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LA “MARATONA DI RACCONTI DI LETTURA” DI COLOGNO MONZESE

Non si uccidono così anche i lettori?


Bari, 10 novembre 2006
LUCA FERRIERI

1. A che punto è la promozione


Come sempre avviene per tutte le esperienze e i movimenti che incontrano un (relativo) successo, anche la
promozione della lettura si trova oggi di fronte alla necessità di mettere meglio a fuoco i suoi obbiettivi, le
sue metodologie, i suoi rischi. E naturalmente anche di scegliere e di separare quanto è essenziale, quanto è
aggiuntivo, quanto è pleonastico, quanto è perfino controproducente.
Come noto, la promozione della lettura è qualcosa di diverso dalla promozione del libro, dalla promozione
della biblioteca, dalla promozione dei bibliotecari (tutte promozioni benemerite e necessarie, ma diverse, nel
fine e nei mezzi). E nello stesso tempo non esiste una promozione allo stato puro, una promozione che
contenga cento di un elemento e zero di un altro. Se esistesse, ci sarebbe da diffidarne, come da ogni
campionario di purismo: il sospetto infatti è che da queste immacolate promozioni sia stata espulsa proprio la
lettura che è quanto di più impuro e meticcio possa esistere.
In realtà le cose stanno molto peggio di così. L’ambiguità strutturale della promozione, cui la lettura accede
ritrosa e scontrosa, fa sì che sempre ogni promozione contenga (o generi) alcune velenose appendici, sotto
forma di proselitismo, di interesse pubblico in atto privato, di melassa edificante, di istituzionalizzazione, di
retorica.
Allora forse ogni promozione deve misurarsi con il suo anticorpo intrinseco e senza pretendere di
annichilirlo, dovrebbe visibilmente contrastarlo o almeno maratonescamente gareggiare con esso.
Senza la possibilità di affrontare ora l’argomento degli scenari e delle modalità della promozione, ma
tenendo sempre il tema come sfondo, voglio provare ad accennare a un’esperienza, organizzata dalla
biblioteca di Cologno Monzese, per vedere come le diverse “faccette” della promozione vivono o
sopravvivono all’interno di un’iniziativa concreta. L’esperienza è quella della “maratona di racconti di
lettura”, giunta alla sua terza edizione. Avrei potuto o dovuto parlarvi di altre iniziative, forse anche più
significative in riferimento alla promozione della lettura e all’organizzazione dei lettori, come i gruppi di
lettura, in cui pure ci siamo fortemente impegnati negli ultimi anni1, ma dovendo scegliere ho optato per la
prima, perché più emblematica di possibilità e limiti, e anche forse più bisognosa di essere sottoposta a
riflessione.

2. Che cos’è una maratona?


Difficile dirlo, perché ce ne sono tante e di tanti tipi diversi, ad esempio:
la madre di tutte le maratone di lettura, a Mystic Seaport, nel Connecticut, in cui 5.000 persone
leggono a turno tutti i 135 capitoli di Moby Dick (ogni anno dal 1998)2, trasferendosi durante la notte
sulla baleniera Charles W. Morgan;
la maratona di 12 ore che si tiene annualmente a New York, organizzata dalla New York Public
Library, in cui i lettori raccontano il “libro che ha cambiato la loro vita”3;
la lettura di Infinite Jest di Wallace, tenutasi a Roma (2001), durata 63 ore consecutive, con 130
scrittori-lettori (da Baricco a Fernanda Pivano) e 60.000 contatti su www.raisatzoom.it che
trasmetteva la diretta;

