Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
con la collaborazione di
Laura Masotti, Anna Maria Nelli,
Agata Gioffr, Paola Minoccheri, Chiara Nacci
Corzani Gabriella, Massellucci Ivano
LISOLA CHE CE
Un percorso di didattica verticale tra
scuola dellinfanzia, primaria e secondaria
di primo grado
1
Prefazione
2
Fra i meriti della Rassegna Teatrale vi anche
quello di offrire occasioni di incontro tra docenti
di gradi scolastici diversi.
Nel nostro caso lincontro, del tutto fortuito, tra
una maestra di scuola dellinfanzia e una
professoressa di scuola media, diventa occasione
di dialogo da cui scaturisce lidea di un percorso
comune.
Lidea di far lavorare insieme bambini di tre anni
con ragazzi di tredici , a dir poco inconsueta,
ma appare ricca di suggestioni educative a chi
abituato a vivere laula come laboratorio di
sviluppo professionale, secondo il concetto
introdotto da una Direttiva Ministeriale circa un
decennio fa.
Lidea prende forma, cresce e si delinea come
progetto, alimentata dallentusiasmo degli alunni
piccoli e grandi da una parte e dalla
professionalit e dalla passione dei docenti
dallaltra.
Il progetto si allarga ad altre classi, coinvolgendo
anche la scuola primaria; in una sorta di
contaminazione virtuosa tra docenti che, al di l
delle specificit professionali, si riconoscono
3
accomunati nella tensione a migliorare il proprio
modo di lavorare, nella disponibilit a mettersi in
gioco, a cercare strade nuove e stimolanti da
percorrere con i propri alunni per giungere a
traguardi formativi sempre pi importanti.
Ma il vero punto di forza del progetto
rappresentato dalla riflessione attenta, costante,
matura che accompagna ogni momento e ogni
attivit; riflessione nellazione e sullazione, che
d senso e significato allazione stessa e che
permette di gestire, controllare, valutare la
qualit degli interventi didattico-educativi.
Come D.S. e prima ancora come persona
appassionata di scuola, voglio ringraziare tutti i
docenti coinvolti nel progetto per averci dato,
attraverso la narrazione e la documentazione, la
possibilit di condividere la loro bella esperienza.
Fiorella Bartolini
4
Gli Autori
5
I A Scuola primaria via Mazzini
Affabile Benedetto - Andreucci Alessia
Berti Mirco - Cipollini Michael
Cunsolo Salvatore - Dolabella Edoardo
Domka Natalia Katarzyna - Dubbiosi
Clara - Gaita Chiara - Giustini Emma
Landi Giulia - Mangiavacchi Agnese
Marchese Nadia - Modena Andrea
Pastorelli Alessandra - Potiti Swami
Ratiglia Martina - Romano Christian
Rossi Guglielmo - Scarduzio Francesca
Tempesta Andrea - Terzaroli Serena
Valleriani Gabriele
6
I sezione Scuola infanzia via Mazzini
Addessi Andrea - Baghli Aymen - Baghli Yasser
Baldassarri Matteo - Baldini Iacopo
Cassioli Ferdinando - Coppola Noemi
Cozzolino Simone - Curti Matteo
Domeniconi Gilda - Duranti Lorenzo - Elezi Enea
Festeggiato Noemi - Galandrini Jamila
Gargani Benedetta - Giumbini Alessio
Haivaz Daniele - Kola Rossella
Martinez Chebbeh Said Diego
Pelucchini Alessio - Pennino Alessia
Picchi Chiara - Ricci Elisa
Spalletta Lia Saloni Martina
Tempesta Martina - Topada Matteo
Xhafa Kevin
7
Premessa
Loccasione e lidea de Lisola che c
Le motivazioni
8
b. per sapere dove dirigersi e costruire la
propria identit necessario conoscersi, ri-
vedere s stessi nei bambini contribuisce a
essere coscienti della propria storia
4. Proporre unoccasione nuova e diversa per
una maturazione dellidentit psico-fisico-
relazionale dei bambini utilizzando i ragazzi
come tutor
5. Creare situazioni ludiche come occasioni
privilegiate di apprendimento
6. Creare situazioni di esperienza che
sollecitino nei bambini lacquisizione di
concettualizzazioni legate al pensiero concreto
7. Riflettere sulla diversit e le diversit
8. Ottenere come prodotti finali:
a. lo spettacolo nella Rassegna 2010
b. una pubblicazione della riflessione e del
percorso di lavoro
La continuit e le continuit
9
sociale a quello valoriale, da quello personale ed
intimo a quello sociale e chi pi ne ha pi ne
metta; contribuire a sostenere in un essere in
fieri la capacit di attribuire un senso alle proprie
azioni ed a finalizzarle ad un obiettivo di per s
positivo e consapevole, una meta a cui la
scuola non ha mai rinunciato, ma che sempre di
pi riveste carattere di importanza e di necessit
oggi.
Una progettualit comune tra ordini di scuola
porta ad un progetto unitario ed unificante ed
basata su un rapporto tra scuole ben definito
negli impegni formativi e sulla chiarezza sulle
specificit dei singoli ordini, comunque indirizzati
consapevolmente e caparbiamente ad un
unicum: la formazione di unidentit personale e
sociale positiva e costruttiva.La scuola , con la
famiglia, lagenzia formativa che pi pesa in
questo processo ed una responsabilit che non
va mai sottovalutata. Le difficolt che le
dinamiche politiche o culturali spesso pongono
alla vita scolastica, alla quotidianit ed alla
fattibilit stessa del lavoro, minano fortemente
anche la fiducia degli insegnanti ed forte la
tentazione della sfiducia. Ma la consapevolezza di
essere parte di un processo cos importante
continua ad aiutarli a mettersi in gioco ed a
mettere in atto strategie e percorsi nuovi e
stimolanti.
Fenomeni quali la dispersione scolastica o il
disagio giovanile diffuso ha trovato molte delle
sue risposte nella mancanza di un impianto
formativo unitario, che, daltra parte, rispetti
lunitariet della personalit di un individuo.
