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Primavera 2015

7,90

GRECIA E ROMA

Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

I PROTAGONISTI
filippo il macedone e alessandro magno

erodoto, socrate, archimede: i geni dellantichit


le regine che sfidarono lurbe
cesare, BRUTO, ANTONIO e la fine della repubblica
da augusto a giustiniano, i grandi imperatori

SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE.

In questo numero, tutte le avventure intorno al mondo: gli Antichi al di l delle Colonne dErcole, Colombo e il mistero della scoperta
dellAmerica e poi Magellano, Pigafetta, James Cook fino agli esploratori di spazio e abissi. Cosa li ha spinti ad andare oltre lignoto?
E inoltre: i segreti dei profumi, linvenzione del radar, i monaci del 200 scomunicati, la guerra di Vandea.

FOCUS STORIA. OGNI MESE LO SPETTACOLO DEL PASSATO.


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GRECIA E ROMA

I PROTAGONISTI

6 GRANDI

Elena di Troia in una


statua di Canova
(1819). Corrisponde
allimmagine di bellezza
ideale tramandata
dallarte classica.

IERI GRANDI OGGI

30 UNO

Chi erano i personaggi dellantichit


classica che hanno lasciato un segno
indelebile nel nostro modo di vivere e
di pensare? Intervista a Valerio Massimo
Manfredi.

12 LALLODOLA

pag. 8

36 STRATEGA

NERA

42

DALLO IONIO ALLHIMALAYA

48

LALTRA GRECIA

PER AMORE, PER VENDETTA


Un imperatore superbo, un popolo
fiero, una regina spietata cui avevano
ucciso il figlio... La storia di Tomiride.

24 IL

PRIMO REPORTER

Erodoto, il padre della Storia.

DI SE STESSO

Alcibiade fu lultima speranza di Atene


nella Guerra del Peloponneso. Grande
oratore, trad la sua citt, ma da molti fu
trattato come un eroe.

pag. 30

La verit su Saffo, la poetessa pi famosa


della Grecia.

20

CHE LA SAPEVA LUNGA

Socrate fu un uomo buono, assetato


di cultura, coraggioso. Fu eliminato
perch faceva paura ai politici. Luciano
De Crescenzo gli ha dedicato due libri e
questa intervista.

BELLEZZA FATALE

Ecco la donna per la quale scoppi


la guerra tra Greci e Troiani. Vecchie
e nuove ipotesi, tra leggenda e
archeologia, su Elena di Troia.

ARALDO DE LUCA

he cosaltro la Storia se non il risultato di ambizioni,


gesta, sfide intellettuali delle persone che sono
vissute prima di noi? E non forse pi forte il
richiamo a eventi lontani se raccontato attraverso le
vite dei protagonisti? Questo numero di Focus Storia Collection
affronta lantichit greco-romana con la lente della biografia.
Unimmersione nella quotidianit di 2.000 (e oltre) anni fa nelle
corti di re e imperatori romani e nei campi di battaglia dei grandi
generali; nellagor di Socrate o nella casa di Archimede prima
che il suo ingegno venisse spento dalla spada di un barbaro
romano. Ma troveremo anche il languore di Saffo, lastuzia di
Cleopatra, il coraggio di regine che sfidarono la grande Roma.
Figure eroiche. Perch la Storia la scrivono i vincitori e lantichit
classica non stata amica delle donne. Solo poche sono riuscite
a valicare entrambe le barriere. Se oggi siamo liberi di scrivere
e raccontare lo dobbiamo ai Greci: che hanno inventato la
democrazia, concepito la storiografia, coltivato larte della
narrazione col teatro. E i Romani? Hanno dato altrettanto. E
in pi hanno tramandato tutto quello che cera di buono nella
cultura ellenica. Il nostro mondo ringrazia.
Emanuela Cruciano

pag. 42

Valoroso, colto, affascinante, in


soli 12 anni Alessandro Magno
conquist limpero pi ampio che si
fosse visto fino ad allora.

Sotto la guida del re Filippo II, il piccolo


Regno di Macedonia prese il controllo
di quasi tutta la penisola greca. Ecco
come ci riusc.

COPERTINA: ALESSANDRO MAGNO E ADRIANO. FOTO: DE LUCA, E. OLAF.

GRECIA E ROMA

I PROTAGONISTI
54 INGEGNO

E POLITICA

104 NELLE

Vita, morte e scoperte del pi grande


genio matematico dellantichit:
Archimede.

60 I

NEMICI DEI GRECI

110 I

Consoli romani, imperatori persiani,


generali macedoni. Alcuni furono
acerrimi avversari degli Elleni, altri
si guadagnarono il loro rispetto,
altri ancora giunsero persino a
combattere al loro fianco...

62

68

pag. 68

pag. 80

120 SANTO

DEI FARAONI

pag. 96

Non era la fatalona che si racconta.


Cleopatra parlava otto lingue, era
spiritosa e intelligente. E non fu un
aspide a ucciderla.

140 GLI

ALTRI
GRANDI ROMANI

Astuto, prudente e carismatico. Cos era


Augusto, il primo imperatore di Roma.
pag. 128

90 LIMPERATORE

MONTANARO

Generali valorosi, intellettuali, politici.


Gli altri protagonisti di Roma.
143 LETTURE

Il suo nome ricordato per i bagni


pubblici. Ma Vespasiano fu il vero
fondatore dellimpero.

DI LUI SOLO DIO

Ambizioso e intelligente, Giustiniano


rese pi fastosa Costantinopoli e
riconquist parte dellOccidente.

CHE FOND
LIMPERO

146 SIAMO

ANCORA
GRECO-ROMANI?

DAMORE

Adriano stato uno dei pi grandi


imperatori di Roma.

DI
GALLA PERFIDIA

134 SOPRA

pag. 114

84 LUOMO

96 FOLLIE

128 LAMBIZIONE

Discendente di imperatori, prigioniera e


poi regina dei Visigoti, tornata in patria
Galla Placidia non esit a mandare a
morte i rivali per riprendere il potere.

NON DEVE MORIRE

Se Giulio Cesare fosse scampato alla


congiura nel 44 a.C. avrebbe forse
regnato da Alessandria dEgitto, sposo di
Cleopatra. E lerede Ottaviano...

PER FORZA

Si attribu il merito di aver legalizzato il


culto cristiano guadagnandosi un posto
tra i grandi della Chiesa. Costantino
invece...

Scipione e Annibale, eterni rivali,


si scontrarono nelle guerre puniche.

80 CESARE

REGINA RIBELLE

Bella, dotta e spregiudicata, per


molti aspetti simile a Cleopatra:
ecco chi era Zenobia, la regina di
Palmira (in Siria), che conquist
lEgitto e os sfidare Roma.

GIGANTI CONTRO

74 LULTIMA

NEMICI DI ROMA

Per conquistare il mondo e imporre


la pax romana, lImpero romano aveva
collezionato nemici di tutto rispetto.
Eccoli in questa carrellata.

114 LA

GLI ALTRI GRANDI ELLENICI


Ecco gli altri politici, studiosi e
intellettuali grazie ai quali la cultura
greca lasci un contributo inestimabile in
ogni campo delle attivit umane.

MANI DEL RAS

Come, partito da Leptis Magna,


il libico Settimio Severo divenne
imperatore romano.

pag. 134

Anche la nostra epoca ha prodotto


grandi personaggi. Ma al momento
non si profila nessuno in grado di
fronteggiare la crisi che stiamo vivendo.

OGNI MESE UNA NUOVA IMMAGINE


DEL MONDO

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INTERVISTA

Chi erano i personaggi dellantichit CLASSICA che hanno lasciato

GRANDI IERI

a cultura occidentale affonda le


proprie radici nel mondo greco e in quello romano, segnati entrambi dalle gesta di grandi personalit. Ma che cosa accomun
e cosa distinse le loro imprese politiche
e militari? In che modo la storiografia
le ha amplificate? E, soprattutto, come
mai il pensiero dei nostri antenati greco-romani ci appare ancora cos moderno? A rispondere a queste e altre domande, lo scrittore e storico dellantichit Valerio Massimo Manfredi, con
cui cercheremo di comprendere meglio
il contesto storico in cui i grandi del passato divennero tali.
Quale fu il periodo doro dellantica Grecia? E grazie a quali personaggi?
Per la Grecia il periodo doro si pu
collocare tra la fine delle guerre persiane
(499-479 a.C.) e la morte di Pericle (429
a.C.), sotto il cui governo Atene, gi citt
leader del cosmo greco, aveva raggiunto
il massimo del proprio splendore. Nel V
secolo a.C. si registr una specie di miracolo greco che, sotto legida della democrazia ateniese, coinvolse ogni aspetto della societ, a partire dallarte e dalla
cultura. In architettura abbiamo il Partenone, nelle arti figurative i grandi cicli
statuari di Fidia, nel teatro i capolavori di
Eschilo, Sofocle ed Euripide, in filosofia
Socrate e i suoi epigoni. Non bastasse, in
tale periodo nacque la storiografia: prima con Erodoto, che fece da ponte con
le precedenti opere epiche; e poi con Tucidide, vero fondatore della moderna ricerca storiografica basata sullattendibilit delle fonti e sullassenza di ogni divinit dalla narrazione.
6

E nella storia di Roma?


Nella realt romana pi difficile individuare un periodo doro, perch
vanno presi in considerazione un arco
di 2.000 anni e molteplici forme di governo. Senzaltro let del primo imperatore Augusto (27 a.C.-14 d.C.) stato
uno dei periodi pi fertili. Con lui ebbero fine le guerre civili che avevano a
lungo straziato la societ romana e inizi unera di pace che coinvolse ogni angolo dellimpero. Sotto Augusto vennero tra laltro ampliate le carreggiate della vasta ramificazione stradale romana e
anche le localit pi remote furono dotate di moderne stazioni in cui erano attivi
servizi di posta, ristoro, alloggio, rimessa per cavalli e sorveglianza. In tutta Roma sorsero inoltre nuovi monumenti e
la cultura ricevette nuovi impulsi, grazie
anche al rapporto di fiducia tra il princeps
e il poeta Publio Virgilio Marone. Augusto intervenne in pratica in ogni ambito del vivere civile, distinguendosi peraltro per uno stile di vita austero e passando alla Storia anche per aver in qualche
modo creato lItalia: Iuravit in mea verba tota Italia sponte sua, tutta lItalia mi
giur spontaneamente fedelt, scrisse
nelle Res gestae divi Augusti.
Laccesso al potere era aperto a tutti?
E quali erano le tradizionali vie di ascesa politica?
Sempre prendendo come riferimento lAtene di Pericle, in Grecia la carriera politica e la relativa diaria era accessibile a qualunque cittadino libero. Si
pensi in proposito a Temistocle, generale e politico di spicco le cui origini erano
palesemente umili, essendo figlio di un

venditore di legumi. Daltronde, per entrare nellassemblea del popolo, o Ecclesia, bastava essere cittadini ateniesi e aver
compiuto la maggiore et (e questo, seppur con lievi variazioni, valeva in tutte le
poleis greche). Peraltro, chiunque volesse emergere come leader politico doveva
trovare il supporto proprio di tale assemblea, e per far ci, oltre a una buona oratoria, era indispensabile ieri come oggi crearsi una rete di amicizie influenti. Quando per si esagerava con lambizione di potere, e con il relativo rischio
di tirannide, era dietro langolo lostracismo, ossia lesilio.
A Roma, dove vi era sia una rappresentanza dellaristocrazia (il Senato), sia della plebe (il Tribunato della plebe), diversamente che in Grecia non vi erano pregiudiziali etnico-razziali. Non a caso furono molti i non romani che salirono
al trono imperiale. Traiano (98-117),
per esempio, che, essendo di origine iberica, non era nemmeno italico. La porpora imperiale fu inoltre raggiunta anche da barbari come Massimino Trace
(235-238) e persino da un arabo: Filippo (244-249). In tali casi, pi delle origini era importante sentirsi parte del mondo romano ed essere valorosi combattenti. Dal III secolo la via pi facile per
accedere al trono fu infatti quella militare, e ogni grande comandante si affermava in modo naturale anche come leader politico.
Ben diverse dovevano essere le condizioni per lascesa delle donne...
Complessivamente le donne erano
svantaggiate, in Grecia in modo particolare. La societ greca era estremamen-

un segno INDELEBILE nel nostro modo di vivere e di PENSARE

GRANDI OGGI
te maschilista e la vita politica era appannaggio maschile. Persino nel periodo doro di Atene abbiamo pochissimi
personaggi femminili di spicco, fatta eccezione per Aspasia, etera o concubina di
Pericle nonch donna dallo spirito libero
e regina del suo salotto, capace di tessere alleanze e condizionare la vita politica.
A Roma, pur rivestendo ruoli di subordine, le donne godevano di maggiore libert, e soprattutto in epoca imperiale alcune sono state in grado di acquisire un enorme potere. Tra queste, Livia,
moglie di Augusto che dett molte delle scelte del marito e che riusc con determinazione a non avere figli con lui. Il
motivo? Favorire quelli gi avuti in matrimoni precedenti, a partire da Tiberio,
prossimo a divenire imperatore. Non
meno carismatica fu Agrippina, la spietata madre dellimperatore Nerone. Infine a Roma cera unimportante istituzione in mano alle donne: le vestali, giovani
vergini che avevano il compito di tenere
sempre acceso il fuoco sacro alla dea Vesta, simbolo della vita eterna dellUrbe.
Come erano visti gli intellettuali e i
letterati in Grecia e a Roma?
Soprattutto ad Atene, erano tenuti in gran considerazione e rivestirono
un ruolo fondamentale nel formare la
coscienza dellepoca, non lesinando in
molti casi aspre critiche al potere. Aristofane, per esempio, scrisse varie commedie in cui attaccava in maniera feroce la politica ateniese, a suo parere degenerata in demagogia, e lo stesso Socrate
fu condannato a morte per la sua critica della societ, per il suo continuo contestare e insinuare dubbi. Il teatro rivest

una particolare importanza nelleducazione della comunit (Pericle favor laccesso agli spettacoli per tutti), fornendo
modelli positivi gli eroi e mettendo
in scena esemplari punizioni per i malvagi. Il clima di fervore culturale prosegu tra laltro in epoca ellenistica, quando con Tolomeo I (367283 a.C.) sorger ad Alessandria il Museion, un centro di studi e di ricerca frequentato dai
pi grandi scienziati del mondo di allora che gettarono le basi del nostro pensiero scientifico e della nostra letteratura.
In campo romano la situazione abbastanza diversa, poich la letteratura tende a essere meno universale e a fondersi con la politica. Giulio Cesare far per
esempio il letterato di se stesso scrivendo il De bello gallico, e complessivamente
possiamo affermare che a Roma la politica si auto-racconta e auto-celebra. Come avvenne anche con Virgilio e la sua
Eneide, poema nazionale incentrato sul
mito di Enea in cui si glorificavano le
origini di Roma. Non per questo mancavano autori pronti a fare critica. Iullo Antonio, figlio del triumviro Marco
Antonio, compose per esempio il poema epico Diomedea, in cui contestava la
propaganda augustea.
Perch il loro pensiero ancora cos attuale?
La modernit degli antichi, e in particolare degli autori greci, si spiega con
un banale ragionamento: il loro pensiero
ci appare cos attuale perch ci appartiene. Noi deriviamo da loro, ed quindi
naturale che il nostro sistema di pensiero risulti affine a quello dei grandi intellettuali del passato.

Ci sono personaggi giunti a noi alla


stregua di eroi, ma che in realt non avevano particolari meriti?
Non direi. O meglio, poich la Storia
la scrivono i vincitori, chiaro che in alcuni casi siano stati amplificati i meriti
(o attenuati i difetti) di questo o di quel
personaggio, ma di solito i grandi protagonisti delle cronache storiche avevano indubbie qualit. Peraltro, la storiografia ha spesso rivestito un ruolo critico: Plinio defin la conquista della Gallia
un crimine contro lumanit, mentre Tacito fece dire a Calgaco, sovrano dei Caledoni, che i Romani fanno il deserto,
e lo chiamano pace. Attribuendo ad altri i propri pensieri, gli storici del tempo
pur appartenendo spesso ai vincitori
riuscirono a mantenere un distacco critico dagli eventi e dai loro protagonisti.
E oggi?
Sfruttando i media, oggi possibile
che emergano personaggi di scarsa sostanza. Ma, almeno nelle democrazie occidentali, c una sorta di allergia per
quelle personalit che, specie a livello politico, tendano a emergere troppo o appaiano eccessivamente decisioniste. Uno
spauracchio figlio delle tragedie totalitarie del 900 eppure molto simile a quello degli ateniesi di 2.500 anni fa... 
Matteo Liberti

VALERIO MASSIMO MANFREDI,


classe 1943, scrittore,
archeologo, topografo del
mondo antico. Ha condotto
spedizioni archeologiche in
molte localit del Mediterraneo.
Il suo ultimo libro: Le meraviglie
del mondo antico (Mondadori).

ELENA DI TROIA - 1200 A.C.

Bellezza

FATALE

AKG/MONDADORI PORTFOLIO

Chi era VERAMENTE la donna per la quale scoppi


la guerra tra Greci e Troiani? Vecchie e nuove IPOTESI,
tra LEGGENDA e archeologia

U
Elena di Troia
da secoli un mito
immortale: ecco
come la vedeva
il preraffaellita
Dante Gabriel
Rossetti
nel 1863.

NATA DA
UN UOVO

Il mito racconta
che Zeus si
trasform
in cigno per
sedurre Leda,
moglie del
re di Sparta.
Lei partor un
uovo dal quale
nacque Elena
(qui in una
statuetta del V
secolo a.C.).

L.RICCIARINI/LEEMAGE

PALLIDA
E BIONDA

na magnifica preda, bionda e pallida


come il marmo, fragile vittima del desiderio altrui? No. Una virago seminuda e una bellezza tuttaltro che classica,
eppure cos influente da far muovere interi eserciti. questo, secondo la storica inglese Bettany
Hughes, il ritratto pi verosimile della femme fatale dellantichit: Elena di Troia, la donna per la
quale narra Omero nellIliade pi di 3mila anni fa scoppi la guerra fra Greci e Troiani.
Principessa calva. Elena un personaggio
del mito, ma i suoi caratteri potrebbero avere radici in una delle ricche regine spartane del XIII secolo a.C., spiega la studiosa, autrice di una lunga indagine sul campo. Il luogo dove cercare la vera Elena non quindi Troia (la localit, oggi in Turchia,
che nel racconto di Omero fu sua residenza dopo
il rapimento da parte di Paride) ma Sparta (lantica Lacedemone), dove la giovane sarebbe diventata sovrana a fianco del marito Menelao.
Per anni si pensato che il palazzo di Menelao
fosse da cercare sulla collina di Terapne, fuori Sparta, dove sono state recuperate 300 statuette legate
al culto di Elena, racconta Hughes. Secondo alcuni archeologi greci, gli ultimi scavi farebbero invece pensare che i resti di Lacedemone, capitale del
Peloponneso meridionale sul finire dellet micenea, si trovino a Pellana, 25 km a nord di Sparta.
Qui, a 12 anni, le ragazze di 3.200 anni fa erano in et da marito, ed Elena non faceva eccezione. Solo allora avrebbe potuto farsi crescere la chioma fluente che per secoli le hanno attribuito poeti
e pittori. Prima sarebbe stata calva. Negli affreschi
micenei le donne di classe elevata mostrano fino
alladolescenza la testa rasata, a parte un ricciolo
o una corta coda di cavallo, racconta la studiosa.
Tradizionalista. Conosciamo poco delleducazione delle ragazze spartane nel 1200
a.C., dice Marxiano Melotti, docente di
Metodologia della ricerca archeologica
allUniversit di Milano Bicocca, ma
si pu supporre che alcuni costumi
della Sparta arcaica, molto tradizionalista, riflettano usi pi antichi.
Sappiamo per esempio che le spartane del VII secolo a.C. si esercitavano alla lotta come i maschi, combattendo nude corpo a corpo.

Nobile e quindi destinata a una carriera da sacerdotessa, ma anche a diventare moglie e madre, la principessa sarebbe stata iniziata ai culti orgiastici legati
alla fertilit. Isolate per lunghi periodi tra i boschi e
sulle montagne, le adolescenti spartane entravano in
contatto con le divinit attraverso musica e danza,
mentre venivano istruite alluso di piante medicinali
come il papavero da oppio, che cresceva spontaneo
nel Peloponneso. Le donne della tarda Et del bronzo erano il tramite privilegiato con gli di. E il culto era tuttuno con gli affari terreni, spiega Hughes.
Influente e in et fertile, la ragazzina era un ottimo
partito. Cosparsa di unguenti a base di olio doliva,
con la pelle di tutto il corpo sbiancata da una passata di ossido di piombo e ricoperta di tatuaggi a colori sgargianti, gli occhi truccati pesantemente di nero e di rosso, il corpo avvolto da vari strati di lino indaco e porpora, carica di gioielli, ma a seni nudi, cos
si sarebbe presentata al suo promesso sposo. Il men
del banchetto nuziale? Minestra di lenticchie al cumino, focacce di farina di ceci, stufati con la frutta e
(solo per gli ospiti vip) arrosti di cinghiale e di cervo.
Ma quale rapimento! Le corti micenee del
XIII secolo a.C. ricevevano spesso inviati stranieri
e il troiano Paride, di cui parla Omero, poteva essere uno di questi. Le giovani aristocratiche erano
merce diplomatica, continua Hughes, e capitava che lospitalit comprendesse anche lo scambio
di donne. Ma c di pi. Secondo una tradizione
che risale alla poetessa Saffo (VII-VI secolo a.C.)
nellantica Sparta era diffusa la poliandria (il corrispondente femminile della poligamia), una pratica la cui origine si faceva risalire proprio alla fuga damore (e non al rapimento) di Elena e Paride.
Quel che certo, che scendere in guerra per
una donna, tre millenni fa, non era cos raro, come
provano anche molte testimonianze scritte. Sappiamo per esempio che verso il
1230 a.C. i regni di Ugarit e di Amurru (nellattuale Siria) rischiarono di
distruggersi a vicenda a causa della principessa di Amurru. Questa venne data in sposa al re di
Ugarit per rafforzare lalleanza tra le due citt-Stato, ma fu
rispedita al mittente, forse per
non aver voluto consumare il
matrimonio.

ARALDO DE LUCA

Brutta fama. Furono dunque i Greci dellVIIIVII secolo a.C. a montare lepisodio del rapimento. Secondo il mito, Elena (figlia di Zeus e di Leda,
e nata da un uovo) era gi stata rapita una prima
volta fra i 7 e i 10 anni dal cinquantenne Teseo, leggendario re di Atene che avrebbe abusato sessualmente di lei. Per i Greci classici, insomma, quella
donna era stata fin da bambina sinonimo di discordia. Perch? Per loro, ogni donna era una creatura pericolosa che sapeva soggiogare gli uomini, risponde Melotti. Se volevano evitare problemi come la guerra di Troia, i mariti avevano il diritto e
il dovere sociale di chiudere in casa le proprie spose. La civilt classica di Atene temeva e degradava il sesso femminile. Cos, la regina e sacerdotessa
che forse ispir Elena divenne una fedifraga corruttrice di eroi. Fu questa lepoca in cui ebbero origine le interpretazioni pi durature del suo mito,
che ne fecero nellIliade una cagna lasciva e una

distruttrice di citt, conferma Hughes.


A Sparta, invece, Elena continu a godere di unimmagine positiva, diventando
nume tutelare nei rituali femminili che
segnavano il passaggio alla maturit sessuale, precisa Melotti. Ma fu limmagine classica a vincere, tramandata attraverso i Romani e il Rinascimento. Fino al
film Troy (2004), dove al posto di una regina un po selvaggia c lalgida attrice tedesca Diane Kruger.
Nonna Elena. LElena dellIliade torna a Sparta
alla fine della decennale guerra di Troia, viaggiando
in lungo e in largo per il Mediterraneo Orientale.
La sua bellezza la salva dalla vendetta di Menelao
e lei riprende il suo ruolo di regina e moglie (mentre le adultere nellantica Grecia erano viste malissimo), ma la sua morte resta un mistero. E la vera
Elena, che fine potrebbe aver fatto? Avrebbe vissuto in un coloratissimo palazzo, dividendosi tra gli
impegni di sacerdotessa e i lussi di una ricca corte. Ma il suo regno sarebbe stato breve. Fino a oggi non sono ancora state identificate le spoglie di
una regina spartana del XIII secolo a.C., spiega
Hughes. Ma sappiamo da vari ritrovamenti che
le donne micenee non vivevano in media pi di
trentanni. Madre a 12 o 13 anni, a 24 Elena sarebbe gi stata nonna. Il suo funerale fu certamente
degno di una semidea e il suo corpo, interamente
ricoperto di gioielli, fu seppellito in un thlos, una
grande tomba a cupola.

LESSING/CONTRASTO

Il MODELLO di Elena fu forse una regina


spartana del XIII secolo a.C. RICCA e potentissima

DEA DEL SESSO?

Divinit micenea della


fertilit in avorio.
Risale allepoca dei
fatti narrati nellIliade
e d lidea di come
poteva apparire una
regina micenea del
1200 a.C.

Aldo Carioli

E se invece fosse stata una vichinga?

C
BELLEZZA IDEALE

Il profilo di Elena di
Troia in una statua
di Antonio Canova
(1819, allErmitage).
Corrisponde
allimmagine di
bellezza ideale
tramandata
dallarte classica.

10

ome mai Elena, principessa


spartana dai tratti mediterranei, viene descritta nellIliade
come una bellezza bionda? Semplice
licenza poetica? Per lo studioso
Felice Vinci (autore del libro Omero
nel Baltico, Palombi) le storie narrate
da Omero sarebbero state importate in Grecia durante una grande
migrazione seguita a un cambiamento climatico che verso il 1500
a.C. avrebbe spinto le popolazioni
della Scandinavia a stabilirsi nel mar
Mediterraneo. Qui gli uomini del
Nord avrebbero fondato la civilt
micenea, riambientando i racconti
della loro tradizione. La ricerca si
basa su un accurato confronto fra i

testi omerici, le saghe nordiche, la


geografia del Mediterraneo e quella
della Scandinavia. La sorprendente
conclusione che Troia sarebbe in
realt lattuale localit di Toija, sulla
costa finlandese del mar Baltico.
Le conferme. La storia di Elena, in
particolare, troverebbe conferma in
un personaggio citato nelle Gesta
Danorum (un testo del XII secolo che
riprende alcune tradizioni orali): una
donna che con i suoi amplessi poteva
attribuire la regalit. Proprio come
Elena, che sposando Menelao gli
permette di diventare re di Sparta. E
in quello stesso testo si legge anche
che il rapimento di una regina comportava sempre la guerra.

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SAFFO - 640 A.C.

CLUB ESCLUSIVO

Saffo e Alceo (con la


lira) nel Circolo delle
Muse fondato dalla
poetessa a Lesbo, in un
dipinto di Lawrence
Alma-Tadema (1881).

12

NERA

Erotomane
CORRUTTRICE
di fanciulle o
genio e prima
femminista? La
VERIT sulla
poetessa pi famosa
della Grecia

13

AKG/MONDADORI PORTFOLIO

Lallodola

Mithymna

Per gli antichi la poetessa era una


SUPERSTAR: nellAtene del
secolo a.C. la FAMA di Saffo era
pari a quella di OMERO

Antissa
reso

MA

RE

EG

Polichnitos

EO

ISOLA DI LESBO

Lisola di Lesbo, nel mar Egeo orientale,


in una foto aerea. Sono indicate
le localit principali: Saffo nacque a
reso, ma il suo tiaso era a Mitilene.

BRIDGEMAN/ALINARI

Ho una bella
bambina,
che assomiglia
a fiori doro /
Cleide amatissima /
non la cambierei con
la Lidia intera.

Mitilene

l filosofo greco Platone, nel IV secolo a.C., la


defin decima musa. Tre secoli dopo, i poeti latini Orazio e Ovidio la presero a modello per i loro versi. Lo storico e geografo greco Strabone, nel I secolo d.C., fu categorico: Per
quanto risaliamo nel tempo, non riusciamo a ricordare, in nessunaltra epoca, una donna capace di rivaleggiare con lei nella poesia. Come educatrice fu paragonata nientemeno che al filosofo greco Socrate (469-399 a.C.)
ma fu anche disprezzata per aver
cantato lamore omosessuale tra
donne ed esaltata come prima
femminista. Saffo, che i Greci
soprannominarono lallodola nera perch si diceva
avesse i capelli ricci e scuri,
fu tutto questo e molto altro ancora.
Tra Mito e Storia. Saffo nacque tra il 640 e il 620
a.C. a reso, sullisola di Lesbo. Ma certezze biografiche non
ce ne sono. Era molto celebrata gi
nellantichit, spiega Marxiano Melotti, docente di Metodologia della ricerca archeologica allUniversit di Milano Bicocca. Per questo motivo si sent subito il bisogno di creare attorno al suo personaggio una ricca e romanzesca biografia ufficiale
nella quale difficile distiguere il mito dalla realt.
Un testo antico indica il 612 a.C. come sua data di
nascita, ma il termine utilizzato pu riferirsi anche
al momento di massima notoriet. Suo padre Scamandrnimo apparteneva a unantica famiglia aristocratica e mor quando Saffo era ancora bambina. La ragazza crebbe cos insieme alla madre Cleide e sotto la tutela del fratello maggiore Carasso e
dei parenti maschi. Fu proprio a causa loro che Saffo fu travolta giovanissima dal turbine della politica.

PROFILO
CLASSICO

Saffo vista dallo


scultore Jean-Jacques
Pradier, nel 1851.

SIMEPHOTO

Guerra di clan. La Grecia arcaica era un mondo di radicali cambiamenti: con il tramonto della civilt micenea era entrato in crisi il potere dei re. Le
famiglie pi influenti stavano prendendo il comando e i sovrani furono sostituiti da governi oligarchici o tiranni. A Lesbo, la stirpe regale dei Pentilidi fu
deposta da un consiglio di aristocratici del quale facevano parte anche i parenti di Saffo. Quando per
un certo Mirsilio divent tiranno, alcune famiglie si
opposero: tra queste cerano anche il clan di Saffo e
quello del suo amico e poeta Alceo, che infiammava
gli animi con i suoi canti di guerra e ribellione. Ma
il complotto contro Mirsilio fall e i clan ribelli furono condannati allesilio a Pyrra, presso Mileto (oggi
in Turchia). Saffo era appena adolescente.
Tornati a Lesbo dopo la morte di Mirsilio, i clan
di Saffo e Alceo tramarono anche contro il nuovo tiranno, Pittaco, che Alceo defin grassone con i piedi piatti e ipocrita spaccone. Tra il 598 e il 590 a.C.
a Saffo e ai suoi tocc di nuovo lesilio, ma a condizioni pi dure: il patrimonio di famiglia fu confiscato. E Saffo dovette prendere il mare nuovamente.
Questa volta fugg in Sicilia, sembra a Siracusa,

ospite di parenti. A quel tempo si sarebbe sposata con Crchila, un ricco mercante dellisola di Andros, con il quale avrebbe avuto una figlia chiamata Cleide. Alcuni per negano che Saffo si fosse sposata e sostengono che la Cleide citata in alcuni versi
fosse in realt una delle sue amate ragazze. Non c
ragione di negare quel matrimonio, obietta Melotti. Il fatto che si circondasse di fanciulle non significa che fosse contraria alla vita coniugale. Anzi, per
lei, come per ogni donna della sua cerchia, le nozze
erano un punto darrivo irrinunciabile.
Sposata o no, verso il 585 a.C. Saffo torn a Lesbo
ricchissima. Con i suoi averi decise di fondare nella citt di Mitilene un tiaso femminile, una sorta di
club esclusivo per ragazze bene in et da marito:
era nato il Circolo delle Muse.
Emancipate. Le donne di Lesbo erano tra le greche pi ostinate e indipendenti. I padri pi progressisti, come Scamandrnimo, lasciavano persino che
le proprie figlie imparassero a leggere e a scrivere insieme ai fanciulli. Ma che cosa studiavano le seguaci di Saffo? Tutto quello che cera da sapere sul matrimonio, compresi gli aspetti pratici della sessuali-

TECNOLOGIA
E POESIA

Acquedotto romano a
Lesbo. Molti letterati
romani si ispirarono
allo stile poetico di
Saffo per creare i loro
componimenti.

L mi lasci, tra le lacrime / e mi disse: come terribile / Saffo, questa nostra sorte /
perch contro il mio volere che ti abbandono. / Io le rispondevo: / parti serena e ricordati di me
/ sai che noi ti amavamo [...] e su un letto morbido / [...] placavi il desiderio.
15

Foto di gruppo:
le primedonne
dellantichit

affo (5) solo una delle


grandi donne del passato,
ritratte nel 1902 da
Frederick Wallenn in questo
acquarello. Miriam (1), sorella
di Mos, e Rebecca (2), moglie
di Isacco e madre di Esa e
Giacobbe, furono primedonne
bibliche. Semirmide (3) fu la
leggendaria regina degli Assiri,
Cleopatra (6) lultima sovrana
dEgitto e Boadicea (13) guid
gli Iceni della Britannia che
si ribellarono ai Romani nel I
secolo d.C. La moglie di Ulisse,
Penelope (4), simbolo di
fedelt coniugale, mentre la
vedova romana Cornelia (7)
rifiut di risposarsi. Nella Grecia
antica, Frine (8) e Aspasia (9)
furono influenti cortigiane; per
la bella Elena (10) si scaten
la Guerra di Troia e leroina
Atalanta (11) fu sposata con
linganno, come Imogene (12).

Durante i RITI INIZIATICI le


ragazze venivano incoronate con
FIORI e cosparse di UNGUENTI.
A quel punto, erano pronte per
lAMORE
t, ma soprattutto la danza, il canto, il portamento e
le buone maniere. Presto a Lesbo accorsero ragazze
da tutta la Grecia. I diversi tiasi erano in concorrenza fra loro, continua Melotti. Si sfidavano in gare
di danza o di canto in cui le giovani mostravano alla
comunit di avere acquisito i principi culturali della citt meglio delle ragazze di altri tiasi. Il tiaso migliore formava le spose migliori. Un tipo di competizione simile a quello in voga fino a pochi anni fa
nei college universitari inglesi. Quando si sposavano, Saffo stessa si occupava della cerimonia e saluta-

va le sue ex allieve con versi struggenti che suonavano proprio come dichiarazioni damore.
Scuola damore. La pedagogia greca pi arcaica
prevedeva che ladolescente fosse affidato alle cure di
un nobile adulto. Era questo il significato originario
della parola pederastia: lerasts era infatti ladulto
che istruiva lermenos (oggetto del desiderio). Anche il tiaso femminile si basava su rapporti affettivi e
sessuali tra donne adulte e fanciulle, analoghi a quelli alla base dei riti di passaggio maschili, dice Melotti. Lo scopo era simile: cementare la solidariet tra i
membri di uno stesso gruppo sociale, per mantenere unita la citt e la sua lite aristocratica. Queste forme di omosessualit erano probabilmente temporanee, limitate al periodo educativo e funzionali a preparare i giovani alla successiva fase eterosessuale della
vita matrimoniale. Con lentrata nella societ adulta
(cio con le nozze) la relazione terminava.
Il tiaso greco, per, era prima di tutto uno spazio dove celebrare riti, continua lesperto. In questo listruzione delle ragazze era diversa da quella dei

Appena ti guardo, non mi riesce pi di parlare / la lingua sinceppa, subito un fuoco sottile
corre sotto la pelle / gli occhi non vedono pi, le orecchie rombano / il sudore mi scorre, un
tremore / mi afferra tutta, sono pi verde / dellerba, mi vedo a un passo / dallessere morta.
16

10

11

12

13

BRIDGEMAN/ALINARI

Sei venuta e fu un bene, io ti


desideravo / hai dato sollievo /
al mio cuore arso dal desiderio.

Un mistero mai svelato: era davvero lesbica?

ella vita di Saffo,


dopo la nascita
del Circolo delle Muse, non ci furono
uomini. Anche ammesso che il mercante
Crchila fosse stato suo
marito allepoca era gi
morto. E il poeta Alceo,
che quasi certamente
era innamorato di lei,
secondo Aristotele fu
respinto. In versi, ma
con fermezza.
Dichiarata. Saffo era
dunque veramente
innamorata di Archeanassa, Attis, Dike,
Eirne o Mgara, tra le
pi belle allieve della
sua scuola? Probabilmente s, a giudicare
dalle parole esplicite e
appassionate che rivolse loro in autentiche
dichiarazioni damore.
Lei stessa paragonava

la pederastia maschile
al suo eros, spiega la
studiosa tedesca Marion Giebel, autrice di
una dettagliata biografia. Per Saffo leros era
una forza primigenia
che riempie gran parte
della nostra esistenza

e d la vita. E non
cera nulla di male se le
giovani greche venivano iniziate al mistero
dellamore da una donna pi matura e con
pi esperienza di loro.
In fondo, facevano cos
anche gli uomini.

CORBIS

maschi, che con i loro riti iniziatici acquisivano anche competenze militari che dovevano prepararli a
divenire cittadini e guerrieri. Nel tiaso femminile invece si veneravano le nove Muse (dee dellarte e
della scienza) e le Criti (le Grazie dei Romani), divinit minori dispensatrici di bellezza. Ma soprattutto Afrodite, la divinit dellamore e della fertilit, di cui Saffo fu forse una sacerdotessa. La rosa infatti, simbolo della da, ricorre spesso nei suoi versi.
Rivoluzione poetica. Il talento artistico di Saffo fu enorme. Ma la prima poetessa della Storia ebbe
anche la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Gli Eoli da cui discendevano gli abitanti di Lesbo, originari della Grecia continentale,
avevano colonizzato lisola verso il 1100 a.C. ed erano considerati tra i popoli pi sensibili alle arti. Uno
di loro, il poeta e musicista Terpandro, si diceva avesse inventato la lira a 7 corde vincendo nel 675 a.C.
a Sparta una gara musicale in onore del dio Apollo.
Forse per questo proprio a Lesbo, con Saffo e Alceo,
nacque una nuova forma poetica ormai lontana dai

Illustrazione degli anni Venti ispirata al Settecento libertino.

17

toni guerreschi ed eroici dellIliade e dellOdissea. A


Lesbo si componevano infatti semplici poesie e canti ispirati alla tradizione popolare e alle danze, inni
agli di, lamenti e versi damore. Leros e la passione
erano tra gli argomenti preferiti.
Cattiva maestra. Saffo entr nella leggenda subito dopo la sua morte (avvenuta forse quando aveva
poco pi di 50 anni) e le sue poesie (di cui oggi restano pochi frammenti, per lo pi copie su papiri scoperti in Egitto) furono raccolte in 9 libri. E ben presto
cominci a dividere. Gi a partire dal IV secolo a.C.
si erano diffuse le scuole pubbliche con insegnanti retribuiti: non cera dunque pi bisogno di nobili che si
occupassero dei giovani. E col tramonto dellet classica, parlare apertamente delle passioni amorose e manifestare i sentimenti come aveva fatto Saffo divent
indecente. Cos, leros saffico cadde in disgrazia e
Saffo stessa fu descritta ora come corruttrice di giovinette, ora come una divoratrice di uomini.
Ma a Saffo molti Greci (soprattutto Ateniesi) rimproveravano pi che altro la libert di cui godevano
le donne di Lesbo. Gli uomini temevano che il suo
esempio potesse mettere strane idee in testa alle loro
mogli, mentre le donne pi conservatrici laccusavano di aver rotto con la tradizione degli avi.
Amata e odiata. Il tono appassionato dei versi indirizzati alle sue allieve le cost poi, in epoca cristiana, la fama di erotomane. Il teologo Tatiano di Mesopotamia (II secolo) scrisse di lei: Saffo una donna dissoluta e pazza damore, che canta la sua impudicizia. E nellenciclopedia bizantina Suda, scritta

BRIDGEMAN/ALINARI

INNAMORATA DI UN LUI

Saffo e Faone, luomo per il


quale si sarebbe uccisa. Ma
solo una leggenda, diffusa fin
dallantichit.

18

SIMEPHOTO

Il termine LESBICA nacque in Francia a


met Ottocento. In greco il verbo LESBIZO
indicava invece il sesso ORALE

attorno al Mille, si condannavano le relazioni tra la


maestra e le sue allieve, giudicate indecenti. Per gli
umanisti del 400, ma anche per gli esponenti del
Neoclassicismo nel 700, fu maestra insuperata di
poesia e sentimento. Nel pi moralista periodo barocco (600) fu di nuovo bollata come viziosa.
Di certo, Saffo non cadde mai nelloblio, come
prova la diffusione anche nel linguaggio comune dei
termini amore saffico e lesbica (dallisola di Lesbo), diventati sinonimo di omosessualit femminile. Ma i giudizi su di lei restarono sempre ambigui.
Come quello del filosofo greco Aristotele (384-322
a.C.): Poetava audacemente e con la maestra di un

uomo, nonostante fosse solo una donna.

NELLA SUA ISOLA

La costa di Lesbo.
Lisola, che pass dai
Greci ai Romani e ai
Bizantini, ad appena
15 chilometri
dalla Turchia.

Karin Krempel-Haglund
(ha collaborato Aldo Carioli)

Una vita leggendaria

li antichi la descrissero piccola e bruttina, di carnagione


olivastra e con i capelli arruffati. In realt, nessuno sa che aspetto
avesse Saffo. Questo ritratto corrisponde infatti a un luogo comune
diffuso nellantichit e basato sulla
teoria degli opposti: alla bruttezza
esteriore corrispondeva la bellezza
interiore. Ma solo una delle tante
leggende nate nei secoli intorno alla
figura della poetessa di Lesbo.
Dicerie. Gi nel IV secolo a.C., per
esempio, circolava tra i commediografi una storiella sulla sua morte.
Saffo si sarebbe suicidata dopo esse-

re stata respinta dal barcaiolo Faone,


di cui era follemente innamorata.
Suicidio. Disperata, si sarebbe gettata da una rupe dellisola di Lucade,
nel mar Ionio. Questa leggenda
per il riflesso di un racconto mitologico. Faone era infatti una semidivinit del seguito di Afrodite e presso la
rupe di Lucade (oggi Capo Ducaton)
in et arcaica si celebravano riti il
cui significato andato poi perduto.
Forse, un antico commediografo
greco volle prendersi gioco di Saffo
facendola morire lei che aveva cantato lamore per le donne per amore
di un uomo. 
(a. c.)

TOMIRIDE - VI SEC. A.C.

Un imperatore SUPERBO, un popolo FIERO, una


regina SPIETATA cui avevano UCCISO il figlio...

Per AMORE

endicativa come Uma Thurman in Kill


Bill. Tragica come uneroina di Shakespeare. Leale come un samurai giapponese. E ancora: sentimentale, passionale, spietata, come sa esserlo solo una donna ferita.
O una madre a cui hanno strappato il figlio in una
guerra ingiusta. Tomiride, regina dei Massageti,
stata tutte queste cose insieme.
Nel VI secolo a.C. govern il suo popolo, una
trib dellAsia Centrale, ai confini nord-orientali
della Persia. Lo difese dagli attacchi dellimperatore Ciro il Grande, che stando ai racconti di Erodoto uccise insieme ai suoi soldati per vendicare
la morte del figlio. Non contenta, immerse la sua
testa nel sangue dei nemici e bevve, inveendo sul
suo teschio: Tu hai ucciso me, anche se sono viva e
ti ho sconfitto, sopprimendo con linganno mio figlio:
ora io ti sazier di sangue, esattamente come ti avevo minacciato. Coraggiosa e combattiva, ispirata
dallamore per il suo popolo, Tomiride diventata simbolo di vendetta e amore materno, ai limiti
della follia. Di lei parl per primo lo storico greco
Erodoto nelle sue Storie, ma successivamente anche Strabone, Cassiodoro e Polieno. E se le fonti
talvolta si contraddicono (Senofonte, nella Ciropedia, scrisse che Ciro mor di vecchiaia nella sua reggia), Erodoto racconta il confronto tra la regina e il
Gran Re come un evento pulp.
Indomita. Era intelligente e nobile, racconta
Guglielmo Colombero, che a lei ha dedicato il romanzo storico Tomyris, la signora delle tigri (Falzea). Tomiride anticip i valori di parte del femminismo contemporaneo, rifiutando di sposare in
seconde nozze Ciro, simbolo del potere, per difendere il suo popolo. Dopo la morte del marito govern con lealt e onest.

E grazie alla sua autorit riusc a preservare i Massageti dal dominio persiano.
La sua storia ebbe inizio nel 529 a.C. Ciro, dopo
aver unificato sotto il suo regno le trib iraniche,
aver conquistato Babilonia (540 a.C.) e prima ancora la Media (550 a.C.) e la Lidia (546 a.C.), rientr in Iran come Re dellUniverso, investito di
tutti i titoli della Mesopotamia e dellAsia Minore. Il suo obiettivo, ora, era occupare il territorio
dei Massageti, per procedere nel suo progetto universalistico: fondare un grande Impero persiano. Il
Gran Re, racconta Erodoto, marci contro di loro,
certo di portare a casa una facile vittoria. Come un
eroe al culmine del successo, con unalta considerazione di s e convinto di essere qualcosa pi che
un uomo, era sicuro che questo bastasse a renderlo irresistibile. Non solo in guerra.
Per prima cosa, cerc di risolvere diplomaticamente la questione con i Massageti proponendo a
Tomiride di diventare sua sposa. Ma la regina, rifiutando di barattare lamore con il potere, respinse lofferta.
Ciro allora pass al contrattacco: dichiar guerra
a lei e al suo popolo iniziando, con un inequivocabile segnale offensivo, a costruire un ponte lungo il
fiume Arasse, che separava i due regni. Per indurlo a desistere dallimpresa, sempre secondo Erodoto, Tomiride gli invi un araldo con un messaggio spavaldo: Desisti, regna sui tuoi territori e lascia che noi regniamo sui nostri sudditi. Ma so gi che
non vorrai accettare e anzi tutto vorrai fuorch startene in pace. Quindi proponeva: Perci, se davvero aspiri tanto a misurarti con i Massageti, lascia perdere il ponte sul fiume che ti costa tanta fatica; passa pure nel nostro territorio, le nostre truppe si ritireranno a tre giorni di cammino dal fiume. Se invece

NEL NOME
DEL FIGLIO

La vendetta di
Tomiride in un
dipinto di Antonio
Zanchi (1631-1722):
fa immergere la
testa di Ciro il
Grande in un vaso
pieno di sangue.

Per VENDETTA
20

MONDADORI PORTFOLIO

CIRO il Grande sorprese i Massageti con l INGANNO facendoli


preferisci essere tu ad accogliere noi nel vostro Paese,
allora fai tu le stesse cose.
a questo punto che ha inizio la parte pi avventurosa ed efferata del dramma. Ciro, con linganno, mand sul campo, oltre il fiume, i reparti meno valorosi del suo esercito, allestendo nelle vicinanze ricchi banchetti a base di carne e vino. Sconfitte facilmente le truppe avversarie, i Massageti si
illusero di aver vinto la guerra e iniziarono a bere
e mangiare approfittando della mensa nemica, fino a ubriacarsi completamente. La cosa fu estremamente facile, in quanto i Massageti non conoscevano il vino, spiega Guglielmo Colombero. Il
loro sballo consueto non era alcolico, ma tossico: erano consumatori di cannabis, che solitamente
aspiravano, bruciandola in grandi fal collettivi.
Solo quando furono completamente ottenebrati
dallalcol, arriv il grosso dellesercito di Ciro che,
senza difficolt, uccise e fece prigionieri molti soldati, tra cui Spargapise, figlio di Tomiride, che al
risveglio, per il disonore, scelse di togliersi la vita.
Tremenda vendetta. La regina, una donna
gi in lutto per la morte del marito, alla notizia della morte del figlio impazz di dolore. E medit vendetta. Una madre a cui si strappa un figlio capa-

ce di gesti estremi, folli. Sentendosi tradita, constatato che Ciro non era stato leale, la regina raccolse le truppe rimaste e attacc lesercito nemico.
Lo scontro dur a lungo, fino a che le milizie persiane, a colpi di frecce, lance e asce (i Massageti, in
gran parte arcieri, combattevano soprattutto a cavallo), furono completamente distrutte. In battaglia cadde lo stesso Ciro. La regina cerc sul campo il suo cadavere, fece riempire un vaso del sangue
dei nemici e, immergendovi la testa del Gran Re,
bevve dal suo teschio infierendo su di lui e gridando la sua vendetta.
Donna disperata. Il gesto, interpretato da alcuni storici come un rito barbarico, stato considerato da altri, soprattutto scrittori e artisti, lespressione estrema di una donna disperata. Non
a caso ha acceso nei secoli limmaginario di molti
pittori, tra cui Rubens e Moreau, che lhanno rappresentata in due celebri dipinti. E di Shakespeare,
che lha citata come esempio di passionalit femminile nel suo Enrico VI.
Ridurre il gesto della regina a unusanza rozza e
incivile sarebbe riduttivo. I Massageti non furono
solo una popolazione barbara, nomade e bellicosa. Non si pu escludere che abbiano avuto scam-

IL PI
ODIATO

Sotto a sinistra,
un ritratto
dellimperatore
di Persia Ciro II,
lacerrimo nemico
della regina Tomiride.

Chi erano i Massageti?

GETTY IMAGES

Massageti popolarono
i territori a nord-est del
fiume che lo storiografo
greco Erodoto chiamava
Arasse. Si tratterebbe
dellodierno Amu-Darya,
tra Turkmenistan e Uzbekistan. Appartenevano
allantico gruppo degli
Sciti (quelli orientali, chiamati Saka), nomadi
che abitarono tra il Mar
Nero e la Siberia.
Cannibali. Le informazioni di Erodoto non
sono sempre verificabili
archeologicamente,
spiega Bruno Genito,
docente di Archeologia
e storia dellarte iranica
allUniversit LOrientale
di Napoli. verosimile
per che, come diceva lo
storico greco, praticassero
sacrifici umani, prosegue
lesperto.

Era unabitudine, sembra,


abbastanza diffusa nella
tradizione nomadica.
Cos come era frequente
che figure femminili si distinguessero per incarichi
militari o politici, perch
in quelle culture la donna
rivestiva un ruolo pi importante che in quella
greca.

Forti sul campo. Dal punto di vista militare gli Sciti


erano abbastanza evoluti.
Oltre allintroduzione
dellarco che da essi prese
il nome di scitico (foto
in basso) elaborarono un
tipo di freccia con la punta
a tre alette, pi aerodinamica e tagliente. E quindi
pi micidiale.

ubriacare: non conoscevano il VINO


bi commerciali con le pi evolute popolazioni greche, spiega Colombero. Lo testimoniano i reperti
di arte orafa e vascolare ritrovati nelle loro tombe,
che confermerebbero anche lesistenza di unorganizzazione militare abbastanza sviluppata. probabile infatti che dietro la vittoria dei Massageti
ci sia stato anche lutilizzo dellarco scitico, ancora sconosciuto ai Persiani, che permise allesercito
di Tomiride una gittata superiore, circa 100 passi
(75 metri), rispetto a quella degli archi delle truppe
rivali. N si possono escludere, infine, contatti con
alcuni pensatori greci. Anacarsi per esempio, un
principe scita che viaggi per tutta la Grecia, annoverato tra i sette sapienti dellantichit, potrebbe
essere entrato in contatto con la stessa Tomiride.
Grande determinazione. Pi che barbara e sanguinaria, limmagine che della regina dei Massageti emerge quella di una donna guerriera. Che si oppose a un despota e reag alla morte del marito e del figlio con determinazione. Forse anche per questo nel cielo
c un asteroide che porta il suo nome: lomaggio a una regina che seppe essere guerriera senza
dimenticarsi di essere donna e madre. 

