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il diritto privato, che studia i rapporti giuridici fra soggetti privati. Cio regola
sia lo stato e la capacit delle persone, sia i loro rapporti di natura patrimoniale e
non. Il testo legislativo che contiene la maggioranza delle norme di diritto privato
il Codice Civile. A differenza del diritto commerciale, che si concentra di pi sullo
studio delle organizzazioni, il diritto privato si focalizza sullo studio della persona
fisica e di tutte le attivit riferibili ad essa.
Il diritto pubblico, che studia l'organizzazione dello stato e degli enti pubblici e i
rapporti tra privati ed enti pubblici e tra gli stessi enti pubblici quando agiscono
per scopi pubblicistici.
del curatore per l'interdetto. Inoltre c' l'incapacit naturale, che si verifica quando
un soggetto, che di norma capace, perde la capacit d'agire per un certo periodo
di tempo (per esempio, per l'assunzione di alcol o di stupefacenti). Cos, mentre gli
atti compiuti da un incapace legale sono sempre annullabili, quelli compiuti da un
incapace naturale sono annullabili solo se risulta la malafede dell'altra parte e se
recano grave pregiudizio all'incapace;
la capacit di intendere e di volere, che la capacit di manifestare la propria
volont. In particolare, la capacit di intendere la capacit di percepire il valore e
il disvalore delle proprie azioni in una sfera laica parallela, mentre la capacit di
volere la capacit di scegliere tra comportamenti antagonisti.
I luoghi della persona sono:
il domicilio, cio il luogo dove un soggetto compie abitualmente i propri affari;
la residenza, cio il luogo dove un soggetto vive abitualmente;
la dimora, cio il luogo dove un soggetto trascorre determinati periodi di tempo.
4) PATRIMONIO
Patrimonio: il patrimonio di un soggetto costituito da tutti i beni mobili e immobili e da
tutti i rapporti giuridici attivi e passivi riferibili al soggetto stesso. La sua funzione
quella di essere una garanzia per i creditori: un soggetto risponde alle obbligazioni che ha
assunto con tutto il suo patrimonio.
La nozione di patrimonio si distingue da quella di patrimonio netto, che il patrimonio
detratto delle sue passivit.
Nel caso del patrimonio di una societ, l'autonomia patrimoniale pu essere perfetta o
imperfetta:
c' autonomia patrimoniale perfetta quando dei debiti della societ risponde
sempre e solo la societ con il suo patrimonio. Infatti, vi una netta separazione tra
il patrimonio della persona giuridica e quello delle persone fisiche che ne sono soci.
Godono di autonomia patrimoniale perfetta le persone giuridiche strutturate sotto
la forma di societ di capitali;
c' autonomia patrimoniale imperfetta quando dei debiti della societ risponde sia
il patrimonio della societ sia il patrimonio delle persone fisiche che ne fanno
parte. Infatti, i creditori sociali possono escutere sia il patrimonio della societ sia il
patrimonio dei singoli soci. Godono di autonomia patrimoniale imperfetta le
persone giuridiche strutturate sotto la forma di societ di persone. Quanto pi
complesso il modello organizzativo, tanto pi si attenua il concetto di autonomia
patrimoniale imperfetta:
- nella societ semplice, i soci sono solidalmente e illimitatamente
responsabili per le obbligazioni sociali. Pertanto, i creditori sociali possono
aggredire indifferentemente il patrimonio della societ o quello dei soci dato
che vi una confusione totale fra di essi;
- nella societ in nome collettivo, i soci godono del beneficio preventivo di
escussione del patrimonio sociale. Quindi, i creditori devono prima escutere
il patrimonio sociale e, solo quando questo si esaurisce, possono escutere il
patrimonio dei soci;
- nella societ in accomandita semplice, ci sono due diversi tipi di soci: gli
accomandatari e gli accomandanti. Per gli accomandatari vale la stessa regola
della societ in nome collettivo, mentre gli accomandanti rispondono alle
obbligazioni sociali solo nel limite del loro conferimento (quindi hanno
autonomia patrimoniale perfetta).
5) BENI
Beni: tutte le cose che possono formare oggetto di diritti (art. 810 c.c.). Rientrano nella
categoria dei beni tutte le cose che soddisfano bisogni degli individui e che possono essere
assoggettate al loro potere.
Vi sono diverse classificazioni dei beni:
beni di genere VS beni di specie: i beni di genere sono quelli che appartengono ad
una certa categoria (ad esempio, i mille sacchi di grano presenti in un magazzino), i
beni di specie sono quelli che sono stati individuati all'interno di una certa categoria
(ad esempio, i dieci sacchi di grano che voglio acquistare);
beni fungibili VS beni infungibili: i beni fungibili sono quelli che possono essere
sostituiti (il bene fungibile per eccellenza il denaro), mentre i beni infungibili sono
quelli che, per le loro caratteristiche, non possono essere sostituiti;
beni consumabili VS beni inconsumabili: i beni consumabili sono quelli il cui
utilizzo determina l'estinzione del bene (ad esempio, la benzina), i beni
inconsumabili sono quelli che possono essere utilizzati senza che il normale utilizzo
li distrugga (ad esempio, un orologio);
beni divisibili VS beni indivisibili: i beni divisibili sono quelli che nel loro utilizzo
possono essere frazionati (ad esempio, il denaro), i beni indivisibili sono quelli per il
cui utilizzo necessario che il bene rimanga integro (ad esempio, un orologio);
beni materiali VS beni immateriali: i beni materiali sono quelli che possono essere
percepiti dai sensi umani (ad esempio, una mela), i beni immateriali sono quelli
astratti, quindi non percepibili dai sensi umani (ad esempio, un'idea);
beni mobili VS beni immobili: questa distinzione fondamentale perch il diritto
detta una disciplina diversa a seconda che il bene sia mobile o immobile (ad
esempio, per vendere una casa serve un atto pubblico, per un giornale basta un atto
verbale). Costituiscono beni immobili il suolo, le costruzioni che sorgono sul suolo e
tutto ci che naturalmente o artificialmente incorporato al suolo (art. 812 c.c.).
Sono beni mobili tutti quei beni che non sono immobili. Ci sono, poi:
- l'universalit di mobili, ossia una pluralit di beni che appartengono ad un
medesimo proprietario e che hanno una destinazione unitaria (ad esempio,
una libreria). I beni oggetto di una universalit di mobili possono formare
oggetto di rapporti giuridici anche separatamente;
- la pertinenza, ossia un bene che destinato in modo duraturo al servizio o
ad ornamento di un altro bene. La natura di bene pertinenziale data quindi
da due caratteristiche fissate in via alternativa: essere al servizio oppure
essere ad ornamento di un bene principale (ad esempio, la cantina per
un'abitazione o i fregi per una villa). Le pertinenze possono formare oggetto
di rapporti giuridici anche separatamente dal bene principale.
DIRITTI REALI
Innanzitutto necessario fare una distinzione fra diritti reali e diritti di credito:
diritti reali:
- sono diritti sulle cose (ius in re);
- sono diritti tipici: sono in numero chiuso, le parti non possono creare diritti reali
diversi da quelli indicati dalla legge;
- sono diritti assoluti: sono opponibili erga omnes, possono essere fatti valere e
trovano tutela nei confronti di tutti;
- sono diritti immediati o autodeterminati: il titolare di un diritto reale pu trarre
tutte le utilit che la legge riconnette a quel diritto senza che sia necessaria la
cooperazione di altri soggetti;
- sono muniti del diritto di seguito o sequela: i diritti reali, essendo diritti sulle cose,
nel caso in cui il bene stesso formi oggetto di atti di disposizione, seguono il bene cui
ineriscono;
diritti di credito:
- sono diritti verso qualcosa, una prestazione (ius ad rem): il creditore ha diritto a
che il suo debitore compia una certa prestazione;
- sono diritti atipici: la legge non numera le prestazioni essendo la creazione delle
prestazioni rimessa alle parti;
- sono diritti relativi: possono essere fatti valere esclusivamente nei confronti di un
determinato soggetto, il debitore;
- sono diritti mediati o eterodeterminati: per il soddisfacimento del proprio diritto,
il creditore necessita della cooperazione di altri soggetti.
