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FACOLT DI AGRARIA
DIPARTIMENTO di AGRONOMIA AMBIENTALE E PRODUZIONI VEGETALI
Relatore:
Prof.ssa Margherita Lucchin
Laureando:
Dott. Damiano Giacomello
Matricola n. 607517
Indice
Riassunto ............................................................................................................................................. 7
1- Introduzione ................................................................................................................................... 9
1.1- Origine del Mais.......................................................................................................................... 9
1.1.1- Caratteristiche del Teosinte (Zea Mexicana (Schrad.) Kuntze) ........................................... 10
1.2- Dall'America allEuropa ............................................................................................................ 11
1.2.1- Granoturco, perch turco? .................................................................................................. 14
1.3- Storia di un Mais ........................................................................................................................ 15
1.3.1- Il Consorzio di Tutela del mais Marano ............................................................................... 16
7- Risultati ......................................................................................................................................... 59
7.1- Aspetti colturali delle due aziende ............................................................................................. 59
7.2- Aspetti morfologici .................................................................................................................... 60
7.2.1- Confronto tra i campioni biologici, Bio1-N e Bio2-S, per aspetti morfologici ...................... 62
7.2.2- Confronto tra Trad1, Bio1-N e Bio2-S per aspetti morfologici ............................................ 62
7.3- Aspetti legati alla contaminazione da F. verticillioides ............................................................. 64
7.3.1- Livello di contaminazione da fumonisine nella granella di mais ......................................... 64
7.3.2- Quantificazione di F. verticillioides tramite diluizioni seriali ............................................... 65
7.3.3- Quantificazione del DNA di F. verticillioides e di geni legati alla sintesi di fumonisine
tramite Real-Time PCR................................................................................................................... 66
7.3.4- Realazione tra quantit di fumonisine e inoculo di F. verticcilioides .................................. 70
7.4- Andamento pluviometrico e termico nelle localit dinteresse .................................................. 71
7.5 - Stima del bilancio aziendale e confronto tra coltivazione convenzionale e biologica .............. 72
8- Conclusioni ................................................................................................................................... 75
Bibliografia ....................................................................................................................................... 77
Riassunto
In Italia ancora possibile rinvenire la coltivazione di vecchie variet locali di mais che,
seppure con valenza strettamente locale, rivestono un importante ruolo per la salvaguardia e la
conservazione di importanti risorse genetiche. Una realt particolarmente significativa quella che
riguarda il mais Marano, una vecchia variet di mais vitreo da polenta originario del paese di Marano
Vicentino in provincia di Vicenza, la sua costituzione e selezione, iniziata nel 1880, si deve allopera
del dottor Antonio Fioretti.
In questo elaborato di tesi, dopo aver ripercorso le vicende storiche che hanno accompagnato
la coltivazione del Marano Vicentino e discusso le problematiche pi attuali della sua coltivazione
(concimazione, controllo dei parassiti animali e fungini), si sono volute confrontare due realt
produttive: quella convenzionale e quella biologica, con riferimento allannata 2010, indagando in
particolar modo gli effetti sui caratteri morfologici e produttivi del mais Marano. Vista la notevole
importanza che le micotossine rivestono sulla qualit sanitaria delle derrate alimentari, si voluto
approfondire questo aspetto analizzando la presenza di fumonisine e del loro principale promotore, il
Fusarium verticillioides, nella granella di Marano prodotta. Per maggior completezza stato infine
eseguito, pur con dati disponibili non sempre dettagliati, una stima sintetica del bilancio aziendale
delle due realt produttive analizzate.
I risultati ottenuti hanno evidenziato una maggiore produttivit dellazienda biologica qualora
sia stata adottata la tecnica irrigua. La maggiore produzione per accompagnata da una pi elevata
presenza di fumonisine, superiore al limite consentito dalla normativa vigente.
Abstract
In Italy Its still possible, to find the cultivation of some old local maize varieties that,
though as strictly local worthiness, have a leading role for the safeguard and conservation of
important genetic resources. A particularly significant fact is the maize Marano, an old flint
maize variety for human consumption from Marano Vicentino in Vicenzas province; Its
cnstitution and selection, started in 1880, we owe to doctor Antonio Fiorettis work.
In this graduation thesis, after a retrace through the historical events attended the
Marano Vicentino cultivation and a discussion about some of the more relevant current issues
(fertilization, animal and fungal parasite control), we compared two productive approaches:
the conventional and the organic, referring to 2010 year and investigating the effects on
Marano maize morphologic and productive traits. Seen the notable importance that
mycotoxins holds for foodstuffs sanitary quality, we went into this aspect analyzing the
fumonisin presence and their main carrier, Fusarium verticillioides, in Maranos kernels. At
last for better completeness, and though with not always exhaustive data-gathering, we
realized a concise esteem of the balance sheet of the two productive facts we have before
analyzed.
The obtained results underlined a major productivity in the organic farm with the
employment of irrigation technic. Major productivity, however, come along with fumonisins
higher presence, higher than the allowed normative limit now in force.
1- Introduzione
1.1- Origine del Mais
Gli studi finora svolti identificano nel teosinte (Zea maxicana (Schrad.) Kuntze) il progenitore
da cui si originato il mais (Zea mays L.) coltivato.
Entrambe le specie sono Monocotiledoni appartenenti alla famiglia Poaceae o Gramineae
(Graminacee), genere Zea, con numero cromosomico pari a 2n = 20.
Sul reale progenitore del mais si molto dibattuto e tramite studi citologici, genetici,
fisiologici, strutturali biochimici e immunologici si potuto stabilire che il processo evolutivo
coinvolse i generi Tripsacum e Zea. Nel genere Tripsacum il numero cromosomico di 2n=18 ed
caratterizzato da una pi vasta distribuzione geografica comprendente nord, sud e America Centrale,
adattandosi cos a una moltitudine di ambienti.
Al contrario del genere Tripsacum, il teosinte presente prevalentemente nel centro America
avvalorando la tesi che identifica in questa regione il centro dorigine, da cui il nome.
Grazie agli studi e alle ricerche di H.H. Iltis (1979, 1983) possiamo affermare con maggiore
convinzione che il teosinte ad aver dato origine allattuale mais (Zea mays).
Grazie al lavoro di Iltis si potuto comprendere levoluzione morfologica della moderna spiga
di mais, originatesi dallaccorciamento delle ramificazioni laterali del teosinte, portando le foglie delle
ramificazioni a formare le brattee e i nodi ed internodi il pedicello (fig.1).
Dagli stessi studi di Iltis e dai reperti preistorici rinvenuti da P.C. Mangelsdorf (1974) emerge
come il mais abbia avuto un continuo scambio genetico con il teosinte, da qui lerrata ipotesi di
Mangelsdorf di un mais ancestrale, oggi estinto, che incrociatosi con il teosinte avesse generato il mais
coltivato dagli indigeni (Verderio et al., 1989) (fig.1).
Esistono inoltre ulteriori prove di introgressione entro il mais di germoplasma da Tripsacum
(Verderio et al., 1989) (fig.2).
Possiamo quindi affermare che la divisione del mais dagli altri taxa ebbe luogo allincirca nel 10.000
a.C., epoca coincidente con la perdita del nomadismo delle popolazioni amerindie.
Teosinte
(Zea mexicana)
Introgressione del
genere Tripsacum
Colombo raggiunse la terra ferma dopo circa 3 mesi di viaggio, il 12 Ottobre 1492 sbarcando sullisola Guanahani da lui
chiamata San. Salvador;
2
Tra pi importanti reperti figurano quelli ritrovati a Bat Cave in New Mexico nel 1948, quello di Coxcatlan in Messico, nel
1964 e quelli di La Perra nel 1969, insieme al ritrovamento di pollini fossili rinvenuto negli scavi di Bellas e Artes a Citt del
Messico negli anni 50, avvalorando la localizzazione del centro dorigine.
11
Il fatto sembrerebbe legato, come ben noto, al rientro della prima spedizione che sorpresa da
violente burrasche fu costretta ad attraccare al porto di Palos, dove C.C. fu accolto con onore dallo
stesso Re Giovanni a Lisbona.
Lo storico Messedaglia3 (1927) sostiene che proprio in queste circostanze, per ricompensare
dellaccoglienza e dellaiuto ricevuto, C.C. abbia ceduto parte del suo carico di mais.
Come accennato, il mais non si diffuse prontamente in Europa come coltura di largo uso, ma il
suo studio e interesse super i confini Spagnoli in tempi brevi: a met del XVI secolo la pianta di mais
conosciuta dai maggiori esponenti Letterari ed Agrari.
Il ruolo divulgatore dellItalia fu notevole, come si deduce dagli studi di Guglielmo Berchet
pubblicati nel 1893, Fonti Italiane per la scoperta del Nuovo Mondo, in occasione del quarto
centenario della scoperta dellAmerica.
In questi scritti riportata una prima pubblicazione per opera di Nicol Scillacio (1496)4,
lettore di filosofia a Pavia, che in una relazione rivolta a Ludovico Maria Sforza narra del secondo
viaggio di Cristoforo Colombo dove accenna senza troppa precisione al Mais.
Seguir alcuni anni dopo una relazione di Angelo Trevisan datata 21 Agosto 1501 Granata,
indirizzata alla Signoria di Venezia, nella quale basandosi su un manoscritto di Pietro Martire
dAnghiera descriveva limpresa di Colombo C. e di una pianta (panizo) molto simile al sorgo
coltivato a Milano; si parlava certamente del mais.
Una descrizione pi chiara giunger soltanto il 24 Settembre 1522 al Doge di Venezia in una
relazione5 da parte di Gaspare Contarini, che descrive il nuovo cereale come frumento dIndia,
riferendosi alle Indie recentemente scoperte.
Anche nella ben nota circumnavigazione del globo da parte del Magellano F. (1529), riportata
nella relazione6 del vicentino Antonio Pigafetta, pubblicata nel 1924-25, si parla del mais ma
confondendolo con il nostro miglio.
Lo stesso Cortes partito nel 1519 alla conquista del Messico riporter nelle sue note dirette a
Carlo V notizie sul mais, pubblicate poi nel 1924.
Un ulteriore autore Italiano che partecip alla diffusione conoscitiva del mais fu Benedetto
Bordon, Veneto, autore di un particolare scritto in cui sono raccolte le molteplici notizie pervenutegli
sulle isole dellOceano Atlantico fino ad allora conosciute, proprio tramite la relazione di Cortes sopra
citata e descrivendo il mais come mayz una certa cosa da far pane.
