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ASPETT1 DELLA CONTROVERS1A OR1GEN1ANA:

LE TRADUZ10N1 LAT1NE DEL PERl ARCHON

11 clima spirituale nel quale matura e fu realizzato il progetto della duplice traduzione latina deI Peri Archon, rispettivamente da partedi Rufino e di Girolamo, e tanto nota da rendere
superflua ogni ulteriore analisi in dettaglio delle circostanze storiche che resero possibili due versioni latine della medesima opera,
pressoche contelnporanee, entrambe ispirate da interessi polemici ma in opposte direzioni, di difesa l'una di accusa l'altra 1.
Nello spazio di pochi anni si compie una vicenda complessa
in cui il confronto e 10 scontro degli opposti partiti, pro e contro
Origene, assume toni accesi e talora francamente drammatici e aHa
quale si deve riconoscere un peso deI tutto peculiare nella storia,
lunga di secoli e travagliata, della questione origeniana. A quella
vicenda si deve infatti la stessa sopravvivenza deIl'opera piu discussa e probIematica, sotto moIti profili essenziale, deI Maestro
alessandrino la quaIe nella sua forma originale greca finira per
essere travolta dai successivi sviluppi della controversia e condannata aHa distruzione. Se si considera la circostanza veramente sin-

1 Sulla cronologia della prima controversia origenista cfr. K. Holl, Die


Zeit/olge des ersten origenistischen Streits, SAB 9 (1916), 226-255; A. Jlieher, Benzerkungen zu der Abhandlung des Hrn. Holl, ivi 256-275; F. CavaIlera, Saint ]erome. Sa vie et son oeuvre, I, 1 Paris 1922, pp. 229-286 e I, 2
pp. 31-43. Per una sintesi equilibrata degli eventi si vedra anche G. Fritz,
art. Origenisme, DThC XI, 2, Paris 1932, co~l. 1567-74. Ulteriori contributi sul tema in M.. Villain, Ru/in d'Aquilee. La querelle autour d'Origene,
RechSR 27 (1937), 5-37 e 165-195; piu recentemente in P. Nautin, Etudes
de chronologie hieronymienne (393-397), REAug 18 (1972), 209-218; 19
(1973), 69-86 e 213-239; 20 (1974), 251-284; La Lettre de Theophile d'Alexandrie Cl fEglise de ] erusalem et la reponse de ] ean de ] erusalem (]uinJuillet 396), RHE 69 (1974), 365-394. L'opera di G. Bardy (Recherches sur
fhistoire du texte et des versions latines du De Principiis d'Origene, LilIe
1923) rimane tuttora valida pur nel notevole progresso degli studi segnato
clalle traduzioni deI trattato a cura di M. Simonetti (I Principi di Origene,
Torino 1968) e di M. Had-G. Dorival..A. Le Boulluec (Origene. Traite des
Principes (Peri Archon), Paris 1976), e dalle edizioni critiche di H. Gr
gemanns-H. Karpp (Origenes Vier Bcher von den Prinzipien, Darmstadt
1976) ,e di H . CrouzeIM. Simonetti (Origene. Traite des Principes, SCh
252-253, 268-269 e 312, Paris 1978-1984).

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golare per Ia quale tutto eio ehe eonoseiamo deI trattato origenia110 Sui Prineipii si situa in un eontesto, esplieito 0 implieito,
di apologia ovvero di eritiea, dai passi eontenuti nell'Apologia di
Pamfilo 2 a quelli raeeolti nella Philocalia 3, dalla traduzione di Rufino a quella di Girolamo ehe, sopravvissuta per frammenti in
quella sorta di eentone eresiologieo ehe e Ia Letttra ad Avito ci
appare in una prospettiva unilaterale e rigidamente aeeusatoria,
fino ai passi raeeolti nella Lettera a Mena di Giustiniano 4, si dovra
rieonoseere in pari tempo tutto il peso ehe, per Ia valutazione eorretta di questi testimoni, assume I'analisi delle Ioro rispettive intenzioni oltre ehe dei risultati della Ioro opera di excerptores
o di traduttori.
Quando Rufino, appena giunto aRoma, nel 397 traduee per
Ie pressanti solleeitazioni di Maeario, il prima libro dell'Apologia
di Panl:filo eontenente ampi estratti deI Peri Archon e nell'anno
J

2 Di essa, come e noto, ci e pervenuto soltanto i1 prima libro nella


traduzione di Rufino {BG 17, 541-616 A) e una notizia nel Cod. 118 della
Biblioteca di Fozio .(ed. R. Henry, Photius. Bibliotheque) t. 11, Paris 1960,
pp. 90-92).
3 ,Composta intorno al 360-378 da Gregorio di Nazianzo e Basilio di Cesarea, ci ha conservato ampi passi dal 111 e IV libro (PArch 111, 1 e IV,
1-3), relativi a temi dottrinaH poco compromettenti , quali i1 libero arbitrio e l'esegesi scritturistica. Dopo I'edizione completa di J.A. Robinson (The
Philocalia 0/ Origen) ,Cambridge 1893), si vedano le edizioni parziali ma
ampiamente commentate di E. Junod, Origene. Philocalie 21-27 Sur le libre
arbitre (SCh 226), Paris 1976 e di M. Rarl, Origene. Philocalie) 1-20 sur les
Ecrilures (SCh 302), Paris 1983 ehe tuttavia non pubblicano i capitoli relativi al PAreh. Per i1 valore deI teste dei Filocalisti, oltre G. Bardy (op. eil.)
pp. 36-48 e passim) e Ie edizioni citate di E. Junod e M. Harl, cfr. R.
CrouzeI, Comparaisons precises ,entre les fragments du Peri Archon selon
la Pbi,zocalie et la traduction de Ru/in in H. CrouzeI-G. Lomiento-J. RiusCamps (edd.), Origeniana. Premier .Colloque international des etudes origeniennes (Montserrat) 18-21 septembre 1973) [Quaderni di VetChr 12] Bari
1975, pp . 113-121; E. Junod, Particularites de la Philocalie) ivi pp. 181-197.
4 Oltre Ie 'edizioni di J.D. Mansi (Sacrorum Conciliorum Nova) et
Amplissima Collectio) t. IX, Paris 1901, 488-533) e di P. Migne (PG 86) 1
945 D-989 D) si vedra ora E. Schwartz, Acta Conciliorum Oecumenicorum)
t. 111, Berlino 1940, pp. 189-214. Per i problemi posti dalla Letterae dalI'annesso florilegio di testi origeniani, oltre le traduzioni ed edizioni critiche
deI PArch sopra ricordate (cfr. n. 1) e l'analisi di G. Bardy (op. cit.) pp.
49-86 e passim) cfr., dello stesso Bardy, Le texte du TIEPI APXQN d)Origene et ]ustinien) RechSR 10 (1920), 224-252. Ci permettiamo inoltre di
rimandare al nostro contributo al IV Colloquio internazionale di studi origeniani, Innsbruck 2-7 settembre 1985 (ll problema delle citazioni del Peri
Archon nella Lettera a Mena di Giustiniano) in corso di stampa negli Atti
deI medesimo.