Lincapacit di ri-organizzare le proprie
10
competenze ad ogni passaggio di ordine di
scuola, spesso imputata alla novit ed al
disorientamento del passaggio, ha forse una
ragione pi profonda, cio la discontinuit tra gli
ordini stessi, che non hanno la stessa mira, non
orientano nella stessa direzione, ma fanno, in
qualche modo, ognuno la propria strada.
La necessit profonda della unitariet della
propria esperienza non viene soddisfatta di certo
da un passaggio da un ordine allaltro, va
garantito un continuum tra curricoli e come dice
Franco Frabboni una rete sistematica delle porte
aperte: dove sistema economico e sistema
formativo allacciano una relazione di scambio
delle reciproche informazioni. La visione della
continuit, in questo senso, assume unulteriore
valenza: non pi una linea, pur continua ed
organicamente costruita, ma una rete di relazioni
ed interrelazioni produttive, tramite la quale un
individuo si orienta in un mondo complesso.
Daltra parte, per avere un appoggio illustre
basta richiamare Jean Piaget, tanto sicuro della
continuit naturale dello sviluppo sociale e
psicologico nel bambino, da farne il fulcro delle
proprie teorie pedagogiche. Anche Jerome
Bruner, che pur, in qualche modo scardina la
continuit per stadi piagettiana, ripropone una
continuit pi dinamica e relazionale, ma sempre
basata sulla necessit di superare gli stadi
evolutivi per tappe non separate luna dallaltra,
ma si pu arrivare a possedere regole della
tappa successiva avvalendosi di tecniche, di
procedure e percorsi della tappa precedente. E
come non completare il Gotha della pedagogia e
della psicologia a sostegno della continuit,
11
senza citare Lev Vygotskij con la sua area del
potenziale sviluppo del bambino e lestensione
della stessa grazie allassistenza dellinsegnante,
inteso come un insegnante che continui e renda
proficua lopera del precedente, o Howard
Gardner che potenzia il concetto di continuit
mettendone in evidenza le discontinuit.
Ma, una volta assodata la valenza essenziale
della continuit nella scuola ed una volta convinti
tutti che necessario agire in continuit, la
domanda : come rendere la continuit attiva ed
operativa, in modo che i suoi frutti siano poi
visibili e soprattutto spendibili nel percorso degli
alunni?
Non facile rispondere, innumerevoli
professionisti della scuola si adoperano da
sempre per farlo, ma utile ribadire alcuni punti
fermi essenziali perch la continuit sia
praticabile o sollecitata. La conoscenza reciproca
dei programmi, delle metodologie e dei percorsi
adottati di sicuro un momento obbligatorio, lo
scambio e la socializzazione tra tutti gli ordini di
scuola in verticale fondamentale per poter
operare scelte consapevoli e proficue al fine di
una continuit formativa di fondo, che va aldil
dei contenuti. Altro punto fermo nella logica della
continuit lo scambio di documenti, nella
scuola sembra vigere la regola del passaggio di
informazione come trasmissione di dati, non
basta, linformazione basilare, ma deve
costituire il primo momento di riflessione e
ricostruzione della storia di un alunno che sta
crescendo. Ma ci che risulta pi vitale e
dinamico nella visione di una continuit
produttiva il momento dellincontro e dello
12
scambio tra docenti di ordini di scuola diversi,
tanto meglio se gli incontri si spogliano dei
canoni dellistituzionalit e ci incontra e ci si
confronta in momenti in cui la sperimentazione e
liniziativa diventano stimolo reciproco e
scambievole, in cui loperativit delluno diviene
uno stimolo alla conoscenza ed alla produzione
dellaltro. Talvolta la diversa formazione, la
diversa carriera e la diversa funzione sono state
ostacoli tra docenti di ordini diversi di scuola e lo
scambio e linterazione personali sono stati
ostacolati, a volte amareggiati, da attriti ed
incomprensioni, fortunatamente il panorama in
questo senso cambiato in generale, ma tanto
pi diviene inconsistente in momenti quali una
Rassegna del Teatro della Scuola, una di quelle
occasioni in cui tangibile la volont di ricerca,
che nasce proprio dallinterazione e dalla
riflessione mutuata senza alcun pregiudizio da
una professionalit comune e che si avverte
come preziosa. Spettacoli con in scena attori dai
tre ai venti anni, in cui facilmente decifrabile un
percorso di lavoro, la dinamica dei rapporti, la
funzione formativa socializzante - orientativa
ed, omericamente ultimo, il divertimento ed il
benessere scolastico, oltre che personale, degli
alunni diventano una di quelle molle che
coinvolgono ed appunto spingono a trovare
strade diverse al proprio pensare ed al proprio
fare professionale, spesso tramite una forma di
didattica alternativa che d i suoi frutti.
Nel percorso formazione di un bambino e di un
ragazzo , dunque, necessaria una continuit di
fondo, perch ne ha diritto e la scuola deve
operare il massimo dello sforzo per creare pi
13
occasioni possibili perch avvenga. E
interessante ed importante, per, riflettere anche
sulla necessaria discontinuit o forme di
continuit diverse allinterno del percorso. Il
continuum del curricolo e del metodo, il valore
della storia personale ed il rispetto delle
competenze acquisite sono la base del percorso
formativo individuale e sono i requisiti pi
importanti nella logica della continuit, ma non
devono ingessare il percorso, n possono dare
adito alla cristallizzazione di un individuo: i
bravo resta bravo ed il poco bravo spesso
diventa sempre pi poco bravo! Errore
imperdonabile, per la scuola, il pre-giudizio
scambiato per continuit.
Il valore della dinamica del percorso offerto dalla
scuola sta proprio in questo: offrire ad ognuno il
modo di dare il meglio di s in dimensioni
diverse, in momenti diversi, di sfruttare quanto si
appena acquisito, spendendosi con modalit
nuove e pi adatte a s entro gruppi di
appartenenza mai fissi. E possibile, se sollecitati
nel modo giusto e con le giuste modalit
didattiche o metodologiche abbandonare
atteggiamenti negativi, che appartenevano a
momenti evolutivi precedenti. Non facile, ma
basta trovare una via giusta. E le vie giuste
vanno cercate.