REGINA
ARMATA

Tomiride in un
affresco su tela
di Andrea del
Castagno (14211457): lancia e
armatura non
nascondono la
femminilit del
personaggio.

Giuliana Rotondi

Lammiraglia Artemisia
speronata da una trireme greca, Artemisia affond una vicina nave
alleata, disorientando
il comandante dellimbarcazione avversaria,
che cos vir verso un
altro obiettivo. Serse,
nella confusione dello
scontro, credette che
Artemisia avesse
affondato una nave
nemica e al termine
della battaglia (persa)
la copr di onori, dicendo: Cos le donne mi
diventano uomini e gli
uomini donne!.
La leggenda vuole che
anni dopo lo scontro
di Salamina, soffrendo
per un amore non corrisposto, Artemisia si
tolse la vita buttandosi
dalla rupe di Leucade,
nel mar Egeo.

ALINARI

eno leale di
Tomiride.
Sicuramente
pi lucida e astuta.
Artemisia I, la regina
della Caria (nellattuale
Turchia) che dopo la
morte del marito ne
prese il posto come
tiranno di Alicarnasso,
ricordata soprattutto
per aver partecipato
alla battaglia navale
di Salamina (480 a.C.).
Ma dalla parte dei Persiani. Alleata di Serse,
nipote di Ciro il Grande, fu lunica donna
dellantichit che ebbe
lonore di comandare
una flotta.
Spregiudicata. Il greco
Erodoto, nelle Storie,
racconta che durante i combattimenti,
rischiando di essere

23

ERODOTO - 480 A.C.

ARCHIVIO DELLARTE/L. PEDICINI

Il primo

REPORTER

24

Visse 2.500 ANNI FA ed il padre della GEOGRAFIA e


della Storia. Ma come scovava le sue NOTIZIE il greco Erodoto?

VIAGGIATORE

Un presunto busto
di Erodoto, copia
romana da un
originale greco
realizzato nel IV
secolo a.C., centanni
dopo la morte dello
scrittore.

rodoto non ci avrebbe mai creduto: finire


in un luogo cancellato dalla Storia! Viaggiatore e scrittore infaticabile, pater historiae per Cicerone, fu messo nel Limbo da
Dante, insieme ad altri grandi del passato colpevoli di essere nati pagani. Peccato che, nel 2007, il
Vaticano abbia abolito ufficialmente il Limbo, lasciando i suoi illustri abitanti senza fissa dimora.
A pensarci bene, per, questo non lunico paradosso. Non sappiamo praticamente nulla di Erodoto. Nonostante ci le sue Storie, scritte nel V secolo a.C., sono una fonte unica e preziosa sulle vicende arcaiche della Grecia e sui popoli e le terre
del mondo antico. La sua narrazione impersonale e quasi giornalistica da una parte ha il pregio di
consegnarci una testimonianza dettagliata e a prima vista attendibile, ma dallaltra non d alcuna
informazione pratica sulle spedizioni allorigine di
quelle conoscenze. Cos, sappiamo particolari apparentemente secondari, ma ignoriamo se Erodoto viaggiasse da solo o con qualche servo al seguito.
Qualcuno che magari gli faceva da traduttore o lo
aiutava a ricordarsi tutto ci che gli raccontavano,
visto che prendere appunti su una tavoletta dargilla, come si usava allora, non era certamente pratico.
Di lui si sa che nacque in una famiglia influente ad Alicarnasso (oggi Bodrum, in Turchia) intorno al 480 a.C. La madre era greca mentre il pa-

dre, Lyxes, orientale. Oltre ad avere sangue misto,


era un greco di frontiera visto che crebbe in una
colonia dellAsia Minore dove era forte linfluenza della Persia. Questo incrocio culturale lo aiut a guardare al mondo con curiosit e con meno
pregiudizi. Nel 444 a.C. partecip alla colonizzazione di Thurii, in Magna Grecia (vicino a Sibari, nel golfo di Taranto) e con certezza si rec solo
in Egitto, Fenicia e Mesopotamia. Quel che si sa,
insomma, davvero poca cosa, considerata lenorme quantit di nozioni geografiche, etnografiche e
storiche contenute nella sua opera. Unopera che,
nella versione originale, doveva essere piuttosto diversa da quella che conosciamo. La divisione in capitoli e paragrafi, infatti, fu opera dei filologi delle epoche successive, probabilmente grammatici di
Alessandria, poich i nove libri delle sue Storie erano in origine un unico, interminabile testo che si
allungava sul papiro senza interruzioni.
Libera scelta. un mistero anche perch Erodoto si fosse messo in viaggio. Si possono per fare
ipotesi verosimili, dice Antonio Violante, gi docente di Geografia storica allUniversit di Milano.
Personalmente sono convinto che decise di partire per puro amore di conoscenza. Anche se non ci
sono elementi per dirlo, sembra escluso che avesse
incarichi ufficiali. La situazione politica dellepoca vedeva il mondo sostanzialmente diviso in due:

MERAVIGLIE

BPK/SCALA

ROGER-VIOLLET

Erodoto cit per


primo, nelle Storie,
le piramidi dEgitto.
Ma rifer anche, per
sentito dire, di popoli
fantastici come i
Cinocefali, uomini
dalla testa di cane (a
destra, in una stampa
del 1493).

Tra i POPOLI che descrisse cerano i nomadi ANDROFAGI: per lui


ca doro della tragedia greca e fu amico di Sofocle,
uno dei suoi massimi esponenti.
Affabulatore. Forse per tenere la platea con il
fiato sospeso, insieme alle gesta di re e grandi eserciti, nelle Storie si leggono anche fatti e creature
fantastici, ripresi dai miti e dalla tradizione o inventati, talvolta ricchi di particolari piccanti.Uno
di questi il rapimento della regina greca Io, nel
porto di Argo. Racconta Erodoto: I Fenici affermano che non furono loro che, ricorrendo al ratto, la
portarono in Egitto, ma che ad Argo essa ebbe una relazione con il comandante della nave, e che quando
si accorse di essere incinta, vergognandosi dei genitori, essa stessa per sua volont si imbarc insieme coi
Fenici per non essere scoperta.
Storie del genere infiammavano il pubblico. Come i racconti esotici provenienti da luoghi lontani e misteriosi, che parlavano di Amazzoni (donne
guerriere), Acefali o Cinocefali (uomini senza testa o con la testa da cane). O come certi particolari
morbosi e inventati. Anche se probabilmente non

GIARDINI
DA SOGNO

I giardini pensili
di Babilonia in
una stampa del
1592 ispirata alla
descrizione che ne
fece Erodoto nelle
sue Storie.

GRANGER COLLECTION/ALINARI

da una parte le citt-Stato greche, dallaltra lImpero persiano con le sue satrapie, cio le province.
E gran parte dellopera di Erodoto era rivolta proprio alla descrizione delle terre persiane. Dubito
che qualcuno, visto letnocentrismo greco, possa
avergli commissionato un lavoro del genere.
Se non viaggiava per conto dei potenti, e quindi
non poteva contare sul loro denaro, come si manteneva Erodoto? La tradizione narra che leggeva
pubblicamente le sue opere ed probabile che il
compenso fosse piuttosto buono. Almeno stando
a quello che riferisce lo scrittore Plutarco (I secolo d.C.). Sembra che in occasione delle Panatenee,
la festa religiosa pi importante dellantica Atene,
lo storico di Alicarnasso avesse intascato dieci talenti (circa 170 euro di oggi) per una sola lettura.
Il fatto che la recitazione fosse il modo principale per diffondere notizie e idee, visto che Johann
Gutenberg sarebbe venuto duemila anni pi tardi
e i papiri erano costosissimi, certamente influ sullo stile di Erodoto che, tra laltro, visse nellepo-

erano i pi selvaggi al mondo [...]. Gli unici a cibarsi di carne umana

ANIMALI

gava il mare Egeo con Susa (oggi Shush, in Iran), la


capitale amministrativa. Poi, naturalmente, cera il
mare. logico pensare che Erodoto sfruttasse le navi commerciali per i suoi spostamenti nel Mediterraneo. A quei tempi, per, si navigava soltanto da
marzo a ottobre perch, durante i mesi pi freddi,
nessuno si sognava di lasciare il porto. Sulle pur
gloriose galee greche, le tempeste invernali dovevano essere una gran brutta esperienza, ma Erodoto non si ferm davanti a nulla.
Al contrario di Tucidide, che si concentr sulla
Guerra del Peloponneso e teorizz la storiografia
come testimonianza esclusiva di chi vive gli eventi
in prima persona ed contemporaneo a essi, Erodoto si diede un raggio dazione, spaziale e temporale, enormemente pi ampio, continua Violante. Descrisse luoghi in cui non era mai stato e fatti
precedenti la sua nascita. Ci, ovviamente, lo mise
di fronte a un problema insolubile: il suo impulso
a preservare la verit storica si scontr con le fonti che aveva a disposizione, cio i fatti riferiti dal-

AKG/MONDADORI PORTFOLIO (2)

Sotto, un coccodrillo
del Nilo in una
stampa del 600.
Erodoto descrisse
per primo la fauna
dellEgitto. Accanto,
un ippopotamo
(detto un tempo
cavallo dacqua) in
una stampa del 600.
Erodoto lo descrisse
con la criniera.

ci mise mai piede, Erodoto attribu per esempio la


seguente abitudine alla pi popolosa delle satrapie persiane, lIndia: Laccoppiamento di tutti questi Indiani di cui ho parlato si svolge pubblicamente
come per le bestie, e il colore della pelle lo hanno tutti uguale, simile a quello degli Etiopi. Lo sperma che
essi emettono unendosi alle donne non bianco come
negli altri uomini, ma nero al pari della loro pelle, e
anche gli Etiopi emettono uno sperma simile.
In viaggio. Ma come si faceva, 25 secoli fa, a
organizzare spedizioni intercontinentali? Serviva
il passaporto, e magari anche un visto, per entrare
per esempio in Persia? Forse non cera la burocrazia, ma quasi certo che Erodoto, nei luoghi che
visit, ebbe laiuto del prosseno, una specie di console onorario che si occupava dei viaggiatori greci.
Quanto al comfort, non doveva essere un granch.
Le strade dellantica Grecia, percorse a piedi o
su carri, erano poco pi che sentieri tra le varie citt, dice Violante. NellImpero persiano, per fortuna, cera invece la Grande strada reale che colle-

Un mondo in bilico tra realt e fantasia

Androfagi

PA
EURO
Agatirsi

Celti
Istro

EUROP
A
Massageti

Sciti

ubio)
(Dan

Geti

Liguri

Traci

Iberi

LEcumene, ovvero
il mondo secondo
Erodoto.

Iperborei

ano
Oce

Sarmati

Ponto Eu
si

no

Mar Caspio

Aras (Volga)

Egeo

Battriani
te
Eufra

non possibile n vedere n attraversare le


zone al di l del loro Paese, verso nord, a causa
della caduta di piume.
Linverno cos rigido
che le regioni al nord
sono inabitabili. Io penso dunque che gli Sciti
e i loro vicini, parlando
per immagini, chiamino
piume la neve. Ancora
pi a nord vivevano i
leggendari Iperborei.
LAsia finiva in India
e lAfrica (chiamata
Libia) non andava
oltre il Sahara: i confini
orientali e meridionali
del mondo erano terra
incognita, mentre
quelli occidentali erano
segnati dallOceano.

Tigri

l vasto mondo
descritto da Erodoto
(lEcumene, la terra
abitata) rifletteva
una geografia rimasta
immutata fino alle
esplorazioni del XV
secolo. Comprendeva
lEuropa Occidentale
con i Celti che avevano
colonizzato parte della
Spagna, come pure il
bacino del Danubio
(che chiamava Istro).
Steppe. A Nord giungeva fino al mare (il
Baltico) da dove arrivava lambra venduta nel
Mediterraneo.
Pi a est cerano gli
Sciti (tra Ucraina e Asia
Centrale) di cui scrisse:
Gli Sciti affermano che

LIBIA

ASIA

Persiani

Indo

Indiani
Nilo

Etiopi
Oce

ano

Ocean

27

ALAMY

Erodoto rifer ci che vide, ma anche MITI e


tradizioni orali. Da qui il mix di realt e FANTASIA
mento che i Greci iniziarono a chiamare barbari
i loro avversari. Questa visione rifletteva il conflitto ideologico tra Persiani monoteisti e assolutisti e Ateniesi politeisti e democratici. Ma fu Erodoto a sintetizzarla per
primo: unintuizione talmente innovativa da rendere il suo lavoro
ancora oggi prezioso per gli storici.
Per arrivare a unanalisi di questo tipo, per, non bastava una solida conoscenza, pi o meno diretta, delle popolazioni che abitavano i due blocchi. Era indispensabile inserire il tutto in una concezione geografica dettagliata. Erodoto la ide e ne fece latlante
degli antichi per diversi secoli.
Vecchio mondo. Aveva individuato tre continenti: Europa, Asia e Africa, chiarisce Violante. Siccome poi, come molti Greci, Erodoto aveva un amore per la simmetria, che applicava anche agli schemi mentali, divise i tre continenti in
quattro quadranti. A nord-ovest mise lEuropa, a
sud-ovest lAfrica, a sud-est lAsia e a nord-est di
nuovo lEuropa (vedi pagine precedenti). Lidea di
un continente europeo esteso fino alla Siberia, per
quanto imprecisa, non era del tutto sballata. Erodoto ritenne che gli abitanti della Scizia, unarea
che oggi potrebbe corrispondere allincirca allUcraina e alla Bielorussia, fossero pi europei che
asiatici. Esattamente come riteniamo noi oggi. 
Marsiglia De Amici

ESSERI
FANTASTICI

Sopra, la nascita da
un uovo descritta da
Erodoto, eco dei miti.
Sotto, a sinistra,
la Torre di Babele,
ovvero la ziggurat di
Babilonia, descritta
e forse visitata da
Erodoto. Sotto a
destra: secondo
Erodoto gli Sciapodi
erano leggendari
abitanti dellAfrica
che si facevano ombra
con gli enormi piedi
(qui in una stampa
medioevale).

BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

MARY EVANS/ALINARI

le persone che incontrava. Il suo spirito critico era


un ottimo antidoto contro la soggettivit e le leggende, ma ovviamente non bastava. E lui lo sapeva
benissimo: ogni volta che scriveva senza avere verificato personalmente metteva in guardia il lettore.
Archivio vivente. La trasmissione della memoria fu un altro punto nevralgico nel lavoro di Erodoto e divenne unossessione. Lo dichiar apertamente allinizio del primo libro: Questa lesposizione della ricerca di Erodoto di Alicarnasso, perch gli eventi umani non svaniscano con il tempo e le
imprese grandi e meravigliose, compiute sia dai Greci che dai barbari, non diventino prive di gloria; in
particolare egli ricerca per quale ragione essi combatterono tra di loro.
Nel V secolo a.C. non esistevano archivi storici,
biblioteche, enciclopedie. Lunico deposito affidabile per le conoscenze umane era la tradizione orale. E lunico modo per accedere a questo sapere era
mettersi in viaggio e incontrare persone. soprattutto questo, per il giornalista e scrittore polacco
Ryszard Kapucisky (1932-2007) a fare di Erodoto il primo autore di reportage.
Il proemio delle Storie contiene unaltra grande
intuizione erodotea: la descrizione dellopposizione tra Occidente e Oriente. Una frattura che inizi con la pretesa dellimperatore persiano Dario di
sottomettere la Ionia, in soccorso della quale giunsero le truppe di Atene. Fu cos che cominciarono le cosiddette Guerre persiane. E fu da quel mo-

28

SOCRATE - V SEC. A.C.

Uno che la
GENIO
CERTIFICATO

CREDITO

ALAMY

Le rovine di Delfi,
dovera loracolo che
defin il filosofo
il pi sapiente.
A sinistra,
Socrate nella tipica
posa del pensatore.

SAPEVA lunga

Il grande filosofo fu un uomo buono, assetato di CULTURA,


coraggioso. Fu eliminato perch faceva PAURA ai politici.
Luciano De Crescenzo gli ha dedicato due libri e questa intervista

31

LAIF/CONTRASTO

lle radici del pensiero occidentale c un


uomo dallaspetto dimesso e dal profilo non proprio apollineo, che parlava
il linguaggio del popolo. Un individuo
semplice che, unico fra i filosofi della sua epoca (il
V secolo a.C.), invece di farsi vanto delle sue conoscenze, affermava convinto: So di non sapere. Eppure, loracolo divino proclam Socrate il pi sapiente. Abbiamo chiesto allo scrittore napoletano
Luciano De Crescenzo, talmente innamorato della filosofia greca da ricevere nel 1994 la cittadinanza onoraria ateniese, di raccontarci la vita del filosofo e spiegarci il pensiero di questuomo, al quale ha
dedicato due monografie tradotte in tutto il mondo (Socrate; Socrate e compagnia bella) e per il quale
prova, come lui stesso ci ha confidato, un autentico
amore passionale.
C chi sinnamora di Sofia Loren, chi di Marx,
chi porta fiori sulla tomba di Rodolfo Valentino: lamore della mia vita stato Socrate. Lha detto lei.
Perch?
Di tanto in tanto sulla Terra nascono grandi uomini. Penso a Ges, Gandhi, Buddha, san Francesco. C qualcosa, per, che distingue Socrate da
tutti gli altri, ed la sua normalit: era una persona molto semplice, che non lanciava proclami, non
pretendeva di trascinarsi dietro torme di seguaci.
Non si presentava come depositario di una sua verit, al massimo aiutava gli altri a cercarla in se stessi.
Tanto per dirne una, aveva labitudine di frequentare banchetti, di bere e, se capitava loccasione, di fare lamore con unetra (prostituta dalto bordo, ndr).
Per non lasci nulla di scritto e i ritratti che
ne fecero Senofonte, Platone, Aristofane sono
discordanti...
Tutto quello che sappiamo di Socrate lo dobbiamo a ci che scrissero i suoi sette discepoli pi rappresentativi: Antstene, Aristippo, Euclide, Fedone,
Platone, schine e Senofonte. Il problema che,
malgrado tutti i suoi insegnamenti morali, i suoi allievi si odiavano cordialmente, e ognuno di loro si

La vita di Socrate

469

a.C. Socrate nasce nel


demo Alopece, un sobborgo a mezzora di cammino
da Atene, alle pendici del Monte Licabetto, da una famiglia
della classe media: il padre
Sofronisco (in greco Colui che
riconosce la saggezza) uno
scultore, la madre Fenarete
(Colei che fa risplendere la
virt) una levatrice.

459

Giovanissimo, entra
a far parte del circolo
di Pericle, un gruppo scelto di
uomini colti. Viene cos a conoscenza delle idee di filosofi
come Anassagora e Anassimandro. Durante la Guerra
del Peloponneso tra Atene e
Sparta (431-404 a.C.) partecipa
alle operazioni, distinguendosi
per coraggio ed eroismo.

424

richiamato sotto le
armi nella Battaglia di
Delio, in cui le truppe ateniesi,
comandate da Ippocrate, sono
battute dai Beoti guidati da
Pagonda. Nel 422 partecipa al
tentativo di riconquista di Anfipoli, colonia ateniese occupata
dal generale spartano Brasida,
ma Atene nuovamente
battuta.

421

Sposa Santippe, da cui


avr tre figli: Lamprocle, Sofronisco e Menesseno. Il
rapporto coniugale tempestoso: in un periodo in cui le
mogli sono sottomesse, Santippe appare irascibile. Corre
voce, addirittura, che Socrate
stia tutto il giorno in piazza a
filosofare per restare lontano
dalla consorte.

LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO

Nella Battaglia di Potidea, secondo quanto riport PLATONE nel


offr come unico e vero interprete del pensiero socratico. Detto tra noi, quanto a intelligenza filosofica Senofonte non era proprio unaquila. Quindi Platone senzaltro la fonte pi attendibile.
Comera Socrate da giovane?
Della sua infanzia non sappiamo nulla, e a essere sinceri facciamo un po fatica a immaginarcelo
bambino. Essendo di famiglia benestante, o quasi,
fece studi regolari come tutti gli altri ragazzi di Atene, a diciotto anni prest servizio militare e a venti
divenne oplita (soldato di fanteria, ndr) dopo essersi
procurato unarmatura adeguata. Era ancora ragazzino quando il maestro Critone, innamorato della grazia della sua anima, se lo port via per iniziarlo allamore della conoscenza. Di uno dei suoi maestri, Archelo, fu anche lamante, o per essere precisi quello che a quei tempi si definiva eromene,
lamante pi giovane in un rapporto amoroso tra
due uomini, contrapposto alleraste, lamante pi
anziano. Prima di considerare Socrate un gay, per,
sar meglio chiarirsi una volta per tutte: lomosessualit a quei
tempi era una co-

sa normalissima, non a caso passata alla Storia come amore greco.


Non strano che un uomo non violento come
lui, che pu essere considerato una specie di Gandhi dellantichit, sia stato un buon soldato?
Diciamo pure un buon marine: nel 432 a.C. fu
imbarcato insieme con altri duemila ateniesi e mandato a combattere a Potidea, una piccola citt del
Nord della Grecia che si ribell allo strapotere di
Atene. L si guadagn la prima medaglia al valore
salvando la vita al giovane generale Alcibiade: lo vide ferito sul campo di battaglia, se lo caric a cavalluccio e lo port in salvo in mezzo a una selva di nemici. Ma non fu tanto il suo coraggio a sorprendere
tutti, quanto la sua totale indifferenza ai disagi della guerra: girava scalzo sulla neve e sul ghiaccio come se nulla fosse.
Come reag alloracolo di Delfi che, in risposta
alla domanda di un suo amico su chi fosse il pi
saggio di tutti, indic in Socrate il pi sapiente
dei sapienti?
Rimase sconvolto perch non si sentiva affatto
tale. Per dimostrare che il responso della pizia (la

IL VIZIO E
LA VIRT

Sotto, Socrate
scopre il giovane
Alcibiade a casa
di unetra, cio
una cortigiana
dellepoca, in un
quadro di Henryk
Siemiradzki (1875).

406

In conformit al principio della rotazione


delle cariche, entra a far parte
dei pritani, i membri del consiglio ateniese con compiti di
amministrazione civica. Anche
qui dimostra la stessa forza danimo avuta in battaglia, unico a
opporsi alla richiesta di giudizio
sommario verso 10 strateghi
(generali) accusati di vilt.

404

Mostra la stessa dignit


quando, durante il
governo dei Trenta tiranni,
si rifiuta di eseguire lordine
di partecipare alla cattura di
Leonte di Salamina, che doveva
essere condotto a morte. A salvare Socrate da una condanna
lamnistia seguita alla caduta
della tirannide e al ritorno della
democrazia.

399

denunciato per
vilipendio dal giovane
poeta Meleto, dietro cui si nascondono due politici ateniesi.
Viene riconosciuto colpevole
e condannato a morte da una
giuria popolare.

Simposio, Socrate SALV la vita al generale ateniese ALCIBIADE


MOGLIE
BISBETICA

AKG/MONDADORI PORTFOLIO

Santippe rovescia
una brocca dacqua
sulla testa di Socrate
(la tela del 600).
A lui si attribuisce la
frase, riferita a questo
episodio, Tanto
tuon, che piovve.

sacerdotessa che pronunciava gli oracoli in nome del


dio Apollo, ndr) era sbagliato interpell tutti quelli che riteneva pi sapienti di lui, poeti, artigiani e
politici, ma alla fine dovette dare ragione alloracolo. In effetti, Socrate era il pi sapiente proprio
perch era il solo a rendersi conto di essere ignorante. E da allora si dedic a fare ci che la divinit
gli aveva indicato, ovvero educare gli altri alla cura della propria anima, e fece suo il motto che era
scritto sul frontone del Tempio di Apollo a Delfi,
e cio Conosci te stesso. Lamore per la conoscenza
divenne la sua ragione di vita: si racconta che prima di morire Socrate avesse ricevuto in carcere un
maestro di musica per farsi impartire lezioni di cetra. Alla domanda di un discepolo, Perch imparare a suonare la cetra, se di qui a poche ore ti faranno bere la cicuta?, lui rispose semplicemente: Perch mi piace imparare.
Che cosa lo ossessionava maggiormente?
La ricerca della verit. Quando diceva So di non
sapere non negava lesistenza della verit, ne incitava la ricerca. Era come se dicesse: Guagli, la verit esiste, anche se io non la conosco; quindi, lavoriamo
per trovarla. Braccava gli uomini come un cane da
caccia, li costringeva a guardarsi dentro, nel profondo dellanimo. Si considerava un ostetrico dellanima, proprio come sua madre, che faceva la levatrice,
lo era del corpo. Ecco da dove nasceva la sua maieutica, ovvero larte di far partorire le menti. Spingendo gli uomini a cercare dentro se stessi, li tempestava di domande: Che cos il vero?, Che cosa il
bene?. A chi gli proponeva di farsi una bella scampagnata rispondeva: Ma che cosa vuoi che mi possa
insegnare la campagna, quando in citt ho a disposizione tutti gli uomini che voglio e tutti cos istruttivi?.
Si autodefin scherzosamente un tafano molesto
che punzecchiava Atene...
Se per questo, Platone lo paragon alla torpedine, un pesce in grado di dare una scarica elettrica e stordire chi lo tocca. Non tutti gli ateniesi lo ricambiavano dello stesso affetto; secondo lo stori33

co Diogene Laerzio, alcuni lo prendevano a pugni e


gli strappavano i capelli per potersene liberare. Con
tutto il rispetto, sono convinto che molti ad Atene
lo evitassero come la peste e che appena la sua figura tracagnotta appariva sotto la Porta Sacra, cera un
fuggi fuggi generale, al grido di oilloco, oilloco: fuitavenne!, che unespressione napoletana e significa eccolo, eccolo: fuggite!.
Come se lo immagina fisicamente?
Brutto, basso, peloso, con larghe narici, testa calva, gambe sottili e storte. Ma bello dentro. Sia destate che dinverno vestiva allo stesso modo, con una
specie di tunichetta chiamata chitone, alla quale al
massimo aggiungeva un trbon, un mantello di stoffa che portava drappeggiato sulla spalla destra. Sandali e maglie di lana neanche a parlarne. Un giorno
si ferm davanti a una bottega di Atene ed esclam
stupito: Ma guarda di quante cose hanno bisogno gli
ateniesi per campare!.
Sua moglie Santippe diventata il simbolo della donna bisbetica e possessiva. Ma, poi, era davvero tale?
Sul suo rapporto con Santippe si sempre molto ricamato, ma probabilmente la loro vita coniugale era normale. Lei era una casalinga con tre figli
da crescere, lui un marito che, a parte una piccola

rendita lasciata dalla madre, non portava a casa una


dracma. Le voleva bene e la subiva con rassegnazione: a chi gli chiedeva come facesse a sopportarla,
rispondeva:Cosa vuoi che ti dica, ormai mi ci sono
abituato, come sentire il rumore incessante di un argano. Del resto, laveva sposata a quasi cinquantanni, forse pi per avere un figlio che non una moglie,
e fino ad allora si era sempre tenuto alla larga dal matrimonio. Se qualcuno gli chiedeva un consiglio, sul
fatto di sposarsi o meno, rispondeva: Fai come vuoi,
tanto in entrambi i casi ti pentirai.
E invece pare che avesse una seconda moglie
segreta...
Aristotele a scrivere che Socrate aveva anche
una seconda consorte, tale Mirto. Altri invece sostenevano che fosse una semplice concubina che si era
trascinato a casa una sera in cui aveva bevuto. Sul
triangolo amoroso Socrate-Santippe-Mirto ironizz
anche Brunetto Latini, il maestro di Dante citato nel
XV canto dellInferno, che dipingendo le due donne
scrisse che litigavano perch il marito mostrava amore oggi pi alluna e domane pi allaltra.
Perch Socrate fu condannato a morte?
Ce lo chiediamo ancora oggi! Dal punto di vista
giuridico, fu accusato di aver corrotto i giovani e di
non avere fede negli di nei quali, invece, credeva la

Ma tu muori
INNOCENTE,
disse piagnucolando
la MOGLIE.
E Socrate le rispose:
E tu volevi
che io morissi
COLPEVOLE?

34

MOR TRA I
SUOI DISCEPOLI

Sotto, la morte di
Socrate, decretata
da una giuria
popolare per
somministrazione di
cicuta, in un celebre
quadro di JacquesLouis David (1787).
A sinistra, una statua
ottocentesca che
rappresenta
Socrate moribondo;
dello scultore
Mark Antokolski.

tori Anito e Licone, e condannarono a morte il denunziante, Meleto.


Qual la lezione pi importante che ci ha
lasciato?
Si vive meglio da buoni che da cattivi. La felicit che si prova perch si virtuosi gi un premio.
Ed meglio subire uningiustizia piuttosto che farla. Ci sono due aneddoti citati da Platone che fanno
capire bene la sua integrit morale. Quando rischi
la pelle, sotto la dittatura dei Trenta tiranni, per opporsi allarresto del democratico Leonte di Salamina, pare che disse: Della morte non mimporta un bel
niente, molto mimporta di non commettere ingiustizia o empiet. Secondo laltro aneddoto, mentre la
moglie Santippe piagnucolava lamentando Ma tu
muori innocente, lui dalla cella ribatt: E tu volevi
che io morissi colpevole?. Insomma, Socrate era buono, tenace, intelligente, ironico, tollerante e insieme
inflessibile. Come si fa a non innamorarsi di lui?. 
Claudia Giammatteo

LUCIANO DE CRESCENZO nato a Napoli nel


1928, scrittore, regista, attore e uomo di
spettacolo. E autore di numerose opere di
divulgazione filosofica, fra le quali Socrate,
Socrate e compagnia bella e Storia della
filosofia greca, edite da Mondadori.

AKG/MONDADORI PORTFOLIO

citt. Lui si difese mandando in contraddizione chi


lo aveva trascinato in tribunale. Ma la verit unaltra: ad Atene nessuno faceva caso alla religiosit degli altri, e ogni scusa era buona per far fuori un avversario come lui, che con la sua dialettica minacciava il potere costituito. Gli uomini hanno bisogno di
certezze: se uno arriva a sostenere che i politici siano
dei presuntuosi ignoranti, ecco che quello diventa il
nemico numero uno e deve morire.
Gli fu offerta su un piatto dargento la possibilit
di evadere dal carcere e lui rifiut. Perch?
Proprio per rispetto della legge ateniese, per lui
sacra. Quali ragionamenti potrei fare sulla virt e
sulla giustizia, disse, dopo avere infranto la legge?.
Al cancelliere del tribunale che gli chiese quale fosse per lui il prezzo della libert rispose provocatorio:
Una mina dargento, cio nulla. Aveva gi 70 anni,
tanto valeva finirla l senza rinunciare ai suoi ideali. E poi Socrate non temeva la morte. Le ultime parole che disse ai suoi amici prima di bere tutto dun
fiato la cicuta furono: Ecco che giunta lora di andare: io a morire e voi a vivere. Chi di noi abbia avuto il destino migliore oscuro a tutti fuorch agli di.
Qualche giorno dopo gli ateniesi si pentirono di
averlo condannato: chiusero per lutto i ginnasi, i teatri e le palestre, mandarono in esilio i suoi accusa-

ALCIBIADE - 450 A.C

STRATEGA

ROGER-VIOLLET/ALINARI

IN LOTTA TRA
BENE E MALE

Alcibiade prelevato da
Socrate dalla casa delle
cortigiane nel dipinto
settecentesco di
Jean-Charles-Nicaise
Perrin: lo stratega
frequent Socrate
durante la giovinezza,
diventandone,
si dice, lamante.

36

di se stesso
Fu lultima SPERANZA di Atene
nella GUERRA del Peloponneso.
Grande ORATORE, trad
la sua citt, ma da molti
fu trattato come un EROE

ello e seducente. Impulsivo e ambizioso. Nobile e ricco. Alloccorrenza gentile. Ma, se necessario, spregiudicato al limite dellirriverenza. Un Gianni Agnelli dellantica Grecia, come ha detto qualcuno. Le
donne impazzivano per la sua eleganza e la sua erre moscia. Gli uomini erano sedotti dalle sue doti strategiche e dalla sua appassionata arte oratoria
capace di lanciare il cuore oltre lostacolo e far
sognare un ritorno agli antichi splendori proprio
mentre lAtene del V secolo a.C. viveva una crisi
profonda di valori e prospettive, accresciuta dalla
logorante Guerra del Peloponneso.
Esponente dellala democratica della citt, pose
sempre la sua ambizione al di sopra del senso dello Stato e della patria. Addirittura al di sopra degli
di. Gli Ateniesi lo amarono (e lo odiarono) pazzamente. Come gli Spartani, con cui ebbe una breve
liaison, e i nemici Persiani, di cui cerc la benevolenza. Ma chi fu davvero Alcibiade (450-404 a.C.)?
Un uomo per tutte le stagioni pronto a cambiar casacca pur di vincere e rimanere a galla, o piuttosto
un figlio del suo tempo, relativista e arguto, capace
di muoversi con furbizia nei corridoi del potere e di
parlare alla pancia della gente, esponendosi cos
alla volubilit del giudizio popolare?
La giovinezza. Sicuramente fu un abile stratega.
Figlio di una cugina di Pericle, crebbe frequentando la casa del politico ateniese che tuttavia, a quanto risulta, si disinteress di lui. Forse perch, come

osserva Chiara Pecorella Longo, autrice di Alcibiade, una storia ateniese (Giunti Marzocco), aveva ritenuto inutile lottare contro una natura ingovernabile. Il clima intellettualmente frizzante dellAtene di quegli anni fece il resto: allievo di Socrate (v.
riquadro alle pagine seguenti), frequent anche i circoli dei sofisti dove impar le migliori tecniche di
arte oratoria, dibattendo i temi caldi del momento.
Alcibiade rese la massima dei sofisti (la giustizia
lutile del pi forte) sua filosofia di vita. Sostenere
che giusto che il pi forte comandi era da un lato
la premessa dellimperialismo ateniese giustificava
il potere dei pi ricchi sulla citt e sulle colonie ma
dallaltro lato era anche alla base di quel relativismo
etico secondo cui non esiste unidea di bene assoluto. Labilit nellindividuo sta piuttosto nel persuadere gli altri con le argomentazioni pi convincenti
(che non necessariamente sono anche le pi giuste).
La capacit di persuasione ad Alcibiade non mancava. A dieci anni dallo scoppio della Guerra del Peloponneso, a quasi 30 anni (let necessaria ad Atene per ottenere incarichi politici), contava gi un
certo numero di fedelissimi e si era distinto nella
commissione incaricata di rivedere, aumentandolo, il tributo degli alleati per la prosecuzione della guerra, schierandosi apertamente sul fronte interventista. Con spregiudicatezza aveva per aperto anche ai pacifisti, proponendosi agli Spartani
come interlocutore unico per firmare uneventuale tregua, diventata possibile dopo la morte dei co37

MONDADORI PORTFOLIO

Fu un MAGO della comunicazione: tagli la coda


al suo CANE per far parlare di quello e IMPEDIRE
agli ateniesi di dire cose PEGGIORI sul suo conto
mandanti che avevano voluto il conflitto. Il gioco,
suo malgrado, non funzion: gli Spartani firmarono s la pace (421 a.C.), ma con Nicia, a capo della fazione conservatrice ateniese. Alcibiade ingoi
il rospo, ma non desistette. Cinque anni dopo, perdurando la tregua, matur un piano bellicoso che
secondo molti storici, se portato a compimento,
avrebbe cambiato il destino di Atene e forse dellintera Grecia: la spedizione in Sicilia.
Guerrafondaio. La citt di Segesta era allora in
guerra con Selinunte, a sua volta sostenuta da Siracusa (in quota spartana). Portare aiuto a Segesta
significava creare un avamposto ateniese sullisola,
base per una successiva espansione.
Il suo sogno era ancora pi ambizioso: loccu38

pazione dellItalia intera e di Cartagine, spiega la


storica. Fondato questo grande impero, Alcibiade
avrebbe assalito il Peloponneso e Sparta, soggiogandoli una volta per tutte.
Per convincere gli Ateniesi a sostenerlo tenne un
discorso appassionato, degno della migliore tradizione guerrafondaia: La nostra citt se si manterr inattiva finir per logorarsi da sola. Una citt abituata a essere attiva cade rapidamente in rovina se rinuncia allazione. Il comizio funzion e dalluditorio partirono applausi scroscianti. Nicia, suo eterno
rivale, difendendo i propositi di pace, si oppose per alliniziativa. Ma rilanci con una mossa miope: pensando di far desistere gli Ateniesi sugger di
usare un numero altissimo di navi e di armati. Fu

A SCUOLA
DI VITA

Alcibiade e Socrate
discettano di
filosofia con Aspasia,
concubina di
Pericle e coltissima
etra, in un dipinto
del 700.

ILLIRIA

ITALIA
Napoli
Taranto

EPIRO
CORF

TESSAGLIA

Mantinea
418 a.C.
PELOPONNESO
Sparta
Pilo
425 a.C.

M. PATERNOSTRO

Siracusa
413 a.C.

Persiani
Altri popoli

Spedizioni ateniesi
Spedizioni spartane

Focolai di conflitto
Battaglie

ALINARI

Atene e suoi alleati


Sparta e suoi alleati

DISFATTA

La battaglia al largo
di Siracusa durante la
spedizione voluta da
Alcibiade (415 a.C.) in
una stampa del XIX
secolo.

un boomerang: gli Ateniesi votarono favorevolmente e la disfatta a Siracusa fu un colpo dal quale la citt non si riebbe. Non solo. Alcibiade cadde
vittima di quella che oggi qualcuno chiamerebbe
giustizia a orologeria: accusato di aver mutilato
le erme (statue del dio Ermes poste presso i crocevia, numerose in Atene) e di avere organizzato parodie sacrileghe dei misteri eleusini, fu chiamato a
giudizio. La prima accusa era assurda, la seconda
verosimile, dice lesperta. Fatto sta che salpate le
100 navi dal Pireo, dopo i primi successi Alcibiade
fu prelevato dalla Sicilia per essere portato ad Atene; ma nello scalo di Turii lui e i suoi riuscirono a
fuggire. Latitante, fu condannato in contumacia,
i suoi beni vennero confiscati e il suo nome male-

Arginuse
406 a.C.

Delio
424 a.C.
Megara

SICILIA

410 a.C.
Cizico

Egospotami
405 a.C.

Potidea

Herakleia

Selinunte

Bisanzio

MACEDONIA

Il Mediterraneo
Orientale durante
la Guerra del
Peloponneso.

Segesta

TRACIA

Anfipoli
422 a.C.

Nozio
407 a.C.

ATTICA
Atene

IMPERO
PERSIANO

Efeso
Mileto

Thera

RODI

Cidonia
CRETA

detto da tutti i sacerdoti di Atene. E il bel comandante? Trov rifugio a Sparta.


Cambio di casacca. A casa del nemico trascorse tre anni, quanto basta per dare a quel popolo di
guerrieri oligarchi, amanti della guerra e della vita da caserma, consigli che portarono alla sconfitta
della sua citt natale, almeno in Sicilia. E non solo: come un camaleonte si adatt ai loro costumi.
Nessuno sa meglio di me, che ci ho vissuto dentro e
ne sono vittima, cosa sia la democrazia ateniese. Non
fatemi sprecar fiato su una cosa cos evidentemente assurda, gli fa dire Tucidide. Musica, per le orecchie
spartane. Ma, per essere pi convincente, Alcibiade
adott anche il loro look: lui amante delleleganza
e delle raffinatezze rinunci ai sandali e prese a girare scalzo con una rozza tunica sulle spalle, si nutriva di cipolle e inizi a bagnarsi anche in inverno
nelle gelide acque del fiume Eurota.
Anche cos conciato, riusc a conquistare la regina
di Sparta. E quando il re torn dalle manovre militari si trov tra le braccia un bambino di cui non
poteva essere padre. Alcibiade afferm poi di aver
sedotto la regina perch la sua discendenza regnasse su Sparta. Sar. Di fatto, il sovrano non grad e
per lo sfrontato ateniese latmosfera a Sparta si fece
pesante. Per non sbagliare si imbarc su una flottiglia che partiva verso lAsia: raggiunse cos il satrapo persiano Tissaferne a cui, per non smentirsi, offr i suoi servigi, questa volta contro Sparta.
Il gran ritorno. Atene intanto era sullorlo
della catastrofe. Dopo la sconfitta, sul banco degli
imputati era finita persino la democrazia: si incolp il regime democratico della sconfitta siciliana e
39

La storiografia si divisa sulla figura di Alcibiade. TUCIDIDE,


la riscossa democratica contro le forze oligarchiche
ateniesi. Quando alcuni inviati dei 400 giunsero a
Samo per spiegare che il cambio di regime era volto
al bene della citt, i soldati stavano per far vela verso Atene per dar vita a una guerra civile. Lui li ferm, ordin lo scioglimento del Consiglio dei 400,
aprendo la strada a quelle grandi intese. I 5.000
decretarono cos il suo ritorno in patria.
Era il 411 a.C.
Intanto il teatro principale della guerra si spost nellEllesponto, dove Ate-

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gli oligarchi trovarono terreno fertile per organizzare una rivolta e affidare il potere a un Consiglio
dei 400, assassinando alcuni capi dellopposizione.
Segu un colpo di Stato e un governo guidato da
un Consiglio dei 5.000 (oggi parleremmo di una
grande coalizione tra democratici e conservatori
per far fronte allemergenza nazionale).
Al progetto partecip anche Alcibiade, esule che
coltivava il sogno di tornare in patria. Trov gioco
facile e cavalc londa di protesta contro la democrazia che laveva messo sotto processo. Eletto stratego dalla flotta dellisola di Samo, condusse da qui

ATTENTATO

Lincendio della
casa di Alcibiade
ordinato dal capo
spartano Lisandro, in
un dipinto dell800:
lo stratega mor in
quella circostanza.

40

rievocando la Guerra del PELOPONNESO, ne parl con benevolenza

FINALE TEATRALE

SCALA

La morte di Alcibiade
(404 a.C.) colpito da una
freccia mentre insegue
il suo attentatore, in una
stampa tedesca del 1902.

ne macinava vittorie. Allapice del successo della citt, Alcibiade, eletto stratego (408-407 a.C.), rientr
effettivamente in patria. Laccoglienza non poteva essere pi entusiasta e lui, per non farsi mancare nulla, organizz anche una parata religiosa in occasione dei misteri eleusini, che anni prima aveva
oltraggiato, guidando la processione non per mare come si faceva ultimamente per paura di attacchi spartani ma via terra. Una mossa studiata nei minimi dettagli: il popolo secondo una fonte lo esort addirittura a farsi tiranno. E lui, saggiamente, rifiut.

Salp invece con la sua flotta verso la Caria per


saccheggiarla e rifornirsi di quattrini, lasciando
temporaneamente il comando della flotta al luogotenente Antioco, con lordine di non muoversi.
Fu un errore fatale. Antioco, forse per ambizione,
trasgred il divieto e mosse contro la flotta spartana: fu una disfatta, e Alcibiade fu ritenuto responsabile del disastro. Gli Ateniesi, che dallo stratego
si aspettavano solo vittorie, gli tolsero il comando e
lui, temendo per la sua vita, si rec in Tracia. A capo di un gruppo di mercenari, condusse una guerra personale contro le trib del luogo, arricchendosi come un comune avventuriero.
Troppo pericoloso. Da qui fece un ultimo
tentativo per salvare la propria carriera e la sua citt. Trovandosi vicino al luogo dei combattimenti, a
Egospotami, vide dallalto di una collina le navi ateniesi e si accorse che erano schierate male. Si precipit ad avvisare i suoi compatrioti, ma loro lo cacciarono, accusandolo di essere un traditore. Lindomani la flotta ateniese perse 200 navi; la guerra era
finita. Gli oligarchi ateniesi e Lisandro, capo degli
Spartani, temevano che Alcibiade si mettesse a capo dei democratici fuoriusciti e riuscisse a restaurare ad Atene la democrazia. Mandarono perci dei
sicari a ucciderlo: a 46 anni la carriera di Alcibiade
fu interrotta per sempre. Rimase il suo mito. O meglio, il suo fantasma. Forse la riflessione pi efficace fu quella di un suo contemporaneo, Aristofane,
nella commedia Le rane, dove fa dire a Eschilo: La
citt lo ama e lo odia e tuttavia lo vuole. Non bisogna
allevare nella citt un cucciolo di leone, ma quando lo

hai allevato devi adattarti alle sue abitudini.


Giuliana Rotondi

difficile dire quali siano


stati i rapporti tra Socrate
e Alcibiade, pi giovane
del maestro di circa ventanni,
spiega la storica Chiara Longo.
Ed irrilevante la questione
che tanto affann i moralisti del
passato, vale a dire se tra i due vi
fossero stati rapporti di carattere
erotico. probabile, ma non
questo ci che importa. Piuttosto, ai contemporanei e alle
generazioni successive interess
capire se Socrate, condannato a
morte nel 399 a.C., cinque anni

dopo la morte di Alcibiade, fu


responsabile della condotta dei
suoi discepoli. I fan dello stratega
sostennero che frequent Socrate solo per imparare da lui larte
della parola. E c chi ritiene che
solo fino a che rimase sotto linfluenza del maestro fu un ottimo
cittadino. Le pagine pi belle su
quel rapporto le ha scritte Platone nel Simposio.
Amici a tavola. La cornice un
banchetto al quale, oltre a Socrate e al suo discepolo Aristodemo,
presenziano il commediografo

Aristofane, il retore Pausania


e altri amici: ognuno tiene un
discorso sulleros. Verso la fine,
fa irruzione Alcibiade ubriaco,
che parlando di Socrate dice:
Quando lodo mi balza il cuore e
lacrime mi sgorgano sotto le sue
parole. Quando io sentivo Pericle
e altri oratori bravi, pensavo s che
parlassero bene ma non provavo questo, non mi tumultuava
lanima....
Busto del filosofo Platone:
nel Simposio parl di
Alcibiade e Socrate.

GETTY IMAGES

Allievo (e amante) del maestro Socrate

E. OLAF (4)

ALESSANDRO MAGNO - 356 A.C.

Valoroso, COLTO, affascinante, in soli 12 ANNI


Alessandro Magno CONQUIST limpero pi ampio
che si fosse visto fino ad allora.
Ma la MORTE lo colse di sorpresa

Dallo IONIO
allHIMALAYA
IL VERO
VOLTO DEL RE

Rielaborazione 3D
di una raffigurazione
di Alessandro Magno
su un orologio
da tavolo russo
dell800. Questa e le
altre immagini del
servizio fanno parte
di un progetto per
ricostruire il vero
volto del condottiero,
vissuto tra il 356 e il
323 a.C.

i chiamava Alessandro III, re di Macedonia, ma entrato nella leggenda con un altro nome: Alessandro il Grande (in greco
Alxandros Mgas). Per motivi che vanno al di l di ogni immaginazione. Perch non
stato solo uno dei pi grandi condottieri della Storia, che in dodici anni di regno conquist
un enorme impero toccando i confini del mondo allora conosciuto: la sua vita straordinaria ha
assunto colorazioni leggendarie in Occidente e
in Oriente, narrata dalla letteratura araba (Corano, Libro dei Firdusi), persiana, armena, copta,
turca e occidentale. E, soprattutto, perch pi di
chiunque altro ha incarnato leroe morto prematuramente al culmine della sua gloria, ed al centro di enigmi tuttora irrisolti. Dove si trova la sua
tomba, venerata nellantichit e misteriosamente
scomparsa? Chi o che cosa lha ucciso, interrompendo bruscamente i suoi sogni di gloria?
Abbiamo chiesto di raccontarci la sua straordinaria vicenda a Valerio Massimo Manfredi, archeologo e grande narratore dellantichit, che al giovane re macedone ha dedicato studi personali e romanzi tradotti in tutto il mondo.
Nei suoi libri, lei parla spesso del fenomeno
imitatio Alexandri, il fascino dellinvincibile condottiero che ha conquistato i grandi
personaggi in tutte le epoche: da Scipione a
Cesare, da Caligola a Traiano e Caracalla, fino a MaomettoII e Napoleone. Quali sono
i motivi di tanta passione?
Non tutto nella Storia spiegabile. I mo-

tivi del fascino di Alessandro Magno hanno una


componente umana e caotica: basti pensare alla sua
morte prematura che stronc il pi grande progetto strategico-ideologico di tutti i tempi.
La sua figura racchiude una combinazione dirompente di guerriero e di filosofo, la capacit di
fondere insieme mondi lontani e diversi, la resistenza quasi sovrumana alle fatiche, alla fame, alla
sete, al gelo, la capacit di pensare in grande senza
limiti e senza confini. Nessuno prima di lui si era
mai spinto con un esercito a tale distanza dal suo
Paese dorigine, nessuno era mai stato cos consapevole delle conseguenze che avrebbe avuto nella
storia dellumanit.
vero che per i contemporanei era un dio
vivente?
Statue e dipinti ci mostrano la sua bellezza impressionante: aveva uno sguardo di tigre e un volto apollineo. Chiunque lo vedesse era pronto a seguirlo allinferno. Gli storici raccontano che nessuno era immune al suo fascino... n donne, n uomini, n cani, n cavalli.
Si narra che allet di dodici o tredici anni sia riuscito da solo a domare il cavallo Bucefalo avuto
in dono dal padre, con uno stratagemma: intu la
paura dellanimale per la propria ombra, cos lo mise con il muso rivolto al sole.
A mio padre devo la vita, al mio maestro una vita che vale la pena essere vissuta, ha lasciato detto. A chi si riferiva?
Ad Aristotele. Volendo i suoi genitori (il re Filippo II di Macedonia e la principessa dellEpiro

43

Da Gordio ad Alessandria dEgitto, i luoghi della sua leggenda

impresa di Alessandro
Magno fu straordinaria
anche dal punto di vista
geografico: migliaia furono i
chilometri che il suo esercito,
portando con s la cultura
ellenistica, percorse da un capo
allaltro del mondo conosciuto.
Ecco le quindici tappe
principali del suo viaggio.
Verso oriente. Partito da
Pella 1 , la capitale dellantica

Pella

Troia

Macedonia, Alessandro sost


subito a Troia 2 per onorare la
tomba di Achille, registrando la
prima vittoria contro i Persiani
presso il fiume Granico 3 .
Taglio netto. A Gordio 4 , narra
la leggenda, avvenne il celebre
episodio del nodo gordiano:
poich, secondo loracolo, colui
che avrebbe sciolto il nodo
del Tempio di Giove sarebbe
diventato imperatore dAsia,

Alessandro lo recise a met


con la sua spada. Deciso a
conquistare lImpero persiano
di Dario III, vinse a Isso 5 e,
fuggito lavversario, conquist
le citt fenice di Sidone, Tiro 6
e Gaza.
Nuove metropoli. Per
controllare il Mediterraneo,
fond Alessandria dEgitto 7 ,
poi sconfisse di nuovo Dario III a
Gaugamela 8 e, inseguendolo,

Gordio

occup le 4 capitali dellimpero:


Babilonia 9 , Susa 10 , Persepoli
11 e Pasargadae. Inarrestabile,
espugn la citt di Ecbatana 12
, fond Alessandria in Aria 13 e
Alessandria Escate 14 toccando
il limite estremo orientale
presso il Fiume Idaspe 15
quando le truppe, pur vincitrici,
si rifiutarono di proseguire. La
morte lo sorprese a Babilonia,
sulla via del ritorno.

14 Alessandria Escate

33 Fiume Granico
5

Isso
8

13 Alessandria in Aria (Herat)

Gaugamela
12 Ecbatana

Tiro

10 Susa

Alessandria

Babilonia

15 Fiume Idaspe
11 Persepoli

I luoghi di Alessandro Magno


in una cartina moderna.
In rosso, i campi di battaglia.