I diritti reali sono il diritto di propriet e i diritti reali minori di godimento, ossia
diritti reali che convivono con il diritto di propriet su un certo bene, comprimendo
alcune facolt del proprietario. Ci possibile per il principio di elasticit della propriet:
il diritto di propriet si comprime in ragione del diritto reale minore.
Ora approfondiamo i singoli diritti reali:
1) PROPRIET
Il diritto di propriet uno dei pi importanti diritti del nostro ordinamento, infatti esso
ha una rilevanza costituzionale (art. 42 cost.). La sua collocazione all'interno della
Costituzione frutto del compromesso tra le diverse ideologie che si sono scontrate
all'interno dell'Assemblea Costituente: cattolica, marxista e liberale. Infatti, il diritto alla
propriet non incluso tra i diritti fondamentali dell'individuo ma si trova nella parte dei
diritti economici, assumendo quindi la natura di un diritto attenuato. La disciplina della
propriet demandata dalla carta alla legge ordinaria, principalmente al Codice Civile.
Per capire la definizione di propriet, dobbiamo ricorrere all'art. 832 c.c. che recita: Il
proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i
limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti dall'ordinamento giuridico.
Analizziamolo parola per parola:
diritto di godere: il proprietario pu fare del bene oggetto del diritto di propriet
l'utilizzo che pi ritiene opportuno, nei limiti di legge. Esso esprime anche una
facolt estensiva e omissiva del proprietario, in quanto rientra tra i suoi diritti anche
quello di non utilizzare il bene;
e disporre: il proprietario pu formare atti di disposizione che hanno ad oggetto
il bene;
in modo pieno: il proprietario pu godere e disporre del bene senza alcun limite,
cio in tutte le sue caratteristiche qualitative e quantitative;
ed esclusivo: il proprietario pu escludere chiunque altro dall'utilizzo sia in senso
materiale sia in senso giuridico del bene;
entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti dall'ordinamento
giuridico: i limiti di cui si parla sono principalmente due:
- divieto di atti emulativi (art. 833 c.c.): il proprietario non pu compiere gli atti
emulativi. Gli atti emulativi sono atti di esercizio del proprio diritto che hanno il
solo scopo di danneggiare o molestare un altro soggetto. Perch un atto sia
considerato emulativo, deve quindi presentare due requisiti: uno oggettivo, la
mancanza di utilit per il proprietario, e uno soggettivo, l'animus nocendi ossia la
volont di nuocere;
- espropriazione per pubblico interesse o per pubblica utilit: essa un atto che la
pubblica amministrazione pu compiere sulla propriet di un soggetto privato e
comporta la privazione della propriet al suo legittimo proprietario.
L'espropriazione pu avvenire solo se giustificata da esigenze di pubblica utilit e
dietro pagamento di un giusto indennizzo. Se uno di questi elementi manca o non
ritenuto sufficiente dall'espropriato, questi pu fare ricorso al Tar e poi al Consiglio
di Stato. I requisiti sono cristallizzati nel procedimento di esproprio che porta al
provvedimento di esproprio. Il provvedimento di esproprio deve contenere la
dichiarazione di pubblica utilit dell'opera per cui si realizza l'esproprio, nonch
deve indicare i criteri con cui l'ente espropriante arrivato a determinare
l'ammontare dell'indennizzo. Fino agli anni '90, la giurisprudenza riteneva che
l'indennizzo dovesse essere inferiore al valore di mercato in quanto, una volta
costruita l'opera per la quale si realizzava l'esproprio, anche l'espropriato ne avrebbe
giovato. In seguito la Corte Costituzionale ha stabilito che l'indennizzo deve essere
pari al valore di mercato, dato che l'espropriato non avrebbe ceduto la sua propriet
se non costretto dall'amministrazione pubblica.
servit di acquedotto);
servit continue VS servit discontinue: le servit continue sono servit per il cui
esercizio non necessario il fatto dell'uomo, le servit discontinue sono servit per
il cui esercizio necessario un comportamento del proprietario del fondo servente;
servit apparenti VS servit non apparenti: le servit apparenti sono servit per il
cui esercizio sussistono opere visibili e permanenti, le servit non apparenti sono
servit per il cui esercizio non esistono opere visibili e permanenti. La differenza
fondamentale che solo le servit apparenti possono essere acquistate per
usucapione, in quanto sono le uniche suscettibili di possesso.
RAPPORTO OBBLIGATORIO
Con l'instaurazione di un rapporto obbligatorio tra due parti, in capo ad una parte sorge un
diritto di credito, in capo all'altra un'obbligazione. L'adempimento il comportamento
attraverso cui il debitore realizza la prestazione alla quale obbligato.
Dal punto di vista soggettivo, il rapporto obbligatorio si connota per la presenza di due
soggetti: creditore e debitore. Il creditore il titolare del diritto di credito, cio il soggetto
che pu esigere l'adempimento della prestazione. il legittimato attivo alla prestazione. Il
debitore il soggetto che, in virt del rapporto obbligatorio, obbligato ad eseguire una
certa prestazione. Il debitore colui che giuridicamente obbligato all'adempimento.
Questa posizione di obbligato qualifica il debitore come il legittimato passivo del rapporto
obbligatorio in quanto il destinatario della pretesa del creditore.
Dal punto di vista oggettivo, l'oggetto del rapporto obbligatorio la prestazione, ossia il
comportamento che il debitore deve tenere per realizzare l'adempimento. Nei diritti di
credito non esiste tipicit, pertanto l'art. 1174 c.c. stabilisce solo le due caratteristiche che la
prestazione deve avere per essere considerata tale:
patrimonialit: la prestazione deve poter essere quantificata in denaro;
utilit: l'adempimento deve arrecare al creditore una certa utilit, che pu anche
essere non economica.
I TIPI DI OBBLIGAZIONI
prestazione;
- caso fortuito: evento imputabile all'uomo che ha le caratteristiche
dell'imprevedibilit;
- factum principis: ordine o provvedimento dell'autorit legislativa o
amministrativa che rende impossibile la prestazione;
obbligazioni di dare, cio obbligazioni in cui la prestazione del debitore consiste
nella consegna al suo creditore di un bene.
All'interno delle obbligazioni di dare, occorre fare una distinzione a seconda del tipo
di bene oggetto della consegna:
- se siamo nel caso di un bene fungibile, vi sostituibilit del bene, pertanto
l'obbligazione di consegna di un bene fungibile non diventa mai oggettivamente
impossibile;
- se siamo nel caso di un bene infungibile, non vi sostituibilit del bene, per cui il
debitore adempiente soltanto se consegna il bene oggetto della prestazione.
1) La novazione
Distinguiamo tra due diversi tipi di novazione:
la novazione oggettiva (artt. 1230-1234 c.c.), in cui l'obbligazione si estingue
quando le parti sostituiscono l'obbligazione originaria con una nuova
obbligazione diversa nell'oggetto e nel titolo. Ci avviene attraverso un accordo
novativo tra le parti, in cui la volont di estinguere il rapporto obbligatorio
originario per uno nuovo (ovvero l'animus novandi) deve risultare in modo
esplicito e non equivoco. La legge lo richiede perch nel nostro ordinamento vige un
principio generale in base al quale le rinunce ai diritti non possono mai essere
presunte.
