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Le fonti giornalistiche e internet

di Nicola Rabbi

Fonti on line e professione giornalistica

La corretta valutazione delle fonti usate per scrivere un articolo è una delle
discriminanti che separa un buon giornalista da uno che non lo è e, a livello più
generale, il trattamento delle fonti è ciò che più distingue uno strumento
informativo (stampato, audio-video o digitale che sia) di qualità da un altro che
non si può dire tale.
In tutti i manuali di giornalismo un capitolo viene sempre dedicato a questo tema
e nelle varie scuole una o più lezioni si soffermano sulla definizione di fonte,
sulla loro classificazione, sul controllo delle stesse. La fonte, come si sa, ha
sempre una natura ambigua, dà sempre una versione dell’evento che il
giornalista deve interpretare a partire dal tipo di fonte che sta utilizzando
(istituzionale/non istituzionale, diretta/indiretta) (Papuzzi 2003) e basandosi
sulle proprie competenze culturali, tecniche e relazionali. Poi non dobbiamo
dimenticare altri vincoli che attengono alla sua professione (o meglio al modo di
produzione) come la necessità di realizzare l’articolo entro un termine ben
preciso, che può limitare il tempo a disposizione per la verifica.
L’avvento dell’informazione on line pone nuovi problemi nel trattamento delle
fonti e ne amplifica altri già esistenti. Innanzitutto “le nuove tecnologie hanno
favorito… l’immissione nella rete informativa di un gran numero di attori sociali
che usano strumenti e logiche di comunicazione analoghi a quelli adoperati dai
mezzi di informazione” (Sorrentino 1995); la moltiplicazione esponenziale delle
fonti permette ai giornalisti una ricchezza informativa prima nemmeno
pensabile. Se una volta le fonti erano rappresentate principalmente dalle agenzie
stampa a cui il mass media era abbonato (le cui notizie vengono
successivamente rielaborate dal giornalista) e da una serie di relazioni
personali/professionali, adesso sul web è possibile trovare notizie e dettagli che
prima era assai difficile recuperare o che occorreva comunque del tempo.
Intendiamoci ancora adesso, soprattutto nei quotidiani, i giornalisti si basano sul
materiale di agenzia, ma se si vuole dare un’informazione originale sempre più
si ricorre ad altre fonti per differenziarsi dai media concorrenti. E la mole di
informazione presente sul web è destinata a crescere sempre di più, così la
possibilità di trovare notizie interessanti e dettagliate aumenta in ugual misura,
se le si sanno cercare.
E qui ci troviamo di fronte ad un primo problema. La rete, per saperla usare,
bisogna conoscerla, bisogna possedere gli strumenti per cercare e per verificare
quello che si è trovato. Su internet non esistono garanzie per ogni informazione
che si trova; se, ad esempio, per tutti gli articoli pubblicati su La Stampa
abbiamo dei garanti sulla correttezza dell’informazione (il direttore e i suoi
giornalisti), in rete molte notizie sono date da gruppi o persone che si possono
non conoscere: come fidarsi di questi contenuti, quali strumenti usare per
provarne l’attendibilità? Qui dovrebbe intervenire una competenza
professionale nuova che vede il giornalista dotato di quella che possiamo
definire con il termine di cultura di rete (e digitale); è un tipo di conoscenza di
cui ci si impadronisce lavorando su internet e non accontentandosi di quel che si
sa già, ma cercando nei luoghi dove la gente discute (nei blog, nelle mailing
list…) utilizzando nuovi motori di ricerca e gli altri strumenti che la rete,
rinnovandosi, periodicamente offre. Continuiamo con l’esempio dei motori di
ricerca; attualmente il motore più usato (anche dalla maggior parte dei
giornalisti) è Google, ma ve ne sono altri e non è detto che tra qualche mese ve
ne saranno di migliori. Anche la ricerca stessa in un singolo motore può essere
raffinata con una di tipo di ricerca avanzato che utilizza degli operatori logici.