Olimpia) dargli uneducazione greca, per completare la sua istruzione scelsero come maestro Aristotele, il pi grande pensatore dellepoca: oggi potrebbe equivalere a comprare tutta lUniversit di Harvard per il primogenito. Fu Aristotele a insegnargli
la scienza e larte, da cui deriv la sua versatilit di
interessi. Scrisse unedizione dellIliade appositamente per lui, firm un contratto di esclusiva dove simpegnava a non rivelare a nessun altro ci che
aveva insegnato ad Alessandro. E rest legato a lui
per tutta la vita, come amico e confidente.
Come furono invece i rapporti di Alessandro con
i suoi genitori? Su di lui pesa il sospetto di avere
preso parte, poco pi che adolescente, allassassinio di suo padre.
Secondo lo scrittore latino Plutarco, Alessandro,
pur non essendo direttamente coinvolto nella congiura ordita da una sua guardia personale, ne era a

ARGILLA
E METALLO

Elaborazione di un
volto maschile in
terracotta di epoca
ellenistica. In basso
a sinistra, nellaltra
pagina, una falera
(una decorazione
metallica).

Fond una quindicina


di CITT che portano
il suo nome. Tra cui
ALESSANDRIA DEGITTO,
cruciale per il controllo
del MEDITERRANEO
conoscenza e non la ostacol. Io non credo.
Certamente Alessandro era molto attaccato a sua
madre e la decisione paterna di divorziare da lei per
convolare a nozze con la giovane Cleopatra Euridice fu per lui motivo di disprezzo, oltre che di preoccupazione per la discendenza al trono. Ma la dimostrazione della sua estraneit al delitto nella
prima domanda che rivolse alloracolo di Ammone: Ho ucciso tutti gli assassini di mio padre o ne
rimasto qualcuno?.
Un altro mistero riguarda la sua vita sessuale: secondo alcuni ebbe molti amanti tra cui il suo amico Efestione...
Fu lo stesso Alessandro, che adorava Omero, a
parlare di s e di Efestione, amico e amante, come
dei nuovi Achille e Patroclo. Una similitudine, secondo me, sbagliata, perch nei poemi omerici non
c traccia di omosessualit, mentre Alessandro ed

Efestione furono indubbiamente amanti. Tanto


vero che la morte di Efestione, oggi attribuibile a
una banale appendicite, lo sconvolse: rimase a lutto per sei mesi, volle una pira alta come un palazzo
di 7 piani, progett per lui un sontuoso mausoleo
mai portato a termine.
Il pensiero della morte, la sua, non lo sfiorava?
Alessandro sfid e ignor la morte mille volte.
Credeva in modo cos cieco nella sua discendenza
dallimmortale Achille da comportarsi, in guerra,
da pazzo temerario come lui: Non c una parte del
mio corpo che non abbia cicatrici, non c arma corta o da lancio che non mi abbia lasciato il segno: sono
stato trafitto da frecce, colpito da una catapulta, battuto da pietre e mazze per voi, per la vostra gloria.
Disse cos, secondo lo storico Arriano, alle truppe ammutinate. La verit che la sua morte era un
evento che nessuno si aspettava, incluso lui.
45

Le tappe della sua vita


356 a.C. Alessandro III re
di Macedonia nasce a Pella
(Macedonia), probabilmente
il 20 luglio, figlio del re Filippo
II e della principessa dEpiro
Olimpia. Da parte paterna
secondo una leggenda da
lui alimentata discende da
Eracle, da quella materna
dalleroe Achille.
340 Mentre suo padre
impegnato in una spedizione
a Bisanzio, riceve sedicenne la
reggenza del trono macedone.
Appena diciottenne guida alla
vittoria la cavalleria del regno,
che con lui diventer larma
offensiva per eccellenza, nella
Battaglia di Cheronea.
336 Suo padre assassinato
in una congiura di corte. Alessandro sale al trono acclamato
dallesercito e consolida il suo
potere facendo giustiziare i
possibili rivali al trono.
335 Proseguendo nella poli-

tica di espansione iniziata dal


padre partecipa alle spedizioni
militari contro la popolazione
balcanica dei Triballi e altre
trib illiriche. Quindi sbarca in
Asia con un esercito di 40.000
uomini e 5.000 cavalieri: sconfigge i Persiani nella Battaglia
del Granico (334 a.C.) e nella
Battaglia di Isso (333 a.C.),
conquistando rispettivamente
Asia Minore e Cilicia.
332 Inizia la conquista dellEgitto dove accolto come
liberatore. Fonda la citt di
Alessandria nel delta del Nilo
e raggiunge loasi di Siwa:
qui, nel santuario dedicato a
Zeus-Ammone, riconosciuto
successore dei faraoni.
331 Sconfigge nuovamente
lesercito persiano del re
DarioIII nella Battaglia di
Gaugamela. Dopo un anno fa
ingresso trionfale a Persepoli,
capitale dellImpero persiano,

proclamato re dei re. Lex re


Dario, rifugiato a Ecbatana,
viene tradito e ucciso da due
suoi satrapi: Alessandro d la
caccia agli assassini e fa seppellire Dario nelle tombe reali.
329 Arrivato ai confini dellodierno Turkestan cinese sposa
Rossane, la figlia di un comandante della regione. Con un
esercito persiano-macedone
si prepara a invadere lIndo
per espandere ulteriormente i
confini dellimpero.
324 Per stabilire una rotta
marittima tra la Mesopotamia
e lIndia decide di marciare
lungo il deserto costiero parallelamente alla flotta, ma per
il clima ostile e il diffuso malcontento dei soldati sospende
la spedizione e torna in Persia.
Per consolidare il suo impero,
organizza un matrimonio
collettivo: ben diecimila
veterani e ottanta ufficiali si

sposano con donne persiane


e lui stesso si unisce a Statira,
figlia di Dario III. Le sue nuove
vesti di dio-monarca orientale
attirano su di lui lostilit e due
congiure: a farne le spese sono
il generale Parmenione, che lo
aveva tenuto sulle ginocchia
da bambino, e suo figlio Filota,
uccisi per ordine del re.
323 Il 10 (o l11) giugno
Alessandro muore a Babilonia.
La sua fine inaspettata: fino
allultimo ha continuato a
riunire lo Stato maggiore e a
preparare una spedizione in
Arabia. TolomeoI fa erigere
per lui un maestoso mausoleo: il suo impero suddiviso
tra i generali che lo avevano
accompagnato nelle sue
conquiste. Nascono il Regno
tolemaico in Egitto, quello
degli Antigonidi in Macedonia
e quello dei Seleucidi in Siria e
Asia Minore.

MOR in circostanze MISTERIOSE quando aveva solo 33


ANNI e si accingeva a conquistare la PENISOLA ARABA
C chi dice che mor di malaria, chi assassinato
a tradimento. Ma che cosa gli accadde veramente?
Tutti i racconti concordano su una determinata circostanza: dopo quarantotto ore di ininterrotti banchetti, alcol, cibo, eccessi di ogni genere e dopo avere appena scolato unintera coppa di Eracle
(enorme boccale di vino, ndr) il giovane re fu sorpreso da un dolore lancinante, che lo fece urlare come se fosse stato trafitto da una lancia. Un dolore
seguito da febbre sempre pi alta, e dodici giorni
dopo, dal decesso. normale avere pensato subito
ad avvelenamento, ma Alessandro aveva gi sventato due congiure e probabilmente si era gi cautelato contro il veleno. Credo, invece, che la verit sia unaltra: quel dolore lancinante al fianco
identico a quello riferito da pazienti di pancreatite
acuta. Credo sia quella la patologia che lha portato alla morte: stimolato dalleccesso di attivit enzimatica, il succo pancreatico pu bucare peritoneo e intestino, invadere la cavit addominale, indurre peritonite, setticemia, perdita di conoscenza, coma e morte.
46

Che cosa sarebbe successo se il suo sogno di gloria non si fosse bruscamente interrotto?
Lavere ammassato una grande flotta in Occidente fa pensare che sognasse Cartagine, che fosse
pronto a spingersi al di l delle Colonne dErcole.
probabile, a mio avviso, che si preparasse a una
monarchia universale e divina.
Il mito di Alessandro sopravvive ancora oggi.
Chi il suo erede naturale? vero che Fidel Castro tra i suoi maggiori ammiratori?
Confermo. Fidel Castro scelse addirittura il nome di battaglia Alejandro combattendo nella Sierra Maestra. Molti leader contemporanei sono rimasti affascinati da Alessandro. Il mausoleo della Piazza
Rossa, monumentale contenitore della mummia di
Lenin, in fondo una riedizione moderna del mausoleo di Alessandria. Ma non esiste un suo erede naturale. Dallalba dei tempi alla fine delluniverso non
esister mai qualcuno uguale a un altro, nemmeno
fosse clonato. E Alessandro Magno ebbe una vita favolosa. E un carisma davvero irripetibile.

Claudia Giammatteo

VALERIO MASSIMO
MANFREDI, classe
1943, scrittore,
archeologo,
topografo del
mondo antico. Ha
condotto spedizioni
archeologiche in
molte localit del
Mediterraneo. La
trilogia di Alxandros
tra le sue opere pi
famose.

Il mistero
dellultima
dimora

ue sfingi a
presidiare
lingresso, e
in cima al tumulo un
leone alto cinque metri.
Potrebbe essere questa
tomba ritrovata ad
Anfipoli, nel nord della
Grecia, a custodire i resti
di Alessandro il Grande,
secondo una notizia
recente.
In Egitto. Di sicuro
i luoghi candidati a
ultima dimora del
Macedone sono molti.
In pole position due
localit egiziane. La
prima Siwa, loasi a
ridosso del confine
libico dove Iskandar
el-Akbar (nome arabo
del re macedone) si
autoproclam figlio
di Amon, e quindi
semidio. La seconda,
e sua rivale principale,
la non lontana
Alessandria, la citt
fondata dallo stesso
Alessandro nel 332 a.C.
per simboleggiare la
sintesi tra la classicit
greca e lopulenza
orientale.

STORIA E ARTE

Volto ricostruito
a partire dal
frammento di un
carro del III secolo
a.C. Le elaborazioni
sono state realizzate
dallartista olandese
Erwin Olaf.

47

FILIPPO IL MACEDONE - 382 A.C.

Sotto la GUIDA
del re Filippo II,
il piccolo Regno di
MACEDONIA
prese il controllo
di quasi tutta la
penisola greca. Ecco
COME ci riusc

THE ART ARCHIVE

COPPIA
TURBOLENTA

Statua di Filippo II
e (a destra, su
una moneta) la
moglie Olimpiade,
principessa dellEpiro.

DE AGOSTINI/GETTY IMAGES

ella Grecia antica, tutti hanno avuto il loro momento di gloria: Micene e Argo nel Peloponneso, Atene in
Attica, Sparta ancora nel Peloponneso, Tebe in Beozia. Proprio da Tebe part lascesa
dellaltra Grecia, il regno di Macedonia. Ma chi
erano questi parvenus che si affacciavano da neofiti sulla scena della Storia?
Nessuno sa da dove venissero i Macedoni. Nessuno lo sapeva allora, e poco se ne sa oggi. Forse erano Greci che si erano separati dai loro cugini in epoca remota, oppure, come sostenevano gli Elleni, Sciti (barbari originari delle steppe del Mar Nero) governati da una dinastia, gli
Argeadi, di provenienza peloponnesiaca, ovvero da Argo (nel sud del Peloponneso), che vantava una discendenza nientemeno che dalleroe mitologico Eracle. Non si conosce molto del periodo antecedente al primo re storicamente accertato, Perdicca I, che nella prima met del VII secolo
a.C. amministrava il piccolo regno dalla sua capitale, Ege (oggi Verghina). Ma si sa che, nonostante le sue modeste dimensioni, la Macedonia riusc a sopravvivere in forma indipendente durante
le guerre tra le superpotenze del tempo, la Grecia e
la Persia, barcamenandosi con un equilibrismo degno dei politici pi trasformisti. Alessandro I, per
esempio, si dichiar vassallo di Dario di Persia ma
ammicc ai Greci, tanto da guadagnarsi il soprannome di Filelleno, mentre suo figlio Perdicca II
evit di schierarsi nella rivalit tra Sparta e Atene,
durante la Guerra del Peloponneso. Era la fine del
V secolo a.C. Morto Perdicca (intorno al 413 a.C.),
la capitale fu trasferita a Pella (fondata da Archelao I) e dopo un interregno sal al trono Aminta
III, che si schier con decisione con Sparta. Ed eccoci cos tornati a Tebe, da dove part la svolta firmata Filippo.

Laltra

GRECIA

49

Delle ORIGINI dei Macedoni non si sa quasi nulla. I Greci ritenevano


la pace, e la forza con gli Illiri, sconfiggendoli in
modo decisivo grazie al suo generale Parmenione.
Il consolidamento delle frontiere era indispensabile per mettere il sovrano in condizione di perseguire il suo obiettivo, ovvero lespansione. Scopo ultimo: rendere la Macedonia, da sempre parente povera della Grecia, pi prospera. Per questo gli servivano uno sbocco al mare, una maggiore disponibilit
finanziaria e un esercito efficiente. Riform dunque
le sue forze armate e si mise in competizione con
Atene, alla quale soffi Anfipoli e alcuni centri della Tracia (durante queste battaglie perse per un occhio). Poi conquist le miniere doro pi a sud, e i
Greci diventarono i parenti poveri della Macedonia.
Verso lAttica. La fase finale dellascesa di Filippo non poteva che essere il dominio sulla Grecia, da sempre dilaniata da lotte intestine. Nel 354
a.C. Filippo intervenne nellennesimo conflitto ellenico, la cosiddetta Guerra sacra. Si schier contro la coalizione guidata da Atene, senza per alcun successo. Non pot raggiungere la Grecia Centrale a causa del blocco posto dagli Ateniesi al passo strategico delle Termopili. Ripieg allora sulla
Tracia, dove continu a guerreggiare contro Ate-

FALSE ORIGINI
DIVINE

Olimpiade e Zeus in
un affresco di Giulio
Romano (1499-1546) a
Mantova: dallunione,
per la leggenda, nacque
Alessandro Magno.

SCALA

Ostaggio. Nella citt della Beozia era tenuto in


ostaggio uno dei figli di Aminta, il decenne Filippo, appunto, che l ebbe modo di studiare le tattiche del generale tebano Epaminonda. Un condottiero capace di sconfiggere pi volte la falange spartana, fino ad allora pressoch insuperabile. Aminta mor nel 370 a.C. e nel regno di Macedonia si
scaten una feroce lotta per la successione. Filippo
era il terzo figlio del re, e la corona spett al maggiore, Alessandro II, che per fu ucciso dal cognato. Prevalse Perdicca III, anche lui presto passato a
miglior vita combattendo contro gli Illiri. Solo dopo 5 anni di lotte Filippo pot ascendere al trono e
mettere in atto i suoi ambiziosi propositi.
La dinastia degli Argeadi controllava a quel tempo un modesto territorio nella regione montuosa
del Monte Olimpo. Il regno era sotto la costante
minaccia delle incursioni delle trib barbariche da
nord, e allinterno dei suoi confini si viveva unesistenza precaria. Fu questa situazione che il giovane
volle sanare prima di ogni altra cosa, e prima ancora di essere riconosciuto re come Filippo II: consolid immediatamente i confini nord-orientali
usando la diplomazia con i Peoni, dai quali compr

fossero una TRIB degli Sciti, ma governata da una dinastia ellenica

THE ART ARCHIVE

ne, ma con pi profitto, espugnando Olinto e assumendo il pieno controllo della Penisola Calcidica.
Ci vollero otto anni, ma alla fine Filippo costrinse lavversario alla pace in Tracia. Il re obblig Atene a cedergli la parte meridionale della regione.
Inoltre il sovrano si fece nominare capo dellanfizionia delfica (la pi importante tra le leghe elleniche a carattere politico-religioso). Fu una mossa
preliminare alla realizzazione dei suoi progetti. E i
suoi erano progetti grandiosi.
A Filippo quel che di Filippo. Le idee che
molti attribuiscono a suo figlio, Alessandro Magno (vedi articolo nelle pagine seguenti), furono quasi tutte un parto della mente di Filippo: tra queste,
lintuizione di approfittare del declino persiano,
minato da guerre civili, spinte centrifughe e sovrani troppo deboli, ergendosi a campione della
grecit. Quasi un revival delle Guerre persiane del secolo precedente.
In realt, gli Elleni non avevano alcuna smania di vendetta nei confronti
dei Persiani; spesso si prestavano a
fare da mercenari per i pretendenti
al trono, e permettevano ai satrapi di

Filippi
Ege

SIGNORE
DEI BALCANI

CARTINA: MARCO PATERNOSTRO

Nella cartina, le tappe


dellespansione
macedone (le date
si riferiscono alla
conquista).
Sopra, una moneta
doro di Filippo II,
con un auriga con
cavalli al galoppo.

TRACIA
(343-342 a.C.)

Olinto
348 a.C.

TESSAGLIA

(352 a.C.)

Campi di Croco
352 a.C.

MOLOSSIA
(342 a.C.) Ambracia

Termopili
Cheronea
338 a.C.
Olimpia

Bisanzio

Pella

MACEDONIA

Regno di Macedonia
Regno di Tessaglia
Territori neutrali
Impero persiano
Regno dei Molossi
Territori controllati
Membri della Lega di Corinto

Presidi macedoni
Battaglie principali

entrare nelle beghe greche, con una buona dose di


realpolitik. Inoltre, i Greci erano storicamente insofferenti nei confronti di ogni monarchia, e una
alle porte di casa non poteva che risultare loro ancor pi sgradita di quella asiatica. I Greci rifiutarono pertanto ogni forma di accordo e, grazie soprattutto allintransigenza del loro leader Demostene (capofila degli antimacedoni), Atene guid
una nuova lega contro Filippo passando dalla diplomazia alle armi. Si ricominci a guerreggiare in
Tracia, dove il macedone non aveva mai cessato di
brigare per estendere la propria area di influenza.
Terreno di confronto divenne Bisanzio, gi allora fondamentale crocevia tra Occidente e Oriente.
Contestualmente, i due contendenti si sfidarono
per guadagnarsi lalleanza di Tebe, le cui forze sarebbero potute risultare determinanti nellimminente conflitto. Filippo ricorse infine al suo ruolo
di presidente dellanfizionia delfica, che gli offr il
pretesto di accusare di sacrilegio i locresi di Anfissa, alleati di Tebe. Instancabile, abbandon le operazioni contro le trib barbariche sul Danubio per
scendere in Grecia, passando le Termopili nel novembre del 339 a.C. per poi fermarsi ad attendere

MAR
EGEO

Calcide
Eretria
Tebe
Atene
Corinto

ASIA MINORE

Smirne
Efeso
Mileto

Sparta

Rodi
Creta

51

Molti MERITI di Filippo II, primo fra tutti quello di essersi schierato
le reazioni dei Greci, nella speranza che la sua sola
discesa fosse sufficiente a indurli a pi miti propositi. Ma Demostene era sempre pi determinato a
resistergli, e fu capace di guadagnare anche Tebe
allalleanza con Atene. A quel punto, il re si ritrov la strada della Beozia sbarrata da unarmata congiunta di ateniesi e tebani.
Conquistatori. Le schermaglie iniziali tra le
due armate avevano visto prevalere i Greci, che si
galvanizzarono credendo di rinnovare i fasti di un
tempo, quando la democrazia ellenica era stata capace di sconfiggere la potenza di altri monarchi assoluti, gli Achemenidi di Persia, in ben due guerre.
In effetti, la cattiva stagione favoriva chi stava in
difesa, piuttosto che gli attaccanti. Cos, Filippo
non spinse davvero lacceleratore dellavanzata prima della primavera del 338 a.C., quando con uno
stratagemma riusc a entrare in Beozia e a costringere i Greci ad arretrare la loro linea a Cheronea.
In quella localit ebbe luogo una battaglia di importanza capitale, una di quelle in cui il testimone
della Storia passa da una mano a unaltra: la tanto

celebrata falange greca, modello per i combattenti


di pressoch tutti gli Stati del Mediterraneo, si rivel superata di fronte al maggiore dinamismo di
quella macedone (v. riquadro in basso).
Quella vittoria fu talmente decisiva da permettere a Filippo di imporre ancora una volta la sua volont ai Greci, convocando a Corinto un congresso
panellenico; ne scatur la creazione di una lega (di
Corinto) della quale il re assunse il ruolo di capitano generale. E cos come aveva largamente preannunciato, si fece promotore di una campagna per
la liberazione delle citt greche dellAsia Minore,
ancora sotto il giogo persiano.
Giallo a corte. Filippo non pass mai allazione su quel fronte. Mor assassinato poco prima
dellavvio della campagna dOriente, nel luglio del
336 a.C. Come Giulio Cesare dopo di lui, accoltellato prima di scendere in guerra contro i Parti. A
tuttoggi non ancora chiaro chi sia stato il mandante del regicidio e se vi sia stato davvero qualcun
altro dietro al gesto dellufficiale Pausania. A volerlo morto potevano essere in tanti: Dario III Codo-

FALANGE
VINCENTE

Sotto, gli opliti


macedoni, alleggeriti
delle corazze e dotati
di lance pi lunghe
(le sarisse) erano
efficacissimi.
A destra, un vaso
dargento, parte del
corredo della tomba
del sovrano macedone,
a Verghina (Ege).

a DIFESA della grecit, furono poi attribuiti al figlio Alessandro

J.SHUMATE

ilippo, in campo bellico,


scardin concetti radicati da
secoli nella mentalit militare greca
e cre un esercito
la cui efficacia
paragonabile
solo a quella della
legione romana.
Nel mondo antico,
non esisteva un
esercito professionale di Stato:
cerano il cittadino,
che serviva nellesercito quando
era necessario, e il
mercenario. Filippo invece cre un
esercito nazionale,
che si addestrava
anche in tempo di
pace.
Riformatore. Il
condottiero rese la
pesante e monoli-

tica falange greca


pi leggera, togliendo larmatura
a una parte degli
opliti (i pezeteri)
e dotandoli di
una lancia molto
lunga (la sarissa)
che consentiva
alle file posteriori
di partecipare
allimpatto con
larmata avversaria, moltiplicando
cos il potenziale
della formazione.
Queste innovazioni tecniche si
accompagnarono
a quelle tattiche:
rese pi mobile la
falange e affid lo
sfondamento alla
cavalleria pesante,
creando leffetto
incudine (la fanteria) e martello (la
cavalleria).

Andrea Frediani

FARETRA REGALE

La faretra dorata
di Filippo II, oggi al
Museo archeologico
di Salonicco. Sotto, lo
scrigno doro nel quale
furono raccolte le
ossa di Filippo II, dalla
tomba reale.

DEA/SCALA

La super-armata
di Filippo II

brillanti del genitore: di lui, infatti, aveva la capacit di usare la forza ma non quella di ricorrere alla
diplomazia quando ve nera bisogno. Ed entrambe
erano necessarie per trovare il bandolo della matassa in un ginepraio come quello ellenico.
Controstoria. Fu per proprio Alessandro a
suggellare la gloria dellaltra Grecia. Allo storico
rimane la curiosit di sapere come sarebbero andate le cose se fosse stato invece Filippo II il protagonista della pi grande campagna di conquista nella
storia dellumanit, quella che avrebbe costituito, se
pur per brevissimo tempo, un vastissimo impero che
andava dalla penisola ellenica fino al Pakistan. Probabilmente Filippo avrebbe prevalso sul declinante
Impero persiano con la stessa (relativa) facilit del figlio, e adesso parleremmo di Filippo Magno; ma altrettanto probabilmente si sarebbe fermato prima di
Alessandro, accontentandosi dellImpero achemenide che gi racchiudeva, e scusate se poco, lAsia
Minore, lIraq, lIran, lAfghanistan e lEgitto senza andare a cercar gloria (e guai) oltre lIndo. 

BRIDGEMAN/ALINARI

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manno, il re di Persia che poteva ritenere, uccidendo lui, di eliminare ogni minaccia al suo impero
(questa fu la versione ufficiale della corte argeade);
il partito antimacedone in Grecia; il figlio ambizioso Alessandro che, con il nuovo matrimonio del
padre e la nascita di un fratellastro, vedeva in pericolo la successione; la sua consorte ripudiata Olimpiade, amata madre di Alessandro, messa da parte in favore della nuova sposa Cleopatra Euridice.
Al di l del giallo della sua fine, Filippo merita
di essere annoverato tra i pi grandi uomini della
Storia per il solo fatto di essere stato il primo, e per
lungo tempo il solo, a riunire la Grecia. Se Alessandro Magno conquist il mondo antico fu anche grazie a ci che aveva appreso dal padre e dai
suoi insegnamenti. Senza una Grecia unita alle sue
spalle, quel ragazzo non si sarebbe mai azzardato
ad affrontare un impero sterminato, seppure decadente, come quello persiano; probabilmente, senza un padre come Filippo, avrebbe trascorso la sua
esistenza a cercare di imporre il proprio predominio sulla penisola ellenica, ma con risultati meno

53

ARCHIMEDE - 287 A.C.

Ingegno
e POLITICA
Vita, morte e scoperte del pi grande GENIO
matematico dellantichit. Un uomo che dedic
il suo TALENTO anche ai MONARCHI
della sua citt, SIRACUSA

54

no invece quasi del tutto avvolte nel mistero, tanto che lepisodio su cui si hanno pi notizie proprio la morte. Su di essa, per, gli storici continuano a indagare: secondo una tesi recente, non
fu causata dalleccessivo zelo di un soldato, ma il
frutto di un calcolo politico. E per capirne il motivo, occorre ripercorrere dal principio la vita del
genio di Siracusa. Come racconta egli stesso nel
suo libro Arenario, in base alla ricostruzione del filologo tedesco Friedrich Blass, Archimede era figlio darte: nacque nel 287 a.C. a Siracusa da un
astronomo di nome Fidia. Visse quindi nel secolo
di maggiore splendore dellellenismo, lepoca iniziata nel 323 a.C. con la morte di Alessandro Magno e terminata con la Battaglia di Azio del 31
a.C., quando Ottaviano Augusto sconfisse Antonio e Cleopatra inglobando lEgitto, lultimo Stato
erede del grande impero di lingua greca creato dal
condottiero macedone. Siracusa, fondata nel 734
a.C. da coloni di Corinto, era allora una monarchia: al tempo di Archimede era governata da Gerone II, salito al trono nel 270 a.C., prima da solo
e poi, dal 240, in compagnia del figlio Gelone II.
Della vita dello scienziato, che Plutarco ci dice

PER MANO DI
UN SOLDATO

La morte di
Archimede in un
dipinto del francese
Thomas Degeorge
(1786-1854):
durante il sacco di
Siracusa (212 a.C.)
un soldato romano
gli ordin di
seguirlo, ma lui
si rifiut. E il
soldato lo uccise.

REGER VIOLLET/ALINARI

il 212 a.C. e Siracusa, una delle pi ricche polis del Mediterraneo, messa a ferro e fuoco dai Romani comandati dal
console Marco Claudio Marcello. Gli ordini sono chiari: Marcello vuole avere a tutti i costi luomo pi illustre della citt, quel geniale Archimede che tanto lo ha fatto penare usandogli
contro diaboliche macchine da guerra. E lo vuole
vivo. A trovare lanziano matematico un soldato, che gli intima di seguirlo. Secondo la leggenda, lo studioso chino a riflettere sulle figure geometriche che ha tracciato nella polvere: Noli,
obsecro, istum disturbare, dice (Non rovinare, ti
prego, questo disegno). Il soldato, invece, perde
la pazienza e, contravvenendo agli ordini ricevuti,
lo trafigge con la spada. Finisce cos, tragicamente, la vita di Archimede di Siracusa, il pi grande e
moderno matematico dellantichit, i cui studi
sulle spirali, sugli specchi ustori e sulle leve per
fare solo qualche esempio sono ancora oggi fonte di ispirazione per gli scienziati e gli ingegneri di
tutto il mondo.
Figlio darte. Se le opere del genio di Siracusa sono immortali, le vicende della sua vita so-

55

ALINARI

A quarantanni and ad ALESSANDRIA dEgitto: l entr in contatto


COLPO DI GENIO

Sopra, Archimede
mentre fa il bagno, in
una xilografia del XVI
secolo. Fu cos che,
secondo la leggenda,
scopr il celebre
principio che porta
il suo nome.

56

parente e consigliere dei suoi sovrani, abbiamo pochissime notizie certe, spiega Lorenzo Braccesi,
gi docente di Storia greca allUniversit di Padova.
Da Diodoro Siculo (uno storico del I secolo a.C.)
apprendiamo che si trasfer ad Alessandria dEgitto
intorno al 243 e che torn a Siracusa nel 240, quando Gerone non aveva pi lesclusiva del potere.
In trasferta. Fu proprio in Egitto che Archimede fu proiettato alla ribalta della scena intellettuale del Mediterraneo, direttamente dal privilegiato palcoscenico del Museion (limportante centro
di ricerca scientifica di Alessandria) e della Biblioteca fondata nel III secolo a.C. Verosimilmente lo
scienziato and ad Alessandria per motivi di studio, dice Braccesi. Ma forse vi ci si era trasferito in seguito a un raffreddamento dei rapporti con
Gerone, descritto dalle fonti come un despota.
Di certo il viaggio fu proficuo. Tutte le opere che
gli sono attribuite dagli studi su cerchio, spirali
e parabole, a quelle sulle sfere e sui poliedri Archimede le produsse, infatti, al suo rientro in patria. Qui visse gli ultimi trentanni della sua vita,
mantenendosi in contatto con gli amici conosciuti in Egitto, come il geografo Eratostene di Cirene e gli allievi del matematico Conone di Samo, la

cui morte prematura Archimede rimpianse in diversi scritti.


Vite miracolosa! Siracusa, anche se non poteva
rivaleggiare con Alessandria, lunico luogo dove Archimede potesse trovare interlocutori alla sua altezza, era una delle citt pi ricche, colte e popolose del
Mediterraneo, al pari di Atene e Cartagine. Quando Gelone II affianc Gerone II al potere, la polis
siciliana conobbe una prosperit eccezionale, destinata a durare ininterrottamente fino al 212 a.C.
E il fiore allocchiello della sua raffinata corte fu
proprio Archimede, che si prodig per la gloria dei
due tiranni e per il bene della comunit.
Secondo Ateneo, scrittore greco vissuto tra II e
III secolo d.C., il suo primo geniale contributo fu
lideazione di una vite per pompare lacqua necessaria allirrigazione dei campi, spostandola dal basso verso lalto: Archimede la realizz perfezionando
un meccanismo che aveva visto in Egitto. Linvenzione affascin, tra gli altri, anche Galileo Galilei,
che la defin miracolosa nel suo libro Le mecaniche (1599). E trova ancora oggi applicazioni nella
tecnologia moderna.
Sollevare la supernave. Altro fiore allocchiello della produzione scientifica di Archimede

Eureka!. E corse nudo per strada...

Corona

doro puro, riemp un bacile fino


allorlo e vi immerse, prima luno
poi laltro, i due modelli. Nel
secondo caso osserv che lacqua
che traboccava era tanto minore quanto loro era inferiore in
volume allargento, essendo
questultimo meno denso.
Ripet lesperimento con
la corona, constatando
che traboccava pi acqua di
quanto succedesse con lidentico
peso doro, ma meno rispetto
a quello dargento. La corona,
dunque, era costituita da una
lega: lartigiano aveva sostituito
un po delloro con argento. E fu
smascherato.
Principio. Da questo episodio
deriverebbe dunque il Principio
di Archimede, in base al quale
le barche galleggiano, che nella
sua forma moderna dice: Un
oggetto immerso in un fluido
riceve una spinta verso lalto pari
al peso del volume del fluido
spostato.

ILLUSTRAZIONI G. ALBERTINI

uando un avido tiranno


chiede aiuto a un bizzarro
genio, il truffatore
presto smascherato: lo dimostra una storia raccontata da
Vitruvio, architetto e scrittore
del I secolo a.C.
Sospetti. Gerone II, volendo
dedicare una corona agli di,
consegn a un artigiano loro
per realizzarla. A lavoro finito,
nonostante il peso fosse quello
atteso, il sovrano intu che qualcosa non andava. E, per vederci
chiaro, si rivolse ad Archimede,
che cominci a pensarci su. Un
giorno, mentre faceva un bagno,
lo scienziato not che quanto pi
si immergeva, tanto pi il livello
dellacqua si alzava: fu questa osservazione a fornirgli la soluzione.
Per lentusiasmo, Archimede si
precipit nudo in strada gridando: Eureka! (Ho trovato!). E
subito si mise allopera: prepar
due masse dello stesso peso della
corona, una dargento e laltra

Acqua
Volume dacqua
spostato: uguale al
volume dalla corona.

SPOSTAMENTO
DI VOLUMI

Il trucco usato da
Archimede per
determinare il volume,
e quindi la densit, della
corona. In tal modo scopr
che non era doro puro.

con i pi grandi SAPIENTI dellepoca


TEORIA E
PRATICA

Archimede in
unincisione
ottocentesca.
Il siracusano
si occup di
matematica pura;
ma progett
anche macchine
per intrattenere
i suoi sovrani.

ALBUM / CONTRASTO

il principio della leva, alla base del funzionamento degli apriscatole e dei piedi di porco. Schematicamente, una leva composta da un fulcro (il
punto dappoggio) che la divide in due bracci. E
il principio afferma che, quanto pi lungo il braccio della leva su cui si esercita una forza, tanta pi
forza si riesce a esercitare sullaltro. Archimede dimostr pubblicamente il principio con una stupefacente esibizione: attraverso una leva composta,
riusc tra gli applausi a innalzare una nave carica
con la sola forza delle sue braccia. Stando al racconto di Ateneo, si sarebbe trattato della Siracusia, una delle imbarcazioni pi imponenti dellantichit (era lunga 55 metri) costruita, per volere di
Gerone, da Archia di Corinto con la supervisione
dello stesso Archimede.
Una parte importante dellattivit dello scienziato fu comunque dedicata al diletto dei regnanti.
Lesempio pi spettacolare fu un planetarium, una
sfera celeste che riproduceva i movimenti di Sole,
Luna e pianeti con tanta esattezza da mostrare perfino le eclissi. Un altro esempio laneddoto della
corona doro, in seguito al quale lo scienziato arriv a formulare il celebre principio passato alla Storia con il suo nome (v. riquadro qui sopra).

GETTY IMAGES (3)

ARMI TERRIBILI

Lassedio di Siracusa, con


le armi ideate da Archimede
contro i Romani. Sotto, le mani
di ferro usate per ribaltare
le navi nemiche. A destra, nel
cerchio, gli specchi ustori.

Alla sua morte i SIRACUSANI lo scordarono e


PERSONAGGIO
SCOMODO

Archimede in unaltra
incisione ottocentesca.
Il matematico, legato
al tiranno siracusano
Gelone II, fu forse ucciso
perch ostile a Roma.

Amico del tiranno. Non si sa molto, in realt, dei rapporti tra Archimede e Gerone II, ma
lamicizia che lo leg a Gelone II appare indiscutibile. Lo testimonia il fatto che proprio a lui Archimede dedic lArenario, unopera sullo studio
dei grandi numeri e in particolare sul calcolo della quantit di granelli di sabbia necessari a riempire lUniverso (che secondo le conoscenze dellepoca era la sfera delle stelle fisse). La mancata citazione di Gerone in questopera non pu che essere
voluta, argomenta Braccesi, e denuncia una precisa scelta di campo tra due sovrani che non coltivavano gli stessi orientamenti politici: mentre Gerone era un fautore dellalleanza con Roma, Gelone era infatti palesemente filo-punico. La sua politica matrimoniale, in effetti, sembra un manifesto
di orgoglio ellenistico: nel 232 spos Nereide, principessa figlia di Pirro, acerrimo nemico di Roma e
discendente di Olimpiade, la madre di Alessandro
Magno. Secondo Braccesi, quindi, Archimede era
pi vicino alle posizioni di Gelone, schierato contro Roma, che a quelle di Gerone.
Mani metalliche. Gi allora, infatti, doveva essere evidente la minaccia rappresentata dai barbari Romani, che attesero il 218 per sfidare di nuo-

Le sue invenzioni? Sono ancora attuali


applicazione a Priolo Gargallo,
a 15 km da Siracusa.
Energia per tutti. Qui lEnel
ha aperto nel 2010 la centrale
termodinamica Archimede,
con 30mila m di specchi che
concentrano la luce solare per
innescare un processo per dare
energia a 4mila famiglie, garantendo un risparmio annuo
di 2.100 tonnellate di petrolio

e 3.250 tonnellate di CO2. Il


principio di funzionamento
quello degli specchi ustori, e la
sua rielaborazione del fisico
Carlo Rubbia, secondo il quale
un quadrato di specchi con lato
di 200 chilometri basterebbe
per sostituire tutta lenergia
fornita dal petrolio su scala
planetaria.

GETTY IMAGES (2)

e intuizioni di Archimede
non smettono di ispirare
tecnici e scienziati, come
testimoniano due recenti applicazioni delle sue idee.
Turbine reali. La prima stata
inaugurata nel 2011 dalla
regina Elisabetta in persona. Si
tratta di due turbine idroelettriche a vite di Archimede,
approntate per alimentare il
Castello di Windsor, la principale residenza ufficiale dei
reali inglesi dopo Buckingham
palace, e altre 300 abitazioni
limitrofe. Le turbine, lunghe 12
metri e pesanti 40 tonnellate
ciascuna, funzionano in realt
al contrario rispetto a quanto
originariamente pensato da
Archimede (v. disegno a destra): sfruttando un dislivello
di 2 metri del Tamigi, ruotano
a 22 giri al minuto e sono
collegate a un generatore che
produce 300kWh di elettricit.
La seconda idea ha trovato

IDENTICO PRINCIPIO

A sinistra, il principio della vite


di Archimede in unillustrazione
del 1900: facendo girare la
manovella, si porta lacqua in
alto. Sopra, unapplicazione
moderna per drenare lacqua a
Kinderdijk, in Olanda.

dopo pi di un secolo la tomba fu ritrovata tra i ROVI da Cicerone


vo i Cartaginesi, uomini di stirpe fenicia ma di riconosciuta cultura greca. Nel bel mezzo della Seconda guerra punica fu il quindicenne Geronimo,
morto il padre Gelone nel 216 e succeduto al nonno Gerone nel 215, a infrangere i legami con Roma, per scegliere lalleanza con Annibale e provocare nel 212, di conseguenza, lintervento del console Marcello.
Plutarco, la cui Vita di Marcello rappresenta la
nostra fonte principale, sostiene che, durante lassedio, alla forza bruta di Roma la raffinata Siracusa non pot che opporre il genio di un vecchio. Archimede si dedic infatti alla realizzazione di macchine belliche, tra cui la manus ferrea, un artiglio
meccanico in grado di ribaltare le imbarcazioni nemiche, e gli specchi ustori (v. disegno in alto a sinistra), lamiere metalliche concave che riflettevano
la luce solare concentrandola sui nemici. Galeno,
il celebre medico del III secolo d.C., racconta che
lo scienziato riusc con questo sistema a incendiare numerose triremi romane. Ma la supremazia di
Roma era troppo schiacciante. Plutarco narra che
dopo la caduta della citt Archimede sarebbe morto da incosciente, supplicando un ignorante soldato di non rovinare il suo disegno senza rendersi

conto che cos facendo lo avrebbe esasperato, condannandosi a morte. Ma le cose andarono davvero
cos? Secondo Braccesi, la realt unaltra: Nellora della resa dei conti tra Roma e Cartagine fu lo
stesso Archimede a consigliare al giovane e inesperto Geronimo, di cui era stato maestro, di ribaltare
le alleanze, schierandosi con Annibale. Marcello,
che non poteva ignorarlo, ne ordin cos la morte,
affidandosi al sicario di turno.
Dimenticato. Alleliminazione fisica, segu la
rimozione dalla memoria: meno di un secolo e
mezzo bast ai siracusani per dimenticarsi di Archimede, la cui tomba fin abbandonata fuori della
citt. A identificarla, nel 75 a.C., fu Cicerone, seguendo le indicazioni contenute in un documento dove si diceva che sulla sua sommit era scolpita
una sfera, inscritta in un cilindro. Il celebre oratore nato ad Arpino, nel Frusinate, non riusc a trattenere il disappunto: Cos la nobilissima cittadinanza della Grecia, una volta veramente molto dotta,
avrebbe ignorato il monumento del suo unico cittadino acutissimo, se non lo fosse venuto a sapere da un
uomo di Arpino. Cio da un discendente dei rozzi
Romani.

Federico Gurgone

59

Consoli romani,
imperatori
persiani, generali
macedoni.
Alcuni furono
acerrimi
avversari degli
Elleni, altri si
guadagnarono
il loro rispetto,
altri ancora
giunsero persino
a combattere al
loro fianco...
A cura di Andrea Frediani

60

CORBIS

CORBIS

DEI GRECI

I NEMICI

GLI ANTAGONISTI

Dario I

Serse I

Tissaferne

Chi era: imperatore persiano di un ramo cadetto della


dinastia achemenide. Le sue
conquiste appaiono piuttosto
magre rispetto a quelle dei
predecessori Ciro il Grande
e Cambise. Succeduto a
questultimo nel 522 a.C. senza
esserne il figlio, si consegn
alla Storia come grande amministratore. Divise i territori persiani in 20 satrapie (province)
e avvi un efficiente servizio
di posta veloce a cavallo,
favorendo le comunicazioni.
Inizi i lavori per la splendida
Persepoli, che divenne una
delle cinque capitali del regno.
Che cosa ha fatto: Dario
non rinunci ad ampliare i
confini del regno. Estese il
controllo agli Stati greci pi
orientali, come Bisanzio, Chio,
Lesbo, Samo e fu il primo re
persiano a mettere piede in
Europa, con la costruzione
di un ponte di barche sul
Bosforo. Il suo obiettivo erano
le trib nomadi della Scizia
Occidentale, che non riusc a
domare; tuttavia, la spedizione gli valse la sottomissione
della Tracia e il riconoscimento
della sovranit in Macedonia.
LImpero persiano raggiunse la
massima espansione, dallattuale Pakistan alla penisola
balcanica, ma nel 499 a.C. gli
Stati greci dellAsia Minore gli
si ribellarono. Dario ordin una
rappresaglia contro le citt che
li avevano sostenuti, Atene ed
Eretria. La spedizione si risolse
nella sconfitta di Maratona nel
490 a.C. Limperatore mor 4
anni dopo.

Chi era: nipote di Ciro il Grande, figlio di Dario I, sal al trono


alla morte del padre. Descritto
nelle fonti greche come un
esaltato, fu ossessionato
dalla conquista della Grecia.
Il nome con il quale noto
la forma greca di Khshahyar-shan, ovvero re dei re o
gran re. Realizz quella che
viene riconosciuta come la
pi grande operazione anfibia
dellantichit, trasportando in
Europa nel 480 a.C. un esercito
di quasi 200mila uomini; fece
realizzare allo scopo un ponte
di barche sullEllesponto (la
cui preparazione prese 4 anni)
e assicur lapprovvigionamento delle armate grazie
allappoggio della flotta.
Che cosa ha fatto: i suoi
uomini penetrarono in Grecia
Centrale sfondando alle
Termopili ed espugnando
Atene; ma la sua marina fu
sconfitta a Salamina sotto i
suoi occhi: Tutti per timore di
Serse si prodigavano e ognuno
credeva che il re lo guardasse, scrive Erodoto circa gli
sforzi compiuti dai suoi uomini
nella battaglia. La conquista si
limit perci a unoccupazione
parziale del territorio ellenico,
il cui perfezionamento Serse
affid al solo esercito, per poi
tornarsene in Asia. A Platea,
nel 479 a.C., le sue truppe subirono dalla lega ellenica una
pesante sconfitta, che sanc il
fallimento della spedizione.
Poco si sa di lui dopo di allora e
fino al suo assassinio, avvenuto a Persepoli in seguito a una
congiura.

Chi era: generale persiano,


fu il satrapo al centro degli intrighi tra Grecia e Persia negli
anni a cavallo tra V e IV secolo.
Govern la Lidia e la Caria, e in
tale ruolo fu abile nellinfluire
sulla politica greca.
Che cosa ha fatto: durante la
Guerra del Peloponneso tra
Sparta e Atene, Tissaferne si
leg inizialmente alla seconda,
trovandosi per in contrasto
con la politica del Gran re
Dario II, che nel 408 gli tolse la
Lidia a favore del figlio Ciro il
Giovane. Il satrapo riusc per
qualche tempo a mettere il
rivale in cattiva luce presso il
nuovo re, Artaserse II, fratello
di Ciro, ma il favore di cui godeva il principe presso la corte
lo costrinse a rinunciare anche
alla Caria. Tuttavia quando
Ciro, ingaggiati 10 mila mercenari greci, marci contro il
fratello provocando la guerra
civile, il re restitu fiducia a
Tissaferne, affidandogli lala
sinistra nella decisiva Battaglia
di Cunassa del 401 a.C. La vittoria arrise alle truppe lealiste,
Ciro fu tra i morti (Tissaferne
si vant di averlo ucciso egli
stesso), ma i mercenari greci
sopravvissero. Il satrapo tent
di neutralizzarli invitando a un
abboccamento i loro capi, che
massacr; ma i Greci riuscirono
a raggiungere in gran parte
salvi il Mar Nero. Tissaferne,
tornato alla guida delle sue
satrapie, riprese la guerra
contro Sparta, ma fu sconfitto.
Accusato di incompetenza e
tradimento, fu imprigionato e
decapitato dai Persiani.

550 ca.-486 a.C.

519-465 a.C.

450 ca.-395 a.C.

ALINARI

Antpatro

390 ca.-319 a.C.


Chi era: generale macedone,
fu luogotenente di Filippo II di
Macedonia e poi di Alessandro
Magno. Non segu Alessandro
nella sua campagna asiatica,
perch il re gli assegn la
reggenza della Macedonia e
della Grecia conquistata, un
compito che il generale svolse
con rimarchevole efficienza.
Che cosa ha fatto: nel 331
pose fine allautonomia
spartana sconfiggendo a
Megalopoli il re gide III, che
cadde combattendo. Dopo
la morte di Alessandro, le
polis greche si ribellarono,
iniziando la Guerra lamiaca
che vide Antpatro, abbandonato dalla cavalleria tessala,
prima assediato a Lamia e poi
vincitore a Crannone. Rifiut di
trattare la pace con ambasciatori della lega ellenica e
pretese che i Greci stipulassero
una pace separata. Scrive
Diodoro Siculo: Quando
le citt, atterrite, inviarono,
ciascuna singolarmente, delegazioni a chiedere la fine delle
ostilit, Antpatro si comport
generosamente concedendo a
tutte la pace. Di conseguenza,
ogni citt desider procurarsi
singolarmente la salvezza e tutte ottennero in breve tempo la
pace. In seguito, si inser nelle
lotte di potere tra i Didochi, i
successori di Alessandro: tent
di controllare lintero impero
alleandosi con Antgono, che
pose al comando degli eserciti
dAsia. Mor lasciando il figlio
Cassandro a proseguire la
lotta per legemonia sugli altri
Didochi.

Tito Quinzio
Flaminino
229-174 a.C.

Chi era: console romano, a


trentanni fu capo delle legioni
impegnate nella Seconda
guerra macedonica. Poich
era molto ambizioso e avido di
gloria, afferma Plutarco, voleva compiere personalmente le
azioni migliori e pi impegnative e teneva in maggior simpatia
quelli che necessitavano del
suo aiuto che non quanti erano
in grado di aiutarlo. Ritenendo
gli uni una sorta di campo per
esplicare le sue virt, gli altri
avversari della sua gloria.
Che cosa ha fatto: valendosi
dellaiuto dei Greci, nel 197
inflisse al re di Macedonia Filippo V una decisiva sconfitta a
Cinoscefale. Lanno seguente,
durante i giochi istmici, come
proconsole annunci il decreto del senato che concedeva la
libert a tutti i Greci, guadagnando enorme consenso e
addirittura monete con la sua
effigie. Rimase per in Grecia
con le truppe, ufficialmente
per scongiurare aggressioni da
parte del regno di Siria e per
fronteggiare Nabide di Sparta.
Lobiettivo era lautonomia almeno nominale dei Greci, per
evitare che si schierassero con
i nemici di Roma. Creatosi una
clientela nella penisola greca
grazie alla politica filoellenistica, ne fece un uso spregiudicato, ma non pot impedire che,
nella successiva guerra, la lega
etolica si schierasse con Anto
co di Siria. Cadde in disgrazia
a Roma e fu estromesso dallagone politico.

Lucio Emilio Paolo

Lucio Cornelio Silla

Chi era: console romano, con


alle spalle una lunga carriera,
politica e militare, fu assegnato al comando delle truppe
romane contro Perseo, nella
Terza guerra macedonica, fino
ad allora poco soddisfacente
per i Romani. Mor povero,
a prova della sua austerit,
nonostante le ricchezze
guadagnate in guerra. Pare
che fosse solito dire: Tre sono
le cose che ogni soldato deve
curare: il corpo per averlo al
massimo dellefficienza e della
velocit, le armi sempre pronte,
le razioni di cibo predisposte per
gli ordini improvvisi; alle altre
cose pensano gli di immortali e
il suo comandante.
Che cosa ha fatto: il suo arrivo
determin uninversione nelle
sorti della guerra. Spron le
legioni demotivate, ristabil
la disciplina e consegu una
spettacolare vittoria a Pidna
(168 a.C.). In seguito celebr
un fastoso trionfo a Roma,
trascinando in catene il vinto
Perseo e i suoi figli. Fautore
e conoscitore della cultura
greca, viaggi a lungo per la
penisola ellenica, fino al 161
da proconsole, trasferendo
a Roma la grande biblioteca
di Perseo. Si conform solo
per spirito di servizio alla
politica senatoria, che impose
la deportazione di migliaia
di epiroti a Roma e trasform
in ostaggi uomini di spicco,
tra cui lo storico Polibio, che
di Lucio Emilio Paolo fornisce
un ritratto lusinghiero. A Delfi
un monumento ricorda la sua
vittoria.

Chi era: fu il primo generale


romano a marciare in armi
sulla citt capitolina, per far
valere i propri diritti come
console, che Gaio Mario,
rivale dai tempi della Guerra
giugurtina, gli aveva sottratto.
Riguadagn il comando della
guerra contro Mitridate, re
del Ponto, che combatt nella
penisola ellenica.
Che cosa ha fatto: con Silla i
Greci, schieratisi in parte col
sovrano asiatico, rimpiansero
la moderazione dei precedenti conquistatori romani,
Flaminino ed Emilio Paolo. Per
pagare le truppe durante il
conflitto, infatti, Silla non esit
a depredare i santuari di Epidauro, Olimpia e Delfi. Durante
lassedio di Atene, che si era
schierata con il re del Ponto, i
cittadini, ridotti allantropofagia sui cadaveri, mandarono
al condottiero una delegazione, che si perse nel racconto
dellantica gloria. Si dice che
lui abbia risposto: Tornate da
dove siete venuti, cari, e portatevi dietro questi discorsi; se i
Romani mi hanno mandato ad
Atene non perch mi istruisca,
ma perch sottometta i ribelli.
Conquist la citt nell86,
spogliandola di ogni bene,
poi sconfisse i generali di Mitridate, Archelao a Cheronea,
Dorileo a Orcomeno; stipulata
una frettolosa pace con il re
del Ponto, riusc ad asportare
la biblioteca di Aristotele e
tornare a Roma a combattere
la guerra civile. Fu nominato
dittatore (suo il regno del
terrore) ma poi si ritir.

229-160 a.C.

138-78 a.C.