Perch vi sia novazione, l'elemento innovativo (quid novis) deve riguardare
l'oggetto e il titolo.
Nella novazione, l'obbligazione originaria si estingue, ci significa che, se la nuova
obbligazione diventa impossibile per causa non imputabile al debitore, egli
liberato e non tenuto ad adempiere all'obbligazione originaria in quanto questa si
estinta per novazione.
In base al principio per cui se si estingue l'obbligazione principale si estinguono
anche le garanzie (accessoria seguitur principalia), a meno che le parti non
abbiano convenuto di mantenerle nella nuova obbligazione, insieme al rapporto
obbligatorio originario si estinguono tutti gli accessori del credito.
Se l'obbligazione originaria era nulla, la nuova obbligazione senza effetto, quindi
non vincola il debitore all'adempimento.
Se l'obbligazione originaria era annullabile (difetto che, a differenza della nullit,
permette all'obbligazione di avere effetti giuridici), la novazione possibile purch il
debitore assuma la nuova obbligazione conoscendo il vizio che rendeva annullabile
il titolo originario;
la novazione soggettiva (art. 1235 c.c.), in cui l'obbligazione subisce una
circolazione dal lato passivo. Infatti, attraverso la novazione soggettiva, muta la
persona del debitore e, se il creditore vi acconsente, il debitore originario viene
liberato con conseguente estinzione del rapporto obbligatorio nei suoi confronti e
con l'instaurazione di un nuovo rapporto obbligatorio nei confronti del vecchio
creditore (l'esempio tipico l'accollo del debito).
La prestazione in luogo dell'adempimento (art. 1197 c.c.) un istituto affine alla novazione
ma non origina un fenomeno estintivo. Il debitore si libera eseguendo la prestazione
dedotta dal rapporto obbligatorio, non si libera eseguendo una prestazione diversa,
nemmeno se di valore superiore. La facolt di stabilire una prestazione diversa lasciata
all'accordo delle parti: il creditore pu decidere di acconsentire ad una prestazione diversa
da quella prestabilita. Se la diversa prestazione diviene impossibile, il debitore non
liberato ma tenuto ad adempiere alla prestazione che formava oggetto del rapporto
obbligatorio. La differenza fondamentale tra novazione e prestazione in luogo
dell'adempimento l'animus novandi, cio la volont di novare.
2) La compensazione (artt. 1241-1252 c.c.)
Essa, insieme alla novazione e all'impossibilit sopravvenuta, la fattispecie che ha la
maggiore diffusione nella prassi. La compensazione si verifica quando due soggetti sono
tra loro reciprocamente obbligati e i rispettivi crediti si estinguono per le quantit
corrispondenti.
La compensazione una modalit estintiva del rapporto obbligatorio anche solo parziale.
Infatti, estinguendosi il rapporto di debito e di credito per quantit corrispondenti, vi la
possibilit di un'estinzione soltanto pro quota (parziale) e non totale del rapporto
obbligatorio.
La ratio legis della compensazione rinvenibile nel principio di economia degli atti
giuridici, in quanto inutile compiere due pagamenti quando il non adempimento avrebbe
il medesimo effetto.
Nel nostro ordinamento sono presenti tre diversi tipi di compensazione:
1. la compensazione legale, che opera per legge quando i rispettivi crediti godono
entrambi di tre requisiti:
- sono omogenei, cio hanno ad oggetto beni appartenenti al medesimo genere
(pertanto, di norma, la compensazione opera sulle obbligazioni pecuniarie);
- sono liquidi, cio sono determinati nel loro ammontare, ossia sono identificati ed
espressi in una quantit numerica;
- sono esigibili, cio quando il creditore pu chiederne l'adempimento, ossia quando
non c' un termine o c' una condizione sospensiva.
In contemporanea presenza di questi tre requisiti, i reciproci crediti si estinguono
per compensazione. Anche se la compensazione legale opera automaticamente, essa
deve essere sempre eccepita dalle parti: il giudice non pu mai rilevarla d'ufficio.
[ Nell'ambito del processo civile, vige il principio della domanda, in base al quale,
salvo determinate ipotesi indicate dalla legge in cui il giudice pu operare d'ufficio
(cio senza la richiesta delle parti), di regola il giudice pu giudicare soltanto sulle
domande e sulle eccezioni che le parti introducono nel processo. Nel processo civile,
infatti, ci sono di regola due soggetti: l'attore e il convenuto. L'attore colui che si
rivolge al giudice proponendo una domanda. La domanda si sostanzia in ci che
l'attore chiede al giudice e in ci che pretende dal convenuto. Il convenuto colui
nei cui confronti la domanda proposta. Il convenuto, costituendosi in giudizio,
chieder il rigetto della domanda proposta nei suoi confronti, avanzando delle
eccezioni. Le eccezioni sono i fatti estintivi, modificativi e impeditivi del diritto
dell'attore. ]
La sentenza che accerta la compensazione legale una sentenza dichiarativa. Si
parla di sentenza dichiarativa quando la sentenza si limita a dichiarare un effetto
giuridico che si gi verificato. Le sentenze dichiarative hanno efficacia retroattiva
in quanto producono i loro effetti dal momento in cui si produce l'effetto giuridico
sostanziale che la sentenza accerta;
2. la compensazione giudiziale, che opera se ci sono i requisiti dell'omogeneit e
dell'esigibilit, ma non quello della liquidit dei reciproci crediti. Sebbene i crediti
non debbano essere liquidi, devono comunque essere di facile e pronta liquidazione.
sufficiente che il giudice, attraverso un semplice calcolo matematico, sia in grado
di identificare e quantificare il credito che determina l'estinzione dei rapporti
obbligatori.
La sentenza con cui il giudice dispone la compensazione giudiziale una sentenza
costitutiva. Si parla di sentenza costitutiva quando la sentenza non si limita a
dichiarare un effetto giuridico che si gi verificato ma la sentenza stessa che
produce la modificazione sostanziale nella sfera giuridica dei soggetti interessati.
La sentenza costitutiva non ha alcun effetto retroattivo poich l'effetto della
compensazione si verifica a causa della sentenza stessa, in quanto il giudice a
rendere liquidi i reciproci crediti. Pertanto, con la sentenza costitutiva, gli effetti
agiscono dal momento della sentenza stessa;
3. la compensazione volontaria, che opera in applicazione al principio di autonomia,
quindi in base all'accordo delle parti. Per cui, in caso di compensazione volontaria, i
reciproci crediti si estinguono indipendentemente dai requisiti di omogeneit,
esigibilit e liquidit.
la cessione del credito, si realizza una vicenda modificativa del rapporto obbligatorio dal
lato attivo: cambia la persona del creditore. Il creditore originario prende il nome di
cedente, il nuovo creditore prende il nome di cessionario, mentre il debitore prende il
nome di ceduto.
La cessione del credito pu avvenire sia a titolo oneroso (quando previsto un
corrispettivo), sia a titolo gratuito (quando il cedente non ottiene nulla in cambio).
La cessione del credito un atto sempre bilaterale cui partecipano, con una propria
manifestazione di volont, sempre, solo e soltanto il cedente e il cessionario. Perch la
cessione del credito si perfezioni, sufficiente l'accordo tra il vecchio e il nuovo creditore,
non richiesta l'accettazione del debitore ceduto, egli non partecipa all'accordo di cessione.