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successivo, sempre in obbedienza alle richieste dello stesso personaggio, intraprende l'opera ardua della traduzione di tutto il Trattato S, egli in Palestina e gia passato attraverso l'esperienza dolorosa dei contrasti personali, delle dispute e reciproche accuse che,
in seguito alFazione di Epifanio di Salamina, si erano sviluppati
nell'ambiente ecclesiastico tra fautori ed oppositori di Origene, essendo stato ormai Girolamo convinto a militare tra le file di questi
ultimi. E' noto come, per la mediazione di Teofilo, si era giunti
nello stesso anno 397 ad una riconciliazione fra Girolamo e Rufino
che gliavvenimenti successivi dovevano rivelare assai precaria.
La pienaconsapevolezza da parte di Rufino deI clima di accese
tensioni nel quale inevitabilmente si poneva ogni richiamo all 'opera origenianae insieme l'indubbia volonta apologetica che in lui
si accompagnava all'attivita di traduttore, traspaiono sia dalla scelta dell'opera da tradurre, 10 scritto deI martire Pamfilo composto
agli inizi deI IV sec. come aperta difesa della produzione teologica origeniana, gia da tempo oggetto di controversie con particolare riguardo al Peri Archon 6, sia dalla Prefazione che l'accompagna.
Nella Praefatio ad Macarium che Rufino appone al primo 11bro dell'Apologeticum Pamphili Martyris pro Origene i1 monaco
di Aquileia, dopo un accorto richiamo al cognoscendae ueritatis
amor come unico motivo ispiratore deI suo interlocutore nell'accostarsi al pensiero origeniano 7, immediatamente denuncia il rischio in cui 10 pone il desiderio dell'amico. Egli sa bene che c'e

5 Su questi eventi da notizia 10 st,esso Rufino per giustificare la propria opera di traduttore nella Apologia contra Hieronymum I, 11 ed. M.
Simonetti, Tyrann Rufini Opera) GGL 20, Turnholti 1961, p. 44 sg. Si
veda gia, dello stesso A., l'edizione con traduzione italiana, introduzione
storica e commento {Tirannio Rujino) Apologia) Alba 1957) .
6 Sull'Apologia di Pamfilo cfr. P. Nautin, Origene. Sa vie et son
oeuvre) Paris 1977, pp. 99-153. La tesi dello studioso, secondo cui anche i1
Cod. 117 della Biblioteca di Fozio rifl.ett'erebbe 10 scritto di Pamfilo e stata
discussa in occasione deI recent,e IV 'Colloquio di studi orig,eniani. Cfr. E.
Junod, Origene vu par Pamphile dans la lettre-Pre/ace de fApologie/ A.
Reymond, Apologie pour Origene : un etat de la question)' W.A., Bienert,
Die lteste Apologie fr Origenes? Zur Frage nach Verhltnis zwischen
Photius) cod. 117, und der Apologie des Pamphilus (in corso di stampa).
Le conc1usioni degli studiosi citati vanno contro quella tesi, una volta che
- come e facile constatare - molti degli errori origeniani denunciad
nell'Apologia deI Cod. 117 riflettono piuttosto la situazione della controversia origenista della fine IV sec.-'inizi V.
7 PG 17, 539-542; ed. Simonetti p. 233, 1-3: Cognoscendae ueritatis
amore per1Jtotus) 0 uir desideriorum Machari) iniungis mihi rem) quae
uideris quantum tibi agnitae ueritatis gratia conferat.

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gente capace di sentirsi offesa da chiunque non parli male di Origene e quindi si sente esposto agli attacchi inevitabili di costoro
se dira qualcosa in favore delI'Alessandrino, anche se con argomenti altrui 8. Aflida quindi aI testo di Pamfilo Ia dinl0strazione
della correttezza dell'interpretazione origeniana della Scrittura e
preannuncia Ia redazione di una breve appendice in cui discutera

de his autem quae apud eum contraria sibi inueniuntur 9.


Si tratta della nota tesi rufiniana delle falsificazioni ereticali 10 introdotte negli scritti origeniani, con Ia quale l'autore ritiene di poter sormontare Ia grave diflleoIta delle contraddizioni
presenti nell'opera deI Maestro alessandrino ovvero di quelle affermazioni che risuItano in contrasto con certi aspetti dell'insegnalnento ortodosso a cui invece aItrove 10 stesso Maestro appare
fedele.
Al di Ia di siffatta tesi che gia presso i contemporanei ha goduto scarso credito e ehe GiroIamo non fara faticaa respingere,
interessa notare Ia precauzione, di cui 10 stesso Rufino si fara scudo
nella successiva, vioIenta poIemica con Girolamo 11, consistente
neI premettere aHa traduzione dell'Apologia una professione di fede
ortodossa 12. In essa, insieme con una corretta enuneiazione deI
dogma trinitario niceno, si insiste soprattutto sulla realta deJ.l'incarnazione deI Figlio e sulla sua resurrezione, garanzia e fondamento della resurrezione deI corpo umano. Su quest'uItimo tenla
insiste tutta l'argomentazione rufiniana, rivelando came proprio