61

Erano maestri
nellarte e
nellarchitettura,
precursori nella
scienza e nella
medicina. Grandi
strateghi militari,
inventarono la
democrazia e la
filosofia. Ecco gli
uomini e le donne
grazie ai quali la
cultura greca lasci
un contributo
inestimabile in
ogni campo delle
attivit umane.
A cura di Elena Ghidini

62

SCALA

SCALA

I GR ANDI

ELLENICI

GLI ALTRI PROTAGONISTI

Omero

Milziade

Leonida I

Chi era: la tradizione lo volle


poeta per eccellenza e ne tramand limmagine di aedo
(il cantore) cieco. In realt la
sua esistenza storica non
certa. Sempre che si tratti di
un unico autore, probabile
che raccolse e rielabor varie
composizioni orali precedenti, coagulando memorie
storiche e mitologiche dellet
micenea.
Che cosa ha fatto: scrisse,
o meglio cant, lIliade e lOdissea, i massimi poemi epici
della letteratura occidentale,
ancora oggi un compendio
di liricit e di fonti per la comprensione dei costumi delle
popolazioni greche arcaiche.
Il mondo greco consider le
sue opere prodigiose creazioni
poetiche, fondamentali per la
loro importanza morale, tanto
che per secoli costituirono
un modello. Lesaltazione dei
valori dei suoi eroi mitologici
divenne archetipo per caratterizzare i diversi tipi umani.
La sua eredit: ebbe una
fama senza paragoni sin
dallantichit. I suoi eroi,
incarnando le aspirazioni pi
alte e le contraddizioni pi
forti delluomo, hanno avuto la
capacit di essere moderni in
ogni epoca. Lopera di Omero
un bestseller da 3 millenni.
Dissero di lui: per Leopardi
era il padre e il perpetuo principe di tutti i poeti del mondo,
per Platone maestro della
Grecia, per Aristotele padre di
ogni poesia, e per Dante, che
lo pose nel Limbo, era il poeta
sovrano.

Chi era: generale e politico, fu


governatore del Chersoneso,
regione commercialmente
strategica tra lEuropa Centrale e Atene. Ebbe grande
influenza nella vita politica, la
sua autorit era riconosciuta
anche dai popoli stranieri.
Ununica sconfitta nellassedio
allisola di Paro gli cost la
carriera. Venne poi ingiustamente accusato di aspirare alla
tirannide e di aver ingannato
il popolo. Condannato a
unastronomica multa, non
pot pagare e fu rinchiuso in
carcere dove mor per le ferite
di guerra.
Che cosa ha fatto: fu lo stratega della battaglia di Maratona.
I Greci al suo comando, pur
in forte inferiorit numerica,
sbaragliarono lesercito persiano sino ad allora considerato
invincibile. A battaglia conclusa, intuito il piano nemico,
ricondusse i suoi uomini a
marce forzate verso Atene
riuscendo a scongiurare il saccheggio della citt. Possedeva
uno spiccato genio militare: fu
il primo comandante ad applicare in battaglia il concetto di
manovra tattica.
La sua eredit: accrebbe la
fiducia di Atene nella propria
forza e ne rilanci il prestigio;
vedendo che era possibile
battere i Persiani, le colonie
ioniche assoggettate si sollevarono e ci favor la politica
ateniese ponendo le basi per
la sua egemonia.
Dissero di lui: lo spartano
Pausania lo riteneva il pi antico dei benefattori della Grecia.

Chi era: re di Sparta, durante


la Seconda guerra persiana si
un col piccolo contingente
della sua guardia personale allesercito greco che si
batteva contro la conquista
del continente ellenico da
parte dellimperatore persiano
Serse I.
Che cosa ha fatto: nel 480 a.C.
al passo delle Termopili, alla
testa di soli 300 spartiati (e del
migliaio di alleati che rimase
al loro fianco), oppose una
strenua resistenza allavanzata
del nemico. Accerchiato, scelse
di morire alla testa dei suoi per
impedire linvasione persiana. La difesa delle Termopili,
passaggio obbligato verso la
Grecia Centrale, non ferm
lavanzata di Serse, ma consent ai Greci di riorganizzarsi e
vincere un mese dopo a Salamina. Il suo sacrificio trasform la battaglia nel simbolo
del coraggio e in una metafora
dellaffermazione della propria
libert, anche di fronte a sfide
impossibili.
La sua eredit: la sua
resistenza senza speranza e
la sua cieca fedelt allonore
guerriero divennero valori che
furono tramandati per secoli.
Rafforzarono il mito del leggendario eroismo spartano, di
colui che preferiva morire per
Sparta combattendo, anzich
regnare con disonore.
Dissero di lui: il poeta greco
Simonide, in un encomio
ai caduti delle Termopili, di
Leonida scrisse che lasci un
grande ornamento di virt e
gloria imperitura.

IX-VIII secolo a.C.

554-489 a.C.

VI secolo-480 a.C.

SCALA

SCALA

BRIDGEMAN/ALINARI

Aristide

Temistocle
530 ca.-460 a.C.

525 ca.-456 a.C.

Eschilo

Pausania

Chi era: politico e generale


ateniese, si alline col partito
conservatore. Come arconte
(magistrato) entr in contrasto
con Temistocle, fu ostracizzato
(quindi mandato in esilio temporaneo) ma poi amnistiato
allincombere della minaccia
persiana. Fu promotore di una
linea filospartana in funzione
della comune lotta contro i
Medi.
Che cosa ha fatto: durante
le guerre persiane partecip
alle battaglie di Maratona
e di Salamina; al fianco del
condottiero spartano Pausania
guid lesercito greco alla
vittoria nella decisiva Battaglia
di Platea (479 a.C.), condusse
le navi ateniesi alla riconquista
di Cipro e Bisanzio. Ispir la
costituzione della lega di Delo,
una confederazione marittima
in funzione antipersiana con a
capo Atene.
La coalizione mirava a sostenere le spese della guerra e,
per la sua fama di uomo probo
che gli valse lappellativo di
giusto, Aristide fu incaricato
di raccogliere la quota che
ciascuna citt doveva versare
ogni anno alla cassa federale.
La sua eredit: la lega delioattica ebbe un ruolo decisivo
nella politica imperialistica di
Atene, riuscendo a contrastare
la pretesa spartana di egemonia e diventando lo strumento
attraverso il quale controllare
gli alleati.
Dissero di lui: Mor cos povero, scrisse lo storico Cornelio
Nepote, che lasci appena di
che essere sepolto.

Chi era: politico e generale,


potenzi la flotta ateniese sia
a fini strategico-militari sia
per risolvere la crisi sociale,
offrendo ai nullatenenti unoccupazione sui banchi delle
nuove triremi. Fece armare
le navi a spese dei cittadini
ricchi e, costruendosi la fama
di uomo dei poveri, si garant
il loro appoggio elettorale. La
spregiudicatezza con la quale
valut leventuale alleanza con
i nemici persiani gli cost la
condanna alla pena capitale, la
fuga e la morte in esilio.
Che cosa ha fatto: fu lartefice
della schiacciante vittoria
di Salamina (480 a.C.); da
vero stratega, anzich dare
battaglia in mare aperto, attir
le navi persiane allinterno di
uno stretto dove si trovarono
imbottigliate e incapaci di
manovrare. Rese Atene la maggiore potenza navale dellepoca facendo approntare navi da
guerra di nuova concezione
che le assicurarono il dominio
sul mare. Fortific la citt e fece
del Pireo il suo porto militare.
La sua eredit: quando la
flotta ellenica assunse il controllo dellEgeo, ebbero straordinario impulso gli scambi
commerciali lungo le rotte
marittime; inoltre il numero
e limportanza dei marinai
nella difesa delle polis alter
per la prima volta gli equilibri
di classe nella formazione del
potere politico.
Dissero di lui: per lo storico
greco Plutarco fu luomo pi
attivo al raggiungimento della
salvezza della Grecia.

Chi era: drammaturgo ateniese, vinse pi volte il premio


nellagone teatrale. Combatt in pi occasioni contro
linvasione persiana riversando
questa esperienza nelle sue
tragedie. La leggenda vuole
sia stato ucciso da una tartaruga lasciatagli cadere in testa
da unaquila in volo.
Che cosa ha fatto: unanimemente ritenuto liniziatore della
tragedia greca. Oltre che autore
fu regista delle proprie opere:
aggiunse il prologo, diminu
le parti assegnate al coro e
intensific luso dei costumi,
introdusse il secondo attore
rendendo possibili i dialoghi.
Port unintensit drammatica
sino ad allora sconosciuta,
sottolineata dagli effetti di
messa in scena. Al centro del
suo teatro mise le tematiche
del dolore e della colpa, la cui
eredit si tramanda di padre
in figlio, della vendetta (che
dominante) e del castigo,
visto come strumento per
raggiungere lautocoscienza.
La caratteristica dei drammi
lintensit del pathos con cui
trattava il tema del male.
La sua eredit: in vita ebbe
grande successo, ma venne
presto offuscato dal confronto
con i pi giovani Sofocle ed
Euripide; dimenticato per
lungo tempo, stato
riscoperto nell800 dallestetica romantica.
Dissero di lui: per Victor Hugo
chi non comprende Eschilo
irrimediabilmente mediocre.
Eschilo pu dar la misura delle
intelligenze.

Chi era: condottiero spartano, nipote delleroe delle


Termopili Leonida, alla morte
di questultimo resse il trono in
nome del figlio. Guid la flotta
greca alla conquista di Bisanzio, dove si insedi; qui adott
stili di vita in contrasto con la
sobria mentalit spartana e
per sospetti rapporti politici
con i persiani fu accusato di
tradimento e condannato a
morte. Per salvarsi si rifugi
in un tempio di Atena, luogo
dove avrebbe dovuto essere
inattaccabile. Ma vi fu murato
dentro e mor di fame.
Che cosa ha fatto: guid lesercito greco alleato durante
la vittoriosa battaglia di Platea del 479 a.C. contro Serse.
Pose lassedio a Tebe dove si
erano rifugiati i Persiani dopo
la disfatta e la fece capitolare.
Per la sua fama, a met fra
onore e infamia, la tradizione antica ne fece lesempio
delleroe che si lascia fuorviare dalla brama di gloria, fino a
complottare contro la patria
che aveva prima servito. La
sua vicenda fu presa a monito
per chi si allontanava dalle
tradizioni.
La sua eredit: dopo queste
vicende Sparta divenne riluttante a inviare i suoi guerrieri
lontano dalla patria per paura
che i loro costumi potessero
essere corrotti, come capit a
Pausania.
Dissero di lui: per lo storico
Cornelio Nepote fu uomo
grande, ma altrettanto volubile:
come brill per valore, cos fu
travolto dai vizi.

ca. 540-461 a.C.

VI secolo-468 ca. a.C.

63

SCALA

BRIDGEMAN/ALINARI

A. DE LUCA

Pericle

Fidia

Tucidide

Ippocrate

Chi era: statista ateniese tra


i pi carismatici, detenne il
potere per oltre trentanni
amministrando saggiamente
sia le finanze sia i consensi. Con
lui Atene tocc lapice della sua
evoluzione politica, militare,
economica e artistica, ma al
contempo si alien la fiducia
delle altre citt-Stato, entr in
guerra con Sparta e vide linizio
della propria decadenza.
Che cosa ha fatto: pose
larchitrave del meccanismo
democratico di Atene, introducendo il salario per coloro che
si dedicavano ai pubblici uffici
e ammettendo le classi inferiori
alleffettivo governo della polis.
In politica estera persegu un
aggressivo imperialismo. Dopo
una disastrosa spedizione
contro la Persia, firm con
questa una pace che mise fine
ai suoi sogni di espansione in
Oriente, rese inutile la Lega di
Delo, costituita per combattere
i Persiani, e porse il fianco al
desiderio di rivalsa di Sparta. Si
assicur le risorse degli alleati
per finanziare grandiose opere
ad Atene, facendone la citt pi
bella della Grecia.
La sua eredit: la sua politica
di progresso civile e lincoraggiamento della cultura fecero
fiorire la vita intellettuale e
artistica di Atene, tanto che
quel periodo ricordato come
lEt di Pericle.
Dissero di lui: secondo
Plutarco si dedic al popolo,
preferendo le cose dei molti e
poveri a quelle dei ricchi e pochi,
contro la sua natura che era per
nulla democratica.

Chi era: scultore e architetto,


massimo esponente dello stile
classico. Mostr unimpronta
particolarmente dinamica e
plastica, che gli consent di distinguersi in tutte le tecniche
della scultura. In particolare,
si deve a lui luso della tecnica
del panneggio bagnato.
Che cosa ha fatto: la sua
opera pi grandiosa fu la
sistemazione dellAcropoli.
Ide i propilei e il Partenone,
concependone tutta la decorazione con una ricchezza
che non si riscontra in nessun
altro tempio greco, e scolp la
monumentale statua di avorio
e oro della dea Atena.
A Olimpia realizz la statua
pi famosa dellantichit,
Giove olimpio (o gigante),
una delle 7 meraviglie del
mondo. La sua opera incarnava perfezione ed equilibrio ed
esprimeva compiutamente lo
spirito della Grecia classica,
la ricerca dellideale di eterna
bellezza.
La sua eredit: la sua statuaria fu copiatissima, ed grazie
a queste riproduzioni di et
romana che oggi conosciamo la sua opera che non ci
pervenuta in originale.
Influenz tutta la scultura greca della seconda met del V
secolo e quella che da allora si
ispirata al classicismo attico,
cos come Prassitele, il grande
scultore del IV secolo a.C.
Dissero di lui: Plinio il Vecchio
scrisse che Fidia lo scultore
pi famoso fra tutti i popoli
a cui giunge la fama di Giove
olimpio.

Chi era: fu uno storico ateniese, formatosi nelle scuole dei


pi celebri sofisti del tempo.
Ebbe, da stratega, un ruolo
di protagonista in importanti
operazioni militari e fu testimone oculare della guerra che
avrebbe descritto nelle sue
opere. Conservatore moderato, auspic una combinazione
tra democrazia e autorit
statale.
Che cosa ha fatto: dedic la
vita alla Guerra del Peloponneso, accurato resoconto cronologico del conflitto fra Atene
e Sparta, considerato il primo
esempio di imparziale analisi
storica. Teorizz che il passato,
non indagabile per mancanza
di fonti certe, si possa arguire
solo per indizi. Ritenne la
Storia una conseguenza delle
azioni (e delle risorse) degli
uomini, escludendo lintervento degli di. Evitando ogni
giudizio morale, ebbe una
visione razionale e disincantata della realt umana e lunico
fattore esterno che accett
fu il destino. Concentr la
sua analisi sugli avvenimenti
contemporanei mirando al
fine pratico di ricavare dalla
Storia insegnamenti utili alla
vita politica per prevedere gli
sviluppi del futuro.
La sua eredit: stabil i criteri
ai quali uno storico doveva
attenersi. Per il suo approccio
oggettivo fu considerato
il padre della storiografia
moderna. Influenz tutti gli
scrittori posteriori.
Dissero di lui: per Cicerone fu
uno storico degno di fede.

Chi era: medico, confer per la


prima volta un carattere autonomo e specifico alla medicina, trasformandola da pratica
empirica in tecnica fondata su
un metodo scientifico. Fu il
primo a volgere lattenzione
al malato pi che alla malattia
e ad auspicare il dialogo tra
medico e paziente. La fama
gli deriv anche dallattivit
didattica: fond una vera
e propria scuola e, poich
riteneva che il medico dovesse
possedere una conoscenza
di tipo universale, scrisse una
serie di trattati clinici raccolti
nel Corpus hippocraticum.
Che cosa ha fatto: sostenne
linnovativo principio che
salute e malattia dipendono
da condizioni umane e non
dallintervento degli di, cap
limportanza di osservare i sintomi e introdusse il concetto
di prognosi. Elabor la teoria
umorale secondo cui a generare le malattie sono squilibri tra
i fluidi organici allinterno del
corpo. Le sue terapie furono
diete, purghe, salassi e infusi
vegetali. Intorno al 430 a.C.
contribu a debellare la peste
ad Atene.
La sua eredit: riconosciuto
indiscusso padre della medicina, ebbe enorme influenza
per secoli, non solo in ambito
teorico ma anche morale. A lui
attribuita la formula che tuttora codifica letica dei medici,
il giuramento di Ippocrate.
Dissero di lui: Dante lo defin
sommo e creato dalla natura
per gli uomini, gli esseri viventi
che essa ha pi cari.

495 ca.-429 a.C.

64

490 ca.-430 a.C.

460 ca.-395 a.C.

460 ca.-370 a.C.

ALINARI

A. DE LUCA

CORBIS

Aristofane

Senofonte

Platone

Aristotele

Chi era: commediografo,


riteneva che il teatro avesse
una funzione pedagogica. Si
focalizz su tematiche politiche senza disdegnare, per,
una spietata satira letteraria.
In alcune delle sue commedie
riusc a fondere elementi grossolani e scurrili con concetti
pi poetici, sottolineati dal
lirismo del coro. Spesso gli
episodi delle vicende da lui
narrate risultano apparentemente scollegati e si collocano
in una trama assurda, fatta di
battute incalzanti, giochi di
parole ed elementi mimici.
Che cosa ha fatto: lattualit fu
un elemento essenziale nelle
sue opere, come nelloccasione in cui denunci i fautori
della guerra contro Sparta.
Gran parte della sua comicit
nacque dal contrasto tra vero
e fantastico, tra tradizione e
novit. Col suo tono sprezzante
e le invettive oltraggiose non
risparmi personaggi celeberrimi quali Euripide e Socrate.
La sua eredit: scrisse circa
40 commedie, di cui solo 11 ci
sono giunte, ma comunque
lunico esponente della commedia attica di cui si conoscano
opere complete. Il suo teatro
document linteresse degli
ateniesi per la politica, la loro
passione per il teatro e la
filosofia.
Dissero di lui: per il critico
Francesco de Sanctis innalz la
commedia al grado di poesia.
Secondo Voltaire, invece, us
un linguaggio da miserabile
ciarlatano, tutto battute oscene
e ributtanti.

Chi era: scrittore e storico


ateniese, fu politicamente un
conservatore. Ammir Sparta,
avversando la democrazia
della sua citt che lo esili.
Sub il carisma di Socrate a cui
dedic tre testi detti, appunto,
socratici.
Che cosa ha fatto: nel 401
a.C. partecip alla spedizione
mercenaria ingaggiata da Ciro
per detronizzare il proprio
fratello imperatore di Persia.
Quando tutti i comandanti
greci furono uccisi con
linganno, Senofonte guid i
famosi Diecimila greci in
uninterminabile marcia di
ritirata attraverso il territorio
nemico. La memoria dettagliata di quella spedizione
contenuta nella sua opera pi
nota, lAnbasi: ci fa di lui il
pi antico scrittore autobiografico.
La sua eredit: nellantichit il
suo stile fu giudicato semplice
ed elegante, nei secoli successivi fu invece ritenuto ingenuo
e modesto. In realt Senofonte
si attenne volutamente a una
prosa sobria dalla costruzione semplice; il suo lessico
fuse vari elementi dialettali e
letterari del mondo greco ed
considerato anticipatore della
koin, lingua antenata del
greco moderno.
Dissero di lui: lo storico greco
antico Diogene Laerzio lo
defin uomo notevole in molti
aspetti [...] come la predilezione
per i cavalli, la caccia e larte militare; [...] un uomo che amava
[...] conoscere le cose religiose,
[...] fedele discepolo di Socrate.

Chi era: filosofo, fu allievo di


Socrate del quale approfond
le riflessioni. Ad Atene fond la
celeberrima Accademia dove
insegn usando il metodo
dialettico del dibattito.
Che cosa ha fatto: elabor la
dottrina delle idee, secondo la quale lidea la base
universale e assoluta che fa
esistere il mondo e consente di
pensarlo; a essa si contrappongono i fenomeni sensibili, che
sono unimitazione imperfetta
e transitoria. Solo gli di possiedono la conoscenza, mentre
luomo pu cercare la verit
attraverso la filo-sofia, lamore
per il sapere. Affront la tematica religiosa (dove inser lamor
platonico che cerca nellamante i segni della moralit pi elevata, disdegnando lapparenza)
e quella dellorganizzazione
sociale (in Repubblica sostenne
la dipendenza tra condotta
individuale e politica). Per
semplificare temi e significati
complessi ricorse alluso del
mito in funzione allegorica.
La sua eredit: col maestro
Socrate e lallievo Aristotele
pose le basi della cultura
occidentale influenzando le
dottrine successive. Poich
consider i numeri e le forme
geometriche come enti reali, il
suo pensiero condiviso dalla
matematica moderna.
Dissero di lui: secondo il filosofo Vico Platone (contempl
luomo) qual dee essere. Per
il filosofo tedesco Nietzsche
prefer lillusione allessere, e
cio la menzogna e lescogitazione della verit.

Chi era: filosofo e scienziato, si form alla prestigiosa


Accademia di Platone, di cui
divenne anche insegnante. In
seguito fond la propria scuola, il Liceo, a cui dedic tutta
la vita. Per aver avuto rapporti
coi Macedoni (fu tutore di
Alessandro), fu accusato di
empiet e costretto a fuggire
da Atene.
Che cosa ha fatto: tra le menti
pi innovative e influenti
del mondo antico, entr in
confronto critico con Platone,
cercando un principio eterno
e immutabile che spiegasse
la realt. Studi numerose
discipline, a cui diede un carattere sistematico, creando una
vera enciclopedia del sapere.
Anticip la filosofia analitica e
introdusse lo studio della logica formale, con lo strumento
del sillogismo, ritenuto valido
fino al XIX secolo.
La sua eredit: nella tarda
antichit la sua dottrina fu
osteggiata dalla Chiesa, mentre si diffuse nella tradizione
islamica ed ebraica. Nel XII
secolo Tommaso dAquino
si rifece alle sue idee per
fissare i dogmi della Scolastica
decretando la rinascita del
pensiero aristotelico in Europa.
considerato il precursore del
metodo di ricerca empirica,
basato sullosservazione dei
fatti.
Dissero di lui: Dante lo indica
come maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia.
Secondo Ezra Pound ancor
il pensiero umano per duemila
anni.

445 ca.-385 a.C.

430 ca.-354 a.C.

428 ca.-348 a.C.

384 ca.-322 a.C.

65

CORBIS

A. DE LUCA

Demostene

Plutarco

Galeno

Ipazia

Chi era: il pi grande oratore


greco. Come leader politico
dedic tutta la sua carriera alla
difesa della democrazia ateniese contro lespansionismo
macedone. Si rese protagonista di azioni sia militari sia
diplomatiche, ricorrendo
spesso alla sua caustica abilit
oratoria. Ridotto allesilio per
evitare una condanna, fu
richiamato ad Atene per
riorganizzare la resistenza
contro il successore di Alessandro Magno. Il conflitto per
fu sfavorevole agli ateniesi.
Condannato a morte, fugg e si
uccise avvelenandosi.
Che cosa ha fatto: ebbe una
notevole abilit nel conferire
partecipazione emotiva ai suoi
discorsi. Nelle sue orazioni
(memorabili le tre Filippiche)
sfruttava sapientemente gli
artifici della retorica mascherandoli dietro unapparente
spontaneit; conquistava il
favore delluditorio con unaccorta captatio benevolentiae
ed esercitava unimplacabile
azione di demolizione dellavversario.
La sua eredit: dopo la sua
morte, la Biblioteca di Alessandria custod i suoi scritti,
che non smisero mai di essere
studiati e commentati.
I latini lo considerarono il
retore per antonomasia e il
suo nome rimasto sinonimo
di eloquenza.
Dissero di lui: il re macedone
Filippo II dichiar: Non temo
i Greci, temo Demostene.
Cicerone lo defin un uomo
perfetto, a cui nulla fa difetto.

Chi era: scrittore, storico,


filosofo, tipico rappresentante
delluomo greco erudito, dotato di conoscenza enciclopedica. Usando uno stile semplice,
ma ricco di pathos, si interess
allaspetto esemplare delle vicende, per linsegnamento che
il racconto poteva suscitare.
Che cosa ha fatto: la sua
produzione fu vasta, ma la sua
fama dovuta alle Vite parallele, dove Plutarco esamina 23
coppie di personaggi, ognuna
composta da un greco e da
un romano, di cui sottolinea
analogie e differenze ponendo
laccento sulla reciproca
integrazione delle due culture.
In ossequio ai suoi molteplici
interessi, scrisse trattati di
argomento morale, politico,
religioso, scientifico e letterario
che vanno sotto il nome di
Moralia. Anche se fece ricorso
alla tradizione storiografica,
si mostr pi interessato a
cogliere i tratti distintivi delle
personalit. Nei suoi saggi il ritratto dei personaggi definito
non solo dalle grandi imprese,
ma anche da particolari minori
e aspetti poco conosciuti della
personalit.
La sua eredit: il suo stile
ispir molti drammaturghi,
tra cui Shakespeare. In Europa
anche gli autori di biografie,
fino al XIX secolo, risentirono
della sua influenza.
Dissero di lui: il poeta Vittorio
Alfieri scrisse che il libro dei
libri per me [...] fu Plutarco. [...]
Alcune di quelle (vite dei grandi,
ndr), sino a quattro e cinque
volte le rilessi.

Chi era: viene considerato,


con Ippocrate, fondatore della
medicina antica. Approfond le
sue conoscenze sulla chirurgia
e sul trattamento dei traumi
dei gladiatori e pratic la dissezione degli animali a scopo
di ricerca. Visse per molti anni
a Roma, dove studi la farmacopea e si cre una solida
reputazione di anatomista,
clinico e diagnosta.
Che cosa ha fatto: si ispir ai
princpi ippocratici, soprattutto alla teoria degli umori,
che elabor. Sosteneva che la
curadei temperamenti (stati
del corpo derivanti dalla combinazione tra umori) si poteva
ottenere con lalimentazione e
ligiene del corpo. Teorico del
salasso come rimedio universale, rifond la medicina come
sapere globale: sosteneva che
il buon medico doveva essere
anche filosofo e conoscere la
logica, la fisica e letica.
La sua eredit: la sua figura
influenz la medicina fino al
XVII secolo e alcune delle sue
intuizioni sono considerate
corrette anche da un punto di
vista moderno. Molto apprezzate nei Paesi islamici, le sue
opere furono conosciute in
Europa come traduzione latina
dei testi arabi.
Dissero di lui: Giovanni
Boccaccio lo defin iscienziatissimo uomo [...]. Fior ad
Atene e poi in Alessandria e
quindi [...] a Roma. Il filosofo
Francesco Bacone, fiero detrattore di Galeno, lo descrisse
come spirito gretto, vano e
chiacchierone.

Chi era: prima donna scienziata, fu allieva del padre,


accademico di matematica
e astronomia alla scuola di
Alessandria, a cui succedette nellinsegnamento. Si
dedic con passione anche
allo studio della filosofia. Le
testimonianze la descrivono
come bella, straordinariamente eloquente ma modesta,
disponibile a insegnare anche nelle piazze a chiunque
avesse voglia di apprendere.
Alcuni cristiani fanatici, nel
timore che la sua filosofia e
la sua libert di pensiero (che
venivano ritenute pagane) potessero influenzare
negativamente la comunit
alessandrina, la massacrarono
e ne bruciarono i resti.
Che cosa ha fatto: per lautorevolezza del suo pensiero
filosofico fu posta a capo
della scuola neoplatonica; i
discepoli arrivavano da ogni
luogo per seguire i suoi corsi.
Poich era donna, venne
giudicata fin troppo libera e
audace, suscitando invidie da
pi parti.
La sua eredit: dopo la sua
barbara uccisione, molti
studenti abbandonarono
Alessandria segnandone linizio del declino come centro
culturale deccellenza. Da secoli Ipazia incarna il simbolo
del pensiero scientifico laico
e la figura della martire del
fondamentalismo religioso.
Dissero di lei: per lastrofisica
Margherita Hack, Ipazia simbolo dellamore per la verit, per
la ragione, per la scienza.

384-322 a.C.

66

50-121 ca. d.C.

130 ca.-200 d.C.

355 ca.-415 d.C.

SCIPIONE E ANNIBALE - III SEC. A.C.

GIGANTI

SCIPIONE

Scipione e Annibale, eterni RIVALI, si scontrarono nelle guerre


235 a.C. Nasce a Roma da una
delle pi antiche e potenti
famiglie dellUrbe.
218 a.C. A soli 17 anni salva
suo padre (il console Publio
Cornelio Scipione) durante
la Battaglia del Ticino contro
Annibale.

68

211 a.C. Diventa proconsole di


Spagna e negli anni successivi
vi sconfigge pi volte i
Cartaginesi.
204 a.C. Ormai console, parte
per lAfrica, sbarca a Utica e
lanno dopo sferra lattacco
decisivo alle forze di Annibale.

202 a.C. A Naraggara, nei


pressi di Zama, sconfigge
Cartagine. La citt, per, verr
distrutta completamente
soltanto alla fine della Terza
guerra punica (nel 146 a.C.).
194 a.C. Viene rieletto console
e partecipa alla repressione

di Galli, Liguri e alla


sottomissione di popolazioni
asiatiche.
183 a.C. Muore a Literno. Vi
si era rifugiato amareggiato
dopo unaccusa riguardo a un
bottino di guerra, che aveva
ritenuto ingiusta.

G. RAVA

CONTRO

SCONTRO
AL VERTICE

Annibale guida i
soldati allattacco.
In primo piano, a
sinistra, Scipione.

ANNIBALE

PUNICHE. Ispirandosi alle tecniche MILITARI della Grecia antica


247 a.C. Nasce a Cartagine,
figlio del condottiero Amilcare
Barca.
221 a.C. Assume il comando
supremo delle forze
cartaginesi in Spagna.
218 a.C. Conquista Sagunto
(Spagna), alleata di Roma. E

provoca cos la dichiarazione di


guerra dei Romani. Nello stesso
anno varca le Alpi con 60mila
uomini e decine di elefanti.
217 a.C. Arriva nellItalia
Centrale.
216 a.C. Consegue la vittoria
di Canne (Puglia), massima

sconfitta di Roma e suo


capolavoro tattico.
203 a.C. richiamato in Africa,
dove da un anno sono penetrati
i romani e nel 202 a.C. subisce
per mano di Scipione la
sconfitta di Zama, che segna la
fine della potenza cartaginese.

195 a.C. Lascia Cartagine,


costretto allesilio dai romani, e
si rifugia da Antioco III in Siria.
183 a.C. Si avvelena in Bitinia,
dove si era rifugiato, per
non cadere nelle mani dei
Romani che ne chiedevano la
consegna.

69

La BATTAGLIA di Zama,
nellattuale Libia, fu la
WATERLOO di Annibale

LAFRICANO
A CARTAGINE

A. DE LUCA

Scipione e
sullo sfondo
Cartagine. La
citt fu distrutta
nel 146 a.C.

CORBIS

hi si somiglia si piglia, ma qualche volta si accapiglia. E proprio questo capitato a Scipione e Annibale, generali abilissimi e strateghi eccelsi che uno scherzo della Storia mise su fronti avversari.
Annibale cartaginese, Scipione romano (soprannominato, a un certo punto della sua vita, lAfricano), entrambi cultori dellantica Grecia, andarono in rovina per colpa di una guerra che li vide rivali: Annibale perch fu sconfitto, Scipione perch
vinse troppo. Ma non fu solo questo ad accomunarli. Entrambi persero infatti in battaglia i propri cari: Scipione il padre e lo zio, ammazzati in
Spagna, Annibale due fratelli, uno caduto in Italia, laltro morto durante la traversata per tornare a
Cartagine, a causa delle ferite subite. Infine, li un
la Spagna che gioc un ruolo chiave nel destino di
entrambi: possederla era fondamentale per vincere. Dopo averla conquistata, Annibale mosse le sue
truppe contro Roma, passando per lItalia nella famosa traversata delle Alpi con gli elefanti; quando
invece fu Scipione a impadronirsi dellIberia, port poi la guerra sul suolo africano. I due si scontrarono direttamente solo nella battaglia finale, il 202
a.C. a Zama (in Libia). Prima di allora cercarono
solo di trasferire il conflitto nei reciproci territori.
Avversari alla pari. Iniziamente il ruolo di Publio Cornelio Scipione rimase defilato, mentre Annibale (il suo nome significava grazia di Baal, divi-

nit fenicia) fu costretto dal padre Amilcare a giurare


odio eterno ai Romani durante le operazioni militari
in Spagna. Solo quando nel 219 a.C. Roma dichiar
guerra a Cartagine, il destino dei due nessuno dei
quali era ancora generale fu segnato: luno doveva
necessariamente avere la meglio sullaltro. E cos avvenne, salvo morire entrambi, quasi per uno scherzo
del destino, nello stesso anno (183 a.C.).
Annibale e Scipione furono tanto arditi quanto
innovatori. In unepoca in cui i combattimenti si risolvevano in scontri frontali, loro adottarono nuove
strategie con avvolgimenti e allungamenti del fronte
e attacchi a sorpresa alle spalle. Di giorno combattevano e di notte si spostavano. Ma i due erano anche
attenti osservatori e studiavano i grandi condottieri del passato per trarne ispirazione. Annibale, raffinato grecista, per esempio mise in atto, nella battaglia di Canne (in Puglia), le tattiche belliche che

Alessandro Magno aveva usato contro i persiani: la


cavalleria che attaccava ai lati e le riserve utilizzate
per riempire i varchi lasciati aperti. In pi fece sua
la straordinaria capacit di condurre alla perfezione
manovre di aggiramento. Scipione per non fu da
meno e osservata la tattica del nemico la apprese e
gliela rivolse contro alla prima occasione: la guerra
in Spagna. Lesercito romano si trovava in inferiorit numerica, ma grazie alle tattiche alla greca riusc a vincere. In questo gioco di specchi in cui Scipione imit Annibale, che a sua volta imit Alessandro Magno, ebbero la meglio i Romani. Il risultato
fu infatti che in meno di quattro anni i Cartaginesi
furono cacciati dalla Spagna che da quel momento
in poi diverr provincia dellUrbe.
I contatti giusti. Ma poich le guerre si vincono anche con la diplomazia, e le alleanze hanno lo
stesso peso di un buon esercito, entrambi si improv-

G. RAVA

AVANTI TUTTA!

Annibale varca
le Alpi (218 a.C.)
con gli elefanti
per impressionare
il nemico.

MARY EVANS/SCALA

CORBIS

La TRADIZIONE vuole che Scipione sia stato SEPOLTO


a Literno (Napoli), non nella TOMBA di famiglia a Roma
visarono anche fini negoziatori, impegnati a tessere rapporti di convenienza. Scipione attir dalla sua
gli Iberi, salvo poi reprimere nel sangue una ribellione contro i Romani che ovviamente non volevano liberarli ma sostituirsi ai vecchi dominatori, i
Cartaginesi. Annibale non fu da meno: port dalla propria parte gli Italici che si sollevarono contro
i Romani. I nordafricani Numidi inoltre si divisero
in due: Massinissa, principe dei Numidi orientali,
stette con Scipione; Siface, re degli occidentali, fu
invece fedele alleato dei Cartaginesi, per aver sposato Sofonisba, figlia di Asdrubale. La cavalleria di
Massinissa ebbe un ruolo essenziale per determinare la vittoria romana a Zama. Uno scontro che alcuni storici hanno paragonato a Waterloo, non solo
perch determin le sorti di Annibale, come accadde per Napoleone, ma anche perch il condottiero cartaginese fu sconfitto nonostante una scrupolosa attenzione alla strategia e alla tecnica militare.
Tracollo cartaginese. Proprio a Zama infatti, il cartaginese scelse il miglior modo possibile per
schierare le truppe: in prima linea mise 80 elefanti per disorientare i nemici, due linee di uomini, in
maggioranza cittadini, che avevano il compito di
fiaccarli e successivamente una terza linea (composta dai veterani della campagna dItalia) che avrebbero dovuto assestare il colpo definitivo. Scipione,
da parte sua invece, aveva disposto i suoi su linee
verticali, anzich a scacchiera, come era solitamente
in uso, cos da far passare gli elefanti nei varchi che
si formavano tra i soldati. Ma poi accadde qualcosa di inaspettato: allinizio della battaglia gli animali, spaventati dalle trombe e dalle frecce, sbandaro72

no sulla cavalleria cartaginese, invertendo cos inesorabilmente le sorti e rendendo facile ai cavalieri di
Massinissa caricarla. Da parte loro i cittadini, usati
per la seconda linea, vennero presi dal panico e fuggirono, impedendo cos ai veterani di intervenire.
Lepilogo. Nonostante lagilit di manovra che Annibale dimostr in questa difficile situazione, Scipione ebbe la meglio, favorito dalla sua astuzia. I Romani e i loro alleati presero infatti la cavalleria cartaginese alle spalle e riuscirono a sferrare il colpo finale.
La sconfitta fu sonora: Annibale, che fino a quel
momento non aveva mai perso una battaglia, rientr a Cartagine con il proposito di rimettere in sesto
le finanze della citt. Scipione invece, che da quel
momento divenne lAfricano, dopo il trionfale ingresso a Roma nel 201, divent luomo politico pi
autorevole dellUrbe e fu eletto console.
Eppure entrambi, uno da sconfitto e laltro da
trionfatore, furono costretti ad abbandonare il potere. Le loro abilit politiche scatenarono le gelosie
degli avversari. Cos se Annibale lasci Cartagine e
si rifugi a Efeso, a Scipione fu impedito di partecipare ai combattimenti contro Antioco, re dei Siriani
(presso il quale si era rifugiato Annibale): i suoi avversari politici non volevano che Scipione sottomettesse anche lAsia, dopo lAfrica. Nel 183, Annibale si avvelen a Libyssa (Turchia) per non cadere in
mano ai Romani mentre lAfricano mor a Literno
(Napoli) dove si era ritirato. Avvenne cos che i due
nemici furono accomunati anche nel giorno finale
dalla stessa sorte: morire fuori dalla loro patria.
Alessandro Marzo Magno

IL GENERALE

Statua ritenuta
di Annibale, sullo
sfondo le rovine
di Canne dove il
generale ebbe la sua
gloriosa vittoria sui
Romani.

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CLEOPATRA - 69 A.C.

Non era la FATALONA che si racconta. Cleopatra parlava otto lingue,

Lultima dei

l naso importante laveva ereditato dal padre,


leducazione raffinata dalla sua citt, Alessandria dEgitto. Il carattere invece se lera forgiato negli anni, lottando fin dallet in cui i
ragazzi di oggi vanno alle medie, per difendersi dagli intrighi di famiglia. Di Cleopatra ci rimangono
soprattutto le immagini di una donna mezza nuda, adagiata in pose languide, circondata da uomini. Ma la regina dEgitto fu davvero solo unastuta calcolatrice che sfrutt i suoi amanti per essere
protagonista politica della Storia?
Straniera. Sul carattere e le intenzioni di questa donna gli storici antichi e moderni sono divisi. Concordano per nel riconoscerle intelligenza,
cultura e ambizione da vendere. Caratteristiche che
la portarono a soli 18 anni sul trono e la aiutarono
AI SUOI PIEDI

Cleopatra sventa
un attentato
facendo assaggiare
il cibo avvelenato
a prigionieri, in un
quadro di Alexandre
Cabanel del 1887.

74

a tenerselo stretto per oltre un ventennio. Pi di


un mito cinematografico, di uneroina da romanzo rosa o di una civettuola mangiatrice di uomini,
lultima dei faraoni era una donna dai mille volti.
Che, intanto, non era egizia. Nata nel 69 a.C.
nei lussuosi appartamenti di una delle concubine
del faraone Tolomeo XII, Cleopatra era macedone, come tutta la sua famiglia. Discendeva infatti
da uno dei diadochi, i generali di Alessandro Magno che alla morte del condottiero greco si erano
spartiti il suo grande regno.
Fu la settima della dinastia cui venne affibbiato il
nome di Cleopatra (che in greco significa Gloria
del padre) e forse fu veramente lunica gloria che
quel faraone, soprannominato dal popolo lAulete
(cio il flautista), pot vantare.
Tolomeo XII, figlio illegittimo di Tolomeo X,
non aveva mai mostrato una grande propensione
per il governo. Preferiva piuttosto i banchetti, durante i quali si ubriacava e si esibiva appunto come
suonatore di flauto.
Favorevoli alla parit dei diritti, i Tolomei adottarono lantica legge dei faraoni: anche le donne di
famiglia potevano salire al trono, ma solo come
mogli dei loro fratelli. Cleopatra fece buon viso a cattivo gioco. Quando il padre mor, nel
51 a.C., spos il fratellino di 10 anni (Tolomeo
XIII) e inizi a governare lEgitto.

era SPIRITOSA e intelligente. E non fu un ASPIDE a ucciderla

CORBIS

FARAONI

NellANTICHIT la ritrassero anche con VESTI DA UOMO, segno


torica e se la cavava anche con la geometria, laritmetica, lastronomia e la medicina. Non solo aveva
una preparazione da far invidia ai letterati, ma sapeva anche dipingere, suonare la lira a sette corde,
cantare e cavalcare. Cleopatra aveva ricevuto unistruzione di tipo greco.
Sempre secondo Plutarco conosceva almeno otto lingue e sicuramente parlava il greco, il copto e
il latino. Per sua fortuna: come, altrimenti, avrebbe potuto incantare con i suoi discorsi i due uomini chiave della sua vita? Per quel che ne sappiamo,
Cleopatra non ebbe mai altre relazioni oltre a quelle con i due condottieri romani Giulio Cesare e Marco Antonio. Che fosse amore sincero o
meno, di sicuro la scaltra regina approfitt della loro disponibilit, tra le
lenzuola e in politica, per salvaguardare gli interessi dellEgitto.

ESTETISTA

Sotto, una scultura


che ritrae la regina
dEgitto. In un
saggio di cosmetica
Cleopatra illustr
i rimedi contro la
caduta dei capelli.

A. DE LUCA

DEA/SCALA

Lo fece con capacit, lungimiranza e totale autonomia, pur legandosi ai personaggi politici pi influenti del tempo, e si comport da mecenate accogliendo alla sua corte medici e scienziati.
Bruttina ma colta. Le mancava per la folgorante bellezza che tanto avrebbero celebrato i posteri (nel Rinascimento la immaginarono persino
bionda come una svedese).
Plutarco, che fra gli storici antichi la fonte pi
attendibile su Cleopatra, non ne elogia laspetto,
ma lintelligenza e la simpatia. Caratteristiche che
di solito vengono attribuite a una donna per sopperire ad altre mancanze. Certo non le donava lacconciatura con cui si fece ritrarre sulle monete, con
i capelli (bruni) raccolti in una crocchia che metteva in evidenza profilo marcato e naso aquilino.
In compenso, quanto a cultura non aveva rivali. La regina era cresciuta a pane e poemi, tragedie
e commedie greche. Aveva appreso larte della re-

ARIE DA SNOB

Cleopatra sullisola di
File, lungo il Nilo, in
un dipinto del 1896.
Con Antonio, fond
un esclusivo Club dei
viventi inimitabili.

di POTERE. Cos qualcuno ha creduto che fosse un TRAVESTITO

A. DE LUCA

Il volto della regina


Hatshepsut.

Al tappeto. Il suo regno era infatti la Svizzera del


I secolo a.C.: ricchissimo e strategicamente importante. La regina scelse di percorrere la strada tracciata dal padre, cio mantenere con i Romani, la superpotenza dellepoca, un rapporto di collaborazione che lasciasse una certa autonomia al regno dei faraoni. E Giulio Cesare, che il 2 ottobre del 48 a.C.
era sbarcato ad Alessandria per risolvere alcune grane politiche, capit a fagiolo.
Cleopatra ricorse a lui per difendersi dagli intrighi
del fratello-sposo che, istigato dai suoi consiglieri,
laveva costretta a lasciare la capitale. Accampata con un esercito di mercenari sulla frontie-

Il precedente di Hatshepsut

i di 1.400 anni prima


di Cleopatra unaltra
donna govern lEgitto da sola. E senza coreggenze imposte a fianco di
mariti o amanti: la regina
Hatshepsut fu tra le prime
donne della Storia con un
potere assoluto.
Immortale. Soffi il trono al
figliastro, Thutmosi III, che
alla morte di lei, dopo aver
aspettato ventanni per
governare, ricambi la cortesia cancellando il nome
della matrigna da tutti i
monumenti ufficiali. Ebbe
per amante un architetto,
che le costru una tomba
spettacolare, ancora oggi

visitata da milioni di turisti


nella Valle dei Re, a Tebe.
Barbuta. Per 22 anni
Hatshepsut rese prospero
lEgitto, riducendo al minimo le campagne militari e
organizzando imponenti
spedizioni commerciali.
Come quella alla terra di
Punt (lodierna Somalia ed
Eritrea) da dove import
incenso, mirra, ebano, avorio e animali esotici. Se la
cav cos bene nei panni di
uomo, che la sua immagine,
allinizio scolpita con tratti
femminili, fu parificata a
quella dei faraoni maschi.
Con tanto di barba posticcia come attributo regale.

ra orientale dellEgitto, era pronta a riconquistare il


regno con la forza. Ma non serv combattere perch
Cesare, forte delle sue legioni, risolse la lite familiare e convoc Cleopatra ad Alessandria, a palazzo.
Lei si present avvolta in un tappeto e gli si sdrai
ai piedi, vestita semplicemente e senza tanti fronzoli. Fu un colpo di fulmine? Risposte sicure, dopo pi di 2mila anni, evidentemente non si possono dare. Certo che gli antichi non erano troppo
diversi da noi: cos come oggi ci sono ragazze che
corrono dietro a uomini ricchi e potenti solo per
raggiungere uno scopo o una posizione, Cleopatra
pu aver fatto pi o meno lo stesso mossa da un
evidente interesse politico. Cesare aveva molti pi
anni (52 lui, 21 lei) ma anche la fama e il fascino di
un George Clooney daltri tempi: la giovane regina gli cadde tra le braccia e lui non se la fece scappare. Poi, per compiacerla, le riconsegn il trono e
si stabil a palazzo. Ma non vissero felici e contenti.
Gli alessandrini, sobillati dal faraone-fratello spodestato, presero le armi contro i legionari stanziati
in citt. Nella concitazione della battaglia, oltre ad
avere la meglio sullinesperto Tolomeo XIII, pare
che Cesare abbia dato fuoco alla famosa biblioteca
mandando in fumo 40mila rotoli di papiro.
Luna di miele. Cleopatra non poteva lamentarsi. Lodiata sorella Arsinoe IV in prigione, il marito-fratello-rivale morto, lamante padrone dellEgitto: per festeggiare si concesse una crociera sul Nilo in compagnia di Cesare, forse una fuga damore, certamente un modo per presentarsi ai sudditi
in veste di sovrana. Nove mesi dopo Cleopatra divent mamma per la prima volta e lanno successivo accompagn il primogenito, Tolomeo Cesare, detto Cesarione, a Roma da suo padre. Che fosse figlio di Cesare ci sono pochi dubbi: gli storici
e le sculture dellepoca li ritraggono rassomiglianti come due gocce dacqua. I tratti del viso, il naso,
persino le rughe: il ragazzo, crescendo, sarebbe diventato davvero un piccolo Cesare. Ma i Romani
non si lasciarono intenerire. Laccoglienza per la signora dEgitto fu ostile e le illazioni sulle mire sue
e dellamante si sprecarono. Non solo le matrone
parteggiavano apertamente per la vera first lady, la
moglie di Cesare Calpurnia, ma limpressione diffusa era che il condottiero volesse diventare re di
Roma facendo regina quella straniera.
Non potremo mai sapere se si trattasse solo di pettegolezzi: Cesare infatti venne ucciso due anni dopo
(44 a.C.). Cleopatra si affrett a rientrare in Egitto, fece uccidere il secondo fratello e mise sul trono, accanto a s, Cesarione. A Roma intanto si scaten una guerra civile tra i sostenitori di Cesare e
77

THE ART ARCHIVE (3)

A Cleopatra il MATEMATICO Potino dedic un suo TRATTATO.


La REGINA aveva una grande PASSIONE per le scienze
quelli dei tirannicidi. La questione fu risolta dal figlio adottivo del defunto, Ottaviano, e dal generale Marco Antonio, che poi, insieme al console Emilio Lepido, si spartirono il controllo dei domini romani. Ma la storia dellUrbe stava per incrociare di
nuovo quel faraone scomodo.
Un nuovo amore. Dopo aver
vendicato Cesare, nel 41 a.C.
lex braccio destro del condottiero romano ormeggi la
sua flotta a Tarso (sulla costa dellattuale Turchia) e
convoc Cleopatra: probabilmente lo fece per interesse politico, perch voleva ottenere lappoggio militare ed economico dellEgitto, ma non si pu escludere che
quella di Antonio fosse una scusa
per conoscere pi da vicino lorientale
che aveva stregato il suo comandante.
Stavolta Cleopatra non arriv avvolta in un tappeto. Altri tempi, altri mezzi, ben altro stile: la regina giunse su un battello dalla prua dorata e dalle vele purpuree, sdraiata sotto un padiglione ricamato doro. Segu un banchetto al lume di centinaia di fiaccole e la promessa del romano di mettere
a morte Arsinoe in cambio dellappoggio egizio alle manovre contro i Parti (gli abitanti degli attuali

Il mistero della tomba

rima di uccidersi,
Cleopatra chiese
solo una cosa: di
essere sepolta accanto
a Marco Antonio. Si dice
che Ottaviano labbia
accontentata.
Scavi in corso. Novit potrebbero arrivare dal famoso egittologo Zahi Hawass, che ha annunciato
di essere vicino a una
grande scoperta: avrebbe individuato la tomba
della regina a Taposiris
Magna, antico porto
greco a 45 chilometri da
Alessandria, sotto i resti
di un tempio tolemaico.
Dopo il ritrovamento
di un torso di statua di
Tolomeo IV, Hawass si

convinto che una delle


tre camere rilevate dal
georadar alla profondit
di 35 m possa ospitare i
resti dei due amanti.
Ma alcuni storici affermano che la mummia
della regina sia gi stata
ritrovata: ad Alessandria
dEgitto agli inizi dellOttocento.
Vilipesa. Trasportata
al Museo del Louvre di
Parigi, sarebbe stata
trasferita nei sotterranei
della Bibliothque nationale nel 1871.
Qui lumidit lavrebbe
danneggiata, costringendo i francesi a disfarsene,
seppellendola in un
luogo imprecisato.

Iran e Iraq) che minacciavano i protettorati romani della Giudea.


Laccordo fu siglato in camera da letto. E quando
Cleopatra volse la prua verso lEgitto, Antonio, cotto a puntino, la segu ad Alessandria. Insieme ebbero tre figli: due gemelli (Cleopatra Selene e Alessandro Elios) e il piccolo Tolomeo Filadelfo. Non improbabile che Cleopatra si fosse davvero innamorata
di lui, ma gli antichi la accusarono di aver circuito il
generale con filtri magici.
Latin lover. In realt Marco Antonio non si era
fatto pregare pi di tanto: era un bel pezzo duomo, un imponente soldato 42enne, fisico curato,
risata contagiosa. Forse era un po rustico, ma dalla sua aveva la tempra, laspetto virile e un debole
per il gentil sesso.
Si racconta per esempio che avendo sentito parlare della bellezza di una figlia del re della Giudea, Erode, avesse chiesto un ritratto della ragazza, scatenando
le ire di Cleopatra. La regina infatti non era immune
dalla gelosia e sicuramente non la prese bene quando,
tornato in Italia, Antonio spos la sorella di Ottaviano, Ottavia, per sancire un nuovo accordo per la spartizione dei domini romani: Ottaviano si prese lOccidente e Antonio lOriente. Cos, mentre la moglie
era incinta, ebbe la scusa per tornare da Cleopatra. Lei
stavolta non perse tempo e lo ingabbi in un matrimonio con rito egizio. Lui in cambio ottenne lappoggio per una nuova grande spedizione contro la Persia.

