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Bandiera Gialla è una testata giornalistica presente solo sul web che si occupa di informazione
sociale nell’ambito territoriale dell’area metropolitana bolognese. Scopo di questo scritto è di far
luce, attraverso il racconto della routine produttiva e delle altre attività della testata, su alcuni
cambiamenti che l’affermarsi delle nuove tecnologie di comunicazione hanno portato nel campo
dell’informazione di carattere giornalistico. In particolare cercheremo di fare alcune considerazioni,
in base alla nostra esperienza diretta, sulle caratteristiche di un’iniziativa editoriale di base, sul
rapporto tra i cittadini e l’informazione nell’era digitale e sui cambiamenti a cui va incontro la
professione giornalistica.
Per procedere oltre è necessario però dare un inquadramento teorico ai tre elementi che
caratterizzano l’attività di Bandiera Gialla, ovvero occorre spiegare - dato la lunghezza del presente
scritto in modo sintetico - che cosa si intenda per informazione sociale, che cosa significhi fare
giornalismo on line e, infine, come si caratterizzi l’informazione locale in Italia.
Con informazione sociale intendiamo la produzione di notizie che riguardano determinate categorie
di persone svantaggiate come i disabili, gli anziani, i minori, gli immigrati… un’informazione che
coinvolge anche tutti quei cittadini che si occupano di emarginazione sociale, organizzati in gruppi
di volontariato, associazioni, cooperative.
L’informazione sociale è un tipo particolare d informazione specializzata e di questa conserva il
tratto di informazione di servizio. Ma la differenza tra l’informazione economica, ad esempio, e
quella di cui ci occupiamo, è palese quando si parla dello spazio che questa trova sui mass media.
Numerose ricerche (1) hanno dimostrato che l’informazione sociale occupa uno spazio
estremamente ridotto; quando poi compare sui mass media di solito è associata a fenomeni di
cronaca nera (la ragazza disabile stuprata o l‘immigrato spacciatore) o a eventi dove la componente
spettacolare è ben evidente (la storia commovente, il disabile genio…). Raramente è possibile nel
sistema mediatico italiano un’informazione continua su questi temi, un’informazione di
approfondimento e di inchiesta che vada al di là dell’emergenza o della nota di colore.
Il timore di editori e giornalisti è che questo tipo di informazione non interessi molto e che quindi
non sia vendibile. Entra qui in ballo come dice Alberto Papuzzi (2) “La doppia natura dei mass
media, strumenti di formazione dell’opinione pubblica e prodotti industriali venduti sul mercato”.
Da quando poi il sistema mediatico italiano è diventato dall’inizio degli anni ’80 (3) un settore
economico importante e perciò autonomo, l’accento sulla notizia come prodotto da vendere e del
pubblico come audience da conquistare, è diventato più incisivo.
Scrive Pina Lalli: “Il leit motiv dei padri fondatori di questa o quella organizzazione di
giornalismo civico o sociale è l’opposizione tacita ad altri settori dell’informazione: la si esprime
affermando di non voler fare questo o quello e, in sostanza, si riassume nell’esclusione di ogni
principio ‘mercificante’ dell’informazione”. (4)
Al fine di sensibilizzare la categoria dei giornalisti su questi temi, il CNCA (Coordinamento
nazionale Comunità di Accoglienza) organizza dal 1994 ogni anno in autunno a Capodarco di
Fermo dei seminari di formazione per i giornalisti sui temi del disagio e della marginalità. Di fatto
in una “normale “ redazione non esiste la figura del giornalista specializzato sul sociale ma
semplicemente un giornalista più sensibile (di solito giovane e di sesso femminile) ai temi.
Negli ultimi 15 anni l’atteggiamento dei mass media verso l’informazione sociale è comunque
cambiato in meglio come attesta la Carta dei doveri dei giornalisti italiani approvata nel 1993 che
fissa precise norme deontologiche per quanto riguarda i diritti delle persone oggetto di cronaca e il
relativo dovere di rettifica.
