevalentemente sullalta velocit, anche se, sul tema, si estendono i
contatti al di l della valle118. Successivamente, a partire dal 2000, si cominciano
a diversificare la base sociale e il tipo di associazioni coinvolte nella protesta:
oltre ai militanti, agli attivisti e agli amministratori, a scendere in piazza sono
persone che non hanno esperienze precedenti di mobilitazione e che non fanno
parte di alcuna associazione; inoltre, fanno la loro comparsa figure variegate,
quali preti e guardiaparchi, membri della Coldiretti, vigili urbani che portano i
gonfaloni dei sindaci e sindacati di base119. Oltre allestensione della base sociale e del tipo di organizzazioni coinvolte, si assiste anche a un allargamento dei
contenuti della protesta: il tema della globalizzazione e dei suoi effetti negativi
si fa centrale120. Altrettanto centrale, inoltre, diventa il richiamo a forme di lotta
stima apparente per le forze dellordine e la propensione alla cultura delle manette. Alla seconda
si rifanno il sostegno al movimento No-Tav o analoghi, la critica alla grande industria, il sostegno
alla magistratura e il reddito di cittadinanza. A queste due impostazioni generali si devono aggiungere la polemica contro la casta, lecologismo, il radicalismo (o, meglio, populismo) democratico
e lutopismo elettronico, che rappresentano una posizione terzista, analoga a quella del partito
tedesco dei Piraten. Si tratta, insomma, si un vero patchwork ideologico-politico [...] (Dal Lago,
2013: 78-79).
116
Caruso, 2010: 206.
117
Della Porta, Piazza, 2008: 23.
118
Della Porta, Piazza, 2008: 23.
119
Della Porta, Piazza, 2008: 24-25.
120
Della Porta, Piazza, 2008: 26 e 167.

TEORIA POLITICA.indb 318

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

319

passate come la resistenza al nazifascismo ancora percepite come attuali e


vitali121.
Laspetto pi interessante di queste estensioni e di questi allargamenti che le
istanze che entrano a far parte della protesta contro lalta velocit, anche quando
sono pi ampie di quelle strettamente legate alla questione Tav come nel caso
dei movimenti che contestano i modelli di sviluppo associati alla globalizzazione
neoliberista, sono ricondotte allinterno del contenitore No Tav. Nei termini
di Laclau, nella catena equivalenziale, che si fatta progressivamente pi estesa,
un elemento specifico ha assunto un ruolo privilegiato, diventato identificante
per tutti i partecipanti alla mobilitazione.
In altre parole, la domanda democratica di rispetto del territorio e del diritto allautodeterminazione espressa da coloro che si sono mobilitati inizialmente
contro la costruzione della linea ferroviaria ha acquistato una centralit tale da
sussumere al suo interno altre domande: No Tav diventato cos il nome di
una totalit pi ampia, che racchiude istanze inizialmente lontane dalla questione
alta velocit. Questa totalit e veniamo a un altro aspetto interessante dellanalisi laclausiana ha assunto una chiara connotazione politica di sinistra,
come testimoniato anche dal fondamentale richiamo alla resistenza, senza che
tale connotazione fosse teleologicamente predeterminata. Nei termini di Laclau,
come si visto, non affatto scontato che alcune domande vengano assorbite
allinterno di una specifica articolazione politica. Le stesse domande, nel caso
specifico, avrebbero potuto essere assorbite da unaltra identit popolare, egemonizzata magari da istanze incentrate su una visione del territorio etnicamente
chiusa ed escludente.
Un terzo e ultimo esempio rappresentato dal movimento per i beni comuni,
che si formato in Italia in particolare attorno alla campagna referendaria in
difesa della gestione pubblica delle risorse idriche122. Una mobilitazione che, al
di l della single issue acqua pubblica, ha sviluppato una riflessione teorica e
politica pi ampia, collegandosi anche al dibattito internazionale pi generale
sui commons, intrecciandosi con altre istanze, mobilitazioni e conflitti (mondo
della cultura e dellarte, movimenti contro le grandi opere, movimenti per la
casa, ecc.)123.
Il movimento italiano per i beni comuni ovviamente rientra ben poco nel
concetto classico di populismo: nessun richiamo al popolo nazione; richiami
al popolo sovrano che appaiono in determinati momenti e discorsi, soprattutto
quando le istanze del movimento vengono veicolate o raccolte da attori istituzionali o comunque pi inclini a forme di partecipazione pi istituzionali e meno
conflittuali, ma non caratterizzano il movimento in maniera costante; richiami
al popolo classe non significativi o comunque difficili da considerare centrali nel
discorso del movimento sui beni comuni, tanto che lo slogan che sintetizza
lobiettivo del movimento, andare oltre il pubblico e il privato, indica, in un
Della Porta, Piazza, 2008: 87.
Carrozza, Fantini, 2013.
123
Su questi aspetti si vedano in particolare Mattei, 2012; Giardini, Mattei, Spregelburd, 2012;
Coccoli, 2013.
121
122