Allinterno di uninteressante relazione7 sulla regione Messicana (1536), fatta dal Zarrabini
Giovanni Antonio cita, pur non conoscendolo, il mais descrivendolo come ...ex quo candidissimus ac
suavissimus fit panis, candico e soave per fare del pane.
Con molta probabilit possiamo capire come parli di una variet a pigmentazione bianca
..candidissimus.., nel capitolo successivo della medesima opera, tratto dal botanico Bock (Tragus),
parla di come dei campioni di Mais pervenivano in Germania ad opera di commerci con Veneziani in
un periodo antecedente il 1539.
Possiamo dunque affermare che il ruolo di Venezia in questa parte della storia senza alcun
dubbio primaria e centrale, svolgendo nel primo 500 un lavoro di divulgazione letteraria, forte di una
tradizione di produzione libraria.
Messedaglia L. 1927. Il Mais e la vita rurale Italiana. Tip. Federazione Italiana dei Consorzi Agrari.
Titolo dellopera De insulis meridiani atque Indici maris nuper inventis.
5
Fonte Carteggi diplomatici, Vol I, pp. 51, 103.
6
Il primo viaggio intorno al globo, part V, Vol. III, p. 56.
7
Intitolata De quibusdam memorabilibus Novi Orbis.
4
12
Il Messedaglia cos scrive8 (1927) Lentamente, in realt, e quasi a stento, il mais entr nella
pratica dellagricoltura Italiana. Comunque, lecito credere che gi prima della met del
cinquecento si prov, in Italia, a coltivarne..
In questo periodo della storia Venezia mantiene ancora ottimi rapporti commerciali con il
Portogallo, forse proprio tramite queste rotte il mais viene conosciuto nella Serenissima.
Unimportante descrizione fatta nel 1548 ad opera del botanico senese Pier Andrea Mattioli,
conferma come le caratteristiche della pianta di mais siano ormai conosciute e la minuziosa
descrizione riportata e arricchita nelle opere seguenti (1562), porta a pensare che lautore possa aver
visto il mais di persona.
NellItalia del primo500 il mais era conosciuto tra i letterati e botanici, soltanto per come
specie coltivata negli orti o nei giardini di facoltosi interessati a specie esotiche.
Prima prova della coltivazione del mais in Italia a scopo alimentare ci viene data da
Giambattista Ramuso, tramite una pubblicazione risalente al 15549, dove descrive il recente tentativo
sperimentale della coltivazione di mais, precisamente di due variet, una a pigmentazione bianca e una
a pigmentazione rossa, nel Polesine di Rovigo e a Villabona (attualmente Villa dAdige), Verona,
Veneto.
Un ulteriore fatto di rilievo ci viene da Giovanni Lamo, nobile cremonese, che con una lettera
datata 1556 proveniente da Venezia e destinata al duca di Firenze, lo invita alla coltivazione del
Mahys inviandogli dei campioni di sementi.
Il Veneto nel XVI secolo non fu lunica regione a sfruttare le potenzialit del mais.
La regione Campania allora sotto il regno Spagnolo, coltivava il mais soprattutto nella regione
limitrofa a Napoli, come testimoniato da Giambattista Della Porta scrittore di agraria che scrive del
mais in pi di unoccasione, precisamente nel 156310 e nel 159211.
Sono per autori pi tardivi, come Giuseppe Maria Galanti (1794), che nella sua opera
Descrizione geografica e politica delle Sicilie, ci descrive pi chiaramente la realt della coltivazione
del mais e di come il suddetto fosse entrato nella cultura alimentare di Napoli.
Al contrario della Repubblica Serenissima di Venezia, il regno di Napoli non port
allespansione delle coltivazioni del granoturco che acquist s una grande importanza, ma limitata alla
regione Napoletana.
In questo secolo Venezia guardava sempre con maggior interesse ai territori dellentroterra,
vista la notevole riduzione delle proprie rotte marittime, vitali per limportazione dei cereali dai vicini
paesi medio - orientali.
Il mais poteva dunque essere una nuova fonte di farina: oltre al Polesine troviamo infatti
traccia della sua coltivazione nel Trevigiano (1592), nel Bellunese (1621) e nellUdinese (1620).
La diffusione del Mais in Veneto fu piuttosto veloce verso oriente, nei territori ad ovest di
Venezia non si fece comunque attendere: lo troviamo nel Veronese nella prima met del seicento
giungendo nel 1637 ad essere ampiamente conosciuto nel territorio.
Nel Padovano non si trovano molte notizie sulla sua coltivazione facendo supporre che non
trov facile accoglienza tra la popolazione locale.
Altrettanto non si pu dire del Vicentino dove giunge per la prima volta nel 1615 a Mason
Vicentino per dopo diffondersi a Vicenza e sullaltopiano di Asiago a met del XVII secolo, dove per
8
Cit. Il Mais e la vita rurale Italiana. Tip. Federazione Italiana dei Consorzi Agrari, Messedaglia L. 1927.
Esce a Venezia Delle navigazioni et Viaggi scritto dal Ramuso, , qui si fa riferimento alla seconda edizione del primo
volume, lo scrittore dimostra senza alcun dubbio di saper distinguere il mais dal sorgo, descrivendolo come grano nuovo;
10
Titolo dellopera Phytognomonica, il della Porta qui descrive il mais come pianta medicinale;
11
13
fu abbandonato in seguito per le notevoli difficolt di coltivazione (abate Dal Pozzo, met del XVIII
secolo circa).
Nella regione collinare del Veronese (Lessinia) il mais ebbe la medesima sorte dellaltopiano
di Asiago, a causa anche del forte abbandono del territorio da parte della popolazione locale, fatto
comune a molte zone collinari e montane del Veneto seicentesco.
Altri territori, allepoca della Serenissima come Bergamo, Brescia e Cremona, accolsero il
nuovo grano intorno alla met del seicento: precisamente a Bergamo il suo uso testimoniato a partire
dal 1630.
A Brescia lintroduzione del mais nellalimentazione sembra essere legata ad una carestia
anchessa originatasi nel 1630.
Per lattuale Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Lombardia orientale il seicento rappresenta il
secolo di massima diffusione del mais in questi territori, che rimarranno per molto tempo gli unici ad
essere interessati alla coltivazione.
Le fonti storiche (Montalbani O., XVI secolo) testimoniano che il grano americano raggiunse
Bologna nel 1636, rimanendo coltivato solo negli orti come pianta esotica. Trover invece miglior
utilizzo nei territori limitrofi, a Ravenna, dove coltivato ad uso alimentare nel 1641 e un decennio
dopo lo troviamo nellattuale Umbria.
Per quanto riguarda la pianura Padana occidentale, il mais non si impose se non nel XIX
secolo in quanto il XVII secolo vide protagonista di questi territori, il riso (Oryza sp.), trovando fin da
subito le condizioni ideali per il suo sviluppo e rappresentando fino ai giorni nostri un pilastro del
settore agrario Italiano.
Il seicento rappresentato dunque dal grande diffondersi della coltura del Mais,
linsediamento di tale coltivazione nella cultura agraria del nord-est Italia non fu rapida e semplice
(Messedaglia, 1927), in quanto mancavano le conoscenze tecniche e le variet pi adatte allareale
Veneto.
Il Mais nel XVIII secolo raggiunse il suo pi grande utilizzo, che ha portato sul finire del
secolo, al diffondersi della pellagra, una malattia causata da una carenza di vitamina PP (Pellagra
Preventive) nellalimentazione.
I sintomi sono legati alla desquamazione dellepitelio, assumendo cos un aspetto fortemente
screpolato, agro, secco, pelle-agra, pellagra, inoltre causa sintomi di immunodeficienza, schizofrenia e
altre patologie collegate al sistema nervoso, fino alla morte.
15
Nei decenni successivi il Marano verr utilizzato come base genetica per lottenimento di
nuove variet, come il Cinquantino San Fermo e gli ibridi Italo 225 e 270 (acronimo d Italia e
Lonigo, grazie alla cooperazione dellIstituto Strampelli) ottenuti dal lavoro di Daniele Fioretti.
Il declino della coltivazione del Marano ormai avviato e nel 1982 il Marano viene cancellato dalle
liste varietali, compromettendone quindi la coltivazione e commercializzazione, fortunatamente non
scompare dai terreni dei piccoli proprietari affezionati.
Negli anni successivi grazie ad un nuovo interesse da parte della Coldiretti Vicenza, del nipote
del costitutore dott. Nello Fioretti e dellazienda sementiera Helizea Agrigenetics, si avviano le
pratiche per una nuova iscrizione alla lista varietale che giunge a buon fine nel 1988. La sua nuova
iscrizione, stata possibile sfruttando il germoplasma conservato alla Stazione Sperimentale di
Maiscoltura di Bergamo e grazie alla semente ancora utilizzata da alcuni agricoltori.
Fu proprio a partire dal 1988 grazie alla corretta intuizione di Nello Fioretti di affidare la cura
genetica del mais Marano ad un istituto che avesse un approccio scientifico come lIstituto di Genetica
e Sperimentazione Agraria N. Strampelli di Lonigo, insieme alla fondazione del Consorzio di Tutela
del Mais Marano (1999) che il mais Marano inizi nuovamente ad essere coltivato nel suo areale
tipico dorigine.
16
17
18
Il mais una pianta monoica, limpollinazione anemofila, con una produzione potenziale di
granuli pollinici di circa 25 milioni per pianta.
Il frutto come detto precedentemente una cariosside, che in base alle variet assume
caratteristiche cromatiche e morfologiche differenti, questultime sono dovute prevalentemente dalla
qualit e dalla disposizione delle riserve damido in esso contenute, costituendo una propria frattura.
La frattura dellendosperma pu essere un carattere distintivo, costituendo variet:
vitree, dove lamido molto compatto verso i tessuti esterni e lo meno nei tessuti interni
assumendo un aspetto lucido;
dentate dove allapice del frutto viene a trovarsi, in seguito ad una rapida essiccazione in
campo, una depressione dovuta alla presenza di amido pi compatto nei tessuti esterni rispetto
a quelli centrali;
dolci che a completa maturit presentano una vistosa grinzosit su tutta la cariosside dovuta
alla forte presenza di zuccheri semplici.
Fatto dovuto alla mancata conversione degli zuccheri in amido, a causa di una o pi
mutazioni;
da scoppio o pop-corn con cariosside piccole, tondeggianti e leggermente oblunghe, dotate
di un pericarpo particolarmente impermeabile che impedisce qualora fosse sottoposto ad una
fonte di calore la fuoriuscita del vapore acqueo formatosi, generando quindi lo scoppio del
chicco esponendo lamido gelificato;
da amido, caratterizzate da una grinzosit lieve e un colore giallo pallido dovuto
allelevatissimo contenuto di amilosio, fino al 70% nei moderni ibridi, il prodotto cos
ottenuto chiamato amilomais e trova grande utilizzo come coadiuvante in molti prodotti
alimentari o altre materie ottenute dalla lavorazione dellamido.