Ma la ricerca non si può limitare al solo web, le informazioni possono essere
rivolte non solo a software ma anche a persone, ponendo delle domande via e-
mail ad esperti o utilizzando gli istant messenger come quelli di Windows o
Yahoo o Skype, leggendo e partecipando alla blogosfera.
Infine bisogna ricordare la natura multimediale di internet per cui un giornalista
può avere la necessità di cercare non solo testi ma anche immagini e video; la
ricerca e la valutazione di questo genere di fonti richiede naturalmente altre
competenze, pone nuovi problemi (nel caso delle foto, ma anche dei video, è
risaputa la loro estrema soggettività e i rischi a cui si va incontro
decontestualizzandoli, fidandosi cioè del semplice vedere). Come vedremo più
avanti nelle interviste che abbiamo raccolto in alcune redazioni questa
“tensione” alla formazione continua dovrebbe essere una costante di ogni
giornalista.
Che internet sia ad ogni modo una fonte importante per i giornalisti (italiani) è
un dato oramai non discutibile; come fonte viene citata di meno e a volte viene
sentita anche come poco legittima dal giornalista (Stella 2004), ma la sua utilità
come strumento è accettata da tutti i giornalisti che lavorano nei diversi mass
media, per la sua capacità di proporre nuovi temi, per la facilità di reperimento
delle informazioni (soprattutto quelle spicciole come un numero di telefono, la
definizione di una sigla o la biografia di un autore, informazioni così importanti
nel lavoro quotidiano di un giornalista), “La sua importanza nel lavoro di
redazione è indicata anche dal fatto che tra i vari mezzi e modalità comunicative
utilizzate esso si trova al terzo posto dopo la comunicazione faccia a faccia e
quella telefonica” (Fortunati, Sarrica 2007).
A volte capita però che notizie prese dalla rete risultino poi false screditando il
singolo giornalista e il mass media in cui scrive; è chiaro che il responsabile qui
è solo il giornalista e non internet che contiene la notizia falsa; “Che la
comunicazione in rete, per la facilità della riproducibilità del messaggio, la sua
sopravvivenza praticamente infinita, il basso costo e la mancanza di filtri
favorisca la circolazione di voci, bufale e quant' altro è oramai noto da tempo…
dobbiamo chiederci se non si tratti di un fattore endemico al giornalismo,
trasversale ai media e legato all’ansia di trovare informazioni che facciano
notizia” (Pratellesi 2004). La tendenza alla spettacolarizzazione nel fare
informazione, la mancanza di tempo sono sicuramente due elementi che giocano
a favore delle false notizie che si possono raccogliere su internet. Ma è sempre la
rete che permette anche di accorgersi di questi errori, di capire come è stata
costruita una falsa informazione (e in definitiva di svelare il modo di fare
informazione); tutto questo grazie all’attivismo delle persone che popolano la
rete (Rabbi, 2007).
Adesso vediamo attraverso degli esempi concreti in quali errori inciampano i
giornalisti italiani che si affidano in modo precipitoso alla rete.

Bufale su internet: dalle donne cerbiatto al generatore di cartelli per le


chiese
Abbiamo raccolto su internet cercandoli nei motori di ricerca, andando a
spulciare nei blog e nei forum dei casi documentati in cui dei giornalisti
prendono per buona una notizia diffusa in rete e la ripropongono sotto forma di
articolo che a sua volta può essere ripreso da un altro organo di informazione
creando così un circolo vizioso.