TEORIA POLITICA.indb 319

25/07/14 17:21

320

adriano cirulli, enrico gargiulo

certo senso, una impostazione che non cerca di rifarsi ad una classe sociale da
riattivare o ricomporre in quanto soggetto centrale di emancipazione e trasformazione sociale, ma, allo stesso tempo, neanche si pone in contrapposizione ad
una logica di classe.
Ciononostante, le mobilitazioni per i beni comuni sembrano rientrare, almeno in parte, allinterno della concettualizzazione laclausiana del populismo.
Letichetta beni comuni, infatti, potrebbe rappresentare il significante vuoto in
grado di catalizzare e sintetizzare istanze diverse in una rivendicazione unitaria.
Alcuni fattori che sembrano caratterizzare il movimento, per, rendono ancora
incerta la possibilit della riconfigurazione di una mobilitazione unitaria tenuta
insieme dal collante beni comuni. Ad esempio, la mancanza di una leadership
ben definita allinterno del movimento, se da un lato pu rappresentare un fattore di maggiore apertura alla partecipazione democratica nella mobilitazione,
dallaltro rende difficile costruire una frontiera antagonistica, ostacolando larticolazione di un insieme unitario124.
Una delle sfide che questo movimento pone agli studiosi, dunque, quella
di indagare se letichetta beni comuni sia adeguata ed efficace nellagglutinare realt e istanze differenti o se, invece, sia destinata a fallire perch, parafrasando Laclau, il nome non riesce a indicare il tutto e la figura retorica della
sineddoche rimane interrotta, con il rischio che il significante bene comune
rimanga fluttuante e non si fissi, non riuscendo cos a cementare tra loro le
diverse istanze.
Come si cercato di mostrare attraverso le analisi qui abbozzate, in conclusione, le potenzialit delle categorie laclausiane sono ampie. Queste categorie,
infatti, contribuiscono alla costruzione di un armamentario concettuale scevro
da giudizi di valore e, quindi, particolarmente efficace nel dare conto dei processi di frammentazione e di ricomposizione politica delle appartenenze sociali.
Il ricorso allimpianto teorico laclausiano, pi in dettaglio, pu essere utilizzato
per analizzare fenomeni tra loro altamente differenziati sul piano del significato
politico e ideologico. Laclau, infatti, mette al centro della sua riflessione i passaggi attraverso cui larticolazione politica delle diverse istanze sociali d forma
a un popolo, ma ben consapevole, al contempo, della possibilit che questo
popolo in costruzione possa connotarsi tanto in senso progressista quanto in
senso reazionario, xenofobo e autoritario. Proprio questa neutralit valoriale,
che costituisce il punto di forza della proposta avanzata dallo studioso argentino, ne rappresenta anche il tallone dAchille, non consentendo una distinzione
diretta tra popoli buoni e popoli cattivi: nellopacit della realt sociale e
politica contemporanea, tutte le vacche possono sembrare nere. Riconoscere
i tratti comuni nei processi di articolazione e costruzione dei diversi popoli
non esime allora gli studiosi dal dovere di identificare le diverse declinazioni
politico-ideologiche che, nellambito di tali processi, si possono produrre. Se agli
studiosi spetta il compito di descrivere e comprendere i processi in atto, quello di
veicolarli in una direzione piuttosto che in unaltra compete, tuttavia, agli attori
sociali e politici.
124

TEORIA POLITICA.indb 320

Per una visione critica delle potenzialit del movimento per i beni comuni cf. Vitale, 2013.

25/07/14 17:21

costruire il popolo. il contributo teorico di ernesto laclau...