Sono presenti molte altre tipologie, come ad esempio il mais vestito, che non trova per un utilizzo
significativo.
Basti pensare che con temperature comprese tra i 16-18 C lemergenza avviene in 8-10 giorni, a 1013 C avviene in 18-20 giorni, mentre tra i 21-25 C questa avviene in 4-6 giorni.
Leccessiva presenza dacqua giuoca un ruolo decisivo permettendo una pi corretta esplorazione del
terreno e un pi omogeneo sviluppo, rallentato dallinsorgenza di anossia.
Questa fase in base alle condizioni pedo-climatiche si esaurisce in 2-3 settimane;
sviluppo e accrescimento della giovane pianta (V1-Vn-n foglie). Dopo il completo sviluppo
delle foglie embrionali, dal meristema apicale interno alla pianta iniziano a differenziarsi ed
accrescersi le successive foglie, il loro numero oltre ad essere legato ad un fattore genetico
dipendente da fattori climatici, portando cos ad ottenere 8-10 lamine fogliari e completando il loro
sviluppo a 4-5 settimane dalla semina.
In questa fase si ha inoltre la differenziazione dei meristemi ascellari in organi riproduttivi;
levata (Vt). I tessuti vegetali in questa fase subiscono un fortissimo sviluppo, prevalentemente
a carico degli internodi prima basali e poi apicali, portando la pianta a raggiungere il suo massimo
sviluppo; contemporaneamente anche le radici subiscono un forte sviluppo che termina per entrambi
con lemissione dellinfiorescenza maschile, 4-6 settimane dopo linizio della levata, 8-11 settimane
dalla semina;
fioritura (R1). In questa fase il mais manifesta la sua massima sensibilit alla siccit, in quanto
una scarsa presenza dacqua in questa fase pu ridurre sensibilmente la produzione, indotta da una
ridotta allegagione.
Il mais una specie proterandra, cio la fioritura maschile distinta temporalmente da quella
femminile, che avviene mediamente 7-10 giorni pi tardi di quella femminile che culmina con
lemissione allaria delle sete.
In entrambe le infiorescenze la fioritura scalare procedendo dal basso verso lalto (acrotono). Nel
caso delle pannocchie il loro numero per pianta , come abbiamo visto nel paragrafo precedente,
variabile.
maturazione della cariosside (R3-R6). Le fasi che precedono la raccolta possono cos essere
sintetizzate:
maturazione lattea (R3): il fiore allegato inizia ad accumulare sostanze di riserva che in questo
momento assumono un aspetto lattiginoso dovuto alla presenza di zuccheri semplici, che terminer
circa 3 settimane dalla fecondazione, man mano la cariosside si arricchisce in sostanze di riserva
acquisisce una consistenza semi solida, affrontando cos la maturazione cerosa (R4) che ha il suo apice
a 45-50 giorni dopo lallegagione/fecondazione, segue un ultimo stadio di maturazione fisiologica (R6)
che porta la consistenza dellamido fino ora accumulato nella sua forma matura, raggiungendo
unumidit della granella del 30-35% a 60-70 giorni dalla fioritura, questa fase distinguibile per la
formazione del black-layer o strato nero, posto tra lembrione e il pedicello, che impedisce la
vascolarizzazione della cariosside, che non cos pi in grado di accumulare ulteriori riserve.
Non sempre presente la fase della formazione del dente (R5) nellestremit superiore della cariosside,
essendo questo un carattere varietale.
La cariosside nella fasi successive non subisce altri cambiamenti se non la semplice perdita di acqua
che pu avvenire in campo o con appositi impianti per lessiccazione.
21
Fenofase
Ge. Fe. Ma. Ap. Ma. Gi. Lu. Ag. Set. Ot. No. Di.
Prima fasi
Levata
Fioritura maschile
Fioritura femminile
Riempimento cariosside
Maturazione lattea
Maturazione cerosa
Maturazione fisiologica
22
Proteine
(% s.s.)
Grassi
(%s.s.)
Ceneri
(% s.s.)
Carboidrati
(% s.s.)
La polenta che si ottiene dalla farina di mais Marano pu per tanto essere considerata di ottima qualit
ed una delle pi apprezzate e richieste dalla ristorazione locale (Candiago, 1962).
GDD = (m-z)
In questo modo possibile confrontare le diverse esigenze termiche che le variet di mais
presentano, insieme alle esigenze che una determinata fase fenologica necessita per essere portata a
termine e ottenendo in questo modo un indice della precocit di maturazione.
Lacqua nel mais gioca un ruolo strategico, permette di aumentare considerevolmente le
produzioni a spesa per di un notevole apporto idrico.
23
Il consumo medio annuo nellItalia Settentrionale pu variare da 4.000 a 6.000 m3/ha, pari a
400-600 mm, rendendo impraticabile la sua coltivazione con llivelli di disponibilit dellordine di 150
mm/anno (Giardini e Vecchiettini, 2000).
Con queste caratteristiche climatiche possiamo escludere un intervento irriguo nel qual caso vi
sia unincidenza di pioggia pari a 300-400 mm per terreni argillosi, caratterizzati da unottima
ritenzione idrica, o tra i 450-550 mm per terreni sciolti.
Bisogna rilevare che gli apporti idrici naturali, se pur quantitativamente sufficienti, devo essere
adeguatamente distribuiti, permettendo al mais di soddisfare le sue esigenze che prevalgono nel
periodo di 50-60 giorni dalla semina, a cavallo con la fioritura, evitando in questo modo stress idrici.
Si rivela dunque importante e remunerativo per questa coltura avviare tutti gli strumenti
(servizi meteorologici, fonti librarie ecc) che ci permettano di aver un quadro temporale completo
sulle precipitazioni nella nostra regione, per mettere in atto i dovuti e possibili interventi irrigui.
Le caratteristiche fondamentali che un terreno deve possedere nel caso del mais non sono particolari,
si adatta a molti tipi di terreno, ma vediamo quali devono essere le caratteristiche pi idonee.
Il pH ottimale compreso nellintervallo 5,5-8, preferendo valori prossimi alla neutralit, 6,57, pena la diminuzione della resa.
Nel caso della resistenza alla salinit il mais si colloca come pianta moderatamente sensibile, con
valori di EC (Electrical Conductivity) pari a 1,7mS/cm (microsimens/centimetro) si prevede una
riduzione del 50% della produttivit.
La composizione della tessitura pu essere molto variabile, comunque preferibile scegliere
terreni a medio impasto tralasciando terreni: estremamente sabbiosi, che costringono a cospicui
adacquamenti necessari per evitare forti stress, terreni limosi, sia per leventuale formazione di crosta
ma soprattutto per il rischio di fessurazioni verticali profonde che andrebbero a danneggiare le radici.
I terreni superficiali a differenza di quelli profondi pi ideali e di quelli ricchi in argilla
portano il rischio di compattamenti ed elevata umidit che oltre a causare anossia, tendono a
riscaldarsi pi lentamente con larrivo della primavera ritardando linsediamento della coltura nel
campo ed eventuali interventi.
Il contenuto di elementi nutritivi nel terreno soprattutto nei riguardi del N, deve essere
adeguatamente correlato al potenziale produttivo della variet coltivata, al contrario del K le cui
necessit della coltura nellItalia Settentrionale sono sempre soddisfatte, ad eccezione di casi
particolari come terreni sabbiosi, ricchi in scheletro o poco profondi, nel caso invece del P anche i
terreni ricchi in nutrienti spesso necessitano di un apporto, se pur di molto minore rispetto allN, a
causa della sua immobilizzazione nel terreno.
Per pi approfondite sulle concimazioni si rimanda al paragrafo in seguito dedicato.
24
12
Con questo termine si fa riferimento alla inscindibilit della macchina in singole macchine operatrici autonome.
Al contrario delle macchine combinate le macchine associate posso essere suddivise in singole macchine operatrici
autonome.
13
25
momento o essere accoppiata in ununica macchina alle stesse lavorazioni del terreno, si parla cos di
semina diretta.
La non lavorazione, per molti aspetti simile alla minima lavorazione, si distingue da questa per
il fatto di mettere a dimora la coltura su un terreno non lavorato e per questo ricco in residui vegetali
e/o erbe infestanti, riducendo le lavorazioni del terreno alla sola interfila, per permettere un miglior
contatto tra il terreno e il seme, essenziale per una pronta germinazione.
Questa tecnica prende anche il nome di semina su sodo, in quanto caratterizzata da macchine
seminatrici appositamente costituite.
Il passaggio da una lavorazione tradizionale alla minima lavorazione, tanto maggiore passando
alla non lavorazione deve essere graduale, valutata attentamente e correttamente gestita, in quanto si
assister necessariamente nei primi 2-3 anni ad un forte calo delle rese.
La riduzione delle rese dovuta al riequilibrarsi del terreno ad una condizione pi naturale;
negli anni successivi sar possibile ottenere un aumento delle produzioni che sar comunque graduale
per poi assestarsi a valori medi, prossimi a quelli precedentemente ottenuti.
Per questo il ricorso alla minima lavorazione non deve essere un rimedio temporaneo dovuto
alla necessit di un intervento tempestivo, la dove non possibile agire diversamente, ma un ricorso
costante a questa tecnica (Giardini, 2004).
Il primo passo per porre delle buone basi per il passaggio da unagricoltura convenzionale a
una conservativa sar quello di rompere la suola di lavorazione, utilizzando coltivatori pesanti o
ripuntatori, che debitamente scelti in base alla profondit della suola coinvolgeranno almeno ulteriori
10 cm di terreno oltre la stessa.
Il secondo passo sar quello della scelta degli organi lavoranti, che dovr essere fatta tenendo
conto della tessitura del terreno, del periodo di tempo necessario per portare a termine il lavoro, delle
condizioni in qui viene a trovarsi nel momento delle lavorazioni e dal tipo di residui che si trovano al
momento delloperazione.
Il terzo passo quello legato al mantenimento della permeabilit del suolo negli anni
successivi con ripuntatori o scarificatori, operando ad intervalli non inferiori a 2-3 anni, escludendo un
utilizzo annuale per lelevato costo.
