Bonifati
Laurea in Lingue e culture europee, anno accademico 2016-2017
Alla base della descrizione del sistema economico che verr fornita di
seguito vi lidea che il sistema economico pu essere rappresentato come un
flusso circolare fra lattivit di produzione di beni e servizi, la generazione di
reddito, e la spesa per beni e servizi finali da parte degli operatori economici
presenti nel sistema economico stesso.
Lo scopo di quel che segue quello di fornire gli elementi di base di tale
descrizione. Lobiettivo principale quello di definire e misurare correttamente il
Prodotto interno lordo (Pil) di una economia e le grandezze che lo compongono.
Ci chiederemo cio cos il Pil e come viene misurato.
Tutto ci che diremo di seguito si riferisce alla produzione e alla spesa per
beni e servizi effettuata durante un anno che rappresenta larco temporale che
scegliamo come riferimento. Per produzione e spesa corrente intendiamo sempre
la produzione e la spesa nellanno corrente.
1. Il sistema economico come processo circolare
Allo scopo di introdurre tutti gli elementi necessari a descrivere il sistema
economico utile prendere le mosse da una rapida definizione degli operatori
economici in esso presenti, del tipo di beni prodotti e del tipo di redditi generati
nel sistema economico. Occorre precisare qui che per operatori economici
intendiamo linsieme delle unit economiche individuali accomunate da una certa
funzione svolta nel sistema economico. In questa accezione, dunque, un operatore
economico un soggetto economico collettivo. Possiamo distinguere quattro
operatori economici: le famiglie, le imprese, le Amministrazioni Pubbliche (AP) a
cui aggiungiamo quello che definiremo operatore economico estero.
Le famiglie
Per famiglie intendiamo linsieme delle unit economiche che consumano
beni per esempio prodotti alimentari, vestiario, automobili o elettrodomestici
e servizi come i servizi sanitari, legali o di assistenza.
Le famiglie consumano beni e servizi per soddisfare bisogni, dove il termine
bisogni va interpretato alla luce delle condizioni storiche e sociali cui ci
riferiamo. Nelle odierne economie sviluppate, solo una piccola parte dei consumi
soddisfano delle vere e proprie necessit come quella di avere una quantit di
vestiario o un livello di alimentazione sufficiente per la sopravvivenza, sebbene
questo tipo di necessit possa occupare un posto pi importante nei consumi di
alcune categorie sociali e assai meno per altre. In momenti di acuta crisi
economica, inoltre, la gerarchia dei bisogni si modifica: nei bilanci delle famiglie,
ad esempio, limportanza attribuita al consumo dei beni di prima necessit pu
aumentare anche notevolmente.
Oggi molti dei consumi delle famiglie sono costituiti da beni e, in una
misura crescente, servizi che in passato sarebbero stati classificati non di prima
necessit. Beni e servizi i quali, tuttavia, rientrano in ci che oggi le persone
ritengono indispensabile per garantire un livello di vita soddisfacente. Al di l di
una esatta definizione di cosa si debba intendere per bisogni, argomento su cui
non possiamo soffermarci, la caratteristica dei beni acquistati dalle famiglie che
tali beni per il fatto stesso di essere consumati dalle famiglie, non sono utilizzati
nella produzione corrente di altri beni, si tratta cio di beni di consumo finali.
Le famiglie forniscono servizi lavorativi in varie forme come il lavoro
degli operai, degli impiegati, dei consulenti, dei dirigenti o dei professionisti e in
cambio ottengono un compenso monetario, sotto forma di salari e stipendi. Le
famiglie che detengono attivit finanziarie (come obbligazioni e azioni) o attivit
reali (come immobili), percepiscono anche un reddito monetario sotto forma di
interessi, dividendi e rendite monetarie.
Le imprese
Le imprese producono beni e servizi venduti sul mercato. A questo scopo le
imprese acquistano, da altre imprese, beni come macchine, attrezzature, materie
prime e semilavorati e, dalle famiglie, servizi - come quelli forniti da operai,
tecnici, impiegati, consulenti. I beni utilizzati dalle imprese per produrre altri beni
sono di due tipi: (1) beni intermedi, ovvero beni, come le materie prime, i
combustibili e i semilavorati, che vengono impiegati nel processo produttivo
I beni intermedi sono tutti quei, come materie prime e semilavorati, che
entrano e si esauriscono interamente nella produzione di altri beni e servizi.