14
Alla base de Lisola che c, cui hanno
partecipato classi di scuola materna, primaria e
secondaria di primo grado, il lavoro stato
impostato su questo schema:
1 diritto alla:
continuit
discontinuit
3 il metodo:
partecipazioneascoltare/intervenire
/domandare
ricercarericercare/scoprire/correggere
lerrore
autonomiacostruire/utilizzare
/curricola
apprendimentoautostima
\motivazione
5 motivazione = base per ogni tipo di
apprendimento
15
CONTINUITA ed ORIENTAMENTO
16
Obiettivi formativi comuni ai tre ordini
di scuola
1-motivazione--------->autocontrollo
partecipazione impegno
2-autonomia
3-comportamenti attivi
4-atteggiamento solidale
5-rispetto delle persone, delle cose, degli
ambienti
6- serenit, equilibrio comportamentale
Obiettivi generali
Obiettivi orientativi
17
Orientamento come processo
educativo e formativo
18
propri limiti, a conquistare la propria autonomia
nel rispetto di vari contesti. Insomma si impara a
crescere allinterno di un processo che dura per
tutta la vita.
Lassunzione da parte della scuola di
questo compito di certo molto impegnativa, in
pratica ci si impegna a consegnare ad ogni
individuo gli strumenti che servono per affrontare
il proprio futuro con sicurezza e serenit! Ed ogni
individuo-alunno un mondo a s, quanto ad
interessi, attitudini, risorse e soprattutto in
continua evoluzione; di qui la necessit della
duttilit e della dinamicit della scuola nelle sue
strutture, nei suoi percorsi, nelle sue risorse
umane e strutturali.
Chi ha familiarit con i procedimenti
dellorientamento utilizza, quasi in automatico,
termini quali autostima, autoefficacia,
empowerment o coping; serve, comunque, ogni
tanto tornare a soffermarsi sulla valenza della
sostanza dei termini allinterno del processo di
formazione di un bambino e di un ragazzo.
Conoscere s stesso, prendere coscienza del
proprio valore, avere la sensazione di essere
efficace significa anche saper affrontare le
difficolt, la delusione, il cambiamento con la
consapevolezza di chi si e di dove si vuole
andare. E necessario attivare un insieme di
azioni che mettano un alunno in crescita in
condizioni di far fronte a situazioni che egli
avverte come superiori alle proprie forze e gli
forniscano la chiave del superamento della paura
e della frustrazione o per lo meno di gestirle in
modo propositivo e superare lo svantaggio. In
una societ dove pare che contino solo i ricchi, i
19
belli, i famosi non facile affrontare le proprie
insicurezze e spesso anche la scuola contribuisce
a danneggiare lautostima ed a frustrare le
aspettative di famiglie che sempre di pi
vogliono figli vincitori. La scuola, invece,
istituzionalmente la titolare della gestione di
tutte le attivit che hanno come fine
lapprendimento dei saperi formali, lo sviluppo
delle capacit intellettive, la maturazione dei
propri alunni attraverso le pratiche
dellinsegnamento, dellesperienza e dello studio
quotidiano ma obiettivo primario deve rimanere
lorientamento come momento fondante per la
costruzione ed il potenziamento le risorse di
ognuno, traducibili in conoscenza, abilit e
competenze. Se si possiedono, poche o tante che
siano, competenze cognitive, affettive e
relazionali solide ed acquisite nel modo giusto si
capaci ad ogni et, di prendere decisioni, di
gestire le proprie relazioni e le proprie emozioni,
perch si sa in ogni momento su quale
patrimonio di risorse personali si pu contare e si
pu impegnarsi a spendere. Raccontare s stessi,
pensare ai propri errori per non ripeterli,
riflettere sulle proprie esperienze come pratica
quotidiana avere familiarit con la propria
storia, un modo di entrare in contatto con un
s che va esplorato e capito per poi poterlo
gestire e non lasciare niente in ombra; la guida
di un insegnante in questo percorso inevitabile.
Ed in questo gioco va tenuto conto, appunto, che
ogni bambino, ogni ragazzo un universo a s
stante, che ha caratteristiche sue e che per
attivare un processo che metta in grado uno per
uno di spendere le proprie risorse occorre
20
tenerne conto. Gli insegnanti combattono da
sempre con la difficolt di individualizzare i
percorsi, visti anche tempi, modi e risorse a
disposizione, ma sono sempre stati anche troppo
consapevoli della necessit di trovare vie diverse
e modelli funzionali allapprendimento di ogni
alunno, modelli flessibili ed adattabili alle diverse
esigenze. E da sempre ci si spende proprio in
questo nella scuola, nella ricerca continua di
azioni, di percorsi e di momenti che favoriscano e
sollecitino il delicato equilibrio di una crescita
sicura e serena.
Diversi da chi?
21
la complessit di una societ che va
modificandosi in senso multietnico con tempi
iperveloci ha accelerato la riflessione e si va
raggiungendo una consapevolezza pi matura e
naturale del concetto di diversit. Per i giovani ed
i giovanissimi, il colore della pelle, la forma degli
occhi o abiti e costumi diversi non hanno grosso
peso, anche perch ci stanno crescendo dentro e
quindi il concretizzarsi del valore della solidariet
come valore forte sempre pi mutuato in senso
trasversale dalla scuola, una scuola in cui stare
bene. Lo stare bene a scuola non va inteso,
per, come il tentativo di riprodurre un mondo
tolemaicamente incentrato sul bambino o sul
ragazzo, in cui tutto il sistema impegnato a
individuarne i bisogni ed a soddisfarli, ma deve
essere basato sul recupero del senso dei rapporti
sereni con s e con gli altri, allinterno di un
modello solidale. Quindi la valorizzazione delle
individualit avviene attraverso il riconoscimento
dalla parit tra le persone diverse per sesso, per
et, per cultura, lingua o religione. In questa
ottica davvero possibile lindividuazione della
diversit come valore, del rispetto e della
comprensione della pari dignit tra persone come
conquista vera della proprio autonomia. Di
conseguenza lapertura al valore della solidariet
consente di attivare relazioni interpersonali
serene e di percorrere con maggior sicurezza il
proprio itinerario verso la definizione dellidentit
personale. Il cammino lungo e complesso,
passa attraverso la presa di coscienza dei
comportamenti propri ed altrui, lacquisizione di
un comportamento interpersonale corretto con i
pari det e soprattutto attraverso un
22
atteggiamento propositivo nei confronti di tutti. E
la scuola non pu perdere tutte le occasioni che
si presentano per allenare i propri ragazzi in
questa palestra, anzi pu creare occasioni
continue di esperienza, avvalendosi anche
dellinventiva e della creativit che la
professionalit docente ha sempre dimostrato di
avere.