Il 16 luglio del 2003 appare sulla prima pagina de la Repubblica (sia nella
versione su carta che in quella on line) un articolo intitolato “Caccia aperta alla
‘donna bambi’ l’ultima follia di Las Vegas”. Qui la notizia proviene dagli Stati
Uniti e a diffonderla è una televisione locale (Klas), dove in un video un
giornalista intervista l’inventore di questo nuovo sport che consiste in una caccia
con pallottole di vernice a ragazze che fuggono nude nel parco. La storia è molto
inverosimile basterebbe poco a confutarla con un po’ di indagine. Del resto il
suo inventore ammette in una seconda intervista che questo sport non esiste e
che il suo scopo era solo quello di vendere i filmati, ospitati sul proprio sito, che
riprendevano la caccia (rigorosamente simulata). Finita qua la storia? No,
comincia a girare per il pianeta; in Italia, come abbiamo detto, è ripresa
velocemente da la Repubblica che ne fa un articolo di costume, scritto con
grande enfasi che si conclude così: “ Pelle e peccato. E bambi che fugge,
macchiata di rosso. Pietà anche per Walt Disney”. L’articolo viene ripreso in
rete, data l’importanza della testata e ha una certa diffusione. Anche per un
giornalista italiano sarebbe stato possibile non cadere nell’inganno, bastava
avere un po’ di cautela, ad esempio facendo delle verifiche dirette o collegandosi
ai siti americani che si occupano di bufale, ma si sa che queste notizie ghiotte
(fin troppo belle per essere vere!) vanno fatte in fretta, perché se le pubblica un
quotidiano concorrente allora perdono di valore, ma è altrettanto vero che fretta
e ricerca del sensazionale vanno tutto a scapito della professionalità.
Internet poi ha una memoria di elefante, conserva quasi tutto, tutto il materiale di
cui parliamo rimane in rete, tranne nel caso in cui un mass media decide di
modificare un articolo o di rimuoverlo. L’articolo de la Repubblica invece è
ancora raggiungibile senza alcuna rettifica mentre, se andiamo a spulciare negli
archivi della televisione locale di Las Vegas, troviamo l’articolo iniziale (la
bufala) ma successivamente anche la sua smentita e la sua spiegazione. In questo
modo può capitare che vecchie bufale facciano capolino a distanza di anni come
è il caso della fantomatica estinzione delle donne bionde. Qui è più difficile
trovare la fonte certa; in un articolo del 2002 pubblicato da RAInet news un
gruppo di ricercatori tedeschi sostiene che il gene responsabile dei capelli biondi
è recessivo e che nel giro di 200 anni non ci saranno più persone con i capelli
chiari nel mondo. Il 16 marzo del 2006 la notizia viene ripresa da La
Repubblica delle Donne che ne imputa la fonte all’Organizzazione Mondiale
della Sanità; il fatto incuriosisce molto si diffonde in rete, arriva ad essere
perfino il tema di una puntata della trasmissione televisiva Porta a Porta. In
questo caso sarebbe bastata una ricerca incrociando le parole blonde e OMS e
subito sarebbe comparso al primo posto nei risultati della ricerca il
collegamento ad un comunicato stampa dell’organizzazione mondiale (del primo
ottobre 2002!) in cui si smentisce questa notizia.
Nel gennaio del 2006 il blogger Daniele Lombardi pubblica una falsa notizia in
cui anticipava delle informazioni sul nuovo cd di Francesco De Gregori; per lui è
più un gioco intellettuale da fare con i suoi lettori, per vedere quanto ci
impiegano a scoprire il falso e ad individuare i veri autori delle sue citazioni; la
notizia viene smentita dallo stesso dopo 24 ore ma, nonostante questo, succede
un imprevisto: il quotidiano “L’Unione Sarda” riprende il post con un copia e
incolla e rilancia la notizia (il 15 gennaio con il titolo “Il Vino Triste di De
Gregori. Bisbigli di soft-jazz”) come scoop, non citando peraltro la fonte. Da
parte del quotidiano sardo non sarebbe stato difficile accorgersi dell’errore,
bastava ritornare sul sito da cui l’aveva preso e ad ogni modo il giornalista
avrebbe dovuto incrociare questa informazione con altre, magari reperibili in
rete. Se non avesse trovato nulla, nemmeno nei siti o nei forum dei fan del
cantautore romano, sarebbe dovuto ricorrere al telefono.
Il 22 luglio 2006 il Corriere della Sera riporta in home page del suo sito e nelle
pagine interne del quotidiano su carta la notizia di Emily, una moglie tradita che
per vendicarsi del marito ha comprato degli spazi pubblicitari nei cartelloni
espositivi a Manhattan per svergognare il consorte; la notizia ha una diffusione
in rete velocissima, si saprà poco dopo che altro non è che una promozione
pubblicitaria di un nuovo programma televisivo, un reality che tratta, appunto, di
piccole ma dolorose vicende della vita di tutti i giorni.