I principali e provati punti di forza della minima lavorazione e semina su sodo sono:
I, semplificazione del cantiere, II, tempestivit del lavoro, III, minor dispendio energetico per metro di
larghezza di lavoro, comportando un minor costo, IV, aumento della s.o. nel terreno, dovuto ad un
minor disturbo, V, aumento dellacqua adsorbita dal terreno e disponibile per la coltura;
i principali difetti sono:
I, riduzione delle rese, II, pi difficile gestione delle malerbe, residui e patogeni, III, costo maggiore
delle macchine operatrici, IV, non pu essere adottata in tutti terreni da evitare terreni limosi, V, scelta
attenta delle variet, VI, perdita economica durante il passaggio alla nuova tecnica.
Di particolare interesse risulta una sperimentazione condotta in Toscana da Raso et al., nel
biennio 2001-02 presso unazienda convertita al biologico nel 1999.
La sperimentazione prevedeva il confronto tra tre tecniche di lavorazione del terreno, lavorazione
profonda (40 cm), lavorazione superficiale (20 cm) e minima lavorazione (10 cm), su mais ibrido
coltivato con metodo biologico per la produzione di granella e mais ceroso.
Nel caso delle lavorazioni a 40 e 20 cm stato utilizzata laratura mentre nellultimo caso un erpice a
dischi.
La suddetta prova ha permesso di comprendere che:
le diverse lavorazioni non hanno alcuna influenza sulla morfologia delle piante e (inserzione
spiga e inserzione pennacchio) e quindi non differiscono sulla capacit di assorbire acqua ed
elementi nutritivi;
il numero di piante e la sostanza secca delle infestanti non risentono dei tre tipi di lavorazione;
il numero di specie infestanti aumenta con la riduzione della profondit di lavorazione, ma il
loro controllo maggiore per effetto di una maggior competizione tra le stesse;
nel caso della minima lavorazione la produzione di granella aumenta in tutte e due le annate,
mentre con la lavorazione superficiale questo aumento meno sensibile o non presente;
gli input energetici sono minori nella minima lavorazione.
26
27
Elemento
Come espresso nella tabella 2 i concimi organici sono molto spesso caratterizzati da un contenuto
medio alto in azoto (N), che porta nel tempo ad avere un accumulo di questo elemento causando
problemi alle colture stesse (lussureggiamento, stress idrici, sensibilit alle patologie ecc..) e
allambiente, per questo opportuno sospendere la concimazione per un anno ogni tre, utilizzando in
questo arco temporale una coltura che non gradisce le concimazioni organiche14.
Il sovescio e le rotazioni colturali, sono spesso pratiche abbandonate nellagricoltura tradizionale, al
contrario in agricoltura biologica trovano un ruolo cruciale nel mantenere la fertilit dei terreni.
Nel caso del sovescio pu essere parziale, con interramento dei residui, o totale, con interramento
completo della coltura.
Di maggiore interesse risultano le cosiddette colture furtive, trattasi non altro di insediare una coltura
nellarco temporale libero da quelle principali, evitando di perdere il P.A.U.15 come nel sovescio
totale.
Spesso questo periodo associato alla stagione invernale ed per questo che ad esempio possiamo
ricorrere ad orzo (Hordeum sp.(Tourn.)L.) e senape (Sinapis sp. L.).
Concludendo la principale azione che svolge il sovescio quella di aumentare il contenuto in s.o. e
non di aumentare il contenuto di elementi nutritivi, che pu avvenire solo con ladozione di
leguminose e concimazioni, che dovranno comunque essere effettuate per evitare eventuali carenze, e
al contempo stesso aumentare la produzione di s.o., in parte recuperati con la riduzione delle future
concimazioni.
Nel caso delle rotazioni, il ricorso a questa pratica importante per evitare il manifestarsi della
stanchezza del terreno e per migliorare lo sfruttamento della fertilit del terreno, in quanto i diversi
apparati radicali delle colture che si susseguono interessano orizzonti differenti.
Di particolare interesse risulta lutilizzo di erba medica (Medicago sativa L.) o altre leguminose16, che
grazie alle capacit azotofissatrici permettono di rendere disponibile per la coltura successiva un
quantitativo pari a 3050 kg/ha di azoto (Perelli, 2000).
Questa quantit dazoto potr essere sottratta nelle concimazioni successive.
14
Ad esempio ortaggi da radice, leguminose, insalate da taglio, orzo, riso, segale, prezzemolo, cavoli, asparago
in produzione, aglio, spinacio, frumento duro e tenero ecc...
15
Produzione Agraria Utile.
16
Tra le altre specie di potenziale utilizzo troviamo il cece (Cicer arietinum), fagiolo (Phaseulus spp.), fagiolino
(Phaseulus vulgaris), lenticchia (Lens esculenta), lupino (Lupinus spp.), pisello (Pisum sativum), soia (Glicine
max), sulla (Hedysarum coronarium), trifogli (Trifolium spp.), erbai di leguminose, fava(Vicia Faba), favino (Vicia
faba var. minor), veccia (Viccia sativa), arachide (Arachis hypogea) e vigna (Vigna spp.).
28
X = (c Y) ft
Dove: X, indica le unit fertilizzanti da apportare; c, lasporto per unit base; Y, produzione di
previsione; ft, fattore di efficienza apparente, il quale tiene conto della disponibilit dellelemento nel
terreno (tabelle 4, 5, 6 e 7).
Coltura
Asporti kg.
P2O2 K2O
Mais
100
120
10
25
9
20
Tab.3 -Asportazioni di (N, P e K) e produzioni di riferimento per lutilizzo del modulo
pedon in mais.
17
29
Sostanza organica
Tessitura
< 1% 1-2% 2-3% >3%
Sabbiosa
1,4
1,3
1,2
1,1
Franco sabbiosa
Franco sabbiosa
Franca
1,3
1,2
1,1
1,0
Franco limosa
Franco argillosa
1,2
1,1
1,0
0,9
argillosa
Tab.4 -Valori del fattore ft in funzione del contenuto di s.o. e
di argilla nel terreno, principali elementi che regolano il
contenuto di N nel terreno.
P ppm
0-6
Molto basso
7 - 12
Basso
13 - 20 Medio
21 - 30 Alto
>30
Molto alto
Tab.5 -Valori di riferimento di ft1 per il
(P) assimilabile nel terreno.
Calcare %
<10
2,0
1,5
1,0
0,5
0,0
fosforo
C.S.C meq/100 gr
10 30
>30
0-1
0,9
1,0
1,1
1 - 10
1,0
1,1
1,2
>10
1,1
1,2
1,3
Tab.6 -Valori di riferimento di ft2 per il fosforo (P)
in funzione del calcare e della capacit di scambio
cationico.
K ppm
Valutazione agronomica
C.S.C meq/100 gr
<10 10 20 >20
0 50
Molto basso
1,3
1,4
1,5
51 100
Basso
1,0
1,1
1,2
101 150
Medio
0,7
0,8
0,9
151 200
Alto
0,5
0,6
0,7
>200
Molto alto
0,0
0,0
0,0
Tab.7 -Valori di riferimento di ft per il potassio (K) in funzione del
contenuto di potassio nel terreno e della c.s.c del terreno.
Risulta evidente come dalle tabelle 4,5,6 e 7 i fattori di correzione (ft) si riducano allaumentare della
disponibilit dellelemento chimico nel terreno, dovuta anche ad una minore immobilizzazione nel
terreno favorendone lassorbimento da parte della pianta.
Vediamo dunque come procedere per il calcolo delle dosi:
per lazoto:
30
N kg/ha = 25 30 = 75 kg
10
fabbisogno in azoto (Kg/ha) = 75 1,2 = 90 kg/ha
dove: 25, kg di N asportato ogni 10 quintali (tab.3);
30, q.li di produzione attesa;
10, q.li dellunit base (tab.3);
1,2, fattore ft (tab.4).
per il fosforo:
P kg/ha = 9 30 = 27 kg
10
fabbisogno in fosforo (Kg/ha) = 27 1,5 1,1 = 44,5 kg/ha
dove: 9, kg di P asportato ogni 10 q.li (tab.3);
30, q.li di produzione attesa;
10, q.li dellunit base per mais(tab.3);
1,5 e 1,1, fattore ft1-2 (tab.5 e 6).
per il potassio:
K kg/ha = 20 30 = 60 kg
10
fabbisogno in potassio (Kg/ha) = 60 0,8 = 48 kg/ha
dove: 20, kg di K asportato ogni 10 q.li (tab.3);
30, q.li di produzione attesa;
10, q.li dellunit base per mais(tab.3);
0,8, fattore ft (tab.7).
Siamo cos giunti a identificare, basandoci sulle asportazioni della coltura e di alcune caratteristiche
del terreno, la quantit espressa in kg/ha da apportare per raggiungere la nostra produzione di
riferimento pari a 30 q/ha di mais Marano.
Pari a 90 kg di N, 45 (44,5) kg di P e 48 kg di K.
+ 0,5
Prendendo ad esempio una resa attesa di 2 t/ha e una resa di riferimento di 3 t/ha, otterremmo un
fattore di correzione uguale a 0,65.
31
fattore di correzione =
2 t/ha
2 3 t/ha
+ 0,5 = 0,65
Utilizzando come dose di riferimento le concimazioni precedentemente ottenute per una produzione di
3t/ha di mais, equivalenti a 90 kg di N, 45 kg di P, 48 kg di K.
Le quantit di nutrienti sono state ottenute con il metodo sopra descritto e variano al variare della resa
di riferimento.
Arrivati a questo punto li moltiplichiamo per il fattore di correzione, come segue:
N 95 kg/ha 0,6 =
P 45 kg/ha 0,6 =
K 48 kg/ha 0,6 =
57 kg/ha18
27 kg/ha
29 kg/ha
Nel caso la nostra resa attesa invece dovesse essere superiore a 3t/ha, ad esempio 4 t/ha, il fattore di
correzione uguale a 1,16 a parit di condizioni ambientali.
fattore di correzione =
4 t/ha
2 3 t/ha
+ 0,5 = 1,16
110 kg/ha19
52 kg/ha
55 kg/ha
18
19
Per motivi pratici i risultati ottenuti sono stati arrotondati per eccesso o per difetto.
Per motivi pratici i risultati ottenuti sono stati arrotondati per eccesso o per difetto.
