Si sono rivelati a dir poco sconcertanti i continui e martellanti interventi di condanna da
parte delle autorità ecclesiastiche nei confronti dei preti accusati di pedofilia; da parecchi mesi non c’è telegiornale che non riporti qualche discorso di Prelati su questo nauseante argomento. Capiamo la posizione del Card. Bagnasco, Presidente della CEI, che doveva riassumere l’impegno della Chiesa italiana a far chiarezza, tuttavia ci sembra che si sia pronunciato con toni molto duri, quasi da inquisitore di lontana memoria: “La pedofilia è un peccato terrificante e un reato (…) Esiste la possibilità che anche in Italia preti pedofili abbiano goduto della copertura dei Vescovi, come accaduto in altri paesi (…) Daremo le informazioni via via che ci perverranno. E ancora: Quando una persona si rivolge al proprio vescovo per denunciare di aver subito degli abusi da parte di un prete, la si riceve immediatamente, di giorno o di notte!” ecc. ecc. Anche se in Italia si tratta di circa un centinaio di casi su un totale di oltre 40.000 preti, casi oltretutto riconducibili più a questioni di omosessualità che di vera pedofilia, come affermato anche dal card. Bertone, in quanto i minori non erano certo bambini, fatto sta che la risonanza provocata dagli stessi responsabili ecclesiastici è talmente sproporzionata da far pensare che tutta la Chiesa sia ormai diventata una società per delinquere. La vera pedofilia è sommamente esecrabile, ma di casi di vera pedofilia ce ne sono stati pochissimi in tutto il mondo e pertanto si dovrebbe smettere di parlare di preti pedofili. Era giusto chiarire la grave stortura ideologica che in America aveva aperto le porte a ragazzi omosessuali, per non discriminarli, ma qui in Italia siamo nel caso di devianze che emergono con gli anni e non sempre in Seminario vengono colte chiaramente. In questi casi, che ci sono sempre stati, è giusto che la Chiesa proceda con la prudenza del passato, senza sentirsi in dovere di ingigantire i fatti. Neppure i peggiori nemici della Chiesa si sarebbero permessi accuse così pesanti, continue e ossessive contro il clero come stanno facendo da troppi mesi certi ecclesiastici che sono riusciti a scatenare perfino l’indignazione del popolo cristiano che si sente profondamente offeso soprattutto per il modo esasperato e deplorevole di condurre una simile battaglia, modo che rischia di non essere migliore del reato che vuole combattere. Magari fosse stato usato lo stesso rigore qualche decennio fa per bloccare l’avanzata dell’eresia da parte di teologi o consacrati! Forse adesso neppure si parlerebbe di peccati del sesso perché quando viene meno all’intelletto la luce della Verità, viene a mancare la forza morale per combattere contro le insidie del diavolo, a iniziare dalla debolezza della carne, dalla superbia della vita e dalla bramosia del potere. Ci sembra comunque che l’uso scriteriato dell’informazione non sia legittimo perché la riservatezza è sempre obbligatoria, soprattutto quando gli eventi coinvolgono la coscienza del consacrato che merita di essere tutelato impedendo la delazione e la facile strumentalizzazione. • E’ proprio necessario esporre gli eventuali imputati e i loro Vescovi a questa abominevole “gogna pubblica”? Quale padre di famiglia non cerca di proteggere anche dalla curiosità morbosa della gente il proprio figlio che ha sbagliato e che ricorre a lui per chiedere aiuto e protezione? Quale psicologo, o medico o libero professionista che accoglie le confidenze di certi pazienti, che talvolta costituiscono reato, si sente in dovere di sbandierarle ai quattro venti? Se lo facesse verrebbe denunciato per violazione della privacy e del segreto professionale! Perché allora accusare i Vescovi di aver coperto i colpevoli? La riservatezza è doverosa, a maggior ragione è doveroso, pena la scomunica, l’obbligo del silenzio più assoluto se si tratta di confessione, perfino quando uno si accusa di omicidio, o di aver rubato, o frodato, o di essere un usuraio, o di aver rovinato l’onore di una persona con falsità e calunnie, tutti reati o peccati perseguibili penalmente. Secondo il C.d.C. n.983 seg. si deve esortare il colpevole alla restituzione, al risarcimento o a qualunque altra forma di riparazione però mai lo si obbliga a manifestare pubblicamente la sua identità, esponendolo al pubblico ludibrio, mai! Eminenza, il Sacerdote o Vescovo che riceve queste confessioni non è più tenuto al silenzio? Dovrebbe segnalare i colpevoli alle autorità civili, oltretutto in questa forma così ostentata e traumatica come sta accadendo? Questo atteggiamento rischia di allontanare definitivamente la gente dalla Chiesa nella quale non vede più perdono, accoglienza e amore, ma solo timore e giustizialismo, come per qualunque società civile. E poi quell’invito ai Vescovi di mollare tutto, di giorno e di notte per ascoltare le presunte e mai abbastanza provate vittime di abusi! Chi ci garantisce della