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Sommario
Superfici minimali. Variazioni a un parametro di superfici. Geodetiche. Derivazione covariante. Equazioni delle geodetiche. Teorema di esistenza e unicita. Simboli di Christoffel.
Teorema di Clairaut.
Superfici minimali
Ricordiamo che una superficie si dice minimale se ha curvatura media identicamente nulla. Le
superfici minimali sono legate a unimportante proprieta variazionale riguardo allarea. Supponiamo che sia una curva dello spazio semplice (senza autointersezioni) e chiusa e consideriamo
linsieme S delle superfici che hanno come bordo . Supponiamo poi che esista una superficie
(regolare) 0 che abbia area minima tra tutte le superfici della famiglia S . Vogliamo verificare
che allora 0 `e minimale. In altre parole,
Teorema 1. Nella notazione precedente, supponiamo che 0 sia una superficie parametrizzata
regolare di S , tale che:
Area(0 ) Area()
per ogni S . Allora 0 `e minimale.
Dimostriamo il teorema nel caso in cui 0 sia parametrizzata da una funzione
f : R3 .
La dimostrazione si fa considerando variazioni a un parametro di 0 ; precisamente, dato un
campo di vettori (sintende, differenziabile) e normale a , e dato t [, ], con > 0
sufficientemente piccolo, consideriamo la funzione ft : R3 definita da:
ft (u, v) = f (u, v) + t(u, v).
Se `e sufficientemente piccolo si puo verificare che ft `e una parametrizzazione regolare di una
. []
superficie ft () = t , detta variazione di 0 corrispondente a . Otteniamo cosi una famiglia
a un parametro di superfici vicine a 0 :
[]
{t : t [, ]}.
Notiamo che per t = 0 otteniamo proprio 0 :
[]
0 = 0 .
1
Se assumiamo che sia nullo sul bordo di 0 , vediamo che tutte queste superfici appartengono
a S , dunque, per la propriet`
a di minimo di 0 , si ha:
[]
[]
Area(0 ) Area(t )
(t) = Area(t ).
Si verifica che `e differenziabile; poiche t = 0 `e un punto di minimo di , si ha necessariamente
0 (0) = 0. Dunque concludiamo che
Lemma 2. Se 0 ha area minima tra tutte le superfici di S allora, per ogni campo di vettori
normali a 0 e nulli su , si ha:
d
[]
|t=0 Area(t ) = 0.
dt
Ora osserviamo che un vettore normale a 0 nel punto x0 0 `e un multiplo del versore normale
N (x0 ) alla superficie in x0 . Dunque un campo di vettori normali a 0 si scrive:
(x) = (x)N (x)
dove (x) `e una funzione su 0 . Il prossimo lemma sar`a dimostrato nella sezione che segue.
Lemma 3. Sia = N . Allora
d
[]
|t=0 Area(t ) = 2
dt
Z
H d0 .
0
Notiamo che se H = 0 ovunque, allora la derivata a primo membro della relazione `e nulla per
ogni variazione a un parametro di 0 . Questo si esprime dicendo che una superficie minimale `e
un punto critico del funzionale area.
Dimostriamo ora il teorema. Se 0 minimizza larea in S allora, per il lemma 2 e il lemma 3 si
ha:
Z
H d0 = 0
0
per ogni funzione differenziabile su 0 , nulla la bordo. Ma si dimostra che questo succede solo
se H = 0 in tutti i punti di 0 . Quindi 0 `e minimale.