I beni e servizi finali sono tutti quei beni e servizi che durante lanno non
sono destinati a produrre altri beni. Sono beni e servizi finali: i beni di consumo, i
beni e servizi prodotti dalle Amministrazioni Pubbliche (consumi pubblici), i
nuovi beni di investimento prodotti durante lanno e le esportazioni.
Abbiamo anche visto che dal punto di vista dei redditi generati nel sistema
economico, possiamo distinguere due tipi di redditi: i redditi da lavoro,
rappresentati dai salari e dagli stipendi, e un ampio insieme di redditi diversi dai
redditi da lavoro come i dividendi, gli interessi sulle attivit finanziarie e diverse
forme di rendite derivanti dalla detenzione di attivit reali, come la terra e gli
immobili.
Il flusso di spesa per beni e servizi finali da parte delle famiglie, delle
imprese, delle Amministrazioni Pubbliche e dellestero viene soddisfatto dalla
produzione interna e dalle importazioni. La rappresentazione del sistema
economico come flusso circolare si fonda sullidea che la produzione di beni e
servizi genera reddito che a sua volta sostiene la spesa (Fig. 1).
Spesa
Produzione
Reddito
Per chiarire con precisione i nessi fra la produzione di beni e servizi prodotti
allinterno del sistema economico e la generazione di reddito di fondamentale
importanza definire con esattezza il Prodotto interno lordo (Pil).
2. Definizione e calcolo del Prodotto interno lordo (Pil)
Cominciamo considerando il pi semplice esempio possibile di una ipotetica
economia che produce un solo bene destinato al consumo finale, per esempio
pane. Supponiamo che in una tale economia vi siano tre sole imprese. La prima
produce grano per un valore di 50 impiegando unicamente lavoro per raccogliere i
frutti della natura (supponiamo che il grano cresca spontaneamente). La seconda
acquista il grano dalla prima impresa e produce farina per un valore di 150 senza
altri impieghi oltre al lavoro necessario per macinare il grano. Infine la terza
impresa acquista la farina dalla seconda e produce pane, per un valore di 300,
utilizzando, anche in questo caso, solo lavoro. Lesempio pu essere riassunto
come segue:
Impresa 1 (grano)
Impresa 2 (farina)
Impresa 3 (pane)
Valore della
produzione
50
150
300
3.261.431
1.695.515
1.565.916
Fonte: Istat
(1) incluse le imposte indirette al netto dei contributi
Tab. 1 Il Pil dellItalia come valore della produzione di beni e servizi finali
Impresa 1 (grano)
Impresa 2 (farina)
Impresa 3 (pane)
Acquisti di beni
intermedi
-50
150
Totali
200
Salari
Profitti
40
80
120
10
20
30
240
60
Valore della
produzione
50
150
300
500
Valore della
produzione
Acquisti di beni
intermedi
Impresa 1 (grano)
Impresa 2 (farina)
Impresa 3 (pane)
50
150
300
-50
150
50
100
150
Totali
500
200
300
Valore aggiunto =
somma dei redditi
salari
40
80
120
profitti
10
20
30
240
60
VA = Redditi = 300
Il Pil della nostra economia pu essere allora calcolato come somma dei
valori aggiunti delle tre imprese in essa presenti. evidente che calcolato come
somma dei valori aggiunti, il Pil equivale allo stesso tempo sia alla somma di tutti
i redditi generati allinterno del sistema economico sia al valore dei beni finali
prodotti allinterno. Infatti, se al valore complessivo della produzione sottraiamo
gli acquisti intermedi otteniamo, come abbiamo visto nel paragrafo 2.1, il valore
dei beni finali prodotti allinterno. Nel nostro esempio, la somma dei valori
aggiunti pari a 300 corrisponde sia alla somma dei redditi (240 di salari + 60 di
profitti) sia al valore della produzione di pane, lunico beni finale prodotto.