fondatezza, sincerità e buona fede di queste ipotetiche “vittime” che spuntano qua e là a pretendere risarcimenti? C’è il pericolo che si possa superare ogni limite perfino legale nel cercare di “stanare” i presunti colpevoli in una sorta di “caccia agli untori” di manzoniana memoria, perché si rischia di accusare di reato perfino coloro che sono morti e che non si possono più difendere, atteggiamento illecito, illegale, e in certi casi, perfino iniquo. Ci sono associazioni a delinquere, vere lobby massoniche che cercano di spillare quattrini alla Chiesa grazie alla questione “pedofilia”, assoldando scaltri ragazzini che accusino anche a sproposito. E i sacerdoti accusati ingiustamente che si sono viste infangate la loro figura e il loro nome, il loro sacerdozio, la loro vita, chi li risarcisce? I processi di Modena e di Brescia li hanno completamente scagionati, ma intanto uno era morto di crepacuore in carcere. Per non ricordare altri casi di processi ingiusti attualmente in atto! Anche i pedofili che si pentono possono trovare misericordia presso Dio, nonostante le affermazioni apocalittiche di Mons. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione Dottrina della fede, il quale ha tuonato dal pulpito di San Pietro minacciando per i preti pedofili un inferno terribile. E noi peccatori da chi andremo per trovare misericordia se siamo così impietosi verso i peccati degli altri? Qui c’è il rischio di invitare la gente a scagliare pietre alla cieca in questo clima alla “Robespierre”! E poi la citazione riportata dallo stesso Monsignore su un discorso di S. Gregorio Magno per avallare le sue tesi è stata fatta estrapolando qua e là frasi del Santo ricomponendole in una sorta di terribile minaccia che S. Gregorio mai ha pronunciato né scritto. La Chiesa cattolica ha sempre avuto grande considerazione della coscienza di ogni persona al punto da accettare la scelta dell’anonimato da parte di chi si accusa impedendo al peccatore di confessare pubblicamente i propri peccati per non esporlo alla vergogna perché, in ultima analisi, solo Dio è Giusto Giudice di ciascuno di noi. E se Cristo stesso condanna severamente questi peccati di scandalo verso i piccoli, si può dire che condanni ancor di più lo scandalo che deriva dalla persistente pubblicizzazione, a tal punto da mettere sullo stesso piano sia chi commette questi peccati, sia chi li reclamizza con ostentazione soffocando la fede nell’anima della gente semplice. “Chi oggi mette sotto accusa il Papa e le gerarchie ecclesiastiche pretende che la causa degli abusi dei sacerdoti stia nell’istituzione del celibato e nella “repressione” cattolica della sessualità. Ma i fatti sotto i nostri occhi dimostrano esattamente il contrario: la decadenza morale del clero ha avuto origine, negli anni del post-concilio, proprio quando la “nuova teologia” rifiutò la morale tradizionale per far propria la mitologia della “Rivoluzione sessuale” (discorso del prof. de Mattei a Radio Maria 21.4.2010) Rivoluzione sessuale che ha avuto la sua massima e nefasta espressione attraverso “l’educazione sessuale” imposta da circa trent’anni in tutte le scuole primarie e secondarie, italiane ed estere, con i risultati di un libertinaggio sessuale sfacciato e volgare, rivendicato fin dall’età dell’adolescenza e aperto a qualsivoglia esperienza, anche contro natura, come possiamo vedere sotto i nostri occhi dal comportamento dei nostri giovani. Noi siamo convinti che la Chiesa è sempre stata, e sempre sarà, Santa e Madre di Santi, perché il suo fondatore, Cristo, è il Santo per eccellenza, santa è la dottrina che insegna, santi sono i sacramenti che ci offre, santa è la Verità che annuncia al mondo perché Cristo stesso è “Via, Verità e Vita”. E se è vero che la Chiesa è formata da noi uomini, poveri peccatori, è altrettanto vero che ci offre la possibilità, attraverso i sacramenti e le nostre opere buone, di essere santi, cioè di fare la volontà di Dio e di amarlo. E se è vero, come ha ribadito con forza l’allora card. Ratzinger nella Via Crucis del venerdì santo del 2005, che “la Chiesa è piena di sporcizia, anche tra coloro che, nel sacerdozio dovrebbero appartenere completamente a Cristo”, è altrettanto vero che lo Spirito Santo agisce in continuazione nell’anima dei suoi fedeli e non manca mai di santificare la Chiesa e le anime che ne fanno parte suscitando nei secoli in mezzo alla sporcizia, anime belle che vivono la vita cristiana in modo eroico e molte altre che, dopo una vita dissipata, si convertono al Signore. E’ per questo motivo che la Chiesa è la “Santa” per eccellenza e non può essere giudicata da nessuna autorità umana perché viene direttamente da Cristo, e Cristo viene da Dio! Eminenza, non me ne voglia. Sono parole dettate dall’amore alla Chiesa e sostenute dalla preghiera per il suo alto compito ministeriale, in piena unità di cuori. patrizia.stella@alice.it Patrizia Stella Lungadige Matteotti, 2 - 37126 Verona