Esiste in rete il Disinformatico (www.attivissimo.net/antibufala) un blog
specializzato proprio sulla ricerca di bufale riportate dai mass media; a curarlo è
Paolo Attivissimo, un giornalista informatico, qui è possibile trovare
innumerevoli esempi. Ne riportiamo uno che ha a che fare con la notizia
fotografica (genere particolarmente adatto alla comunicazione via web). Nel
luglio 2007 una galleria fotografica presentata nell’ home page de la
Repubblica.it mostra una serie di cartelli posti davanti alle chiese statunitensi per
attirare i fedeli; il giornale commenta così le foto: “Alla ferrea legge del
marketing non sfuggono neppure le chiese, che negli Stati Uniti, fanno a gara di
battute per accaparrarsi i fedeli. ‘Gesù dice che devo mettere su casa con te’
recita la First Baptist Church".” Le sette foto mostrano cartelli curiosi di questo
tipo, ma Attivissimo risale alla fonte del quotidiano romano (che peraltro non
cita) che è il churchSignGenerator.com, tradotto in italiano il generatore di
cartelli per chiese, un sito molto noto come generatore di scritte personalizzate
che sembrano vere (è cosi possibile attraverso questi servizi creare dei
fotomontaggi abbastanza credibili). Il sospetto che tutto sia una bufala a questo
punto sembra fondato. Ma sentite il metodo di indagine utilizzato da Attivissimo
per appurare la verità, (lo riporto per intero anche se la descrizione è un po’
lunga perché mostra bene come sia possibile usare in modo esperto la rete):
“Come potete leggere nei commenti qui sotto, alcuni lettori hanno ipotizzato che
la foto della Noland Road Baptist Church potesse essere effettivamente
autentica, dato che ChurchSignGenerator.com comunque la pubblica (con
precisazioni sull'origine) fra quelle di cartelli religiosi reali. In tal caso
Repubblica sarebbe responsabile di saccheggio ma non di pubblicazione di un
falso. Ho contattato la chiesa in questione via e-mail e ho ricevuto da Robert
Ernsting, Associate Pastor della Noland Road Baptist Church, situata al 4505 di
South Nolan Road, a Independence, nel Missouri, questa risposta lapidaria: "It
has been faked!" ("La foto è stata falsificata!")... la chiesa in questione è visibile
in Google Earth alle coordinate 39°02'20.30" N 94°24'53.64" W oppure
digitando 4505 S Nolan Rd, Independence, MO 64055. La risoluzione della zona
non è brillante (ci vorrebbe Google Street View), ma si scorge un rettangolino
bianco che potrebbe essere il cartello della chiesa. Non sembra somigliare
granché a quello mostrato nella foto da Repubblica…”.
Gli esempi potrebbero continuare all’infinito e riguardano in generale un po’
tutti mass media non solo quelli citati in questo articolo.
Le bufale si ripetono, non sono diminuite nel corso degli anni, la superficialità
con cui a volte i giornalisti si accostano ad internet, nonostante che la rete sia
diffusa nel nostro paese da più di dieci anni, non tende a diminuire. Verrebbe
forse spontaneo commentare questi esempi dicendo che riguardano notizie
minori, di costume, di cronaca meno importanti, ma è un discorso debole perché
se è vero che con le notizie che riguardano personaggi politici o fatti rilevanti i
giornalisti stanno più attenti nell’uso delle fonti, è vero che questa continua
mancanza di precisione, queste notizie false inquinano il panorama informativo,
anzi sono dei veri e propri virus che intaccano la capacità del giornalista di
svolgere il suo lavoro con accuratezza e lealtà verso i lettori e fanno perdere di
credibilità all’intera categoria.