8 lvi 541 sg.; ed., Simonetti p. 233, 3-10: ... mihi ta1nen non dubito
quod offensam maximam eonparet eorum} qui se laesos putant ab eo qU2
de Origerre non aliquid male senserit. Et quamuis non meam de eo sententiam} sed saneti martyris Pa1nphili seiseitatus sis} et librum eius} quaem pro
Origene in Graeeo seripsisse traditur} transferri tibi poposeeris in Latinum}
tamen non dubito futuros quosdam} qui et in ,eo laesos se putent} si nos
aliquid pro eo uel alieno sermone dieamus.
9 lvi ed. Simonetti p. 233, 10-24.
10 Siffatta tesi e svolta in maniera sistematica nel Liber de adulteratione
librorum Origenis} apposto quale Epilogo alla traduzione dell'Apologia di
PamfHo (PG 17, 615 B-632 B; ed. Simonetti pp. 7-17) ed
parimenti enunciata neHe due Prefazioni aHa traduzione deI PAreh} a giustificazione degli

interventi operati sul teste origeniano per eliminare quanto in esso e ritenuto frutto di interpolazione. Cfr. Rufino, Praef. in !ib. I PAreh ed. Simonetti pp. 245-247; Praef. in lib. 111 ivi p. 248. SuHe frequenti manipolazioni
di testi e sulla nozione molto elastica di proprieta letteraria nel mondo
antico si veda G. Bardy, Faux et fraudes litteraires dans tantiquite ehretienne} RHE 32 (1936), 5-23; 275-302.
11 ICfr. Apol. I, 13 dove Rufino cita per esteso tutta la professione
di fede ehe accompagnava la sua traduzione dell'opera di Pamfilo (ed. Si
monetti p. 45 sg; cfr. Id., 1957, pp. 98-101 da cui citiamo in seguito).
12 PG 17, 541 sg.; ed. Simonetti p. 233 sg.,

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su di esso eonvergessero i prineipali motivi deI eontendere nella


questione origeniana. E' superfluo infatti rieordare come, fin dall'opera di eonfutazione polemiea di Metodio d'Olimpo 13, tale aspetto deI pensiero origeniano fosse uno dei piu eontroversi argomenti
di diseussione, essendo ei eonfermato dalla stessa Apologia di
Pamfilo 14, oltre ehe daHa lunga notizia deI P anarion di Epifanio 15.
La traduzione rufiniana deI Peri Archon) eompiuta fra la qua..
resima e l'estate deI 398, provoea eome contro-misura deI partito
anti-origeniano la traduzione di Girolamo, redatta nel eorso dell'anno seguente su solleeitazione di Pammaehio e di Oeeano 16. Per
la eomprensione deI suo signifieato ideologieo nella eontroversia
e ovvia l'importanza delle due prefazioni poste rispettivalnente
all'inizio deI I edel 111 libro. Non meno importanti, peraltro, si rivelano a quel fine e per la valutazione della versione geronimiana
che ad essa si eontrappone in maniera programmatiea, le argomentazioni svolte dai due eontendenti nel dibattito violento ehe li vede
eonfrontarsi direttamente in una serie di seritti, quali la Lettera
a Pammachio e Oceano (Epist. 84) ehe aeeompagna la traduzione
di Girolamo, la risposta in forma apologetiea di Rufino 17, l'Apologia in due libri e la lettera Contro Rufino ehe ne eostituisee il terzo

13 L'originale greco deI trattato di Metodio, Aglaophon 0 Sulla resurrezione} sopravvive soltanto attraverso le ampi,e citazioni deI Panarion di
Epifanio (Haer. 64) edel Cod. 234 della Biblioteca di Fozio mentre una
traduzione slava 10 ha tramandato nella $ua integrita. Cfr. ed. G.N. Bonwetsch (GCS 27) , Leipzig 1917. Per il valore della polemica di Metodio
cfr. H. Crouzel, Les critiques adressees par Methode et ses contemporains
Cl la doctrine origenienne du corps ressuscite} Gregorianum 53 (1972),
679-716.
14 Alla confutazione delle critiche rivolte
aHa dottrina origeniana
della resurrezione e dedicato i1 cap. VII dell'Apologia con citazioni dal P Arch
e da altre opere (!PG 17, 594 A-601 C).
15 Haer. 64, 4. La negazione della resurrezione della carne e l'errore
fondamentale rimproverato dallo stesso Epifanio ai monaci origenisti nell'Ancoratus 82. Comee noto,ampia parte alla dottrina origeniana sulla resurrezione 'e fatta nella polemica di Girolamo contro Giovanni di Gerusalemme. Cfr. Y.,..M. Duva1, Tertullien contre Origene sur la resurrection de la
chair dans le Contra Iohannem Hierosolymitanum} 23-36 de saint ]erome}
REAug 17 (1971), 227-278.
16 Per 10 svolgimento della po1emica cfr. gli studi citati sopra n. 1.
La lettera inviata da Pammachio e da Oceano a Girolamoe la risposta di
questo che accompagna la traduzione deI trattato origeniano, redatta durante
l'inverno 398/399, sono rispettivam,ente l'Epist. 83 e l'Epist. 84 dell'epistolario geronimiano (ed. J. Labourt, Saint ]erome. Lettres) t. IV, Paris 1954,
p. 124 sg. e pp. 125-139).
17 Cfr. sopra n. 5.

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libra, ancora di Girolamo 18, fino a quella Lettera ad Avito (Epist.


124) ehe ci ha conservato una nutrita serie di estratti de11a perduta traduzione geronimiana 19.
Questo dossier, gia ampiamente analizzato e discusso, puo
tuttavia offrire ancora qualche elemento utile alla questione de]
valore rispettivo delle due versioni latine dell'opera origeniana e
a quella, legata ad essa in maniera imprescindibile, della corretta
comprensione deI pensiero deI Maestro alessandrino quale si articolava nel problematico trattato Sui Principii , senza peraltro
alcuna pretesa di pervenire ad una sicura ricostruzione dena
forn1a originaria di esso, in larga misura non piu raggiungibile.
L'accusa piu grave che Girolamo muove a Rufino nell'Epist.
84 e quella di aver tradotto, fra le nun1erose opere origeniane,
propria quella che, con gli Stromateis e il De resurrectione) si prestava
a discussioni e critiche per l'arditezza di certe formule dottrinaH
che 10 stesso Girolamo, conformandosi ad uno schema gia tradizionale nella controversia, elenca e definisce francamente erronee.
Si tratta delle opinioni origeniane sul Figlio e su110 Spirito Santo,
su11a caduta e restaurazione finale delle creature, sulla resurrezione
della carne 20. 11 suo acuto senso polemico, in pari tempo, 10 induce
a ritorcere contro Rufino le stesse argomentazioni da quello svolte
nelle due Prefazioni al P Arch per giustificare i propri criteri di traduzione: ildichiarato intervento sul testo per modificare 0 tacere
quanto poteva risultare in contrasto con la corretta nozione trini~

taria, in base aI presupposto della faIsificazione deI testo medesimo


da parte di avversari malevoli 0 di eretici 21, diventa - nella prospettiva geronimiana - franca ammissione deI carattere eterodosso
delle stesse dottrine origeniane.

