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A destra:
Attivisti
dell'associazione
Peace Now manifestano
per chiedere la fine
dell'occupazione e lo
stop alla costruzione
delle colonie
nei Territori occupati
(foto Olivier Fitoussi/
Flash90)
Le VOCI di dentro
Manuela Borraccino
anca solo un anno alle celebrazioni promosse dal governo israeliano per il
cinquantenario dellaliberazione della Giudea e Samaria, lodierna Cisgiordania, nella Guerra dei Sei giorni del 1967. Una ferita per i palestinesi e per la comunit internazionale, ma non per la leadership israeliana ed i suoi sostenitori.
questo paradosso ad aver spinto un gruppo di diplomatici e docenti universitari israeliani a dar vita, a fine 2015, al movimento-ombrello internazionale Salva Israele, ferma
loccupazione, che aspira a coinvolgere la diaspora e tutti gli uomini e le donne di
buona volont, ebrei e non ebrei, per porre fine alla pi grande marcia della follia
nella storia di Israele nelle parole dello storico ed ex ministro degli Esteri Shlomo Ben
Ami. Hanno esplorato per decenni le profonde contraddizioni di Israele. Con le torce
delle scienze sociali, hanno delineato i muri invisibili eretti in 49 anni dalla psicologia
delloccupazione, che ha profondamente modificato lidentit collettiva del Paese e
la sua cultura politica. Hanno deciso di passare dalle aule universitarie al foro pubblico per spiegare ai loro concittadini come lethos del conflitto stia conducendo
Israele verso labisso. Sono quelle manipolazioni dellimmaginario collettivo, insistono, a far s che 570 mila coloni non considerino immorale risiedere con la forza in 125
colonie nei Territori palestinesi occupati illegalmente secondo le Risoluzioni internazionali, costati lequivalente di oltre 100 miliardi di euro. Ai nostri lettori proponiamo
un viaggio alla scoperta delle voci di dentro, autorevoli e scomode, che chiedono
spazio nel dibattito sociale e politico della complessa e frammentata societ israeliana. Uomini e donne che intendono servire la patria con le armi della denuncia e
della speranza in un futuro migliore.
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Chiamare le cose
con il loro nome
Siso:Vogliamo
salvare Israele
immaginare una societ occidentale pi razzista di quella israeliana, attaccava leditorialista
Gideon Levy.
Il tentativo da parte dello stato
maggiore israeliano di minimizzare la sparatoria di Hebron e
lesplosione di un bus a Gerusalemme che, il 18 aprile scorso, ha
provocato una vittima e 20 feriti
hanno riacceso ancora una volta i
riflettori sulle radici della violen-
BTselem. Il fallimento di innumerevoli iniziative di pace denunciano e le continue prevaricazioni dei coloni stanno distruggendo
ogni speranza di futuro fra i palestinesi. Anche gli israeliani sono
angosciati dallinarrestabile ciclo
di violenze. Lattuale situazione
alimenta ovunque sentimenti
anti-ebraici e danneggia gravemente la posizione di Israele nel
mondo.
SCHEDA
dossier
dossier
Loccupazione
distrugge
la democrazia
israeliana, alimenta lo
spargimento di sangue
e rappresenta un costo
insostenibile per
lo Stato: aiutateci a
fermarla chiedono
i fondatori del
movimento Salva
Israele Ferma
loccupazione (Siso)
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IL LIBRO
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Il disastro delloccupazione
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osserva Danny Rubinstein, anche il frutto della strumentalizzazione della storia del popolo ebraico: La ghettizzazione ebraica per molte generazioni e il lungo isolamento di Israele rimarca
il grande giornalista israeliano,
autore con Dan Caspi di un saggio sul Muro dellInformazione (cfr
intervista p. 40) a volte hanno
portato a ignorare laltro, le sue
angosce e i suoi dolori. Il terribile
trauma della Shoah ha addirittura
rafforzato tali tendenze. Le paure, vere o false, della distruzione
dello Stato ebraico hanno generato unimmagine angosciante del
nemico. Questo timore ha funzionato come collante per la societ
israeliana. A volte in Israele la
demonizzazione del nemico
divenuta una necessit.
Per porre fine alloccupazione,
insomma, lintervento politico e
militare non basta: indispensa
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LE REAZIONI
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Un altro blogger americano accusa i membri di essere antisionisti, facendo eco a quanti hanno definito traditori gli ambasciatori e membri di Siso Alon Liel e Ilan Baruch, rei di chiedere
da anni ai governi stranieri di riconoscere lo Stato palestinese
per fare pressioni su Israele per una soluzione al conflitto.
Che la strada sia tutta in salita per il movimento lo dimostra
anche la freddezza con cui stato accolto dagli stessi movimenti pacifisti israeliani che, a quanto si apprende da fonti
autorevoli, temono che lo stesso ricorso alla parola occupazione fin dal nome possa allontanare eventuali sostenitori.
Peace Now, ad esempio, ha definito liniziativa di Siso benedetta e importante, ma non aderisce alla campagna perch
ha altri progetti per il 5 giugno 2017. JStreet, la potente organizzazione liberal degli ebrei americani, non ha ancora formalmente aderito perch il movimento ai suoi primi passi
secondo quanto dichiarato da uno dei dirigenti, Yael Patir.
oralistici, elitari, bigotti. Gli epiteti lanciati contro il movimento Salva Israele, ferma loccupazione (Siso) non si
sono fatti attendere e non si fermano alla stampa in ebraico.