Per sapere come utilizzano internet i giornalisti, per conoscere qualcosa di più
sulla loro cultura digitale e di rete, siamo “entrati” nelle redazioni de Il Domani
di Bologna, de la Repubblica.it, del Corriere della sera.it e del settimanale Vita.

Internet in redazione

Le redazioni on line dei grandi quotidiani usano prevalentemente come fonti


quelle offerte dalle numerose agenzie giornalistiche a cui sono abbonati e poi,
solo in secondo luogo, usano la rete per informarsi e per verificare. Afferma
Daniele Vulpi, redattore de la Repubblica.it: ”Stando in una struttura così grande
facciamo già fatica a stare dietro le notizie che ci arrivano, circa 10-20 mila al
giorno, solo di agenzia, poi ci sono i comunicati…”. Per questo motivo Vulpi
dice di seguire molto raramente i blog (legge ogni tanto Luca de Biase, Luca
Sofri, Beppe Grillo) e di non usare gli aggregatori RSS; come motore utilizza
Google, anche nelle funzioni avanzate e Wikipedia “nella versione inglese però
visto che è più completa”. La rete per lui offre degli spunti interessanti che
vanno poi approfonditi e ad ogni modo internet va usata con cautela visto la
mancanza di filtri in chi pubblica: “Ho 48 anni e a livello personale conosco
internet fin dall’inizio, la rete la conosco dai tempi della BBS… e sono per
un’informazione strutturata, se voglio fare informazione su internet voglia una
struttura responsabilizzata, un responsabile, una redazione…”.
Per Giuseppe Smorto, condirettore della testata, i lettori stanno diventando una
fonte giornalistica sempre più importante però bisogna stare attenti visto che:
“L’incidente è dietro l’angolo, e c’è anche la tentazione nostra che quando una
notizia ci piace, di metterla subito, di innamorasi tanto di una notizia da
mandarla subito on line”. In redazione non esiste un regolamento interno di
come usare le fonti su internet, si tratta semplicemente di “migliorare i criteri
professionali di controllo delle notizie prese su web”. Anche lui non usa i blog
né gli aggregatori di Rss, poco i motori di ricerca “Usiamo Wikipedia, ma ho
dato come indicazione di non usarla troppo, si tende a copiare quello che c’è,
l’indicazione è quella di utilizzarla come si usa un’enciclopedia, la si riscrive, la
si completa”. Per quanto riguarda la formazione interna all’uso di internet “Non
si fa attraverso corsi ma è un fatto mentale, imparare facendo, imparando si
cambia mentalità… la formazione è una parte integrante della nostra
professione”.
Stessa idea della formazione al Corriere.it, “Per la formazione ci aggiorniamo
con il lavoro stesso, lavoriamo assieme - dice Marco Pratellesi, responsabile del
sito - quando c’è qualcosa di nuovo ci contaminiamo uno con l’altro”. Secondo
lui il web è una fonte complementare che non sostituisce le fonti tradizionali
“che però usano sempre di più il web e quindi crescono di continuo le
informazioni che uno può trovare”. Non si usano in redazione gli aggregatori di
Rss ma le agenzie stampa, i giornali internazionali come USA Today,
Washington Post, New York Times, Al Jazeera… che offrono ” lo spunto di
eventuali pezzi da approfondire o da rifare in chiave italiana”. “Abbiamo anche
un gruppo di collaboratori esterni - continua Pratellesi - che inviano ogni mattina
un breve riassunto della notizia che potrebbe avere uno spazio in home page con
la fonte allegata così poi noi verifichiamo… funzioniamo come una redazione di
cronaca, solo che i nostri collaboratori vanno non per le strade ma per la rete a
trovare gli spunti per le notizie… cerchiamo di trovare qualcosa al di là delle
agenzie per avere notizie che sono solo nostre, se tutti facessimo solo le notizie
di agenzie saremmo tutti uguali”. Pratellesi usa Google come motore di ricerca
(in modalità semplice e complessa) e utilizza solo quei blog che “fanno azione di
giornalismo come Macchianera, Mantellini, Sofri…”.