321

Bibliografia
Arditi, B. (2004). Populism as a Spectre of Democracy: A Response to Canovan, Political
Studies, 52, 135-143.
(2005). Populism as an Internal Periphery of Democratic Politics, in Panizza, F. (a cura
di), Populism and the Mirror of Democracy, London-New York, Verso.
Baldassarri, M., e Melegari, M. (a cura di) (2012). Populismo e democrazia radicale. In
dialogo con Ernesto Laclau, Verona, Ombre corte.
Biorcio, R., e Natale, P. (2013). Politica a 5 stelle. Idee, storia e strategie del movimento di
Grillo, Milano, Feltrinelli.
Bonaiuti, G. (2013). La parte. Note sulla politica del popolo in Jacques Rancire, Meridiana, 77, 145-174.
Bordignon, F., e Ceccarini, L. (2013). Tra protesta e proposta, tra leader e partito. Pensare
il MoVimento 5 Stelle, Comunicazione politica, 1, 63-84.
Borrelli, G. (2012). Genealogie del politico. Popolazione e popolo in Michael Foucault ed
Ernesto Laclau, in Baldassarri, M., e Melegari, M., Populismo e democrazia radicale. In
dialogo con Ernesto Laclau, Verona, Ombre corte, 60-83.
Butler, J.; Laclau, E., e iek S. (2010). Dialoghi sulla sinistra. Contingenza, egemonia,
universalit (2000), tr. it. Roma-Bari, Laterza.
Canovan, M. (1999). Trust the People! Populism and the two faces of democracy, Political
Studies, 47, 2-16.
(2005). The People, Cambridge, Polity Press.
Carrozza, C., e Fantini, E. (2013). Si scrive acqua... Attori, pratiche e discorsi nel movimen
to italiano per lacqua bene comune, Torino, aAccademia University Press.
Caruso, L. (2010). Il territorio della politica. La nuova partecipazione di massa nei movi
menti No Tav e No Dal Molin, Milano, FrancoAngeli.
(2012). Gramsci e la politica contemporanea. Azione collettiva, fasi di transizione e crisi
della modernit nei Quaderni dal carcere, Filosofia politica, 2, 247-266.
(2014). Neo-bonapartismo e democrazia radicale. La scienza politica di Gramsci e la crisi
contemporanea dei sistemi politici, Politica e societ, 1, 97-122.
Coccoli, L. (a cura di) (2013). Commons/Beni comuni. Il dibattito internazionale, Firenze,
goWare.
Corbetta, P., e Gualmini, E. (2013). Il partito di Grillo, Bologna, il Mulino.
Crouch, C. (2003). Postdemocrazia, Roma-Bari, Laterza.
Dal Lago, A. (2013). Clic! Grillo, Casaleggio e la demagogia elettronica, Napoli, Cronopio.
Della Porta, D., e Piazza, G. (2008). Le ragioni del no. Le campagne contro la TAV in Val
di Susa e il Ponte sullo stretto, Milano, Feltrinelli.
Diamanti, I. (2013). Una mappa della crisi della democrazia rappresentativa, Comunicazione politica, 1, 3-16.
Formenti, C. (2013). Utopie letali, Milano, Jaka Book.
Germani, G. (1973). Authoritarianism, Fascism and National Populism, New Brunswick,
Transaction Books.
Giardini, F., Mattei, U., e Spregelburd, R. (2012). Teatro Valle Occupato. La rivolta cultu
rale dei beni comuni, Roma: DeriveApprodi.
Greblo, E. (2013). Filosofia di Beppe Grillo. Il Movimento 5 stelle, Milano-Udine, Mi
mesis.
Laclau, E. (2005). Populism: What is in a name?, in Panizza, F. (ed.), Populism and the
Mirror of Democracy, London-New York, Verso.
(2008). La ragione populista (2005), tr. it. Roma-Bari, Laterza.
(2010). La costruzione delluniversale, in Butler, J.; Laclau, E., e S. iek, Dialo
ghi sulla sinistra. Contingenza, egemonia, universalit, Roma-Bari, Laterza, 281306.