1
Si veda il blog dei gruppi di lettura di Cologno e Cervia all’url http://gruppodilettura.wordpress.com/.
2
PICCININI 1998; notizie all’url http://www.mysticseaport.org.
3
Si veda: http://www.symphonyspace.org/genres/eventPage.php?genreId=4&eventId=1343. Iniziativa ripresa in Italia dal sito
www.repubblica.it con la proposta di una catena di citazioni dei propri “libri per la vita”.
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la lettura integrale dei grandi poemi ai Macelli di Pisa (dal 2000), cominciata con Omero, poi Dante,
indi Ariosto, con partecipazione media di più di 200 persone, durata quattro giorni, con la creazione di
“stanze di lettura” ricreanti ambienti domestici e familiari4;
le 100 ore di lettura pubblica ininterrotta di sei bibliotecari del Nevada per entrare nel Guinness dei
primati (2005)5;
la maratona di Guadalajara (Messico), che si tiene nella ricorrenza del giorno internazionale e della
Feria del Libro, con scelta tramite votazione del libro da leggere (nel 2005 Verne, con Il giro del
mondo in 80 giorni ha battuto per 3317 voti il messicano Juan Rulfo)6;
le due maratone contemporanee di Monterrey in una delle quali (26 ore) si è letto il Quijote (maratona
ripetuta in 350 biblioteche messicane) e nell’altra (Libro leido, libro regalado) i 500 frammenti scelti
dei 500 libri regalati ai partecipanti (2005)7;
sempre nell’anno chisciottesco, la lettura congiunta intercontinentale del Quijote, durata 40 ore e
messa in atto dal Circolo di belle arti di Madrid e dal Centro Banamex in Messico, lettura inaugurata
dalla vedova di Borges, Maria Kodama, e trasmessa via satellite in Messico e in Sri Lanka, alla cui
popolazione il reading era dedicato8;
la maratona di lettura organizzata annualmente (a partire dal 2002) dalla Fondazione argentina “Leer”
con partecipazione di scuole e famiglie (nell’ultima edizione 3.500 scuole, centri di salute e
biblioteche e 1.823.739 ragazzi e ragazze) che leggono in luoghi diversi tenendosi in contatto
attraverso emittenti radiofoniche9;
la non stop di quattro giorni di lettura organizzata ogni anno dal 1998 a Praga, con collegamento via
internet con altre capitali del mondo, sotto l’egida dell’ONU10;
la maratona individuale (e silenziosa) organizzata nell’estate del 2006 dalla Liberia di Viale dei
Ciliegi a Rimini, in cui a turno i lettori venivano messi in vetrina a leggere per un numero imprecisato
di ore11;
le molte iniziative italiane, cresciute soprattutto nell’ultimo anno e pullulanti da Bari12 a Torino13 e
Roma14 (con un botta e risposta tra le due capitali mondiali della lettura), a Bologna 15, a Genova16, a
Palermo17, a Napoli18, a Milano19, a Verona20, e via declinando anche in città più piccole e paesi21;
e naturalmente il Maraton de cuentos di Guadalajara (Spagna), giunto alla sua XV edizione, di cui
parleremo più avanti22.