Luigi Ripamonti si occupa di informazione medico-scientifica al Corriere.it; chi
fa informazione specializzata (soprattutto per chi si occupa di tecnologia), il web
offre diverse possibilità ma lui si rivolge soprattutto a fonti istituzionali come
“Le agenzie internazionali che fanno abstract su ciò che esce sui giornali
scientifici accreditati.. . non uso i blog - continua Ripamonti - consulto Google
scholar, un motore che tiene conto solo di pubblicazioni scientifiche di un certo
livello, in pratica effettua una ricerca bibliografica”. La maggior parte del suo
lavoro viene fatto consultando le agenzie giornalistiche specializzate che
possono essere lette tramite un software in dotazione al Corriere.it attraverso
delle parole chiave; in questo modo si intercettano subito le notizie che
interessano in quel momento; questo software funziona esattamente come un
aggregatore Rss solo che, invece che attingere dal web, attinge solo da agenzie
giornalistiche.
L’importanza dell’informazione offerta dal web per un quotidiano locale risulta
maggiore rispetto ai quotidiani fino ad ora analizzati e il motivo si spiega
facilmente: riuscire a dare un’informazione completa del territorio non è
semplice, soprattutto quando pochi giornalisti devono coprire zone molto ampie
(nel nostro caso un’intera provincia) le informazioni trovate in rete risultano
preziose.
Per Silvestro Ramunno, caporedattore de Il Domani di Bologna, rispetto a
qualche anno fa si fa molto più attenzione alle fonti che si usano, le si controlla,
le si cita; principalmente usa Google come motore di ricerca e le funzioni offerte
da Google Alert (in questo caso il motore avverte tramite e-mail tutte le novità
informative che riguardano una o più parole chiave), “Faccio ricerca avanzata
sui siti istituzionali come la provincia, regione, comune, uso anche le mailing list
come fonti di notizie, e alcuni blog locali, guardiamo i siti locali di Repubblica e
il Carlino più volte al giorno , ma non sono molto aggiornati”. Essenziale l’uso
di internet anche per Irene Bisi che si occupa di cultura: “Uso Google,
Wikipedia, i siti ufficiali dei gruppi teatrali o musicali... faccio un uso semplice
del motore cercando due o tre riscontri per verificare i risultati… sono iscritta a
qualche newsletter come quella di Exibart, Wu-ming… ho un elenco di siti locali
salvati nei Preferiti di Internet Explorer che trattano di cultura, come la
Pinacoteca della città”.
Visto la difficoltà di reperire informazioni dai numerosissimi comuni della
provincia, Massimiliano Papasso sia affida molto alla rete “Vado spesso nei siti
dei comuni senza passare da Google. Recentemente abbiamo utilizzato un video
su Youtube che ci interessava, poi siamo risaliti al blog dell’ autore e siamo
riusciti ad approfondire la notizia”.
Michael Lazzari che si occupa di sport usa molto il sito del Bologna FC, “Hanno
sempre un buon notiziario, se capita che non riesci ad andare ad una conferenza
stampa sei sempre coperto dai comunicati che mettono sul sito anche se è
sempre meglio andare di persona”. Molto importanti sono i contributi dei tifosi:
“Il forum rossoblu ha spesso delle notizie utili, che devi sempre verificare,… i
tifosi sono bravi perché vanno a pescare nei siti più sperduti… comunque
bisogna sempre verificare dato che è tua la responsabilità”. Quando deve cercare
informazioni su una partita storica usa Google e Wikipedia mentre per le
statistiche tipiche del calcio (quanti gol ha segnato un tal giocatore, quanti
falli…) esistono invece tutta una serie di siti specializzati che Michael Lazzari
tiene nel suo elenco dei Preferiti su Internet Explorer.
“Nel nostro lavoro c’è molto web - afferma Giuseppe Frangi, direttore del
settimanale di informazione sociale Vita - avendo per ragioni di budget una sola
agenzia (AdnKronos), lo usiamo molto… ma continuiamo ad usare molto di più
i canali tradizionali come il telefono”. In redazione non vengono utilizzati gli
aggregatori di Rss e nemmeno i blog (“i blog del no profit non sono un
granché”) e per quanto riguarda l’aggiornamento professionale “essendo una
redazione giovane, sono tutti molto informati e ci scambiamo le informazioni”.