Un altro motivo per cui i mass media trattano con più attenzione l’informazione sociale è la
maggiore validità come fonte d’informazione che numerosi gruppi operanti nel sociale hanno
acquisito. La conoscenza delle regole di notiziabilità e in generale la comprensione della logica dei
media ha fatto si che, almeno i gruppi più grandi, riescano ad imporsi nell’agenda dei media
nostrani. Questo fatto non cancella la debolezza storica che numerose associazioni dimostrano
ancora di avere nei confronti dei mezzi di comunicazione che si esplica in due modi; o cercando di
apparire sui media ignorando del tutto le regole di notiziabilità (ad esempio mandando ai giornali
dei comunicati stampa semplicemente illeggibili dal punto di vista giornalistico) oppure rifiutando i
mass media come qualcosa di “cattivo” che distorce la notizia e di cui si può fare a meno. (5)
In Italia si comincia a parlare di giornalismo (e giornalisti) on line dal 1995, anno in cui i grandi
mass media iniziano ad approdare su internet; a “L’Unità e a “L’Unione Sarda” spetta questo
primato, seguiti nel ’96 da “La Repubblica” e da “il Manifesto”. (6) Il primo approccio dei mass
media italiani (ma fu così anche altrove) vedeva la messa on line del quotidiano così come si
presentava su carta, non sfruttando le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie di comunicazione.
Si perché tutte le novità del giornalismo elettronico, hanno origine da un diverso canale di
trasmissione che comporta dei cambiamenti nel modo stesso di fare informazione.
Sono tre gli elementi di novità su cui si basa l’informazione digitale: l’ipertestualità, l’interattività e
la multimedialità. L’ipertesto è un tipo particolare di testo infarcito di collegamenti (link) che
permettono al lettore dei salti continui da un testo all’altro; questo comporta una lettura non più
lineare ma discontinua (7) arricchita da testi presenti in rete scritti da una moltitudine di autori
diversi. Accanto a questa mole informativa in continua crescita, abbiamo anche dei cambiamenti
per quanto riguarda lo spazio dello scrivere e i tempi di aggiornamento. La pagina web non è
“limitata” come quella su carta, dove gli ingombri sono per ogni articolo ben definiti (in cartelle o
battute) ma teoricamente di limiti non ne ha. Così anche la naturale periodicità dell’informazione on
line è il tempo reale per cui gli articoli vengono aggiornati o riscritti di continuo nel corso delle 24
ore. Questo non significa però che un articolo on line non conservi i caratteristici elementi della
scrittura giornalistica (sinteticità e chiarezza); anzi dato che i tempi di lettura su video, come
affermano varie ricerche su utenti, sono più ridotti rispetto a quelli dedicati ai testi cartacei (8) sono
stati redatti veri e propri manuali di scrittura on line (9) che consigliano il modello della “piramide
invertita”: ovvero scrivere subito all’inizio gli elementi più importanti della notizia , fornendo il
testo anche di titoli e titoletti efficaci (descrittivi più che ad effetto) e dei link che indicano
chiaramente dove portano.
Ancora più gravida di conseguenze è l’interattività che comporta l’informazione elettronica.
L’autore di un testo giornalistico una volta poteva ricevere impressioni, suggerimenti o critiche
tramite una lettera, una telefonata, mezzi comunque “distanti” e certamente non così alla portata
come la posta elettronica (che rappresenta anche lo strumento più usato in rete). E’ consuetudine in
molti siti web fornire anche l’e-mail dell’autore di un pezzo a cui il lettore può rivolgersi. Certo
questa riduzione della distanza tra autore e lettore non può far piacere a tutti (può anche essere fonte
di più lavoro). I maggiori quotidiani on line non offrono questa possibilità di interattività per ogni
articolo ma la limitano in particolari luoghi o per le grandi firme giornalistiche.