4
MONTANARI 2003
5
Fonte: AP Online; 6-19-2005
6
Fonte: Agence France Presse Spanish 17-3-2005.
7
Fonte El Norte (México D.F., México); 4-22-2005
8
Fonte: http://www.festivaldelapalabra.com/. Il reading si svolge all’interno del Festival de la palabra (il cui slogan è: « Ojos que no
leen, corazón que no siente ») dal 2003.
9
Fonte: http://www.leer.org.ar/ e http://maraton.leer.org/.
10
Notizie all’url http://www.un.org/ga/president/57/pages/news/news27-05-03-ReadingMarathon.htm.
11
Il racconto sul blog Lavonorace all’url http://lavonorace.robertograssilli.com/2006/06/20/la_faccia_di_chi_legge.html; le foto su
“Flickr” all’url http://www.flickr.com/photos/vialedeiciliegi17/tags/leggereinvetrina/.
12
Durante la festa dei lettori. Cfr. DI GIACOMO 2006.
13
Un rave di lettura con 4.000 persone: cfr.: N OVELLI 2006. Ma anche Tregiorninonstop-Il sesto senso al Circolo dei lettori a Palazzo
Granari (SESIA 2006).
14
ZAFFINO 2006.
15
Lettura di Guerra e pace al Museo Civico Medievale (Fonte: “La Repubblica”, 25-08-06, p. 10, sezione Bologna). Lettura di cento
brani su Leggere e viaggiare proposta da “La Bottega dell’Elefante” (ADAMUZZI 2005). Letture di scrittori in diversi luoghi della città,
che si ripete da più anni, quest’anno il 20 ottobre (PARISINI 2006).
16
BIGAZZI 2006. Lettura in 18 tappe dell’Ulisse di Joyce.
17
FERLITA 2006. In una notte lettura in italiano e francese di Madame Bovary.
18
Lettura del Don Quijote a Santa Maria Capua Vetere il 28-12-2005 (BONAIUTO 2005).
19
Letture per l’inaugurazione della Casa della Poesia (SERINO 2005).
20
La Epica Maratona, lettura integrale dell’Iliade, condotta da “generali, professori e casalinghe” e durata 24 ore l’8-10-2004
(GIOVARA 2004); la lettura integrale del Canzoniere del Petrarca, organizzata dalla biblioteca di università il 12-10-2005 (notizie
all’url www.univr.it).
21
Ad es. a Carpi (Maratona di letture per la pace, http://www.tempidifraternita.it/agenda/agenda_2001/maratona_pace_2001.htm), a
Terni (Maratona dei lettori, 7-2-2006: http://www.comune.terni.it/archivio_focus_home.asp), a Noci (La notte delle letture,
1.10.2005, Fonte: La Repubblica, 30-09-05, p.14, sezione Bari), a Caserta (Maratona di lettura nella giornata della memoria;
TRICOMI 2006); Vigevano (Il ricamo delle parole: Shahrazad e le altre, 21-10-2006, www.comune.vigevano.pv.it), ecc. ecc.
22
Non si può non rilevare come il successo delle maratone di lettura sia in qualche modo tributario di due fenomeni: la crescita (in
mobilitazione di risorse e in efficacia) della promozione, e la aumentata popolarità delle maratone (di corsa) non competitive a cui
partecipano intere città (28.000 persone alla Maratona di New York del 2005, 35.000 alla Maratona di Londra del 2005, ecc.).
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Eccetera eccetera. Spesso il termine maratona è stato usato anche, alquanto impropriamente, per
caratterizzare letture diverse, in luoghi diversi e momenti diversi, in cui l’unico elemento di connessione era
rappresentato dal cartellone e dal logo unificante (così ad es. nell’iniziativa Ad alta voce organizzata dal
comune di Bologna).
Nella varietà occorre individuare qualche comun denominatore e tanto per cominciare una maratona è una
maratona23, ossia uno scialo di fatica e di piacere, del tutto immotivato o automotivato, con uno stretto
rapporto tra l’una e l’altro, e con forti componenti di addiction e di dipendenza, legate alla robusta
produzione di endorfine che, se inizialmente sono una riposta dell’organismo alla fatica, poi divengono uno
scopo in sé cui lo stesso organismo (e perfino la sua salute e sopravvivenza, di qui la relativa pericolosità) si
subordina.
Come si traduce l’elemento maratonico (che non è solo metaforico, ma è un ingrediente essenziale e
concreto) nella impresa di lettura?
a) innanzitutto nell’elemento di sfida (alla soglia di attenzione, alla resistenza fisica, alla difficoltà del testo);
b) nella durata complessiva della lettura;
c) nella “staffetta”, ossia nel passaggio della lettura da uno all’altro dei lettori (che può realizzarsi anche
attraverso il collegamento tematico dei testi);
d) nella “sfilata” pubblica delle letture e dei lettori (componente spettacolare);
e) nella priorità dell’aspetto collettivo della lettura su quello individuale;
f) nella necessità dell’allenamento;
g) nel raggiungimento di una meta.
Perché la maratona abbia successo occorre che essa sappia abilmente miscelare gli aspetti legati alla fatica e
alla difficoltà con quelli legati alla ricompensa e alla scarica endorfinica dell’obbiettivo raggiunto. Se manca
la fatica, la maratona diviene insipida, troppo facile; se manca la soddisfazione la maratona diviene una
pratica penitenziale e autopunitiva. In ogni caso il piacere di leggere che si esprime attraverso questi certami
è assai e strutturalmente diverso dal piacere di leggere privato e segreto, caratterizzato da abbandono e
dispendio: esso deve essere retto, infatti, da una disciplina (e quindi dal fondamentale fattore
dell’allenamento) per poter essere efficace allo scopo. Lo stesso elemento della lettura ad alta voce risulta
relativamente meno importante che in altre modalità di reading; la lettura si misura, infatti, non sulla sua
risonanza acustica “pura”, ma sull’effetto comparativo prodotto dalla relazione con le altre letture e sullo
scarto rispetto al rumore di fondo e all’inerzia acustica dello spettatore.
Pur essendo quindi la maratona (a questi livelli) una disciplina non competitiva, non si può certo dire che sia
esente da competizione. Al termine di una maratona non ci sono certo dei vincitori e dei vinti, ma una
vittoria, un pareggio o una sconfitta, sì.

3. Il conflitto tra il maratonico e l’omeopatico


L’elemento maratonico a prima vista confligge con la natura della lettura, e della promozione (che dovrebbe
essere sempre omeopatica e non invasiva24) perché sottopone la lettura a un tour de force innaturale, la piega
alla logica dell’accumulazione, dell’obbiettivo scalare, dei grandi numeri, della frontiera da spostare sempre
un passo più in là.
Le cose tuttavia sono diverse da come possono sembrare perché:
a) l’elemento ludico, che dev’essere sempre presente ed evidente, riposiziona questa contraddittorietà
rendendola “parte del gioco”, privando quindi la sfida di ogni drammaticità e soprattutto negando validità
alla possibilità di estendere gli aspetti “agonistici” ad altri ambiti di lettura o alla lettura in generale;

