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Sono a Parigi;
Ho cominciato a vivere, ma non a respirare.
Dmtriev, Diario di un viaggiatore
Fra i giovani mandati da Pietro il Grande in terre straniere, per
apprendervi le nozioni indispensabili a uno stato riformato, si
trovava il suo figlioccio, il negro Ibrahm. Aveva studiato alla
scuola militare di Parigi, ne era uscito capitano d'artiglieria, si era
distinto nella guerra di Spagna e, gravemente ferito, era tornato a
Parigi. L'imperatore, pur immerso nelle sue grandi imprese, non
smetteva d'informarsi sul suo prediletto, e riceveva sempre
apprezzamenti lusinghieri sui suoi progressi e sulla sua condotta.
Pietro era molto soddisfatto di lui, e pi di una volta lo aveva
richiamato in Russia, ma Ibrahm non aveva fretta. Sfuggiva
adducendo diverse scuse, ora una ferita, ora il desiderio di
perfezionare le sue conoscenze, ora la mancanza di soldi, e Pietro
accondiscendeva alle sue richieste, gli raccomandava di aver cura
della propria salute, lo ringraziava per lo zelo negli studi e,
estremamente parsimonioso nelle spese personali, non risparmiava
per lui il proprio tesoro, aggiungendo alle monete d'oro consigli
paterni e premurosi ammonimenti.
Secondo la testimonianza di tutte le memorie storiche, nulla era
sospettare nulla.
Il momento fatale si avvicinava. Le condizioni della contessa
erano terribili. Ibrahm era ogni giorno da lei. Vedeva come le
forze spirituali e fisiche svanissero in lei a poco a poco. Le sue
lacrime, il suo terrore si rinnovavano a ogni istante. Finalmente
ebbe le prime doglie. I provvedimenti furono presi in fretta. Si
trov il modo di allontanare il conte. Arriv il dottore. Due giorni
prima avevano persuaso una povera donna a cedere ad estranei il
suo neonato; mandarono una persona di fiducia a prenderlo.
Ibrahm si trovava nello studio proprio accanto alla camera da letto
ove giaceva l'infelice contessa. Senza osar respirare, udiva i sordi
gemiti di lei, il bisbiglio della serva e gli ordini del dottore. Ella
tribol a lungo. Ogni gemito gli dilaniava l'anima; ogni intervallo
di silenzio lo inondava di terrore... d'un tratto sent un debole grido
del bambino e, non avendo la forza di trattenere il suo entusiasmo,
si precipit nella stanza della contessa. Un neonato nero giaceva
sul letto ai piedi di lei. Ibrahm si avvicin a lui. Il cuore gli
batteva forte. Benedisse il figlio con mano tremante. La contessa
accenn a un sorriso e protese a lui la debole mano... ma il dottore,
temendo per la malata emozioni troppo forti, trascin via Ibrahm
dal suo letto. Il neonato venne messo in una cesta coperta e portato
via di casa per una scala segreta. Portarono l'altro bambino, e la
sua culla venne posta nella camera da letto della puerpera. Ibrahm
se ne and un po' tranquillizzato. Aspettavano il conte. Egli ritorn
tardi, apprese del felice parto della consorte e ne fu assai contento.
In questo modo la gente, che aspettava uno scandalo piccante, fu
tradita nelle sue speranze e costretta a consolarsi con la sola
maldicenza.
Tutto rientr nell'ordine consueto, ma Ibrahm sentiva che la sua
sorte doveva cambiare e che la sua relazione presto o tardi sarebbe
potuta arrivare a conoscenza del conte D. In tal caso, qualunque
cosa avvenisse, la rovina della contessa sarebbe stata inevitabile.
Lui amava appassionatamente ed era riamato allo stesso modo; ma
seguente lettera:
Io parto, cara Leonora, ti lascio per sempre. Ti scrivo perch non
ho la forza di spiegarmi altrimenti con te.
La mia felicit non poteva continuare. Io l'ho goduta a dispetto
della sorte e della natura. Tu dovevi finire di amarmi; l'incanto
doveva svanire. Questo pensiero mi ha perseguitato sempre,
perfino nei momenti in cui mi sembrava di dimenticare tutto,
quando ai tuoi piedi m'inebriavo del tuo appassionato abbandono,
della tua sconfinata tenerezza... Il mondo frivolo perseguita
spietatamente nei fatti ci che consente in teoria: il suo freddo
scherno, presto o tardi, ti avrebbe vinta, avrebbe placato la tua
anima in fiamme e tu infine ti saresti vergognata della tua
passione... che sarebbe stato allora di me? No! Meglio morire,
meglio lasciarti prima di quell'orribile istante...