1.1
Ricordiamo che
[]
t = ft (),
dove ft `e la parametrizzazione ft : R3 definita da
ft (u, v) = f (u, v) + t(u, v)N (u, v)
2
0 (0).
dunque:
0 (0) =
d
1
|t=0 det g(t) dudv,
2 det g dt
d
|t=0 det g(t). Ora:
dt
f
f
t =
+ t N + t
u
u
u
u
ft = f + t N + t N
v
v
v
v
Indichiamo con gij (t) gli elementi della matrice g(t). Si ha:
ft ft
,
i
u u
f f
f
f N
=h ,
i + 2t h , N i + 2th ,
i + t2 A11
u u
u u
u u
g11 (t) = h
dove
A11 =
2
u
+ 2 |
N 2
N
| + 2 hN,
i.
u
u
u
Ora
h
f f
,
i = g11 ,
u u
f
, N i = 0,
u
f N
2f
,
i = h 2 , N i = l11 .
u u
u
Dunque:
g11 (t) = g11 2t l11 + t2 A11 = g11 2t l11 + O(t2 ),
dove O(t2 ) `e una funzione del tipo: O(t2 ) = t2 h(t), con h(t) funzione differenziabile; dunque
tale funzione, insieme con la sua derivata prima, si annulla per t = 0. Analogamente si ha:
g12 (t) = g12 2t l12 + O(t2 ),
g22 (t) = g22 2t l22 + O(t2 ).
3
Ora
det g(t) = g11 (t)g22 (t) g12 (t)2 .
Dovendo calcolarne la derivata prima, siamo interessati soltanto al coefficiente di t nellespressione di det g(t). Ora si ha:
det g(t) = det g 2t g11 l22 + g22 l11 2g12 l12 + O(t2 )
Dunque:
d
|t=0 det g(t) = 2 g11 l22 + g22 l11 2g12 l12 .
dt
Ricordiamo che
H=
2
2
g11 g22 g12
da cui si ricava
g11 l22 + g22 l11 2g12 l12 = 2H det g.
In conclusione:
d
|t=0 det g(t) = 4H det g.
dt
Sostituendo nella precedente espressione di 0 (0) vediamo che:
Z
p
0 (0) = 2 H det g dudv
Z
= 2
H d0
0
e la dimostrazione `e completa.
In questa sezione definiremo le geodetiche di una superficie come curve parametrizzate dallascissa curvilinea la cui accelerazione `e un vettore ovunque normale alla superficie (quindi tali
che la componente tangenziale dellaccelerazione `e nulla).
Queste curve hanno unimportante propriet`a variazionale, che si pu`o riassumere cosi. Dati
due punti p, q della superficie, consideriamo linsieme (p, q) di tutte le curve : [a, b]
contenute in e tali che (a) = p, (b) = q. Allora, se p e q sono sufficientemente vicini, si
pu`o dimostrare che esiste ununica curva (p, q) che ha lunghezza minima tra tutte le curve
di (p, q); inoltre, tale curva `e una geodetica. In altre parole, almeno localmente, le geodetiche
generalizzano una ben nota propriet`
a delle rette del piano: quella di essere curve di lunghezza
minima.
Il problema sar`
a dunque il seguente: data una superficie , determinare esplicitamente tutte le
sue curve geodetiche. Il problema `e ricondotto a unequazione differenziale del secondo ordine per
ciascuna delle componenti di , e data una parametrizzazione regolare della superficie lequazione
2.1
Definizione di geodetica
(1)
Derivazione covariante
d
|t=0 ((t))
dt
dove (t) `e una qualunque curva tale che (0) = p e 0 (0) = Xp . Il risultato `e un vettore di R3 .
Se X `e un campo di vettori tangente a , allora X `e un campo di vettori su , che associa
a ciascun punto p di il vettore Xp di R3 .
Notiamo che, se = (t) `e una curva su , allora 0 `e un campo di vettori tangente, e risulta,
per definizione:
d
d
0 = ((t)) =
.
dt
dt
In particolare
0 0 = 00 .
Questa operazione soddisfa alle seguenti regole. In cio che segue, h `e una funzione differenziabile
su , Xi `e un campo di vettori tangente e i `e un campo di vettori qualunque.
hX = hX
X (h) = (X h) + hX
X1 +X2 = X1 + X2
X (1 + 2 ) = X 1 + X 2
X h1 , 2 i = hX 1 , 2 i + h1 , X 2 i
Supponiamo ora che X e siano campi di vettori tangenti a . Poniamo:
.
TX = (X )T ,
la componente tangente della derivata di lungo X. Abbiamo la decomposizione:
X = TX + hX , N iN.