TEORIA POLITICA.indb 321

25/07/14 17:21

322

adriano cirulli, enrico gargiulo

(2012). Logica e strategia del popolo. Intervista a Ernesto Laclau, in Baldassarri, M.,
e Melegari, M. (a cura di), Populismo e democrazia radicale. In dialogo con Ernesto
Laclau, Verona, Ombre corte, 11-34.
Laclau, E., e Mouffe, C. (2011). Egemonia e strategia socialista. Verso una politica demo
cratica radicale (1985), tr. it. Genova, Il Melangolo.
Manin, B. (2010). Principi del governo rappresentativo (1997), tr. it. Bologna, il Mulino.
Mastropaolo, A. (2005). La mucca pazza della democrazia. Nuove destre, populismo, anti
politica, Torino, Bollati Boringhieri.
(2013). Le reinvenzioni del popolo, Meridiana, 77, 23-46.
Mattei, U. (2012). Beni comuni. Un manifesto. Roma-Bari, Laterza.
Melegari, D. (2012). Se il popolo non inevitabile. Eterogeneit e organizzazione in Er
nesto Laclau, in Baldassarri, M., e Melegari, M. (a cura di), Populismo e democrazia
radicale. In dialogo con Ernesto Laclau, Verona, Ombre corte, 112-134.
Meny, Y., e Surel, Y. (2004). Populismo e democrazia, il Mulino, Bologna.
Moffitt, B., e Tormey, S. (2014). Rethinking Populism: Politics, Mediatisation and Political
Style, Political Studies, 62, 2, 381-397.
Mouffe, C. (2007). Sul politico. Democrazia e rappresentazione dei conflitti (2005), tr. it.
Milano, Bruno Mondadori.
Mudde, C. (2013). Three decades of populist radical right parties in Western Europe: So
what?, European Journal of Political Research, 52, 1, 1-19.
Panizza, F. (2005). Introduction: Populism and the Mirror of Democracy, in Panizza, E.
(a cura di), Populism and the Mirror of Democracy, London-New York, Verso, 1-31.
(a cura di) (2005). Populism and the Mirror of Democracy, London-New York, Verso.
Paz, V. (2011a). Democrazia e populismo. Tra subalternit e stupidit, Teoria politica, 327-340.
(2011b). In nome del popolo. Il problema democratico, Roma-Bari, Laterza.
Poulantzas, N. (1978). Classes in Contemporary Capitalism, London, Verso.
Preterossi, G. (2012). Genealogie del popolo, in Baldassarri, M., Melegari, M. (a cura di), Po
pulismo e democrazia radicale. In dialogo con Ernesto Laclau, Verona, Ombre corte, 37-52.
Rancire, J. (2014). Lintrovabile populismo (2013), tr. it. Roma, DeriveApprodi.
Rosanvallon, P. (2009). La controdemocrazia. La politica nellera della sfiducia (2006), tr.
it. Troina, Citt aperta.
Santoro, G. (2013). Un Grillo qualunque. Il Movimento 5 Stelle e il populismo digitale
nella crisi dei partiti italiani, Roma, Castelvecchi.
Saurugger, S. (2014). Europeanisation in Times of Crisis, Political Studies Review, 12,
2, 181-192.
Scuccimarra, L. (2013). Il ritorno del popolo. Unintroduzione, Meridiana, 77, 9-21.
Sim, S. (2002). Post-Marxism: An Intellectual History, London e New York, Routledge.
Stanley, B. (2008). The thin ideology of populism, Journal of Political Ideologies, 13, 1,
95-110.
Stavrakakis, Y. (2004). Antinomies of Formalism: Laclaus Theory of Populism and the Les
sons from Religious Populism in Greece, Journal of Political Ideologies, 9, 253-268.
Taguieff, P. A. (2003). Lillusione populista, Bruno Mondadori, Milano.
Tarizzo, D. (2008). Populismo: chi star ad ascoltare?, Introduzione a Laclau (2008).
(2011). Soggetto, moltitudine, popolo. A proposito dellItalian Theory, Filosofia politica, 3, 431-446.
Therborn, G. (2008). From Marxism to Post-Marxism. London, Verso.
Vitale, E. (2013). Contro i beni comuni. Una critica illuminista, Roma-Bari, Laterza.
Zanatta, L. (2002). Io, il popolo. Note sulla leadership carismatica nel populismo latino
americano, Ricerche di storia politica, 3, 431-440.
iek, S. (2010). Tenere il posto libero, in Butler, J.; Laclau, E., e iek, S., Dialoghi sulla
sinistra. Contingenza, egemonia, universalit, Roma-Bari, Laterza, 307-329.

TEORIA POLITICA.indb 322

25/07/14 17:21

Potrebbero piacerti anche