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11 clima spirituale nel quale matura e fu realizzato il progetto della duplice traduzione latina deI Peri Archon, rispettivamente da partedi Rufino e di Girolamo, e tanto nota da rendere
superflua ogni ulteriore analisi in dettaglio delle circostanze storiche che resero possibili due versioni latine della medesima opera,
pressoche contelnporanee, entrambe ispirate da interessi polemici ma in opposte direzioni, di difesa l'una di accusa l'altra 1.
Nello spazio di pochi anni si compie una vicenda complessa
in cui il confronto e 10 scontro degli opposti partiti, pro e contro
Origene, assume toni accesi e talora francamente drammatici e aHa
quale si deve riconoscere un peso deI tutto peculiare nella storia,
lunga di secoli e travagliata, della questione origeniana. A quella
vicenda si deve infatti la stessa sopravvivenza deIl'opera piu discussa e probIematica, sotto moIti profili essenziale, deI Maestro
alessandrino la quaIe nella sua forma originale greca finira per
essere travolta dai successivi sviluppi della controversia e condannata aHa distruzione. Se si considera la circostanza veramente sin-
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golare per Ia quale tutto eio ehe eonoseiamo deI trattato origenia110 Sui Prineipii si situa in un eontesto, esplieito 0 implieito,
di apologia ovvero di eritiea, dai passi eontenuti nell'Apologia di
Pamfilo 2 a quelli raeeolti nella Philocalia 3, dalla traduzione di Rufino a quella di Girolamo ehe, sopravvissuta per frammenti in
quella sorta di eentone eresiologieo ehe e Ia Letttra ad Avito ci
appare in una prospettiva unilaterale e rigidamente aeeusatoria,
fino ai passi raeeolti nella Lettera a Mena di Giustiniano 4, si dovra
rieonoseere in pari tempo tutto il peso ehe, per Ia valutazione eorretta di questi testimoni, assume I'analisi delle Ioro rispettive intenzioni oltre ehe dei risultati della Ioro opera di excerptores
o di traduttori.
Quando Rufino, appena giunto aRoma, nel 397 traduee per
Ie pressanti solleeitazioni di Maeario, il prima libro dell'Apologia
di Panl:filo eontenente ampi estratti deI Peri Archon e nell'anno
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successivo, sempre in obbedienza alle richieste dello stesso personaggio, intraprende l'opera ardua della traduzione di tutto il Trattato S, egli in Palestina e gia passato attraverso l'esperienza dolorosa dei contrasti personali, delle dispute e reciproche accuse che,
in seguito alFazione di Epifanio di Salamina, si erano sviluppati
nell'ambiente ecclesiastico tra fautori ed oppositori di Origene, essendo stato ormai Girolamo convinto a militare tra le file di questi
ultimi. E' noto come, per la mediazione di Teofilo, si era giunti
nello stesso anno 397 ad una riconciliazione fra Girolamo e Rufino
che gliavvenimenti successivi dovevano rivelare assai precaria.
La pienaconsapevolezza da parte di Rufino deI clima di accese
tensioni nel quale inevitabilmente si poneva ogni richiamo all 'opera origenianae insieme l'indubbia volonta apologetica che in lui
si accompagnava all'attivita di traduttore, traspaiono sia dalla scelta dell'opera da tradurre, 10 scritto deI martire Pamfilo composto
agli inizi deI IV sec. come aperta difesa della produzione teologica origeniana, gia da tempo oggetto di controversie con particolare riguardo al Peri Archon 6, sia dalla Prefazione che l'accompagna.
Nella Praefatio ad Macarium che Rufino appone al primo 11bro dell'Apologeticum Pamphili Martyris pro Origene i1 monaco
di Aquileia, dopo un accorto richiamo al cognoscendae ueritatis
amor come unico motivo ispiratore deI suo interlocutore nell'accostarsi al pensiero origeniano 7, immediatamente denuncia il rischio in cui 10 pone il desiderio dell'amico. Egli sa bene che c'e
5 Su questi eventi da notizia 10 st,esso Rufino per giustificare la propria opera di traduttore nella Apologia contra Hieronymum I, 11 ed. M.
Simonetti, Tyrann Rufini Opera) GGL 20, Turnholti 1961, p. 44 sg. Si
veda gia, dello stesso A., l'edizione con traduzione italiana, introduzione
storica e commento {Tirannio Rujino) Apologia) Alba 1957) .
6 Sull'Apologia di Pamfilo cfr. P. Nautin, Origene. Sa vie et son
oeuvre) Paris 1977, pp. 99-153. La tesi dello studioso, secondo cui anche i1
Cod. 117 della Biblioteca di Fozio rifl.ett'erebbe 10 scritto di Pamfilo e stata
discussa in occasione deI recent,e IV 'Colloquio di studi orig,eniani. Cfr. E.