Ora, derivando lidentita h, N i = 0 lungo il vettore X otteniamo:
0 = hX , N i + h, X N i = hX , N i II(X, ).
6
(2)
(3)
Dati campi di vettori tangenti X, , il campo di vettori tangenti TX `e detto derivata covariante di lungo X. Dunque, loperazione di derivazione covariante T si ottiene per proiezione
ortogonale della derivata ordinaria sul piano tangente alla superficie.
Notiamo che, se = (t) `e una curva su e se X = 0 , allora T0 `e un campo di vettori
tangenti, che scriveremo:
. D
.
T0 =
dt
In particolare, se = 0 , allora T0 0 `e la componente tangenziale dellaccelerazione di .
Dallespressione (3) si verifica che la derivata covariante soddisfa le seguenti propriet`a, analoghe
a quelle della derivata in R3 . Qui h `e una funzione differenziabile su e X, , Xi , i sono campi
di vettori tangenti:
ThX = hTX
TX (h) = (X h) + hTX
TX1 +X2 = TX1 + TX2
TX (1 + 2 )
TX h1 , 2 i
3.1
=
=
(4)
TX 1 + TX 2
hTX 1 , 2 i + h1 , TX 2 i
Simboli di Christoffel
i, j = 1, 2.
(5)
I coefficienti kij in (5), dove i, j, k = 1, 2 sono detti simboli di Christoffel della parametrizzazione.
Dunque, i simboli di Christoffel permettono di calcolare la derivata covariante di campi di
vettori su . Vedremo in seguito come calcolarli; in ogni modo kij sono funzioni differenziabili
di (u, v) .
3.2
Fissata una curva : [a, b] e un campo di vettori lungo , vogliamo ora esprimere la
derivata covariante di lungo = (t):
D
= T0
dt
in funzione dei simboli di Christoffel. Se h = h(t) `e una funzione della variabile t, e `e un
campo di vettori lungo , allora (4) implica:
D
D
(h(t)) = h0 (t) + h(t)
.
dt
dt
Ora esprimiamo nella base (E1 , E2 ). Esprimendo nella base (E1 , E2 ), si ha
= 1 (t)E1 + 2 (t)E2
dove i coefficienti (t), 2 (t) sono funzioni di t. Dunque:
D
DE1
DE2
= 10 (t)E1 + 1 (t)
+ 20 (t)E2 + 2 (t)
dt
dt
dt
Ora si ha (t) = f ((t)) = f (u1 (t), u2 (t)), da cui otteniamo:
0 (t) = u01 (t)E1 + u02 (t)E2 .
Dunque (vedi (4)):
DEj
= T0 Ej
dt
= u01 (t)TE1 Ej + u02 (t)TE2 Ej
X
X
= u01 (t)
k1j Ek + u02 (t)
k2j Ek
k
i,k
k=1
i,j=1
k=1
Ricordiamo che una geodetica `e una curva su la cui accelerazione tangenziale `e nulla.
Dunque per il calcolo precedente abbiamo:
Proposizione 7. La curva
(t) = f (u1 (t), u2 (t))
`e una geodetica sullintervallo t [a, b] se e solo se le componenti u1 (t), u2 (t) soddisfano il
sistema di equazioni differenziali:
2
X
00
u (t) +
1ij u0i (t)u0j (t) = 0
1
i,j=1
(6)
2
00
u2 (t) +
i,j=1
dove kij = kij (u1 (t), u2 (t)) sono i simboli di Christoffel della parametrizzazione.
Come conseguenza di questo calcolo, e della teoria dei sistemi di equazioni lineari, otteniamo il
seguente teorema di esistenza e unicit`
a (locale) delle geodetiche di una superficie.
Teorema 8. Sia una superficie parametrizzata da f : R3 . Fissiamo un punto p
e un vettore tangente X Tp . Allora esiste > 0 e una geodetica X : [, ] tale che
0 (0) = X. Inoltre, tale geodetica `
X (0) = p, X
e unica.