COMPAGNI
DI MORTE

Antonio morente
condotto da
Cleopatra, barricata
nel suo mausoleo, in
un dipinto tedesco del
1863. Il condottiero
si sarebbe ucciso
credendola morta.
A sinistra, il profilo di
Cleopatra abbellito
su una moneta doro.

SERPE IN SENO

Cleopatra uccisa
dallaspide. Ma il
serpente era un altro:
un echide carenato.

Ma Ottaviano, che voleva governare da solo, non


tollerava lespandersi della potenza dellalleato-rivale. Lo scontro (inevitabile) fu preceduto da una rissosa corrispondenza: Antonio e Cleopatra passano il loro tempo ubriacandosi e facendo orge. Cleopatra una
maga e tiene Antonio in pugno, scriveva Ottaviano. E
Antonio, che non era proprio un lord, replicava seccamente: Perch ti turba tanto che vada a letto con la
regina? Non forse mia moglie [...]? E tu, te la fai solo
con Drusilla (la moglie di Ottaviano, ndr)?. Intanto,
a Roma, la violenta campagna anti-Cleopatra, che la
dipingeva come una strega, arriv allapice.
Invece di perdersi in chiacchiere, da donna pratica
qual era la regina cominci a mettere insieme un potente esercito navale e terrestre. Sesto senso femminile: Ottaviano non dichiar guerra ad Antonio, ma
a Cleopatra. Prendersela con lei era pi facile, perch
era una donna e per di pi straniera. Gli stessi motivi per cui, secondo lo storico Dione Cassio (che per visse due secoli dopo i fatti), la regina abbandon
la sua flotta, seguita peraltro da Antonio, nello scontro finale sul mare di Azio, nel 31 a.C.
Con Ottaviano ormai alle porte di Alessandria,
Cleopatra ammass oro, gioielli, profumi e si barric nel suo mausoleo. Antonio, convinto che fosse morta, si tolse la vita da vero romano, gettandosi sulla propria spada. La regina si disper e si strapp i capelli, ma, secondo alcuni, quando Ottaviano
entr a palazzo gioc il tutto per tutto e prov a sedurre anche lui. Non riuscendoci, si concesse lunica libert che le restava: il suicidio. Aveva 39 anni.
Lultima leggenda. Certo Cleopatra non si uccise per amore. Probabilmente prefer morire da regina invece che sfilare in catene come una schiava
nel trionfo di Ottaviano a Roma. Qualcuno sostiene che si punse con uno spillone intinto in un potente veleno, ma la versione pi accreditata dice che
si fece mordere al seno da un serpente.
Non poteva per essere laspide della tradizione,
che si sarebbe fatta portare narra Plutarco nascosto in una cesta di fichi. Il vero aspide (Vipera
aspis) non vive in Nord Africa; e laltro candidato
killer, il cobra dEgitto sacro ai faraoni (Naja haje)
troppo grande per stare in una cesta. A finire in
pochi attimi Cleopatra sarebbe stato invece lechide carenato (Echis carinatus), non pi lungo di 80
centimetri ma letale.
Incancellabile. Con la regina mor anche il regno dEgitto, ridotto a provincia romana. E, dopo
aver eliminato Cesarione, a Ottaviano rest ununica preoccupazione: far sparire il cadavere di Cleopatra, per cancellarne persino il ricordo. Ma non raggiunse il suo scopo: ancora cinque secoli dopo qualche nostalgico sacerdote egizio costruiva templi in
onore di quellultimo, discusso, faraone.

Maria Leonarda Leone


79

GIULIO CESARE - 100 A.C.

ALAMY

Se Giulio Cesare
fosse scampato alla
CONGIURA
nel 44 a.C.
avrebbe forse
REGNATO
da Alessandria
dEgitto, SPOSO
di Cleopatra.
E l EREDE
Ottaviano...

Cesare non deve

LAGGUATO

Sopra, in un
dipinto neoclassico
di Vincenzo
Camuccini,
lassassinio di
Cesare sotto la
statua di Pompeo,
come descritta
dalle fonti antiche.
A sinistra, la statua
di Cesare al Louvre,
in unopera del
1696 di Nicolas
Coustou.

u quoque, Brute, fili mi. Anche


tu, Bruto, figlio mio. E cos dicendo Giulio Cesare affond il suo
pugnale nella gola di Bruto. Chiss, forse sarebbe andata cos la Storia, se il 15 marzo del 44 a.C., mentre si dirigeva alla Curia, la pi
famosa vittima di congiura dellantica Roma avesse letto il papiro che il maestro greco Artemidoro di
Cnido gli aveva passato per avvisarlo; o se un mese prima non avesse congedato le guardie ispaniche
che gli facevano da scorta; o se, cosa pi improbabile per un marito, avesse dato retta a sua moglie Calpurnia che, messa in allarme da un brutto sogno,
gli aveva consigliato di non presentarsi ai senatori.
Se solo uno di questi condizionali fosse stato un
indicativo, Cesare sarebbe probabilmente sopravvissuto alle Idi di marzo e allattentato organizzato da una sessantina di esponenti della nobilt romana, preoccupati, a torto o a ragione, dellatteggiamento autoritario assunto dal dittatore a vi-

SCALA

MORIRE

ta idolo delle masse. In questo caso, la storia di


Roma e dellimpero avrebbe potuto avere svolte
inaspettate.
Punto di rottura. Cesare sarebbe partito per
la programmata campagna contro i Parti? Avrebbe
spostato la capitale dellimpero da Roma ad Alessandria? Cosa avrebbe riservato il futuro al pi famoso e amato condottiero romano? Un punto di
rottura con le cerchie senatorie a lui ostili ci sarebbe comunque stato, magari qualche anno pi tardi, afferma Luciano Canfora, filologo e storico del
mondo antico. Non detto che tale rottura avrebbe preso la forma di una congiura, ma non affatto
escluso, dal momento che nella mentalit romana
repubblicana la coniuratio diventa legittima se si
persuasi che il potere sia illegittimo.
Ancora pi facilmente, per, il tempo avrebbe giocato a favore degli scontenti: Cesare, infatti, non era pi un ragazzino. Quando venne ucciso
aveva 55 anni, unet di tutto rispetto per un uo81

Il movente della CONGIURA era la DIFESA delle


prerogative dellaristocrazia del Senato. Se Cesare fosse
scampato, la sua VENDETTA avrebbe colpito nomi illustri
mo di quellepoca. In pi, non stava bene: lo scrittore greco Plutarco raccontava che soffriva di attacchi di mal di testa e, nei suoi ultimi anni di vita, di
quello che gli autori latini definirono morbus comitialis. Oggi la chiameremmo epilessia ma, dicono i medici, poteva essere anche il sintomo di un
male peggiore, come un tumore al cervello. Insomma, Cesare forse non aveva molto da vivere. Ma se
fosse sopravvissuto alle pugnalate del 44 a.C. si sarebbe certamente tolto qualche sassolino dal sandalo. Tra i congiurati spiccavano non solo i nomi
di nemici dichiarati come Caio Cassio, ma anche
quelli di suoi presunti alleati e familiari: Trebonio,
uno dei migliori generali cesariani, Decimo Bruto,
un fedelissimo nominato persino nel testamento e
parente di Marco Bruto, quel fili mi pupillo di
Cesare e figlio di Servilia, amore giovanile del condottiero. Nella nostra storia alternativa, quando li
vede stretti come un branco di pecore spaventate
tra le lame dei soldati del generale Marco Antonio,
Cesare prende la sua decisione: lascia al giudizio del
popolo la fine dei congiurati. Tranne quella di Bruto, al quale taglia la gola sul posto. Cesare era stato
sempre clemente con i suoi nemici, ma negli ultimi tempi si era fatto pi restio a concedere la propria fiducia: il tradimento da parte del presunto figlio laveva ucciso senza togliergli la vita.
Eliminati i congiurati, Cesare avrebbe forse indetto una nuova seduta del Senato e, come sarebbe dovuto accadere il 15 marzo, avrebbe ricevuto
il titolo di rex delle terre soggette allimpero. Non
di Roma e dellItalia, per: cos voleva Cesare, che
preferiva non inimicarsi il popolo romano. Ancor
pi perch, con il consolato continuo, la dittatu-

ra perpetua, la prefettura dei costumi, il prenome


di imperator, il cognomen di pater patriae e la sua
statua posta tra quelle dei sette re di Roma, poteva gi considerarsi un imperatore a tutti gli effetti.
Verso lOriente. E dopo? Cosa avrebbe fatto il dictator sopravvissuto? Probabilmente sarebbe partito per lOriente, come preannunciato, per combattere i Parti, gli abitanti dellantica
Persia (lattuale territorio di Iran, Iraq, Armenia,
parte del Caucaso e Asia Centrale). Il pensiero fisso di Cesare era uno: recuperare le insegne militari e lorgoglio persi nel 53 a.C. dal generale romano Crasso nella sconfitta di Carre, nellattuale Turchia. Ed eguagliare in grandezza limpero di Alessandro Magno.
Ma la motivazione dellennesima difficile campagna militare avrebbe potuto anche essere unaltra.
Lo scrittore latino Cicerone sostiene che Cesare
volesse tentare una spedizione in Oriente per non
ritornare pi, intendendo dire che avrebbe cercato
una morte gloriosa in una campagna memorabile,
sottolinea Canfora. E in effetti era stato proprio
Cesare ad affermare di preferire una morte rapida e improvvisa a una lenta e sfinente vecchiaia.
Ma queste potrebbero essere solo le illazioni di
un detrattore. Cesare era un tipo egocentrico: anche volendo, forse alla fine non si sarebbe lasciato uccidere in battaglia da un parto qualsiasi. Non
prima di aver celebrato lennesimo trionfo a Roma,
vestito di porpora, sul carro tempestato di gemme.
Poi, siccome lappetito vien mangiando, una volta
a casa si sarebbe imbarcato in qualche altro progetto. Magari quello paventato dai congiurati: il trasloco della capitale da Roma ad Alessandria.

n largo Argentina, a Roma, pi di


duemila anni fa si trovava la Curia di
Pompeo, sede provvisoria del Senato distrutto da un incendio. Qui il 15
marzo del 44 a.C. si consum la fine di
Cesare. Nonostante i presagi avversi e
i tentativi di uno schiavo, del maestro
Artemidoro di Cnido e dellaruspice
Spurinna di metterlo in guardia, il
dictator si lasci convincere da Decimo Bruto a presentarsi ai senatori.
Stando alle fonti, alle 11 Cesare usc

82

di casa senza scorta e percorse la Via


Sacra tra la folla acclamante.
Le dinamiche. Una volta nella Curia,
mentre Trebonio, un congiurato,
tratteneva Marco Antonio con una
scusa, il dictator venne circondato
dai cesaricidi. Tullio Cimbro si gett
ai suoi piedi, come per implorarlo,
tirandogli la toga: era il segnale.
Publio Casca pugnal il condottiero,
ferendolo. Scelleratissimo Casca,
che fai?, reag lui, colpendolo a sua

volta. Poi gli altri congiurati gli furono


addosso. Quando vide brillare la
lama di Marco Bruto, Cesare cadde
ai piedi della statua di Pompeo, suo
nemico nella guerra civile del 49
a.C., e mor colpito da 23 coltellate. I
senatori fuggirono in preda al panico
e i congiurati si sparpagliarono per
informare il popolo. Il corpo rest
nellatrio delledificio per ore, prima
che tre schiavi lo caricassero su una
lettiga per riportarlo a casa.

AKG/MONDADORI PORTFOLIO

La congiura: come and veramente

SCONTRO
EVITABILE

La Battaglia di
Azio del 31 a.C.,
che oppose Marco
Antonio e Cleopatra
a Ottaviano. Senza
la morte di Cesare,
Antonio non sarebbe
diventato lamante
della regina egizia
e Ottaviano non
avrebbe potuto
legittimarsi come
erede del dittatore
assassinato.

Trame dEgitto. Una campagna a Oriente


avrebbe accentuato lo spostamento a est dellimpero: il che poteva rientrare tra i piani a lungo
termine del dittatore, ammette Canfora. Non
va dimenticato per lo sviluppo di Roma da lui
pianificato. A che scopo, nellestate del 46 a.C.,
mettere mano a grandi iniziative edilizie e a progetti importanti come una biblioteca bilingue
modellata su quella dAlessandria, il prosciugamento delle paludi pontine e lapertura di una
nuova strada per lAdriatico attraverso gli Appennini, per poi andar via dallUrbe? Soprattutto considerato che, con il padre di suo figlio ancora vivo, Cleopatra non avrebbe avuto fretta di lasciare Roma: anzi, ne avrebbe approfittato per preparare il figlio Cesarione a governare, con un po di
speranza e di moine, tutto limpero.
Il vincolo di sangue rappresentato da Cesarione
era, cos immaginava Cleopatra, unarma nelle sue
mani, spiega Canfora. E cos sarebbe stato finch
il condottiero fosse vissuto. La regina avrebbe tutelato lintegrit dellEgitto e Cesare non si sarebbe
opposto: tanto pi se puntava verso est, cio contro
il Regno dei Parti. Tenere in piedi lultima monarchia dellimpero di Alessandro sarebbe stato in ogni
caso un gesto politicamente lungimirante, prosegue Canfora. Cesare non aveva commesso lerrore di trasformare lEgitto in provincia romana, temendo, riporta Svetonio, che un domani, nelle

mani di un governatore troppo audace e intraprendente, divenisse focolaio di rivolta. Aveva preferito
affidarlo a una figura politicamente debole nel suo
Paese, comera allora (e come sarebbe potuta essere anche dopo) Cleopatra.
Cambio di eredit. E Marco Antonio? Con Cesare vivo e sempre pi potente, difficilmente Cleopatra avrebbe posato gli occhi sulleterno secondo. Antonio, da tutti tranne che da Cesare ritenuto erede politico del dictator, sarebbe comunque,
prima o poi, entrato in rotta di collisione con Ottaviano, erede designato per testamento, precisa lo
storico. Cesare, dicono le malelingue, aveva avuto
modo di apprezzare il pronipote sotto ogni punto
di vista e pare che proprio per ricompensarlo della sua versatilit avesse deciso di adottarlo. Ma se il
dittatore fosse morto di vecchiaia o in guerra, siamo sicuri che Ottaviano sarebbe diventato imperatore anche senza la scusa di voler vendicare il padre
della patria? E se poi, ormai vecchio e malato, Cesare avesse dovuto assistere dal letto alla battaglia
tra Antonio e Ottaviano? Allora avrebbe rimpianto amaramente la salvezza ottenuta quel 15 marzo
del 44 a.C. Una scena che si sarebbe risparmiato se
controstoria per controstoria mentre ritraeva il
pugnale dalla gola di Bruto, Cesare avesse perso lequilibrio e avesse battuto la testa sullo spigolo della
statua di Pompeo, morendo sul colpo. 

Maria Leonarda Leone

AUGUSTO - 63 A.C.

Di salute CAGIONEVOLE e di aspetto poco virile.


Ma astuto, prudente e CARISMATICO.
Cos era AUGUSTO, il primo imperatore di Roma

Luomo che fond

LIMPERO
A

veva timore anche delle ombre, scrive di lui Cicerone (Iste qui umbras timet). Era cagionevole di salute, basso
di statura, esile. Il contrario, si direbbe,
del fascinoso capo carismatico. Eppure il sanguigno Mussolini, rifondatore dellimpero e del mito
di Roma caput mundi, ne fece il proprio idolo delezione, fino a desiderare di essere sepolto nel suo
mausoleo romano, a Campo Marzio.
Ad Augusto e alla sua politica Mussolini si ispir non solo per la marcia su Roma Ottaviano ne
aveva fatte addirittura due , ma anche e soprattutto nella strategia del consenso, nelle manifestazioni propagandistiche: dalla grandeur urbanistica alle
bonifiche, al culto delle tradizioni, alle adunate giovanili paramilitari. Eppure difficile immaginare
due dittatori pi distanti per indole e atteggiamenti.
Calcolatore. Gaio Ottavio, detto Ottaviano,
lasciava pochissimo al caso. Era un calcolatore, un
concentrato di astuzia, prudenza e riservatezza. Poco brillante come stratega e non molto portato a
guerreggiare anche a causa della salute malferma,
che tuttavia non gli avrebbe impedito di raggiungere lallora veneranda et di 77 anni il princeps era
molto meno robusto di come fu effigiato. Diafano,
esile e freddoloso, era tuttavia molto bello. Biondo,
fronte alta, naso importante, occhi cui non si poteva restare indifferenti: Straordinariamente limpidi
e penetranti e acuti Pi azzurri che grigi, anche se
facevano pensare alla luce, non al colore, li descriver nel Novecento laccademico e romanziere John
Edward Williams nel suo Augustus. Possedeva doti
comunicative, non solo diplomatiche.
84

Buona stella. Aveva visto la luce a Roma il 23


settembre del 63 a.C., accolto fin dal concepimento da fenomeni ritenuti soprannaturali e beneauguranti dagli indovini dellepoca: dal serpente che si
era insinuato sotto il corpo della madre addormentata in lettiga al fulmine che aveva abbattuto un
pezzo delle mura di Velletri, la citt paterna. Gaio
Ottavio (il padre) apparteneva al ceto equestre ed
era stato governatore della Macedonia. La madre,
Azia, era nipote di Giulio Cesare. Dunque il futuro
imperatore, per met parvenu, era per laltra met imparentato con la stirpe che, secondo la leggenda, aveva fondato Roma: la gens Iulia.
Cesare, che non aveva avuto eredi maschi Cesarione, avuto da Cleopatra, non poteva essere riconosciuto come discendente legittimo in quanto figlio adulterino , pens di adottarlo e farne il suo
successore. Ottaviano era allora un ragazzo assennato e riflessivo, ma da sgrossare. Non particolarmente colto, zoppicava in retorica e parlava il greco
in modo atroce, sempre secondo il suo biograforomanziere John Williams, pur avendo scritto una
tragedia (lAiace, in seguito rinnegata). Ascoltava i
poeti che declamavano le loro opere e se ne sarebbe circondato per tutta la vita pi per cortesia che
per passione. Faceva colpo, invece, per maturit e
morigeratezza. Usava poco la lettiga: preferiva raggiungere a piedi il Senato fermandosi a parlare con
chiunque. Indossava di preferenza una ruvida toga
tessuta dalle donne di casa. Sobrio verso se stesso,
non lo sarebbe stato altrettanto nellautocelebrarsi, una volta agguantato il potere. Ludi, feste e sfarzo architettonico: Ho trovato una citt di mattoni,

IL PRINCIPE
DELLURBE

Augusto loricato (che


indossa cio la lorica,
larmatura dei soldati
romani): la statua,
alta circa 2 metri, fu
realizzata nell8 a.C.,
dopo le campagne di
pacificazione nelle
province di Tiberio.

Ispirandosi ad
Alessandro Magno,
introdusse a Roma
lidea del sovrano
divinizzato.
Facendo di se stesso
un mito
gi in vita

La lunga vita
di Ottaviano
63 a.C. Ottaviano nasce a
Roma, da Gaio Ottavio e
Azia, nipote di Cesare.

44 a.C. Alla morte di Giulio


Cesare rivendica i diritti di
figlio adottivo e di erede.

44-43 a.C. Vittoria su


Marco Antonio a Modena e
secondo triumvirato.
42 a.C. Il triumvirato

sgomina le truppe dei


cesaricidi Bruto e Cassio.

36 a.C. Ottaviano sconfigge


Sesto Pompeo e controlla i
territori di Roma.
31 a.C. Ad Azio sconfigge

Marco Antonio e Cleopatra e


diventa console.

27 a.C. Assume il titolo di

Augusto e la denominazione
di imperator.

20 a.C. Conclude una tregua


con i Parti e accordi con altri
sovrani orientali.
2 a.C. Diventa pater patriae,

un riconoscimento onorario,
senza effetti giuridici.

si era fermato in preda


a gravi disturbi intestinali.

A. DE LUCA

14 d.C. Muore a Nola, dove

Fu lui a introdurre, nell8 a.C., il FERRAGOSTO. Il nome


deriva infatti da FERIAE AUGUSTI, riposo di Augusto
lascio una citt di marmo, si sarebbe vantato in et
matura. Questa, per, era solo la facciata, se diamo
retta ai suoi avversari, i quali malignavano che privatamente fosse un libertino depravato, che si era
guadagnato il favore del prozio prostituendoglisi.
Capricci. In prima fila nel diffondere tali dicerie
cera il suo antagonista Marco Antonio, di certo pi
virile di lui. Nella realt, come molti giovani del suo
ceto, Ottaviano fu probabilmente bisessuale. Si fece infatti la nomea di adultero matricolato: quando
si incapricciava di unancella o di una matrona non
guardava in faccia nessuno. Di certo, ha osservato lo
storico Augusto Fraschetti, tutta la vita del principe
fu segnata da un fortissimo moralismo (forse non solo apparente) contraddetto per da passioni violente
e irrefrenabili; e anche nel pi maturo Augusto a
una studiata e apparente freddezza sembrarono contrapporsi grandi coinvolgimenti: alcuni profondamente affettivi (su tutti, il matrimonio con Livia),
altri pi chiaramente erotici.
Cesare, che laveva nominato prefetto urbano nel
47 a.C., aveva intuito in lui la stoffa del politico,
ma non aveva fatto in tempo a saggiarne la tempra
guerresca: era morto assassinato prima, nel 44 a.C.
Ottaviano, che allora aveva 19 anni, fu una sorpresa per tutti. Accett ladozione con tutti i rischi
connessi e si rivel duttile e spregiudicato. Cerc
dapprima lappoggio di Cicerone, lex console che
mediava tra i cesaricidi (appoggiati dalla vecchia
oligarchia senatoria e invisi alla plebe e ai veterani)
e i cesariani capeggiati dal miglior amico di Cesare, Antonio. Questultimo, allora console, ambiva

a succedere al dictator perpetuus (Cesare). Alla fine,


Ottaviano abbandon al proprio tragico destino il
vecchio padre della patria, appena ottenuta la carica di console. Poich Antonio non voleva consegnargli lingentissimo patrimonio del padre adottivo, Augusto vendette alcune propriet di famiglia:
con i sesterzi ricavati, arruol un esercito di veterani e si ingrazi il popolo distribuendo a pioggia doni e regalie. Per avere la meglio, altern le maniere
forti alla diplomazia in un andirivieni che rasentava il doppio gioco.
In marcia su Roma. Quando Antonio sallontan inseguendo le armate dei cesaricidi Bruto e Cassio, Ottaviano ne approfitt per marciare su Roma e
tentare il colpo di mano. Subito dopo, non riuscendo a spodestarlo, patteggi e form con lui e Lepido un nuovo triumvirato (43 a.C.) che in pratica si
spart limpero: a lui lOccidente, ad Antonio lOriente, a Lepido lAfrica. Si serv del rivale, che nel
frattempo aveva sposato sua sorella Ottavia, per eliminare gli assassini del prozio (nella Battaglia di Filippi); si sbarazz quindi, grazie al generale Agrippa,
del pericoloso Sesto Pompeo che scorrazzava tra Sicilia e Corsica bloccando i rifornimenti di grano alla capitale; e, subito dopo, scaric il terzo incomodo, Lepido. Infine sfrutt limprudenza di Antonio,
che, espugnata lArmenia, aveva conferito ai tre figli
avuti da Cleopatra i nuovi territori conquistati e ripudiato la moglie Ottavia, per regolare i conti anche
con lui. Ebbe gioco facile nel far passare i suoi atti
per unoffesa mortale a Roma e allItalia e pot serenamente dichiarare guerra a Cleopatra e allEgitto.

LEGIONARIO
DELLIMPERO

A destra, particolare
della statua di
Augusto con la
corazza imperiale,
trovata a casa della
moglie Livia Drusilla.

86

ART RESOURCE/SCALA

BPK/SCALA

RMN/ALINARI

Divus come Giulio

Quando
nacque si
verificarono
fenomeni
ritenuti
beneauguranti
dagli indovini
dellepoca

A. DE LUCA

on un padre adottivo
considerato dio, il
Divo Giulio, Augusto
brillava di luce divina riflessa.
Poi divenne divus in proprio.
Mentre Giulio Cesare era
associato a Enea e Venere,
Augusto veniva imparentato
da Virgilio nellEneide e da
Ovidio nei Fasti con altre
divinit esportate dai troiani:
Vesta, dea protettrice del
focolare domestico, e altri di
equivalenti ai nostri penati,
protettori di Roma e del
popolo romano. Il suo tempio
delezione era quello dedicato
a Vesta: un luogo in cui i culti
privati della sua famiglia trascoloravano in culti pubblici.
Ricorrenze. Per di pi, nel 2
a.C. il princeps venne insignito
del titolo di pater patriae, il
che aliment il suo culto. A
Cuma (in Campania), si immolava una vittima ogni anno nel
giorno del suo compleanno.
In varie localit si celebrava
il giorno in cui aveva assunto la toga virile, la data (16
gennaio) in cui gli era stato
conferito il titolo di Augusto e
altre tappe della sua carriera.
Ogni giorno, infine, in colonie
e municipi si ricordava il
giuramento di fedelt con cui
aveva trascinato le popolazioni italiche alla guerra contro
Antonio e lEgitto.

Amici e nemici

RMN/ALINARI

ALBUM/CONTRASTO

1 Giulio Cesare (100


ca-44 a.C.), generale
romano e dittatore, padre
adottivo di Ottaviano.
2 Cicerone (106-43
a.C.), scrittore e oratore,
difese le istituzioni
repubblicane.
3 Cleopatra (69-30
a.C.), ultima regina del
regno tolemaico dEgitto.
Nota per aver sedotto sia
Giulio Cesare che
Marco Antonio.

4 Marco Antonio
(82 ca.-30 a.C.), politico
e generale, fu al fianco
di Cesare. Alla morte di
questi entr in conflitto
con Ottaviano per la
successione, instaur
con lui e Lepido un
triumvirato, poi fu
sconfitto ad Azio.
5 Marco Giunio Bruto
(85-42 a.C.), cesaricida, si
uccise dopo la disfatta a
Filippi.

87

Padre del fascismo?

Sanc che
gli uomini
sotto i 60
anni dovevano
sposarsi.
E le donne
dovevano stare
a casa

er rinverdire i fasti
romani, Mussolini saccheggi a piene mani il
repertorio autocelebrativo
di Augusto. Il princeps aveva
trasportato a Roma un obelisco sottratto a Eliopoli? Il
duce fascista ne fece erigere
uno nei Fori. Limperatore
aveva voluto il Pantheon
e lAra Pacis, restaurato 82
templi arcaici, sistemato la
Via Flaminia? Mussolini si
impegn nellammodernare
il volto dellUrbe: dai Fori
allEur, a Cinecitt.
Maestro. Il modello augusteo
fu clonato soprattutto nel
settore delleducazione. Le
adunate dei balilla si richiamavano esplicitamente ai
collegia iuvenum e ai campi
augusti, in cui i giovani tra i 9
e i 17 anni venivano temprati
alla vita militare. I Littoriali
della cultura e dello sport riecheggiavano invece lo spirito
del Ludus Troiae, le parate
con cui i giovani aristocratici
raggiungevano il Circo per
esibirsi in prove di abilit
e di forza. Le esercitazioni
ginnico-militari erano, ha sottolineato lo storico Antonio
Spinosa, uno dei capisaldi
della politica augustea in difesa della razza romana. Idem
per il dittatore fascista.

A. DE LUCA

Mogli, figlie e amici

88

4 Agrippa (63 a.C. ca.


-12), genero di Ottaviano,
fu lo stratega di molti
suoi trionfi militari: il
principale fu la vittoria
navale ad Azio, in Grecia
(31 a.C.).
5 Giulia (39 a.C.-14),
unica figlia naturale
di Augusto, avuta
dalla seconda moglie
Scribonia.

NATIONAL GEOGRAPHIC

a.C.-29) terza moglie di


Augusto: la spos nel 38
a.C.
2 Giuba II (52 a.C.23), re di Numidia e
Mauretania, giunse
bambino a Roma, da
prigioniero, poi collabor
con Augusto.
3 Tiberio (42 a.C.-37), fu
adottato da Augusto nel
4 d.C. e sal al trono dieci
anni dopo, alla morte di

Ottaviano, continuando
la politica augustea.

A. DE LUCA

1 Livia Drusilla (58

Rest al potere fino alla MORTE, a 77 anni. Soffriva di calcoli,


ARTRITE, dolori intestinali e di una MALATTIA venerea

COMANDANTE
BIONDO

A sinistra, busto di
Augusto: il princeps
era biondo con naso
pronunciato e la
fronte alta.

Padrone assoluto. Vinse ad Azio (nel 31


a.C.), il rivale si suicid assieme alla regina egiziana e Ottaviano entr da trionfatore in Alessandria dEgitto il 1 agosto del 30 a.C. Non ebbe piet del figlio bastardo del padre adottivo, Cesarione. La partita era vinta, ma Ottaviano seguit ad
alternare pugno di ferro e diplomazia, crudelt e
clemenza, finch non ebbe conseguito il suo vero
scopo: succedere a Giulio Cesare nel ruolo di padrone assoluto.
In questo passaggio fece il capolavoro: un miracolo dastuzia, oltre che di spregiudicatezza. Senza
darlo a vedere, ingann le vecchie oligarchie: fece
mostra di voler restaurare la repubblica mentre, in
realt, rifondava la dittatura. Fu un ottimo attore.
Scelse il titolo di princeps, apparentemente pi umile di quello di imperator o di divus, non chiese magistrature straordinarie, anzi trasfer formalmente la
res publica dalla propria potest allarbitrio del Senato e del Popolo (parole sue). Il gesto gli valse, nel
27, lappellativo di Augusto (eccelso). Unautorit dallaura sacrale.
Pontefice. Il cerchio si chiuse nel 23, quando
il Senato gli confer la potest tribunizia perpetua
e limperio proconsolare, ovvero poteri eccezionali di veto e una potest territoriale di fatto illimitata sulle province del nascente impero. Ottaviano complet len plein nel 12 a.C., assumendo anche la leadership in campo religioso, con la carica
di pontefice massimo. Di fatto, era divinizzato come il prozio.
A quel punto comp un ulteriore salto di qualit diventando un amministratore saggio e accorto.

Attu riforme radicali: dopo quella agraria, quella


fiscale, che alleggeriva limposizione sulle colonie;
pass poi al riassetto urbanistico di Roma e delle
province; irrobust forze dellordine ed esercito. Accentrando il potere, debell molte sacche di corruzione e parassitismo.
Il moralizzatore. Alla restaurazione degli antichi valori repubblicani corrispose una campagna
moralizzatrice. Nella quale Augusto si comport,
per i nostri canoni, da maschilista: proib alle donne di fare politica, mise fuori legge ladulterio e autorizz mariti e padri delle fedifraghe a vendicare
lonta uccidendo i loro amanti. Non esit a spedire in esilio la sua stessa figlia, Giulia, rea di spassarsela con troppi suoi oppositori. Ma si guard bene dallapplicare la norma a se stesso: in terze nozze
impalm Livia, secondo alcune fonti ancora incinta del precedente coniuge, Tiberio Claudio Nerone, e secondo altre incinta di lui (che quindi ne fu
lamante). Voleva darsi una discendenza e, per risolvere la questione dinastica, cre un incredibile
intrico genealogico. Il suo figliastro Tiberio, sposando sua figlia Giulia, divenne suo genero e il patrigno dei figli (suoi nipoti) che Giulia aveva avuto dal precedente marito, Agrippa: Gaio e Lucio.
Gi, perch, prima di rassegnarsi ad adottare Tiberio, Augusto aveva pensato di designare eredi i
rampolli del suo migliore amico. Dopo 44 anni di
principato scaltro e assennato Ottaviano rese lanima agli di nellagro di Nola (19 agosto del 14). E
con la sua dipartita cal il sipario su una irripetibile et delloro. 

Dario Biagi

4
3

LESSING/CONTRASTO

SCALA

GETTY IMAGES

VESPASIANO - 9 D.C.

Limperatore
MONTANARO
Sal al TRONO a 60 anni
e il suo nome celebrato
dai BAGNI pubblici.
Ma Vespasiano fu il vero
FONDATORE dellimpero

Il trionfo di
Vespasiano e
del figlio Tito
dopo la campagna
militare in Giudea,
in un dipinto
del 1537.

importanti: la stessa che leg il suo nome allAnfiteatro Flavio, alias Colosseo. Ma quella non fu lunica grande opera firmata dai Flavi.
Magnificenza. Il Colosseo solo la pi famosa, sottolinea Angelo Bottini, per anni soprintendente archeologo di Roma. Allo stesso periodo risalgono anche il Campidoglio, il Tempio della Pace, uno stadio (oggi piazza Navona) e unimmensa
reggia, costruita sul Palatino e perci detta Palatium, parola poi adottata ovunque quasi immutata
(palazzo, palace, palais) come sinonimo di edificio
importante. Davanti a un tale Rinascimento, il
poeta Marziale applaud: Roma tornata se stessa.
Va detto per che i Flavi ebbero gioco facile, perch prima di loro limpero era caduto cos in basso
che le cose potevano solo migliorare. Alla dinastia
Giulio-Claudia, estintasi con Nerone, era subentrato un vuoto di potere diventato subito caos: il Senato era ridotto a una finzione, lerario a una voragine;

91

LESSING/CONTRASTO

PADRE E
FIGLIO

termin gli ebrei, ma non si chiamava Adolf


Hitler. Tent di risanare il deficit statale a
suon di tasse, tirandosi addosso i mugugni
delle categorie colpite, ma non era un ministro delle Finanze. Distribu a destra e a sinistra
un umorismo impietoso (v. riquadro nelle pagine
seguenti) con cui irrideva tutti, anche se stesso, per non si chiamava Maurizio Crozza. Infine, fu il
vero fondatore dellImpero romano, eppure non si
trattava di Cesare Augusto. Il suo nome completo
era Tito Flavio Vespasiano, ma di solito viene citato semplicemente come Vespasiano per evitare confusioni col figlio Tito, suo successore.
Nacque venti secoli fa, il 17 novembre dellanno 9,
a Vicus Phalacrinae, un paesino sperduto sui monti di Rieti. E and al potere 60 anni dopo, allet in
cui di solito si pensa solo ai nipotini e alla pensione.
Fu il nono imperatore di Roma, il quarto dellanno 69 e il primo della dinastia Flavia, una delle pi

Spirito da caserma

URBANISTI

Allinterno
del Tempio
della Pace
fu esposta,
allinizio del
III secolo, una
mappa in
pietra
di Roma, la
celebre
Forma Urbis.

econdo il biografo
latino Svetonio,
Vespasiano fu
molto spiritoso, bench
un po scurrile. Rilette
oggi, alcune sue uscite
sembrano in realt
autentiche battute da
caserma. Una volta, parlando di un uomo dagli
attributi maschili molto
sviluppati, disse che
camminava brandendo
una lancia dalla lunga
ombra.
Meno greve e pi
simpatica fu lironia che
limperatore us con
se stesso. Durante il
trionfo al ritorno dalla
Giudea, annoiato per
la lentezza del corteo,
mormor: Sono giustamente punito perch
sono stato cos folle

da voler trionfare da
vecchio.
Nota spese. Unaltra
volta, avendo pagato
una prostituta, al segretario che gli chiedeva
come motivare la spesa
nella contabilit ufficiale, rispose: Per lamore
che Vespasiano ispira.
E quando gli proposero
di farsi erigere un grande monumento, ribatt
indicando il palmo
della mano: Certo, ecco
la base!. Il suo humor
non venne meno neanche in fin di vita; infatti,
sentendosi morire,
Vespasiano comment:
Credo che io stia per
diventare un dio. Poi si
alz dal letto, dicendo:
Un imperatore deve
morire in piedi. E spir.

Vespasiano fu il primo IMPERATORE senza parenti in Senato.


10 quartieri della capitale erano bruciati nel famoso
incendio del 64, mentre le varie legioni si erano auto-promosse a partiti armati dei numerosissimi aspiranti al potere.
Il fondo si tocc nel 69, quando Roma registr
due record: un disavanzo senza precedenti del bilancio statale (40 miliardi di sesterzi) e uninflazione di imperatori (quattro in 11 mesi, tutti militari,
tutti lun contro laltro armati).
Il primo dei quattro, Galba, incoronato dai soldati della Spagna, mor in un agguato a gennaio. Il
secondo, Otone, leader dei pretoriani della capitale, si suicid in aprile. Il terzo, Vitellio, sostenuto
dalle legioni della Germania, fu sconfitto a dicembre da quelle della Siria, fedeli al quarto: Vespasiano, appunto, che rifond limpero a partire da quel
bagno di sangue.
Senza piet. Lo storico latino Svetonio (I-II secolo), biografo di 12 imperatori, narra che a Vitellio,
trovato nascosto in un pertugio, prima furono legate le mani dietro la schiena, poi gli fu messa una corda al collo e gli furono strappate le vesti, mentre alcuni gli gettavano immondizie e lo bersagliavano con
lo sterco. Portato seminudo nel foro e dileggiato per
i suoi difetti fisici (era obeso e claudicante) lo sconfitto fu infine scorticato poco a poco e trainato nel Tevere con un gancio.
92

Dopo quel trattamento, nessuno os pi opporsi al nuovo sovrano.


Vespasiano affront in modo altrettanto deciso
il problema erario. Svetonio, schierato a difesa dei
contribuenti recalcitranti, riassunse tutto cos: Non
pago di reclamare le imposte non pagate sotto Galba,
di averne aggiunte di nuove e assai gravose, di aver aumentato, e talvolta raddoppiato, i tributi delle province, si diede anche a speculazioni disonorevoli per un
semplice cittadino, acquistando merci allingrosso al solo scopo di rivenderle poi, pi care, al dettaglio. Daltra parte il deficit andava sanato.
Non sappiamo a quanto ammontasse il Pil
dellImpero romano, quindi non possiamo dire
quanto rappresentavano 40 miliardi di sesterzi in
rapporto alla ricchezza prodotta, commenta larcheologo Filippo Coarelli, professore emerito allUniversit degli studi di Perugia. Possiamo per farci unidea approssimativa del valore della somma in base al suo potere dacquisto: si pu
dire che un sesterzio poteva valere circa un paio di euro. Insomma, a Vespasiano servivano entrate straordinarie pari a 80 dei nostri miliardi. Cos limperatore invent una
tassa su tuttaltra merce: lurina
(v. riquadro nellultima pagina).

UOMO RUDE

Sotto, un busto
in porfido
dellimperatore,
nato in una valle
appenninica
dellAlto Lazio.

R. MENEGHINI/INKLINK (2)

Per questo tratt con durezza lantica ARISTOCRAZIA romana


PACIFICATI

LESSING/CONTRASTO

Sopra, ricostruzione
del Tempio della Pace,
a Roma, inaugurato
da Vespasiano nel 75 e
ampliato e modificato
in epoche successive.

Funzion: il tesoretto ricavato san i bilanci e bast per avviare un piano di edilizia pubblica che rimise in moto tutta leconomia.
Plebeo. Ma chi era luomo che normalizz Roma a suon di ganci, cantieri e pip-tax? Antichi scultori ci hanno lasciato varie statue, che per sono cos diverse fra loro da far pensare talvolta ad abbellimenti agiografici. Il busto ritenuto pi attendibile
in Danimarca, alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. Raffigura un Vespasiano lontano dalla ieratica maest di Augusto e dal fascino torvo di Nerone: ha collo taurino, volto squadrato, testa calva,
occhi troppo vicini per apparire intelligenti; pi che
un imperatore, sembra un omone pi bravo a lavorare con le mani che con la testa.
Perch stupirsi, in fondo? A differenza dei predecessori (tutti nobili), lideatore del Colosseo non
vantava certo un pedigree di sangue blu. Suo padre
Flavio Sabino aveva fatto lesattore in Asia, poi lusuraio in Svizzera. E suo nonno Tito Flavio Petrone era stato prima centurione di Pompeo (sconfitto da Giulio Cesare) poi cassiere di una casa daste
e caporale di braccianti. Insomma, la gens Flavia
era una normale famiglia dellordine equestre (il ceto medio dei Romani) senzaltro oscura e priva di avi
di rilievo, secondo il solito Svetonio.
Lalbero genealogico non cambiava granch sul

fronte materno: Vespasia Polla, mamma del futuro


imperatore, discendeva da una stimata ma provincialissima famiglia umbra (i Vespasii, appunto), il
cui massimo vanto era aver dato il nome a una collina fuori mano tra Norcia e Spoleto.
Con queste premesse, nessuno avrebbe scommesso un sesterzio sul futuro del giovane Vespasiano.
Che infatti, prima di diventare militare, per campare si adatt a fare un po di tutto: dal mercante di bestiame (lo chiamavano Mulattiere) allestorsore di
tangenti. Daltra parte, Vicus Phalacrinae non offriva molte opportunit di carriera.
Oggi il paese di Vespasiano si chiama Cittareale ed
un centro sciistico a 20 km da Amatrice, patria dei
bucatini allamatriciana. Ma allora di sci, di bucatini e di turismo non si parlava e se qualcuno citava
Phalacrinae lo faceva per tuttaltri motivi: le sorgenti del Velino, che sgorgavano fuori porta; i lupi, che
dinverno calavano fin tra le case; infine un tempio
a una dea montanara (Vacurea), che contava molti
devoti nella valle ma nessuno altrove.
Negato. Nemo propheta in patria (Nessuno
profeta in patria) dicevano i Latini. Ma Vespasiano non fu profeta neanche in trasferta, almeno da
giovane. Prima trasloc a Cosa (oggi Ansedonia di
Orbetello, Gr) e ad Aventicum (oggi Avenches, in
Svizzera), incollato alle gonne di una zia e alla tu93

LESSING

Ad Alessandria dEgitto lo chiamavano VENDITORE di


bastoncini di PESCE: aveva TASSATO anche quegli SPIEDINI
nica del pap usuraio. Poi esord nella vita pubblica a Roma; ma a un concorso per un posto di edile (una sorta di magistrato) arriv sesto, cio ultimo.
E se poi ricopr altri incarichi (pretore, console, proconsole dAfrica) fu grazie allappoggio del fratello
Sabino, pi rampante di lui.
Quel montanaro inurbato non sembrava davvero
nato per larte sottile della politica. Nel 51, alla fine
del mandato in Africa (che Svetonio giudic corretto e Tacito invece screditato e malvisto), fu preso
a rape in faccia dalla folla in tumulto ad Adrumento (Tunisia). Poco pi tardi, introdotto alla corte
dei Giulio-Claudi, collezion una gaffe dopo laltra:
mentre Nerone declamava i suoi noiosissimi versi
davanti a una claque compiacente, Vespasiano dormiva senza ritegno. Perci cadde totalmente in disgrazia, riferisce Svetonio.
In armi. Molto pi che come politico, il parvenu
di Phalacrinae ebbe fortuna come militare. Ai tempi
dellimperatore Claudio (41-54) combatt in Ger94

mania e poi in Britannia, dove il 33enne Vespasiano conquist 20 citt pi Vectis, lattuale Wight,
nel canale della Manica: la stessa isola che 19 secoli
dopo, allepoca degli hippies, divenne la sede di leggendari raduni rock.
Nellimmediato il futuro imperatore non ricav
granch dai suoi successi: lonore del trionfo sui Britanni and a Claudio, giunto in zona a operazioni
quasi concluse. La fama di buon soldato guadagnata oltre Manica gli torn per utile un quarto di secolo dopo, quando regnava Nerone e Roma era invischiata in una grana: il Vicino Oriente, infiammato dalla setta ebraica degli Zeloti, era in rivolta.
Nel caso di Vespasiano, la vita cominci davvero
a 60 anni: Nerone, narra Giuseppe Flavio, storico
ebreo romanizzato, lo invit ad assumere il comando
delle forze in Siria dopo molti complimenti e attestazioni
di stima, dettati dalla necessit di quel momento critico.
In Giudea. Nerone prendeva due piccioni con
una fava: liberava la corte da un corpo estraneo

RASO AL SUOLO

Modello del
Secondo Tempio
di Gerusalemme
(ricostruzione del
Tempio di Salomone)
nel 20 circa: 50 anni
dopo fu distrutto
dal figlio di
Vespasiano, Tito.

GALBA

OTONE

VITELLIO

SCALA (4)

NERONE

ANARCHIA

Alla morte di Nerone,


nel 68, in un anno
furono proclamati tre
imperatori (qui sopra).
Galba, acclamato
imperatore dai suoi
legionari nel giugno
del 68: fu ucciso
dopo 7 mesi. Otone
regn dal 15 gennaio
al 16 aprile del 69,
quando fu deposto da
Vitellio. Questultimo,
acclamato imperatore
in Germania,
fu sconfitto da
Vespasiano nel
dicembre 69.

imbarazzante e affidava il Vicino Oriente a un castigamatti di provata capacit. Lincarico era invece
ad alto rischio per chi lo riceveva: i rivoltosi avevano
gi massacrato la guarnigione di Gerusalemme, risparmiandone il comandante solo a patto che si facesse circoncidere.
Vespasiano, giunto alla fine della carriera militare, non aveva molto da perdere: cos part con suo
figlio Tito, 5 legioni e una miriade di muli del nato Appennino; invase Galilea e Giudea e prese varie citt, ricambiando con linteresse la ferocia degli
Zeloti, senza fare troppi distinguo fra ribelli e civili.
Un paio di anni dopo Gerusalemme era accerchiata.
La tradizione ebraica ricorda quella spedizione come un incubo, superato solo dalle stragi dei crociati e
dei nazisti. Proverbiale rimasta la conquista di Giaffa, di cui Giuseppe Flavio parla cos: Caduti i combattenti, tutti gli altri furono trucidati allaperto o nelle case, giovani e vecchi senza distinzione; nessun maschio fu risparmiato salvo i bambini, ridotti in schiavit con le madri. Fu allora che gli ebrei superstiti
cominciarono a migrare dalla Palestina, disperdendosi nel mondo e dando vita alla cosiddetta diaspora.

E io metto una tassa sulla pip

u un ottimo
amministratore, disposto a
cavare denaro anche
dalle pietre pur di
salvare limpero dalla
crisi economica. Il
lusinghiero giudizio
su Vespasiano dello
storico Filippo Coarelli, studioso dellet
dei Flavi. Ma pi che
dalle pietre, limperatore ricav soldi
da altre due fonti:
gli ebrei e i fullones

(tintori-lavandai). Ai
primi, dopo la caduta
di Gerusalemme,
fu imposto il fiscus
iudaicus, una tassa
sul culto. Sui secondi
grav invece una
singolare pip-tax,
applicata ai gabinetti
pubblici.
Non olet. Spiegazione: allepoca i fullones
erano soliti raccogliere gratis lurina dalle
latrine per ricavarne
ammoniaca. Ma Ve-

spasiano decise che


quella merce andava
pagata. Si narra che,
criticato da Tito per
quella tassa, mostr
al figlio i soldi ricavati
e glieli fece annusare,
commentando con
una celebre frase:
Pecunia non olet (Il
denaro non puzza).
In sua memoria,
dall800 e fino a pochi
decenni fa, i gabinetti
pubblici furono detti
vespasiani.

Riscatto. A fine campagna (70 d.C.) Gerusalemme cadde, il Tempio di Salomone fu distrutto e
il suo mitico tesoro fin a Roma per essere poi esposto nel sedicente Tempio della Pace. Ma quellepilogo ebbe come protagonista solo Tito, perch gi
dallanno prima Vespasiano era tornato in Italia a
riscuotere il trionfo: morto Nerone, infatti, le sue
truppe lavevano acclamato imperatore, in antitesi a Vitellio. Inizialmente resto, aveva accettato dopo aver saputo che il rivale aveva ucciso suo fratello. Inizi cos lultimo decennio di quellimperatore per caso, che nella terza et riscatt con grande
senso dello Stato gli anni precedenti, intrisi di rudezza provinciale e crimini di guerra.
Monarchia. Oltre a realizzare opere pubbliche
e risanare lerario, il primo dei Flavi fu mecenate di
artisti, poeti e insegnanti (ai quali assegn una pensione). Ma pi di tutto, a caratterizzare il suo regno
fu una legge detta De Imperio Vespasiani: una sorta
di Costituzione, incisa su due tavole di bronzo collocate in Campidoglio. Cosa cera scritto?
In dettaglio non si sa, risponde Filippo Coarelli. O meglio, si sa solo a met, perch una tavola
si salvata ma laltra no. Possiamo comunque dire
che il De Imperio fissava i poteri dei vari organi dello
Stato. Durante la precedente dinastia Giulio-Claudia, Roma si era basata sulla finzione che la repubblica fosse ancora viva e che limperatore fosse solo
un magistrato straordinario, il principe di un Senato che restava formalmente detentore del potere.
Da Vespasiano in poi non fu pi cos. Infatti, messa
da parte ogni ipocrisia, col De Imperio Roma divent ufficialmente una monarchia ereditaria.
A me succederanno i miei figli, o nessuno, amava
ripetere Vespasiano. E fu cos: dopo di lui and al
potere Tito, poi laltro figlio Domiziano. Non era
solo un mutamento dinastico: Lavvento al potere dei Flavi comport la sostituzione dellaristocrazia senatoria con esponenti di lites italiche esterne a Roma, osserva Bottini. Soltanto con il nono
imperatore, dunque, era nato davvero limpero. 
Nino Gorio
95

ADRIANO - 76 D.C.

FOLLIE

damore
A

PAZZO PER LUI

MUSEO NACIONAL DEL PRADO

La statua di Antinoo
(110-130 d.C.),
il giovane amante
dellimperatore
Adriano, conservata
al Museo del Prado
di Madrid.

96

Madrid, Museo del Prado, sala 74, c


una scultura-capolavoro in marmo, che
ricorda un irrisolto giallo depoca. il
busto di un giovane con capelli ricci e
muscoli ben torniti, sotto a cui c una didascalia:
Antinoo, 131-132 d.C., autor annimo. Chi era costui? Un tizio nato in Bitinia (Turchia) e affogato
nel Nilo nel 130 d.C. a ventanni, non si sa se per
suicidio, omicidio o incidente. Ma perch a un ragazzo di provincia fu dedicato un busto cos, degno di un re? Il quesito tanto pi valido se si pensa che i ritratti di Antinoo sparsi nel mondo sono
ben 135: lo Stato che ne ha di pi lItalia (38), seguita da Vaticano (15), Germania (14), Grecia (12)
e altri 16 Paesi, inclusi Canada e Algeria.
Per capire tanti onori postumi, e forse anche per
spiegare la fine di Antinoo, bisogna rileggere la storia di un altro personaggio, ben pi potente del giovane turco. Cio quella del quattordicesimo imperatore romano, nato in Baetica (Andalusia) da coloni di Atri (Te), rimasto orfano a 9 anni e allevato,
anche se non adottato, da un parente, un militare
destinato a grandi onori. Il nostro aveva 4 nomi (Publio Elio Traiano Adriano) ma noto come Adriano e basta. Il parente, che ne aveva altrettanti, ricordato come Traiano.
Successione sospetta. Il racconto pu partire
dalla fine del primo secolo, quando Adriano aveva
ventanni o poco pi. Erano tempi particolari, quelli: limpero era quasi al culmine della sua espansione, in Oriente Parti ed Ebrei davano filo da torcere alle legioni e a Roma non regnava una vera dinastia, come quelle dei decenni precedenti (la GiulioClaudia e la Flavia). Infatti, estinti da poco i Flavi,
iniziava lera dei cosiddetti Antonini, coi quali il trono non fu pi trasmesso dagli imperatori in carica
ai figli, bens a eredi morali, scelti per adozione.
Il primo degli Antonini, nominato dal Senato nel
96 d.C., fu Nerva, da cui il potere pass poi a Traiano (98). Il quale (forse) indic come erede Adriano,
adottandolo sul letto di morte (117). Ma il forse

Sal al potere in modo


SOSPETTO, ma poi
divenne uno dei pi
grandi imperatori
di ROMA. Fin
quando mor il
suo giovane
AMANTE.
E lui perse
la TESTA

AL VERTICE
DELLIMPERO

A. DE LUCA

Busto di Adriano
(76-138 d.C.)
conservato ai Musei
Capitolini. Limperatore
guid Roma nel suo
periodo doro. Ma
quando mor il suo
amante, Antinoo, perse
la testa: lo divinizz,
perseguit la moglie e
ordin uno sterminio
di Ebrei.