Le attivit
Finalit
23
Comunica con i Ha un colloquio sereno con
propri compagni i pari
Ascolta chi gli parla
Risponde in modo
pertinente alle domande di
tutti i compagni
Sceglie i compagni con i
quali svolgere determinate
attivit
Scambia materiale con i
compagni
Sa instaurare con i
compagni un clima ludico
Presta o mette in comune
materiale con i compagni
Lascia spazio ai compagni
nel lavoro
24
propria esperienza
Comprende correttamente
e dettagliatamente le
regole delle attivit
ludiche
Esegue autonomamente
movimenti con il corpo
durante lattivit
Ha capacit di
orientamento e gestione
dello spazio
Osserva con attenzione e
finalizza la propria
osservazione
Comunica con lo Trova una propria
spazio e lambiente collocazione durante
circostante lattivit
Non interferisce e non
impegna lo spazio altrui
Organizza lo spazio
intorno a s
Accetta di spostarsi dal
proprio posto
Si procura
autonomamente i
materiali occorrenti per
lattivit
Cura e rispetta il materiale
utile al lavoro
Si dimostra propositivo
nelluso dello spazio e del
materiale
Partecipa al mantenimento
ed al ripristino dellordine
e della pulizia dello spazio
25
di lavoro.
Contenuti
Azioni
a-colloquio introduttivo:
noi e voi
le presentazioni
giochiamo insieme ?
giochiamo dove? In una foresta
26
b-lettura delle favole
linsegnante ed i ragazzi leggono la prima fiaba
27
Un serpente, un elefante ed un pappagallo
chiacchierone
Introduzione: In una giungla folta (Ruggero) e
misteriosa (Giacomo V.) vivevano tanti animali
(Tommaso).
Sequenza descrittiva: Cera un insieme di vari
colori (Andrea) sparsi per la foresta: verde,
giallo, arancio, rosso, blu. (Simone). La rugiada
fresca splendeva con i colori dellarcobaleno
(Ettore) e si sentiva sempre il cinguettio degli
uccelli. (Filippo).
1 Sequenza narrativa: Un giorno arriv un
branco di elefanti (Lorenzo N.) grigi e sporchi di
fango (Lorenzo M.); su di un albero sedeva un
aristocratico serpente (Ettore) in compagnia di
un pappagallo chiacchierone (Francesco).
Sequenza descrittiva: Il serpente aveva strisce
(Michelangelo) luminose verdi ed arancioni
(Giulio Camuffo), parevano colori astratti ed
indefiniti (Michelangelo). Il pappagallo era rosso,
azzurro e giallo (tutti) ed aveva il becco
consumato. (Giulio Campoli) perch parlava
troppo. (Matteo Cappelli).
2 Sequenza narrativa: Il serpente, stufo delle
chiacchiere del pappagallo (tutti) spalanc la
bocca ed inghiott il volatile, (tutti) che, per
continuava a blaterare nel suo stomaco. (Matteo
Vichi, Michelangelo).
3 Sequenza narrativa: Un elefante, girandosi
verso il serpente, sent una voce, (Matteo V.) che
veniva da un luogo indefinito (Matteo Caturelli),
lelefante si innervos,(Filippo) il pappagallo,
malvagio, (Gianluca) cominci ad insultare
lelefante. (Livia).
28
Sequenza dialogica: Stupido ciccione!!!
(Matteo) grassone pallato!!! (Gianmaria) pallone
gonfiato!!! (Lorenzo).
4 Sequenza narrativa: Lelefante, davvero
arrabbiato si diresse verso il serpente (Matteo
Valentinetti) ed infuriato gli propose una sfida;
(Ginestra) il serpente, furbo, lo precedette:
(Alessandra).
Sequenza dialogica: La prova sar vinta da
chi parler pi a lungo! (Alice).
Sequenza riflessiva: Infatti immaginava che il
pappagallo nel suo stomaco avrebbe parlato per
lui (Ettore).
5 Sequenza narrativa: Ma il pappagallo,
sentendo quelle parole, decise di tacere. (Giulia
O.). Nel silenzio generale cominci la sfida.
(Giulia Venturini). Lelefante parlava, insultava,
recitava (Simone V.) si vantava, si inventava le
parole. (Giacomo R. Filippo). Il serpente, muto,
ascoltava, (Giacomo V.) poi, quando fu il suo
turno, spalanc la bocca, (Matteo Cappelli) ma
niente!!! (Chiara). Il pappagallo dispettoso non
parlava! (tutti).
Sequenza riflessiva: Il serpente cap in un
lampo che il pappagallo era stato pi furbo di lui.
(Lorenzo Amantini).
6 Sequenza narrativa: Si dette una gran botta
nello stomaco (Francesco) e il pennuto usc di
colpo (Ginestra Chiara Alessandra) arrabbiato,
scarruffato e, con il becco scolorito. (Livia)
Blaterava ancora, insultando il serpente e
lelefante. (Chiara).
Sequenza riflessiva: Il grosso pachiderma
intontito dallazione, cap che il serpente aveva
barato. (Filippo).
29
7 Sequenza narrativa: Part di rincorsa e con
una gran botta di proboscide (Ruggero) fece
volare il serpente profittatore lontano lontano,
tra le risate del pappagallo (tutti).