18 Ricordiamo qui la reoent'e edizione critica di P. Lardet per il CCL


(5.
l-lieronymi
Presbyteri
Opera)
Pars
111,
Opera
polemica
I. Contra Rufinum, Turnholti 1982) e, .con traduzione francese, per SCh
(Saint Jerome. Apologie contre Rufin) SCh 303, Paris 1983) da cui citiamo.
Per un ulteriore esanle deHe vicende ehe contrapposero i due personaggi cfr.
ivi} pp. 1*-75*.
19 Ed. J. Labourt, Saint ]erome. Lettres} t. VII, Paris 1961, pp. 95-114.
20 Epist. 84, 7 ed. Labourt t. IV, Paris 1954, p. 132 sg.; cfr. ivi 2
p. 125 sg.
21 Praef in L I, 3 ed.. Simonetti p. 246, 51-56: Sicubi ergo nos in
libris eius aliquid contra id inuenimus} quod ab ipso in ceteris locis pie
de Trinitate fuerat definitum} uelut adulteratum hoc et alienum aut praetermisinlus aut secundum eam regulam protulimus} quam ab ipso frequenter
inuenimus adfirmatam. Cfr. Praef. in I. 111 ed. Simonetti p. 248, 22-25:
Illud auteln necessario commoneo} quod sicut in prioribus libris fecimus}
etiam in istis obseruauimus} ne ea} quae reliquis eius sententiis et nostrae
fidei contraria uidebantur} interpretarer} sed uelut inserta ea ab aliis et
adulterata praeterirem.

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Con mordaee ironia Girolamo pone in boeea a Rufino queste


parole ehe ne riassumerebbero il giudizio sull'opera presentata ai
lettori latini: Hic cuius interpretor libros hereticus est; caue lector) ne legas; fuge uiperam; aut si legere uolueris) scito a malis
hominibus et hereticis corrupta esse quae transtuli; quamquam timere non debeas; ego enim omnia) quae fuerunt uitiata) correxi.
11 ehe signifiea in altre parole, conelude Girolamo: ego) qui interpretor) catholicus sum; hic) quem interpretor) hereticus est 22.
Queste espressioni, di ehiara ispirazione polemiea, non esauriseGno peraltro il giudizio di Girolamo sull'opera rufiniana ehe risulterebbe, per esse, una totale revisione e rimaneggiamento del
trattato Sui Prineipii , dal quale il traduttore avrebbe eliminato
ogni elemento dottrinale eterodosso. Al eontrario, nel prima libro
dell'Apologia egli fara earieo al suo avversario di aver modifieato
in senso eonsono all'ortodossia le formule origeniane sulla Trinita, cetera autem dogmata) de angelorum ruina) de aniJnarum lapsu)
de resurrectionis praestigiis) de mundo UtCI intermundiis Epicuri)
de restitutione omnium in aequalem statum et multo his deteriora
quae longum est texere) uel ita uertisse ut in graeco inuenerat) uel
cOJnmentariolis Didymi) qui Origenis apertissimus propugnator est)
exaggerata et firmiora posuisse 23.
Aparte il riferimento ai Conzmentarioli di Didimo, dei quali
si sarebbe servito Rufino per rendere piu nette le affermazioni origeniane sui temi enuneiati, al eui proposita e impossibile ogni verifiea, risulta dal diseorso geronimiano l'esplieita ammissione della
sostanziale eorrettezza della versione Iufiniana per quanto riguarda
i con1plessi problemi della vieenda delle ereature razionali, quale era
elaborata nel trattato di Origene. Anzi proprio questa fedelta del
traduttore a11'originaria argomentazione delI'Alessandrino, rieonoscendosi da parte di Girolamo 1a qualita eretiea delle dottrine
in questione, rappresenta ai suoi oechi il fondamentale motivo di
biasimo dell'opera rufiniana. Di fatto, egli conelude, quel proeedimenta mira ad ottenere ehe il lettore qui in Trinitate catholicum
legerat) in aliis haereticum non caueret 24.
A conclusione della Lettera ad Avito Girolamo rinnovera questo rimprovero all'avversario, condannando eome follia il suo
operato, per il quale paucis de Filio et Spiritu Sancto commutatis)
quae apertam blasphemiam praeferebant) cetera ita ut scripta sunt)
protulisse in medium 25.

22
23
24

25

Epist. 84, 7 ed. Labourt p. 133.


Apol. I, 6 ed. Lardet p. 20 sg.
I vi.
Epist. 124, 15 ed. Labourt p. 113.