Per Riccardo Bagnato, giornalista e responsabile del sito “La rete è un’enorme
fonte di informazione, non offre soltanto le fonti tradizionali ma anche tutte
quelle agenzie, gruppi intermedi e singoli individui (blogger, forum) fonti per
capire informarsi, per prendere spunto… solo questo, i blog infatti non sono
fonti di informazione quanto fonte di ispirazione, la maggior parte dei blog
commenta non porta informazioni”. Per la ricerca usa Google e Vivissimo (un
motore di ricerca che suddivide i risultati in categorie) ma anche quello che offre
la comunità su internet come i forum, i newsgroup… “Internet - continua
Bagnato - permette di verificare le fonti, se devo conoscere meglio un’azienda
vado sul suo sito, trovo facilmente anche i recapiti telefonici per un’ulteriore
verifica… la verifica finale dell’informazione deve essere effettuata su cose
abbastanza certe, bisogna avere dei documenti on line o fare la telefonata
possibilmente registrata”. Anche per Paolo Manzo che si occupa principalmente
dell’area sudamericana la rete serve solo come spunto, poi l’approfondimento è
un’altra cosa, ma la possibilità più interessante per lui offerta dalla rete sono le
televisioni locali in streaming “Se sto facendo un servizio sul Venezuela posso
seguire i media venezuelani in diretta e così ho la possibilità di vedere
direttamente le cose”.
La rete questa sconosciuta (ai giornalisti?)

Se diamo la parola a chi lavora soprattutto in rete e non è legato a qualche mass
media ma lavora come free lance, alla domanda su come i giornalisti italiani
usano la rete e sulla loro capacità di cercare e trattare le fonti on line, i giudizi
esprimono una forte perplessità. Secondo Bernardo Parrella, giornalista e
traduttore sui temi del digitale, “I giornalisti vecchio stampo delle ‘grandi’
testate italiane non si danno da fare più di tanto nell'uso degli strumenti digitali
per ricerche più affidabili e articolate; Google e Wikipedia sono i siti
sicuramente più usati per informazioni di base o generali.. e' difficile che dopo ci
si avventuri in acque più mosse ma anche più meritevoli e succose, tipo blog e
siti di social media”. Per Parrella il giornalista dell’informazione mainstream usa
siti per lo più statunitensi e tende ad evitare - con la scusa della loro scarsa
affidabilità - altri strumenti che richiedono tempo e dispendio di energia per i
controlli. Alla domanda di quali siano i suoi strumenti di ricerca risponde: “Vado
molto a braccio, da un parte, partendo da alcuni siti/blog che seguo regolarmente
e poi ampliando la ricerca più o meno ad intuito; ovviamente verifico certe
notizie incrociando quante più fonti possibili, soprattutto nella blogosfera, dove
certi gossip e hoax vengono facilmente smontati… scambio molte e-mail con
una varietà di persone in ogni ambito, proprio perché il contatto umano è
cruciale; e poi seguo come posso anche il cartaceo, (quotidiani riviste, libri) oltre
a radio e tv che non sono fonti da scartare”.
Anche Robin Good, esperto di comunicazione dei nuovi media, i giornalisti
“usano i motori di ricerca in modo primitivo, usando solo Google, pochi fanno
ricerche complesse… il giornalista si crede in grado di affrontare qualsiasi cosa
ma la rete pone problemi nuovi”. Propone anche un esempio di ricerca più
elaborato che definisce “ricerca persistente”: ” Non è necessario andare sui
motori per ricercare ogni volta gli argomenti che ci interessano; con
Search.news.yahoo.com - ma lo potremmo fare su Google o su Technorati per
quanto riguarda la ricerca all’interno dei blog - posso inserire delle parole chiave
tra le virgolette, in questo modo posso essere sempre aggiornato
automaticamente sull’argomento… una cosa del genere non riesce a dartela
nemmeno l’Ansa”.