Il VALLO che costru in Gran


Bretagna era lungo 120 KM
ed era difeso da 9MILA soldati
CON LA MOGLIE

Adriano e la moglie Vibia


Sabina in una scultura
di epoca romana conservata
al Louvre. Rappresentano
Marte e Venere.

dobbligo perch uno storico del III secolo, Elio


Sparziano, tramanda unaltra versione: Si mormorava che ladozione fosse dovuta a una manovra di Plotina (limperatrice uscente, ndr), che quando Traiano era gi morto avrebbe fatto parlare con falsa voce da
morente un altro al posto dellimperatore.
Il lugubre aneddoto confermato da un altro storico antico, Dione Cassio, che precisa: La morte di
Traiano fu nascosta per alcuni giorni, perch si diffondesse prima la notizia delladozione. Ma la truffa fu
presto dimenticata, anche perch il neo-imperatore
cerc subito di ingraziarsi tutti: lesercito, cui raddoppi una tantum la paga; il Senato, cui invi una
lettera di ossequi; il popolino, cui diminu le tasse;
persino il fantasma di Traiano, cui tribut un trionfo postumo, mettendo sul carro un ritratto del caro estinto.
Arte e pace. Eppure, nonostante questi metodi
clientelar-scaramantici, Adriano si caratterizz presto per almeno tre dati positivi: in politica interna
diede prova di grande tolleranza, allestero promosse una politica di pace universale fondata su antiche
tradizioni, infine in campo culturale tent di convincere il mondo che larte ha smesso di essere un lusso, diventata una risorsa. Le prime due frasi virgolettate sono del gi citato Sparziano, la terza di una
biografa moderna del sovrano, la belga Marguerite Yourcenar.
In realt la tolleranza sul fronte interno fu tale solo per i tempi, cio relativa. Anzitutto, infatti,
Adriano dispose una maxi-purga dellapparato statale, per allontanare certi funzionari che erano pi
fedeli allimperatore defunto che a quello in carica.
Quindi fece giustiziare quattro patrizi, colpevoli di
aver ordito una congiura contro di lui. E pi tardi,
nel 135, in Medio Oriente, dopo unennesima rivolta ebraica fece addirittura radere al suolo
Gerusalemme (v. riquadro qui sotto).
Ma allora la fama di tollerante da dove
arriva? Soprattutto dalla politica garan-

Spietato con gli Ebrei

A. DE LUCA

acifista per lungo


tempo, Adriano si
macchi negli ultimi
anni di una delle pi feroci
repressioni della storia
di Roma, culminata nella
distruzione di Gerusalemme. Tutto inizi nel
132, quando gli Ebrei (gi
reduci da due rivolte finite
male, fra laltro con la

demolizione del Tempio),


saputo che Roma intendeva costruire un santuario
a Giove sul Monte Moriah
(lattuale Spianata delle
Moschee), si ribellarono
per la terza volta e cacciarono i Romani dal loro territorio. Alla testa dei ribelli
cera tale Simone detto
Bar Kokhba (Figlio della

SGUARDO A ORIENTE

Tempio di Adriano a Efeso,


in Turchia. Limperatore
rafforz i confini in tutta
lAsia Minore.

BRIDGEMAN/ALINARI

SCALA

MURO A NORD

Il Vallo di Adriano, in
Gran Bretagna. Una
difesa contro Pitti,
Briganti e Caledoni.

LIMPERO AL TOP

Lestensione di Roma fra il 117 e


il 135 d.C. Adriano, che regnava
sullintero Mediterraneo, consolid i
confini e la struttura dellimpero.

al suolo Gerusalemme e
la sostituirono con una
citt di stile ellenistico, Elia
Capitolina. Bar Kokhba
fu catturato e presumibilmente ucciso. Dopo il
fallimento della rivolta,
il messia fu impietosamente ribattezzato Simon
Bar Koseba (Figlio della
Menzogna).

NEL NORD AFRICA

Le terme fatte costruire


da Adriano a Leptis
Magna, una citt allora in
espansione, in Libia.

99

SCALA

Stella), auto-dichiaratosi
messia.
Strage. La reazione imperiale arriv 3 anni dopo e
fu spietata: 80 mila soldati
calarono sulla Giudea,
fecero 580mila morti,
distrussero 985 villaggi e
50 fortezze (i dati sono desunti dalla Storia romana
di Dione Cassio). Poi rasero

RIFORM la pubblica amministrazione, rendendola pi efficiente.


SUGGESTIONI
DORIENTE

Cariatidi nel
canopo di
Villa Adriana a
Tivoli, un bacino
dacqua ispirato
allomonima
localit nei pressi
di Alessandria
dEgitto. Villa
Adriana ricca
di richiami alla
cultura ellenistica
e a quella orientale.

tista usata verso gli schiavi e i cristiani. Sul fronte


schiavi furono varate leggi progressiste: una vietava di vendere donne ai bordelli senza motivo,
unaltra proibiva di uccidere uno schiavo in assenza
dellok di un giudice. Quanto ai cristiani, poi, eloquente una lettera del 122 a Caio Minucio Fundano, proconsole dAsia, lettera che conosciamo perch fu poi inclusa in un testo di Eusebio di Cesarea, padre della Chiesa (265-340). Ecco il passo che
interessa:Se i cittadini della provincia sono in grado
di sostenere apertamente laccusa contro i cristiani, in
modo da poter reggere un contraddittorio in tribunale,
ricorrano a tale procedura e non a voci e congetture. Se
infatti qualcuno vuole formalizzare unimputazione,
opportuno istruire un processo. Insomma, se c chi li
accusa e dimostra che essi stanno agendo contro legge,
decidi secondo la gravit del reato. Ma, per Ercole, se
qualcuno denuncia solo per calunniare, valuta la gravit dei fatti e puniscilo.
Rafforzare i confini. La lettera a Fundano era
una doppia rivoluzione, perch forse per la prima
volta si stabilivano due principi giuridici illuministici. Il primo: lonere della prova spetta a chi accusa. Il secondo: non vanno punite le opinioni (vedi
lessere cristiani), bens i fatti. Ma la rivoluzione pi
grossa avvenne in politica estera, dove Adriano, imperatore pacifista, interruppe il plurisecolare espansionismo di Roma, stabil confini sicuri e pur di ottenerli ridusse volontariamente la superficie dellimpero, evitando conflitti inutili.
Per capire la portata della svolta, occorre fare un
passo indietro. Nei primi anni del II secolo Traiano aveva annesso lArmenia (allora pi vasta di oggi), la Dacia (Romania), la Mesopotamia (Iraq) e il
regno dei Nabatei (Giordania e parte dellArabia),
portando limpero a dimensioni record: 5,5 milioni di chilometri quadrati, come unUnione Europea
moltiplicata per 1,3. Ma, salvo la Dacia, erano tutte
conquiste fragili: per mantenerle bisognava prepa-

rarsi a nuove guerre. Per giunta altri confini barcollavano, dalla Britannia a nord alla Mauritania a sud.
Ebbene: in Mauritania Adriano us il pugno di
ferro, ma sulle altre frontiere cerc soluzioni diverse.
In Britannia costru una grande muraglia (il famoso Vallo di Adriano), opera solo difensiva, che sanciva la rinuncia a invadere la Caledonia (Scozia). E
in Oriente abbandon gran parte delle conquiste di
Traiano: restitu lindipendenza allArmenia, si ritir dalla Mesopotamia, inaugur relazioni coi Parti,
nemici storici. Poi prese a viaggiare per tutto limpero, per conoscere e farsi conoscere.
Cos fin per macinare migliaia di chilometri, pi
in stile da saccopelista che da sovrano. Narra Dione Cassio: Si spostava sempre a piedi o a cavallo, non
saliva mai su un carro. Che piovesse o picchiasse il
sole, non si copriva mai il capo. E una volta in Grecia semin la scorta e spar tra la folla. Uno stile cos informale gli guadagn simpatie: Sparziano scrive che anche i re della Battriana (oggi Afghanistan,
ndr) gli inviarono unambasciata chiedendo di stabilire buone relazioni.
Sposato, ma... Oltre a quelle simpatie afghane, i
viaggi fruttarono ad Adriano almeno altre tre cose:
una cultura sterminata, ignota ai predecessori, che
spesso erano stati solo grezzi soldatacci; una sintonia profonda con il modo di vivere e di sentire del
mondo ellenizzato; infine una grande storia damore. Che per aveva un dettaglio anomalo: loggetto
del desiderio non era una donna, ma un altro maschio, un bellissimo ragazzo conosciuto in Cilicia.
Cio quellAntinoo del busto esposto al Prado.
Flash-back per chi ama il gossip: in giovent Adriano aveva sposato una bis-nipote del suo tutore Traiano, tale Vibia Sabina; ma il matrimonio, celebrato
per ragioni politiche, non era stato dei pi felici, probabilmente anche perch il futuro imperatore non
aveva mai nascosto la sua tendenza gay, o almeno bisex. Elio Sparziano parla maliziosamente di giovanet-

A caccia, senza piet

SCALA

Q
100

uasi sempre mite


con gli uomini,
Adriano non lo fu
con gli animali. Infatti il
suo hobby preferito era
la caccia, meglio se a carnivori di grossa taglia.
A cavallo. Secondo i suoi
antichi biografi uccise di

sua mano diversi leoni,


ma non si sa dove (pi
probabilmente in Medio
Oriente che in Africa). Invece in Europa praticava
la caccia al cinghiale: una
volta, riferisce Dione Cassio, ne abbatt uno con
un solo colpo di lancia.

Nelle sue battute venatorie limperatore usava


sempre lo stesso cavallo,
Boristene. E quando questi mor, gli fece costruire
una tomba ad Apta Julia
(Gallia Narbonense)
con una colonna votiva
e unepigrafe, che si

E VIAGGI, instancabile, in ogni angolo dell IMPERO

conserva tuttora. Invece


in Bitinia, per ricordare
una sua caccia a unorsa,
fond addirittura una
citt (Adrianotera)
dove lanimale era stato
ucciso.
Strage di felini. La
bramosia di sangue

animale che Adriano


nutriva non si limit
allattivit venatoria:
negli spettacoli circensi
vennero organizzate
massicce stragi di
felini (venivano uccisi
anche cento capi a
spettacolo).

PROSPERIT

Unaltra immagine
di Adriano, questa
volta di profilo.
Il suo impero fu
caratterizzato
da pace, efficienza
e fioritura di arti
e cultura.

A. DE LUCA

ti tanto cari allimperatore, di fanciulli sedotti a corte, di rapporti con uomini adulti e dulcis in fundo anche di adultri commessi con donne sposate.
Le molte corna bipartisan di cui Vibia fu gratificata, devastanti per la coppia, ebbero per effetti positivi sulla Storia dellarte, perch Adriano, come ogni
marito che deve farsi perdonare qualcosa, us verso la moglie una generosit esagerata. Infatti le don uno dei monumenti pi sontuosi dellimpero, la
Villa Adriana di Tivoli, che dal 1999 lUnesco tutela come patrimonio dellumanit, giudicandola
un capolavoro che riunisce in maniera unica le forme
pi alte di espressione delle culture materiali dellantico mondo mediterraneo.
Il mondo in una villa. Il giudizio non eccessivo. A Tivoli, cio a 28 km dalla capitale, Adriano
cre uno specchio della sua cultura eclettica, copiando tutto ci che lo aveva colpito di pi durante i suoi
viaggi: dalle cariatidi dellEretteo di Atene al Canopo, un porto vicino ad Alessandria; dalle Amazzoni
del Tempio di Efeso a un coccodrillo di marmo cipollino, clone del dio egizio Sobek. Quel pot-pourri,
dove la lupa di Romolo e Remo conviveva con una
sfinge egizia e con statue simil-greche, doveva essere choccante per un romano medio. Ma limperatore che aveva ideato la villa ci teneva a lasciare tracce
di s pi nella Storia dellarte che in quella militare;
quindi il pot-pourri di Tivoli divent un paradigma
trendy, perch era davvero a misura di Adriano. Il
quale, curioso per indole e sprovincializzato per scelta, era attratto da tutto ci che profumava di esotico.
E soprattutto dalla cultura greca, tanto che fu tra i
pochi romani iniziati ai misteri eleusini, i riti esoterici legati al culto di Demetra, dea delle messi, che
si tenevano due volte lanno a Eleusi, presso Atene.
Nello sterminato complesso di Tivoli, che copriva
unarea di 120 ettari, fra le cose che avevano colpito di pi Adriano, ovviamente non poteva mancare Antinoo: anche perch in fondo quella love story

Si innamor di un giovane,
ANTINOO, che mor in
circostanze MISTERIOSE.
Disperato, lo divinizz

SCALA

Il Pantheon di Roma.
Distrutto da un
incendio nell80, fu
ricostruito da Adriano.

FORZA MILITARE

Busto di Adriano in abiti


militari, realizzato nel
117-118. stato trovato
a Villa Adriana, ma
conservato al British
museum di Londra.

102

era coerentissima con gli usi e la cultura greca, dove


la componente omosex aveva radici profonde. Cos limperatore, con una faccia di bronzo da manuale, piazz nella villa donata alla moglie un busto del
suo boyfriend: proprio quello del Prado di Madrid.
Quanto dur la storia damore fra Adriano e Antinoo? Circa sei anni: inizi forse nel 124 e fin nel
130, con la tragedia sul Nilo. E poich Antinoo affog quando era ventenne, matematica vuole che
avesse iniziato la sua relazione con limperatore a 1314 anni. Se accadesse una cosa simile oggi, Adriano avrebbe seri guai con il codice penale, ma allepoca nessuno ci badava. E il sovrano itinerante, che
per quel ragazzo della Bitinia aveva un trasporto
non ortodosso ma sincero, lo port con s in molti suoi viaggi.
Morte misteriosa. Laveva con s anche sul Nilo, nei pressi dellattuale El-Minya. Era il 30 di ottobre, giorno sacro al dio egizio Osiride. Qualcuno
ud il tonfo di un corpo caduto nel fiume. Quando
lo ripescarono, Antinoo era ormai cadavere. Cosera
successo? Una caduta accidentale? Un suicidio causa
depressione? Un omicidio a sfondo passionale, magari per gelosia? Forse nulla di tutto ci, ma qualcosa di pi inquietante: un suicidio rituale, maturato
in quellarea grigia che sta a met strada tra magia,
culti orientali e follia pura.
Questa ipotesi, formulata gi da Dione Cassio, fu
poi rilanciata con pi dettagli da Aurelio Vittore,
un autore africano del IV secolo. In sintesi: Adriano aveva interrogato dei magi sul suo futuro. E quelli gli avevano risposto che sarebbe morto due anni
dopo salvo che qualcuno si fosse ucciso al posto suo.

LESSING/CONTRASTO

IL TEMPIO DI
TUTTI GLI DI

LAMANTE
DIVINIZZATO

Statua di Antinoo
rinvenuta a
Villa Adriana
e conservata a
Monaco di Baviera.
Qui lamante
di Adriano
raffigurato come il
dio egizio Osiride.

THE ART ARCHIVE (2)

DA TOMBA
A CASTELLO

Il Mausoleo di Adriano,
in seguito modificato
e diventato Castel
SantAngelo (a Roma).

Il povero Antinoo divent cos una vittima volontaria per allungare la vita del sovrano. Vero o no? Nessuno lo sa. Certo che limperatore fu sconvolto dalla morte del giovane: Lo pianse come una donnetta, dice Sparziano.
Da quel momento Adriano non fu pi lo stesso e precipit in una spirale ossessiva, vicina al delirio. Prima fece deificare il ragazzo perduto; poi riemp di sue statue limpero, tanto che Antinoo divent luomo pi effigiato della storia romana dopo Augusto; quindi gli dedic una citt in Egitto e
disse di aver visto una nuova stella, che era lo spirito del defunto amante asceso in cielo; infine massacr gli Ebrei e prese a maltrattare lincolpevole Vibia Sabina. Tanto che la donna, narra Aurelio Vittore, fu spinta a morte volontaria.
Disperazione e poesia. Poi lora del destino
scocc anche per Adriano. Che negli ultimi tempi,
afflitto da un male invalidante, tent tre volte il suicidio, ma invano. E dopo aver scritto unautobiografia, purtroppo andata perduta, prese a comporre
malinconiche poesie in stile ellenizzante, una delle
quali iniziava cos: Animula vagula blandula / hospes comesque corporis / quae nunc abibis in loca / pallidula rigida nudula... (Animella smarrita e leggera, / ospite e compagna del corpo, / che ora partirai
verso luoghi / sbiaditi, gelidi e spogli).
Lanimula di Adriano se ne and il 10 luglio 138.
Il corpo di cui era stata compagna per 62 anni fu sepolto in riva al Tevere, in un mausoleo colossale che
fu poi trasformato in una fortezza: lattuale Castel
SantAngelo.

Nino Gorio

SETTIMIO SEVERO - 146 D.C.

Come, partito da Leptis Magna,


il LIBICO Settimio Severo
divenne IMPERATORE
romano

Nelle mani
del

RAS
I

mmaginate che Roma sia senza governo e che


un ras nordafricano, abituato a restare accampato e a vivere in tenda, marci sulla citt seguito da soldataglie armate prendendo il potere. Di pi: immaginate che il ras occupi il Palatino razziando le merci, trattando i luoghi di culto
come fossero stalle e inaugurando unodiosa serie di
atti di terrorismo. Infine, immaginate che il ras e i
militari golpisti irrompano in Senato: lui per autonominarsi imperatore; loro soltanto per estorcere
un po di soldi ai senatori.
Niente paura: il quadro descritto sopra non un
incubo proiettato sul futuro ma quello vissuto in
unaltra epoca dai Romani: tutto quanto abbiamo
narrato, infatti, gi successo 18 secoli fa. Il ras-imperatore si chiamava Settimio Severo, visse dal 146
al 211, regn dal 193 alla morte e negli ultimi suoi
anni si fece erigere due archi di trionfo, uno a Roma
e uno in Libia. E le parole tra virgolette sono prese
da una sua antica biografia in latino.
Rese dei conti. Dice un noto adagio che dallalba si conosce il giorno. E il giorno, cio il regno,
di Settimio Severo fu in linea con laurora violenta
del Palatino. Negli anni del potere severiano, infatti, a Roma furono giustiziati senza processo almeno
41 personaggi eccellenti dellaristocrazia; in Gallia
furono sterminati i partigiani di tale Clodio Albino,
un aspirante imperatore rivale, con tutti i loro fami104

NATIONAL GEOGRAPHIC STOCK

LALTRA SPONDA

TIPS IMAGES

Sopra, il teatro e le
rovine romane di
Leptis Magna (Libia)
oggi tutelate
dallUnesco ma a
rischio per la guerra
civile in corso nel
Paese. A sinistra, un
busto di Settimio
Severo, imperatore
dal 193 d.C.

gliari; in Nord Africa infine furono perseguitati i cristiani. Ci accadde soprattutto ad Alessandria, precis un secolo pi tardi il teologo Eusebio di Cesarea.
Posta e annona. Eppure Settimio non port solo
sangue. In Libia rivolt come un calzino la sua citt
natale (Lpqy, alias Leptis Magna) e ne fece una sontuosa metropoli. In Egitto concesse ad Alessandria
di avere un senato autonomo. In Oriente e in Britannia rafforz i confini, combattendo Parti e Caledoni. A Roma fond un servizio postale gratuito e
ristruttur lannona (il sistema di rifornimento degli
alimentari), rendendola cos efficiente che nel 210 la
citt aveva grano per 7 anni. Ovunque, infine, inaugur un nuovo stile artistico, ricco di spunti esotici.
Altre novit ci furono in politica. Infatti dopo il
193 a Roma mutarono tutti gli equilibri: il senato
perse potere a favore dei militari, gli italiani a favore dei popoli delle province, che si videro aprire carriere prima precluse. Esempio: il corpo dei pretoriani, le guardie scelte di corte, da sempre riservato ai
romani de Roma, fu sciolto e sostituito da soldati
africani e illirici (leggi dalmati e albanesi). Era una rivoluzione: come se oggi in Vaticano le guardie svizzere fossero licenziate e sostituite con hezbollah libanesi o beduini cammellati.
Nuovo corso. Quella rivoluzione sal fino allOlimpo, dove Settimio introdusse una nuova divinit
esotica: se stesso, autonominato in vita dominus ac

deus (signore e dio, caso senza precedenti in riva al


Tevere). Un sussulto di megalomania? No, una scelta ponderata. Spiega lo storico Franco Cardini: Sostenitore convinto di una visione religiosa del potere, Settimio Severo fu il vero iniziatore a Roma di
un culto incentrato sullidea di monarchia sacra, ereditata dallEgitto e dalla Grecia tramite Alessandro
Magno. A molti europei moderni lidea di uno Stato che fa tuttuno con Dio provoca immediate crisi
di rigetto; ma alla fine del II secolo d.C., quando a
Roma ogni certezza cominciava a scricchiolare, lidea di Settimio era una trovata avveniristica, in grado di infondere sicurezza e destinata a durare fino
al Medioevo: in fondo, il Sacro romano impero di
Carlo Magno fu un pronipote dello Stato di Settimio. Chi fu dunque il ras di Lpqy? Un bieco golpista o un precursore? Rivediamo tutto daccapo, partendo dalle fonti.
A caccia di informazioni. A narrare del primo
(non unico) imperatore africano di Roma sono vari
testi latini. Ma quelli che contano sono solo due. Il
primo si intitola De Caesaribus e fu scritto da Aurelio Vittore, uno storico del IV secolo di cui si sa poco. Laltro noto come Storia augusta: una serie di
biografie imperiali, di cui si ignorano sia la data (forse il V secolo) sia gli autori (la firmano sei nomi, ma
forse sono tutti falsi). La parte su Settimio (24 capitoli) di un presunto Elio Sparziano. Insomma,
105

MONDADORI PORTFOLIO/AKG

Quando, nel 193, Settimio Severo divenne imperatore, Leptis


Magna super i 100MILA abitanti e tocc il suo APOGEO
SEVERI

Sopra, da destra,
Settimio con i figli
Geta (al centro)
e Caracalla:
questultimo
nel 212 fece
assassinare
il fratello coimperatore.

106

le due principali fonti di notizie sono praticamente


anonime e tarde. Di un terzo testo, pi vicino ai fatti, la Storia romana di Cassio Dione, abbiamo solo
brani monchi. Totalmente perduta, infine, unautobiografia che Settimio scrisse (o meglio fece scrivere, perch il suo latino zoppicava) alle soglie della
terza et. Perch un testo cos importante sia sparito
nelle pieghe della Storia lo capiremo poi.
Tirate le somme, molto non . Fra laltro, la Storia
augusta non va presa per oro colato perch si dilunga su incantesimi, presagi e simili. Esempio: da giovane, una notte il nostro sogn di succhiare il latte da
una lupa, come Romolo e Remo. Oggi chi facesse un
sogno cos si limiterebbe a giocare un terno al lotto:
33 (il latte), 88 (la lupa) e 64 (i gemelli). Invece Settimio ne dedusse che avrebbe regnato su Roma. E il
sedicente Sparziano prese cos sul serio la notizia che
la tramand ai posteri.
Radici. Eppure, se sfrondata dalle suggestioni divinatorie, la Storia augusta sembra ben informata. Riferisce fra laltro che Settimio nacque

l8 di aprile; che da ragazzo il suo hobby preferito era giocare al giudice in finti processi ai coetanei; che suo padre (Geta) e sua madre (Fulvia Pia),
bench residenti in Africa, venivano da famiglie con
cittadinanza romana di lunga data; che lui comunque studi latino e greco solo a scuola, come si fa
con le lingue straniere; infine che la sua giovent
fu piena di passioni, talvolta di veri e propri delitti.
Ma anche i precedenti penali contano poco se si hanno santi in paradiso. Settimio ne aveva solo uno, per potente: uno zio che era stato console e che lo present nientemeno che
allimperatore Marco Aurelio. Il quale lo prese in simpatia e lo avvi a una carriera-lampo
nella pubblica amministrazione.
Cos Settimio a 25 anni divenne senatore e questore, poi fu governatore della Betica (oggi Andalusia) e della Sardegna, quindi proconsole in Africa, pretore e console a Roma, infine dux militare in
Germania e Pannonia (oggi Ungheria).
Fu proprio mentre era in Pannonia che decise di

Austero ma... cornuto

marciare su Roma e di prendere il potere assoluto


con la forza. Lo scenario era favorevole: dopo che
tre imperatori consecutivi (Commodo, Pertinace e
Didio Giuliano) erano morti ammazzati, a Roma le
istituzioni erano allo sbando, mentre i contingenti militari delle province scalpitavano, invocando la
presa del potere da parte dei rispettivi ras (o duces
che dir si voglia). Settimio Severo gioc danticipo,
battendo sul tempo tutti i colleghi-rivali. Col risultato che gi conosciamo.
A questo punto sorge inevitabile una domanda:
ma Settimio Severo era un vero africano, o solo un
colono di stirpe italica nato in Libia? Dubbio legittimo, se si pensa che i suoi genitori avevano la cittadinanza romana, che suo zio era un ex console, che il
suo nome non era berbero e il suo curriculum poteva essere quello di un giovane rampante della Roma
bene. Daltra parte, per, sappiamo che limperatore parlava male il latino, che amava larte e la cultura provinciali e che detestava certe istituzioni simbolo della romanit, vedi il senato.
Vero africano o italiano dAfrica, dunque? Pi verosimile la prima ipotesi, ma non cercate una risposta nella Storia augusta: non c. Pi eloquenti sono
le rovine di Leptis Magna, 130 chilometri a est di
Tripoli, lungo la costa. L, alla foce di un fiumiciattolo spesso semisecco (Wadi Lebdah), sorgono monumenti impressionanti, tutti taglia XL: templi, terme, un teatro, un anfiteatro, un mercato, una basilica, un viale colonnato e tre archi di trionfo, il pi
imponente dei quali dedicato (ovviamente) a Settimio. Il tutto copre 150 ettari, due volte gli scavi di
Pompei. Un tesoro archeologico, fra i pi importanti dellAfrica (figura nella lista dei patrimoni dellumanit dellUnesco), che purtroppo a rischio per le
condizioni di instabilit politica del Paese.
Riscoperta. Pu sembrare incredibile, ma solo
un secolo fa di tutto ci non si vedeva nulla: lantica citt era coperta di sabbia e il suo porto interrato. Riportare alla luce Leptis Magna fu unimpresa

imperatore-controfigura.
Tollerante. Questo aneddoto su Settimio Severo
riferito, come tutte le
notizie precedenti, dalla
Storia augusta, testo
latino che a volte scende
al livello del puro gossip.
Un esempio: riferisce
che la seconda moglie
dellimperatore, la siriana
Giulia Domna, era famosa per i suoi adulteri, ma
lui non la ripudi.

Busto di Giulia
Domna, moglie
di Settimio.

M. MEROLA

salute era cagionevole,


perseguitato da unartrite devastante. Per questa
ragione, al suo ritorno
da una guerra vittoriosa
contro i Parti, rinunci al
trionfo dovutogli perch
non riusciva a stare ben
dritto sul carro; ma per
non annullare la festa incaric uno dei suoi figli di
sostituirlo. Cos il trionfo
si celebr caso unico
nella Storia con un

quasi esclusivamente italiana: a iniziare, nel lontano


1911, fu Salvatore Aurigemma, primo soprintendente alle antichit della Tripolitania coloniale; ma
a fare il lavoro maggiore, dal 1936 in poi, fu un suo
successore, Giacomo Caputo, col sostegno politico
di Italo Balbo, fascista anomalo, pioniere dellaviazione e allepoca governatore della Libia.
Se Leptis rinacque a nuova vita, levatrice del parto
fu proprio Balbo, che invest negli scavi somme immense, in parte ottenute con pubbliche sottoscrizioni dai toni commoventi (v. foto a destra e in basso).
Perch tanto impegno, chiaro: disseppellendo rovine romane in Libia (non solo a Leptis,
ma anche a Sabratha e nellex Oea, lattuale Tripoli) lItalia coloniale voleva dimostrare di avere diritti storici sul Paese, quindi legittimarne loccupazione.
Ci non solo nel periodo fascista, ma anche prima. C un film, che in Italia pochi hanno visto, dove tutto ci viene descritto bene. Si intitola Il leone del deserto
e fu realizzato nel 1981 dal regista ameri-

SPONSOR

La serie di cartoline emesse


nel 1939 per finanziare
la missione archeologica
italiana in Libia.
SCALA

ellabbigliamento era sobrio:


portava sempre
un ruvido mantello
sopra una tunica ornata
appena da un filo di porpora. A tavola era quasi
vegetariano, ghiotto
delle verdure della sua
terra. Di aspetto era
bello e imponente, col
volto incorniciato da una
barba lunga e da capelli
bianchi e riccioluti. Ma di

I turbolenti anni dei Severi

S
SCALA

ettimio Severo non fu


un breve temporale
passeggero. Infatti
la dinastia da lui fondata
(detta dei Severi) regn
su Roma per 40 anni quasi
ininterrotti, con cinque
imperatori: il capostipite, i
suoi figli Caracalla e Geta,
il pronipote di sua moglie
Eliogabalo e il cugino di
questi Severo Alessandro.
Ma il fattore S influenz
quasi tutto il III secolo, an-

che al di l dei discendenti


diretti.
Immigrati. Dopo Settimio lincoronazione di
imperatori non italiani si
ripet: nel 217 tocc a un
altro africano (Macrino,
originario della Mauritania), nel 235 a un trace
(Massimino), nel 244 a un
arabo (Filippo). Un altro
effetto del fattore S fu
luso dei golpe militari, che
inizi col ras di Leptis Ma-

gna e nel III secolo divenne


la norma: dei circa 30 imperatori (o co-imperatori)
che si succedettero dalla
morte di Settimio (211)
allavvento di Diocleziano
(284), almeno due terzi
furono scelti dai rispettivi
soldati e poi assassinati da
militari avversari, o a volte
addirittura dai propri. Non
a caso questo periodo
detto dellanarchia
militare.

Insieme a OEA (oggi Tripoli) e SABRATHA, nel III secolo


LEPTIS MAGNA costituiva la TRIPOLITANIA
Settimio, la moglie
e i figli nel Tondo
severiano: Geta fu
cancellato dopo la
sua morte.

TESORI
QUOTIDIANI

Mosaico del II secolo


d.C. raffigurante una
coppia di pescatori.
conservato, come altri
tesori dei siti romani
dellattuale Libia, nel
Museo archeologico
di Tripoli.

cano di origine siriana Mustapha Akkad con attori di


primordine, fra cui Anthony Quinn e Oliver Reed.
In una scena di quel film, Oliver Reed nei panni
di Rodolfo Graziani (lo spietato predecessore-successore di Balbo) mostra un antico sesterzio a un capo ribelle prigioniero (Omar Al-Mukhtar, interpretato da Anthony Quinn): Vedi questa moneta?, dice. stata trovata in Libia e dimostra che i miei avi
vivevano qui prima dei tuoi. Lepisodio non inventato: Graziani ne parla nelle sue memorie. Gli
scavi di Leptis rispondevano alla stessa logica della
moneta, anche se Balbo, pi diplomatico del collega, non lo esplicit.
Inganni. Se oggi Graziani potesse visitare la citt
di Settimio Severo, dovrebbe rimangiarsi la sua aggressiva baldanza, perch a ben vedere le rovine di
Leptis evocano lItalia solo in apparenza. Anzitutto,
la pianta della citt non ha lo schema geometrico ti-

pico dei centri romani, ma si adatta al terreno, con


tipica duttilit maghrebina. Inoltre presso il mercato c un tempio di Serapide, dio supremo di Alessandria dEgitto. Infine, ovunque si incontrano lapidi con nomi tuttaltro che latini: Iddibal, Suphunibal, Annobal e addirittura Hannibal, come il nemico giurato di Roma. E non finita. La scoperta pi
inattesa che a Leptis Magna tutte le scritte pubbliche erano doppie, come oggi in Alto Adige: accanto
alla versione in latino (lingua ufficiale) ce nera una
in punico (lidioma di Cartagine, lingua corrente).
Vendetta punica. Il dettaglio illuminante: la
patria di Settimio Severo, nata 700 anni prima di
lui come porto fenicio e diventata poi cartaginese,
era sopravvissuta alla distruzione di Cartagine (146
a.C.) e si era sottomessa a Roma; ma dopo oltre 3
secoli parlava ancora il punico e chiamava i suoi figli Hannibal. Ci vale anche per la famiglia di Settimio: una sua sorella, immigrata a Roma, era cos digiuna di latino che lui se ne vergogn e la risped subito a casa. E qui si torna al nostro quesito: Settimio
Severo era un vero africano? Senzaltro s: quandanche avesse avuto avi in Italia, la sua cultura, la sua
lingua, i suoi usi erano punici. Se invece che in Libia
fosse nato in Algeria 18 secoli dopo, forse lavrebbero definito pied noir, come i parigini chiamavano
i coloni francesi del Maghreb, ormai avvezzi pi al
cous-cous che alle baguettes.
Dunque Leptis Magna, con buona pace di Balbo
& C., invece di provare presunti diritti romani sulla
Libia rivela una realt assai diversa: 339 anni dopo la
fine delle guerre puniche e la distruzione di Cartagine, un neocartaginese conquist Roma, umiliando
la sua classe dirigente e usando le risorse dellimpero per fare di Lpqy, sperduto porticciolo di provinCORBIS

RIMOSSO

GETTY IMAGES

cia, una Leptis bella, opulenta e soprattutto Magna.


Era la vendetta di Annibale, in fondo. Non a caso,
dice la Storia augusta, Settimio fu poi venerato come un dio dagli africani.
Revisionismi. Ma il falso storico tentato dai colonialisti italiani poca cosa di fronte alla manipolazione compiuta sulla pelle di Settimio Severo dai
benedettini medioevali. I quali, trovandosi di fronte
a vari testi relativi a quel sovrano controverso, duro
e soprattutto anticristiano, scelsero di copiare e trasmettere ai posteri solo i libri che ne parlavano male. Tra questi cera appunto la Storia augusta che, enfatizzando le stragi innumerevoli di Settimio, lo de-

finiva tout court assassino senza scrupoli, dotato di


rara ferocia e di carattere crudele.
Morale: la versione pi antica della Storia augusta
(il Codice Palatino 899, attribuito a monaci del IX
secolo) tuttora conservata con cura in Vaticano.
Invece lautobiografia dellimperatore cartaginese, che dava tuttaltra lettura dei fatti e non rispondeva allinteresse della Chiesa, non fu trascritta e and perduta. Forse Settimio presag questa damnatio
memoriae: prima di morire (in Britannia, durante
una spedizione) lasci per se stesso un amaro epitaffio: Tutto ci che ho fatto non servito a nulla.

A ROMA

LArco di Settimio
Severo nel Foro
Romano, eretto
nel 203 in onore
dellimperatore.
Qui, in un quadro
di Luigi Bazzani
(1836-1927).

Nino Gorio

109

Si vis pacem para


bellum, scriveva
Vegezio nel IV
secolo d.C.:
chi aspira alla
pace prepari la
guerra. Perch
una cosa sapeva
fare limpero:
dare battaglia.
Per conquistare il
mondo e imporre
la pax romana,
aveva collezionato
nemici di tutto
rispetto. Eccoli in
questa carrellata.
A cura di Lidia Di Simone

110

BRIDGEMAN/ALINARI

AKG/MONDADORI PORTFOLIO

ALAMY

DI ROM A

I NEMICI

GLI ANTAGONISTI

Porsenna

Brenno

Pirro II

Chi era: la leggenda vuole che


Tarquinio il Superbo, dopo
la sua cacciata, cercasse di
rientrare a Roma con lappoggio di Porsenna, re etrusco di
Chiusi, ma nel 508 a.C.
lassedio della citt fall anche
per opera delle azioni eroiche
di Orazio Coclite, Muzio
Scevola e Clelia. Invece, come
sostiene la moderna storiografia, il lucumone (re) Lars
Porsenna riusc a invadere
Roma, occupandola poi per
molti anni.
Perch odiava Roma: la citt
era solo una pedina al centro
di un disegno pi vasto, occupare la Campania.
Vittorie: presa di Roma.
Punti forti: impose a Roma
un trattato che, consentendo
la lavorazione del ferro solo
per attrezzi agricoli, costringeva di fatto la citt al disarmo.
Punti deboli: la paura provata
davanti alla prova di coraggio
di Muzio Scevola (si bruci la
mano che aveva fallito lobiettivo di ucciderlo). Ma questa
solo leggenda.
Forse la sua fu debolezza
paterna: si ritir da Roma
dopo che il figlio Arunte era
morto in battaglia contro una
coalizione di Latini.
Si disse di lui: Mai prima il
Senato aveva provato un panico simile, tante erano allora la
potenza di Chiusi e la fama di
Porsenna (Tito Livio, Ab urbe
condita).
Se fosse rimasto a Roma:
la civilt romana sarebbe stata
una civilt etrusca e noi ora
parleremmo unaltra lingua.

Chi era: il gallo che conquist


Roma. Il nome (corvo in
celtico) divenne sinonimo di
capo. Nato dai Galli Senoni,
invase lItalia occupando le
attuali Romagna e Marche e
letrusca Chiusi. Nel 390 a.C.
penetr nellUrbe, assediando
il Campidoglio fino al pagamento di un riscatto. Secondo
la tradizione, alle proteste
romane Brenno butt la sua
spada sulla bilancia che doveva pesare loro, minacciando
Vae victis! (guai ai vinti).
Perch odiava Roma: i Celti
avevano bisogno di terre e
ricchezze che si procuravano
attraverso periodiche migrazioni.
Vittorie: battaglia del fiume
Allia (il 18 luglio del 390 a.C.,
che nel calendario romano
divenne giorno nefasto).
Sconfitte: battaglie di Fiesole
e Bergamo.
Punti forti: secondo Tito
Livio, i Galli nella lotta si
avvantaggiano pi del terrore
che non della forza.
Punti deboli: si suicid sul
fiume Brembo per aver perso
un duello con il console romano Torquato.
Si disse di lui: Si accordarono
per un riscatto di mille libbre
doro: a tanto si comprava il
popolo che tra breve avrebbe
avuto il dominio del mondo
(Tito Livio, Ab urbe condita).
Se fosse rimasto a Roma:
lipotesi improbabile,
perch la tecnica di guerra dei
Galli era basata sulla scorreria,
non sulla conquista di ampi
territori.

Chi era: sovrano dellEpiro,


fu cacciato dal suo regno e
ripar in Italia per appoggiare
Taranto nella guerra contro
Roma (e le citt della Magna
Grecia contro Cartagine).
Vinse a Eraclea (Basilicata) e
ad Ascoli Satriano (Puglia),
pagando per un pesante
tributo di sangue (da qui la
vittoria di Pirro).
Perch odiava Roma: in
realt, il re epirota aveva nei
suoi progetti la conquista
dellItalia, della Sikelia (la
Sicilia), isola ricca e popolosa,
dellAfrica e di Cartagine. Ma
sulla sua strada incontr i
Romani.
Vittorie: battaglia di Eraclea e
di Ascoli dApulia.
Sconfitte: battaglia di
Maleventum, che i Romani
ribattezzarono in Benevento.
Punti forti: era uno studioso
di strategia militare; allesercito e ai suoi elefanti sapeva poi
unire la diplomazia.
Punti deboli: la grande
ambizione. Come Alessandro Magno, si prefiggeva la
conquista del Mediterraneo,
ma sottostim lorganizzazione di Roma e si fece un altro
nemico, Cartagine.
Si disse di lui: (I Tarantini
presero) Pirro come condottiero [...] dal momento che era
quello fra i re che pi ne aveva il
tempo ed era il pi abile generale (Plutarco, Vite di uomini
illustri).
Se avesse vinto: probabilmente la Grecia avrebbe
esteso nuovamente la sua influenza sullItalia Meridionale.

fine VI secolo a.C.

V-IV secolo a.C.

319 ca.-272 a.C.

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AKG/MONDADORI PORTFOLIO

MONDADORI PORTFOLIO/AISA

Viriato

Giugurta

Mitridate VI

Spartaco

Chi era: il capo dei Lusitani,


un pastore che inflisse pesanti
sconfitte ai Romani capeggiando una federazione di trib
iberiche ( considerato il primo
eroe spagnolo e portoghese).
Perch odiava Roma: difendeva lindipendenza della sua
terra, passata dal dominio
rapace dei Cartaginesi a quello
duro dei Romani.
Vittorie: formidabili azioni di
guerriglia.
Sconfitte: Quinto Fabio
Massimo Emiliano lo costrinse
a ritirarsi dalle principali citt
lusitane, Cepione gli decim
gli uomini.
Punti forti: tattica, strategia,
comando. In sette anni di
lotte non ebbe un solo caso
di indisciplina. Era leroe
incorruttibile. Appiano nella
Storia romana lo defin prima
latronum dux, capo dei banditi,
ma poi ammise che questo
povero pastore era riuscito a
sollevare tante popolazioni in
guerra da essere considerato il
difensore della Spagna contro i
Romani.
Punti deboli: non seppe prevedere il tradimento dei suoi,
che sobillati dai Romani lo
assassinarono nel sonno (ma
non ci guadagnarono perch,
disse il console, Roma non
paga i traditori).
Si disse di lui: Am cos tanto
la sua patria che, per difenderne
la libert, combatt contro i
Romani fino alla morte (Sesto
Giulio Frontino, Stratagemata).
Se avesse vinto: la Spagna
non sarebbe stata un Paese
latino.

Chi era: figlio adottivo del re


di Numidia, stermin gli eredi
designati per conquistare il
trono, provocando la reazione
di Roma che gli mosse guerra.
Vinse durante tutta la prima
fase delle guerre giugurtine,
ma si arrese a Gaio Mario.
Perch odiava Roma: non
doveva stimare troppo le
istituzioni repubblicane, visto
che Sallustio gli attribuisce la
frase Romae omnia venalia sunt (a Roma tutto in
vendita).
Vittorie: assedio e saccheggio di Cirta, battaglie in Africa
contro Aulo Postumio.
Sconfitte: battaglia del Mutule contro Cecilio Metello.
Punti forti: la mancanza di
scrupoli nel non tener fede
ai patti, il gioco diplomatico
mentre ordiva assassini e
rappresaglie. La guerriglia in
Africa gli valse il soprannome
di leone del deserto.
Punti deboli: avido di comando, esager con gli eccidi
(ammazz anche il cugino)
e con la corruzione (loro di
Giugurta pag i generali).
Si disse di lui: Crebbe, pieno
di forze, bello daspetto ma soprattutto di grande intelligenza, non si lasci corrompere dal
lusso o dallozio [...] feriva per
primo ed era fra i primi a ferire
il leone e le altre belve, faceva
moltissime cose, ma parlava
pochissimo di s (Sallustio,
Bellum Jugurthinum).
Se avesse vinto: non
avremmo avuto il poemetto
in latino di Giovanni Pascoli,
ispirato alla sua morte.

Chi era: il re del Ponto. Contro


di lui si schierarono nelle tre
guerre mitridatiche generali
del calibro di Silla, Lucullo e
Pompeo.
Perch odiava Roma: voleva
diventare il padrone del
Mar Nero e dellAnatolia e si
eresse a campione dellellenismo contro i valori di Roma
sterminando tutto quel che
ricordava il nemico (nei vespri
asiatici massacr 80mila
mercanti romani rastrellati in
Asia Minore).
Vittorie: nella Seconda guerra
mitridatica (83-82 a.C.) Lucullo
ottenne successi, ma perse il
comando.
Sconfitte: nella Prima guerra
mitridatica (88-84 a.C.) Silla lo
cacci dalla Grecia; lo batt
Pompeo nella terza (75-65
a.C.).
Punti forti: non aveva debolezze. Detronizz la madre,
imprigionandola, spos la
sorella e fece uccidere il fratello. Come racconta Appiano,
assumeva un po di veleno al
giorno per fortificare se stesso
contro il veleno di altri (da qui
il termine mitridatismo).
Punti deboli: fu tradito dai figli Mancare e Farnace e trafitto
dai suoi uomini.
Si disse di lui: Regn su
ventidue nazioni, amministrava
le loro leggi in altrettante lingue
[...] senza bisogno di interprete
(Plinio il Vecchio, Naturalis
historia).
Se avesse vinto: Roma avrebbe perso i suoi domini in Asia
Minore, non ci sarebbe stato
lImpero bizantino.

Chi era: schiavo, sfid Roma


a capo di una rivolta nella
Terza guerra servile. Nato da
pastori traci, si era arruolato
nellesercito romano per poi
disertare. Ridotto in schiavit,
fu venduto a una scuola di
gladiatori e combatt contro
umani e belve fino alla fuga
sul Vesuvio, a capo di 70
ribelli.
Perch odiava Roma: cercava vendetta contro chi lo
aveva reso schiavo, devastando il suo Paese.
Vittorie: battaglia del Vesuvio
contro Glabro e del Saline
contro Varinio; scontro con le
legioni dei consoli Lucio Gellio e Gneo Cornelio Lentulo;
vittoria su Mummio, spalla di
Crasso.
Sconfitte: battaglia del Sele
contro Crasso, che annient
60mila ribelli e crocifisse gli
altri lungo la via Appia. I rimanenti li fin Pompeo.
Punti forti: arriv a radunare
nelle campagne del sud oltre
100mila schiavi.
Punti deboli: durante loccupazione di Calabria e Lucania
si lasci sfuggire di mano il
controllo dei ribelli, che saccheggiarono e stuprarono.
Si disse di lui: Bisogn
adoperare tutte le forze
dellimperio per domar quello
schermitore. [...] Si pu dire che
morisse come un vero general
desercito (Lucio Giulio Floro).
Se avesse vinto: non avrebbe
sovvertito lo schiavismo romano ma forse, dopo i plebei,
al consolato avrebbe potuto
arrivarci anche un ex schiavo.

180 ca.-139 a.C.

160 ca.-104 a.C.

132 ca.-63 a.C.

109 ca.-71 a.C.

111

CORBIS

ALINARI

CORBIS

Vercingetorige

Arminio

Budicca

Decebalo

Chi era: capo dei Galli Arverni


(insediati nella regione dellAlvernia), guid la ribellione
contro Giulio Cesare, che infine lo batt e lo tenne prigioniero a Roma per 6 anni (per
esibirlo nel trionfo del 46 a.C.)
facendolo poi strangolare.
Perch odiava Roma: suo
padre fu ucciso dai nobili
Galli, i Romani per lui furono
una ragione per mobilitare
il popolo e riprendere il suo
rango, per di pi facendosi
proclamare re.
Vittorie: assedio di Gergovia.
Sconfitte: battaglia di Alesia.
Punti forti: fu il primo a
federare la maggior parte
dei Galli, che allepoca erano
divisi, creando un fronte
comune contro Roma. Per un
po blocc Cesare adottando
la tattica della terra bruciata
e costringendolo a lunghi
assedi.
Punti deboli: aspettava i
rinforzi, ma lassedio di Alesia
ridusse i suoi alla fame e
Cesare era un osso assai duro
da rodere.
Si disse di lui: A Vercingetorige, allunanimit, viene
affidato il comando supremo.
Ricevuto questo potere comanda a tutte le trib di inviargli
ostaggi [...] e soldati, stabilisce
la quantit di armi che ciascun
popolo deve produrre [...]. A
questo suo zelo affianca una
grande severit nellesercitare il
potere (Giulio Cesare, De bello
gallico).
Se avesse vinto: avrebbe
reso assai pi difficoltosa la
nascita dellimpero.

Chi era: il capo della trib


dei Germani Cherusci, che a
neanche 30 anni annient tre
legioni romane nella selva di
Teutoburgo.
Perch odiava Roma: allavversione innata univa un risentimento verso suo zio Segeste
alleato del governatore Varo
che gli aveva negato la mano
della figlia.
Vittorie: battaglia della
foresta di Teutoburgo, dove
stermin sino allultimo
uomo, scrisse Velleio, lesercito
romano guidato da Publio
Quintilio Varo. Alla notizia,
Augusto scoppi in un pianto
dirotto, scrisse Dione, e Svetonio aggiunse che per mesi
sbatteva la testa contro uno
stipite, gridando Varo, rendimi
le mie legioni!.
Sconfitte: fu battuto dallallora console Germanico che
recuper due delle tre aquile
di Teutoburgo nella piana
di Idistaviso e presso il Vallo
angrivariano.
Punti forti: aveva servito
nellesercito romano e aveva
ricevuto la cittadinanza.
Punti deboli: fall nel creare
unalleanza dei popoli germanici e fu ucciso dai suoi.
Si disse di lui: per il carattere
impetuoso Tacito lo defin
uno spirito pazzo, lincendiario
della Germania.
Se avesse vinto: conquistando la Germania, Roma mise un
cuscinetto fra s e i turbolenti
barbari del nord. Perdendola
non ci sarebbe mai stata la
massima espansione dellimpero nel periodo adrianeo.

Chi era: la regina della trib


britannica degli Iceni (nota
anche come Boudiga o
Boadicea). Capeggi la rivolta
contro i Romani, che dopo la
morte del marito Prasutago
avevano invaso le sue terre e
violentato le figlie.
Perch odiava Roma: racconta Tacito che voleva vendicare
la perdita della libert, riscattare il proprio corpo fustigato e il
pudore violato delle figlie.
Vittorie: i saccheggi delle
colonie romane di Camulodunum (Colchester), Londinium
(Londra) e Verulamium (St Albans), provocando 70-80mila
morti.
Sconfitte: la battaglia della
strada Watling contro Svetonio
Paolino, dove perse
80mila uomini (secondo
Tacito) e si suicid.
Punti forti: la sete di vendetta.
Incitava i suoi uomini ricordando loro che non era la prima
donna a guidarli in battaglia
e faceva leva sul risentimento
contro la durezza dei dominatori romani.
Punti deboli: la superiorit
tattica di Roma.
Si disse di lei: Era una donna
molto alta e dallaspetto terrificante. Aveva gli occhi feroci e la
voce aspra. Le chiome fulve e [...]
mentre parlava, teneva stretta
una lancia che suscitava terrore (Cassio Dione Cocceiano,
Storia romana).
Se avesse vinto: i Romani avrebbero perso prima
del tempo la Britannia. Lei
divenne comunque il simbolo
dellindipendenza dellisola.

Chi era: ultimo re dei Daci,


popolo bellicoso stanziato
alla sinistra del Danubio. Decebalo governava un regno
vasto e potente che comprendeva anche i popoli dellovest.
Perch odiava Roma: difendeva lindipendenza della
Dacia (lattuale Romania) e
voleva anche estendere il suo
potere sulle regioni gi sotto
il controllo romano.
Vittorie: nell89, sebbene
sconfitto, stipul un accordo
molto vantaggioso con Domiziano: la pace, il mantenimento delle terre e una sorta di
sussidio a patto di rispettare
la frontiera del Danubio.
Sconfitte: nel 101 Traiano invase la Dacia. Dopo la vittoria
dei Romani a Sarmizegetusa
nel 102, segu la sconfitta
definitiva di Decebalo nel 105.
Nel 106 si tolse la vita.
Punti forti: era astuto e abile
dal punto di vista militare.
Punti deboli: sottovalut
Traiano e, venendo meno ai
patti, lo costrinse a una nuova
guerra che si rivel fatale.
Si disse di lui: Decebalo,
venuto a sapere dellarrivo di
Traiano, ebbe paura, poich
egli sapeva che in precedenza
aveva sconfitto non i Romani
ma Domiziano, mentre ora si
sarebbe trovato a combattere
sia contro i Romani, sia contro
Traiano (Cassio Dione).
Se avesse vinto: la Dacia non
sarebbe diventata provincia romana, non si sarebbe
latinizzata e ora non si
parlerebbe il rumeno, lingua
di derivazione latina.