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Nel rispondere alle aeeuse geronimiane Runno appella in primo luogo alle due Prefazioni al PAreh} ribadendo i eriteri della
propria traduzione e le ragioni della seelta della piu difficile e problematiea opera origeniana. I primi sono riproposti nella loro 1ntegritu, eon la eitazione dei passi in eui egli li aveva formulati e
eon Fenuneiazione della tesi relativa alle aggiunte e modinehe malevole degli eretiei; in pari tempo Runno rivendiea la libertu necessaria ad ogni traduttore, seeondo Ie regole enuneiate in varie
oeeasioni dallo stesso Girolamo 26.
Per quanto riguarda le motivazioni della seelta deI PArcb}
oltre quella oecasionale delle solleeitazioni pressanti dell'an1ieo 11aeario, Runno - eitando testualmente Ia prima Prefazione - sottoIinea la diffieolta ed oseurita dei temi ivi trattati, oggetto d'indagine da parte dei filosofi ehe non avevano saputo trovare soluzi.oni
adeguate. 1vlerito di Origene, inveee~ fu di adperarsi con tenacia

ut creatoris lidem et creaturarum rationem, quam illi ad in1pietatem traxerant} ad pietatem ... conuerteret 27.
IJa ve.rsione di Runno, pertanto, si giustinca sulla base deI
valore intrinseeo di un'opera ehe rappresenta la risposta eristiana
ai sistemi filosoflei pagani sul tema fondamentale di Dio creatore
e delle creature, sebbene egli abbia eura di sottolineare subito Ia
distinzione fra quanto - nel trattato origeniano - attiene aHa
fede, ossia la dottrina relativa a Dio, e quanto invece rigua1'da l'ese1'eizio libero della ragione, ossia la spiegazione razionale delle
e1'eature 28.
Al di la di queste affermazioni, peralt1'o, 110n e illegittimo 1'itenere ehe sulla deeisione rufiniana di int1'aprendere la traduzione
integrale deI PArch abbia esercitato un notevole peso quella Apologia di Pamfilo ineui egli aveva potuto eonstatare I'uso ampio della piu eontroversa opera origeniana per eontrobattere le aecuse di
eterodossia masse aI 11aestro alessandrino sui temi piu eomplessl
della sna visione teologiea. La versione latina di Rufino obbedisee
eos1 ad una prilnaria intenzione apologetica, non ridueibile tuttavia al livello deteriore di una sistematiea modificazione dei passj
diseutibili, ma piuttosto eonsistente nel progetto audaee di coneludere la controversia in senso favorevole ad Origene mostrando,
sull'ese:mpio di Pamfilo, come 10 stesso t1'attato Sui Prineipii
nel suo eomplesso poteva, se rettan1ente interpretato, ribalta1'e le
tesi degli avversari.

26
27
28

.Apol. I, 12-15 ed. Simonetti pp. 96-107.


A.pol. I, 25 ed. Simonetti p. 104 sg.
.rvi pp. 104-107.

TRADUZlONl LATlNE DEI.. PERl ARCHON

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Unaeonferma della eireostanza ehe la profonda intenzione


apologetiea ispiratriee della versione rufiniana deI PArch non implica, eome ormai e stato ehiarito 29, ne malafede da parte dell'autore ne radieale stravolgimento deI tenore eomplessivo deI testo
origeniano, ci viene dalle stesse argomentazioni svolte dal monaco
di Aquileia nell'Apologia. Esse rieonoseono apertamente gli interventi operati dal traduttore sui tenli trinitari e ne ribadiseono
Ia legittimita sulla base deI prineipio ehe, se in alcuni luoghi Origene appare in contraddizione eon se stesso, e doveroso aecettare
solo le formule eonvenienti con la regola di fede e respingere le
altre come opera di falsari 30. In pari tempo, in maniera piu esplieita di quanto non fosse stato fatto nelle Prefazioni al PAreh} si

29 Ad una riabilitazione sostanziale della figura e delI'opera di Rufino, troppo compromessa dalI'autorita di Girolamo agli occhi degli interpreti moderni, hanno contribuito soprattutto i lavori di F. Cavallera (op. eit.,
passirtz e soprattutto t. 11, pp. 97-101)e di !G. Bardy citati sopra nella n.l.
Cfr.. anche, dello stesso Bardy, l'art. Ru/in in DThC XIV, 1, Paris 1939,
153-160 eM. Villain, Rufin d'Aquilee. L'etudiant et le moine, N,RTh 64
(1937), 5-33; 139-161. 11 lavoro di F.-X. Murphy sul 110stro personaggio procede sulla linea interpretativa degli studiosi menzionati per chiarire il ruolo
di Rufino nella prima controversia origenista (Rufinus of AquiJeia (345-411).
IJis Life and \Vorks) Washington 1945). Esso tuttavia, come tutte le indagini anteriori alla pubblicazione da parte di A. Guillaumont dei Kephalaia
gnostiea di Evagrio Pontico nella versione siriaca piu fedele all'originale
greco (Les Six Centuries des Kephalaia gnostiea d'Bvagre le Pontique,
PO 28, 1, Paris 1958; cfr. gia A.-C. Guillaumont, Le texte veritable des
Gnostiea d'Evagre le Pontique, RHR 142 [1952] 156-205), nel riabilitare Rufino e gli altri esponenti deI partito origeniano, minimizza il rischio
costituito dagli sviluppi complessi subiti dalla tradizione origeniana neg~i
mnbienti monastici egiziani e palestinesi. La migliore conoscenza di questi
sviluppi, ora possibile grazie alle ricerche di A. Guillaumont (Les <Kephalaia
gnostiea' d'Evagne le Pontique et l'histoire de I' origenism,e ehez les grecs et
les syriens, Paris 1962), r,ende in pari tempo consapevoli ehe l'azione di
Epifanio contro 1'0rigenismo non era dettata da giudizi preconcetti 0 da
uno spirito fanatico da eresiologo bens1 dalla r,ealta storica di cerd ambienti
monastici che dalle ardite ipotesi origeniane avevano dedotto un sistema dottrinale francamente eterodosso. Per una valutazione equilibrata deI ruolo deI
vescovo di Salamina cfr. C. Riggi, La figura di Epifanio nel IV seeolo, in
F.L. Cross (ed.), Studia Patristiea, vol. VIII, Part 11 [TU 93], Berlin
1966, pp. 86-107.
30 Apol. I, 12 ed. Simonetd p. 96 sg.: Poi nella prefazione a questi
libri Sui Prineipi} dato che qui si trovano alcune espressioni sulla f.ede scritte
propria in conformita di quanto predica la Chiesa, altre invece contrarie a
questa, la dove si parla di un solo e medesimo argomento, io avvisai anche
ehe mi era sembrato opportuno riportare tali punti secondo il criterio che
Origene aveva precisato nell'esposizione della dottrina ortodossa; percio
quei luoghi che risultassero contraddittori 0 li avrei espunti, perche inseri ti da altri (giacche in una lettera Origene si lamenta di cia), oppure li
avrei taciuti, perehe non contenenti nulla ehe potesse edificar,e nella fede .