Il motivo di ci che, per il debitore non muta l'oggetto della sua obbligazione, per cui,
essendo per questi irrilevante adempiere nei confronti di un soggetto piuttosto che di un
altro, la legge prevede che egli non partecipi all'atto di cessione. (N.B.: nella cessione del
contratto, invece, richiesto anche il consenso del contraente ceduto).
Sebbene la cessione del credito sia un atto bilaterale, vi per la necessit di notiziare il
debitore ceduto dell'avvenuta modifica del credito. A tal fine, la legge prevede uno
strumento apposito: l'istituto della notifica, con la quale il debitore ceduto viene
informato che vi stato un cambiamento nella persona del creditore. L'art. 1264 c.c.
stabilisce che la cessione ha effetto nei confronti del debitore ceduto quando viene a questo
notificata. La notifica svolge due funzioni fondamentali:
individuare il destinatario del pagamento: attraverso la notifica, il cessionario rende
cognito il debitore ceduto che il titolare del diritto di credito non pi l'originario
creditore cedente ma diventato il nuovo creditore cessionario. Il debitore ceduto
che, in assenza di notifica, paga al creditore cedente, anzich al cessionario,
liberato a meno che il cessionario non provi che il debitore ceduto aveva in altro
modo avuto conoscenza dell'avvenuta cessione;
risolvere il conflitto fra pi acquirenti del medesimo diritto di credito dallo stesso
dante causa: attraverso la notifica, la cessione del credito viene resa opponibile ai
terzi. Questo effetto si realizza sulla base della priorit della notifica: fra pi
cessionari, prevale chi per primo notifica al debitore ceduto l'avvenuta cessione.
Quindi la soluzione del conflitto non avviene sulla base della priorit dell'atto di
cessione ma sulla base della priorit della notifica al debitore ceduto. Questa regola
si declina, in relazione ai diversi tipi di beni oggetto della prestazione, nel seguente
modo:
con le obbligazioni pecuniarie, prevale chi per primo notifica;
con i beni immobili, prevale chi per primo trascrive;
[ La trascrizione uno strumento di pubblicit attraverso il quale viene reso
noto un certo fatto onde renderlo opponibile ai terzi. La trascrizione una
forma di pubblicit dichiarativa. Infatti, esistono tre diversi tipi di pubblicit:
- la pubblicit costitutiva la pubblicit in cui l'assolvimento dell'onere
pubblicitario incide sulla genesi dell'effetto giuridico (le due pi importanti
ipotesi di pubblicit costitutiva sono l'iscrizione dell'atto costitutivo di una
persona giuridica all'albo del registro delle imprese e l'iscrizione nel registro
delle ipoteche);
- la pubblicit dichiarativa la pubblicit il cui effetto non quello di
costituire un diritto ma soltanto di renderlo opponibile ai terzi. Il diritto
sorge indipendentemente dall'assolvimento dell'onere pubblicitario;
- la pubblicit notizia la pubblicit che serve a rendere noto ai terzi un
determinato fatto per consentire loro di far valere un'eventuale opposizione
agli effetti che esso produce (per esempio, la pubblicazione di matrimonio). ]
con i beni mobili registrati, prevale chi per primo iscrive in pubblici registri;
con i beni mobili non registrati, prevale chi per primo acquista il possesso in
buona fede del bene;
con i diritti di godimento, prevale chi per primo ha materialmente iniziato a
godere della cosa.
Nella cessione ordinaria (la regola differente nel caso in cui il credito venga trasferito
tramite l'incorporazione nel diritto di credito), il cessionario acquista il proprio diritto a
titolo derivativo, perch esiste un dante causa, un titolo e un avente causa. La natura
derivativa dell'acquisto da parte del cessionario ha un effetto giuridico ben preciso: egli
entra nella stessa identica posizione giuridica del cedente. Ci ha due importanti
conseguenze:
data la regola per cui nessuno pu traferire ad altri pi diritti di quelli che ha, il
debitore ceduto pu opporre al nuovo creditore cessionario tutte le eccezioni
estintive del diritto di credito che avrebbe potuto opporre al creditore cedente;
tutte la garanzie che assistono il credito si trasferiscono a favore del cessionario.
Gli artt. 1266-1267 c.c. disciplinano i rapporti tra cedente e cessionario. Il modello
legale stabilisce che il cedente, salvo patto contrario, tenuto a garantire soltanto
l'esistenza del diritto di credito che trasferisce al cessionario, ma non tenuto a garantire
l'adempimento del debitore ceduto. Ovvero, il cedente garantisce in nomen verum ma
non in nomen bonum. Il rischio dell'insolvenza grava sul cessionario.
per possibile che, se cos previsto nell'accordo fra le parti, nella cessione a titolo
oneroso, il creditore cedente garantisca non soltanto l'esistenza del credito ma anche la
solvibilit del debitore ceduto, la cui insolvenza andr a gravare sul cedente e non pi sul
cessionario. In questo caso, per, il creditore cedente risponde nei confronti del
cessionario, non per l'intero valore del credito ceduto, ma per quanto ha percepito a titolo
di corrispettivo per la cessione.
Il nostro ordinamento prevede anche la circolazione dei diritti di credito mediante la loro
incorporazione in un titolo di credito. Di regola, il titolo in cui viene tecnicamente
incorporato il diritto di credito una cambiale o un assegno. La cambiale pu essere una
cambiale tratta, cio una delegazione di pagamento, o un pagher cambiario, cio una
promessa di pagamento. Nel pagher cambiario, i soggetti coinvolti sono due (emittente e
beneficiario); nella cambiale tratta, sono tre (traente, trattario e beneficiario).
Le caratteristiche di un titolo di credito sono:
la letteralit: il titolo di credito vale per la cifra che riporta scritta su di esso;
l'incorporazione del diritto nel titolo: il titolo di credito diventa il documento
attraverso cui chi ne il portatore legittimato ad esercitare il diritto incorporato;
l'autonomia: il titolo di credito determina in capo a colui che lo riceve un acquisto a
titolo originario del diritto in esso incorporato. Nella circolazione del diritto del
titolo, ogni passaggio autonomo rispetto ai precedenti: nella cessione titolata,
quindi, il debitore non pu opporre al giratario tutte le eccezioni che avrebbe potuto
opporre al girante, ma pu opporgli soltanto le eccezioni personali al girante e le
eccezioni reali, ossia eccezioni relative alla natura del titolo. Questo principio trova
una deroga nella cosiddetta girata di comodo, che avviene quando un soggetto
trasferisce ad altri il titolo di credito non per trasferirgli il diritto in esso
incorporato ma esclusivamente per sottrarsi alle eventuali eccezioni estintive che
il debitore potrebbe opporre nel caso sia lui a escuterlo per il pagamento;
l'astrattezza: il diritto incorporato nel titolo di credito pu essere fatto valere
indipendentemente dalla sussistenza del rapporto sottostante.
CONTRATTO
Nel nostro ordinamento, il contratto ha due funzioni, a ciascuna delle quali corrisponde
una tipologia di contratto:
il contratto ad effetti obbligatori il contratto il cui effetto di creare una o pi
obbligazioni;
il contratto ad effetti reali il contratto il cui effetto di trasferire il diritto di
propriet o un diritto reale minore.
Il legislatore ha dedicato al contratto una disciplina normativa decisamente articolata e
complessa. Infatti, le norme del Codice Civile che regolano il contratto in generale vanno
dall'art. 1321 all'art. 1469. Inoltre, uno dei principi che presiedono al contratto, quello
dell'autonomia o libert contrattuale, non ha soltanto una disciplina civilistica ma un
principio di rango costituzionale.
L'art. 1321 c.c. enuncia la definizione di contratto: Il contratto l'accordo di due o pi
parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.