23
Scrive Mauro Covacich in un’intervista a proposito del suo romanzo A perdifiato (Torino, Einaudi, 2005), dedicato tra le altre cose
alla passione per la maratona: “Chi corre a questo livello di ossessione - perché di ossessione si tratta, di dipendenza dalle endorfine
che il corpo libera sotto sforzo e che ti fanno sentire il desiderio, la necessità del movimento -, chi corre a questo livello non lo fa per
stare bene. Qui siamo totalmente al di fuori dei parametri del fitness. La maratona fa male, debilita l’organismo. Può portare
all’anemia, al logoramento dei muscoli, dei legamenti… perché il corpo umano non è pensato per correre quei duecentocinquanta
chilometri alla settimana che in media corrono i campioni quando si allenano” (http://www.educational.rai.it/railibro/interviste.asp?id=36).
24
Ho sostenuto questa visione della promozione in più occasioni, ad esempio al convegno Segnali di lettura a Campi Bisenzio
(2001), in cui ho presentato la relazione intitolata Noi leggeremo un giorno per dispetto. La promozione omeopatica e altre
inoculazioni, poi allegata al numero 52 della rivista “Liber”.
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b) come tante teorie e tante esperienze hanno dimostrato non esiste una contrapposizione assoluta tra fatica e
piacere (anche in rapporto alla lettura), ma esistono diverse possibilità di moltiplicazione e combinazione
reciproca;
c) in questo senso la maratona chiede alla lettura di fare ciò che alcune esperienze letterarie (come il
surrealismo, l’Oulipo, ecc.) hanno chiesto alla scrittura: ossia di esprimere la propria libertà
all’interno di alcune regole e di alcune costrizioni, che tuttavia sono assunte liberamente come
parte del gioco. Scrivere un romanzo senza usare la lettera “e”, o leggere su un piede solo in
mezzo a una folla (come si può fare in una maratona, ma come si fa anche tutti i giorni aspettando
il metrò), possono iscriversi allo stesso ordine di fenomeni.
Ciò detto, occorre comunque ribadire che una attenta miscela degli elementi agonistici e di quelli conviviali,
della fatica e del piacere, della durata e del ritmo, degli aspetti quantitativi e qualitativi, è essenziale ai fini
del raggiungimento degli obbiettivi di promozione che le maratone di lettura si propongono.
Un’analisi più ravvicinata ci convincerebbe che in realtà alcune caratteristiche della promozione omeopatica
sono presenti anche in attività come le maratone:
a) viene dismessa ogni prosopopea moralistica sulla lettura a favore di una dimensione quotidiana,
colloquiale e conviviale;
b) il gigantismo implicito nella maratona finisce ad arrendersi alla misura della lettura; il romanzo si scioglie
in capitoli, in frammenti; l’abbuffata quantitativa della durata alle piccole dosi dell’istante in cui ogni
lettore fa la sua lettura (fa sua la lettura);
c) la tendenza maratonica a spostare continuamente più in là il limite della lettura cede via via alla lettura
come sapienza del limite: la meta della maratona coincide con questo raggiungimento, e la maratona ben
riuscita finisce quando accetta il limite (in durata e comunicabilità) posto dalla lettura stessa25;
d) il contagio avviene omeopaticamente attraverso il contatto dei simili (similia similibus curentur): è perché
sono i lettori che leggono (non gli autori, non gli attori; se lo fanno è solo in quanto lettori) che la
maratona funziona, che la fiaccola si trasmette; la lettura si cura con la lettura, la lettura vien leggendo;
e) omeopaticamente la maratona fa scattare la molla analogica, la spinta della somiglianza: leggere come se
non dovessimo smettere mai; vivere come se dovessimo leggere sempre; vivere come si legge; leggere
come si vive;
f) omeopaticamente la maratona sottopone la lettura alla prova della succussione26: la agita ripetutamente, la
mette in movimento, la sbatte contro le pagine della città, della folla, la fa correre con i lettori.