Morale: Tutti gli animali risero della figuraccia
del rettile furbastro e capirono che NON
BISOGNA MAI APPROFITTARE DELLE RISORSE
DEGLI ALTRI. (Giacomo Renzetti).
gli animali
i rumori
gli alberi
I ragazzi si dividono in gruppi e lavorano con i
pi piccoli
1-disegnano la foresta
2-riproducono i rumori della foresta
30
31
d-drammatizzazione della favola+formazione
dellorchestra ritmica+formazione di un gruppo
di mimi
ragazzi e bambini scelgono i ruoli
i ragazzi stendono la sceneggiatura
ragazzi e bambini recitano le parti
ragazzi e bambini suonano
ragazzi e bambini si muovono in scena
32
Diario di alcuni incontri
in Aula magna alla Pascoli
I bambini della Scuola materna e le loro
insegnanti sono stati ricevuti dagli alunni
della classe 3 A e della 3 E, i bambini si
sono accomodati nellAula Magna ed hanno
dimostrato grande attenzione allo spazio
nuovo, dal quale non sono stati
assolutamente intimoriti. Un ambiente
nuovo provoca in ogni caso tensione, in
quanto vengono meno le sicurezze
dellesperienza pregressa, ma, grazie alla
presenza rassicurante delle insegnanti ed
alla disponibilit dei nostri ragazzi,
latteggiamento dei bambini risultato del
tutto positivo.
Gli alunni della 3 A si sono presentati ed
hanno intrattenuto i bambini
33
Un gruppo di bambini stato
accompagnato dai ragazzi-tutor della a
visitare la scuola, hanno percorso i corridoi
utilizzando andature e passi diversi (piccole
rincorse,passi veloci) divertendosi molto,
si sono affacciati alle classi, hanno visitato
un laboratorio. I bambini si sono affidati ai
compagni pi grandi e, per mano, hanno
dimostrato curiosit e divertimento. I
ragazzi hanno badato con cura ai bambini
loro affidati .
Un gruppo di bambini ha giocato con i
ragazzi, hanno socializzato e si sono
verificate dinamiche di piccolo gruppo
molto veloci, in cui i ragazzi hanno
interagito con i bambini ed i pi piccoli
hanno chiesto di giocare, di essere presi in
braccio, di provare a suonare alcuni
strumenti che i ragazzi avevano con s. I
bambini hanno avuto un atteggiamento di
grande fiducia nei ragazzi, che, dal canto
loro hanno dimostrato molto apertamente
-disponibilit
-tenerezza
-propositivit
Da sottolineare lassenza di differenze di
genere nellassumere tali atteggiamenti, sia
ragazzi che ragazze hanno interagito nello
stesso modo.
34
I ragazzi hanno suonato e cantato
Larca di No accompagnandosi con
chitarre e batteria, hanno mimato alcuni
movimenti di animali. I bambini, invitati
dai pi grandi a partecipare, hanno
superato poco a poco la naturale ritrosia
ed alcuni di loro si sono uniti al gruppo
dei pi grandi ed hanno cantato e
mimato insieme a loro.
Dopo lesibizione collettiva, si sono
formati gruppetti di bambini e ragazzi,
allinterno dei quali:
- i pi grandi facevano domande ed
ottenevano risposte
- si giocava sul pavimento insieme
- si provava a suonare gli strumenti
appena utilizzati
35
Visita dei ragazzi alla Scuola materna in Via
Mazzini
I ragazzi hanno raggiunto la scuola in Via
Mazzini, durante il percorso hanno
dialogato liberamente sullorganizzazione
del lavoro ed hanno richiamato alla mente i
loro compiti nelle attivit programmate per
la mattinata. Ricordavano i nomi dei
bambini che avevano conosciuto il
mercoled precedente, dimostrando
motivazione ed interesse per lattivit ed
una notevole apertura affettiva
I bambini hanno accolto nella loro aula i
ragazzi, che si sono dimostrati a loro agio
nello spazio della classe
Le insegnanti hanno letto la favola, i
bambini hanno partecipato con il
movimento ed i suoni, i ragazzi hanno
mimato gli animali protagonisti
36
I ragazzi hanno suonato ed i bambini
hanno accompagnato il ritmo con il battito
delle mani
Il gruppo si suddiviso in sottogruppi
formati da bambini e ragazzi, che hanno
disegnato insieme gli animali e lambiente
della favola. Momento di forte interattivit.
37
38
Diario delle attivit mercoled 27 gennaio
2010
39
40
Incontro musicale
41
42
In Via Mazzini
43
44
45
Risorse
I testi
Parallelamente alle attivit di gruppo i ragazzi di
3 E e di 3 A hanno continuato il loro lavoro
curricolare, allinterno del quale sono stati
attivati laboratori di scrittura, ha partecipato ad
un laboratorio di scrittura sulla favola anche la
classe 1 E.
I laboratori:
testo poetico
testo narrativo /la favola
dal testo narrativo alla la sceneggiatura
Il testo poetico
I ragazzi si esercitano ad adoperare tutti gli
artifici di segno e di suono della lingua per
trasmettere le loro emozioni in testi nati dal loro
incontro con i bambini della Scuola Materna.
BAMBINI
Bambini fanciulli pargoletti,
sono loro ci che io ero.
Un bambino, un pargoletto, un fanciullo!
46
Non sanno e non sapevo cosa vuol dire vivere.
Fanno, agiscono senza un perch.
Non si chiedono cosa succeder se
Possono solo guardare,
la mente libera da ogni stanchezza,
conoscono solo il gioco.
Ero cos, arrivato limpegno, il dovere
e tutto finito allimprovviso.
Ho cominciato a capire:
le tragedie, le cattiverie, la stanchezza
senza divertimento,
che ogni tanto si fa strada, scosta i demoni,
fa strada a pochi attimi di felicit,
senza la quale nessuno sognerebbe di vivere.
Lorenzo Nati
BAMBINI
Bambini
un gioco di vita,
vita scontata,
breve,
bufera di pioggia
fredda, il tempo
egoista
a tal punto
da dare nomi,
ridere,
divertirsi.
Ma gioco scontato,
falso,
desiderio di
agguantare, accarezzare, sperare
in una mano pulita, vera.
Accogliente mano,
47
cos calorosa
che ci salva.
Matteo Cappelli
NUBE
Nube grossa,
rozza, soffia contro di me
colpisce, trascina
con forza
interrompe il cammino;
devo ripartire
da difficolt e sciagure,
io bambino sono la preda
ed essa il predatore.
Matteo Cappelli
MATTINATA INSIEME
Urli, gioco, movimento
solo questo passa per la mente,
il tempo vola e ti trascina via
da quello splendido gioco.
Se ne va lallegria
di quei visetti.
Non che siamo noi i bambinetti?