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GASPARRO

distinguono dai patrhnonio di fede quelle speeuiazioni origeniane


ehe rappresenterebbero un esercizio diaiettico, su base razionale,
intorno ai probiemi, all'epoca ancora aperti e dibattuti, ai quali
l'Aiessandrino aveva dato soIuzioni ehe nei periodo suceessivo si
sarebbero riveiate in parte caduche. Tali speculazioni, comunque,
sono state sostanzialmente mantenute nella versione rufiniana, come 10 stesso Girolamo aveva sottolineato. E Rufino, nei difendersi
dalle accuse dell'avversario, si limita a prendere le distanze da quelle speeulazioni, affermando di non condividerle.
E' peraitro molto signifieativo ehe egli, nel fare eio, non contesti l'interpretazione deI suo stesso avversario a proposito delle
piu eontroverse ipotesi origeniane. Rufino infatti, riassumendo
gli argo:menti di Girolamo, diehiara: Ma ti aeeuso, egli diee, perehe hai tradotto Origene, i1 quale sostiene la restaurazione universale, nella quale afferma ehe non solo tutti i peeeatori saranno perdonati rna ehe perfino 10 stesso diavolo ed i suoi angeH un giorno
saranno liberati dalle pene, perehe di conseguenza si possa intendere la restaurazione universale. Egli afferma anehe ehe le anime
sono state create prima deI eorpo e sono state tratte giu dal eielo
e introdotte nei corpi 31.
A questa eleneazione degli errori origeniani Rufino non
obietta nulla, mostrando eOS1 di riconoseere non solo la qualita
origeniana dena teoria dena preesistenza, da nessuno eontestabile,
ma anehe di quella, assai problematica, della restitutio universale,
implicante Ia futura salvezza dei peecatori e dello stesso diavolo.
Sono note Ie diseussioni di antiehi e moderni sul tema eos1
come e nota l'esplieita presa di posizione di Origene ehe ebbe a
diehiarare di non aver affermato la salvezza deI diavolo 32. Non
e questa la sede per entrare nel merito deI problema, ma non si
puo trascurare ehe la mancata risposta di Rufino all'aceusa di Girolamo, il quale attribuisce ad Origene quell'opinione, induce a ritenere quanto meno ehe Ie complesse argomentazioni deI PAreh,
secondo i1 eonsueto metodo dialettico dell'autore, dovevano prospettare questa possibilita dinnanzi a quella opposta, eon motiva-

31 Apol. I 10ed. Simonetti p. 90 sg.: Sed in eo te) inquit) arguo) quod


Origenem interpretatus es) qui restitutionem omnium dicit futuram) in qua non
solum amines peccatores absolvendos esse) sed et ipsum diabolum et angelos
eius quanrdoque dicit relaxandos esse de poenis) ut restitutio omnium con~
sequenter possit intellfgi. Et animas ante dicit creatas esse quam corpus)
easque e caelo deductas et corporibus insertas.
32 Cfr. H. Crouzel, A Letter from Orig;en To friends in Alexandria
in D. Neiman-H. Schatkin {edd.), The Heritage 0/ the Early Church. Essays
in Hanor 0/ G. V. Florovsky [OrChrAn 195], Roma 1973, pp. 135-150.

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TRADUZIONI LATINE DEL PERl ARCHON

zioni parimenti valide e senza un netta soluzione in un senso 0 nell'altro, essendo laseiata al lettore, come in altri easi di analoga
difheolta, la possibilita di una seelta definitiva.
Di fatto, dopo i1 brano eitato, Rufino eonelude: 10 ora non
faeeio nulla in difesa di Origene, ne serivo un'apologia per lui. Sia
infatti ehe stia presso Dio 0 ehe sia eaduto, se la vedra lui stesso 33.
A queste affermazioni fa eeo un altro passo, posto a eonelusione dello seritto apologetieo, nel quale tuttavia Rufino n1itiga
quella ehe poteva apparire una troppo radieale separazione di responsabilita fra autore e traduttore, proelamando la propria eonvinzione deI earattere interpolato dei luoghi origeniani di eontenuto
eterodosso. Egli dunque, dopo aver ribadito la legittimita della
propria posizione volta a distinguere nell'opera origeniana quanto
e eonforme all'insegnamento eeelesiastieo e quanto inveee se ne
diseosta, eontinua: Tanto meno affermo ehe tutto eio ehe si
trova nelle sue opere deve essere aeeolto eome ortodosso. Se poi
questi passi siano suoi,eome tu sostieni, oppure inseriti da altri, eome erediamo noi, questo 10 sa Dio. Con1unque, dato ehe ormai
siamo giunti alla perfetta eonoseenza della fede, noi li respingiamo 34.
Nel medesimo eontesto Rufino, selnpre a proposito della propria versione dell'opera origeniana, aveva pronuneiato un giudizio
sulla traduzione di Girolamo ehiedendogli polen1ieamente: ehe
neeessita e'era ehe tu tradueessi in maniera piu tendenziosa eio
ehe io avevo tradotto seeondo il tuo modo di tradurre, anehe se
eonforma meno elegante? 35. Egli infatti, oltre ehe ai eriteri generali dell'arte deI tradurre in uso al suo tempo, gia enunciati dallo
stesso Girolamo 36, i quali implieavano una notevole liberta del

33 Apol. I, 10 ed. Simonetti p. 90 sg.: Ego nune nihil pro Origene ago)
nee apologetieum pro ipso seribo. Siue enim stat apud Deum siue lapsus
est) ipse uiderit.
34 Apol. 11, 33 ed. Simonetti p. 304 sg.
35 I vi p. 302 sg.
36 ICfr. la Lettera a Pammachio (Epist. 57 ed. Labourt, t. 111, Paris
1953, pp . 55-73), solitamente definita anehe dal titolo De optimo genere
interpretandi. Sui eriteri ehe regolavano le antiehe traduzioni, parafrasi
piuttosto ehe riproduzioni letterali dell'originale basti qui ricordareG. Bardy,
Tradueteurs et adaptateurs au quatrieme siecle) ReehSR 30 (1940), 257-306
e, piu reeentemente, H. Marti, bersetzer der Augustin-Zeit: Interpretation
von Selbstzeugnissen [Studia et Testimonia antiqua XV], Mnchen 1974
(in partieolare su Girolamo e Rufino pp. 73-93). Per i vari giudizi sulle
qualita rispettive di Rufino e di Girolamo eome traduttori di oper,e greehe
in genere ed origeniane in partieolare si vedanoH. Hoppe, Rufinus als bersetzer in Studi dedieati alla memoria di Paolo Ubaldi) Milano 1937, pp. 133150; P. Courcelle, Les lettres greeques en Oeeident de Maerobe
Cassio-