32
es. N
33
Concime
Dosi teoriche di nutrienti apportati con una concimazione e resa attesa di 3 t/ha
N (kg)
P2O2 (kg)
K2O (kg)
Dose
Dose
Dose
Dose
Dose
Dose
necessaria apportata necessaria
apportata
necessaria
apportata
(Modulo
(Modulo
(Modulo
pedon)
pedon)
pedon)
Letame bovino
90
45
126 (+78)
(0,5%)
(0,25%)
(0,7%)
maturo
Pollina (polli da
90
60 (+15)
50 (+2)
90
45
45
(3%)
(2%)
(1,6%)
carne)
Borlanda
90
- (-45)
180 (+132)
(3%)
(6%)
essiccata
Tab.8 -Esempio di disomogeneit nel contenuto di elementi fertilizzanti nei concimi organici rispetto alle esigenze
della coltura di mais Marano stimata con il Modulo Pedon, la stima stata realizzata considerando di soddisfare in
primis le esigenze dazoto della coltura (90 kg/ha).
Tra parentesi in corsivo i titoli del fertilizzante in percentuale sul t.q., affianco tra parentesi la percentuale di surplus
del nutriente espresso in kg.
Oltre a queste tecniche che fanno parte anche delle buone pratiche agricole si pu annoverare lutilizzo
di agenti di biocontrollo, di recente introduzione (Rizzato, 2005),che permettono di ridurre le
potenzialit competitive delle malerbe.
Nel caso della lotta biologica alle infestanti, questa non ha come obbiettivo la loro completa
distruzione, ma di contenimento a livelli tali da ridurre al minimo il danno economico (Rizzato, 2005).
Tra le principali infestanti del mais lunica che possiede dei provati agenti di biocontrollo troviamo il
Cirsium arvense (Stoppione o Cardo campestre), i suoi patogeni indigeni europei sono Cercospora
cirsii, Phyllosticta cirsii, Ophiobolus cirsii, Ovularia vossiana, Ramularia cirsii, Puccinia
punctiformis e Erysiphe cichoracearum (Ferrero e Casini, 2001) .
Elateridi
Gli elateridi appartengono alla famiglia dei Coleotteri, sono molto comuni nei prati ed in
terreni, soprattutto se ricchi in sostanza organica, in quanto le larve terricole si nutrono di
radici (foto 1A).
Nellareale maidicolo Italiano sono quattro le specie di maggior rilevanza, Agriotes ustulatus
(foto 1B), Agriotes litigiosus, Agriotes sordidus e Agriotes brevis.
I danni che questo insetto causa al mais sono a carico del seme, riducendo la densit della
coltura, e tramite erosioni al colletto sulle giovani piante, molto sensibili tra la semina e lo
stadio di 2-3 foglie, portandole cos ad essiccamento (Furlane et al., 2007).
Particolarmente abbondante in terreni condotti a prato, nel caso invece di terreni
precedentemente coltivati a mais la presenza di questinsetto rara o comunque mai in grado
da giustificare un nostro intervento, del tutto assente o trascurabile in anni successivi.
Gli attacchi di elateridi non coinvolgono solamente il mais, ma anche altre specie agrarie pi
suscettibili, come la patata e le cucurbitacee.
Nel caso dovessimo intervenire possiamo utilizzare del panello di ricino, con effetto
repellente nelle dosi di 7-9 quintali per ha in pre-semina, insieme alle sarchiature che
costringono linsetto ad approfondirsi nel terreno per trovare un ambiente pi umido (Grigolo,
2006).
Piralide
Nome scientifico Ostrinia nubilalis (foto 2), un lepidottero notturno indigeno dell Italia
Settentrionale.
Nellareale padano la piralide compie due o pi generazioni allanno, in genere fino a quattro.
I danni subiti al tutolo della spiga e al fusto sono riconducibili esclusivamente alla seconda
generazione, i sintomi si manifestano con rosure interne al fusto, il foro dentrata della larva
35
situato allascella della foglia, e con rosure a carico del tutolo della spiga, in entrambi i casi
abbiamo perdita quantitativa e qualitativa di prodotto.
Lattivit trofica della larva porta allallettamento della pianta, nel caso degli ibridi questo non
avviene, o avviene solo con fortissime infestazione, grazie al lavoro di miglioramento genetico
del mais.
Nel caso della lotta biologica contro la piralide, che deve essere fatta partendo dalla seconda
genereazione, abbiamo a disposizione prodotti a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki6,4.
Diabrotica
Nome scientifico Diabrotica virgifera (Le Conte) (foto 3B e 3C), un coleottero
originario del Nord America, segnalato per la prima volta allaeroporto Marco Polo di Venezia
nel 1998.
Attualmente in Italia presente la sottospecie D. virgifera virgifera diffusa prevalentemente
nelle aree maidicole del nord Italia, interessando le regioni di Piemonte, Lombardia , Veneto e
Friuli Venezia Giulia, in parte le aree maidicole del Trentino-Alto Adige.
Questo piccolo insetto fitofago esclusivamente del mais, anche se non sono mancate
segnalazioni di attacchi su cucurbitacee e Setaria sp. (infestante).
Nel caso della soia la diabrotica non presenta la stessa vitalit riscontrata su mais ma avviene
comunque lovideposizione, dunque sconsigliata luso della soia nelle rotazioni ove sono
presenti elevate popolazioni di questo insetto (Saladini et al., 2009).
La diabrotica compie una sola generazione allanno, sverna come uovo fecondo, le
larve (foto3A) nascono a primavere e si nutrono delle radici di mais, segue il volo degli adulti
che avviene nella fase di fioritura del mais e a breve distanza temporale avvengono gli
accoppiamenti e le ovo deposizioni nel terreno.
I danni principali che provoca sono; a carico delle radici causate delle giovani larve,
generando allettamenti in seguito a forti infestazioni (portamento a collo doca, foto 4) e a
carico delle sete da parte degli adulti, causando la riduzione della fertilit.
Il controllo di questinsetto pu avvenire efficacemente con le rotazioni, apportando le
necessarie attenzioni sopra descritte, in quanto non sopravvive o non in grado di riprodursi
su altre colture che non siano mais.
I forti danni attualmente causati in molte zone maidicole del mais sono spiegabili con
la monosuccessione del mais.
Per il controllo di questo insetto con metodi diretti in agricoltura biologica si pu ricorrere ad
insetticidi a base di Bacillus thuringiensis o al nematode Steirnenema carpocapsae.
36
1A
1B
1C
Foto.1 -Larva di elateride (A), adulto di Agriotes ustulatus (B), trappola per il campionamento
delle larve di elateridi, composta da cariossidi di mais, frumento e vermiculite (Furlan, 2007).
3A
3B
3C
Foto 3A, B e C- Immagini di Dibratica virgifera virgifera, stadio di larva (A), forma
adulta maschile (B) e femminile (C) (Ferrari, 2009).
38
Lesigenza in acqua, espressa in base allattivit dellacqua20 (aw), prossima a 0,90 aw,
trovando maggior beneficio con valori superiori.
Con valori di 0,98 aw il micelio trova il suo optimum perla sintesi di fumonisine.
I sintomi che identificano la presenza di F. verticillioides sono legati alla formazione
nella parte apicale e mediana della spiga, raramente in quella basale, di una muffosit rosacea
con sfumature di diversa intensit tendenti al violetto.
Lo sviluppo del micelio pu portare a occupare lo spazio tra le cariossidi o ad ricoprire la
stessa coinvolgendo zone pi o meno ampie, prendendo il nome di Marciume rosa (foto 6A).
Un secondo sintomo identificativo, causato direttamente dallattivit trofica del fungo,
lo starbust (foto 6B), che si manifesta con striature stellate nella zona sommitale della
cariosside, dove aveva inserzione lo stilo.
Le screziature filiformi di colorazione pi chiara rispetto al resto della cariosside sono dovute
allinterruzione della continuit tra i tessuti pi esterni e quelli pi interni del frutto, che
rendono cos visibile lo strato di aleurone sottostante.
6A
6B
20
Con il termine attivit dellacqua si fa riferimento alla quantit dacqua libera da qualsiasi legame con altri
elementi, contenuta nel substrato.
40
Altri generi, come il Penicillium e lAspergillus, sono responsabili in Italia della presenza di
micotossine nelle derrate alimentari.
Per completezza sono riportati sinteticamente le specie di maggior rilievo nei due generi e le
tossine da loro sintetizzate:
genere Penicillium; P. verrucosum promotore della sintesi di ocratossina A (OTA);
genere Aspergillus; A. flavus produttore di aflotossina B1 e B2, A. parassiticus in grado di
sintetizzare aflatossine B1, B2, G1e G2 e A. niger, A. ochraceus e A. carbonarius promuovono
la sintesi di ocratossina A
41
Tenori massimi
(g/kg)
Prodotti alimentari
2.1
Aflatossine
2.1.6
2.1.10
2.2
Ocratossina A
2.1.7
B1
2.4
Deossinivalenolo
2.4.3
2.4.4
2.4.8
2.4.9
10,0
0,10
5,0
3,0
0,50
Tenori massimi
(g/kg)
Prodotti alimentari
2.4.7
5,0
4,0
Tenori massimi
(g/kg)
2.2.1
2.4.5
2.4.6
2,0
B1+B2+G1+G2
42
1 750
750
750
500
200
750
1 250
2.5
Zeralenone
2.5.2
2.5.3
2.5.4
2.5.5
2.5.6
2.5.7
2.5.8
2.5.9
2.5.10
2.6
Tenori massimi
(g/kg)
Fumonisine
350
75
400
50
100
20
20
200
300
B1+B2
2.6.1
4 000
1 000
800
200
1 400
2 000
Di particolare attualit laggiornamento delle normative in merito alla presenza delle tossine T2 e
HT2, presenti in prevalenza nel centro e nord Europa.
Da come si evince dalla tabella 11 non sono ancora presenti a livello Comunitario dei limiti di legge.
43
2.7
2.7.1
T2+HT-2
(g/kg)
-
Irrigazione
Lo stress idrico uno dei fattori di maggior importanza nel prevenire la contaminazione da
micotossine.
Oltre che compromettere la produzione di granella, eventuali carenze nella fase cerosa portano
ad un aumento della concentrazione di micotossine, prevalentemente aflatossine.
Nel qual caso si prevedano periodi siccitosi e limpossibilit di un adacquamento, da
preferirsi variet precoci a variet medio-tardive(FAO 400).
Controllo degli insetti
Nel caso specifico il F. verticcillioides trova notevole beneficio dallattivit trofica causata
dalla piralide (Ostrinia nubilalis Hbner), legando la presenza di fumonisine a questo insetto
(Rasera et all, 2009).