In generale, il Pil corrisponde alla somma dei valori aggiunti di tutti i settori
economici che compongono leconomia. Il calcolo del valore aggiunto come
differenza tra il valore della produzione ai prezzi di mercato e il valore dei beni
intermedi utilizzati, non pu essere applicato, tuttavia, alle Amministrazioni
Pubbliche. Infatti, nel caso delle AP non disponiamo di un valore di mercato della
produzione (si ricordi che le AP producono servizi non destinabili alla vendita) da
cui sottrarre il valore dei beni intermedi impiegati. per questo motivo che per le
AP, il valore aggiunto viene convenzionalmente calcolato come somma dei salari
e degli stipendi dei dipendenti pubblici, gli unici redditi generati in questo settore
la cui attivit non a scopo di lucro.
In conclusione, in base al secondo metodo, il Pil pu essere calcolato anche
come somma di tutti i redditi interni generati nel sistema economico. La tab. 2
contiene il calcolo del Pil dellItalia nel 2012 come somma dei redditi sulla base
di una suddivisione molto rozza, basata sulla distinzione tra redditi da lavoro
dipendente essenzialmente salari e stipendi e tutte le altre forme di reddito. Ne
risulta che i redditi diversi da quelli imputabili al lavoro dipendente comprendono,
oltre a profitti, dividendi, interessi e rendite, molte altre forme di reddito che
vengono classificati come redditi misti, come, ad esempio, i redditi dei
professionisti e i redditi degli artigiani. Questi ultimi spesso comprendono sia i
profitti sia i redditi assimilabili al lavoro dipendente in quanto risultato di forme di
autoimpiego.
Il Pil dell'Italia nel 2012 calcolato come somma dei redditi
composizione
percentuale
milioni di euro
Redditi da lavoro dipendente (1)
668.859
679.753
217.304
13,9
1.565.916
100,0
42,7
43,4
Fonte: Istat
calcolo del Pil come somma dei valori aggiunti occorre distinguere tra due casi.
Se, come abbiamo appena fatto, nel calcolo partiamo dalla produzione corrente, il
problema della variazione delle scorte non si pone perch facciamo riferimento
sempre alla produzione dellanno corrente. Se invece, anzich dal valore della
produzione corrente, partiamo dal valore delle vendite (fatturato) delle imprese,
non detto che le vendite dellanno corrente siano costituite solo di beni e servizi
prodotti nellanno corrente. Pertanto, al valore del fatturato occorre sottrarre gli
acquisti di beni intermedi e aggiungere la variazione delle scorte (sia di beni finali
sia di beni intermedi), la quale risulta positiva quando le scorte aumentano e
negativa quando diminuiscono. evidente che se partiamo dal valore del fatturato
(valore delle vendite) il calcolo della somma dei valori aggiunti comprende gi le
imposte indirette, perch le vendite sono sempre espresse ai prezzi di mercato.
2.3 Il Pil come spesa per beni e servizi finali prodotti allinterno
Come abbiamo appena visto nellesempio delleconomia che produce pane,
il Pil calcolato come differenza tra il valore della produzione complessiva e il
valore di tutti i beni intermedi impiegati nella produzione, deve necessariamente
corrispondere sia al valore di tutti i beni e servizi finali prodotti allinterno
delleconomia sia alla somma dei redditi.
Per calcolare il Pil con il terzo metodo e cio come somma della spesa per
beni e servizi finali prodotti allinterno occorre procedere come segue.
Innanzitutto, occorre ricordare che la spesa complessiva per beni e servizi finali
comprende:
La spesa per consumi finali delle famiglie (C), la quale pu essere distinta
in spesa per beni e servizi di consumo immediato, come i beni alimentari,
le spese mediche e gli spettacoli, e in spesa per beni durevoli, come gli
elettrodomestici e le automobili.