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GASPARRO

traduttore, appella alle numerose applicazioni diessi da parte deI


suo avversario alla produzione omiletica origeniana, facendo notare
come in piu casi quello aveva tacitamente modificato i passi di contenuto trinitario mentre aveva mantenuto quanto si riferiva alle
dottrine sull'anima 37.
Nel corso dell'Apologia Rufino anzi tende a dimostrare con
puntigliose e spesso ben centrate argomentazioni ehe 10 stesso Girolan10 neHe sue opere ha ampiamente utilizzato Origene senza discuterlo in maniera adeguata 0 addirittura facendo proprie le sue
affermazioni su quegli aspetti dottrinali (preesistenza e restaurazione finale) ehe ora gli rimprovera come eretici. Questo aspetto della
polemica rufiniana interessa ora in quanto finalizzato a sottolineare,
criticandolo, l'opposto criterio, ossia quello della resa integrale deI
testo, seguito da Girolamo nella sua versione deI PAreh.
A tale criterio della traduzione letterale , deI resto, 10 stesso Rufino aveva gia appellato allorche, all'inizio dell'Apologia) descriveva l'operato dell'Orientalis magister) i cni discepoli romani
si accanivano contro di lui per denigrarlo, in questi termini: egli
istos ipsos nunc libros quos ego trastuleram) reinterpretatus est)
et ea omnia quae a nte uelut ilnprobabilia praetermissa fuerant) inseruit 38.
Gia G. Bardy, cui si deve un organico e in larga misura riuscito sforzo di analisi della Storia deI testo e delle versioni latine
deI l)e Principiis di Origene, culminante in una sostanziale rivalutazione della traduzione rUhniana, individuava in queste affermazioni deI monaco di Aquileia, pur nel contesto polemico, il riconoscimento della generale correttezza della versione geronimiana 39. IJO studioso trovava conferma di cio anche nell'assenza di

dore, Paris 19482 , pp. 37-115 (Girolamo) e passinz; B. Studer, Apropos des
traductions dJOrigene par Jerome et Rufin, Vetehr 5 (1968) 137-155; F.
Winkelrrlann, Einige Bemerkungen zu den Aussagen des Rufinus von Aquileia und des Hieronymus ber ihre Obersetzungstheorie und -Methode in
P. Granfield-J.A. Jungmann (edd.), Kyriakol1. Festschrift J. Quasten, Mnster
i West. 1970, vol. 11, pp.. 532-547.
37 .A.pol. 11, 31 ed. Simonetti, pp. 296-299. Si vedano in tal senso le
stesse ammissioni di Girolamo nell'Epist. 61 Ad Vigilantiuln, 2 (ed. Labourt,
t. 111, p. 111).. Egli infatti, dopo aver enumerato le principali dottrine eretiehe eH Origene (... errauit de resurrectione corporis; errauit de animarum
statu) de diaboli paenitentiaet - quod his maius est - Filium et Spiritum
sanctum seraphim esse testatus est), ne rieonosee tuttavia i grandi m,eriti
quale interprete delle Seritture. Giustifiea dunque la propria opera di traduttore esclamando: Si igilur quae bonJa sunt tra 11 sttdi, et mala uel amputaui
uel correxi uel tacui, arguendus sum, cur per 111e Latini bona eius habeant)
ignorent mala?
38 .Apol. I, 21 ed. Simonetti, p. 130 sg.
39 (Jp. eil., pp. 154-176.

TRADUZIONI LATINE DEL PERl ARCHON

203

speeifiehe eritiehe a tale versione nel eorpo dell'Apologia rufiniana,


la quale non risparmia altre opere di Girolamo.
Di fatto, nella diehiarazione eitata di Rufino emerge in primo piano, eome caratteristiea distintiva della reinterpretatio gero~
nimiana, la presenza in essa di tutti quei luoghi origeniani ehe si
presentavano piu problematiei ovvero dottrinalmente eontestabili
e ehe per tale ragione erano stad. espunti dal prima traduttore. 11
eonnesso eriterio della traduzione letterale deI testo e aneora
evoeato dallo stesso Rufino quando fa diehiarare a Girolamo, a
giustifleazione deI proprio operato, di essere stato solleeitato a reinterpretare ad verbum eio ehe l'altro aveva interpretato ad sensum
per non ineorrere nell'aeeusa di essere un seguaee delle dottrine
origeniane 40. Rufino pertanto mostra di aeeogliere eome veritiere
le numerose affermazioni di Girolamo sulla qualita letterale
della propria versione deI PArch. Questo, da parte sua, ehe a PaoEno da Nola raeeomanda ancora, pur nel culmine dena polenliea,
la lettura deI trattato origeniano per una corretta soluzione deI
problema dei rapporti fra azione divina e libero arbitrio 41, rivela
diessere stato necessitatt! conpulsus a tradurlo e di aver seguito il
eriterio ut nec adderem quid, nec demerem, Graecamque fidem
Latina integritate seruarem 42.
Se nel eonsegnare al giudizio degli amiei Pammaehio e Oeeano
il frutto della sua fatiea Girolamo li avvertiva ehe se si eambia
qualeosadel testo greeo non si tratta di versione ma di eversione 43, nell'Apologia contra Rufino egli ripetutamente afferma di
aver tradotto in maniera eompleta il testo greeo 44 e nella Lettera ad
Avito aneora eon forza ripete di aver reso in latino la graeca veritas
mantenendo eio ehe di male 0 di bene l'autore aveva scritto 45.
11 sostanziale eonsenso dei due avversari sul problema naturalmente non indurra l'interprete a ritenere la traduzione geronimiana letterale seeondo i moderni criteri, la dove ben diversi
erano i eanoni cui si attenevano gli antiehi traduttori. E' superfluo rieordare in proposito eome i brani residui di quella tradu-

Apol. 11, 42 ed. Simonetti, p. 332 sg.