Matteo Caturelli
GRIGIO
Quando entrano
tutto cambia.
Io cambio, li guardo
e mi torna la voglia di
giocare e di ridere.
Quando escono,
tutto torna come prima.
48
Grigio.
Gianmaria Bisconti
CUCCIOLI
Ho visto la gioia, la libert
la spensieratezza.
Mi hanno riportato alla memoria
la meraviglia dei ricordi.
Mi sono specchiato
in quei cuccioli
ed ho sentito un sapore dolce.
Andrea Golia
LACRIME SALATE
Timidezza
agitazione
arroganza
tristezza
felicit di un bambino.
A ripensarci
mi cadono lacrime salate.
Francesco
Ruffini
TUTTO FACILE
Era tutto cos facile
giorni spensierati
sempre qualcuno vicino.
Rimpianto.
Cresco e mi ritrovo nel mondo degli adulti,
questa cosa mi spaventa.
Giulia Venturini
49
PER VOI
Non riconosco pi quel mondo
gridi, urli, pianti, sorrisi.
Piccole creature che squillano
qua e l.
Limmagine di una bambina,
unimpronta nel cuore
rinasce nellinfinito dei miei pensieri.
Alessandra
Pennacchini
ECCOCI
Eccoci usciti da quella dimensione,
dove tutto si pu fare e
tutto si pu avere.
Adesso perdiamo le foglie della gioia
come alberi dautunno.
E loro
piccoli funghi sulle nostre giovani radici
hanno ancora un po di tempo per giocare
e non capire.
Ruggero Pernisco
IL VELO
Fanciullesco il velo
spoglio e soave,
voglia di fare e follia ingenua e perpetua.
Petali di rosa nella dolce discesa di seta
Fiamma negli occhi,
dolce il loro respiro nel mio corpo cresciuto.
Rivela il mio lato bambino
che muta e scompare nella corsa del tempo,
viaggio mortale verso un traguardo spento.
Ettore Grechi
50
ZUCCHERO FILATO
Mi manca quel mondo
zucchero filato e caramelle,
mi addentro lentamente
in un mondo nuovo per me.
Carbone e qualche cioccolatino.
Loro sono quello che ero.
Alice
Solinas
E tranquilla
nel suo guscio immacolato,
sente angusti rumori
che la terrorizzano.
Michelangelo
Scandroglio
IO e LUI
Io e lui
davanti, a confronto.
Perch si cresce? perch si cambia?
perch non si rimane
quellallegro piccolo
essere libero senza limiti
e senza pensieri
per un futuro triste,
pieno di paure.
51
Basta un abbraccio caldo
e si scioglie,
si libera dalla paura,
un po di dolcezza
un sogno che non finisce
che non finisce.
Per me
sembra essere gi finito
Lorenzo Amantini
GIOCHIAMO?
Giochiamo? Io e te.
Va bene. Ti calmerai poi?
Va bene ora basta giocare.
Ancora.
Io voglio giocare giocare
sempre giocare,
sempre, sempre e sempre.
Domani giochiamo.
Io sono stanco
E io no.
Gioco da solo.
Ma non fare rumore
mi raccomando.
Lorenzo Mencattini
52
Il testo narrativo /la favola
Ambiente: foresta, stagno
Tempo: indefinito
Personaggi: rane ed animali della foresta
Le rane e larcobaleno
In una foresta lontana vivevano tante rane in un
bellissimo stagno. Un giorno, mentre le rane
giocavano tra di loro arrivarono tanti cavalli che
mettevano paura alle ranocchie. Loro si
nascosero e pensarono: Ora qualcuno ci
aiuter!, infatti, per fortuna, arriv un grande
arcobaleno, che spavent i cavalli e le ranocchie
tornarono a cantare felici e contente.
Bisogna sempre sperare.
Giulia Marsegaglia
Nello stagno
In uno stagno tantissime ranocchie gracidavano
appollaiate sulle ninfee. Allimprovviso un grosso
tuono annunci larrivo di un temporale che,
dopo un po, si abbatt violentemente sullo
stagno, spaventando le povere ranocchie che
rischiavano di affogare.
Uno splendido arcobaleno comparve in cielo e
fece da scala alle rane che si salvarono.
Benedetta Cucco
53
giorno arriv il signor arcobaleno e tutto prese
luce e colore, le ranocchie furono per sempre
felici con il loro amico colorato.
Le rane
In una foresta stava piovendo ed in uno stagno
tutte le rane si rifugiarono tra i cespugli,
disperate. Quando smise di piovere nel cielo
apparve un arcobaleno e ce nera anche uno in
terra! Ma quello era un serpente arcobaleno, che
fece scappare tutte le rane che fiduciose si erano
avvicinate per vederlo. Mai fidarsi delle
apparenze.
Carolina Oll
Le ranocchie amiche
Molto tempo fa in uno stagno in fondo
allarcobaleno, vivevano delle ranocchie, che
erano sempre affannate a cercare un tesoro. Se
qualcuno chiedeva cosa cercavano, dicevano: La
cosa pi bella che c. Cerca, cerca, cerca, alla
fine, stanchissime, chiesero alla loro regina che
cosa stessero cercando. Lei rispose: Guardate
come vi volete bene, avete cercato tanto
insieme, ora siete amiche e questo il tesoro!!!
Ludovica Megliorin
Giulia ed Alice
Cerano due rane: Giulia ed Alice, che cantavano
in uno stagno ed erano molto amiche. Un bel
giorno Giulia dice una bella bugia ad Alice,
54
larcobaleno Alberto sente e fa la spia ad Alice.Le
due amiche litigano forte e non cantano pi, se
ne stanno tristi e sole una da una parte e laltra
lontano da lei. Arriv il serpente che viveva nel
bosco e disse:Che tristezza, senza il vostro cra -
cra!Alice ci pens bene, bene, poi saltell verso
Giulia, che, quando la vide, le chiese perdono.
Felici fecero la pace e lo stagno si riemp di cra-
cra.
Lamicizia vince sempre.