10
11
interna di beni e servizi finali risulta superiore alla spesa di fatto realizzata per
consumi, investimenti fissi, spesa pubblica ed esportazioni nette, i beni e servizi
prodotti ma non venduti fanno aumentare le scorte di altrettanto. Lopposto
avviene nel caso in cui la produzione risulti inferiore alla spesa di fatto realizzata
per consumi, investimenti fissi, spesa pubblica ed esportazioni nette. In altri
termini, dal punto di vista contabile ogni differenza tra produzione e spesa di fatto
realizzata per consumi, investimenti fissi, spesa pubblica ed esportazioni nette
viene compensata dalla variazione delle scorte, la quale viene registrata tra gli
investimenti in scorte. allora evidente che la spesa di fatto realizzata per beni e
servizi finali prodotti allinterno necessariamente uguale alla produzione interna
di beni e servizi finali, cio al Pil:
Pil C + I + G + NX
dove la spesa per investimenti comprende sia gli investimenti fissi lordi sia la
variazione delle scorte di fatto registrata e il segno indica che si tratta di una
identit derivante dalla definizione di spesa di fatto realizzata per beni e servizi
finali prodotti allinterno.
Il Pil dell'Italia nel 2012 calcolato come spesa per beni e servizi finali
prodotti all'interno
milioni di euro ai
prezzi di mercato
composizione
percentuale
949.985
60,7
320.807
20,5
284.949
18,2
-9.011
-0,6
19.187
1,2
1.565.916
100,0
Tab. 3 Il Pil dellItalia come spesa per beni e servizi finali prodotti allinterno
La tab. 3 contiene il calcolo del Pil come spesa per beni e servizi finali
prodotti allinterno. Come sappiamo, nel 2012 il Pil dellItalia risultava pari a
1.565.916 milioni di euro. I consumi delle famiglie rappresentavano il 60,7 per
cento del Pil, i consumi pubblici spesa delle Amministrazioni pubbliche e delle
istituzioni senza scopo di lucro (ISP) il 20,5 per cento e gli investimenti fissi
lordi il 18,2 per cento. Le esportazioni nette risultavano positive per 19.187
milioni di euro, pari all1,2 per cento del Pil. La variazione delle scorte risultata
negativa per 9.011 milioni di euro.
12
13
Totale risorse
Impieghi
1.565.916
454.991
2.020.907
949.985
Consumi delle AP
320.807
284.949
-9012
Esportazioni
474.178
Totale impieghi
2.020.907
Fonte: Istat
Tab. 4 Il conto economico delle risorse e degli impieghi delleconomia italiana nel 2012
Pil C + I + G + X IM
necessariamente vero che:
Pil + IM C + I + G + X .
Il lato sinistro della tabella contiene il valore di tutti i beni e servizi finali,
prodotti allinterno (Pil) o importati, che nel 2012 hanno soddisfatto la spesa di
fatto realizzata le cui voci compaiono nel lato destro della tabella.
14
secondo anno
terzo anno
Investimento
netto
1 capannone
1 macchina
2 nuove
macchine
Stock di capitale
1 capannone
1 macchina
1 capannone
3 macchine
1 capannone
5 macchine
Supponiamo ora che durante il terzo anno di vita, limpresa acquisti tre
nuove macchine, ma che una di esse destinata a sostituire una della macchine
gi presente nel suo stock di capitale. In questo caso, durante il terzo anno,
limprese effettua un investimento lordo pari a tre macchine e un investimento
15
netto pari a due macchine. Lo stock di capitale alla fine del terzo anno pari a 1
capannone e 5 macchine.
In generale possiamo dire che linvestimento realizzato in una economia
durante un anno il flusso di nuovi beni capitali acquistati nellanno. Lo stock di
beni capitali presenti nelleconomia a una certa data (alla fine di un cero anno)
la somma degli investimenti netti realizzati fino a quella data. Linvestimento
netto pari allinvestimento lordo meno linvestimento destinato a rimpiazzare i
beni capitali messi fuori uso durante lanno. evidente dunque che la differenza
tra lo stock di capitale al tempo t e lo stock di beni capitale al tempo t 1 pari
allinvestimento netto realizzato durante il tempo t. La differenza tra due stock di
capitale uguale al flusso di investimento netto.