Infine la multimedialità permette all’ipertesto di essere arricchito oltre che dalla parola scritta anche
da immagini, animazioni, video e file audio (in questo caso si parla di ipermedia). L’informazione
on line in questo modo può essere letta, ascoltata e vista, permettendo su un unico supporto la
convergenza di vari media (quotidiano cartaceo, radio e televisione). (10)
Le osservazioni fatte sopra comportano dei profondi cambiamenti nella produzione giornalistica e
nel mestiere stesso. Se i criteri di notiziabilità non vengono molto intaccati (quei criteri attraverso i
quali un giornalista sceglie una notizia piuttosto che un'altra, come ad esempio il criterio di
vicinanza di un evento, di gravità… (11), quello che cambia è sicuramente la quantità di notizie che
ora è possibile pubblicare (avendo spazio e fonti infinite) e di conseguenza anche la copertura
sempre maggiore di ogni argomento (aumento della tematizzazione). Ma di fronte ad un aumento
così vertiginoso dei ritmi di produzione, come può un giornalista esercitare ancora quella funzione
di controllo delle fonti informative (uno dei capisaldi della professione giornalistica)? Rimane
questo un problema aperto che ha visto delle illustri redazioni giornalistiche cadere vittime di
“bufale”, di notizie non vere ma costruite ad arte proprio per ingannare il sistema mediatico. (12)
Ecco che allora ai giornalisti on line vengono richieste nuove competenze di carattere informatico e
di conoscenza della rete e della comunità digitale.
Il giornalismo locale in Italia ha visto la sua affermazione a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, nel
momento in cui, come accennavamo sopra, il sistema dei media italiano comincia ad avere una
propria valenza economica che gli permette di conseguire una maggiore autonomia da parte della
sfera politica. In particolare la presenza di quotidiani locali (e delle pagine locali di quotidiani
nazionali o sovraregionali) è più significativa nelle aree italiane dove maggiore è lo sviluppo
economico, dove si trovano più imprenditori disposti ad investire in pubblicità (come accade nel
nord est del paese).
Un altro elemento che ha contribuito a questo sviluppo è rappresentato dall’introduzione delle
nuove tecnologie; è del 1981 la legge per l’editoria che accanto altre misure tese a far uscire la
stampa quotidiana dalla crisi, finanzia la riconversione tecnologica che a quei tempi significava il
passaggio dalle tradizionali tipografie “a caldo” alle macchine fotocompositrici basate sul computer
e la teletrasmissione che diminuisce le distanza tra il centro (dove viene prodotto il giornale) e le
periferie. Il computer in redazione comincia ad entrare tra molte diffidenze da parte dei giornalisti
agli inizi degli anni ’80 (fenomeno sancito anche dai contratti di lavoro stipulati nel 1982 tra gli
editori, i giornalisti e i poligrafici) (13). L’innovazione tecnologica porta ad un abbattimento dei
costi in quanto con una strumentazione più semplice e con una redazione ridotta si possono fare dei
quotidiani locali completi. Sempre in quegli anni si sviluppa il discorso delle sinergie, parola con
cui si designa l’utilizzazione di uno stesso gruppo redazionale per produrre prodotti giornalistici da
pubblicare in diversi quotidiani. L’esempio tipico è rappresentato dalla redazione nazionale di un
quotidiano che ha diverse edizioni locali o che possiede testate locali autonome, che “vende” la
sezione a carattere nazionale (sia essa economica, politica ma anche culturale) alle testate locali.
Le redazioni dei quotidiani locali sono numericamente ridotte (dagli 11 ai 40 giornalisti) e si basano
in modo consistente anche su una vasta schiera di collaboratori meno garantiti contrattualmente dei
giornalisti assunti ma che di fatto rappresentano un elemento di grande importanza per la
completezza dell’informazione locale.
Per quanto riguarda il tipo di informazione prodotta dai giornali locali si assiste “All’affermazione
di un giornalismo più fattuale nel nostro Paese” (14). Dando più rilevanza all’informazione locale si
produce più informazione di cronaca e di servizio, si fa strada un giornalismo che dà la parola più
alla gente comune che al politico o alla personalità pubblica.