Quindi, fissati un punto p e una direzione (vettore tangente alla superficie, di modulo unitario),
esiste ununica geodetica che origina nel punto p e ha vettore velocit`a, in quel punto, prescritto
da . Sappiamo che ogni geodetica ha vettore velocit`a di modulo costante: quindi, se ha modulo
unitario, sar`
a parametrizzata dallascissa curvilinea. Se X ha modulo c > 0, allora il vettore
= 1c X ha modulo unitario; `e chiaro che X e originano in p e hanno la stessa traccia. Tale
traccia `e percorsa con velocit`
a unitaria da e con velocit`a costante, pari a c, da X .
Per la dimostrazione del teorema, supponiamo che p = f (x1 , x2 ) e X = a1 E1 (p)+a2 E2 (p). Dalla
teoria delle equazioni differenziali, esiste una soluzione (u1 (t), u2 (t)) del sistema di equazioni
differenziali (6), con dato iniziale
(u01 (0), u02 (0)) = (a1 , a2 )
4.1
2
X
kij Ek .
k=1
Un calcolo diretto (che non espliciteremo) mostra che, se g ij sono le entrate della matrice g 1 ,
allora:
2
X
k
ij =
g rk {ij, r},
(7)
r=1
dove {ij, r}, detti simboli di Christoffel di prima specie, sono dati da
{ij, r} = hEij , Er i
gri gij
1 gjr
+
=
2 ui
uj
ur
Ei
.
uj
Notiamo che kij = kji . Dunque, si hanno al massimo sei simboli di Christoffel distinti e le
relazioni (7) forniscono formule esplicite per il loro calcolo.
e dove Eij =
4.2
1
{12, 1} = g11,2
2
1
{22, 2} = g22,2
2
112 = 121 =
222 =
1
g11,2
2g11
1
g22,2
2g22
(8)
kik =
10
Applichiamo il calcolo alla situazione in cui la prima forma fondamentale, oltre a essere diagonale
(g12 = 0) `e tale che g22 = 1 e g11 dipende solo da u2 . Parametrizzazioni di questo tipo sono
importanti, e includono le superfici di rotazione.
Teorema 10. Supponiamo che la prima forma fondamentale sia del tipo
g11 (u2 ) 0
g(u1 , u2 ) =
.
0
1
Allora i simboli di Christoffel non nulli sono solo due:
1
211 = g11,2 ,
2
112 =
1
g11,2
2g11
u001
u002
+
+
ovvero
g11,2 0 0
00
u u =0
u1 +
g11 1 2
D0
, E1 i.
dt
Dimostrazione. Occorre dimostrare solo lultima affermazione. Se (t) = f (u1 (t), u2 (t)) allora
0 (t) = u01 (t)E1 + u02 (t)E2 quindi:
(t) = u01 (t)g11 (u2 (t)).
Derivando otteniamo:
g11,2 0 0
0 (t) = u001 g11 + g11,2 u01 u02 = g11 u001 +
u u .
g11 1 2
Per definizione:
1
D0 00 g11,2 0 0
= u1 +
u1 u2 E1 + u002 g11,2 (u01 )2 E2 ,
dt
g11
2
da cui
h
g11,2 0 0
D0
, E1 i = u001 +
u u g11 = 0 (t).
dt
g11 1 2
11
4.3
Superfici di rotazione
Parametrizzazione:
(u2 ) cos u1
f (u, v) = (u2 ) sin u1 ,
(u2 )
(9)
(u2 )
La curva profilo (anche detta generatrice) nel piano xz `e (u2 ) = 0 , e si ottiene per
(u2 )
rotazione di intorno allasse z.
d 2 d 2
+
= 1 per ogni
Assumeremo parametrizzata dallascissa curvilinea, quindi
du2
du2
u2 (a, b).