80 ca.-46 a.C.

112

18 ca. a.C.-19 d.C.

33-61 ca. d.C.

I secolo-106 d.C.

SCALA

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SCALA

SCALA

Sapore I

Alarico

Attila

Genserico

Chi era: re dei Sassanidi, il


persiano Sapore (o Shapur)
collezion vittorie scontrandosi con tre imperatori: il giovane
Gordiano III nel 244, Filippo
lArabo nel 248 e infine Valeriano, che cattur. Non era mai
accaduto che un imperatore
fosse fatto prigioniero con
lesercito!
Perch odiava Roma: i Persiani non amavano lovest...
Vittorie: invasione della Mesopotamia (provincia romana);
Battaglia di Mesiche (Falluja)
dove sosteneva di aver ucciso
Gordiano III; presa di Antiochia; cattura di Valeriano a
Edessa (260).
Sconfitte: battaglia di Resena;
vittoria partica di Valeriano,
prima della cattura.
Punti forti: la cavalleria
pesante persiana, i famigerati
catafratti che con le loro cariche sbaragliavano la fanteria
romana, mentre gli arcieri
finivano gli uomini in rotta con
nugoli di frecce.
Punti deboli: formidabili in
campo aperto, i Persiani lo
erano meno di fronte alla rete
di citt fortificate che i Romani
avevano a guardia dei confini
orientali. Sapore non riusc
a invadere in profondit il
territorio romano.
Si disse di lui: Lattanzio
scrisse, nella Morte dei persecutori, che Sapore us Valeriano
come sgabello per salire a
cavallo, lo fece poi scuoiare e
lo appese in un tempio.
Se avesse vinto: la civilt
orientale avrebbe prevalso su
quella occidentale.

Chi era: il primo re dei Visigoti,


famoso per il sacco di Roma.
Combatt sotto il generale
romano Stilicone, poi ruppe
laccordo e invase lImpero
romano dOriente guidato dal
debole Arcadio.
Perch odiava Roma: si era
battuto al fianco dei Romani
nella battaglia del fiume
Frigido (Isonzo) senza poi
ottenere la promessa carica
di magister militum. In pi,
dopo la morte di Teodosio e
la divisione dellimpero, i suoi
Visigoti erano stati rispediti
nella Mesia, sul Mar Nero,
senza ricompensa.
Vittorie: invase lItalia e assedi
Roma una prima volta nel 408,
ottenendo un riscatto; la seconda volta la saccheggi per tre
giorni (agosto del 410 d.C.).
Sconfitte: battaglie di Pollenzo (402) e Verona (403), contro
il generale Stilicone.
Punti forti: la debolezza
dellimperatore doccidente
Onorio e del suo collega doriente Arcadio, due bambini
o quasi sul trono.
Punti deboli: il vero avversario di Alarico fu Stilicone, uno
degli ultimi grandi generali
romani.
Si disse del sacco: lo scempio
orrendo fu meno grave del
previsto. Nel fatto che Alarico
avesse risparmiato case e
basiliche gli storici cristiani (e
persino santAgostino) videro
una prova che la mano di Dio
aveva protetto lUrbe.
Se fosse rimasto a Roma:
avrebbe accelerato la dissoluzione della sua civilt.

Chi era: il flagello di Dio


che mise in scacco i Romani
fu lultimo re degli Unni e
govern un vasto impero
che si estendeva dallEuropa
Centrale al Mar Caspio e dal
Danubio al Baltico.
Perch odiava Roma: in realt
voleva solo riempire un varco
lasciato libero.
Vittorie: assedio di Costantinopoli, presa di Aquileia,
conquista di Milano.
Sconfitte: battaglia dei Campi
Catalaunici (vicino lodierna
Chaln-en-Champagne) dove
Ezio, lultimo dei grandi generali romani (anche se romano
non era), lo costrinse al ritiro.
Punti forti: riusc a dare al suo
popolo una forma di organizzazione statale, seppe parlamentare con i grandi, arriv
quasi a sposare la sorella di un
imperatore, ebbe un esercito
imponente (tra 300 e 700mila
uomini).
Punti deboli: lincontro con
papa Leone I sul Mincio (452)
che scongiur la marcia su
Roma. Ma forse fu sopravvalutato dalle fonti.
Si disse degli Unni: che sfoggiavano terribili cicatrici sul
volto. E ancora che mangiano
radici di erbe e carne semicruda,
emanano un fetore insopportabile [...] vivono costantemente
in groppa al cavallo (Ammiano
Marcellino).
Se avesse vinto: qualcuno ha
detto che cambiando lesito
della battaglia dei Campi Catalaunici oggi gli europei discenderebbero in linea diretta dalle
orde dei barbari.

Chi era: re dei Vandali e degli


Alani, dalla Betica (Spagna del
Sud) dove risiedeva il suo popolo pass in Africa invadendo
Mauritania, Numidia e Africa
Proconsolare. Espugn Cartagine, si impadron di parte
della flotta romana e la us per
invadere Sicilia, Sardegna e
Corsica, costringendo limperatore Valentiniano a dargli la
sovranit sui domini africani.
Perch odiava Roma: da
federati, i Vandali rivendicavano terre e potere. Genserico
mirava a tutto.
Vittorie: conquista di Cesarea
e assedio di Ippona (430), la
citt di santAgostino. Con il
sacco di Roma del 455 umili
limpero.
Sconfitte: insignificanti.
Punti forti: in pochi anni trasform un popolo barbarico
in una delle maggiori potenze
mediterranee.
Punti deboli: lepisodio di
papa Leone Magno, che lo
induce a risparmiare la popolazione di Roma, fu edulcorato
dalla storiografia cristiana,
ma in effetti non vi furono da
parte dei Vandali
(a discapito del nome) n
eccidi n devastazioni.
Si disse di lui: Fece vela per
Cartagine, senza trascurare n il
bronzo n qualunque altra cosa
di valore [...]. Spogli anche il
tempio di Giove Capitolino e si
port via met del tetto, che era
fatto di bronzo (Procopio, Le
guerre).
Se avesse vinto: conquistato
il sud, stava puntando al resto
dellimpero.

215 ca.-272 d.C.

370 ca.-410 d.C.

407 ca.-453 d.C.

390 ca.-477 d.C.

113

ZENOBIA - 242 D.C.

242 d.C. Presunta


data di nascita di
Zenobia. Nulla
si sa sulla sua
infanzia.
267 Muore suo
marito Odenato,
principe di
Palmira. Zenobia
sale al trono.
269-270
Zenobia prende
lAsia Minore e
arriva fino ad
Alessandria
dEgitto.
270 A Roma
sale al potere
Aureliano, che
inizialmente non
ostacola Palmira.
271 Risolti i
problemi in Italia,
Aureliano decide
di ristabilire
il controllo in
Asia.
272 Limperatore
riconquista
i territori di
Zenobia e
anche Palmira si
arrende.
Autunno 272
Zenobia fatta
prigioniera e
portata a Roma.
273 Le legioni
romane
saccheggiano
Palmira dopo una
ribellione.
274 La regina sfila
a Roma in catene
doro, e viene
relegata a Tivoli
fino alla morte.

BELLA, dotta e SPREGIUDICATA, per molti aspetti


simile a Cleopatra: ecco chi era la regina di PALMIRA
(in Siria), che conquist lEgitto e os sfidare Roma

La regina

RIBELLE

Lultimo sguardo
della regina Zenobia
su Palmira (opera
di Herbert Schmalz,
1856-1935).
In basso a destra,
il Tempio di Baal
a Palmira. La citt
(oggi in Siria) era il
centro politico del
territorio governato
dalla regina.

UIG VIA GETTY IMAGES

on c donna che non abusi del potere che riuscita a ottenere, scrisse
nel 700 Pierre Choderlos de Laclos nel romanzo Le relazioni pericolose. E Zenobia non fece eccezione, anche se dai
libertini francesi la separavano 15 secoli.
Non possiamo sapere se furono le passeggiate
lungo la grandiosa via colonnata, tra le statue dei
potenti della citt di Palmira, a suggerirle i primi
sogni di gloria. Fatto sta che su una di quelle colonne, nel 271 d.C., fu scritto il suo nome, accompagnato dal titolo di basilissa. La regina di Palmira
diceva di discendere da Cleopatra, da Didone e da
Semiramide. E come erede di tutte le grandi donne dOriente si comport, percorrendo con determinazione la strada difficile e, a posteriori, poco
proficua, che aveva scelto per s, per il figlio e per
il proprio regno. Come Cleopatra offr al proprio
Paese un ultimo momento di gloria. E come lei fece una brutta fine, osando troppo contro Roma.
Senza volto. Su di lei le notizie storiche scarseggiano e le poche fonti spesso contrastano, per eccesso o difetto di zelo. Di certo c che Zenobia era
diventata regina nel 267, alla morte di suo marito Settimio Odenato, come reggente del figlio Vaballato. Alcuni dicevano che fosse figlia di un commerciante di Palmira, ma diversi storici moderni
sostengono che suo padre fosse Iulius Aurelius Zenobios, un personaggio politico cui i palmireni dedicarono una statua intorno al 240-242, gli anni in
cui probabile sia nata la futura regina. Bet-Zabbai, il nome in aramaico di Zenobia, significherebbe tra laltro figlia di Zabbai, un suo antenato.
Per gli antichi questa donna era una leggenda,
ma nessuno ne ha mai descritto laspetto: bellezza
senza volto, gli autori della Historia Augusta la de-

finirono straordinariamente avvenente, casta, carismatica e generosa. Possedeva inoltre quelle doti
virili richieste a una regina: partecipava infatti alle battaglie, a cavallo o sul carro da guerra, e la sua
prestanza le permetteva di percorrere a piedi anche tre o quattro miglia. Era inoltre appassionata
di caccia e di vino, al punto da riuscire a mantenersi sobria anche quando gli altri avevano ormai
ceduto allebbrezza. Zenobia era colta, dotata in
campo politico e poliglotta: conosceva, oltre allaramaico, la sua lingua madre, anche legiziano, il
greco e un po di latino. Esempio di virt, era amata dai suoi sudditi e manteneva una corte fastosa,
frequentata da intellettuali e filosofi. Tutto vero?
limmagine retorica e altamente idealizzata di
una sovrana di cultura ellenistica-orientale, forte
e illuminata, spiega Eugenia Equini Schneider,
docente di Archeologia delle province romane

CORBIS

LADDIO
A PALMIRA

115

allUniversit La Sapienza di Roma, nel suo saggio sulla regina. E le suggestioni che la associano
a Cleopatra sono fortissime. Eppure nellantichit
non mancavano le voci discordi: tra gli storiografi a lei ostili, il greco Zosimo, autore della Histora
na, diceva che era superba. Lo confermavano gli
ebrei, che raccontarono delle sue maniere sprezzanti nei confronti di due rabbini venuti a chiederle la liberazione di un correligionario imprigionato in Galilea. Pare che Zenobia avesse troncato la
discussione cos: Viene insegnato che il vostro creatore adopera miracoli per coloro che si dedicano al
suo servizio.

Voglia di libert. In realt, Zenobia trattava con tolleranza gli ebrei e favoriva lintegrazione e la convivenza di culture e religioni diverse: Palmira era infatti un importante centro carovaniero sul fiume Eufrate, nel deserto siriano.
La vivace citt sorgeva in una vasta e lussureggiante oasi ed era quindi un punto di incontro
di mondi diversi: quelli dei mercanti dOriente e dOccidente. La sua posizione laveva favorita anche nei rapporti con lImpero romano, permettendole di conservare una certa autonomia.
Per i Romani era importante tenersi buona la regi-

Si faceva chiamare IMPERATRIX, combatteva


a cavallo o sul carro di guerra e si presentava
in pubblico avvolta in un MANTO purpureo

Sopra, le due facce di


una moneta romana
(antoniniano) con la
rappresentazione
di Zenobia.

ALAMY/IPA

DEA/GETTY IMAGES

NELLARTE

A destra, rilievo
raffigurante Ishtar
e Tyche con le
sembianze della
regina Zenobia e della
sua ancella (III sec.).
In basso a sinistra,
arringa di Zenobia ai
suoi soldati (dipinto
di Giovanni Battista
Tiepolo, 1730).

na, perch il suo regno faceva da cuscinetto tra le


province orientali e lImpero dei Parti, da sempre
ostile a Roma. Con i loro movimenti di conquista,
i Parti infastidivano anche i palmireni, che si erano visti precludere diverse vie commerciali: forse
per questo, pi che per fare gli interessi dellImpero romano, il marito di Zenobia si era dato da fare
a metter loro i bastoni fra le ruote. Ma Odenato era
ben consapevole delle potenzialit politiche e militari di Palmira e delle difficolt di Roma a gestire
una terra cos remota. Tanto pi che il suo controllo sulle province orientali e sulla Siria era diventato
effettivo una volta ottenuto dallimperatore Gallieno il titolo di coreggente di tutto lOriente. Se avesse voluto, il re avrebbe potuto tentare ormai il colpaccio: il distacco completo dallImpero. Non si
conoscono le sue intenzioni, ma di certo i rapporti di Palmira con i Parti si fecero meno tesi quando, nel 267, il re fu ucciso insieme al figlio di primo letto Septimius Herodianus.
Sui mandanti dellomicidio esistono molte ipotesi: alcuni puntano il dito contro Zenobia, altri contro Gallieno. In ogni caso, a fare quel che Odenato
non aveva fatto ci pens sua moglie. La regina voleva rendersi autonoma da Roma e riunire sotto di s
lAsia Minore e lEgitto, regioni che nominalmente
erano parte dellImpero romano, ma che in realt
sfuggivano al suo controllo. E cominci stipulando
un accordo con i Parti per garantire la pace alle carovane in transito. Gallieno, che sarebbe volentieri
partito in quarta contro di lei, fu per fermato dai
Goti che avevano invaso la Penisola. Agli inizi del
270, quando gran parte del territorio siriano doveva gi trovarsi sotto il controllo di Palmira, Zenobia prese lArabia (provincia romana corrispondente a un territorio centrato pi o meno nellattuale
Giordania). In tale occasione le truppe palmirene
massacrarono una guarnigione romana, arruolando poi i superstiti tra le proprie file.
Orgoglio di madre. La conquista dellArabia
era un passaggio obbligato per la successiva fase: la
presa dellEgitto. Inizialmente Zenobia e Vabal-

Mar Nero
REGNO
DI
PALMIRA

GRECIA

PALMIRA
Mar Mediterraneo

SIRIA

EGITTO
I territori controllati da
Palmira nel periodo di
massima espansione, in
seguito alle conquiste di
Zenobia.

Uneroina che piace a poeti e scrittori

a regina di Palmira
era gi nellantichit
una leggenda, ma furono Petrarca e Boccaccio
a creare la sua moderna
fama letteraria. Il parallelo tra Zenobia e le grandi
regine dOriente, come
Semiramide e Cleopatra,
colp infatti limmaginazione dei letterati e

comparve in varie opere,


prima fra tutte Il trionfo
della fama di Petrarca,
che fece della regina un
concentrato di virt.
Gran mix. Nel suo De
claris mulieribus, invece,
Boccaccio cre un mix
delle fonti antiche. Cos la
donna ispir altri autori,
tra cui Geoffrey Chaucer,

che ne raccont la storia


nei Racconti di Canterbury
alla fine del Trecento, e
William Painter, che nel
XVI secolo parl di lei
nella 14ma novella del
Palace of pleasure.
Dramma. Alla fine del
Cinquecento, per, i legami storici si allentarono e
prevalse la fantasia. Come

nel dramma seicentesco


Gran Zenobia di Caldern
de la Barca e nella storia
romantica e lacrimosa,
datata 1785, di Aldemario
Tegisto (Zenobia, regina
di Palmira), costruita su
un arbitrario parallelo tra
lamore di Antonio e Cleopatra e quello, inventato,
di Aureliano e Zenobia.

117

La RESA dei conti giunse


quando PROCLAM
suo figlio Augusto: Roma
non la perdon e la
IMPRIGION in Italia
lato non contrastarono apertamente il potere di
Roma: si affiancarono invece al partito filoromano
di Alessandria, per legittimare formalmente il controllo palmireno sullEgitto. Si proposero come baluardo della legalit dellimpero facendo apparire
Aureliano come un usurpatore, scrive Equini. Aureliano, che era diventato imperatore nel 270, aveva riconosciuto a Vaballato i titoli di vir clarissimus
rex e di imperator dux Romanorum: ma Zenobia os
troppo proclamando suo figlio Augusto. Questo
segn la rottura con Roma. Risolti i problemi che
aveva in Italia, allinizio del 272 limperatore decise
di ristabilire il controllo in Oriente. La riconquista
della Siria e dellEgitto fu rapida: alla fine dellestate del 272 Palmira si era arresa. Zenobia, che aveva
tentato la fuga verso lImpero dei Parti con suo figlio, fu catturata e condotta a Roma.
In catene. Anche sulla sua fine esistono pi versioni. La maggior parte degli storici antichi concorda sul fatto che Vaballato mor durante il viaggio,
mentre lei fu costretta a sfilare in catene doro per le
strade dellUrbe nel 274, come preda di guerra nel
trionfo dellimperatore. Alcuni dicono che limperatore la un onorevolmente a un membro della classe senatoria, altri che le concesse una villa a Tivoli,
dove visse da regina fino alla fine dei suoi giorni. Secondo unaltra versione, la donna si lasci morire di
fame ancor prima di arrivare a Roma, sopraffatta dal
dolore. In ogni caso aveva perso tutto, tranne la fama di regina che os ribellarsi allimpero.

QUI SI INCONTRARONO

Teatro romano. Era costruito


nei pressi del foro.

Il tempio del dio mesopotamico


Nebo. Cera anche un tempio
per la divinit fenicia Baal.

Arco monumentale
dingresso.

CORBIS

Maria Leonarda Leone


Medaglione con il
ritratto di Aureliano,
limperatore
che riprese
Palmira.

Da capitale a rovina: il destino dellantica Tadmor

ggi visitarla impossibile,


a causa della guerra in
corso in Siria. Ma a chi vi
giunge appare come un miraggio, tra le sabbie del deserto, una
distesa di splendide rovine vicino

alla moderna citt di Tadmor:


Palmira. Dopo la resa ad Aureliano, i palmireni non subirono
ripercussioni, ma la citt fu saccheggiata in seguito a una nuova
ribellione e le sue mura furono

Il tetrapilo, composto da
4 gruppi di 4 colonne in granito
rosa proveniente dallEgitto.

La celebre via colonnata.


Lunga 1.200 metri, era il
fiore allocchiello di Palmira.

Terme di
Diocleziano.

UNA MERAVIGLIA
NEL DESERTO

Nel disegno, la ricostruzione


di Palmira nel suo periodo di
massimo splendore, attorno al
270 d.C., quando la citt era la
capitale del regno di Zenobia.

abbattute. Abbandonata, torn


a essere un piccolo villaggio e
divenne una base militare per le
legioni romane.
Riscoperta. Dopo la conquista
araba, avvenuta nel 634, Palmira and progressivamente in rovina, finch nel 1678 qualcuno

cominci a interessarsi di nuovo


a lei. Alcuni mercanti inglesi,
infatti, decisero di tentare di
scoprire la collocazione delle
splendide rovine nel deserto
descritte da diversi racconti
arabi. La prima spedizione fall,
ma la seconda, nel 1691, fu un

successo, anche se ci vollero


altri sessantanni perch una
comitiva di disegnatori, guidata
da due inglesi, visitasse le rovine. Nel 1753, venne pubblicato
un blocchetto di schizzi, Les
Ruines de Palmyra, autrement
dite Tadmor au dsert, che attir

lattenzione degli studiosi. E,


verso la fine del XIX secolo, il
sito cominci a essere studiato in modo scientifico: prima
vennero copiate e decifrate le
iscrizioni, poi cominciarono gli
scavi archeologici, oggi interrotti dal conflitto.

119

L. TARLAZZI

ORIENTE E OCCIDENTE

Palmira era un antico centro carovaniero. Poi i Romani


vi aggiunsero terme, monumenti, un teatro e una
lunghissima via colonnata, divenuta simbolo della citt.

AKG/MONDADORI PORTFOLIO

COSTANTINO - 274 D.C.

SANTO
per forza
Si attribu il merito di aver LEGALIZZATO il culto cristiano
120

DONAZIONE

SCALA

Testa colossale di
Costantino I, del 330
circa. A fianco, affresco
nella Basilica dei Santi
Quattro Coronati a
Roma (XIII secolo) con
limperatore che dona
a papa Silvestro I la
tiara del potere: latto
di donazione un falso
dellVIII secolo.

guadagnandosi un posto tra i GRANDI della Chiesa. Invece...


121

La LEGGENDA narra che Costantino VINSE a


Ponte Milvio dopo aver visto una CROCE nel cielo

cristiani ortodossi lo venerano come santo.


I cattolici no, ma quasi: un antico vescovo,
Eusebio di Cesarea, padre della Chiesa (265340), scrisse di lui ogni bene, definendolo,
nella sua Storia ecclesiastica, imperatore discendente da imperatore, uomo pio discendente da uomo piissimo e in tutto assennatissimo. Eppure quel campione di virt visse sempre da bravo pagano, eresse templi agli di dellOlimpo, ammazz un bel
po di gente e si convert al cristianesimo soltanto
sul letto di morte. Di pi: a battezzarlo fu un vescovo eretico.
Si chiamava Flavio Valerio Aurelio Costantino, con laggiunta di una quindicina di appellativi accessori, quasi tutti a ricordo di imprese militari vittoriose: Pio, Felice, Invitto, Massimo, Gotico, Dacico, Medico, Persico, Germanico, Sarmatico, Adiabenico, Arabico, Armenico e Britannico.
Ma nonostante questo lungo elenco tutti lo ricordano come Costantino e basta, al massimo come Costantino I il Grande. Visse dal 274 al 337,
122

regn sullImpero romano per 31 anni e fond una


nuova capitale sul Bosforo: Costantinopoli, lodierna Istanbul (Turchia). Se Costantino venerato come un quasi-santo, per, non per quella sontuosa
citt, ricca di chiese (e di templi), ma per un famoso decreto, con cui limperatore piissimo e assennatissimo sanc la libert di culto, legalizzando il
cristianesimo, che fino a pochi anni prima era stato represso. Quel testo, noto come Editto di Milano, ha poco pi di 1.700 anni: infatti fu varato nel
febbraio del 313 nellattuale capoluogo lombardo,
allora capitale imperiale dOccidente. Contemporaneamente un editto identico entrava in vigore in
Oriente. Questa, almeno, la versione corrente dei
fatti, scritta su tutti i libri di scuola. una versione che distorce la verit, obietta Pier Luigi Guiducci, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia
universit salesiana e alla Pontificia lateranense. A
Milano, nel 313, non accadde praticamente niente
e non fu promulgato alcun editto: il cristianesimo
era gi stato legalizzato due anni prima; Costantino

GRANDE
COSTRUTTORE

Mosaico di Santa
Sofia (Istanbul), con
Costantino (a destra)
che dona la citt da lui
fondata alla Vergine. A
sinistra, limperatore
Giustiniano (VI secolo)
offre la Basilica di
Santa Sofia.

La sua donazione?
Fuori tempo massimo

tini, che per secoli la


Chiesa us appunto
per supportare la
legittimit dei propri
poteri terreni.
Ma il documento
era un falso, creato
nellVIII secolo. Lo
sospettarono acuti
pensatori come Arnaldo da Brescia e Nicol
Cusano, ma a denunciare lapocrifo fu un
prete-filologo del
Quattrocento, Lorenzo
Valla, che accus il
Papato di aver diffuso
favole inventate e
ingannevoli, che fanno
ingiuria grande a Dio.
Processato dallInquisizione, Valla si salv
dal rogo; ma il suo
libro, in cui smascherava il falso storico
evidenziandone le
incongruenze linguistiche, fin allIndice.

SCALA (2)

LESSING/CONTRASTO

hi Costantin,
di quanto
mal fu matre
/ non la tua conversion
ma quella dote / che
da te prese il primo
ricco patre!. I tre versi
sono tratti dal Canto
XIX dellInferno, nel
quale Dante accusa
Costantino di essere
responsabile del
potere temporale
della Chiesa e dei guai
derivati. Linvettiva nasceva dalla credenza,
nel Medioevo molto
accreditata, secondo
cui limperatore aveva
lasciato in eredit i
suoi beni e i suoi poteri temporali al papa
dellepoca, Silvestro I.
Falso storico. A
presunta prova della
donazione si citava un
testamento, detto
Constitutum Constan-

PONTE FATALE

Sopra, i tetrarchi,
gruppo in porfido
oggi a Venezia e
prelevato dai crociati
a Bisanzio nel 1204.
A destra, bassorilievo
romano che inneggia
alla Battaglia di Ponte
Milvio del 312.

si limit a confermare e applicare disposizioni altrui. Laffermazione sorprendente: su cosa si basa? Rivediamo tutto, partendo da zero.
I tetrarchi. Quando Costantino aveva ventanni limpero era retto dalla cosiddetta tetrarchia,
unarchitettura politica inventata nel 286 da Diocleziano. Lo Stato era diviso tra 4 imperatori: due
di rango superiore (augusti) e due vice (cesari).
Roma restava solo un punto di riferimento ideale: il potere vero era altrove. Infatti anche le capitali erano quattro: Milano e Nicomedia (oggi Izmit,
in Turchia) per gli augusti; Sirmio (oggi Sremska
Mitrovica, in Serbia) e Augusta Treverorum (oggi
Treviri, in Germania) per i cesari.
Quellacrobazia istituzionale, che lottizzava il
mondo conosciuto fra i vari partiti militari che si
contendevano il potere, garant la pace interna per
pi di un decennio. Ma nel 305 Diocleziano, augusto dOriente, e Massimiano, suo collega dOccidente, abdicarono. E la lotta per la successione gener una serie di guerre civili che continu fino al
123

SCALA

Limpero
al suo tempo
286 d.C. Diocleziano
divide lImpero romano in
quattro settori, affidati a
tetrarchi.
293 Costantino viene
nominato cesare
dallimperatore
Massimiano.
306 Le legioni di Britannia
acclamano augusto
Costantino, figlio di Cloro.
312 Il 28 ottobre, a Roma,
Costantino sconfigge il
rivale Massenzio.
313 Limpero diviso in
due: lOccidente sotto
Costantino, lOriente
sotto Licinio.
324 Costantino batte
Licinio ad Adrianopoli e
Crisopoli, lo cattura e lo fa
uccidere.
330 Da imperatore unico,
fonda Costantinopoli sul
luogo dellantica Bisanzio.
336 Fonda SantIrene,
prima chiesa cristiana a
Costantinopoli, e Santa
Sofia.
337 Il 22 maggio
Costantino muore,
ricevendo il battesimo in
punto di morte.

Come altri IMPERATORI dellepoca, non aveva ALCUN


DIRITTO al TRONO. Ci arriv per le sue doti MILITARI
313, quando limpero trov un nuovo (incerto) assetto con due imperatori: a Oriente Licinio, un militare di origini contadine, nato nellodierna Bulgaria; a Occidente appunto Costantino il Grande.
Generalissimo. Il neoaugusto, nato a Naissus
(oggi Ni, in Serbia), non aveva alcun diritto al
trono. Figlio naturale di Costanzo Cloro, cesare di
Treviri e poi per breve tempo augusto dOccidente, si sarebbe dovuto mettere in lista di attesa dietro un manipolo di altri candidati: i figli legittimi
di suo padre e quello dellex imperatore Massimiano se si fosse applicato il principio dinastico; oppure un certo Flavio Valerio Severo se si fosse scelto
di rispettare la volont di Costanzo Cloro, che aveva nominato successore costui, ignorando i parenti. Ma nella Roma del IV secolo il diritto ereditario
era un optional, utilizzato con la stessa frequenza
124

di una gomma da neve in Sahara. E cos prevalse la


forza bruta: Costantino, acclamato imperatore in
Britannia dai suoi soldati, e secondo Eusebio molto prima da Dio stesso, sovrano universale (lo scrive
nella sua Storia ecclesiastica), cal a sud con unarmata di 100mila barbari e si fece strada a suon di
macelli. Lultimo scontro, poi celebrato come battaglia di Ponte Milvio, fu combattuto nel 312 alle
porte di Roma contro Massenzio, figlio di Massimiano. Da qui in poi lepopea costantiniana diventa un mito, dove difficile distinguere il vero dal
falso. Gli autori cristiani, che ce ne hanno tramandato il racconto quasi in esclusiva, anzitutto demonizzano la figura di Massenzio. Eusebio di Cesarea
lo definisce tiranno di Roma, lo accusa di essere
un affamapopoli, un maniaco sessuale e uno stregone sanguinario: Per scopi magici sventrava don-

VENERABILE
BIZANTINO

Sopra, Costantino in
un monastero della
Cappadocia (Turchia):
per gli ortodossi
santo.

Mamma Elena: leminenza grigia

BPK/SCALA

RIVALE
SCONFITTO

Il dio orientale
Mitra: il mitraismo
era il culto pi
diffuso nellimpero
prima del
cristianesimo.
A sinistra, una
moneta emessa
durante il regno di
Costantino.

ne incinte, esplorava viscere di neonati,


sgozzava leoni, componeva indicibili invocazioni ai dmoni.
Eroe buono. Specularmente, negli
stessi autori Costantino si trasfigura in una sorta di
angelo giustiziere, che fa trionfare il Bene sul Male.
Nota a tutti la leggenda, tramandata dallo stesso Eusebio, della visione che il nostro avrebbe avuto prima della battaglia: una luce in cielo avrebbe
disegnato una croce con la scritta In hoc signo vinces (Con questo segno vincerai).
Allora Costantino fece incidere simboli cristiani su tutte le insegne, attacc il rivale e lo sbaragli. Massenzio mor fuggendo, affogato nel Tevere sotto il peso dellarmatura. Era il 28 ottobre
312: da questa data il mondo cristiano fa iniziare
la sua marcia finale verso la vittoria. Ma qui occorre mettere alcuni puntini sulle i.

risultato lo ottenne, ma
a volte per troppo zelo
prese delle cantonate,
come quando credette
di identificare il Monte
Sinai di Mos nel Jebel
Moussa o Gebel Musa
(Egitto), dove fond un
monastero che esiste
tuttora. Visse dal 248
circa al 329 e non ebbe
una vita privata felice:
Costanzo Cloro nel 293
la abbandon per sposare, per motivi politici,
una figliastra dellimperatore Massimiano,
Teodora.

SCALA (2)

ra cristiana, ma
per ventanni visse
more uxorio con
Costanzo Cloro, futuro
imperatore, formando
con lui una coppia di
fatto che la morale cattolica di oggi condannerebbe. Era nata forse
in Bitinia (Turchia) ma
divent romana, anzi la
donna pi autorevole
del mondo romano,
capace di influenzare le
scelte del suo potentissimo figlio, Costantino.
Venerata come santa
dalla Chiesa (nella
foto), fu probabilmente
lei leminenza grigia
che ispir la svolta
pro-cristiani del 313. E
senza il probabilmente fu linventrice dellarcheologia
religiosa.
Pellegrina. Nel
327-28 infatti
viaggi in Medio
Oriente, cercando
di individuare luoghi e reliquie della vita
di Ges e dellAntico
Testamento. Qualche

Miti da sfatare. Va precisato anzitutto che la famosa battaglia non avvenne al Ponte Milvio (anche
famoso per la moda dei lucchetti dellamore). In
realt, precisa Guiducci, lo scontro ebbe luogo a
Saxa Rubra, sulla via Flaminia, dove oggi si trova il
centro di produzione della Rai. Ponte Milvio centra solo perch l mor Massenzio in fuga. In secondo luogo va detto che non tutti gli autori antichi sono pronti a giurare sullapparizione della croce in cielo. Lattanzio, scrittore afro-latino dellepoca, cristiano, sostiene che luso di croci sulle insegne fu deciso
dopo un semplice sogno. Lo stesso Eusebio ha dubbi sulla versione da lui riferita. E un contemporaneo
dei due, Zosimo, bizantino pagano, parla a sua volta di un segno premonitore, ma di natura molto pi
terrena: prima della battaglia un numero sterminato
di civette vol a raccogliersi sulle mura. In terzo luogo
occorre osservare che la marcia trionfale della croce
fu cristiana pi di nome che di fatto. Infatti Costantino vittorioso non applic certamente la legge del
125

SCALA

Probabilmente Costantino fu BATTEZZATO dal vescovo ariano


Eusebio di Nicomedia, quando era in PUNTO DI MORTE
perdono: esord sterminando con metodo tutti i figli del rivale sconfitto, sia legittimi che naturali; continu con la moglie e le concubine; e fin con i consiglieri e gli amici. Poi, dopo due mesi di questa macelleria, lasci Roma e si insedi a Milano, gi capitale dellaugusto Massimiano, dove nel febbraio 313
si incontr col collega Licinio, imperatore dOriente.
Editto matrimoniale. Ed eccoci al famoso editto. Editto presunto, ribadisce Guiducci. I due imperatori si incontrarono non per concedere la libert
di culto ai cristiani ma per celebrare un matrimonio
politico. Licinio prese in moglie Costanza, la sorella
di Costantino, come pegno di pace fra i due imperi.
In quelloccasione, ma solo incidentalmente, i due si
accordarono per confermare un decreto gi in vigore, promulgato da un altro augusto dOriente, Galerio, che aveva legalizzato il cristianesimo nel 311.
Galerio? Chi era mai costui? I libri di scuola non
ne parlano quasi. Eppure si tratta di un personag126

gio importante dellImpero dOriente, dapprima


cesare subordinato a Diocleziano, poi subentrato
a questi come augusto. I cristiani lo odiavano perch lo ritenevano il regista dellultima e pi dura campagna repressiva contro di loro, quella iniziata nel 303 e passata alla Storia col nome improprio di persecuzione di Diocleziano. Eppure fu
proprio lodiatissimo Galerio a concedere in punto di morte libert di culto ai cristiani. Il suo decreto (del 311) detto usualmente Editto di Nicomedia, ma fu firmato a Sardica (lodierna Sofia, in
Bulgaria), dove Galerio giaceva a letto, colpito da
una cancrena. Di quellorribile agonia il cristiano
Lattanzio ci d una descrizione impietosa, parlando di arti inferiori tutti corrotti, di visceri putrefatti, di corpo mangiato dai vermi e di un fetore che non invadeva solo il palazzo, ma la citt. Fu
in quelle condizioni che lex boia dei cristiani si arrese al loro Dio. Il solito Eusebio racconta la svol-

MALATO
IMMAGINARIO

Un altro episodio
agiografico della
vita di Costantino:
lebbroso (ma poi
guarito da papa
Silvestro con il
battesimo)
conforta le donne.

SCALA

A ORIENTE
E A OCCIDENTE

LArco di Costantino
a Roma, eretto per
celebrare la vittoria
contro Massenzio.

ta cos: Galerio cap ci che aveva osato infliggere ai


fedeli di Dio. Quindi, raccoltosi in se stesso, anzitutto
rese grazie al Dio delluniverso; poi, chiamati quanti
aveva intorno, ordin di cessare subito la persecuzione dei cristiani e di spronarli con una legge e un decreto imperiale a edificare chiese e a compiervi le cerimonie duso, pregando per limperatore. Galerio mor un mese dopo aver dato questi ordini. Costantino e Licinio ne seguirono le orme solo due anni
pi tardi. Ma allora, se le cose stanno cos, perch
Costantino ricordato come un eroe dellepopea
cristiana? Perch a scrivere la Storia sono sempre
i vincitori, risponde Guiducci. E Galerio era un
perdente, figlio di un mondo al tramonto. Anche
Licinio fu un perdente, perch un anno dopo essere diventato cognato del collega di Milano entr
in conflitto con lui e fu sconfitto in battaglia. Cos
Costantino, vincitore a 360 gradi, ormai sovrano
unico dellimpero, fu accreditato come lartefice di
una svolta che in realt non era sua.
Senso pratico. Certo che, anche se non fu il
primo alfiere della libert di culto ma solo il secondo (ex-aequo con Licinio), Costantino favor i cristiani in ogni modo: rendendosi conto che la nuova religione era ormai radicata e inestirpabile, restitu i luoghi di culto confiscati, concesse al clero
esenzioni fiscali, integr il pi possibile la Chiesa
con lo Stato, arrivando a convocare di persona un
Concilio ecumenico (a Nicea, nel 325).
Pose la prima pietra di quella confusione tra potere civile e religioso che dilag poi nel Medioevo.

Religione a parte, Costantino caratterizz il suo


regno con almeno tre dati: la fondazione di Costantinopoli, laumento della spesa pubblica e la
redistribuzione dei militari sul territorio (dai confini alle citt, con compiti di ordine pubblico).
Questultima scelta gli valse le critiche del gi citato Zosimo, che scrisse: Occup citt che non avevano bisogno di protezione, priv di aiuto quelle minacciate dai barbari e procur a popolazioni tranquille i
danni causati dalla soldataglia.
Finale ambiguo. Anche in et avanzata fu spietato come era stato da giovane coi figli di Massenzio: fece giustiziare vari parenti, fra cui il primo figlio Prisco e la seconda moglie Fausta, accusandoli di avere una relazione. E si convert solo in zona
Cesarini, cio da moribondo. Si fece battezzare da
un vescovo in rotta con la Chiesa cattolica, omonimo del suo biografo di Cesarea: Eusebio di Nicomedia, eretico ariano.
Dopo la morte di Costantino limpero fu spartito tra i figli maschi superstiti (Costantino II, Costanzo II e Costante I) e un nipote (Dalmazio). Fra
gli eredi fu subito guerra: a volte teologica (Costante era niceno, cio cattolico; Costanzo II ariano), altre volte sul campo (Costantino II fu ucciso in battaglia dai soldati di Costante) o scandita
da congiure di palazzo (nel 337 la famiglia fu decimata per una faida interna). Tutti i protagonisti di
quegli eventi avevano croci sulle insegne e un motto comune: Con questo segno vincerai.

Nino Gorio
127

GALLA PLACIDIA - 392 D.C.

O
I
Z
N
I
B
E
M

GA

LL
A

128

IA

SCALA (2)

DI

LA

DISCENDENTE di imperatori, prigioniera e poi REGINA


dei Visigoti, tornata in patria non esit a mandare
A MORTE i rivali per RIPRENDERE il potere

D
I
PE R F

MADRE DI RE

A sinistra, medaglione
del III secolo che si
vuole raffiguri Galla
Placidia (a destra) e i
suoi figli, Valentiniano
III e Giusta Grata
Onoria. Il ritratto
incastonato nella
Croce di Desiderio
(Brescia, Museo di
Santa Giulia).
Sotto, i Visigoti di
Alarico saccheggiano
Roma nel 410, in
unincisione del
XIX secolo.

veva la bocca piccola e ben modellata


come Monica Bellucci, i capelli neri a
treccine come Menem, la santa dei
rasta, e uno sguardo seduttivamente
strabico come Nicola Warren, attrice ignota a tutti salvo che ai fan di Tinto Brass. Se fosse vissuta
ai nostri giorni, qualcuno lavrebbe di certo definita un sex symbol; ma Giordane, storico goto di
15 secoli fa, non sapeva linglese e la prese un po
alla larga: si limit a dire che il marito Ataulfo era
attratto da lei per la nobilt della stirpe, per la bellezza delle forme e per lintegra castit.
La donna capace di tante doti coniugali si chiamava Galla Placidia: visse dal 392 (circa) al 450 della nostra era e per 12 anni (425-437) guid lImpero dOccidente: non come moglie di ma in prima
persona, anche se solo in attesa che crescesse suo figlio, Valentiniano III. Che aveva ereditato la corona
allet di 6 anni, quando non sapeva neppure mettere una firma su una pergamena altrui. Placidia
non fu la prima n lultima donna ai vertici imperiali, ma fu senzaltro la pi carismatica, la
pi colta, talvolta la pi crudele.

Arte e potere. Molti la ricordano solo per il


mausoleo, decorato da mosaici fiabeschi, che ha
lasciato a Ravenna. Ma la mamma di Valentiniano III fu ben pi che protettrice delle arti. Fu uno
specchio a tutto tondo di tempi turbolenti, che tra
congiure politiche, fanatismi religiosi e terremoti
etnici preannunciavano il passaggio dallera romana al Medioevo barbarico. Nessuno pi di Placidia incarn quella fase ibrida, lei che, nata bizantina, divent poi sia imperatrice di Roma sia regina dei Visigoti, che della Citt Eterna erano stati i
saccheggiatori.
Un personaggio pirandelliano? S, ma in linea
con lo scenario sullo sfondo. Basti dire che in quei
decenni il mondo romano, messo alle corde da invasioni continue, riusciva a difendersi dai barbari solo assoldando altri barbari. E che il cristianesimo, diventato da poco religione di Stato, applicava
la legge del perdono organizzando vendette contro
i pagani. Oppure basti notare che sul trono imperiale sedevano spesso dei bambini, eredi precoci di
corone soltanto nominali, mentre il potere vero era
in mano a reggenti o a ministri.

Secondo la leggenda, il padre TEODOSIO I morente


affid Galla a SANTAMBROGIO, vescovo di Milano

INTERPHOTO/ALINARI

Placidia fu parte di questo scenario: anzitutto


quando divent reggente, poi quando, bench nominata nobilissima e augusta (massimi titoli
per il sangue blu romano), continu a usare come
bodyguard dei fidati pretoriani visigoti. E lo fu ancora
quando, pur essendo cristiana devota, uccise in modo spietato chi si metteva sulla sua strada. Ma il giudizio di Giordane che la defin nobile, bella e casta rifletteva la realt o nasceva solo dalla venerazione etnica di un goto verso la regina dei Visigoti?
Al triplice quesito necessario dare una risposta
articolata. Che Galla Placidia fosse votata alla castit, non si pu dire: infatti ebbe due mariti (il gi
citato Ataulfo, re visigoto, e Costanzo III, generale e poi imperatore romano) pi forse una relazione extraconiugale con tale Bonifacio, comandante
militare della provincia dAfrica.
Che fosse bella, invece, sembra vero: oltre a Giordane lo afferma anche un altro autore antico, il bi-

130

zantino Zosimo, non sospettabile di piaggeria perch era paganissimo, quindi avversario dellimperatrice. Che fosse nobile di stirpe pure fuor di
dubbio: anzi, se allepoca fosse esistito il Guinness
dei primati, le sarebbe stato assegnato il record del
sangue blu di tutti i tempi, e non solo per via dei
titoli nobilissima e augusta. Infatti, sfogliando
il suo albero genealogico, tra i parenti stretti si possono contare ben 10 imperatori: il padre (Teodosio I), il nonno materno (Valentiniano I), due zii
(Graziano e Valentiniano II), due fratellastri (Arcadio e Onorio), un marito (Costanzo III), un figlio (Valentiniano III) e due nipoti (Teodosio II e
Elia Pulcheria).
Cattolica convinta. In questa parata di teste
coronate, il personaggio pi importante fu senzaltro Teodosio I (347-395), detto da alcuni il Grande per due motivi. Primo: il pap di Galla Placidia
fu lultimo sovrano che riusc a tenere unito lImpe-

PRIGIONIERA

Dopo il sacco di Roma,


Alarico muove verso
la Sicilia portando
con s in ostaggio
Placidia.

MONDADORI PORTFOLIO/AGK

AUTOREVOLE

Testa marmorea di
donna del IV-V secolo:
probabilmente
limperatrice romana.

ro romano, destinato alla sua morte a dividersi definitivamente in due settori, lOccidente e lOriente, retti dai suoi figli Onorio e Arcadio. Secondo:
con Teodosio i culti pagani finirono fuorilegge e il
cristianesimo, nella sua versione nicena (cio cattolica), divent religione di Stato. Una svolta epocale.
Placidia, nata a Costantinopoli, conobbe solo di sfuggita suo padre, che visse a lungo lontano
da casa, causa guerre continue, e che mor a Milano quando lei aveva tre anni o poco pi. Ma fin da
bambina la futura imperatrice respir a pieni polmoni latmosfera politico-culturale che Teodosio
aveva ispirato. Cos da adulta fu poi una strenua
sostenitrice dellunit dellimpero e uninterprete intransigente del cattolicesimo pi integralista,
che non tollerava la presenza di pagani nellapparato statale e si dava da fare per cacciarli.
Quanto la figlia di Teodosio fosse cattolica lo dicono le lodi che le tribut lallora vescovo di Ravenna, Pietro Crisologo, autore di una raccolta di
176 Sermones. Al sermone 130 Placidia citata co-

me madre dellimpero cristiano perenne e fedele, che


nella sua fede, nellopera di misericordia, nella santit
segue e imita la beata Chiesa in onore della Trinit.
Vito Antonio Sirago, biografo moderno dellimperatrice ed ex docente di Storia romana allUniversit di Bari e in altri atenei europei, pi sintetico:
La sua fede, commenta, rasentava il fanatismo.
La tesi di Sirago si basa su vari aneddoti, ora pii
e ora feroci, tramandati da fonti antiche. Di notte si prosternava sul pavimento a effondere orazioni
a Dio e si attardava a pregare in lacrime finch i suoi
occhi resistevano, narra Cassiodoro (ca. 490-580),
uno degli scrittori pi autorevoli dellepoca romano-barbarica. E Olimpiodoro, storico bizantino
del V secolo, riferisce che nel 421 Placidia pretese
dal suo secondo marito luccisione di un indemoniato, tale Libanio, un mago-piazzista alla Vanna
Marchi che vendeva talismani antibarbari.
Ma chi educ Placidia a questo cristianesimo
estremo, da Inquisizione ante litteram? Non suo
padre, morto troppo presto. E nemmeno sua madre (Galla, della nobile dinastia dei Valentiniani)
scomparsa ancora prima. Per quanto se ne sa, lorfanella crebbe allombra di Serena, una cugina pi
anziana, intrigante e ambiziosa, che apprezzava il
cristianesimo soprattutto in quanto partito vincente. E che perci amava esibirsi in plateali sfide
antipagane: un giorno, narra Zosimo, scipp una
collana a una statua di Giunone e se la mise al collo.
Parenti serpenti. Questa Serena, che la ragion
di Stato aveva dato in sposa al generale Stilicone
(un mezzosangue vandalo, ras dellImpero dOccidente), sulla scia del marito fece il bello e il cattivo tempo nel mondo romano per 12 anni: intrecci alleanze di potere, tenne rapporti ambigui con
Alarico, re dei Visigoti, combin matrimoni dinteresse (due anche per Onorio, che era impotente).
Ci mentre lo stesso imperatore dOccidente si rintanava a Ravenna, promossa capitale solo perch
difesa da paludi infestate dalla malaria.
In questa sarabanda di giochi di potere, Serena
trov un fidanzato anche per Placidia: suo figlio
Eucherio, un ragazzetto di appena 11 anni. Ma la
diretta interessata (8 anni) che ne pensava? Fin

Tardo impero: il potere tinto di rosa

alla Placidia, imperatrice-mamma, aveva


avuto un precedente
in sua nonna Giustina, che 50
anni prima di lei si era ritrovata
nella sua stessa situazione, cio
vedova in giovane et e madre
di un imperatore-bambino
(Valentiniano II, incoronato nel

375 a soli 4 anni). Cristiana ariana, quindi eretica, questa Giustina era stata nemica-amica di
santAmbrogio. Si era, infatti,
scontrata col vescovo di Milano
per questioni religiose, ma poi
aveva fatto causa comune con
lui contro un usurpatore della
corona, Magno Massimo.

Tutto rosa. Il fenomeno


dellimpero al femminile dilag
poi nel V secolo: se in Occidente domin Galla Placidia, a
Oriente il potere reale fu prima
di sua cognata Elia Eudossia,
nominata augusta nel 400, e
poi di sua nipote Elia Pulcheria,
che in teoria fu solo reggente

dal 414 al 416 (per conto del


fratello Teodosio II) ma di fatto
guid limpero fino al 453.
Negli anni di potere, Pulcheria si contraddistinse per la
sistematica epurazione dei
pagani dallapparato statale;
perci cattolici e ortodossi la
venerano come santa.

131

dallinfanzia, risponde Sirago, deve aver provato un preciso rifiuto per quanto si tramava sotto i
suoi occhi da parte di una cugina adulta che mirava con chiarezza a rinsaldare le radici del suo casato ai danni degli eredi diretti di Teodosio. Ma lerede diretta, cio Placidia, era destinata a vincere la
gara, anche se per vie tortuosissime.
A dare una prima svolta alla vita della futura imperatrice fu un golpe militare, che nel 408 depose
e poi port al patibolo Stilicone, accusato di essere troppo tenero coi Visigoti che scorrazzavano per
lEuropa. Da allora gli eventi precipitarono: dopo
Stilicone fu ucciso suo figlio Eucherio; Alarico approfitt del caos che segu e cal su Roma; il Senato
accus Serena di averlo chiamato e la process per
tradimento. Ed ecco un colpo di scena, il primo di
molti: Placidia, chiamata nel collegio giudicante,
vot la condanna a morte di sua cugina.
Perch una scelta cos dura e ingrata? Forse per
dare spazio a Onorio, che regnava solo sulle zanzare delle paludi. O forse per una rivincita covata da tempo su una tutrice soffocante. O solo perch Placidia fa rima con perfidia, cio per uninnata tendenza alla cattiveria della nostra eroina. In
ogni caso, la giustiziera di Serena non ricav vantaggi dal suo tradimento. Infatti Alarico attacc tre
volte Roma, la terza la saccheggi (410) e quando
se ne and, diretto in Sicilia, nel suo bottino cera anche Placidia prigioniera. E quello fu il secondo colpo di scena.
Salva per amore. In Sicilia per Alarico non arriv mai: mor in Calabria, fu sepolto l (v. riquadro qui sotto) e lasci la corona a un cognato alto e
biondo, Ataulfo. Che risal lItalia, punt sulla Gallia e strada facendo terzo colpo di scena si innamor della bella prigioniera. Lei ricambi. Finale della favola: nel 413, giunti in Provenza, i due
si sposarono e lui le regal cento vassoi di oro e di

SCALA

Durante le nozze ATAULFO


restitu alla sua SPOSA parte del
BOTTINO del sacco di Roma

pietre dure, frutto del sacco di Roma. Fu cos che


la sorella di un imperatore romano in carica divent regina dei Visigoti.
Di solito, le fiabe si chiudono con un e vissero tutti felici e contenti. Ma per le storie vere non cos: infatti il sogno damore di quella strana coppia,
che era anche un sogno politico dintegrazione romano-barbarica, fin male. Lunico bimbo nato dal
matrimonio, primo goto della Storia a chiamarsi Teodosio, mor in fasce. E Ataulfo fu ucciso nel 415 da
connazionali estremisti, contrari alla convivenza col
mondo romano. Giordane racconta che a Bisanzio
lassassinio di Ataulfo fu salutato da grida di giubilo.
Una nuova vita. Rimasta vedova, Galla Placidia
ripiomb per un po nella condizione di prigioniera, ma poi fu rimandata al fratellastro Onorio nel
416. Per la regina dei Visigoti iniziava una nuova
vita, in una nuova citt (Ravenna), presto anche
con un nuovo marito (il futuro imperatore Costanzo III) e nuovi figli (Onoria e Valentiniano). Tutto

LO ZIO
IMPERATORE

Una testa marmorea


forse di Valentiniano
II, imperatore dal 375
al 392 e zio di Placidia.