Analizziamo la definizione parola per parola:
accordo: nel nostro ordinamento, il fulcro del contratto l'accordo. Ci
confermato dall'art. 1325 c.c. dove esso indicato come il primo degli elementi del
contratto. L'accordo costituito per il principio volontaristico: salvo alcune ipotesi
(come quella del contratto imposto), nessun soggetto pu essere obbligato ad un
vincolo contrattuale se non vi una sua manifestazione di volont libera e
spontanea. Il contratto sorge e vincola le parti soltanto se esse manifestano la
volont di stipularlo. L'accordo contrattuale l'incrocio di due manifestazioni di
volont attraverso le quali si esprime il consenso al contenuto del contratto.
L'accordo quindi il punto d'incontro delle rispettive dichiarazioni di volont;
due o pi parti: le manifestazioni di volont necessarie per il contratto devono
essere due o pi, non esiste il contratto unilaterale. Se le parti sono due il contratto
bilaterale, se sono pi di due plurilaterale;
parti: la parte si identifica con un centro di imputazione degli effetti giuridici che
il contratto produce. La parte non si identifica necessariamente con una sola
persona ma pu anche succedere che sia costituita da pi persone. La parte pu
quindi essere unisoggettiva o plurisoggettiva. Per individuare il numero di parti che
compongono il contratto, quindi, non si fa riferimento al numero di persone ma al
numero di centri di imputazione;
costituire, regolare o estinguere: le finalit a cui il contratto teleologicamente
preordinato sono quelle di costituire, regolare o estinguere un rapporto giuridico:
costituire significa generare un rapporto giuridico che precedentemente
non sussisteva tra i contraenti, si crea ex novo;
regolare significa porre in essere un accordo modificativo di un rapporto
giuridico tra loro gi esistente, modificandone il contenuto rispetto a come
era al momento della sua costituzione;
estinguere significa dare origine agli accordi risolutori, ossia agli accordi
attraverso cui le parti consensualmente decidono di estinguere un rapporto
contrattuale esistente. La funzione estintiva realizza quindi una vicenda a
senso inverso rispetto alla funzione costitutiva. Dato che il contratto ha forza
di legge tra le parti, non pu essere sciolto unilateralmente: cos come per la
creazione del contratto, necessario l'accordo di tutte le parti;
tra loro: la nozione di contratto contiene l'indicazione del principio di relativit,
esplicitato dall'art. 1372 c.c. Gli effetti del contratto si dipanano esclusivamente tra
le parti, sono a loro circoscritti. Per i terzi il contratto non rilevante: chi non vi ha
partecipato con una propria manifestazione di volont con cui ha prestato consenso
al contratto, non partecipa agli effetti che esso genera. Per le parti, il contratto ha
forza di legge (cio come se fosse legge: una volta che le parti, attraverso un
accordo, hanno assunto determinati obblighi, come se quegli obblighi derivassero
dalla legge). Inoltre, il contratto non pu essere estinto se non per mutuo consenso,
ovvero per consenso reciproco, attraverso un accordo estintivo di tutti quelli che
hanno partecipato alla sua costituzione;
rapporto giuridico patrimoniale: tutte le funzioni che il contratto svolge
incidono su un rapporto giuridico patrimoniale. Un rapporto una relazione fra
due o pi soggetti. Un rapporto giuridico un rapporto che produce degli effetti
giuridici, trova la sua fonte nell'ordinamento giuridico ed disciplinato e tutelato
dall'ordinamento giuridico. Esattamente come avviene per il rapporto obbligatorio
in generale, anche il contratto deve avere un contenuto patrimoniale. I rapporti
giuridici che non hanno un contenuto economico non rientrano nella disciplina del
contratto ma in altre fattispecie giuridiche (ad esempio, il matrimonio, che produce
effetti economici ma fondato su altri principi).
L'art. 1322 c.c. introduce un principio generale fondamentale del nostro ordinamento,
quello della libert o autonomia contrattuale, in base al quale nel disciplinare i loro
rapporti giuridici, le parti sono libere di regolarsi come meglio credono. Come tutte le
libert, anche quella contrattuale incontra dei limiti: le norme imperative, i principi di
ordine pubblico e quelli di buon costume.
La libert contrattuale tutelata da una norma di rango costituzionale. L'art. 41 cost.
infatti stabilisce che l'iniziativa economica libera. E, se libera l'iniziativa economica,
altrettanto liberi devono essere gli strumenti giuridici attraverso cui essa si esplica.
L'articolo sulla libera iniziativa economica non inserito tra le libert personali ma in
quelle economiche. Infatti, essa non una "libert-fine" ma una "libert-mezzo": una
libert funzionale ai doveri di solidariet sociale di cui agli artt. 2 e 3 cost. Attraverso il c. 2
dell'art. 41 cost., il legislatore costituzionale ha stabilito che la libert economica, pur
potendo essere finalizzata ad uno scopo lucrativo, non pu essere dominata da un esclusivo
scopo egoistico, essendo sempre finalizzata all'attuazione dell'utilit sociale.
L'art. 1322 c.c. costituisce la proiezione in sede privatistica della libert d'iniziativa
economica prevista dalla carta costituzionale. L'autonomia contrattuale si esplica sotto due
diversi profili:
uno di carattere generale (di cui all'art. 1322 c. 1), che attiene alla libera
determinazione del contenuto del contratto.
La norma "minus dixit quam voluit", ossia dice meno di quanto intende: la libert
contrattuale si manifesta anche da un punto di vista negativo, cio omissivo.
infatti uno dei profili della libert contrattuale quello secondo cui un soggetto
libero di non stipulare il contratto.
La norma implica anche la libert di stipulare il contratto con chi si vuole. La libert
delle parti riguarda sia l'ambito patrimoniale sia l'ambito regolamentare o
normativo del contratto. Per quanto riguarda l'ambito patrimoniale, le parti, purch
ci avvenga in modo libero e spontaneo, possono attribuire alle prestazioni il valore
che desiderano, senza che il giudice possa sindacarlo. Per quanto attiene all'ambito
regolamentare, le parti sono libere di determinare le modalit di adempimento del
contratto;
uno di carattere particolare (di cui all'art. 1322 c. 2), che introduce il principio di
atipicit del contratto, ossia la libert per le parti di perseguire i propri interessi
utilizzando contratti anche diversi da quelli disciplinati dall'ordinamento. Infatti,
la legge, per permettere ai privati di soddisfare i loro interessi, prevede una serie di
contratti tipici. I contratti tipici o nominati sono contratti a cui la legge d una
LE CATEGORIE CONTRATTUALI
1) Prima classificazione. Relativamente ai modi di conclusione del contratto,
distinguiamo tra contratti consensuali e contratti reali (da non confondere con i contratti
ad effetti reali):
i contratti consensuali sono contratti, per la cui conclusione, sufficiente il
consenso validamente manifestato dalle parti. L'accordo delle parti quindi una
condizione necessaria e sufficiente per la genesi del contratto. Nel nostro
ordinamento, la gran parte dei contratti rientra nella categoria dei contratti
consensuali;
i contratti reali sono contratti, per la cui conclusione, oltre all'accordo delle parti,
necessaria anche la consegna del bene che forma oggetto del contratto. L'accordo
delle parti quindi una condizione necessaria ma non sufficiente per la genesi del
contratto, in quanto necessario anche l'atto materiale della consegna del bene che
forma oggetto del contratto stesso. Il pi importante contratto reale del nostro
ordinamento il mutuo.
2) Seconda classificazione. In relazione ai diversi effetti che il contratto produce,
distinguiamo i contratti fra le seguenti categorie:
i contratti ad effetti reali (o ad efficacia reale) sono contratti il cui effetto quello di
trasferire il diritto di propriet o un diritto reale minore.