4. Risparmio, investimenti ed esportazioni nette
Abbiamo visto come il Pil, il quale dora in poi sar indicato con il simbolo
Y, rappresenti al tempo stesso la somma dei valori aggiunti, la somma dei redditi
generati nella produzione interna e la spesa aggregata per beni e servizi finali
prodotti allinterno. Sulla base di questa definizione di Prodotto interno lordo
abbiamo ricavato lidentit fondamentale della contabilit nazionale:
Y C + I + G + (X IM).
Il lato sinistro di tale identit che indica la produzione di beni e servizi finali
allinterno (che anche il reddito interno) identicamente uguale al lato destro
che esprime la spesa effettivamente realizzata per consumi, investimenti, spesa
pubblica ed esportazioni nette (la differenza fra esportazioni e importazioni). Da
questa identit ne ricaveremo ora unaltra altrettanto importante, quella fra
risparmio nazionale, investimenti ed esportazioni nette (X IM).
Procediamo per tappe successive. Consideriamo dapprima una economia
chiusa nella quale siano presenti solo due operatori: famiglie e imprese. Nella
contabilit nazionale di questa economia il Pil identicamente uguale alla spesa
per consumi e investimenti:
Y C+I
Il risparmio nazionale di questa economia costituito dal reddito non
consumato dalle famiglie e della imprese. In assenza del settore pubblico, in
questa economia non ci sono imposte n spesa pubblica. Supponiamo, inoltre, per
semplicit che le imprese distribuiscano alle famiglie tutti i profitti. Se
16
S Y C
Da questa definizione di risparmio, evidente che poich lidentit
Y C + I pu essere riscritta come:
Y C I
sempre vero che da un punto di vista contabile, il risparmio uguale
allinvestimento:
SI.
Si tenga presente che anche in questo caso si tratta di una identit contabile.
Come nel caso dellidentit tra produzione e spesa, nulla stiamo dicendo sulle
determinanti del livello del risparmio e dellinvestimento. Lidentit S I dice
solo che poich per definizione Y C I , necessariamente vero che il reddito
non consumato uguale allinvestimento.
La sostanza di questo ragionamento non cambia se aggiungiamo le
Amministrazioni pubbliche quale terzo operatore economico accanto alle famiglie
e alle imprese. Occorre considerare le due funzioni principali delle A.P.
Innanzitutto, dal lato della spesa dobbiamo aggiungere i consumi pubblici (o spesa
pubblica, G). Lidentit produzione-spesa aggregata diventa:
Y C + I +G.
La seconda funzione delle A.P. consiste nel trasferimento netto di reddito
nei confronti di famiglie e imprese. Tale trasferimento netto dato dalla
differenza tra le imposte (TA) e i trasferimenti a favore di famiglie e imprese (TR).
Indichiamo con T le imposte al netto dei trasferimenti:
T = TA TR
Il reddito di cui le famiglie dispongono per il consumo e il risparmio, e che
definiamo come reddito disponibile, pari alla differenza fra il reddito
complessivamente generato dal sistema economico (Y) e le imposte al netto dei
17
S priv Y T C .
Ritorniamo ora allidentit Y C + I + G e sottraiamo da entrambi i lati le
imposte al netto dei trasferimenti (T). Otteniamo: Y T C + I + G T da cui:
Y T C I + G T ,
che possiamo riscrivere come:
Y T C I (T G) .
In questa espressione, al lato sinistro compare il risparmio delle famiglie,
mentre al lato destro compare, oltre agli investimenti, la differenza tra le imposte
al netto dei trasferimenti e la spesa pubblica. Questultima differenza corrisponde
al saldo del bilancio pubblico (BS) pari alla differenza tra le entrate correnti
rappresentate dalle imposte (TA) e le spese correnti delle A.P. rappresentate dai
trasferimenti (TR) e dalla spesa pubblica (G):
BS = TA TR G = T G
dove, come sappiamo, T = TA TR .