4. Da Guadalajara a Cologno: la scelta di narrare la lettura


La “maratona di racconti di lettura” di Cologno Monzese27 si colloca, in realtà, lungo un percorso abbastanza
diverso dalle altre maratone che abbiamo sin qui descritto, e precisamente al crocevia che separa e unisce
queste esperienze con le maratone di narrazione emblematicamente rappresentate dal Maratón de los
cuentos28 che si tiene da quindici anni con grande successo a Guadalajara in Spagna, ma che, all’estero,
hanno avuto una diffusione ancora più significativa delle maratone di lettura.
Alle spalle di queste esperienze (anche qui procedendo in estrema sintesi e senza la possibilità di
approfondire) stanno due importanti riferimenti: la tradizione popolare del racconto orale e il teatro di
narrazione29. Vale a dire, due riferimenti molto lontani tra loro (espressione l’uno di una affabulazione e

25
Spostare il limite, in realtà, significa riconoscerlo. Si può dire in questo senso che la maratona di lettura vince quando perde; è
pienamente riuscita quando accetta e rispetta la dimensione (molecolare, privata, finita) propria della lettura.
26
Come noto, il fondatore dell’omeopatia, Hanhemann, sottoponeva la provetta (in cui non era più presente, in seguito alla
duilizione, neanche un atomo di sostanza attiva) alla pratica della dinamizzazione per scuotimento (succussione).
27
La manifestazione prende il via nel 2004, grazie a un progetto europeo che ha coinvolto sei biblioteche di cinque paesi
(Guadalajara e Azuqueca de Henares in Spagna, Vitrolles in Francia, Oeiras in Portogallo, Kostancin in Polonia e Cologno M.se in
Italia). Nel 2005 e nel 2006 prosegue con finanziamenti locali. La durata della manifestazione è stata di circa 10-16 ore, il numero dei
lettori-narratori 60-120, il numero dei lettori-spettatori circa 400-700. La maratona è visibile e scaricabile attraverso il sito internet
della biblioteca, www.biblioteca.colognomonzese.mi.it, e qui ha ricevuto numerose visite. Oltre al ruolo del direttore artistico,
Roberto Anglisani, è fondamentale il lavoro di ideazione e di regia realizzato dalla biblioteca, attraverso tutti i suoi collaboratori e
soprattutto attraverso la sua direttrice, Marilena Cortesini, così come il lavoro scenografico di Carmen Carlotta. Dalla maratona di
Cologno, con le stesse caratteristiche, sono sorte recentemente le esperienze condotte dalla biblioteca di Abbiategrasso (si veda:
http://www.comune.abbiategrasso.mi.it/abbiategrasso/news/news.html?id-news=306&cat=Novit%C3%A0&arc=Altre%20Novit%C3%A0) e da
quella di Selvazzano (si veda: http://www.comune.selvazzano-dentro.pd.it/download/articoli/volantinomaratonalettori.pdf).
28
Per la documentazione si veda l’url http://www.maratondeloscuentos.org/.
29
Cfr. MORO 2003; OLIVA 2000; BALIANI 2005.
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affabilità popolare e quasi barocca, l’altro di una essenzialità e di una asciuttezza colta e fin classicheggiante)
che sono entrati in contatto e si sono sorprendentemente compenetrati.
La scelta della biblioteca di Cologno è stata quella di tentare una ulteriore contaminazione: quella con la
lettura (e, attraverso di questa, con la scrittura). Sono state quindi scartate le vie più ovvie: quella di leggere
ad alta voce un testo (che è la via seguita dalla maggioranza delle maratone di lettura) e quella di raccontare
un avvenimento improvvisando o senza relazione con un testo scritto (che è la via seguita dalla maggioranza
delle maratone di cuentos). Possiamo dire un doppio salto mortale, o il tentativo di contaminare almeno due
volte il diavolo e l’acqua santa. Il diavolo nella versione giullaresca, popolare, dell’oralità; l’acqua santa
nella dimensione del sacro testo, scritto, stampato e pure dotato di impressionanti quarti di nobiltà culturale.
Vediamo attraverso quali regole del gioco è stato realizzato questo eretico impasto:
a) ogni racconto proposto deve avere la propria origine in un libro o in un testo pubblicato (