In base al principio consensualistico, nei contratti ad effetti reali, l'effetto
traslativo del diritto reale si realizza nel momento in cui il contratto concluso
quindi, di regola, nel momento in cui il consenso validamente manifestato;
i contratti ad effetti obbligatori (o ad efficacia obbligatoria) sono contratti il cui
effetto quello di obbligare una o entrambe le parti ad eseguire una prestazione.
Il principale contratto tipico previsto dal nostro ordinamento il contratto di vendita.
Di regola, il contratto di vendita un contratto consensuale (in quanto si conclude con il
consenso validamente manifestato dalle parti), ad effetti principalmente reali (dato che
l'effetto tipico il trasferimento del diritto di propriet) ma che realizza anche effetti
obbligatori, sia a carico del compratore, sia a carico del venditore.
A carico del compratore, l'effetto obbligatorio quello di pagare il prezzo pattuito.
A carico del venditore, gli effetti obbligatori sono:
consegnare il bene con l'obbligazione accessoria di custodirlo fino a quel momento;
garantire l'evizione, ossia che il bene suo e non gravato da diritti altrui;
garantire che il bene oggetto della vendita non sia affetto da vizi che lo rendono
inidoneo all'uso cui destinato;
garantire che il bene abbia tutte le sue qualit essenziali o le qualit che egli ha
promesso.
Nella sua configurazione normale, come in tutti i contratti ad effetti reali, alla vendita si
applica il principio consensualistico, per cui il passaggio della propriet si realizza al
momento della conclusione del contratto. Esistono per delle ipotesi particolari o
eccezionali di vendita in cui, derogando al principio consensualistico, l'effetto traslativo del
diritto di propriet avviene in un momento successivo alla conclusione del contratto.
Queste ipotesi, che vanno sotto il nome di vendita obbligatoria, sono:
la vendita di cose di genere, in cui la propriet si trasferisce nel momento della
individuazione, ossia quando le cose oggetto del contratto vengono circoscritte
all'interno del genere di appartenenza;
la vendita di cose altrui, in cui la propriet si trasferisce nel momento in cui il
venditore della cosa altrui si procura la propriet del terzo;
la vendita di cose future, in cui la propriet si trasferisce nel momento in cui il bene
viene ad esistenza. Nell'ambito della vendita di cose future, bisogna per distinguere
due ipotesi diverse:
l'emptio spei, nella quale il compratore acquista la speranza che il bene
venga ad esistenza e quindi conclude un contratto aleatorio. Ci significa che,
se anche la cosa non venisse ad esistenza, l'acquirente sarebbe comunque
tenuto a pagare il prezzo;
l'emptio rei sperata, nella quale il compratore acquista la cosa sperata e
quindi conclude un contratto commutativo. Ci significa che, se la cosa non
viene ad esistenza, il contratto nullo perch non esiste il suo oggetto;
la vendita a rate, in cui la propriet si trasferisce col pagamento dell'ultima rata
quindi, fino a che il compratore non avr provveduto ad adempiere interamente
all'obbligazione di pagamento del prezzo, non diverr proprietario del bene oggetto
del contratto.
3) Terza classificazione. In base alla causa del contratto, ossia alla funzione
economico-sociale che esso svolge, distinguiamo i contratti fra le seguenti categorie:
i contratti a prestazioni corrispettive (o contratti sinalagmatici) sono contratti la cui
causa va individuata nel nesso di interdipendenza esistente tra le reciproche
prestazioni. Ci vuol dire che ciascuna prestazione trova la propria giustificazione
economico-sociale nella controprestazione.
All'interno della categoria dei contratti a prestazioni corrispettive, distinguiamo tra
due sottocategorie:
i contratti commutativi sono contratti in cui i contraenti, sin dal momento
della conclusione del contratto, conoscono le conseguenze patrimoniali che
esso produrr nei loro confronti, sia in termini positivi (di arricchimento),
sia in termini negativi (di depauperamento);
i contratti aleatori sono contratti nei quali la causa si identifica con l'alea,
cio con il rischio che un soggetto, per effetto del contratto, possa ottenere
vantaggi patrimoniali maggiori rispetto al sacrificio economico che il
contratto gli impone. Nel contratto aleatorio, quindi, le parti, al momento in
cui il contratto viene concluso, non sono in grado di sapere quali saranno le
conseguenze patrimoniali positive o negative che il contratto produrr nei
loro confronti. I principali contratti aleatori sono l'assicurazione e i contratti
di borsa. A questo tipo di contratti, inoltre, non si applicano i cosiddetti
rimedi riequilibrativi, quindi i contratti aleatori non possono essere risolti
per eccessiva onerosit sopravvenuta e nemmeno se conclusi in stato di
bisogno (vedi infra). Un contratto aleatorio in cui il rischio contrattuale
manca ab origine (cio, sin dal momento in cui stato stipulato), un
contratto nullo per l'inesistenza della sua causa;
i contratti a titolo gratuito sono contratti in cui manca il rapporto di corrispettivit
tra prestazione e controprestazione. Il che significa che, nei contratti a titolo
gratuito, una sola parte contrattuale (il soggetto obbligato) subisce una diminuzione
patrimoniale e soltanto l'altra parte (il soggetto beneficiario) ottiene un incremento
patrimoniale. In questo tipo di contratti, quindi, la causa del contratto si identifica
con lo spirito di liberalit, ossia con la volont da parte dell'obbligato di arricchire il
beneficiario senza ottenere nulla in cambio. I contratti a titolo gratuito sono gli unici
contratti cui possibile apporre l'elemento accidentale o accessorio rappresentato
dall'onere o modo (vedi infra);
i contratti associativi (o contratti con comunione di scopo) sono contratti la cui
causa costituita dallo scopo comune che i contraenti intendono raggiungere. Nei
contratti associativi, dal momento che tutti i contraenti mirano al medesimo
obiettivo, manca il conflitto di interessi che connota invece i contratti a prestazioni
corrispettive. In essi le parti perseguono interessi divergenti, nei contratti
associativi perseguono interessi convergenti. Il contratto di societ il principale
contratto associativo che conosce il nostro ordinamento. I contratti associativi sono
per definizione contratti plurilaterali, nel senso che ad essi possono partecipare pi
di due contraenti, mentre i contratti a prestazioni corrispettive sono sempre, tranne
che in un caso, bilaterali. Inoltre, i contratti associativi si connotano per essere
contratti a struttura aperta, ci significa che al contratto, mediante una
manifestazione di volont (contratto di adesione), possono intervenire altri
contraenti, anche quando il contratto stesso in fase di esecuzione. I contratti
associativi sono caratterizzati dall'applicazione di una stessa identica regola per
quanto riguarda le loro patologie: nullit, annullabilit e risoluzione sono tutte
governate dal principio della essenzialit della parte (vedi infra).
secondo l'orientamento maggioritario, l'art. 1326 c.c. minus dixit quam voluit, per cui
troverebbe applicazione il principio di autonomia contrattuale e si applicherebbe per
analogia il principio stabilito per il termine; secondo altri, invece, la norma non ha
riproposto volutamente la disposizione dettata per il termine, in quanto, con la richiesta di
utilizzare una determinata forma, il proponente avrebbe voluto imporre al contratto una
forma convenzionale e, dato che essa si presume a pena di nullit, un'accettazione fatta in
forma diversa deve essere considerata nulla e insanabile in ogni caso.