Sergio Maistrello, coordinatore editoriale di Apogeonline, suggerisce non tanto
una tecnica di ricerca ma una certa mentalità: “Esiste un'abitudine all'uso dei
motori di ricerca e alla consultazione dei blog e delle aggregazioni di post. Ma il
discrimine ultimo, il filtro in fin dei conti è personale, legato alla propria rete di
contatti, all'esperienza di vita e lavoro in rete, che crea una mappa
straordinariamente vasta per qualunque ricerca legata a interessi personali o di
lavoro… La verità è che internet è un sistema complesso di contenuti e di
relazioni: va conosciuto e capito”. Con questo tipo di conoscenza allora si
possono trattare come fonti anche le persone in rete (grazie alla competenza
acquisita) ma per Maistrello la gente non ha ancora una dignità di fonte nei
media tradizionali, “Con buona pace del citizen journalism, di cui ci si riempie
tanto la bocca di questi tempi, e che potrebbe essere una risorsa strepitosa per i
giornali in costante ricerca di novità e di visibilità”.
Per Raffaele Mastrolonardo, freelance specializzato in tecnologia, “I giornalisti
stanno passando da un uso parassitario della rete ad un uso consapevole che ne
sfrutti tutte le potenzialità, le rete non è un gran deposito di notizie potenziali che
io devo saccheggiare, la rete è molto di più, è un luogo dover si possono
instaurare delle conversazioni; questa passaggio deve ancora essere fatto”. Per
potersi fidare delle fonti prese da internet occorre costruirsi delle gerarchie di
fonti. Afferma Mastrolonardo: “Si dice che internet distrugge le gerarchie e non
permette più alle persone di distinguere ciò che è attendibile da ciò che non lo è.
Ma le gerarchie si costruiscono con il tempo e così si possono costruire anche
sulla rete, sono delle costruzione speciali, bisogna dare tempo alla gente per
farlo”. Lui personalmente per ricercare su internet usa soprattutto gli aggregatori
di Rss, un centinaio di fonti selezionate che interroga per approfondire la notizia
scelta. Usa lo stesso metodo ma con un numero maggiore di fonti aggregate,
un'altra giornalista specializzata, Antonella Beccaria: “Quando deve trattare una
notizia comincio a ricercarla con il mio aggregatore che raccoglie circa 300
fonti, poi passo da queste notizie, attraverso i link, alle fonti prime, alle persone
direttamente coinvolte che magari hanno dato la loro testimonianza in un blog o
in una galleria fotografica; questo mi permette di trattare la notizia in un modo
estremamente approfondito”.
Come si vede sono piuttosto discordanti le voci che provengono dai giornalisti
che fanno informazione mainstream da quei giornalisti, spesso free lance, che
hanno una conoscenza approfondita di internet.
Il percorso fatto fino a qui ci porta a formulare alcune domande conclusive; il
modo di produzione delle notizie (tempi, ricerca del nuovo e del
sensazionalismo…) nel panorama editoriale italiano mal si accorda con un uso
attento ed esperto della rete, in particolare nella verifica delle fonti on line? La
formazione alle nuove tecnologie oltre all’iniziativa personale del singolo e alla
socializzazione all’interno delle redazioni dovrebbe essere definita meglio? E se
si in che modo?

Bibliografia

Leopoldina Fortunati e Mauro Sarrica, Internet in redazione, in Problemi


dell’informazione 4/2006
Alberto Papuzzi, Professione giornalista, Donzelli, Roma, 2003
Stefano Porro e Walter Molino, Disinformation technology, Apogeo, Milano,
2003
Marco Pratellesi, New Journalism, Bruno Mondadori, Milano, 2004
Nicola Rabbi, Blog e giornalismo in Italia, in Aggiornamenti sociali 2007 fasc. 1
Carlo Sorrentino, I percorsi della notizia, Baskerville, Bologna, 1995
Renato Stella, L’immagine della notizia, FrancoAngeli, Roma, 2004

(agosto 2007)

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