Il saldo del bilancio pubblico viene anche definito risparmio pubblico
( SG T G) . Se positivo, il saldo del bilancio pubblico definito avanzo di
bilancio. Esso esprime la parte delle entrate, cio del reddito prelevato dalle AP,
non spesa. Lavanzo di bilancio corrisponde a un risparmio pubblico positivo. Se
negativo, il saldo del bilancio pubblico definito disavanzo di bilancio ed
esprime la spesa non finanziata delle entrate correnti. Un disavanzo di bilancio
corrisponde a un risparmio pubblico negativo.Tenendo presente che:
S priv Y T C
SG T G
lidentit Y T C I (T G) pu essere riscritta come S priv I S G da cui:
S priv + S G I
18
S Y C G I
Il risparmio nazionale dunque il reddito non consumato dalle famiglie,
dalle imprese e dalle Amministrazioni Pubbliche. Possiamo ora completare il
quadro considerando una economia aperta e riscrivendo lidentit della contabilit
nazionale Y C + I + G + (X IM), come:
Y C G I + (X IM).
Questa identit dice che la parte del prodotto interno lordo non consumata
da famiglie, imprese e Amministrazioni Pubbliche pari, per definizione, agli
investimenti pi le esportazioni nette espresse dalla differenza fra esportazioni ed
importazioni. Tale differenza rappresenta anchessa una parte di prodotto interno
non consumata allinterno. Poich il prodotto interno lordo anche la somma dei
redditi generati allinterno e il risparmio nazionale per definizione la parte di
reddito non consumata allinterno da famiglie, imprese e Amministrazioni
Pubbliche (S Y C G), avremo necessariamente che:
S I + (X IM).
Anche qui siamo di fronte a una identit contabile, la quale nullaltro dice se
non che, per definizione, il risparmio (reddito non consumato) identicamente
uguale al prodotto interno lordo non consumato, pari alla spesa per investimenti
pi le esportazioni nette. La stessa cosa vale se esprimiamo questa identit nella
forma:
S I (X IM).
19
1.565.916
-27.361
1.538.555
Fonte: Istat
Ammortamento (4)
Reddito nazionale netto = (3) - (4)
281.115
1.257.440
Fonte: Istat
20
Sia il Pil sia il Reddito nazionale lordo sono espressi ai prezzi di mercato i
quali sono comprensivi delle imposte indirette sugli scambi, di cui la pi
importante lIva. Pil e Reddito nazionale lordo possono essere misurati anche
sottraendo le imposte indirette. In questo modo si ottiene una misura del Pil e del
reddito nazionale lordo al costo dei fattori, espressione con la quale si intende che
i redditi generati nelle produzione di beni e servizi finali sono attribuiti
interamente ai soggetti economici che vi hanno partecipato a qualsiasi titolo, o
come lavoratori dipendenti, o come lavoratori autonomi o come proprietari delle
imprese.
Infine, laggettivo lordo con il quale abbiamo qualificato certe grandezze,
come il Prodotto interno, il reddito nazionale, linvestimento e il risparmio, deve
sempre intendersi nel significato di comprensivo degli ammortamenti. Sottraendo
gli ammortamenti otteniamo le corrispondenti grandezza nette: il Prodotto interno
netto pari al Pil meno gli ammortamenti, linvestimento netto allinvestimento
lordo meno gli ammortamenti e cos via.
6. Pil nominale e Pil reale
Il Pil uno degli indicatori pi importanti del livello dellattivit economica,
e certamente il pi noto. Se si vuole esaminare landamento di una economia nel
tempo guardiamo in primo luogo allandamento del suo Prodotto interno lordo,
avendo in mente che esso fornisca una misura della quantit di beni e servizi finali
prodotti nel tempo. A questo scopo tuttavia occorre distinguere fra Pil nominale e
Pil reale. Il Pil nominale, o a prezzi correnti, il valore dei beni e servizi finali
prodotti allinterno ai prezzi dellanno corrente. Questo vuol dire che esso dato
dalla somma dei prezzi per la quantit di tutti i beni e servizi finali che fanno parte
21
del Pil di un certo anno. Un aumento del Pil nominale da un anno allaltro
potrebbe essere dovuto tanto a un aumento dei prezzi quanto a un aumento delle
quantit, o a entrambi gli elementi.