Un ambiente favorevole
Bandiera Gialla nasce nel dicembre del 1999, un periodo in cui il web era oramai conosciuto da
buona parte della popolazione italiana ma ancora scarsamente utilizzato, un periodo in cui gli
accessi alla rete avvenivano quasi unicamente tramite un modem a bassa velocità di trasferimento
dati. Bologna in quegli anni era una realtà privilegiata, in quanto dal 1995 esisteva una rete civica
(Iperbole) che attraverso una politica di accesso gratuito alla rete (rimanevano logicamente le spese
telefoniche private) dava liberamente un indirizzo e-mail e uno spazio web al mondo
dell’associazionismo cittadino e ai residenti. La percentuale di popolazione connessa al web
nell’area metropolitana bolognese era notevolmente superiore e poteva essere paragonata a realtà
del nord Europa e statunitensi. Riportiamo un solo dato significativo che può dare un’indicazione
quantitativa; dal 1995 al 2000 più di 5 milioni di utenti del servizio iperbole hanno spedito o
ricevuto messaggi di posta elettronica. 15)
Questo fino al 1999, con l’avvento della coalizione politica di centro destra guidata da Giorgio
Guazzaloca il progetto Iperbole è stato accantonato, e la peculiarità bolognese è andata via via
sbiadendo, né è stata poi ripresa dalla successiva giunta di centro sinistra di Sergio Cofferati.
Accanto a questo fattore, l’esistenza di una massa critica significativa di utenti web nel territorio, se
ne aggiunge un altro: il grande sviluppo dell’associazionismo in Emilia Romagna che da sempre la
caratterizza. Le sole associazioni di volontariato iscritte nel registro provinciale di Bologna sono,
attualmente, più di 400 a cui vanno aggiunte le associazioni di promozione sociale, le cooperative
sociali e altri gruppi informali. Una particolare attenzione degli Enti locali ai temi del sociale (e un
notevole sviluppo dei servizi) assieme ad uno spiccato sviluppo del privato sociale a Bologna fa si
che la discussione sui temi del volontariato, i servizi sociali, l’integrazione, la democrazia civica,
l’emarginazione abbia coinvolto e coinvolga un gran numero di persone.
Questi due fattori spiegano il perchè sia nata proprio a Bologna una realtà come Bandiera Gialla
che, al suo inizio, si è sviluppata all’interno di un’altra realtà associativa, il Centro Documentazione
Handicap, un centro di produzione culturale sulla diversità operante fin dal 1982. (16)
Assieme al Centro Documentazione Handicap l’idea che i tempi fossero maturi per un’esperienza
informativa solo telematica, è stata portata avanti anche da un’altra associazione (di volontariato)
“Ritorno al Futuro” impegnata soprattutto sul tema della tossicodipendenza e che aveva dato vita in
quel periodo, assieme ad altri, al primo giornale di strada italiano (“Piazza Grande”, ancora oggi
esistente). Dopo pochi mesi dall’avvio il gruppo che sta dietro al sito si costituisce come
associazione culturale (ora diventata associazione di promozione sociale) e registra Bandiera Gialla
come testata giornalistica.
Il sito ha ormai una percorso quinquennale e ha avuto molti cambiamenti sia a livello organizzativo,
software e grafico; anche le iniziative e i soggetti con cui l’associazione ha lavorato sono stati vari,
ma quello che vogliamo descrivere ora non è la storia di questa esperienza editoriale, ma la sua
attività di oggi in relazione ai punti che abbiamo indicato nell’introduzione di questo lavoro.