Junod, Origene vu par Pamphile dans la lettre-Pre/ace de fApologie/ A.
Reymond, Apologie pour Origene : un etat de la question)' W.A., Bienert,
Die lteste Apologie fr Origenes? Zur Frage nach Verhltnis zwischen
Photius) cod. 117, und der Apologie des Pamphilus (in corso di stampa).
Le conc1usioni degli studiosi citati vanno contro quella tesi, una volta che
- come e facile constatare - molti degli errori origeniani denunciad
nell'Apologia deI Cod. 117 riflettono piuttosto la situazione della controversia origenista della fine IV sec.-'inizi V.
7 PG 17, 539-542; ed. Simonetti p. 233, 1-3: Cognoscendae ueritatis
amore per1Jtotus) 0 uir desideriorum Machari) iniungis mihi rem) quae
uideris quantum tibi agnitae ueritatis gratia conferat.
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gente capace di sentirsi offesa da chiunque non parli male di Origene e quindi si sente esposto agli attacchi inevitabili di costoro
se dira qualcosa in favore delI'Alessandrino, anche se con argomenti altrui 8. Aflida quindi aI testo di Pamfilo Ia dinl0strazione
della correttezza dell'interpretazione origeniana della Scrittura e
preannuncia Ia redazione di una breve appendice in cui discutera
8 lvi 541 sg.; ed., Simonetti p. 233, 3-10: ... mihi ta1nen non dubito
quod offensam maximam eonparet eorum} qui se laesos putant ab eo qU2
de Origerre non aliquid male senserit. Et quamuis non meam de eo sententiam} sed saneti martyris Pa1nphili seiseitatus sis} et librum eius} quaem pro
Origene in Graeeo seripsisse traditur} transferri tibi poposeeris in Latinum}
tamen non dubito futuros quosdam} qui et in ,eo laesos se putent} si nos
aliquid pro eo uel alieno sermone dieamus.
9 lvi ed. Simonetti p. 233, 10-24.
10 Siffatta tesi e svolta in maniera sistematica nel Liber de adulteratione
librorum Origenis} apposto quale Epilogo alla traduzione dell'Apologia di
PamfHo (PG 17, 615 B-632 B; ed. Simonetti pp. 7-17) ed
parimenti enunciata neHe due Prefazioni aHa traduzione deI PAreh} a giustificazione degli
interventi operati sul teste origeniano per eliminare quanto in esso e ritenuto frutto di interpolazione. Cfr. Rufino, Praef. in !ib. I PAreh ed. Simonetti pp. 245-247; Praef. in lib. 111 ivi p. 248. SuHe frequenti manipolazioni
di testi e sulla nozione molto elastica di proprieta letteraria nel mondo
antico si veda G. Bardy, Faux et fraudes litteraires dans tantiquite ehretienne} RHE 32 (1936), 5-23; 275-302.
11 ICfr. Apol. I, 13 dove Rufino cita per esteso tutta la professione
di fede ehe accompagnava la sua traduzione dell'opera di Pamfilo (ed. Si
monetti p. 45 sg; cfr. Id., 1957, pp. 98-101 da cui citiamo in seguito).
12 PG 17, 541 sg.; ed. Simonetti p. 233 sg.,
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13 L'originale greco deI trattato di Metodio, Aglaophon 0 Sulla resurrezione} sopravvive soltanto attraverso le ampi,e citazioni deI Panarion di
Epifanio (Haer. 64) edel Cod. 234 della Biblioteca di Fozio mentre una
traduzione slava 10 ha tramandato nella $ua integrita. Cfr. ed. G.N. Bonwetsch (GCS 27) , Leipzig 1917. Per il valore della polemica di Metodio
cfr. H. Crouzel, Les critiques adressees par Methode et ses contemporains
Cl la doctrine origenienne du corps ressuscite} Gregorianum 53 (1972),
679-716.
14 Alla confutazione delle critiche rivolte
aHa dottrina origeniana
della resurrezione e dedicato i1 cap. VII dell'Apologia con citazioni dal P Arch
e da altre opere (!PG 17, 594 A-601 C).
15 Haer. 64, 4. La negazione della resurrezione della carne e l'errore
fondamentale rimproverato dallo stesso Epifanio ai monaci origenisti nell'Ancoratus 82. Comee noto,ampia parte alla dottrina origeniana sulla resurrezione 'e fatta nella polemica di Girolamo contro Giovanni di Gerusalemme. Cfr. Y.,..M. Duva1, Tertullien contre Origene sur la resurrection de la
chair dans le Contra Iohannem Hierosolymitanum} 23-36 de saint ]erome}
REAug 17 (1971), 227-278.