Non possiamo pertanto utilizzare il Pil nominale se vogliamo avere una
indicazione della quantit di beni e servizi prodotti nel tempo. A questo scopo
occorre utilizzare una misura del Pil che in qualche modo sia depurata dagli effetti
di variazione dei prezzi. Abbiamo bisogno in altri termini di una misura del Pil
reale il quale, essendo calcolato tenendo fermi i prezzi, fornisce una misura
della quantit di beni e servizi finali prodotti allinterno1. Il grafico 2 illustra
landamento del Pil nominale e del Pil reale dellItalia fra il 1960 e il 2013. La
serie di dati relativi al Pil reale che compare nel grafico stata costruita con
riferimento ai prezzi del 2005.
Graf. 2 Pil nominale e del Pil reale dellItalia fra il 1970 e il 2009
Com naturale, Pil reale e Pil nominale coincidono nel 2005, lanno preso
come riferimento per il calcolo del Pil reale. Poich il livello dei prezzi sempre
cresciuto fra il 1960 e il 2013, anche se non sempre alla medesima velocit,
abbiamo che prima del 2005 i prezzi risultavano pi bassi dellanno di riferimento
(il Pil nominale si trova al di sotto del Pil reale), mentre dopo il 2005 i prezzi
risultano pi elevati rispetto a quelli dellanno di riferimento (il Pil nominale si
trova al di sopra di quello reale).
Utilizzando la serie di dati del Pil reale possibile calcolare le variazioni
percentuali del Pil ottenendo in questo modo una indicazione sulla crescita della
produzione di beni e servizi finali delleconomia:
1
Il metodo attualmente utilizzato per il calcolo di una serie statistica del Pil reale basato
sul metodo degli indici a catena descritto.
22
Pilt Pilt 1
100
Pilt 1
23
aumenta il livello dei prezzi. Nel presente paragrafo esamineremo brevemente due
indici dei prezzi: il deflatore del Pil e lindice dei prezzi al consumo.
Pt Pt 1
100
Pt 1
Graf. 4 Deflatore del Pil e suo tasso di variazione in Italia 1960 - 2012
24
25
elevato tasso di inflazione durante gli anni Settanta e la prima met degli anni
Ottanta del secolo scorso.
26
Pil reale =
Pil nominale
.
deflatore del Pil
Il deflatore del Pil del paese che adotta gli indici dei prezzi corretti per la
qualit risentirebbe dellandamento decrescente di tali indici e, a parit di altre
condizioni, risulterebbe inferiore al deflatore del paese che non adotta tali indici
di prezzo. Il Pil reale del primo paese, a parit di Pil nominale e a parit di livello
dei costi dei due paesi, risulterebbe cos pi elevato del secondo.
8. Non solo Pil: lindice dello sviluppo umano (Isu)
Il Pil reale pro capite (Pil reale diviso per il numero di abitanti) viene spesso
utilizzato come indice di benessere. Lidea che il Pil reale pro capite esprime la
quantit di beni e servizi di cui dispone, in media, ciascun abitante. Maggiore
tale quantit maggiore il benessere di una nazione e dei suoi abitanti.
Vi sono numerose ragioni per dubitare che il Pil reale pro capite rappresenti
un indice adeguato di benessere. Alcune di queste ragioni hanno a che vedere con
le difficolt stesse di una corretta misurazione del Pil reale. Abbiamo gi detto,
nel paragrafo precedente, delle difficolt che si incontrano nel tener conto dei
nuovi prodotti e dei miglioramenti qualitativi. Occorre aggiungere che vi sono
27
almeno altri due seri problemi di misurazione. Il primo riguarda i servizi, la cui
importanza nelle moderne economie crescente ma che sono difficilmente
misurabili in termini di quantit. Il secondo problema riguarda il fatto che tutti i
beni e servizi non scambiati sul mercato non fanno parte del Pil, come accade per
esempio per il lavoro domestico non retribuito. Sfuggono inoltre alle rilevazioni
tutte le attivit economiche nelle quali i rapporti di lavoro non sono regolari e che
proprio per questo non vengono ufficialmente dichiarate. E sfuggono alle
rilevazioni a fortiori tutte le attivit illegali che hanno un enorme giro daffari,
anche se il reddito da esse generato non aumenta certo il benessere della
collettivit. Occorre aggiungere inoltre che in realt economiche caratterizzate,
come accade per esempio in alcuni settori delleconomia italiana, da piccole o
piccolissime attivit produttive, come gli artigiani e i lavoranti a domicilio, vi pu
essere un serio problema di rilevazione dei dati necessari per il calcolo del Pil.