Giacomo Cubeddu
Le rane disperate
In uno stagno vicino alla foresta vivevano delle
rane molto birichine, infatti facevano sempre
tanti dispetti a tutti gli abitanti dello stagno. Un
giorno, per disperazione, tutti gli abitanti
decisero di andare via e di lasciare sole le rane;
queste, rimaste sole, cominciarono a farsi i
dispetti a vicenda e a litigare tutto il giorno.
Disperate per la confusione, chiesero aiuto agli
aironi ed alle anatre che non andavano pi a
dormire nello stagno, volevano riportare a casa
tutti i vecchi amici. Con il loro gracidare
55
supplicarono la pioggia di disporre le goccioline in
un arco che riflettesse la luce del sole,
larcobaleno che si innalzava verso il cielo
avrebbe indicato la via a tutti gli animali. E cos
fu, le rane smisero di essere dispettose e vissero
in pace.
Ci riconosce i propri errori, rimedia!
Tommaso Cassani
Le rane ed il falco
Cerano una volta tre rane che facevano cra-cra
nel loro stagno, che era molto grande.
Un giorno le tre piccole ranocchie uscirono dal
loro stagno ed un falco con delle ali grandissime
e con una voce terrificante, scese dal suo albero
ed and a prendere una delle tre ranocchie, ma
allimprovviso nel cielo si form un arcobaleno,
che accec il falco. Il falco sbagli mira e si
56
schiant contro un albero.
Samuele Tattarini
Lorenzo Savinotti
57
vivevano insieme era molto movimentata,
nessuno mai si fermava mai. Babbo Orso la
mattina presto balzava gi dal letto, e usciva di
casa. Andava alla ricerca di miele, di cui gli orsi
erano golosi. Prima di tutto si sciacquava il
musetto sulle sponde del ruscello che si trovava
vicino alla tana, si piegava e con le mani
raccoglieva un po' d'acqua. Una volta rinfrescato
si dirigeva verso la foresta, che si trovava vicino
al ruscello. Quando era inverno camminava piano
piano per non scivolare sul terreno ghiacciato, in
autunno invece si divertiva a saltare in mezzo
alle foglie che erano cascate dagli alberi mentre
in primavera si rotolava sull'erba. Quel giorno
per era estate, perci l'orso saltellava di qua e di
l felice. Quando trovava un alveare si allungava
in alto per riuscire a raggiungerlo e, quando ci
riusciva, svelto lo prendeva in mano e lo
scuoteva per far uscire tutte le api. Poi, si
metteva a correre sulla via di casa, per non farsi
prendere dagli insetti. Intanto, a casa orsa, le
due orsette si erano gi svegliate da un po' e
stavano aiutando Mamma Orsa a pulire la tana.
Nessuno faceva la stessa cosa, in modo da finire
le faccende il pi veloce possibile. Qualcuno puliva
le finestre, qualcun altro spazzava o spolverava.
C' era chi sbatteva i letti e chi lavava i panni nel
piccolo corso d'acqua vicino. Ben presto tutta la
casa era gi diventata splendente e il pomeriggio
si mostrava privo di impegni. Orsetta Maggiore e
Orsetta Minore si stavano annoiando, non
sapevano pi che fare. Per passare il tempo le
avevano provate di tutte: erano andate a fare
una nuotata nel ruscello, poi decisero di
saltellare sui sassi che si trovavano intorno al
58
giardino della tana, poi ancora andarono a
cercare della legna per alimentare il caminetto.
Alla fine venne loro un'idea: fare una passeggiata
nella foresta. Loro per non avevano il permesso,
e lo sapevano bene perch tante volte Mamma
Orsa le aveva avvertite di non andarci. Le sorelle
per non dettero ascolto ai consigli della madre,
cosa poteva mai succedere? Avevano intenzione
di raggiungere la montagna che era disposta alla
fine della foresta per riuscire a vedere le stelle
brillanti, uno spettacolo stupendo che durava
tutta la notte. Presero la strada per quel posto
incantato e alla stesso tempo vietato.
Inizialmente si divertirono molto, raccoglievano
le bacche dai cespugli, si arrampicavano sugli
alberi per prendere loro frutti e di tanto in tanto
si sedevano a terra e cominciavano a battere le
mani a ritmo, uno dei loro giochi preferiti.
Il buio era per ormai arrivato e le orsette
cominciarono ad avere paura, perch forse si
erano perse.
Ad un certo punto da dietro di un albero spunt
un altro orsetto. Le sorelle si spaventarono e
stavano per scappare ma poi si avvicinarono al
compagno e gli chiesero se avesse bisogno di
aiuto, dato che sembrava piuttosto stanco. In
effetti l'orsetto disse loro che aveva molta fame
perch era andato alla ricerca di cibo, ma non
aveva trovato niente, inoltre era cascato nel
tentativo di saltare un piccolo fossato, quindi non
era in gran forma; gli venne offerto un frutto
dalle nuove amiche, le quali, nonostante molto
affamate volevano aiutarlo.
L'orsetto mangi e una volta riacquisite le forze
si trasform in un mago. Si alz da terra e si
59
chin verso le orsette, per stringere loro la
zampetta e ringraziarle.
Inoltre per ricompensarle gli fece un regalo:
avrebbe parlato con le stelle e avrebbe detto loro
di creare una costellazione in loro onore. ovvero
un'immagine formata da tante stelle. Le stelle
accettarono e sorridenti andarono a unirsi fra di
loro formando due grandi disegni nel cielo che
assomigliavano a orsetta maggiore e orsetta
minore, che per erano state cos coraggiose
come due orse adulte. Perci, dal quel giorno,
quando arrivava la notte nel cielo si rifletteva
limmagine delle due orse, che presero il nome di
orsa maggiore e orsa minore. (Antolini Letizia,
Tortora Irene,)
60
61
Illustriamo la storia Orsa maggiore e orsa
minore
62
Dal testo alla sceneggiatura
Classe 3 E
63
R1: labbiamo scampata!
R2: eh, s, meno male, meno male
R3: adesso torniamo al nostro stagno eviva
larcobaleno!
R1 R2 R3: W larcobaleno cra-cra W larcobaleno
cra-cra-cra!!!
LE RANE ED IL TEMPORALE
1 rana: Cra-cra, che bella giornata!
2 r: Hai ragione facciamo un bel bagno
3 r: Aspettate, guardate il cielo!
2 r: E diventato grigio e brutto!!!