Il mistero della tomba di Alarico

upi a notte canti suonano


/ da Cosenza sul Busento,
cupo il fiume gli rimormora / dal suo gorgo sonnolento:
inizia cos La tomba nel Busento,
ode del tedesco August von
Platen (1798-1835), tradotta in
italiano da Giosu Carducci.
A ispirare quei versi era il

132

funerale di Alarico, il re visigoto


che tratt Galla Placidia come
preda di guerra. Secondo la
tradizione, per seppellire il
sovrano i soldati goti deviarono
per una notte il fiume Busento,
in Calabria; poi scavarono una
fossa nel suo letto e vi calarono
la salma del re a cavallo, oltre a

25 tonnellate doro e 150


dargento. La ballata racconta
tutto in questo modo:
Dove londe pria muggivano
/ cavan, cavano la terra; /
e profondo il corpo calano /
a cavallo, armato in guerra.
Caccia grossa. Da secoli archeologi e tombaroli cercano di

localizzare il sepolcro di Alarico,


e ogni tanto qualcuno crede
di averlo trovato. Fra questi i
fratelli Natale e Francesco Bosco,
secondo cui il re sarebbe sepolto
a Mendicino, vicino a Cosenza.
Finora per la Soprintendenza
di Reggio Calabria ha negato i
permessi di scavo.

MONDADORI PORTFOLIO/AGK

Nel disegno in basso,


Ataulfo, re dei Visigoti
e cognato di Alarico,
chiede la mano alla
bella prigioniera
romana. Qui sotto,
moneta doro,
chiamata solido,
emessa dalla zecca di
Ravenna nel V secolo
con leffigie di Galla.

pitale e infine lo decapit in un circo. Mai Placidia


aveva fatto tanto rima con perfidia. Un trionfo a
Roma e lincoronazione di Valentiniano III, imperatore-bambino, conclusero limpresa.
Dopo la lugubre fine di Giovanni, Galla Placidia rest al potere per 25 anni, i primi 12 ufficialmente, in nome di suo figlio minorenne, gli altri 13
come eminenza grigia che operava dietro le quinte. Durante il suo regno riemp Ravenna di chiese (come quella di San Giovanni Evangelista), assistette allinvasione dei Vandali in Africa, tent invano di tenere uniti lOriente e lOccidente e fece
fronte a vari militari che cercavano di rubarle fette di potere.
Mor e fu sepolta a Roma nel 450, un quarto di
secolo prima che lImpero dOccidente si spegnesse
a sua volta (476), dopo una lunga agonia.
La salma dellimperatrice non torn mai a Ravenna: nel mausoleo a cui era destinata e che probabilmente lei stessa si era fatta costruire da quasi
16 secoli un pacifico Buon Pastore, dallalto di un
mosaico murale, fa la guardia a sei pecorelle e a un
sarcofago vuoto. Sorride e par che dica: Sic transit

gloria Gallae.
Nino Gorio

133

INTERPHOTO/ALINARI

MATRIMONIO
MISTO

pareva avviarsi alla normalit, ma non fu cos: Costanzo, che Placidia non amava, mor dopo 5 anni di matrimonio e dopo solo 7 mesi di governo in
tandem con Onorio.
Era di nuovo sola: anzi, sempre pi sola perch
nel 423 Onorio, convinto che la sorella tramasse
contro di lui, la esili dallItalia. Lei prese i figli, si
imbarc e si rifugi presso i parenti di Bisanzio. Ma
lesilio dur poco, perch (nuovo colpo di scena)
limperatore delle zanzare mor di idropisia pochi
mesi dopo e il Senato di Roma elesse suo successore uno dei pi stimati notai della citt, Giovanni Primicerio. Subito, dal lontano Bosforo, Galla
Placidia rivendic la corona per suo figlio Valentiniano e giur vendetta contro lusurpatore.
Lex orfanella era giunta allultima tappa della lunga strada verso il potere assoluto. Torn in Italia alla testa di un
esercito, piazz il suo quartier generale ad Aquileia e invi a Ravenna un ufficiale, Aspare, per catturare Giovanni vivo. Poi, narra legiziano Olimpiodoro, tagli al rivale
la mano destra, lo leg su un asino,
lo fece sfilare cos per le vie della ca-

GIUSTINIANO - 482 D.C.

Con lui lImpero dORIENTE tocc il massimo splendore.


Ambizioso, spietato e INTELLIGENTE, rese pi fastosa
COSTANTINOPOLI e riconquist parte dellOccidente.

Sopra di lui

SOLO DIO
N

FLORIDO E
LONGEVO

LESSING/CONTRASTO

A sinistra, mosaico
dellimperatore
Giustiniano nella
Basilica di San Vitale a
Ravenna (VI secolo).
A destra, moneta
doro imperiale.

alto n basso, di aspetto piacente,


florido, con un bellincarnato. Cos
assicura lo storico Procopio, principale fonte sulla vita di Giustiniano. E
in effetti, a guardarlo, ormai cinquantenne, nel famoso mosaico nella Basilica di San Vitale a Ravenna (vedi foto a sinistra), drappeggiato in una sontuosa clamide e circondato dal suo staff imperiale, con le guance rubiconde e i grandi occhi vigili,
sembra un giovanotto. Un giovanotto con laureola della divinit.
Indistruttibile. A quel tempo
Giustiniano sedeva da cinque anni
sul trono imperiale di Bisanzio,
cui era asceso in et matura. E
il suo regno era ancora lontano dallepilogo. Di certo, gli
va riconosciuta una forte fibra: regn a lungo, dal 527 al
565, ne combin di tutti i colori si ammal pure di peste,
nel 542 e raggiunse comunque
la veneranda et di 83 anni.
Era uno stakanovista e un asceta.
Dormiva una o due ore per notte. Il suo
cervello era in perenne ebollizione, malgrado seguisse una dieta poverissima, vegetariana: pinzimonio e poco altro, secondo il suo tendenzioso biografo. Un suo funzionario, Giovanni Lido, lo defin per questo il pi insonne di tutti gli imperatori.
E Procopio, che lo detestava ma era costretto a
elogiarlo nelle cronache ufficiali, quando poteva
sbottonarsi, come nei suoi Anekdota, si sfogava dipingendolo, anche per questo suo iperattivismo,
come il diavolo in persona.
Altri osservatori ce lo descrivono invece equilibrato, gentile, poco incline agli eccessi, persino ti-

mido. Ci non toglie che fosse un autocrate, spietato e vendicativo, capace di feroci repressioni. Riformatore compulsivo, fece e disfece in tutti i campi, dal diritto alle campagne militari, alla teologia,
al fisco, alledilizia. Tutti concordano nel dire che
fu uno degli ultimi grandi interpreti della grandeur
romana: un capo ambiziosissimo, che os laddove
nessuno dei predecessori aveva osato, talvolta con
lungimiranza.
Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano era nato nel
482 (o nel 483) da una povera famiglia di
contadini dellIllirico, a Tauresium, in
una regione che allora si chiamava Dardania e oggi Macedonia.
Di lui si prese cura lo zio Giustino, alto ufficiale dellesercito e poi imperatore dal 518.
Giustino, che non aveva eredi, punt tutto sul nipote. Ne
segu unadeguata formazione
intellettuale, la carriera militare, lapprendistato a Costantinopoli, metropoli multietnica. Il giovane campagnolo ne fu talmente affascinato, che praticamente non si mosse
pi di l, dal palazzo di Hormisdas e poi dal Gran
Palazzo, al contrario della futura consorte, linquieta Teodora, che fin da giovane aveva girato il mondo con animo da avventuriera.
Teologo e giurista. Non sappiamo con certezza
quali siano stati i suoi studi, ma luniversit e la biblioteca di Bisanzio erano gi molto quotate a quei
tempi e possiamo dedurre, dalla passione che Giustiniano mostr per tutta la vita per le discussioni
giuridiche e dottrinarie, che si sia formato in ambito giuridico e teologico. Sua arena e palestra, ha
scritto lo storico Giorgio Ravegnani, furono i testi
135

di
obar
Long

gi
Turin

RICONQUISTE

Franchi

Bavari

Burgundi

Avari
Bulgari
Gepidi

ti
go
tro
Os

Visigoti

Vandali

Nella cartina,
le riconquiste di
Giustiniano (fra
parentesi le date in
cui avvennero) che
hanno ridisegnato i
confini dellimpero
(sottolineati dalla
linea rossa).

Ponto
Illirico

Asiana

Vandali

ILLUS. M. PATERNOSTRO

Impero allavvento di Giustiniano (527)

Egitto

Ex Regno dei Vandali (533-534)


Ex Regno degli Ostrogoti (535-554)
Parte del Regno iberico dei Visigoti (533)
Altri territori
Impero alla morte di Giustiniano (565)

Era un legislatore RAFFINATO. E passava intere NOTTI a


Bizantinismi

LESSING/CONTRASTO

izantinismo
oggi sinonimo
di cavillosit,
di ragionamento
fumoso e ozioso.
Ma, se c qualcosa
che davvero non
possiamo rimproverare alloperazione giustinianea
di riscrittura del
diritto e, in generale, alla mentalit
imperiale tardoantica, lindulgere ai
cosiddetti bizantinismi, specie quelli
giuridici. un luogo
comune da sfatare,
una falsa credenza
che ha due matrici,
spiega Silvia Ronchey. Da un lato
nasce dalle maldicenze del papato e
del mondo cattolico
medievale, in polemica con lo Stato bi-

136

zantino che fu laico


e aveva estromesso
la Chiesa dal potere
secolare per undici
secoli.
Propaganda. Li
si dipingeva come
machiavellici,
capaci di tendere
tranelli ed essere
doppi. Dallaltro
lato, il concetto
di bizantinismo
torna in auge con la
cultura decadente
dell800 francese
e italiana, come
atmosfera mentale
ed estetica. un
mito fin-de-sicle.
Ma la legislazione
giustinianea
tuttaltro che cavillosa: i suoi obiettivi
sono molto concreti e pragmatici,
conclude la bizantinista.

Vai col greco

e oggi la lingua
liturgica dei
cristiani ortodossi il greco e non
il latino, si deve in
parte a Eraclio I (575641). Di cultura greca,
figlio di un generale

CENSURATO

Sotto, il palazzo
di Teodorico
nella Basilica di
SantApollinare in
Classe (Ravenna):
Giustiniano fece
coprire con i tendaggi
i personaggi della
corte ostrogota.
Restano alcuni
particolari sfuggiti
alla censura (nel
tondo).

e generale a sua
volta, prese il potere
nel 610 dopo aver
assediato Costantinopoli, sostenuto dalla
popolazione contro il
rivale Foca. Avvi una
riforma dello Stato

imponendo il greco
come lingua ufficiale:
da allora limperator
e Augustus assunse
il titolo di basileus,
impiegato prima
dai Persiani, che lui
sconfisse.

degli storici, le raccolte di rescritti (pareri legali, ndr)


imperiali e il patrimonio legislativo e giuridico romano. Sappiamo anche che al greco, lingua dominante nellImpero dOriente, preferiva il latino. Nel
521raggiunse il rango di console e cominci a prepararsi alla successione al trono. Aveva 38 anni ed era
ancora scapolo. Ma proprio in quegli anni conobbe la donna di cui si innamor e che avrebbe sposato: Teodora. Di quasi ventanni pi giovane, attrice
(dunque una poco di buono per la morale di allora)
ed ex meretrice, non avrebbe potuto aspirare al patriziato e tantomeno alla corona imperiale. Ci dimostra che lasceta frequentava anche bassifondi e

teatri, che aveva dunque costumi da parvenu: pur


inurbato da anni, il futuro dominus non si era ancora integrato con llite. Per sposare Teodora riform la legge sui matrimoni, che vietava agli uomini
di alto rango di sposare serve o attrici. Per compiacerla, abol i lupanari e prese altre iniziative a favore
delle donne. Insieme formarono una coppia di ferro. In pratica, una diarchia, dice la bizantinista Silvia Ronchey. Forse lex teatrante non si immischiava nelle questioni di politica estera e tributaria, ma
su tutto il resto interveniva eccome.
Legge vivente. Giustiniano oper nel solco di
Diocleziano, Costantino e Teodosio I, con dedizione al potere assoluto. A dire il vero, sogn ancora
pi in grande: volle ricostituire lunit dellImpero
romano e affermare la restaurazione degli antichi
dominii (restitutio) attraverso un cesaropapismo
estremo. Lautorit dellimperatore divenne volont di Dio: nessunaltra poteva superarla, nemmeno
quella del vescovo di Roma. Le leggi dellimperatore erano ispirate da Dio e Giustiniano divenne la
fonte di tutta la legge, una legge vivente.
Anche lespansionismo bellico trov una giustificazione nella fede: si trattava di estendere anche

discutere sui dogmi TEOLOGICI. Eppure impose la fede con la forza

La riforma pi duratura: il diritto

impresa pi importante e immortale di Giustiniano , assieme alla


fondazione dellarchitettura bizantina, il riordino e la
razionalizzazione dei vari
codici giuridici promulgati
prima di lui: una riforma
che pone le basi del diritto
moderno europeo. Poco
dopo essere stato eletto
imperatore, nel febbraio

138

del 528 d.C., insedi una


commissione presieduta
dal giurista Triboniano
con lincarico di operare
una scelta ragionata ed
emendata delle costituzioni (le disposizioni imperiali)
ancora vigenti classificate
per soggetto.
Il codice dellimpero. A
una prima edizione, il
Codex Iustinianus, apparso

nel 529, fece seguito, nel


534, una seconda stesura
revisionata e integrata con
le nuove leggi (le Novelle)
emanate sempre da lui (in
tutto ne promulg 150):
era il Corpus iuris civilis,
che divenne nel tempo
una pietra miliare della
civilt europea. Attraverso
Bisanzio, argomenta la
bizantinista Silvia Ronchey,

sopravvisse il diritto
romano, che altrimenti
sarebbe decaduto. E che
invece fu utilizzato per
amministrare una sorta
di commonwealth ante
litteram sviluppatosi
proprio attorno al
diritto romano. Persino
lImpero ottomano lo
manterr, come diritto
consuetudinario.

alle terre riconquistate la religione cristiana liquidando ogni forma di dissenso. Coerente con lobiettivo di riunificare limpero nel nome del cristianesimo, Giustiniano rielabor e razionalizz i codici del
diritto romano (una giungla di leggi) con una riforma in due tempi. Fu la pi epocale delle sue riforme
(v. riquadro in basso a sinistra). Allunit nel diritto
doveva corrispondere quella della fede e Giustiniano persegu lobiettivo con le buone e, pi ancora,
con le cattive. Perseguit pagani, ebrei ed eretici, ricorrendo alla pulizia etnica. Si mostr pi tollerante solo con i monofisiti, i seguaci della dottrina secondo cui Cristo ha una sola natura, quella divina;
ma solo perch li proteggeva sua moglie.
Pratic alla fine una sorta di realpolitik di coppia,
favorita da un amore coniugale che non venne mai
meno (Teodora lo precedette di molto nella morte
e lui la pianse e onor sino alla fine). Nel contempo si impegn a sacralizzare la sua figura, moltiplicando le immagini in cui si assimilava a Cristo, assumendo il titolo di philochristos (Amico di Cristo) e rendendo opulento e solenne il cerimoniale di corte. Ma la sua megalomania e il culto della
personalit si espressero al massimo nelledilizia.
Architetto. Giustiniano fece edificare 96 chiese, prima fra tutte la nuova Basilica di Santa Sofia,
sopra le macerie lasciate dalla rivolta popolare del
532, che distrusse lintera citt. Esempio insuperato di magnificenza, aveva i soffitti rivestiti doro zecchino e la sua cupola considerata la madre di tutte le cupole, linizio di un nuovo stile architettonico. Ma le spese di realizzazione, unite ai costi delle
campagne belliche, dissanguarono limpero. Bisanzio si sven per sottrarre lAfrica ai Vandali, riconquistare la Spagna ai Visigoti e riprendersi lItalia
MARITTIMI

Lingresso del
porto di Classe,
fin dal tempo
di Augusto il
pi importante
sullAdriatico,
nei mosaici di
Ravenna.

Sotto tortura

iustiniano
disciplin anche
torture e menomazioni nel suo Corpus
legislativo. I prigionieri
di guerra si potevano
torturare con labbacinamento (le vittime,
private delle palpebre,
erano esposte al sole
pieno fino ad accecarle). Basilio II (imperato-

re bizantino a cavallo
di fine millennio)
sottopose a questo
trattamento 10mila
bulgari! Gli stessi
imperatori potevano
subire la stessa sorte:
succedeva che, se
venivano deposti, per
escluderne il ritorno
venissero mutilati di
occhi, naso, lingua.

Ricostruzione del cantiere


per i mosaici ravennati,
realizzati fra V e VI secolo.

NATIONAL GEOGRAPHIC STOCK

LESSING/CONTRASTO

Si narra che durante ledificazione di SANTA SOFIA


Giustiniano distribuisse MONETE nel cantiere per
invogliare gli operai a LAVORARE pi alacremente

ostrogota. Sbilanciato sul fronte occidentale, limpero si espose agli attacchi dei Bulgari e soprattutto
dei Persiani. Solo il genio e la pervicacia di condottieri come Belisario e Narsete evitarono allimperatore cocenti disfatte.
In bancarotta. N le numerose riforme amministrative, n la finanza creativa del geniale ministro
Giovanni di Cappadocia bastarono a compensare
laumento delle spese e il calo delle entrate dovute a
clientelismi, privilegi e corruzione. I cataclismi naturali, le carestie, le epidemie di peste che flagellarono Costantinopoli e i territori balcanici in quei decenni incrinarono definitivamente limmagine sacra
dellAugusto. Erano interpretati come segni di avversit celeste dalle superstiziose popolazioni dellepoca. E contribuirono alla sollevazione del 532 che
port alla distruzione di Bisanzio. In quel momento
Giustiniano pens di darsela a gambe: fu Teodora a
richiamarlo a un comportamento pi consono alla
dignit imperiale. Ma la sua figura, tra luci e ombre,
resta associata a un progetto fragile, destinato a dissolversi in fretta, come difatti avvenne dopo di lui. 
Dario Biagi
139

Generali valorosi,
intellettuali,
politici illuminati
(e non), ma
soprattutto
cittadini. Civis
romanus sum era
la frase ripetuta
con orgoglio, per
dichiarare uno
status sociale, ma
anche il senso di
appartenenza a
quella civilt che
avrebbe saputo
conquistare il
mondo intero.
A cura di Andrea Frediani

140

ALAMY

ALAMY

I GR ANDI

ROMANI

GLI ALTRI PROTAGONISTI

Menenio Agrippa

Catone il Censore

Tiberio e Gaio Gracco

Chi era: eletto console nel 503


a.C., trionf sui Sabini. Nel 494
a.C., a Roma, la tensione tra patrizi e plebei esplose nella rivolta della plebe, che si asserragli
sul Monte Sacro, ma Agrippa
riusc a sedare gli animi.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: nel suo
celebre apologo rivolto alla
plebe paragon lordinamento sociale romano al corpo
umano, dove ogni singola
parte deve collaborare con
laltra per il buon funzionamento dellinsieme. Raccont
come le membra, indispettite
perch lavoravano in funzione del ventre che si limitava
a consumare senza produrre
non fecero pi arrivare il
cibo alla bocca, ma poi furono
prese da sfinimento. Agrippa
dimostr cos che il ventre
(il senato) non era inutile,
perch ridistribuiva quel che
riceveva dando vigore alle
membra (il popolo).
Successi: ristabil la concordia
tra patrizi e plebei.
Insuccessi: la sua opera di
mediatore ebbe un successo
solo temporaneo.
Punti forti: doti oratorie.
Punti deboli: come tutte
le figure semileggendarie,
appare fin troppo idealizzato.
Si disse di lui: Ugualmente
caro al patriziato e alla plebe
(Tito Livio).
Se avesse raggiunto il
suo scopo: le tensioni tra
senato e plebe non sarebbero
riesplose in seguito, portando alle guerre civili di fine
repubblica.

Chi era: Marco Porcio Catone


raggiunse il consolato nel 195
a.C. attraverso i suoi successi
militari in Spagna e il relativo
trionfo. Ricopr la carica di
censore (184 a.C.) rivelandosi
un inflessibile moralizzatore,
avvers gli Scipioni e i fautori
della diffusione della cultura
greca, contrastando ricchezza
e lussi e propugnando una
vita austera e frugale.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: la sua difesa
dei costumi degli antichi
contribu ad attenuare linfluenza greca e orientale che
prendeva sempre pi piede
nellUrbe, assicurando la
sopravvivenza di unidentit
romana.
Successi: convinse i senatori
che Cartagine andava distrutta, cosa che avvenne tre anni
dopo la sua morte.
Insuccessi: non riusc a
impedire che la cultura greca
si diffondesse in tutti i livelli
della societ romana.
Punti forti: una grande dirittura morale.
Punti deboli: non faceva nulla per rendersi bene accetto,
esponendosi ad accuse di
tirchieria e di maltrattamenti
degli schiavi.
Si disse di lui: Catone dichiarava con inestinguibile odio
che Cartagine doveva essere
distrutta, anche quando si deliberava su un altro argomento
(Floro).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: Roma sarebbe rimasta
impermeabile agli influssi
stranieri.

Chi erano: loro madre era


Cornelia, figlia di Scipione
lAfricano. Tiberio, da tribuno
della plebe (133 a.C.) fece
approvare una legge per la
redistribuzione delle propriet terriere e del demanio ai
contadini. Fin linciato
in Campidoglio. Il suo programma politico fu ripreso
dal fratello minore, Gaio, che
anchegli da tribuno della
plebe (123 e 122 a.C.) propose
pi ampie riforme. Non rieletto per un terzo mandato, una
volta persa linviolabilit fu
eliminato come nemico dello
Stato.
Perch hanno influenzato la
storia di Roma: per la prima
volta il senato perse il monopolio del potere a Roma.
Successi: portarono il tribunato della plebe al vertice
delle cariche dello Stato.
Insuccessi: le loro idee rimasero in parte sulla carta.
Punti forti: grandi oratori e
demagoghi. Gaio, ben pi
del fratello maggiore, mostr
spiccate doti politiche.
Punti deboli: radicali, furono
accusati di tirannia.
Si disse di loro: Questa
conclusione della vita, questa
conclusione della morte ebbero, per aver fatto cattivo uso
della loro superiore intelligenza (Velleio Patercolo).
Se avessero raggiunto il
loro scopo: lo strapotere del
patriziato sarebbe stato ridimensionato e gli altri popoli
italici avrebbero conseguito
la cittadinanza romana senza
bisogno di una guerra.

fine VI secolo-493 a.C.

234-149 a.C.

163 ca.-133 a.C. / 154-121 a.C.

ALINARI

ALINARI

ALINARI

Gaio Mario

Pompeo Magno

Cicerone

Mecenate

Chi era: si fece strada a gomitate nella politica romana,


percorrendo lintero cursus
honorum fino a conseguire per
sette volte la carica di console.
I ripetuti trionfi militari lo
spinsero a contendere a Silla il
comando della guerra in Asia
contro Mitridate. La guerra civile che ne deriv lo costrinse
a fuggire. Torn in assenza del
rivale ed espugn Roma dopo
un duro assedio, rendendosi
protagonista di massacri che
terminarono solo con la sua
morte.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: a Mario attribuita la riforma dellesercito
che consent ai nullatenenti di
accedere alla carriera militare,
sostituendo forze armate professionali alla milizia temporanea cui era obbligato ciascun
cittadino romano.
Successi: pose fine alla lunga
guerra giugurtina; inflisse
sconfitte decisive ai Germani
Cimbri e Teutoni.
Insuccessi: perse il confronto
a distanza con il suo avversario
politico Silla.
Punti forti: fu il campione
del popolo contro loligarchia
aristocratica.
Punti deboli: fu un politico
scarsamente dotato e un
uomo privo di moderazione.
Si disse di lui: Non sarebbe
facile dire se sia stato pi utile in
guerra o pi rovinoso in tempo
di pace (Tito Livio).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: avrebbe anticipato
la dittatura di Silla e di Giulio
Cesare.

Chi era: militare e politico,


stato prima alleato poi avversario di Cesare. Fu un generale
precoce e celebr il trionfo gi
a 25 anni. Consegu vittorie
in Spagna sui ribelli guidati
da Sertorio, sugli schiavi di
Spartaco e sui pirati. In Oriente
chiuse la partita con Mitridate
e ingrand enormemente il
territorio di Roma. Fu ucciso da
oscuri cortigiani in Egitto.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: risolse il secolare problema della pirateria e
Roma divenne florida perch
lui rese il Mediterraneo mare
nostrum.
Successi: vittorie su tutti i
fronti, dallAfrica allOriente,
spesso sfruttando il lavoro di
chi lo aveva preceduto (Metello, Lucullo e Crasso).
Insuccessi: si rivel inferiore
a Cesare mancando il colpo
risolutivo a Durazzo e finendo
sconfitto a Farsalo.
Punti forti: grande competenza militare e ottime capacit
organizzative.
Punti deboli: ricercava lapprovazione accontentandosi
di essere apprezzato, senza
esercitare la sua autorit.
Si disse di lui: I capelli [...]
e gli occhi conferivano al suo
sguardo una somiglianza, pi
supposta che reale, con [...]
Alessandro Magno. Perci molti
[...] si riferivano a lui con questo
nome (Plutarco).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: se avesse sconfitto Cesare, forse la repubblica sarebbe stata afflitta da guerre civili
ancora per lunghi decenni.

Chi era: avvocato e oratore,


come console (63 a.C.) difese
la repubblica dalla minaccia di
Catilina. Si rifiut di sostenere
il primo triunvirato e durante
la guerra civile tra Cesare e
Pompeo si barcamen tra le
due fazioni. Morto Cesare,
entr in contrasto con Marco
Antonio che, accordatosi con
Ottaviano e Lepido nel secondo triunvirato, ne pretese
la morte. Fin ucciso a Formia
dagli scagnozzi di Antonio.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: i suoi scritti
sono divenuti la pietra di
paragone con cui si sono misurati gli intellettuali romani
delle epoche successive. Cre
un lessico latino in ambito
filosofico.
Successi: contribu alla diffusione della cultura, quella
greca in particolare. Fece
fallire la congiura di Catilina
e mand allesilio il corrotto
governatore siciliano Verre.
Insuccessi: non riusc a impedire la deriva monarchica.
Punti forti: intelligenza e
cultura superiori, eccezionale
arte oratoria.
Punti deboli: troppo prudente, vanitoso e ondivago.
Si disse di lui: La morte di Cicerone suscita anzitutto compassione; un vecchio pauroso
trasportato su e gi dai servi,
un vecchio che per sfuggire alla
morte cerca di nascondersi da
chi gli d la caccia e [...] poi gli
taglia la testa (Plutarco).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: Roma sarebbe rimasta
una repubblica.

Chi era: amico e consigliere di


Augusto, fu quasi un ministro
della propaganda dellimperatore, il primo che si ricordi.
Cre un circolo letterario con i
maggiori esponenti della cultura dellepoca, che trasform
in cantori della gloria di Roma
e della famiglia imperiale. Ag
come reggente di Augusto
quando questi era lontano.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: favor
laffermazione di poeti come
Virgilio, Orazio e Properzio, fu
fondamentale per consolidare il potere di Augusto. Il
suo atteggiamento verso le
arti costitu un modello per i
secoli futuri, tanto da essere
definito mecenatismo.
Successi: come diplomatico
favor il temporaneo accordo
tra Ottaviano e Antonio durante la guerra civile.
Insuccessi: si ciment nella
composizione di opere letterarie ma, a quanto pare, con
scarso successo.
Punti forti: grandi capacit
diplomatiche e amministrative.
Punti deboli: era ciarliero, e
questo gli cost, negli ultimi
anni, lamicizia di Augusto.
Si disse di lui: Si era guadagnato laffetto di Augusto, nonostante si trovasse a doverne
contenere limpulsivit, ma era
benvoluto anche da tutti gli
altri [...] non perse mai il senso
dellequilibrio (Dione Cassio).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: forse Augusto avrebbe
avuto un amico negli ultimi
amari anni di regno.

157-86 a.C.

106-48 a.C.

106-43 a.C.

68 ca. a.C.-8 d.C.

141

ALINARI

SCALA

SCALA

Seneca

Agrippina Minore

Traiano

Aureliano

Chi era: spagnolo, raggiunse


una notevole influenza gi
durante il regno di Caligola,
dal quale venne esiliato.
Fu richiamato e nominato
precettore di Nerone.
Divenne ministro e consigliere
dellimperatore, prima di cadere nuovamente in disgrazia
e ritirarsi a vita privata. Tre
anni dopo luscita di scena fu
raggiunto dallaccusa, forse
ingiusta, di aver cospirato
contro Nerone, e costretto al
suicidio.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: esercit
a lungo il controllo sulla
natura instabile di Nerone.
Successi: contribu non
poco alla guida dello Stato.
Insuccessi: linvadenza lo rese
inviso allimperatore.
Punti forti: la sua produzione
letteraria, soprattutto in ambito filosofico, vastissima,
e imprescindibile nellapparato culturale dellantica Roma.
Punti deboli: lintraprendenza
politica troppo spiccata per un
uomo di lettere.
Si disse di lui: Caligola
disprezzava lo stile alquanto
sottile ed elegante, tanto da
arrivare a dire che Seneca,
allora particolarmente in
auge, scriveva pure e semplici
prove da concorso e che le sue
opere erano costruzioni di sabbia senza calce (Svetonio).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: forse Nerone avrebbe
compiaciuto il senato mantenendo il trono ed evitando
la guerra civile che port al
potere i Flavi.

Chi era: figlia di Germanico e


di Agrippina Maggiore, spos
Domizio Enobarbo e venne
poi esiliata perch sospettata
di congiurare contro limperatore Caligola, suo fratello.
Riabilitata, si spos di nuovo,
eliminando, si disse, il marito
per ereditarne i beni. Convol
a nozze anche con lo zio, limperatore Claudio, che spinse
ad adottare il figlio Nerone.
Poich il legittimo erede al
trono era il figlio di Claudio,
Britannico, Agrippina avvelen
il consorte aprendo a Nerone
la strada per la successione.
Ma il figlio, insofferente per
la sua invadenza, la elimin,
celebrandone poi la scomparsa con grandi feste.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: nel favorire
lascesa di Nerone, provoc
indirettamente la fine della
dinastia Giulio-Claudia.
Successi: fu lei a controllare
limpero durante la minore et
del figlio.
Insuccessi: Nerone le sbarr la
strada in ogni modo.
Punti forti: lassenza di qualsiasi scrupolo.
Punti deboli: uneccessiva
ambizione, che la priv del
senso della misura.
Si disse di lei: Toh, non mi
ero mai accorto di aver avuto
una madre cos bella! (Nerone,
nellosservare il cadavere della
madre appena fatta uccidere).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: sarebbe stata lei
la vera monarca di Roma.
Pur negativa, fu una figura
femminile importante.

Chi era: imperatore dal 98


d.C., port limpero alla massima espansione conquistando
la Dacia e lImpero partico, le
province di Assiria, Armenia,
Arabia e Mesopotamia. Fu
grande condottiero e statista.
A Roma, molte opere architettoniche e ingegneristiche
portano il suo nome: mercati,
foro, acquedotto e terme.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: conquistando
la Dacia (Romania), ne condizion lingua e usi.
Successi: sconfisse Decebalo,
uno dei pi determinati nemici dei Romani.
Insuccessi: la conquista della
Mesopotamia si rivel effimera. Alla sua morte, limpero
era squassato da numerose
rivolte.
Punti forti: equilibrio, senso
dello Stato e capacit di farsi
benvolere da tutti.
Punti deboli: secondo i
cronisti, era incolto, dedito al
vino e ai ragazzi.
Si disse di lui: Non era invidioso, n fece assassinare alcuno,
ma onor ed esalt tutti gli
uomini buoni, senza eccezione,
e per questo non temette n
odi alcuno. Ai calunniatori
prest scarsissima attenzione e
non era schiavo dellira (Dione
Cassio).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: arrivato allestremo
limite orientale dellImpero
partico dichiar che, se fosse
stato pi giovane, avrebbe
seguito le orme di Alessandro Magno, arrivando fino in
India.

Chi era: umile provinciale balcanico, fece una rapida carriera


nellesercito sotto Claudio II,
diventando imperatore nel 270.
In 5 anni di regno condusse
uninstancabile attivit bellica
da un capo allaltro dellimpero
per arginare i barbari (Iutungi,
Goti, Franchi, Marcomanni, Alamanni, Eruli) e spegnere rivolte
(Zenobia di Palmira, Firmo in
Egitto e Tetrico in Gallia). Ucciso
da una congiura, lasci a Roma
una nuova cinta muraria.
Perch ha influenzato la
storia di Roma: argin il declino dellimpero. Apr la strada al
monoteismo con il culto del Sol
Invictus.
Successi: scongiur la secessione dello Stato di Palmira e
della Gallia.
Insuccessi: sconfitto dai
Marcomanni a Piacenza, rischi
di lasciare aperta ai barbari la
strada per Roma.
Punti forti: era dotato di una
volont inflessibile e di uno
straordinario coraggio (ebbe
premi al valore prima di divenire imperatore).
Punti deboli: fu severo oltre
ogni misura, chiamato Mano
alla spada per le punizioni che
infliggeva.
Si disse di lui: Dopo la
disgraziata vicenda di Valeriano,
dopo il malgoverno di Gallieno,
il nostro Stato sotto Claudio
aveva ripreso a respirare; ma era
stato Aureliano [...] a ricondurlo
allantico splendore (Historia
augusta).
Se avesse raggiunto il suo
scopo: avrebbe ritardato il
crollo dellimpero.

4 ca. a.C.-65 d.C.

142

15-59 d.C.

53-117 d.C

214-275 d.C.

LETTURE
ll mito di Elena.
Immagini e racconti
dalla Grecia a oggi

Maurizio Bettini
e CarloBrillante
(Einaudi)
Digressione attorno alla figura di Elena, regina
spartana di straordinaria bellezza
il cui rapimento fu allorigine della Guerra di Troia narrata nellIliade. Elena tra i
personaggi pi celebri di tutta la letteratura classica, tanto da ispirare nel corso dei
secoli numerosi racconti e
leggende.

Saffo. Liriche e frammenti

Saffo (SE)
Il libro raccoglie lopera della poetessa greca del VI secolo
a.C. Saffo di Lesbo, le cui struggenti liriche alcune delle quali tradotte da Salvatore Quasimodo erano imperniate sulla
passione amorosa e la cui produzione andata purtroppo in
gran parte dispersa.

Storie

Erodoto (Mondadori)
In due volumi, lopera presenta il lavoro storiografico con cui
Erodoto considerato il padre
della Storia poich fu il primo
ad analizzare i fatti di per s,
sottraendoli a ogni visione mitica celebr nel V secolo a.C.
la resistenza opposta dai Greci
ai Persiani.

Socrate

Gnter Figal (Il Mulino)


Il volume ricostruisce il pensiero del
grande filosofo ateniese del V secolo
a.C. e le sue lucide
riflessioni sui temi
della politica, della religiosit e del
vivere quotidiano. Da queste
pagine affiora la sua vicenda
umana culminata in una condanna che egli affront con la
serenit del saggio.

Alcibiade. Un
avventuriero in una
democrazia in crisi

Jacqueline de Romilly (Garzanti)


Dettagliata biografia di Alcibiade, pupillo di Socrate, amico di
Pericle e carismatica figura politico-militare dellAtene del V
secolo a.C., la cui tumultuosa
vita fu condita da scandali finanziari e sessuali, complotti
politici e condanne allesilio.

Filippo il Macedone

Giuseppe Squillace (Laterza)


Il volume ripercorre le gesta del
carismatico sovrano di Macedonia che, prima di venir messo
in ombra dal figlio, riusc a modernizzare e rafforzare il proprio regno coagulando attorno
a esso il traballante mondo greco. Spian in tal modo la strada
alle future conquiste dello stesso Alessandro.

Alessandro Magno

Pietro Citati (Adelphi)


Il racconto della
vita del grande
condottiero macedone e degli eventi
che ne segnarono
lascesa.
La forza di Alessandro Magno stava
nella sete di conoscenza e nella
brama di conquista che lo condussero alle porte dellIndia,
lasciando dietro di s unaura mitica.

Il grande Archimede

Mario Geymonat (Sandro Teti)


Le imprese di uno degli scienziati pi originali della Storia,
vissuto nel III secolo a.C.
a Siracusa, una tra le maggiori
citt del Mediterraneo,
e ammirato dai grandi eruditi del suo tempo, sbalorditi di fronte alle sue molteplici intuizioni matematiche e
ingegneristiche.

Annibale

Giovanni Brizzi (Rai Eri)


Il volume offre un avvincente
ritratto della figura di Anniba-

A cura di Matteo Liberti

le, il generale cartaginese protagonista della Seconda guerra


punica che si distinse per le sue
intuizioni strategiche, per la padronanza delle concezioni tattiche pi raffinate e per il forte
ascendente sulle truppe.

Scipione e Annibale. La
guerra per salvare Roma

Giovanni Brizzi (Laterza)


Con ritmo da romanzo,
il saggio ripercorre le tappe
dellintreccio tra la vita di due
eterni nemici: il cartaginese
Annibale e il romano Scipione, universalmente noto come lAfricano per le folgoranti vittorie ottenute in quella
che diverr la provincia romana dAfrica.

Giulio Cesare. Il dittatore


democratico
Luciano Canfora (Laterza)
Un saggio che scandaglia
la vita di uno dei personaggi pi noti e importanti del
mondo romano, il dictator
Giulio Cesare che seppe avviare il transito dalla repubblica allimpero.

Giulio Cesare

Martin Jehne (Il Mulino)


Agile volume che ripercorre rapidamente le tappe dellascesa di Giulio Cesare al ruolo di
dittatore, rimarcandone la particolare capacit di sfidare le
istituzioni.

Cleopatra. La regina
che ingann se stessa

Antonio Spinosa
(Mondadori)
Il volume analizza la breve
ma intensa vita
dellultima
regina dellEgitto tolemaico, donna scaltra e seducente.
Temutissima da Roma, Cleopatra nel I secolo a.C. si serv del
proprio fascino a fini politici intessendo torbide relazioni con
i romani Giulio Cesare e Marco
Antonio.

Augusto e il potere
delle immagini

Paul Zanker (Bollati Boringhieri)


Spaziando tra archeologia, storia, arte e letteratura, lautore di questo interessante saggio analizza labilit
propagandistica di Augusto.
Limperatore seppe sfruttare
immagini e simbologie per restituire una piena identit ai
Romani dopo la crisi dellet
tardo-repubblicana.

Augusto

Augusto Fraschetti
(Laterza)
Storia dellascesa
al potere del primo imperatore
romano, il quale,
pur non stravolgendo le vecchie strutture repubblicane
e fornendo ai cittadini una
progressiva stabilit economica e politica, defin una
nuova vita civile e nuovi culti fino a imporsi quale unica
auctoritas.

Limperatore dalle umili


origini. Titus Flavius
Vespasianus

Pietro Nelli (Lulu)


Ricostruzione della vita
dellimperatore Vespasiano,
fondatore della dinastra Flavia. Cresciuto in campagna,
si distinse come eccellente finanziere e accorto amministratore. Lo ricordiamo, tra
le altre cose, per unoriginale
tassa sui gabinetti pubblici e
per la frase pecunia non olet.

Adriano

Yves Roman (Salerno)


Saggio incentrato sulla personalit
poliedrica dellimperatore Adriano,
la cui biografia, tra
intrighi e mirabili imprese come ledificazione del celebre Vallo, viene ricostruita
attraverso un accuratissimo lavoro sulle fonti.

LETTURE
Le monete di Roma.
Settimio Severo

Daniele Leoni (Dielle)


Monografia dedicata alla vita dellimperatore Settimio Severo nato a Leptis Magna, nella provincia
romana dAfrica e a quella dei maggiori personaggi
che gli orbitarono attorno.
A corredo dellopera, varie
cartine e una serie di immagini delle monete battute
sotto il suo regno.

Leptis Magna

Oriana Dal Bosco (Ananke)


Arricchito da una vasta documentazione fotografica,
il volume ripercorre la storia di Leptis Magna, in Libia, citt fenicia che conobbe grande sviluppo grazie
allimperatore Settimio Severo e che considerata
una delle aree archeologiche pi affascinanti di tutto
il Nord Africa.

Costantino il Grande:
un falso mito?

Massimiliano Nuti
(Mattioli 1885)
Volume che analizza le molte ambiguit del primo imperatore cristiano di Roma,
personaggio tra i pi controversi della Storia che, a
seconda delle fonti, appare come esempio di moralit oppure come criminale senza scrupoli, pronto ad
abbracciare il cristianesimo
al solo fine di espiare le proprie colpe.

Galla Placidia

Antonio Collaci (Ugo Mursia


Editore)
Saggio sulla vita di Galla Placidia, figlia
dellimperatore Teodosio I
e nipote di altri
tre imperatori
cresciuta alla corte di Costantinopoli e protagonista di unavventurosa esi-

144

stenza che contribu, anche per


la carenza di fonti, ad ammantare la sua figura di un alone di
leggenda.

Giustiniano

Mischa Meier (Il Mulino)


Il volume ripercorre la turbolenta epoca il VI secolo in
cui Giustiniano fu al potere
come imperatore bizantino,
cercando di imporre lortodossia cristiana e portando
a termine unimportante risistemazione del diritto romano culminata nel celebre
Corpus Iuris Civilis, ancora oggi alla base del nostro diritto civile.

Spartaco. Le armi e luomo


Aldo Schiavone (Einaudi)
Ricostruzione della rivolta servile
guidata dalleroico
Spartaco, lo schiavo proveniente dalla Tracia che, dopo
aver calcato le arene degli anfiteatri come gladiatore, ebbe il coraggio di sfidare la Repubblica
romana.

Tiberio o la spirale
del potere

Lidia Storoni Mazzolani


(La Conchiglia)
Volume che ricostruisce la vicenda dellimperatore Tiberio
soffermandosi non solo sulla
sua torbida psiche, ma innanzitutto sulle sue operazioni militari e sulle sue scelte culturali, evidenziandone la funzione
storica di traghettatore del
principato verso limpero e
lassolutismo.

Cicerone

Wilfried Stroh (Il Mulino)


Abile sintesi della poliedrica
storia di Cicerone, avvocato,
filosofo, oratore e poeta in grado di esercitare una grande influenza sulla tradizione culturale di tutto lOccidente,
tanto da costituire tuttora un
punto di riferimento intellet-

tuale per schiere di pensatori e


studiosi.

La grande storia di Roma

Antonio Spinosa (Mondadori)


Il racconto delle vicende che
segnarono la nascita, lascesa e
il declino di Roma. Un libro di
facile leggibilit che restituisce
un volto e unanima alle schiere di re, imperatori, consoli,
condottieri, donne e sacerdoti
che resero immortale il ricordo
dellUrbe.

Una giornata nellantica


Roma. Vita quotidiana,
segreti e curiosit

Alberto Angela (Mondadori)


Viaggio alla scoperta della vita
quotidiana della Roma
imperiale, tra curiosit e dettagli inediti, passando dalle strade alle dimore private fino a
entrare nel Colosseo, nel bel
mezzo dei combattimenti tra
gladiatori.

I grandi nemici di Roma


antica

Le grandi battaglie
dellantica Grecia

Andrea Frediani
(Newton Compton)
Celebre per i suoi
artisti, intellettuali e filosofi, lantica Grecia fu senza
dubbio la culla della civilt occidentale, ma in questo volume scopriamo anche leredit lasciata
dalle poleis greche nellarte della guerra, ripercorrendo una fitta cronaca militare costellata
da cruente battaglie.

Storia greca. Linee di


sviluppo dallet micenea
allet romana
Domenico Musti (Laterza)
Il saggio descrive lintera
parabola storica del mondo
greco, dal tempo dei palazzi
micenei alla nascita della
polis fino alla dominazione romana, evidenziando lemergere delle istanze di libert e
democrazia.

Philip Matyszak
(Newton Compton)
Incontro con i personaggi che, in nome della libert
o per il gusto della sfida, da eroi o
da assassini, osarono sfidare
il potere di Roma: da Giugurta e Vercingetorige, catturati ed
esibiti in trionfo, ad Annibale
e Cleopatra, che finirono i loro
giorni suicidi.

Sparta e Atene. Il racconto


di una guerra

Il guerriero, loplita,
il legionario. Gli eserciti
nel mondo classico

La battaglia delle
Termopili. La vera storia
dei 300 guerrieri diventati
leggenda

Giovanni Brizzi (Il Mulino)


Partendo dai guerrieri
omerici e passando poi allo studio delle battaglie e degli armamenti dellantichit, il volume ricostruisce levoluzione
della figura del soldato in
Grecia e a Roma, evidenziando in questultimo caso le trasformazioni avvenute in et
monarchica, repubblicana e
imperiale.

Sergio Valzania (Sellerio)


Volume dedicato alla Guerra
del Peloponneso, scontro per
legemonia sul mondo greco
che nel V secolo a.C. vide opposte Atene e Sparta. Particolare
attenzione data allanalisi del
sistema geopolitico nel quale prese corpo la cruenta lotta
tra due protagoniste della stessa civilt.

Raffaele DAmato
(Newton Compton)
Ricostruzione della celebre battaglia
delle Termopili, dove nel 480 a.C. i soldati greci si opposero al mastodontico esercito
persiano (composto da migliaia
di uomini) riuscendo a
frenarlo grazie anche al co-

GRECIA E ROMA

raggio del re spartano Leonida e dei suoi 300, straordinari


guerrieri.

La Persia antica

Josef Wiesehfer (Il Mulino)


Volume che, basandosi sullo
studio diretto di fonti persiane, ricostruisce la storia della
societ e della cultura dellantica Persia, dalla sua ascesa a
grande potenza sotto i sovrani
achemenidi, acerrimi rivali delle poleis greche, fino allavvento dellIslam.

Socrate

Giovanni Reale (Bur)


Con un attento lavoro sulle fonti
Socrate non lasci nulla di scritto
e quel che sappiamo su di lui lo dobbiamo ai suoi discepoli lautore di questo saggio traccia il
ritratto di un pensatore che sfid la morte per non rinnegare le proprie idee, evidenziando le novit travolgenti del suo
pensiero.

Pericle. Linventore della


democrazia

Claude Moss (Laterza)


La vita e le storiche imprese
di Pericle, il grande politico
ateniese descritto da
Plutarco come linventore della democrazia e sotto il quale Atene raggiunse nel V secolo
a.C. lapice del proprio splendore culturale e della propria
potenza.

Ipazia dAlessandria

Gemma Beretta (Editori Riuniti)


Il volume ripercorre la vita e il pensiero di Ipazia di
Alessandria, filosofa e scienziata che
fu caposcuola del
platonismo e che
mostr doti straordinarie nei campi dellastronomia e della matematica, prima
di morire linciata da una folla di
cristiani...

La tragedia greca.
Forma, gioco
scenico, tecniche
drammatiche

Massimo Di Marco
(Carocci)
Volume che
ci guida alla
scoperta dei
segreti tecnici e teorici
di quel grande genere
che fu la tragedia. Creazione originale dei Greci, raggiunse la sua perfezione con le produzioni
di Eschilo, Sofocle ed Euripide, i cui drammi costituirono un modello
per molte generazioni di
drammaturghi.

Akropolis. La grande
epopea di Atene

Valerio Massimo Manfredi


(Mondadori)
Da una delle firme pi famose del romanzo storico, un prezioso saggio
che ricostruisce le varie fasi dellaffermazione
di Atene quale potenza
egemone del Mediterraneo, alla scoperta di
poeti, filosofi e condottieri artefici di unet irripetibile di tragedie,
splendori e libert.

Ritratti dautore. Vite


a confronto, oltre la
storia e il mito
Paola Scollo (GB EditoriA)
La Storia
fatta dagli
uomini e gli
uomini sono il risultato
della Storia:
partendo da
questa consapevolezza il
saggio ripercorre la vita
e le imprese dei maggiori personaggi della storia
greca e romana, rivelandone lati inediti e ricercando in primis la loro
umanit.

I PERSONAGGI
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Elena Ghidini, Nino Gorio, Federico Gurgone, Karin Krempel-Haglund,
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Periodico associato alla FIEG


(Federaz. Ital. Editori Giornali)

Codice ISSN:
2280-1456

OGGI E DOMANI

La nostra EPOCA ha prodotto grandi personaggi, ma al momento


non c nessuno in grado di fronteggiare la CRISI che stiamo vivendo

Siamo ancora

GRECO-ROMANI?
I
ICONE
MODERNE

THE LIFE PICTURE COLLECTION/GETT

GETTY IMAGES (2)

John Kennedy,
Albert Einstein,
Gandhi: anche la
nostra epoca ha
prodotto grandi
personalit.

146

canoni di bellezza, le conoscenze


mediche e scientifiche, larchitettura... molto di quel che appartiene alla cultura occidentale deriva dalle civilt e dai saperi che presero
forma oltre duemila anni fa in Grecia e
a Roma. Il mondo greco-romano ci ha
lasciato uneredit sconfinata, sottolinea Dario Palermo, docente di Archeo
logia classica allUniversit di Catania.
Si pensi, tra le altre cose, alla moderna storiografia, nata nellalveo del mondo classico, o allimportanza rivestita dal
teatro antico, forma darte tuttora viva ed evolutasi anche nel cinema e nella televisione. Il debito si estende anche
allambito scientifico, alletica, al diritto:
i concetti di citt, democrazia e dibattito
politico non li abbiamo inventati noi.
I nostri grandi. Impregnato di
cultura classica, il nostro mondo ha conosciuto non a caso molti personaggi
di spicco paragonati ai grandi del passato. Qualche esempio? Einstein, per le
sue geniali intuizioni, stato assimilato
ad Archimede; la filosofia non violenta di Gandhi stata avvicinata a quella
di Socrate; labilit oratoria di Kennedy
e il suo idealismo democratico ne hanno
fatto secondo alcuni un moderno Pericle; i grandi registi cinematografici, abili
a raccontare e a criticare il presente, sono
stati visti alla stregua dei commediografi
dellantichit; e lo stesso web con i suoi
frequentatissimi social forum non sarebbe altro che una riproposizione dellagor greca o del foro romano. Con un impatto certamente di entit diversa.
Oggi la comunicazione imperversa
grazie ai nuovi media, ma ricordiamoci che, fatte le debite proporzioni, era

fondamentale gi nelle societ antiche.


Persino le arti figurative avevano spesso funzioni comunicative di matrice politica: basti pensare alla colonna Traiana,
monumento in cui vengono narrate a
fine propagandistico le vicende delle
guerre di conquista della Dacia, commenta Palermo.
Un mondo in crisi. Un altro paragone facile fra lodierna crisi vissuta
dallOccidente e quella del tardo impero romano: la recessione economica, la
decadenza morale, la pressione esercitata
da popoli stranieri sui confini delloccidente. Analogie sensate? Qualsiasi paragone tra il presente e il passato rischia
di risultare forzato, avverte Palermo.
Ogni periodo storico infatti diversissimo da quelli precedenti. A differenza
dellepoca greco-romana, per esempio,
oggi abbiamo a che fare con uno scenario geopolitico globale il cui baricentro gravita fuori dai confini europei. E se
vero che la Storia magistra vitae non
significa che si ripeta immutabile; tuttal
pi possono esserci orientamenti di fondo che tendono ad assomigliarsi. E comunque, al momento, non sembrano
profilarsi allorizzonte grandi uomini
capaci di opporsi ai fattori di decadenza che stiamo vivendo. Ma se le grandi
personalit scarseggiano, qualcosaltro si
fatto strada negli ultimi anni: il nuovo grande personaggio collettivo costituito dalla comunit degli internauti.
Personaggio che nel 2006 si guadagnato il titolo di Person of the Year secondo la rivista americana Time. Accanto a
papa Francesco, Bill Clinton o Barack
Obama, insomma, oggi ci siamo noi.
Matteo Liberti

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