Il sito (17) appare diviso in quattro colonne verticali; le due centrali contengono le notizie che
vengono continuamente aggiornate e sono divise in sezioni: nella seconda colonna da sinistra dove
appaiono le fotografie, vengono pubblicati i lavori più interessanti e rappresenta, secondo l’ordine
gerarchico dei quotidiani su carta, la prima pagina. Nella sezione “Prossimi eventi” vengono
visualizzati con la relativa data gli appuntamenti locali più prossimi che riguardano il sociale. Nella
pagina occupano una posizione strategica (l’optical point, in alto a destra, ovvero il punto su cui
ricade per prima l’attenzione dell’occhio umano). Sotto troviamo gli appuntamenti segnalati dai
lettori e la sezione “Articoli” che raccoglie le notizie meno importanti o semplicemente quelle che
prima erano in evidenza ma che rimangono ancora per un certo periodo nell’home page. In questi
due spazi è presente la parola linkata “Inserisci” attraverso cui un lettore può pubblicare
direttamente sul sito la segnalazione di un appuntamento, una lettera, un annuncio, un articolo
(eccetto che per il caso degli eventi, tutte le altre pubblicazioni appaiono nell’ultima colonna a
destra, nella sezione “Nella community”). Questo strumento, che può essere usato solo da quegli
utenti che si sono registrati fornendo la propria e-mail, permette la partecipazione diretta del
lettore/autore al sito. Nella community sono attualmente iscritte 236 persone, tutto potenziali
redattori che possono scrivere direttamente sui temi del sociale a Bologna.
Nella prima colonna a sinistra vengono riportati i contenuti suddivisi per canale, “Inchieste
giornalistiche”, “Gallerie immagini”, “Audio/video”, ovvero tutti quei lavori giornalisticamente più
complessi e/o che sono stati realizzati anche attraverso le interviste audio, i filmati, le fotografie.
Sempre in questa colonna troviamo i siti dei soci di Banca Etica di Bologna e del nodo locale della
rete di Lilliput; anche se la piattaforma per la pubblicazione sul web è stata curata da noi, abbiamo
formato delle persone appartenenti ai suddetti gruppi perché possano pubblicare direttamente e in
modo autonomo sempre seguendo la logica tipica della rete (ovvero quella del libero accesso e
dell’interattività).
Infine troviamo nella sezione “Newsletter”, quella intitolata “Bandiera Gialla” che consiste in una
pubblicazione telematica inviata tramite posta elettronica a oltre 1300 persone ogni settimana dove
vengono riportate le notizie pubblicate in questo lasso di tempo. Sempre parlando di dati, i lettori
giornalieri sono in continua crescita e negli ultimi tempi leggono Bandiera Gialla circa 700
visitatori con dei giorni in cui si superano le 1500 unità.
La routine produttiva
Le inchieste
Il lavoro di questi cinque anni ha comportato dei costi nella stragrande maggioranza riguardanti il
lavoro delle persone e in misura molto minore le spese riguardanti l’attrezzatura informatica, le
spese di connessione e spazio web, le spese per il locale. Per i primi anni l’esperienza di Bandiera
Gialla è stata finanziata soprattutto dalla Fondazione Carisbo a cui presentavamo un progetto
dettagliato che aveva come fine ultimo quello di diffondere sul territorio l’informazione sociale,
mettere in rete le associazioni e fare formazione per le stesse. A questo proposito Bandiera Gialla
ha realizzato tutta una serie di iniziative al di fuori della rete, come la formazione di membri delle
associazioni e di immigrati sui temi dell’informazione e dell’utilizzo di internet, un concorso
fotografico con mostra finale (“I muri della violenza”, realizzato anche con la collaborazione della
Coop Adriatica), un corso di fotografia sociale con mostra (la new economy degli immigrati).
Anche oggi la quota di finanziamento della Fondazione ricopre una quota rilevante del nostro
bilancio ma in questi ultimi due anni l’associazione si è aperta verso nuove forme di collaborazioni.
Con il Centro di Servizi per volontariato della provincia di Bologna stiamo curando il settore
informazione realizzando un settimanale telematico,“La Formica Alata” (22) e implementando i
contenuti del loro sito (23) oltre ad una serie di iniziative di ricerca ed editoriali relative al mondo
del volontariato. Abbiamo collaborato con altre associazioni, Ong, centri di formazione per
promuovere eventi, realizzare siti, cd-rom. Così accanto ad un’attività istituzionale
dell’associazione (promuovere informazione sociale sul territorio e mettere in rete persone ed
associazioni) se ne sta delineando un’altra, che assume le forme di un’agenzia di servizi di
comunicazione per il sociale: se e come queste due tendenze si comporranno, questo è ancora un
discorso da definire.