La tua tranquillit mi pi cara di ogni altra cosa: tu non potevi
goderne fino a quando gli sguardi del mondo erano puntati su di
noi. Ricorda tutto quello che hai patito, tutte le offese all'amor
proprio, tutti i tormenti della paura; ricorda la terribile nascita di
nostro figlio. Pensa: dovrei forse sottoporti ancora alle stesse ansie
e agli stessi pericoli? A che scopo sforzarsi di unire il destino di
una cos tenera, cos magnifica creatura allo sciagurato destino di
un negro, essere pietoso, cui viene a stento concesso l'appellativo
di uomo?
Perdonami, Leonora, perdonami, cara, unica amica. Lasciando te,
lascio le prime e le ultime gioie della mia vita. Non ho n patria n
parenti. Parto per la triste Russia, dove mi sar di conforto il mio
totale isolamento. Le severe occupazioni alle quali attender d'ora
in avanti, se non soffocheranno, almeno dissiperanno i tormentosi
ricordi dei giorni d'estasi e di beatitudine... Addio, Leonora - mi
stacco da questa lettera come se fosse il tuo abbraccio; addio, sii
felice - e pensa qualche volta al povero negro, al tuo fedele
Ibrahm.
nero.
Una mattina sedeva nel suo studio, circondato da carte d'ufficio,
quando a un tratto sent un sonoro saluto in francese; Ibrahm si
volt con prontezza, e il giovane Krsakov, che aveva lasciato a
Parigi, nel turbine del gran mondo, lo abbracci con esclamazioni
gioiose. Sono appena arrivato, disse Krsakov, e sono corso
direttamente da te. Tutti i nostri conoscenti parigini ti salutano,
rimpiangono la tua assenza; la contessa D. mi ha ordinato
d'invitarti assolutamente a Parigi ed eccoti una lettera da parte
sua. Ibrahm la afferr con trepidazione, e guardava la nota
scrittura dell'indirizzo senza osar credere ai propri occhi. Come
sono contento, continu Krsakov, che tu non sia ancora morto
di noia in questa barbara Pietroburgo! che cosa si fa qui, di che
cosa ci si occupa? chi il tuo sarto? stato allestito almeno un
teatro dell'opera?. Ibrahm, distratto, aveva risposto che,
probabilmente, il sovrano in quel momento stava lavorando nel
cantiere navale. Krsakov si mise a ridere. Vedo, disse, che ora
hai altro per la testa; parleremo a saziet un'altra volta; vado a
presentarmi al sovrano. Detto questo piroett su un piedino e
corse via dalla stanza.
Ibrahm, rimasto solo, dissigill precipitosamente la lettera. La
contessa si lamentava teneramente con lui, rimproverandolo di
essere finto e diffidente. Tu dici, scriveva lei, che la mia
tranquillit ti pi cara di ogni altra cosa al mondo: Ibrahm! Se
questo fosse vero, avresti potuto ridurmi allo stato in cui mi ha
condotto la notizia improvvisa della tua partenza? Avevi paura che
io ti trattenessi; stai sicuro che avrei saputo sacrificare il mio
amore alla tua fortuna e a quello che tu ritieni il tuo dovere. La
contessa concludeva la lettera con appassionate conferme d'amore
e lo scongiurava di scriverle almeno di tanto in tanto, se per loro
non c'era pi speranza di rivedersi un giorno.
Ibrahm rilesse venti volte la lettera, baciando con entusiasmo le
righe adorate. Ardeva dall'impazienza di sentire qualcosa sulla
zar.
Gavrla Afans'evi si alz in fretta dalla tavola; tutti si
precipitarono alle finestre, ed effettivamente videro il sovrano che
saliva la scalinata appoggiandosi alla spalla del suo attendente. Si
cre lo scompiglio. Il padrone di casa si precipit incontro a
Pietro; i servi correvano chi da una parte chi dall'altra, come
scimuniti; gli ospiti si spaventarono a morte, alcuni pensarono
addirittura come andarsene a casa al pi presto. D'un tratto
nell'anticamera risuon la voce tonante di Pietro, tutto si calm, e
lo zar entr accompagnato dal padrone di casa, che era stordito
dalla gioia.
Salute, signori, disse Pietro con un viso allegro. Tutti
s'inchinarono profondamente. Le rapide occhiate dello zar
individuarono nella folla la giovane figlia del padrone di casa; egli
la chiam a s. Natl'ja Gavrlovna si avvicin abbastanza
coraggiosamente, ma arrossendo non solo fino agli orecchi, ma
addirittura fino alle spalle. Ti fai d'ora in ora pi carina, le disse
il sovrano e, come sua abitudine, la baci sulla testa; poi,
rivolgendosi agli ospiti: Ebbene? Vi ho disturbati. Stavate
mangiando; vi prego di sedervi di nuovo; a me invece, Gavrla
Afans'evi, da' un po' di vodka all'anice.