differenza rispetto ai maratones de cuentos);
b) ogni lettura scelta deve essere raccontata e non letta ( differenza rispetto alle maratone di lettura);
c) il racconto deve essere effettuato con l’utilizzo di alcune tecniche narrative orali, ma senza postura e senza
il ricorso a tecniche attorali ( contatto con il teatro di narrazione);
d) il racconto deve esser finalizzato a trasmettere l’emozione e il piacere ricavato dalla lettura, realizza quindi
una versione soggettiva del testo letto, prendendosi le necessarie libertà e infedeltà ( contatto con le
esperienze di promozione della lettura);
e) il rapporto con il testo scritto è reso evidente dalla proiezione, durante la lettura, dei dati o della copertina
del libro, di una citazione e di un’immagine tratta o legata al testo scritto (  contatto con la vocazione
bibliografica e con la cultura scritta rappresentate dalla biblioteca);
f) per assicurare il necessario ritmo alla maratona, gli interventi dei lettori non possono superare i 5-7 minuti
( contatto con le esigenze di spettacolarità dei grandi reading);
g) per assicurare l’unità e la coerenza della maratona, ogni anno viene scelto un tema, che può essere
liberamente interpretato, ma non ignorato ( contatto con le esigenze di compattezza e di rotondità degli
eventi culturali)30;
h) molta attenzione è rivolta anche agli aspetti scenografici e alla ritualità di alcuni momenti della
manifestazione ( contatto con i maratones de cuentos);
i) la maratona è allentata e mitigata da pause rifocillatorie e da proposte gastronomiche spartane ma
stuzzicanti ( contatto con la convivialità dei gruppi di lettura).
L’impianto teorico che sottostà alla scommessa della maratona di Cologno è quello che valorizza la lettura
come ponte e zona di confine tra i mondi dell’oralità e della scrittura. La lettura infatti (e massimamente la
lettura ad alta voce) partecipa di tutti e due i mondi ed utilizza tecniche “miste”. Ad esempio non è pensabile
senza una qualche risonanza fonica e acustica del testo (anche quando è ridotta alla dimensione mentale) e
non è possibile senza la partitura scritta e senza il rapporto lettore/autore che essa consente.
Dal punto di vista pratico la maratona ha richiesto e richiede una attenta e salda regia (affidata in sala al
direttore artistico Roberto Anglisani, ma in realtà proveniente da una serie di messaggi e di comportamenti
trasmessi e resi vincolanti dalla biblioteca), un corso e una specie di “provino” cui sono stati sottoposti tutti
gli aspiranti narratori e che ha garantito le condizioni di allenamento e di preparazione necessarie a correre la
maratona. Dopo le prime esperienze si è visto, ad esempio, che si rendeva necessario escludere, o limitare al
massimo, la partecipazione degli attori e degli autori, che accorrono volentieri a queste manifestazioni,
considerandole però come una sorta di vetrina promozionale per farsi conoscere, gli attori proponendo le loro
performances e gli autori i loro testi. In questo modo non solo si rischiava di costringere in un angolo i lettori
in carta e ossa, snaturando gli obbiettivi della maratona, ma si diffondevano anche modalità di fruizione e di
presentazione dei testi molto impostate, teatrali, letterarie. Si è così introdotta la regola del divieto di leggere
propri testi (oltre che testi inediti), e si è draconianamente represso il tentativo di qualche autore di trovarsi
un lettore come portatore d’acqua e di voce (è infatti il lettore, nella maratona, che deve proporre un testo e
un autore, sulla base della sua passione e del piacere ricavato dalla lettura).
Per toccare, attraverso la lettura, occorre esserne stati, a sua volta, toccati. E così è successo a Cologno
Monzese: a prezzo di una certa (minima) selezione dei partecipanti, e di una loro relativa diminuzione nel
tempo, si è riusciti a dar corpo ad una successione di letture che nonostante la fatica della maratona
riuscivano a tener vivo l’interesse degli ascoltatori anche dopo parecchie ore.