Il contributo della piralide alla contaminazione da fumonisine pu avvenire in due modi,
entrambi associabili alla sua attivit trofica:
o a partire dalla seconda generazione della piralide, la formazione di soluzioni di
continuit (rosure) nei tutoli e cariossidi facilitano la colonizzazione da parte dei
funghi delle riserve damido;
o induzione di stress e allettamenti, causati dallattacco dellinsetto, che agevolano le
infezioni e la sintesi di tossine.
Rimane ancora poco chiaro il peso che queste due vie possiedono sul contenuto totale di
fumonisine; secondo alcuni autori pu variare a causa delle differenti condizioni ambientali
che caratterizzano gli areali di coltivazione del mais (Munkvold, 2003).
La lotta a questo insetto rappresenta un pilastro per prevenire o almeno ridurre la presenza di
micotossine nella granella: da studi condotti nel nord-est della Pianura Padana il 60% del
contenuto in fumonisine attribuibile alla presenza della piralide (Rasera et al. 2009).
Da altri studi emerso come la lotta alla piralide associata a una semina anticipata permette di
raggiungere i migliori risultati, riducendo del 60% la contaminazione da fumonisine, rispetto
ad una riduzione di appena il 19% con semine effettuata a partire dalla seconda met di aprile
(Maiorano et al., 2007)
Di particolare efficacia per ridurre la presenza del lepidottero sono i trattamenti insetticidi
dopo lepoca di fioritura, coincidenti con il picco di sfarfallamento degli adulti, preferendo
trattamenti anticipati di maggior efficacia rispetto ai trattamenti successivi a una settimana
dallo sfarfallamento (Blandino et al., 2008).
Gestione delle infestanti
La presenza delle malerbe legata a un ulteriore fonte di stress, in quanto vanno ad
instaurarsi una serie di competizioni per gli elementi dello sviluppo vegetale (acqua, nutrienti,
luce ecc..).
Per questo motivo importante prevedere una gestione che permetta di controllare il pi
possibile la presenza di infestanti in campo (Battilani et al. 2008).
Controllo dei residui e rotazioni colturali
Moltissimi funghi responsabili della presenza di micotossine sono specie saprofitiche che ben
si adattano a sopravvivere nel terreno e quindi sui residui colturali.
La presenza di tali residui liberi sulla superficie del terreno, come avviene nel caso delle
minime lavorazioni o addirittura con la semina su sodo, aumenta il rischio potenziale di
patologie legate alla contaminazione da micotossine a carico dello stocco (Mosca, 2006).
Linterramento dei residui colturali, come avviene nelle lavorazioni pi comuni, porta a
comprimere questo rischio riducendo linoculo.
45
Le rotazioni non devono prevedere un semplice alternarsi delle colture ma devono anche
differenziare le modalit e le epoche delle principali lavorazione preparatorie.
La rotazione oltre al controllo della flora spontanea e della giusta fertilit del terreno permette
il mantenimento di specie fungine saprofitiche ubiquitarie, che colonizzando i residui
colturali, permettono di contenere linoculo fungino di pi pericolose specie, come quelle
responsabili della sintesi di micotossine (Mosca, 2006).
Raccolta
Rappresenta il secondo pilastro per prevenire e ridurre il contenuto in tossine nella granella di
mais.
o Il primo aspetto da prendere in considerazione il contenuto in umidit della granella,
che non deve essere mai inferiore al 22-24%, sia perch la maturazione in campo si
prolunga anche lattivit dei funghi tossigeni e della piralide.
o Il secondo aspetto legato al periodo di raccolta, bisogna evitare che la coltura
perduri eccessivamente in condizioni climatiche umide e fresche qualora abbia gi
superato lo stato di maturazione fisiologica21, avvantaggiando in questo modo soltanto
i funghi tossigeni e non la produzione di granella.
Nel caso si prevedano precipitazioni durante la fase di raccolta anticiparla,
opportuno soprattutto se in presenza di forti attacchi di piralide (Bonino et al., 2006).
o Il terzo aspetto legato alla pianificazione: necessario concordare con il centro di
raccolta il momento del conferimento per non ritardare oltre le quarantotto ore le
operazioni di essiccazione del prodotto (Blandino et al., 2008).
Questo aspetto tanto pi importante per le aziende che ricorrono al contoterzista per
le operazioni di raccolta.
o Il quarto aspetto quello legato alla corretta regolazione del battitore e controbattitore
nella mietitrebbia, in modo da ridurre il pi possibile la rottura delle cariossidi e la
conseguente perdita di prodotto (Sturaro, 2009).
Le macrofratture e le microfratture, pi probabili nel primo caso, agevolano lo
sviluppo del fungo a carico delle riserve damido del mais, inoltre le riserve damido
assorbono umidit esterna permettendo un pi veloce sviluppo di muffe.
Eliminare le impurit presenti (frammenti di tutolo, porzioni di brattee ecc), rappresenta
anchesso un ulteriore processo che permette abbassare il contenuto in micotossine e di
mantenere la qualit sanitaria della granella nelle fasi di post-raccolta.
Un ultimo accorgimento pu essere quello della pulizia dei diversi organi e vani della
mietitrebbia e del rimorchio (Bonino et al., 2006) tra unazienda e laltra.
Nella tabella 12A e 12B viene riportato uno schema riassuntivo e decisionale per la stima
dellesposizione agronomica al rischio di contaminazione da fumonisine in campo, tratto da uno studio
condotto su mais dentato ibrido da Maiorano et al., nel 2007.
21
La maturazione fisiologica in mais raggiunta in seguito alla formazione dello strato nero o black layer,
situato tra lembrione e il pedicello visibile ad occhio nudo
46
Anticipata
1
T
1
precoce
1
ideale
alta
1
1,5
equil.
diseq.
1
1,5
NT
3
tardiva
3
ideale
alta
1
1
equil.
diseq
1
1
precoce
1
ideale
alta
1
1
equil.
diseq.
1
1
tardiva
2
ideale
alta
1
1
equil.
diseq.
1
1
1,0
1,5-2,3
3,0
3,0
3,0
3,0
6,0
6,0
Metodi biologici
La lotta Biologica ha il vantaggio, rispetto a quella chimica, di non indurre nel tempo
fenomeni di resistenza e di tossicit acuta o cronica sulluomo, dovuta allutilizzo di sostanze di
sintesi.
Lutilizzo di metodi biologici presenta per anche dei limiti legati alla loro applicazione
efficace solo su porzioni di territorio molto ampio, paragonabile ad un livello Regionale, ed inoltre
sono soggetti a fattori ambientali non controllabili.
La lotta biologica mira a promuovere unazione antagonista a carico del patogeno, ci pu
avvenire tramite la competizione, che si manifesta quando c uninterazione tra organismi
ecologicamente affini, qualora uno dei due o pi organismi prevalga sullaltro questo viene definito
antagonista, in quanto riuscito a sfruttare pi efficientemente le risorse presenti nel substrato.
Tra le caratteristiche che un buon antagonista deve possedere, sono fondamentali (Benitez et al.,
2004):
un adattamento alle variazioni ambientali;
una veloce colonizzazione del substrato;
unalta produzioni di conidi.
Ulteriori fattori ecologici che lagricoltore pu sfruttare a suo vantaggio sono il Parassitismo e
lIperparassitismo.
Nel caso del parassitismo due organismi non competono per una o pi risorse, ma un
organismo sfrutta come substrato nutritivo laltro organismo, il quale non riceve nessun vantaggio da
questa relazione, nel caso lorganismo che subisce il parassitismo sia un fungo e il parassita un altro
fungo, allora si parla di iperparassitismo.
I funghi pi studiati nellambito delliperparassitismo sono i parassiti necrotrofi, i quali
portano in breve tempo lospite alla morte per poi nutrirsene.
Un ultimo aspetto quello legato allantibiosi, la situazione nella quale un microrganismo
promuove la sintesi di tossine, che impediscono lo sviluppo di potenziali competitori fungini,
prevalentemente fitopatogeni e promotori di micotossine (Benitez et al., 2004).
Troviamo tra le soluzioni biologiche finora studiate prodotti a base di Trichoderma spp. e
Bacillus subtilis, nel primo caso trattasi di un genere fungino mentre nel secondo di un batterio.
Il genere Trichoderma trova gi un largo impiego in agricoltura: tra le specie pi usate troviamo il
T.harzianum e T. viride, la cui azione sulla pianta non solo legata ad un antagonismo diretto nei
confronti dei fitopatogeni ma anche tramite unazione di induzione di resistenza sistemica o SAR
(Harman et al.,2004).
Lazione del tricoderma inoltre migliora lo sviluppo e la crescita della pianta, in quanto i
composti secondari che sintetizza hanno unazione ormonosimile, precisamente auxinosimile (Shoresh
et al., 2008), permettendo cos di prevenire eventuali condizioni di stress, che agevolano le infezioni
(Yedidia et al., 2003).
Le numerose prove scientifiche su mais hanno evidenziato con chiarezza lazione positiva, da
parte del Tricoderma spp., nel ridurre la presenza dei funghi tossigeni tra i primi il Fusarium
verticillioides, con trattamenti applicati negli stadi di prime foglie, in fioritura, in maturazione cerosa
ed a maturit della granella (Nayaka et al., 2008).
Sono numerosi i formulati a base di tricoderma oggi in commercio, purtroppo nessuno di essi
registrato per essere utilizzato sulla parte aerea di mais.
Il Bacillus subtilis, batterio tipo Gram-positivo, aerobio, trova anchesso ampio utilizzo in
agricoltura grazie alle sue capacit di antibiosi nei confronti degli organismi fungini, mentre le altre
specie batteriche non ne subiscono lazione.
48
Tra i composti ad azione tossigena sintetizzati dal B. subtilis troviamo la bacilisina (comune a tutti i
ceppi) mentre sono ceppo specifiche la fengicina, la agrastatina, la plipastatina, la subtilina e la ericina
(Stein et al.,2005).
Nel caso del mais, il B. subtilis si sviluppa prevalentemente nei tessuti per via intercellulare,
colonizzando il floema, lepidermide e anche la rizosfera.
Il processo dinfezione pu avvenire fin dal primi stadi fenologici della pianta, coinvolgendo
tutti gli organi vegetali e permettendo di attuare unazione di induzione di resistenza sistemica (SAR).
Anche nel caso del B. subtilis alcuni studi hanno potuto verificare lazione antagonista nei
confronti di F. verticillioide (Bacon et al.,2005) permettendo di ridurre la contaminazione da
fumonisine.
Attualmente in Italia commercializzato il ceppo QST 713 di B. subtilis, sia in prodotti
concianti sia come prodotto per trattamenti fogliari in piante orticole e ornamentali.