Epist. 85, 3, ed. Labourt, p. 139 sg.
42 I vi} p. 140.
43 Epist.} 84, 12, ed. Labourt, p. 138 ss.
44 Cfr. Apol. adv. Ru/inum} I, 7, ed. Lardet, p. 22 sg.: Ego autem
memet tantun'! de/endisse contentus} in libris 11e;pt 'Apxwv siJnpliciter quod
in graeco habebatur expressi} non ut orederet lector his quae interpretabar)
sed ne crederet iltis quae tu ante transtuleras. lvi} I, 11, pp. 32-35: ...Tu
enim emendasti quae addita ab haereticis arbitratus es; ego prodidi quod
ab illo scriptum Graecia uniuersa conclamat; 111, 36, p. 306 sg. e passim.
45 Epist. 124, 1, ed. Labourt, p. 95.
40
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zione, nei casi in cui si offra un tertium comparationis} quale il te..


sto greco della Philocalia 0 deI Florilegio della Lettera a Mena}
presentino spesso abbreviazioni, ridondanze, parafrasi non molto
dissimili da quelle messe in opera dallo stesso Rufino. Ne si neghera
che l'ispirazione polemica, nettamente proporzionale a quella apologetica di Rufino, possa aver determinato un'interpretazione, sia
pure inconscia, in malam partem di certe aftermazioni 0 argomentazioni deI testo origeniano.
Riconosciuto tutto cib, peraltro, non si dovra rigettare in
bloeco la testimonianza di Girolamo 0 giudicare negativamente la
sua opera di traduttore come volta a distorcere e falsare, per malevolenza e gusto polemico, il discorso origeniano, indotti a tale
conclusione dal carattere dei pochi frammenti residui di essa, pervenutici avulsi dal loro contesto organico e inseriti in uno schema
decisamente eresiologico quale e quello deIla Letteta ad Avito.
Consapevole di tale situazione gia G. Bardy, con attenta percezione critica, riconosceva ehe, al di la di ogni riserva sulle intenzioni
geronimiane, la perdita della versione latina deI monaco di Betlemme e da rimpiangere sia per i suoi maggiori pregi letterari in
confronto a quella rufiniana, sia perche da essa avrelnmo potuto
attingere una serie di dati complementari per la corretta comprensione deI complesso discorso origeniano. ,Cib risulta, almeno parzialmente, dall'analisi dei brani residui ehe, sottoposti ormai da
piu parti ad indagine critiea 46, insieme con forzature e sehematizzazioni 0 ehiari fraintendimenti polemici, soprattutto nel easo delle
parafrasi che, nel1a Lettera ad Avito} alternano con le citazioni testuali, mostrano di aver eonservato indubbi elementi autenticamente origeniani ehe anehe gli editori piu esigenti deI testo rufiniano
non rnancano di riconoseere utili integrazioni di esso.
In tal senso ci sembra partieolarmente significativo il caso di
un passo in parte corrispondente al fr. greco 21 e in parte aHa
traduzione rufiniana, rispetto aHa quale per unanime riconOSC1menta degli interpreti, da G. Bardy 47 a M. Simonetti 48, da H.
Crouzel 49 a E. Junod so, esso rappresenta una piu fedele testimo-

46 01tr,e l'analisi di K. Mller (Kritische Beitrge. I Zu den Auszgen


des Hieronymus (ad Avitum) aus des Origenes Ile:pt ' Apx wv , SPAW 1919,

616-629), si vedano ora i puntuali commenti che accompagnano la traduzione


italiana di1\1. Simonetti e l'edizione di H. Crouzel-M. Simonetti (cfr.
sopra n. 1).
47 Recherehes, eit., p. 144 sg.
48 I Principi di Origene, cit., p. 307 sg.
49 Origene, Traite des Principes, cit., t. 11, p. 201 sg.
50 Entre deux editions du De Principiis d'Origene, BLE 78 (1977),
p. 212, n. 10.

TRADUZlONl LATlNE DEL PERl ARCHON

205

nianza dell'originale. In esso e significativo il movimento deI discorso ehe mantiene, sn uno dei centri nevralgici deI grande quadro ideologieo origeniano, ossia sulla natura e sul destino della
creatura razionale, tutta la problematicita e ricehezza di sfumature
dell'argomentare deI Maestro alessandrino: Unde eum infinita eautione traetandum est) ne forte eum animae salutem fuerint eonseeutae) t~t ad beatam uitam peruenerint) animae esse desistant.
Sieltt el1im uenit Dominus atque Saluator quaerere) et saluuln faeere
quod perierat) ut perditum esse desistat: sie anima quae perierat)
et ob euius salutem uenit Dominus) eum salua facta fuerit) anima
esse eessabit. Illud quoque pariter requirendum) utrum sieut perditum aliquando non fuit perditum) et erit tempus quando perditum non erit: sie et anima fuerit aliquando non anima) et fore
tempus) quando nequaquam anima p~rseueret 51.
La piu grande cautela e senza dubbio necessaria nel giudizio
sulla superiorita dell'una sull'altra versione latina, essendo esso
da formulare distintamente caso per easo la dove sia possibile il
confronto, senza indebite generalizzazioni. ,Ci sembra tuttavia ehe
i1 brano citato della versione geronimiana permetta ancora di ritenere eon fondamento ehe, pur senza illusioni sulla possibilita di
ricostruire il testo originale deI PAreh) i passi residui di quella
versione - quando siano estratti daHo schema rigidamente polemieo della Lettera ad Avito ehe li presenta come altrettanti capi
d'accusa contro Origene - possono essere utilizzati con profitto
nel tentativo di accostarsi, con 'equilibrato senso critico, all'autentiea problematica parola di Origene, oltre 10 SCherlTIO ehe ammiratori e detrattori hanno frapposto nel tempo fra essa e l'interprete
nloderno.
GIULIA

SFAMENI GASPARRO

Universit?1 di Messina

51

Epist.} 124, 6, ed. Labourt, p. 102

PArch 11, 8, 3.

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