TUONO
1 r: Aiuto!, aiuto!cos questo rumore?
3 r: Sta cominciando a piovere, aiuto! Piove
tanto tanto!!!
2 r: Come faremo a salvarci???
1 r: Cosa facciamo ora?
3 r: Non voglio annegare!!
2 r: Ehi! Guardate
1 r: Larcobaleno ci salver, forza
arrampichiamoci
1-2-3 r: Evviva, siamo salve! Larcobaleno ci ha
salvate
Francesco Ruffini,
Michelangelo Scandroglio, Ruggero Pernisco
64
LE RANE E LARCOBALENO
Stagno tranquillo
1 r: Cra- cra, ehi, passami la palla!
2 r: tieni, tieni
3 r: Siiii, grazie cra-cra
2 r: Passala a me
1 r: La tiro in mezzo!
PIOGGIA e TUONI
Rane: cra-cra-cra, si salvi chi pu
1 r: Ho paura, aiuto, cra-cra-cra
Ranocchini: Anche noi!! Cra-cra
Falco: Ahahah! Ho molta fame, penso che vi
manger uno ad uno! Ahahah
Rane mamme: Noooooo!Piccoli, venite qui! non
ci mangiare!
Ranocchini: Mamma, ho paura!
ARCOBALENO
1 r: Ehi, mamma, guarda il cielo, cra-cra!
2r: una cosa bella, colorata, guarda!
Rane mamme: un arcobaleno!
Ranocchini e 2 r: Come bello!
Falco: cosa questa luce?
Ranocchini: E un arcobaleno che brilla!!
Falco: Ah, cosa questa luce? Oddio gli occhi!!!
Aiutooooooooooooo
BUM (il falco cade) Ranocchie, ranocchini: Siii,
torniamo nello stagno
65
Le rane ed il falco
66
I due lupi (fiaba scritta dai ragazzi della III A)
Cera una volta un lupacchiotto di nome
Scotty, che viveva in un bosco vicino ad un
ruscello. Scotty amava molto giocare con tutti i
suoi amici del bosco: Crac Crac che era una
graziosa rana, Cip un uccellino dallaspetto
tenero ed affettuoso e molti altri.
Quando era una giornata calda, Scotty correva
nel bosco assieme agli amici ed infine si tuffava
nel meraviglioso laghetto dove vivevano
pesciolini di tutti i colori; invece, quando faceva
freddo, preferiva starsene al calduccio nella sua
tana dove la sua adorata mamma lupa gli
raccontava le storie.
Una calda giornata destate, mentre scorrazzava
per i prati rotolandosi sullerba fresca, Scotty
incontr un altro lupacchiotto di nome Gianni,
subito i due iniziarono a parlare e
successivamente andarono al lago per fare una
bella nuotata.
I lupetti erano diventati buoni amici e quando
cal la sera i due iniziarono ad incamminarsi
verso la via di casa, ma ben presto si resero
conto chesi erano persi. Scotty era molto triste
perch aveva paura, inoltre voleva ritornare dalla
sua mamma, Gianni invece, era tranquillo e
subito cerc una soluzione: in caso di perdita
della strada di casa il nonno gli aveva sempre
detto che bisognava guardare il cielo e andare
nella direzione della luna, infine una volta
ritrovata la via, bastava ringraziare la luna
facendo un grande ululato.
I due coraggiosi lupacchiotti si incamminarono
seguendo la luminosa luna, e dopo poche ore
finalmentevidero le loro tane. Avevano ritrovato
67
la strada di casa! Scotty e Gianny erano
contentissimi cos, per ringraziare la luna, fecero
un grande ululato.
Da quel giorno quando si sentono degli ululati
vuol dire che qualche lupo sta ringraziando la
luna.(Antolini Letizia, Tortora Irene)
68
I bambini della scuola primaria illustrano le
storie scritte dai ragazzi delle medie
69
70
Al computer
Tre ranocchie, il falco e larcobaleno
71
72
I due lupi
73
74
Per la Rassegna teatrale 2009/10
Lisola che c
75
F Sono giorni che non mangio e
aspetto su questo albero ... (si
sporge) vediamo un po' ... ah i soliti
lupacchi (lupi che scappano fuori
dall'albero e si rinascondono) ... ma
guarda un po' laggi ... guarda
guarda ... delle rane salterine ... me
le mangio con le patatine!
R1 Guardate lutti lass, quel bel falco ci
vuole salutare ...
Tutte le rane salutano
76
R3 Ma ci sta proprio andando contro...
F Aiutoooooooo... (falco contro
l'albero)
R4 L'abbiamo scampata!
R5 Eh s, meno male, meno male ...
R6 Torniamo al nostro stagno e ... viva
l'arcobaleno!
Tutte le rane Viva l'arcobaleno, cra - cra... Grazie
arcobaleno, cra - cra!
R7 Facciamo un bel bagno
RUMORE DI LAMIERA-TUONO
(le mosche si allontanano impaurite e le rane si rifugiano
sotto il telo).
R1 Ehi, guardate!
R2 L'arcobaleno ci salver ... forza
77
arrampichiamoci!
Tutti seguono l'arcobaleno...
R3 Evviva siamo salvi L'arcobaleno ci
ha salvate ...
78
Le prove per lo spettacolo
79
80
81
ED INFINE IL 7 MAGGIO ALLE ORE
15.00 TUTTI IN SCENA AL TEATRO
DEGLI INDUSTRI PER LO
SPETTACOLO TEATRALE!!!
82
cosa vuola dire responsabilit, prendersi cura
di
Giannini Matteo
83
DELLA SCUOLA PREMIO CITTA' DI
GROSSETO
84
L'isola che c', ulteriore riprova delle capacit
progettuali degli insegnanti che guardano
all'educazione dei ragazzi secondo una
prospettiva che va ben oltre l'impegno
curricolare.
85
LISOLA CHE CE
Appunti teorici ed operativi su un percorso
orientativo in continuit.
4-Diversi da chi?
obiettivi
5-Le attivit____contenuti: le azioni, il diario.
risorse/ mezzi
- la drammatizzazione
- i suoni
- la grafica
7-Il prodotto
8-La valutazione
9-La valutazione di processo
86