Dagli studi di Edgecomb et al. (2005) emerso che lutilizzo del B. subtilis coniugato a quello
di altri anticrittogamici esplica unazione superiore rispetto al loro singolo utilizzo, come nel caso dei
triazoli.
Metodi fisici
Tra le tipologie dei metodi Fisici si annovera lutilizzo di composti adsorbenti
(alluminosilicati di sodio e calcio, zeoliti, carboni attivi, bentonite, argille o polimeri speciali), tuttora
utilizzati per la cura delle micotossicosi negli animali, la loro azione non ancora del tutto provata
(Avantaggiato et al., 2002).
49
50
6- Materiali e metodi
6.1- Raccolta campioni di mais Marano
Per la presente tesi nellannata 2010 sono state seguite due aziende appartenenti al Consorzio
di tutela mais Marano, distinte per lapproccio produttivo utilizzato, una di tipo convenzionale e una di
tipo biologico e per lapporto irriguo.
Le osservazioni, che hanno coinvolto tutte le superfici occupate dalla coltura di mais Marano,
sono state eseguite nel seguente modo:
su 39 piante per campo prese a caso, per le analisi fenologiche e morfologiche della pianta;
su 15 spighe per campo nel caso dei caratteri della produzione.
Si esclusa dal campionamento unarea marginale di 3 metri dal confine del campo.
Si sono potuti cos ottenere tre campioni, uno dallazienda convenzionale e due da quella
biologica, in seguito alla divisione in due appezzamenti coltivati, uno pi a nord e uno a sud (figura 6).
Per semplificazione il campione ottenuto dallazienda convenzionale non irrigua denominato
Trad1, per quello biologico irriguo Bio1-S, situato a sud del centro aziendale e biologico non irriguo
Bio2-N, per il campo a nord del centro aziendale.
Azienda convenzionale
Trad1-non irriguo
Fig.6 -Collocazione spaziale dellazienda convenzionale o Trad1 in localit Marano Vicentino, foto
satellitare tratta da Google map.
51
Azienda biologica
Bio1-N-non irriguo
Azienda biologica
Bio2-S-irriguo
Fig.7 -Collocazione spaziale dellazienda biologica divisa in Bio1-N e Bio2-S in localit Marsan (BG),
in azzurro il fiume Brenta, foto satellitare tratta da Google map.
53
54
16,5
13
55
-Fusarium verticillioidesgioni 5
-Fusarium verticillioidesgioni 10
56
Sequenza
VER_F
5-CTT CCT GCG ATG TTT CTC C-3
VER_R
5-AAT TGG CCA TTG GTA TTA TAT ATC TA-3
FUM_F
5-ACC ATC CCT TTC TTC TCC AG-3
FUM_R
5-AAA CAC CTG CTT TGA ACC AG-3
Tab.13 - Primers utilizzati e loro sequenza genica.
Dimensioni
578 pb
162 pb
Per ogni campione di F. verticillioides sono state previste tre ripetizioni per correggere
eventuali errori in fase di preparazione dei campioni, generando cos un dato medio per ogni
campione.
Per eseguire la reazione di amplificazione, il termociclatore (7500 Real-Time PCR System,
Applied Biosystems) stato programmato nel seguente modo: per lattivazione dei componenti 2
minuti a 50C e 10 minuti a 94C, successivamente sono seguiti 40 cicli, ognuno composto da
denaturazione per 50 secondi a 94C, ibridazione (annealing) per 50 secondi a 58C ed
polimerizzazione per 1 minuto a 72C.
In seguito alla prima fase di amplificazione, il termociclatore, per eseguire una reazione di
dissociazione termica programmato come segue: mantenimento di 72C per 5 minuti, innalzamento
57
della temperatura per 15 secondi da 72C fino a 95C, segue un abbassamento a 60C per 1 minuto ed
innalzamento a 95C per 1,5 secondi (figura 8).
I dati ottenuti dalla reazione di amplificazione e di dissociazione sono stati elaborati tramite il
software 7500 Real-Time PCR System di Applied Biosystems applicando la specifica funzione
Results.
I dati ottenuti dallelaborazione della curva standard e da quella damplificazione hanno permesso di
calcolare, con lausilio del software sopra citato, la quantit di DNA (espressa in ng) di F.
verticillioides e di geni FUM, contenuta nei campioni.
Per testare la robustezza e la specificit dei primers sono stati preparati due controlli negativi,
uno contenente solo DNA di mais e uno privo di qualsiasi DNA.
58
7- Risultati
7.1- Aspetti colturali delle due aziende
Dai questionari compilati insieme agli agricoltori sono emerse le pratiche agricole riportate nella
tabella 13.
Pratiche colturali/Azienda
Superficie coltivata a mais
Marano (m2)
Coltura precedente
Lavorazione principale
Epoca di semina
Densit di semina (pp/m2)
Concimazioni
Trad1
Bio2-S
Bio1-N
20.000
3750
3750
Mais
Orticole
Aratura primaverile a 35 cm
Ultima decade di Aprile
8
Concime chimico 100 kg alla
semina- 65 kg in pre-levata di
N-ureico
Aratura primaverile
a 40 cm
Prima decade di
Maggio
8
Prato di Erba
medica (3 anni)
Aratura primaverile
a 40 cm
Prima decade di
Maggio
8
No
No
Due sarchiature,
Due sarchiature,
dopo lemergenza e dopo lemergenza e
in pre-levata
in pre-levata
Trattamenti insetticidi
No
No
No
Adacquamenti (numero)
No
Si (1)*
No
Epoca di raccolta
6 Settembre 2010
3 Ottobre 2010
10 Novembre2010
Tab.13 tabella riassuntiva delle pratiche agricole attuate su mais Marano dalle due aziende considerate,
nellannata 2010.
* Non stato possibile stimare il volume, per mancanza di informazioni da parte dellagricoltore.
Trattamento pre-emergenza e
sarchiatura
59
Valori medi
u
Trad1
Bio1-N
Bio2-S
DMS
ANOVA
0,05
0,01
10,712
14,158
10,321
13,641
9,082
12,004
0,167
0,221
0,483
0,638
0,340
0,450
0.98
-
1.31
-
1,64
1,95
Bio2-S) e tradizionale
L analisi dei caratteri produttivi, condotti su base shanno messo in evidenza differenze
significative tra i tre campi sperimentali solamente per i caratteri numero di spighe per pianta,
diametro della spiga e produzione di granella per spiga.
Il numero di spighe per pianta risultato maggiore (2,7) nellappezzamento condotto in
biologico e senza apporto irriguo, ma questo dato probabilmente da attribuire allelevato numero di
fallanze presenti.
Questa considerazione trova conferma nella produzione reale ottenute paria a 130 g/m2 rispetto ai 260
g/m2 ottenuti in irriguo e ai 200 g/m2 della coltura convenzionale.
Merita che per tali caratteri non stato purtroppo possibile procedere allanalisi statistica dei dati, non
disponendo di repliche in quanto si trattano di valori complessivi forniti dagli agricoltori.
A livello di produzione per spiga, i migliori risultati sono stati ottenuti dalla coltivazione biologica in
irriguo (67,6 g/spiga), dato che trova conferma nella produzione complessiva di 260 g/m2.
60
Caratteri descrittivi
Pigmentazione di riferimento
verdi su rosse
presenza
verdi su rosse
%
data
Percentuali (%)
Trad1
Bio1-N
69
64
97
100
10-14 luglio
61
71
35
100
5-9 luglio
Bio2-S
74
69
41
100
4-8 luglio
Tab. 15 -Raccolta di dati descrittivi ottenuti dalle osservazioni condotte nelle due Aziende con approccio,
biologico(Bio1-N e Bio2-S) e tradizionale (Trad1).
80
B
60
A
40
20
0
Trad1
Bio1-N
Bio2-S
Fig. 9 Peso della granella per spiga (g) di mais Marano ottenute dalla coltivazione
convenzionale non irrigua (Trad1) e biologica non irrigua (Bio1-N) e biologica irrigua
(Bio2-S). Lettere maiuscole diverse indicano differenze statisticamente significative (P
0.05).
61
7.2.1- Confronto tra i campioni biologici, Bio1-N e Bio2-S, per aspetti morfologici
Dallo studio dei dati raccolti in campo nellazienda biologica, tabella 16, per gli aspetti morfologici
stato possibile evincere che:
tra i campioni Bio2-S irriguo e Bio1-N non irriguo, lunica differenza statisticamente
significativa riguarda il numero di spighe per pianta, 2,7 in Bio1-N e 2,10 in Bio2-S, figura
11A;
la coltivazione biologica in irriguo del mais Marano ha portato ad un aumento del 100% delle
produzioni rispetto alla condizione non irrigua, con valori rispettivamente di 0,13 kg/m2 per il
non irriguo e 0,26 kg/m2 per lirriguo. In realt, tali differenze possono solo in qualche misura
essere presumibilmente attribuite allimpiego dellirrigazione, non trattandosi di un
esperimento con ripetizioni, condotto secondo uno schema sperimentale adeguato.
A
B
Bio1-N
Bio2-S
cm
1,5
1
0,5
0
Trad1
62
Fig. 11A
250
A
B
14
200
12
B
AB
10
150
n.
cm
100
A
B
AB
50
2
A
0
Trad1
Bio1-N
Trad1
Bio2-S
Bio1-N
Bio2-S
nspighe
Fig. 11B
18
80
16
70
14
60
12
50
10
40
cm
30
20
10
0
Trad1
Bio1-N
Bio2-S
Trad1
Bio1-N
Bio2-S
Fig. 11A e 11B - Rappresentazione grafica dei caratteri morfologici quantitativi sotto esame tra
lazienda con indirizzo convenzionale e biologico irrigua (Bio2-S) e non irrigua (Bio1-N).
Lettere maiuscole diverse indicano differenze statisticamente significative(P 0.05).
63
ppb
3000
2000
1000
543
94
0
Trad1
Bio2-S
Molino Bortolo V.
64
UFC/g
100.000
10.000
1.017.904,762
1.000
100
10
119,296
1
Trad1
Bio2-S
65
slope: -3,373
R2: 0,993323
slope: -3,319
R2: 0,995341
66
Come descritto nel paragrafo presedente, la retta di regressione rappresenta lefficienza del processo di
amplificazione; si evince dalla figura 15 e16 la retta presenta un valore rispettivamente di R2 pari a
0,993323 per i primer VER e R2 pari a 0,995341 per i primer FUM, indice di una stretta relazione tra
concentrazione di DNA ed il Ct (ciclo soglia, la quale esprime il primo ciclo in cui il segnale supera il
treshold, che rappresenta il valore delle emissioni di fondo).