30
Il primo anno il tema è stato Storie di andata e ritorno, dal titolo del progetto europeo; il secondo, Piccole storie nella Storia; il
terzo La città degli uomini e degli animali.
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Proprio il confronto con l’esperienza pilota di Guadalajara – senza la quale quella di Cologno non avrebbe
mai visto la luce – rende ragione di queste scelte. A Guadalajara, nei tre giorni del maratón, è una intera città
che sfila sul palcoscenico, alle ore più improbabili: il vigile che racconta una storia di ordinario traffico
urbano, la maestra con la sua nidiata di scolari, il signore in pensione che si è a lungo preparato per il
compito o il passante che sembra aver guadagnato il palco per caso. La partecipazione è impressionante e
testimonia di un radicamento (probabilmente da noi impossibile) dell’arte e del piacere di raccontare storie in
mezzo agli altri, in una città che, come gran parte della Spagna, è molto callejera, ossia trascorre gran parte
del tempo libero in strada, a discutere, chiacchierare o passeggiare. I narratori della maratona di Guadalajara
superano, ormai, da qualche anno, il migliaio. Il rovescio della medaglia – indotto proprio dalla
partecipazione di tanti cittadini come narratori protagonisti – è che spesso la attenzione dei cittadini come
spettatori è intermittente, e molti racconti vengono pronunciati in mezzo al brusio, al viavai, alla semi-
indifferenza. Poi, nel cuore della notte del sabato, quando nel caldo estivo migliaia di persone transitano per
il Palacio del Infantado, sul palco fanno la loro apparizione da mattatori i narratori professionisti: voci che
provengono da tutto il mondo, straordinarie miscele di lingue e di accenti, grandissima capacità di
comunicazione gestuale e mimica, di lavoro sul corpo e sulla voce. La magia della narrazione è ristabilita: a
colpi di gags, di risate, di trascinante partecipazione emotiva, le ore passano in un soffio e si arriva alla
mattina senza un colpo di sonno.
A Cologno il quadro è leggermente e volutamente diverso. La manifestazione si svolge al chiuso, in un
auditorium, con uno schermo gigante all’esterno che permette la visione e l’ascolto ai (rari) passanti notturni,
ai fumatori, ai calorosi. Non c’è quindi il flusso continuo di pubblico di passaggio e passeggio, ma la scelta
consapevole di persone attratte dalle letture. E certo, alla mattina, qualche sbandamento e più di uno
sbadiglio, tenuto a freno dalle libagioni di caffè. C’è molta cura nell’allestimento scenografico, nelle luci,
nella resa del suono. Quel che si perde in presenza di popolo, lo si guadagna però in intensità di
partecipazione. In sala non vola una mosca, si pende dalle labbra dei raccontatori, non si trattengono le risa e
nemmeno le lacrime, si vive l’evento in prima persona. E, al termine, si corre a procurarsi (in libreria, in
biblioteca) i libri da cui sono stati tratti i racconti (le scene, dice addirittura qualcuno, utilizzando non a caso
un termine cinematografico) che sono piaciuti di più.
Sia Guadalajara che Cologno (ecco un importante elemento di continuità), hanno scelto di sottolineare con
una certa enfasi e ritualità il momento di inizio e di fine della maratona, proprio per sottolineare la periodicità
dell’evento che vuole imporsi come abitudine annuale ricorrente. A Cologno un libro gigante – lo stesso che
si era chiuso l’anno precedente – arriva sul palco all’inizio, e durante la manifestazione si apre partorendo
libri e librini più piccoli, che al termine verranno riposti al suo interno. A Guadalajara la cerimonia di
chiusura, con il saluto della direttrice della biblioteca e inventrice del Maratón, Blanca Calvo, e poi con la
discesa dall’alto dei grandi teli rossi che sovrastano la scena e lo spazio del pubblico, comunica una intensa
emozione che si moltiplica con i saluti e gli abbracci del pubblico.
La ritualità è un elemento che riconduce il fenomeno delle maratone alla lettura che è, o dovrebbe essere, il
loro interesse e il loro centro nevralgico: come una buona lettura richiede dei riti di accomodamento o di
rassicurazione, la ricerca della situazione e della postura adatta, e quando questa non è facilmente ottenibile,
la loro riproduzione semplificata e rituale attraverso gesti o sistemazioni di oggetti, così anche le maratone
vogliono creare attraverso la ritualità e la stilizzazione una condizione accogliente e familiare.