L'ultimo comma dell'art. 1326 propone il principio della conformit
dell'accettazione alla proposta, in base al quale se l'accettante esprime
un'accettazione difforme dalla proposta, il contratto non concluso. L'accettazione viene
considerata conforme alla proposta quando ne replica esattamente il contenuto. Ma
un'accettazione difforme dalla proposta non priva di effetti giuridici in quanto equivale
ad una controproposta o ad una nuova proposta, con la conseguenza di determinare
un'inversione di ruoli: l'originario accettante diventer il nuovo proponente e l'originario
proponente diventer il nuovo accettante. Si parla di trattativa in presenza di una serie di
proposte e accettazioni non conformi.
L'art. 1327 c.c. pone una deroga all'articolo precedente, affermando un principio di
conclusione del contratto diverso dallo scambio delle due manifestazioni di volont: il
principio della conclusione del contratto attraverso un comportamento
concludente. Esso stabilisce infatti che, su richiesta del proponente o per la natura
dell'affare o secondo gli usi, la prestazione deve eseguirsi senza una preventiva
accettazione e il contratto concluso nel momento e nel luogo in cui ha avuto inizio la sua
esecuzione. Il proponente potrebbe voler dispensare l'accettante dall'accettazione perch
ha l'interesse a ricevere immediatamente la prestazione. Anche nel caso della conclusione
del contratto attraverso un comportamento concludente, fatto salvo il dogma del
consenso e il principio volontaristico, poich la manifestazione di volont, pur non essendo
espressa attraverso una dichiarazione, espressa attraverso un comportamento
concludente.
Proposta e accettazione sono due dichiarazioni di volont di regola unilaterali e recettizie.
Sono quindi dichiarazioni indirizzate ad una persona determinata e producono effetti
giuridici quando vengono a conoscenza del destinatario. Ma, come tutte le dichiarazioni di
volont, proposta e accettazione sono soggette alla revoca. L'art. 1328 c.c. stabilisce il
momento fino al quale proponente e accettante possono revocare le loro manifestazioni di
volont, ossia possono esercitare lo ius penitendi (il diritto di pentirsi): il termine ultimo
per la revoca la conclusione del contratto. Ci significa che la proposta pu essere
revocata purch la sua revoca giunga a conoscenza dell'accettante prima che l'accettazione
giunga a conoscenza del proponente. Mentre la revoca dell'accettante deve giungere al
proponente prima dell'accettazione che si intende revocare.
Vediamo ora una serie di istituti che regolano la conclusione del contratto. Essi sono:
la proposta irrevocabile (art. 1329 c.c.), che si sostanzia in una dichiarazione
unilaterale e recettizia con cui una parte si obbliga a tener ferma la propria
proposta contrattuale per un certo periodo di tempo (il cosiddetto termine di
irrevocabilit), con la conseguenza che la revoca inefficace. Se in quel periodo di
tempo, il destinatario della proposta manifester l'accettazione, le due
manifestazioni di volont progrediranno in contratto, altrimenti, scaduto il termine,
la proposta decadr. La proposta irrevocabile, dal punto di vista della sua struttura
soggettiva, un atto unilaterale e il termine di irrevocabilit un elemento
essenziale. Il che significa che, se la proposta irrevocabile non indica un termine di
durata dell'irrevocabilit, essa nulla. Ci previsto perch il nostro ordinamento
questo caso, tutti gli elementi del contratto sono stati preordinati tutti
dal rappresentato in modo tale da escludere ogni possibile conflitto di
interessi. La degradazione del rappresentante a semplice nuncio
avviene quando egli si limita esclusivamente a riportare una volont
contrattuale determinata dal rappresentato e non concorre a
determinare il contenuto del contratto con la propria volont. Questa
distinzione importante per due fattispecie: i vizi della volont (art.
1390 c.c.), che sono errore, violenza e dolo, e gli stati soggettivi
rilevanti (art. 1391 c.c.), che sono buona fede/mala fede e la
conoscenza/ignoranza di determinate situazioni. Gli artt. 1390 e 1391
c.c. stabiliscono inoltre che, di regola, per accertare l'esistenza di un
vizio della volont o valutare uno stato soggettivo rilevante, si debba
fare riferimento alla persona del rappresentante. Se per gli elementi
del contratto sono stati predeterminati dal rappresentato, si fa
riferimento alla persona di quest'ultimo. Infatti, il principio generale
stabilisce che si debba sempre fare riferimento alla volont del
soggetto che determina il contenuto del contratto.
L'istituto del contratto concluso dal rappresentante senza potere (art. 1398 c.c.) va
comunemente sotto il nome di contratto del falsus procurator. Questa fattispecie ricorre
in due casi: quando un soggetto non ha i poteri di rappresentanza e quando un soggetto
eccede i limiti dei poteri di rappresentanza che gli sono stati conferiti. Il contratto concluso
dal falso rappresentante inefficace, sia nei confronti dello pseudorappresentato
(altrimenti detto interessato), perch egli non ha mai conferito procura per concludere
quel contratto, sia nei confronti del falso rappresentante poich egli, spendendo il nome
del falso rappresentato, ha manifestato la volont di non riferire a se medesimo gli effetti
del contratto. Per la tutela del terzo contraente, entra in gioco l'istituto della ratifica (art.
1399 c.c.). La ratifica una dichiarazione unilaterale e recettizia con la quale l'interessato
si appropria degli effetti contrattuali prodotti dal contratto concluso dal falso
rappresentante.
Attraverso la ratifica si d attuazione al principio generale di
conservazione del contratto. Relativamente alla forma della ratifica, vige la stessa regola
che vale per la procura, in quanto essa non altro che una procura postuma. Pertanto, la
ratifica deve avere la stessa forma del contratto che si intende ratificare. Per porre fine alla
situazione di incertezza sull'efficacia o meno del contratto concluso dal falso
rappresentante, il terzo contraente pu assegnare all'interessato un termine entro cui deve
comunicargli se intende ratificare o meno il contratto. Nel silenzio dell'interessato, la
ratifica si intende negata e il contratto si scioglie definitivamente.
2) CAUSA
Anche la causa un elemento necessario del contratto, per cui la sua mancanza determina
la nullit del contratto stesso. La disciplina che il legislatore dedica alla causa piuttosto
sintetica: si tratta di soli tre articoli, dal 1343 al 1345.
Il legislatore non d una definizione di causa, essa stata per elaborata dalla dottrina e
dalla giurisprudenza. La causa la funzione economica e sociale che il contratto svolge.
Attraverso la causa, il contratto attua i programmi economici (e sociali) che le parti
intendono perseguire.
L'elemento della causa trattato solo sotto il profilo della sua illiceit. La causa deve
essere esistente e lecita, a pena di nullit del contratto. In base all'art. 1343 c.c., la causa
illecita quando contraria alle norme imperative, all'ordine pubblico e al buon costume. Di
qui, possiamo individuare ad contraris i casi in cui la causa lecita.
[ Le norme imperative sono norme che l'ordinamento qualifica come inderogabili,
pertanto esse non possono essere derogate dalle parti. I principi di ordine pubblico sono
una serie di principi di norme di natura cogente sui quali si basa l'ordinamento giuridico.
Si pu individuare la distinzione tra norme imperative e ordine pubblico nella
contrapposizione tra genere e specie: tutti i principi di ordine pubblico sono norme
imperative, ma non tutte le norme imperative sono principi di ordine pubblico. Infatti, le
norme imperative sono norme cogenti di endotutela (ossia di tutela riservata
esclusivamente per i contraenti all'interno di un determinato contratto), mentre i principi
di ordine pubblico sono norme cogenti di eterotutela (ossia la loro funzione quella di
proteggere non soltanto le parti contrattuali ma anche i terzi quindi una tutela di tutta la
collettivit). I principi di buon costume sono principi mutevoli che si identificano con quel
complesso di principi di ordine etico, sociale e morale vigenti in un determinato periodo.]