Basti pensare che in Italia nel 1987 il Pil fu rivalutato del 17% dopo che lIstat,
sulla base dei dati del censimento della popolazione del 1981, rielabor i conti
economici nazionali tenendo conto di attivit economiche non considerate
precedentemente. molto difficile stabilire la reale dimensione di tutte le attivit
che, pur producendo reddito, sfuggono alle rilevazioni statistiche. Secondo le
stime dellIstat nel 2008 in Italia questa economia sommersa rappresentava fra il
16,3 e il 17,5 per cento del Pil2.
Oltre ai problemi di misurazione, il Pil reale pro capite non costituisce un
indicatore soddisfacente del benessere della collettivit perch esso rappresenta, in
ogni caso, un solo aspetto di un insieme di aspetti che dovremmo considerare. Un
tentativo di mettere a punto un indicatore non unidimensionale del grado di
benessere raggiunto da una collettivit compiuto, a partire dal 1990, dallUnited
Nations Development Programme (UNDP), che pubblica annualmente un
Rapporto sullo sviluppo umano. LUNDP ha messo a punto un Indice dello
sviluppo umano (Isu) che ha lo scopo di misurare linsieme dei risultati raggiunti
in un paese in riferimento a tre dimensioni fondamentali dello sviluppo umano
la salute, listruzione e lo standard di vita dignitoso.
LIsu il risultato della combinazione di quattro indicatori: la speranza di
vita alla nascita (il numero di anni che i nati in un certo paese possono attendersi
di vivere) come indicatore della salute; gli anni medi di istruzione e gli anni
previsti di istruzione, come indicatori del grado di istruzione e quindi di
conoscenza; il reddito reale pro capite come indicatore dello standard di vita
dignitoso (fig. 3).
Cfr. Istat, La misura delleconomia sommersa secondo le statistiche ufficiali. Anni 2002008, Roma 2010.
28
29
Graduatoria in base
al Pil Pro capite - 2012
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
Liechtenstein
Singapore
Norway
Hong Kong, China (SAR)
United States
Switzerland
Netherlands
Austria
Sweden
Germany
Canada
Australia
Denmark
Belgium
Japan
Finland
France
Iceland
Ireland
Korea (Republic of)
Israel
Italy
Spain
New Zealand
Slovenia
Graduatoria in base
all'indice ISU - 2012
1
2
3
4
5
6
7
7
9
10
11
12
13
13
15
16
17
18
18
20
21
21
23
24
25
Norway
Australia
United States
Netherlands
Germany
New Zealand
Ireland
Sweden
Switzerland
Japan
Canada
Korea (Republic of)
Hong Kong, China (SAR)
Iceland
Denmark
Israel
Belgium
Austria
Singapore
France
Finland
Slovenia
Spain
Liechtenstein
Italy
1
2
2
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
Norway
Australia
Sweden
Netherlands
Germany
Ireland
Switzerland
Iceland
Denmark
Slovenia
Finland
Austria
Canada
Belgium
United States
France
Spain
Israel
Italy
Korea (Republic of)
Per New Zealand, Japan, Hong Kong China (SAR), Singapore, Liechtenstein
manca il dato relativo all'indice Isu aggiustato per le disuguaglianze
Fonte: UNDP, Human Development Report 2013
Tab. 6 Graduatoria dei primi 25 paesi in base al reddito pro capite, all'indice dello sviluppo umano
e all'indice dello sviluppo umano corretto per le disuguaglianze nel 2012
30
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