16 Per 10 svolgimento della po1emica cfr. gli studi citati sopra n. 1.
La lettera inviata da Pammachio e da Oceano a Girolamoe la risposta di
questo che accompagna la traduzione deI trattato origeniano, redatta durante
l'inverno 398/399, sono rispettivam,ente l'Epist. 83 e l'Epist. 84 dell'epistolario geronimiano (ed. J. Labourt, Saint ]erome. Lettres) t. IV, Paris 1954,
p. 124 sg. e pp. 125-139).
17 Cfr. sopra n. 5.
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Nel rispondere alle aeeuse geronimiane Runno appella in primo luogo alle due Prefazioni al PAreh} ribadendo i eriteri della
propria traduzione e le ragioni della seelta della piu difficile e problematiea opera origeniana. I primi sono riproposti nella loro 1ntegritu, eon la eitazione dei passi in eui egli li aveva formulati e
eon Fenuneiazione della tesi relativa alle aggiunte e modinehe malevole degli eretiei; in pari tempo Runno rivendiea la libertu necessaria ad ogni traduttore, seeondo Ie regole enuneiate in varie
oeeasioni dallo stesso Girolamo 26.
Per quanto riguarda le motivazioni della seelta deI PArcb}
oltre quella oecasionale delle solleeitazioni pressanti dell'an1ieo 11aeario, Runno - eitando testualmente Ia prima Prefazione - sottoIinea la diffieolta ed oseurita dei temi ivi trattati, oggetto d'indagine da parte dei filosofi ehe non avevano saputo trovare soluzi.oni
adeguate. 1vlerito di Origene, inveee~ fu di adperarsi con tenacia
ut creatoris lidem et creaturarum rationem, quam illi ad in1pietatem traxerant} ad pietatem ... conuerteret 27.
IJa ve.rsione di Runno, pertanto, si giustinca sulla base deI
valore intrinseeo di un'opera ehe rappresenta la risposta eristiana
ai sistemi filosoflei pagani sul tema fondamentale di Dio creatore
e delle creature, sebbene egli abbia eura di sottolineare subito Ia
distinzione fra quanto - nel trattato origeniano - attiene aHa
fede, ossia la dottrina relativa a Dio, e quanto invece rigua1'da l'ese1'eizio libero della ragione, ossia la spiegazione razionale delle
e1'eature 28.
Al di la di queste affermazioni, peralt1'o, 110n e illegittimo 1'itenere ehe sulla deeisione rufiniana di int1'aprendere la traduzione
integrale deI PArch abbia esercitato un notevole peso quella Apologia di Pamfilo ineui egli aveva potuto eonstatare I'uso ampio della piu eontroversa opera origeniana per eontrobattere le aecuse di
eterodossia masse aI 11aestro alessandrino sui temi piu eomplessl
della sna visione teologiea. La versione latina di Rufino obbedisee
eos1 ad una prilnaria intenzione apologetica, non ridueibile tuttavia al livello deteriore di una sistematiea modificazione dei passj
diseutibili, ma piuttosto eonsistente nel progetto audaee di coneludere la controversia in senso favorevole ad Origene mostrando,
sull'ese:mpio di Pamfilo, come 10 stesso t1'attato Sui Prineipii
nel suo eomplesso poteva, se rettan1ente interpretato, ribalta1'e le
tesi degli avversari.
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29 Ad una riabilitazione sostanziale della figura e delI'opera di Rufino, troppo compromessa dalI'autorita di Girolamo agli occhi degli interpreti moderni, hanno contribuito soprattutto i lavori di F. Cavallera (op. eit.,
passirtz e soprattutto t. 11, pp. 97-101)e di !G. Bardy citati sopra nella n.l.
Cfr.. anche, dello stesso Bardy, l'art. Ru/in in DThC XIV, 1, Paris 1939,
153-160 eM. Villain, Rufin d'Aquilee. L'etudiant et le moine, N,RTh 64
(1937), 5-33; 139-161. 11 lavoro di F.-X. Murphy sul 110stro personaggio procede sulla linea interpretativa degli studiosi menzionati per chiarire il ruolo
di Rufino nella prima controversia origenista (Rufinus of AquiJeia (345-411).