5. Leggere a perdifiato. Quel che resta dopo la corsa


La scommessa promozionale di una maratona di lettura (sia nella sua forma tradizionale che nella variante
colognese) sta tutta nella capacità di combinare e piegare la sua componente resistenziale e agonistica al suo
contrario, la lentezza irenica della lettura. Questo conflitto (che non può essere semplicisticamente eliminato
sopprimendo uno dei due poli) è un po’ il sale e il pepe delle maratone. La maratona è una scuola di lettura
non perché disegna lo scenario ad essa ideale e congeniale, ma perché ne evidenzia la capacità metamorfica,
lo spirito di adattamento e nello stesso tempo la pervicacia e l’efficacia nel modificare l’ambiente,
nell’utilizzarlo a proprio favore, nel capovolgere le difficoltà in opportunità. Nella maratona si legge contro:
contro il tempo che corre, contro l’attenzione che declina, contro le attrazioni alternative dello spettacolo e
del consumo, contro l’autore a cui rubiamo le parole e contro la lunghezza e la immobilità del testo.
La maratona mescola il realismo (a volte l’iperrealismo) e l’utopia. Nella città in cui cammini e corri tutti i
giorni, improvvisamente appare un’altra città, una città in cui la lettura ha un senso, un senso molto preciso,
LUCA FERRIERI, NON SI UCCIDONO COSÌ ANCHE I LETTORI?
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un senso solidale, un senso che accomuna. Improvvisamente scopri che hai qualcuno con cui correre,
qualcuno con cui leggere. E queste città stanno una dentro l’altra, ma bisogna saperle vedere.
Così la maratona ci insegna una cosa molto importante, per la lettura e soprattutto per la promozione della
lettura: la necessità e la difficoltà di comunicare la lettura. Un punto su cui la promozione ha spesso rischiato
di andare in crisi, non riuscendo ad individuare modalità di comunicazione adatte alle particolari
caratteristiche ed esigenze della lettura. La maratona chiama il lettore trascinandolo dal chiuso accogliente
della sua stanza alla piazza infida e distratta, e lo fa non solo per il sadismo moralistico e salutistico che ogni
tanto ci infliggiamo (correre fa bene, leggere fa bene) ma per una urgenza più profonda. Accade al lettore,
ad ogni lettore ad un certo punto della sua storia e della sua vita, di essere portato fuori, nelle piazze e nelle
strade, dalla stessa spinta della lettura. E’ un’ebbrezza salutare, di tipo uguale e contrario a quella che scatena
la bibliofollia e l’asocialità intimistica del lettore solitario. Spesso convive con questa, vi si alterna e vi si
sostituisce in alcune particolari e isolate fasi della vita che la maratona intende appunto evocare e richiamare
dal fondo dell’esperienza di lettura.
La maratona, quando riesce, riesce anche nella difficile sfida di comunicare (a un pubblico leggermente più
vasto di quello dei lettori forti) l’emozione della lettura. Questo è il suo valore promozionale più importante:
quello di funzionare come trasmettitore e moltiplicatore dell’esperienza di lettura. Lo fa naturalmente
pagando il prezzo (e poi raccogliendo il guadagno) di una energica operazione di rimescolamento, di
contaminazione, di meticciato: la lettura si fonde e si confonde con il moto e il metabolismo delle persone,
con i ritmi della piazza e della città, con le esigenze di capire e farsi capire, di toccare ed essere toccati, in un
rito collettivo in cui qualcosa si perde e qualcosa si guadagna. Del resto la lettura porta nel suo DNA una
specie di impurità congenita, una curiosità e una capacità di mutazione e di ricombinazione che l’hanno fatta
giungere fino a noi in ottima salute nonostante i suoi oltre duemila anni di età. La maratona lo prova
mettendola alla prova.
I lettori che sopravvivono alla sfida della maratona scoprono di avere un bagaglio più ricco e insieme più
leggero, perché non ne avvertono più il peso. Sul taccuino hanno appuntato decine di titoli mescolati ai
numeri di telefono, nella testa girano vorticosamente parole e volti; all’alba sarebbero pronti a ripartire di
nuovo per altre corse e altre letture e bisogna farli rallentare a poco a poco, perché la testa non ceda alla
stanchezza e alla felicità.

INDICE delle fonti citate:

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politici intellettuali e lettori d' occasione, "La Repubblica", 2005, 4-12-2005, p. 16 (BOLOGNA).
MARCO BALIANI, Pinocchio nero [diario di un viaggio teatrale], Milano, Rizzoli, 2005.
STEFANO BIGAZZI, L'opera di Joyce tutta d' un fiato dal mattino a notte. Attori, intellettuali e docenti lettori per un giorno intero, "La
Repubblica", 2006, 13-6-2006, p. 12 (GENOVA).
ANNA BONAIUTO, Rileggendo Chisciotte sulle ali della fantasia, "La Repubblica", 2005, 28-12-2005, p. 11 (NAPOLI).
ANTONIO DI GIACOMO, Festa dei lettori, il secondo atto 'Invaderemo di libri la Puglia', "La Repubblica", 2006, 22-9-2006, p. 11
(BARI).
SALVATORE FERLITA, Cento lettori adoranti ai piedi di Emma Bovary, "La Repubblica", 2006, 20-5-2006, p. 15 (PALERMO).
BRUNELLA GIOVARA, A Verona lettura integrale del poema di Omero, "La Stampa", 2004, 9-10-2004.
LAURA MONTANARI, Maxistaffetta di 200 lettori per l' Orlando Furioso show, "La Repubblica", 2003, 4-7-2003, p. 25.
FRANCO DEL MORO, L'arte della narrazione. Un manuale e un monologo per il teatro di narrazione, Murazzano, Associazione
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GAETANO OLIVA, Una didattica per il teatro attraverso un modello: la narrazione, Padova, Cedam, 2000.
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GIAN PAOLO SERINO, Casa della poesia due giorni di letture per l' apertura, "La Repubblica", 2005, 16-10-2005, p. 14 (MILANO).
LUCA FERRIERI, NON SI UCCIDONO COSÌ ANCHE I LETTORI?
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MAURA SESIA, La maratona nel salotto delle parole. Testi, musica e spuntini inaugurano il Circolo dei Lettori, "La Repubblica", 2006,
8-10-2006, p. 13 (TORINO).
ANTONIO TRICOMI, 'Per non dimenticare' una maratona di lettura, "La Repubblica", 2006, 26-1-06, p. 16 (Napoli).
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