MAT: 60368
Martina Pinna
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conoscente (colui che si guarda dentro e incontra me). Come spiega lo schema nell'immagine
seguente il S
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un puzzle possiamo affermare che le credenze che hanno gli altri della nostra personalit sono tante
piccole tessere che unite tra di loro formano noi stessi. C' per da applicare una distinzione.
Sebbene abbiamo appena asserito che le relazioni sociali definiscono l'identit del singolo,
dobbiamo doverosamente specificare che l'individuo non influenzato in modo equo da tutti; ma le
relazioni che pi lo definiscono sono quelle strette e importanti, quelle caratterizzate da calore e
intimit. Possiamo giustamente capire che se cos non fosse saremo perpetuamente definiti in modo
diverso da chiunque entrasse in contatto con noi, fino ad arrivare ad una mescolanza di tratti non pi
distinguibile e che ci spersonalizzerebbe.
Una volta assunto questa prima di parte di tesi ci chiediamo ora se le emozioni, alla base dei
comportamenti, che proviamo per gli altri possano in qualche modo influenzare la nostra identit.
(Damasio, 1994, pag. 246) ovvero selezionano fra gli esiti futuri delle alternative che abbiamo a
disposizione (MariaGrazia Rossi, 2013, pag. 19). Praticamente le emozioni funzionano come delle
macchine che avvisano quando un qualcosa pu andare bene e quando invece un'altra no, per cui
non sono solo irrazionali, ma sono in realt utili nel processo decisionale, che si pensa sempre
debba essere logico e quindi intoccato dalle emozioni. Partendo quindi da questa convinzione, per
cui le emozioni influenzano i processi decisionali, spieghiamo ora come arriviamo a provare
un'emozione. Esistono sei tipi di emozioni prototipiche (o primarie, o base), Paul Ekman le ha cos
classificate: rabbia, disgusto, tristezza, piacere, paura e sorpresa.
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corporee? In realt sarebbe meglio dire che le emozioni vengono generate una volta che il nostro
corpo-ricettore sta avvertendo stimoli dall'ambiente esterno; infatti le emozioni reagiscono da
regolatore e processatore di informazioni e hanno una funzione omeostatica. Semplificando
ulteriormente si potrebbe dire che un individuo provi rabbia non perch avverte l'emozione della
rabbia, ma perch il suo corpo-ricettore percepisce sensazioni di tremore e rigidit delle membra
che corrispondono alla sensazione-emozione della rabbia.
Utilizzando queste nozioni possiamo azzardare che le emozioni che proviamo per chi ci sta intorno
influiscano su di noi, sulle nostre decisioni e quindi sulla nostra identit? A questa domanda, che
alla base della tesi che vogliamo portare avanti, cercheremo di rispondere ora.
Conclusioni
Abbiamo visto che, sia con l'io che con le emozioni, una delle parti fondamentali per aiutarci a
capire meglio noi stessi il corpo, o meglio le sensazioni corporee. Esse infatti rappresentano una
porta fra la dimensione esterna e quella interna, il corpo ci divide ma non funge da barriera. Le
nostre sensazioni corporee ci permettono di inquadrare o meno gli altri fra i nostri affetti,
definendoli come parte di noi e quindi parte della nostra Identit; le sensazioni corporee degli altri
definiscono a loro volta ci che noi rappresentiamo ai loro occhi, offrendoci quindi altre tessere
della nostra identit-puzzle. Avere accanto le persone a noi care, le persone che consideriamo
nostre, genera sensazioni corporee che danno input alle emozioni. Le emozioni stanno alla base
dei nostri processi decisionali; per cui possiamo timidamente affermare che possibile che gli altri,
influenzando le nostre emozioni, ci portino a prendere decisioni che, una volta perseguite, daranno
una nuova definizione identitaria di noi sia agli altri che a Noi stessi.
FONTI:
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Il Giudizio del Sentimento, emozioni, giudizi morali, natura umana- Maria Grazia Rossi