La prima forma fondamentale della parametrizzazione `e
(u2 )2 0
,
g=
0
1
ed `e del tipo specificato in precedenza, con g11 (u2 ) = (u2 )2 . Le equazioni delle geodetiche sono:
2 d 0 0
00
u u =0
u1 +
du2 1 2
(10)
u00 d (u0 )2 = 0
2
du2 1
Verifichiamo, ancora una volta, che i meridiani, parametrizzati dallascissa curvilinea, sono
geodetiche. Le equazioni
(
u1 = c
u2 = t
dove c `e una costante, parametrizzano il meridiano u1 = c, cosicche (t) = f (c, t). Poiche
u01 = 0, u02 = 1, risulta che 0 ha modulo:
|0 |2 = g11 (u01 )2 + 2g12 u01 u02 + g22 (u02 )2 = 1
dunque `e parametrizzata dallascissa curvilinea. Si vede immediatamente che u1 = c, u2 = t `e
una soluzione di (10), dunque una geodetica per ogni c.
Vediamo ora quali paralleli sono geodetiche. Parametrizziamo il parallelo u2 = c nel modo
che segue:
(
u1 = t
u2 = c.
Dato che u01 = 1, u02 = 0, la curva immagine (t) = f (t, c) ha vettore velocit`a tale che(|0 (t)|2 =
u1 = t
(c)2 + 1, dunque di modulo costante. Ne segue che `e una geodetica se e solo se
`e
u2 = c
12
4.4
Teorema di Clairaut
E1
i|.
|E1 |
13
Esercizi
R cos v cos u
f (u, v) = R cos v sin u
R sin v
14
dove = (0, 2) ( 2 , 2 ).
a) Verificare che f parametrizza una porzione della sfera S2 (R) di centro lorigine e raggio R:
quale ? (in altre parole, determinare limmagine di f ).
b) Verificare che f `e regolare (la matrice jacobiana di f ha rango 2) e iniettiva (vale a dire,
f (u, v) = f (u0 , v 0 ) implica v = v 0 ).
c) Scrivere la matrice g della prima forma fondamentale.
d) Calcolare il versore normale N della parametrizzazione e determinare la matrice l della
seconda forma fondamentale.
e) Determinare la matrice w delloperatore di Weingarten, e osservare che le curvature principali
sono costanti e uguali tra loro.
` data la mappa f : R3 definita da:
Esercizio 2. E
cos v cos u
f (u, v) = cos v sin u .
sin v
dove (u, v) = (0, ) ( 2 , 2 ) (si noti che f `e regolare ma non `e iniettiva). Notare che
f parametrizza una porzione della sfera di centro lorigine e raggio 1, e che la prima forma
fondamentale `e:
2
cos v 0
.
g=
0
1
Si consideri la curva : (0, 2 ) definita da:
(
u(t) = log cos t
v(t) = t
e sia : (0, 2 ) , la curva di immagine di (t) tramite f :
(t) = f (u(t), v(t)).
a) Determinare quale porzione di sfera `e parametrizzata da f (vale a dire, descrivere limmagine
f ()).
b) Determinare la velocit`
a scalare di , ovvero la funzione |0 (t)|, direttamente a partire dalla
prima forma fondamentale, senza usare la parametrizzazione f , e stabilire se esistono i seguenti
limiti:
lim |0 (t)|,
lim |0 (t)|.
t0+
t/2
/2
dellarco
x2
a2
z2
b2
= 1 intorno allasse z.
a) Verificare che le sezioni piane ottenute come intersezione dellellissoide con i piani coordinati
x = 0, y = 0, z = 0 sono tutte geodetiche (se parametrizzate dallascissa curvilinea).
b) Enunciare il Teorema di Clairaut per le geodetiche su una superficie di rotazione.
c) Ora si ponga a = 1. Sia 1 = {z = 0} la geodetica ottenuta come intersezione di
con il piano xy. Si consideri il punto p = (1, 0, 0) 1 , e sia la geodetica di uscente da p,
orientata nel verso delle z crescenti, e che forma un angolo di /3 con 1 (ovvero, con il vettore
(0, 1, 0) tangente a 1 in p). Determinare il valore minimo che pu`o assumere la distanza di (t)
dallasse z, e inoltre il valore massimo che puo assumere la quota di (t) (ovvero, la sua terza
coordinata).
16