In un articolo intitolato Salvare Israele. Da chi? apparso su
un sito della comunit ebraica americana,The Algemeiner,
lautore Eytan Meir (che si firma come dirigente del movimento sionista ultranazionalista Im Irtzu), attacca uno dei fondatori di Siso, il giornalista e saggista Akiva Eldar, e riferisce che
malgrado lalto profilo dei suoi membri, il movimento non
riuscito a conquistare il sostegno dei partiti di sinistra in Israele, tanto che lUnione sionista ha rispedito al mittente lofferta di coinvolgimento.
Con il suo approccio di superiorit morale scrive a Siso e
ai suoi partner non importa che il loro tentativo bigotto di imporre una politica potenzialmente letale ad Israele sia stato
ampiamente rigettato dal pubblico israeliano, compresi i loro
presunti alleati politici.
Israele possiede
le chiavi della pace
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CHI
Nella foto:AUna
donna
palestinese
sinistra:
Daniel
Bar-Tal
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a studiato in lungo
e in largo perch alcuni conflitti restano inconciliabili
mentre in altri, dal
Sudafrica allIrlanda del nord, i
protagonisti sono riusciti a scardinare le dinamiche di odio, paure, recriminazioni che hanno fatto
s che dalla Seconda guerra
mondiale ad oggi soltanto 144
conflitti su 352 si siano conclusi
con accordi di pace. Oggi il professor Daniel Bar-Tal, 70 anni,
docente emerito di Psicologia
politica allUniversit di Tel Aviv,
ha intrapreso con il movimento
Salva Israele, ferma loccupazione lo
sforzo titanico di convincere la
maggioranza degli israeliani che
loccupazione indebolisce il tessuto morale e democratico di Israele e sta creando una spaccatura
interna senza precedenti.
Bar-Tal arrivato in Israele a 11
anni, nel 1957. A 19 era sotto le
armi. Fu allora, racconta, che speriment per la prima volta lesperienza dellautocensura e i suoi
effetti nella costruzione della
narrativa del conflitto, una versione auto-referenziale nel narrare la realt israelo-palestinese che
giustifica la continuazione dello
scontro. Nel 1965 mi trovavo con
altre dozzine di soldati ad Almagor, un insediamento al confine
con la Siria. Nella lotta con la Siria
sulle zone demilitarizzate, uno
dei nostri soldati alla guida di un
trattore corazzato entr in un
campo conteso, sapendo che una
volta superata una certa linea i
siriani avrebbero sparato. Noi
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delloccupazione, ovvero da
quello che viene speso dallo
Stato per controllare militarmente i territori, rimarca il ricercatore economico Shir Hever, uno dei maggiori esperti
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Il caro prezzo
delloccupazione
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SCHEDA
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calcolo accurato di quanto denaro Israele spende attualmente per loccupazione. In realt i
fondi sono stati stanziati clandestinamente per due motivi:
evitare lindignazione pubblica
in Israele per il favoritismo del
quale godono i coloni ed evitare la gogna allestero per le
violazioni del diritto internazionale.
Hever lavora per lAlternative
Information Center, unorganizzazione non governativa israelo-palestinese con sede a Gerusalemme fondata nel 1984 per
promuovere la giustizia, luguaglianza e la pace basata sul
diritto internazionale fra israeliani e palestinesi e per divulgare informazioni sugli effetti
delloccupazione. A partire dal
saggio The Political Economy of
Israels Occupation: Repression
beyond Exploitation (pp. 240, Pluto Press 2010) e nei successivi
aggiornamenti, leconomista
spiega come siano distribuiti ai
coloni dei sussidi che il resto
degli israeliani non riceve e come cercare cifre sul costo delle
colonie voglia dire innanzitutto
tentare di ricostruire un puzzle
di dati disaggregati con il rischio di commettere errori, come ben sanno gli economisti che
da decenni si scontrano contro
quello che viene definito, in italiano, un muro di omert.
Nel 2008 il sociologo Shlomo
Swirki, del Centro Adva di Tel
Aviv, aveva avanzato lipotesi
approssimativa di un costo che
era stato fino ad allora, nei primi
a anni analizzano come sia stata resa legittima per la psiche collettiva loccupazione dei Territori palestinesi. Amiram Raviv,
docente emerito di Psicologia allUniversit di Tel Aviv, spiega come per una societ occupante come quella israeliana nel tempo la sfida psicologica centrale diventi quella del mantenimento
dellautostima di fronte agli effetti negativi di una
condotta contraria ai valori della modernit e condannata a livello internazionale: tutto questo crea quello
chiamiamo dissonanza cognitiva fra il bisogno di
conservare unimmagine positiva di s e le critiche
esterne. A livello collettivo, il primo effetto
quello del rafforzamento dellidentit e
Nella foto: Gerusalemme,
del senso di apparteun colono in preghiera al
nenza al gruppo. Il
Muro occidentale f(foto
secondo la ricerca
Mendy Hechtman/
di giustificazioni: ad
Flash90)
esempio si dice che
loccupazione corregge uningiustizia
storica, o che dettata dalla mancanza di
alternative.
La realt delloccupazione aggiunge
Keren Sharvit, docente di Psicologia allUniversit di
Haifa costringe loccupante ad affrontare lansia
suscitata da comportamenti che violano norme e
valori convenzionali. Abbiamo distinto cinque meccanismi di difesa. I primi due sono la rimozione e la
negazione (un processo ritenuto pi vicino alle soglie
della coscienza): con essi le informazioni che minacciano lautostima collettiva vengono soppresse e
costrette a rimanere nellinconscio, cosicch le persone possano dire che qualcosa non esiste, non
accaduto. Nel caso di Israele, entrambi hanno
portato la societ a riorganizzare la memoria collettiva e visione della realt in modo da evitare di vedere
la verit. Lasciare nellinconscio le violazioni dei diritti umani perpetrate contro i palestinesi ha fatto s
che non si arrivasse a sperimentare sensi di colpa
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ANALISI
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i giorni
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