Il padrone di casa si precipit verso il maestoso maggiordomo, gli
strapp dalle mani il vassoio, riemp lui stesso una coppetta d'oro e
la porse con un inchino al sovrano. Pietro, dopo aver bevuto,
assaggi una ciambella e invit per la seconda volta gli ospiti a
continuare il pranzo. Tutti ripresero i propri posti, tranne la nana e
la dispensiera, che non osavano restare sedute a una tavola onorata
dalla presenza dello zar. Pietro si sedette accanto al padrone di
casa e chiese della minestra di cavolo. L'attendente gli porse un
cucchiaio di legno montato in avorio, un coltello e una forchetta
col manico verde d'osso, poich Pietro non adoperava mai posate
che non fossero le proprie. Il pranzo, un minuto prima
chiassosamente animato dall'allegria e dalla loquacit, proseguiva
Noto, mio caro, che sei avvilito; parla sinceramente: cos' che ti
manca?.
Ibrahm assicur il sovrano di essere contento della sua sorte e di
non desiderarne una migliore.
Bene, disse il sovrano, se ti annoi senza alcuna ragione, so io
come renderti allegro.
Finito di lavorare, Pietro chiese a Ibrahm:
Ti piace la ragazza con la quale hai ballato il minuetto alla scorsa
assemblea?.
molto carina, sire, e sembra una ragazza riservata e buona.
Allora te la far conoscere pi da vicino. Non la vorresti
sposare?.
Io, sire?....
Senti, Ibrahm, tu sei un uomo solo, senza nascita n famiglia, un
estraneo per tutti tranne che per me. Se io morissi oggi, domani
che ne sarebbe di te, mio povero negro? Ti devi sistemare, finch
c' ancora tempo; devi trovare un appoggio in nuove relazioni,
legarti con la classe dei boiari.
Sire, sono felice della protezione e dei favori di vostra maest.
Che Dio mi conceda di non sopravvivere al mio zar e benefattore,
non desidero nulla di pi; ma se anche avessi intenzione di
sposarmi, acconsentirebbero la giovane fanciulla e i suoi parenti?
Il mio aspetto....
Il tuo aspetto! che sciocchezza! che ti manca per essere un bel
giovane? La fanciulla deve sottomettersi alla volont dei genitori,
e vedremo cosa dir il vecchio Gavrla Rvskij quando far io
stesso la richiesta per te!. A queste parole il sovrano ordin di
preparare la slitta e lasci Ibrahm immerso in profonde riflessioni.
Sposarsi!, pensava l'africano, perch no? possibile che sia
le si accost in fretta.
La signorina tornata in s, disse la serva, avvicinando con
attenzione la poltrona.
La vecchietta, con le lacrime agli occhi, baci il volto pallido e
languido della nipote, e si sedette al suo fianco. Dopo di lei entr
un medico tedesco, in caftano nero e parrucca da scienziato; tast
il polso a Nata e dichiar in latino, e poi anche in russo, che il
pericolo era scampato. Chiese carta e calamaio, scrisse una nuova
ricetta e se ne and; la vecchietta si alz e, dopo aver nuovamente
baciato Natl'ja, con la buona notizia si rec immediatamente gi
da Gavrla Afans'evi.
Nel salotto, in uniforme con la spada, il cappello in mano, sedeva
il negro dello zar, conversando rispettosamente con Gavrla
Afans'evi. Krsakov, disteso su un divano di piume, li ascoltava
distrattamente e stuzzicava un levriere a riposo; annoiato di
quell'occupazione si avvicin allo specchio, abituale rifugio del
suo ozio, e in esso vide Tat'jna Afans'evna, che da dietro la porta
faceva al fratello segni che lui non percepiva.
Vi stanno chiamando, Gavrla Afans'evi, disse Krsakov,
volgendosi verso di lui e interrompendo il discorso di Ibrahm.
Gavrla Afans'evi and subito dalla sorella e accost la porta
dietro di s.
Mi meraviglio della tua pazienza, disse Krsakov a Ibrahm.
un'ora buona che stai a sentire i vaneggiamenti sull'antichit della
stirpe dei Lkov e degli Rvskij, e vi aggiungi anche le tue
edificanti osservazioni! Al tuo posto j'aurais plant l il vecchio
contafrottole e tutta la sua schiatta, ivi inclusa Natl'ja Gavrlovna,
che fa la smorfiosa, si finge malata, une petite sant... Dimmi in
coscienza, sei proprio innamorato di quella piccola mijaure?
Ascolta, Ibrahm, segui almeno una volta il mio consiglio; ti
assicuro che sono pi ragionevole di quanto sembro. Lascia
perdere quest'idea folle. Non ti sposare. A me sembra che la tua