IJis Life and \Vorks) Washington 1945). Esso tuttavia, come tutte le indagini anteriori alla pubblicazione da parte di A. Guillaumont dei Kephalaia
gnostiea di Evagrio Pontico nella versione siriaca piu fedele all'originale
greco (Les Six Centuries des Kephalaia gnostiea d'Bvagre le Pontique,
PO 28, 1, Paris 1958; cfr. gia A.-C. Guillaumont, Le texte veritable des
Gnostiea d'Evagre le Pontique, RHR 142 [1952] 156-205), nel riabilitare Rufino e gli altri esponenti deI partito origeniano, minimizza il rischio
costituito dagli sviluppi complessi subiti dalla tradizione origeniana neg~i
mnbienti monastici egiziani e palestinesi. La migliore conoscenza di questi
sviluppi, ora possibile grazie alle ricerche di A. Guillaumont (Les <Kephalaia
gnostiea' d'Evagne le Pontique et l'histoire de I' origenism,e ehez les grecs et
les syriens, Paris 1962), r,ende in pari tempo consapevoli ehe l'azione di
Epifanio contro 1'0rigenismo non era dettata da giudizi preconcetti 0 da
uno spirito fanatico da eresiologo bens1 dalla r,ealta storica di cerd ambienti
monastici che dalle ardite ipotesi origeniane avevano dedotto un sistema dottrinale francamente eterodosso. Per una valutazione equilibrata deI ruolo deI
vescovo di Salamina cfr. C. Riggi, La figura di Epifanio nel IV seeolo, in
F.L. Cross (ed.), Studia Patristiea, vol. VIII, Part 11 [TU 93], Berlin
1966, pp. 86-107.
30 Apol. I, 12 ed. Simonetd p. 96 sg.: Poi nella prefazione a questi
libri Sui Prineipi} dato che qui si trovano alcune espressioni sulla f.ede scritte
propria in conformita di quanto predica la Chiesa, altre invece contrarie a
questa, la dove si parla di un solo e medesimo argomento, io avvisai anche
ehe mi era sembrato opportuno riportare tali punti secondo il criterio che
Origene aveva precisato nell'esposizione della dottrina ortodossa; percio
quei luoghi che risultassero contraddittori 0 li avrei espunti, perche inseri ti da altri (giacche in una lettera Origene si lamenta di cia), oppure li
avrei taciuti, perehe non contenenti nulla ehe potesse edificar,e nella fede .
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zioni parimenti valide e senza un netta soluzione in un senso 0 nell'altro, essendo laseiata al lettore, come in altri easi di analoga
difheolta, la possibilita di una seelta definitiva.
Di fatto, dopo i1 brano eitato, Rufino eonelude: 10 ora non
faeeio nulla in difesa di Origene, ne serivo un'apologia per lui. Sia
infatti ehe stia presso Dio 0 ehe sia eaduto, se la vedra lui stesso 33.
A queste affermazioni fa eeo un altro passo, posto a eonelusione dello seritto apologetieo, nel quale tuttavia Rufino n1itiga
quella ehe poteva apparire una troppo radieale separazione di responsabilita fra autore e traduttore, proelamando la propria eonvinzione deI earattere interpolato dei luoghi origeniani di eontenuto
eterodosso. Egli dunque, dopo aver ribadito la legittimita della
propria posizione volta a distinguere nell'opera origeniana quanto
e eonforme all'insegnamento eeelesiastieo e quanto inveee se ne
diseosta, eontinua: Tanto meno affermo ehe tutto eio ehe si
trova nelle sue opere deve essere aeeolto eome ortodosso. Se poi
questi passi siano suoi,eome tu sostieni, oppure inseriti da altri, eome erediamo noi, questo 10 sa Dio. Con1unque, dato ehe ormai
siamo giunti alla perfetta eonoseenza della fede, noi li respingiamo 34.
Nel medesimo eontesto Rufino, selnpre a proposito della propria versione dell'opera origeniana, aveva pronuneiato un giudizio
sulla traduzione di Girolamo ehiedendogli polen1ieamente: ehe
neeessita e'era ehe tu tradueessi in maniera piu tendenziosa eio
ehe io avevo tradotto seeondo il tuo modo di tradurre, anehe se
eonforma meno elegante? 35. Egli infatti, oltre ehe ai eriteri generali dell'arte deI tradurre in uso al suo tempo, gia enunciati dallo
stesso Girolamo 36, i quali implieavano una notevole liberta del
33 Apol. I, 10 ed. Simonetti p. 90 sg.: Ego nune nihil pro Origene ago)
nee apologetieum pro ipso seribo. Siue enim stat apud Deum siue lapsus
est) ipse uiderit.