Lo slope della retta sia in figura 15 e 15 esprimono unelevata efficienza della reazione di
amplificazione, rispettivamente pari a -3,373859, per i primer VER, e -3,319748, per i primer FUM.
Nella figura 16, tramite lapposita funzione results, sono stati eliminati i dati aberranti, motivo della
formazione di triplette di ripetizione per ogni singolo campione.
Per apportare un ulteriore grado di sicurezza stata affiancata unanalisi della curva di melting dei
prodotti ottenuti, distinguendo cos i segnali del bersaglio da quelli di coprodotti della PCR, mediante
riferimento ai valori di Tm (temperatura di melting), che nel nostro caso stato di circa 80C 1.
Permettendo cos di distinguere prodotti non specifici della reazione, ad esempio dimeri di primer che
legano il SYBR Green I dye.
Dai risultati riportati nelle figure 17A e 17B, si evince che in entrambe le reazioni di amplificazione
del DNA, contenuto nei vari campioni, non si sono formati prodotti aspecifici.
Temperatura (C)
67
Temperatura (C)
Nelle figure 18A e 18B sono riportate le curve di amplificazione ottenute dai geni associati ai primer
VER e FUM di F. verticillioides, confermando la sua presenza in tutti e due i campioni, Trad1 e Bio2S.
Bio2-S
Trad1
ncicli
68
Bio2-S
Trad1
ncicli
Dai risultati ottenuti dalle analisi condotte con la tecnica della real-time PCR e riassunti nella figura 19
si evince che:
la presenza di F.verticillioides maggiore (1:10) in Bio2-S rispetto a Trad1;
nel campione Trad1 probabilmente la contaminazione da fumonisine totalmente dipendente
dalla presenza di F.verticillioides, per il contenuto minore dei geni FUM rispetto ai geni VER;
in Bio2 probabilmente la contaminazione da fumonisine non totalmente dipendente da
F.verticillioides, ma anche da altri funghi appartenenti al genere Fusarium, VER < FUM
0,014
0,012210
0,012
0,011003
ng/300ng
0,010
0,008
0,006
0,004
0,002
0,001153 0,001017
0,000
Trad1
VER
FUM
Bio2-S
69
9.000
1.017.904,7619
8.000
1.000.000
7.000
6.000
10.000
1.000
4450
5.000
4.000
119,2965
3.000
100
2.000
10
1.000
543
0
Trad1
Bio2-S
Inoculo F. verticillioides
Fumonisine
70
ppb
CFU/g
100.000
30
25
200
20
150
15
mm
100
10
50
A
0
5
0
1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1
Febbraio
Marzo
Aprile
pioggia (mm)
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto Settembre
Ottobre
71
7.5 - Stima del bilancio aziendale e confronto tra coltivazione convenzionale e biologica
Il Consorzio di tutela mais Marano per la produzione 2010 ha concordato un prezzo per la
granella del mais Marano pari a 0,55 /kg, sia per mais coltivato con tecniche biologiche, sia con
tecniche convenzionali.
La presente stima del bilancio della produzione maidicola del Marano nelle due aziende prese in
esame vuole permettere di comprendere la rimunerativit che una vecchia variet possiede nel
contesto economico attuale, forte anche di un patrimonio genetico unico (tabella 16).
La superficie di riferimento per il confronto il m2 , in quanto le superfici condotte a mais Marano
nelle due aziende sono differenti e, comunque, riguardano appezzamenti di poche migliaia di m2.
Pratiche
colturali/Azienda
Superficie di riferimento
Tipo e periodo della
lavorazione principale
Periodo di semina
Densit di semina
Concimazioni
Trad1
Descrizione
Costo
pratica
/m2
colturale
1 m2
Aratura
primaverile a
35 cm,
Ultima decade
di Aprile
9 m2
N-ureico
100 kg alla
semina- 65 kg
in pre-levata
0,009
0,027
Bio2-S
Descrizione
Costo
pratica
/m2
colturale
1 m2
Aratura
primaverile a 40
cm
Prima decade di
Maggio
9 m2
No
0,005
0,016
0,028
Due sarchiature,
dopo
0,005
0,005
lemergenza e in
pre-levata
No
No
0
0
No
Si (1)
0
(*)
6 Settembre 2010
3 Ottobre 2010
a mano (**)
a mano (**)
0,046
0,044
Ricavi lordi
0,2
0,26
0,55
0,55
Trattamento
pre-emergenza
e sarchiatura
0,11
0,143
Bio1-N
Descrizione
Costo
pratica
/m2
colturale
1 m2
Aratura
primaverile a 40
cm
Prima decade di
Maggio
9 m2
No
0,016
0,028
Due sarchiature,
dopo
0,005
lemergenza e in
pre-levata
No
0
No
0
10 novembre 2010
a mano (**)
0,044
0,13
0,55
0,071
Ricavi netti
Ricavi netti (/m2)
0,064
0,099
0,036
Ricavi netti a campo
176 /3750 m2
272 /3750 m2
101 /3750 m2
Ricavi netti stimati (ha)
468 /ha
724 /ha (*)
269 /ha
Tab. 16 Schema riassuntivo delle operazioni colturali che sono state eseguite nel 2010 per la coltivazione del
masi Marano. * In seguito alla irreperibilit del volume dacqua distribuito si omette la stima del costo per
ladacquamento; ** la raccolta del mais Marano per i produttori associati al Consorzio di tutela avviene con la
collaborazione degli stessi.
72
Come ultima considerazione opportuno precisare che la produzione nellanno 2010 di mais
Marano ha subito una evidente riduzione rispetto allanno precedente nelle due realt aziendali, con
una riduzione delle rese nel caso dellazienda convenzionale di circa il 25% (da 2,5 t/ha a 2 t/ha), nel
campo biologico irriguo di circa il 15% (da 3 t/ha a 2,6 t/ha), non possiamo esprimerci nel caso del
campo biologico non irriguo in quanto negli ultimi tre anni nellappezzamento, coinvolto nella ricerca,
era presente un prato di erba medica.
Indagando presso gli agricoltori della zona e confrontando la redditivit di altri mais da
granella, ma ibridi, emerso che il reddito medio fornito, escludendo tutti gli aiuti economici di
diversa origine, pari a circa 500/ha.
Questa informazione quindi ci permette di esprimere delle note positive sulla sostenibilit economica
della coltivazione del Marano, forti anche di un raccolto inferiore alle produzioni raggiunte nelle
annate passate, raggiungendo ricavi netti stimati di 468 /ha per lazienda convenzionale, 724 /ha per
mais Marano coltivato con tecnica biologica irrigua e 269 /ha per il mais Marano coltivato con
tecnica biologica senza lapporto irriguo
73
74
8- Conclusioni
Lo studio, condotto nellannata 2010, ha permesso di approfondire la risposta vegetoproduttiva che il mais Marano ha nei confronti di due approcci colturali, biologico e convenzionale.
Merita comunque ricordare che le informazioni ottenute non derivano da un esperimento condotto
secondo le procedure sperimentali canoniche, ma riguardano due Aziende situate in due Comuni
diversi, a circa 15 Km luna dallaltra.
I dati raccolti nella coltivazione convenzionale (trad1) e biologica non irrigua (Bio1-N), evidenziano
differenze relative a:
lo sviluppo vegetativo, pi elevato in Trad1, il quale probabilmente dovuto alla presenza
delle concimazioni azotate, 165 kg/ha di urea;
la produzione a m2 pari a 0,2 kg in Trad1 contro 0,13 kg in Bio1-N, questi dati sono in marte
inaspettati in quanto la coltivazione convenzionale, rispetto a quella biologica, ha dato
origine; a spighe con diametro minore, un numero di spighe per pianta pi basso e una
produzione per spiga minore.
Questa divergenza tra i dati dei caratteri della spiga e la resa in granella, potrebbe
verosimilmente essere attribuibile alle fallanze e al maggior allettamento della piante di mais
nella coltivazione con metodo biologico non irriguo. Linvestimento pi basso potrebbe
inoltre aver favorito la presenza della piralide.
Nel confronto tra coltivazione convenzionale non irrigua (Trad1) e biologica irrigua (Bio2-S)le
differenze riguardano:
lo sviluppo vegetativo, ancora superiore con limpiego delle tecniche convenzionali rispetto a
quelle biologiche;
il vigore vegetativo in termini di numero di foglie per pianta, superiore nel convenzionale non
irriguo (Trad1) rispetto al biologico irriguo (Bio2-S);
laspetto produttivo: le piante di mais biologico irriguo presentano il diametro della spiga, il
peso della granella per spiga e la produzione a m2 superiori rispetto a quelle coltivate con
metodo convenzionale non irriguo (Trda1), dimostrando che un maggior sviluppo vegetativo
non permette necessariamente di avere una maggior produzione.
Dallanalisi della risposta fisiologica e produttiva possiamo concludere che nelle due realt aziendali
non irrigue (Trad1 e Bio1-N), le quali possiedo caratteri tecnico-operativi comuni, differenziandosi
solo per il primo intervento contro le malerbe, chimico nel convenzionale, tramite sarchiatura nel
biologico, le produzioni maggiori si sono avute con lutilizzo di una tecnica convenzionale, 0,20
kg/m2 (stimata 2 t/ha) contro i 0,13 kg/m2 (stimata 1,3 t/ha) nel biologico, paria una differenza di circa
il 35%.
Dalla stima del bilancio economico, si evince che lutilizzo di una tecnica convenzionale ha permesso
di raggiungere un maggiore reddito, rispetto allutilizzo di una tecnica biologica non irrigua, inoltre il
ricavo netto raggiunto dalla coltivazione convenzionale permette di avere una coltura competitiva,
garantendo un reddito soddisfacente rispetto alla coltivazione di mais ibridi.
Le analisi hanno inoltre dimostrato come un intervento irriguo, nel caso del mais biologico, abbia
portato ad un incremento sostanziale delle produzioni, arrivando a superare quelle ottenute con una
approccio alla coltivazione convenzionale non irrigua, ottenendo cos una resa di 0,26 kg/m2 (stimata
2,6 t/ha) pari a un aumento del 30%.
Ancora una volta grazie al bilancio economico precedentemente stimato possiamo affermare come il
Marano, una vecchia variet di mais vitreo, permetta di avere un reddito remunerativo, con molta
probabilit anche maggiore di quello mediamente ottenuto con lutilizzo di ibridi di mais, anche se nel
caso del costo per un intervento irriguo non stato possibile ricavarne il valore.
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