34 Apol. 11, 33 ed. Simonetti p. 304 sg.
35 I vi p. 302 sg.
36 ICfr. la Lettera a Pammachio (Epist. 57 ed. Labourt, t. 111, Paris
1953, pp . 55-73), solitamente definita anehe dal titolo De optimo genere
interpretandi. Sui eriteri ehe regolavano le antiehe traduzioni, parafrasi
piuttosto ehe riproduzioni letterali dell'originale basti qui ricordareG. Bardy,
Tradueteurs et adaptateurs au quatrieme siecle) ReehSR 30 (1940), 257-306
e, piu reeentemente, H. Marti, bersetzer der Augustin-Zeit: Interpretation
von Selbstzeugnissen [Studia et Testimonia antiqua XV], Mnchen 1974
(in partieolare su Girolamo e Rufino pp. 73-93). Per i vari giudizi sulle
qualita rispettive di Rufino e di Girolamo eome traduttori di oper,e greehe
in genere ed origeniane in partieolare si vedanoH. Hoppe, Rufinus als bersetzer in Studi dedieati alla memoria di Paolo Ubaldi) Milano 1937, pp. 133150; P. Courcelle, Les lettres greeques en Oeeident de Maerobe
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dore, Paris 19482 , pp. 37-115 (Girolamo) e passinz; B. Studer, Apropos des
traductions dJOrigene par Jerome et Rufin, Vetehr 5 (1968) 137-155; F.
Winkelrrlann, Einige Bemerkungen zu den Aussagen des Rufinus von Aquileia und des Hieronymus ber ihre Obersetzungstheorie und -Methode in
P. Granfield-J.A. Jungmann (edd.), Kyriakol1. Festschrift J. Quasten, Mnster
i West. 1970, vol. 11, pp.. 532-547.
37 .A.pol. 11, 31 ed. Simonetti, pp. 296-299. Si vedano in tal senso le
stesse ammissioni di Girolamo nell'Epist. 61 Ad Vigilantiuln, 2 (ed. Labourt,
t. 111, p. 111).. Egli infatti, dopo aver enumerato le principali dottrine eretiehe eH Origene (... errauit de resurrectione corporis; errauit de animarum
statu) de diaboli paenitentiaet - quod his maius est - Filium et Spiritum
sanctum seraphim esse testatus est), ne rieonosee tuttavia i grandi m,eriti
quale interprete delle Seritture. Giustifiea dunque la propria opera di traduttore esclamando: Si igilur quae bonJa sunt tra 11 sttdi, et mala uel amputaui
uel correxi uel tacui, arguendus sum, cur per 111e Latini bona eius habeant)
ignorent mala?
38 .Apol. I, 21 ed. Simonetti, p. 130 sg.
39 (Jp. eil., pp. 154-176.
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nianza dell'originale. In esso e significativo il movimento deI discorso ehe mantiene, sn uno dei centri nevralgici deI grande quadro ideologieo origeniano, ossia sulla natura e sul destino della
creatura razionale, tutta la problematicita e ricehezza di sfumature
dell'argomentare deI Maestro alessandrino: Unde eum infinita eautione traetandum est) ne forte eum animae salutem fuerint eonseeutae) t~t ad beatam uitam peruenerint) animae esse desistant.
Sieltt el1im uenit Dominus atque Saluator quaerere) et saluuln faeere
quod perierat) ut perditum esse desistat: sie anima quae perierat)
et ob euius salutem uenit Dominus) eum salua facta fuerit) anima
esse eessabit. Illud quoque pariter requirendum) utrum sieut perditum aliquando non fuit perditum) et erit tempus quando perditum non erit: sie et anima fuerit aliquando non anima) et fore
tempus) quando nequaquam anima p~rseueret 51.
La piu grande cautela e senza dubbio necessaria nel giudizio
sulla superiorita dell'una sull'altra versione latina, essendo esso
da formulare distintamente caso per easo la dove sia possibile il
confronto, senza indebite generalizzazioni. ,Ci sembra tuttavia ehe
i1 brano citato della versione geronimiana permetta ancora di ritenere eon fondamento ehe, pur senza illusioni sulla possibilita di
ricostruire il testo originale deI PAreh) i passi residui di quella
versione - quando siano estratti daHo schema rigidamente polemieo della Lettera ad Avito ehe li presenta come altrettanti capi
d'accusa contro Origene - possono essere utilizzati con profitto
nel tentativo di accostarsi, con 'equilibrato senso critico, all'autentiea problematica parola di Origene, oltre 10 SCherlTIO ehe ammiratori e detrattori hanno frapposto nel tempo fra essa e l'interprete
nloderno.
GIULIA
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Universit?1 di Messina
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PArch 11, 8, 3.