L'art. 1344 c.c. prevede un'ipotesi particolare di illiceit della causa: il contratto in frode
alla legge. In questo caso, si reputa illecita la causa contrattuale quando il contratto
costituisce lo strumento per eludere l'applicazione di una norma imperativa. La frode alla
legge ricorre quando le parti concludono un contratto di per s lecito ma, deviandolo dalla
sua causa, perseguono una finalit illecita. Anche il contratto in frode alla legge
sanzionato dal legislatore con la sua nullit.
importante distinguere la causa del contratto dai suoi motivi. Il motivo la ragione
individuale per cui una parte stipula un determinato contratto. Mentre la causa deve
necessariamente sussistere, i motivi delle parti sono di regola totalmente irrilevanti per il
diritto. Infatti, la causa, appartenendo ad entrambe le parti, un elemento oggettivo,
mentre i motivi, essendo dei singoli, hanno una valenza soggettiva. Tutti i contratti
appartenenti al medesimo tipo hanno la stessa causa, anche se conclusi per motivi diversi
fra loro.
Bench il motivo sia di regola irrilevante per il diritto, l'art. 1345 c.c. prevede per una
fattispecie in cui il motivo assume rilievo come causa di nullit del contratto. Affinch il
contratto sia considerato illecito, le parti devono concluderlo spinte da un motivo:
illecito (il contratto stipulato per il raggiungimento di uno scopo illecito);
comune (il motivo illecito deve essere condiviso da entrambe le parti);
esclusivo (il motivo illecito deve essere l'unico motivo per cui le parti si sono indotte
a stipularlo, se c' anche solo un altro motivo lecito, il contratto non nullo).
3) OGGETTO
Anche l'oggetto un elemento essenziale del contratto, per cui la sua mancanza determina
la nullit del contratto stesso. Come per la causa, anche le disposizione normative che
riguardano l'oggetto sono poche: dall'art. 1346 all'art. 1349 c.c.
Anche dell'oggetto il legislatore non d una definizione, elaborata per dalla dottrina e
dalla giurisprudenza: l'oggetto il contenuto essenziale del contratto.
Per identificare il contenuto essenziale del contratto per necessario distinguere fra le
varie tipologie contrattuali, in relazione ai diversi effetti che esso produce:
nei contratti ad effetti reali, abbiamo un oggetto immediato che si identifica con il
diritto trasferito e un oggetto mediato che si identifica con il bene che forma oggetto
del diritto trasferito;
nei contratti ad effetti obbligatori, l'oggetto costituito dalla prestazione che le parti
sono obbligate ad adempiere.
In base all'art. 1346 c.c., ai fini della validit del contratto, l'oggetto deve avere i seguenti
requisiti. Esso deve essere:
lecito: l'oggetto non deve essere contrario alle norme imperative, all'ordine pubblico
e al buon costume;
possibile: l'oggetto deve essere connotato da due tipi di possibilit:
- possibilit materiale, che attiene alla materiale e ontologica esistenza del bene o
alla concreta possibilit di eseguire la prestazione oggetto del contratto;
- possibilit giuridica, che attiene a che l'oggetto del contratto bench esistente non
sia una res extra commercium;
determinato o quantomeno determinabile: l'oggetto deve essere individuato nel
momento della stipulazione del contratto. Il contratto valido anche se l'oggetto
soltanto determinabile in quel momento ma viene individuato durante la fase
esecutiva del contratto.
4) FORMA
La forma scritta un elemento essenziale del contratto solo quando richiesta. La sua
definizione la seguente: la forma la modalit di esternazione della volont
contrattuale. La volont contrattuale pu essere palesata all'esterno attraverso una
dichiarazione orale, un atto scritto o un comportamento concludente.
Nel nostro ordinamento, vige il principio di libert di forma come una delle molteplici
applicazioni del principio di libert contrattuale. Il principio di libert di forma prevede
che le parti di regola solo libere di manifestare all'esterno la loro volont contrattuale
nella forma che pi ritengono opportuna.
La forma pu essere di tre tipi:
la forma scritta ad substantiam la forma scritta prevista a pena di nullit del
contratto.
In base all'art. 1350 c.c., il principio di libert di forma subisce una restrizione che
ricorre nei cosiddetti contratti formali, che sono una serie di ipotesi in cui
determinati atti devono necessariamente essere fatti per iscritto a pena di nullit.
L'art. 1350 c.c. esprime inoltre la sanzione nel caso in cui la forma scritta non venga
utilizzata.
Prevedendo la forma scritta, l'ordinamento fa riferimento alla scrittura privata o
all'atto pubblico. [ L'atto pubblico una particolare forma scritta in cui l'atto viene
redatto da un notaio alla presenza di testimoni e utilizzando particolari forme
solenni. L'atto pubblico si rende necessario ai fini dell'opponibilit ai terzi del
contratto in quanto nel nostro ordinamento possono essere trascritti soltanto gli atti
redatti per atto pubblico. ] In relazione alle due diverse modalit formali, nei
rapporti fra le parti il contratto valido con il semplice utilizzo della scrittura
privata. Per renderlo opponibile ai terzi, invece necessario che venga stipulato con
atto pubblico, onde poter divenire alla sua trascrizione.
I contratti per cui richiesta la forma scritta sono quelli che hanno ad oggetto i beni
immobili e i diritti reali. La ratio legis di questa disposizione sta nel fatto che,
quando stato scritto il Codice Civile, la ricchezza si identificava con i beni
immobili, pertanto il legislatore ha ritenuto che imponendo per questi tipi di
contratto la forma scritta, ci avrebbe indotto i contraenti a ponderare in modo
approfondito sulla stipulazione di un contratto che ha effetti patrimoniali
particolarmente gravosi. Con l'evoluzione della societ e l'introduzione di nuove
forme di ricchezza, l'onere formale si esteso, nelle cosiddette normative speciali,
anche ad altri diversi tipi di contratti, tant' vero che dottrina e giurisprudenza
parlano di una nuova funzione della forma. Questa nuova funzione si identifica nella
necessit di eliminare le asimmetrie informative, in modo da evitare che il
cosiddetto contraente forte utilizzi la propria posizione dominante per ottenere un
vantaggio in danno del contraente debole.
Diversi sono per gli effetti in caso di violazione dell'obbligo di forma scritta:
- nel caso delle ipotesi dettate dall'art. 1350 c.c. (contratti che hanno ad oggetto beni
immobili e diritti reali), la nullit assoluta, pertanto essa pu essere fatta valere
indipendentemente da chi la parte che vi ha dato causa;
- nel caso delle ipotesi introdotte dalle normative speciali, la nullit relativa perch
l'unico soggetto che pu farla valere il contraente debole. Perch sia soddisfatto il
requisito della forma (e quindi il contratto sia considerato valido), non solo
necessario che il contratto sia redatto per iscritto, ma occorre anche che i contraenti
abbiano apposto la propria sottoscrizione autografa in calce al contratto stesso.
Nei contratti formali, procura e revoca devono essere fatte per iscritto;
la forma scritta ad probationem la forma scritta prevista come prova
dell'avvenuta stipulazione del contratto, qualora questa sia contestata in sede
giudiziaria. Quindi, i contratti per cui richiesta la forma scritta ad probationem
sono validi ed efficaci tra le parti anche se non sono stati stipulati per iscritto e la
forma scritta ha una funzione esclusivamente processuale, in quanto serve a provare
a giudizio che il contratto stato realmente concluso dato che, in questo caso,
possibile farlo solo producendo il documento scritto del contratto, non per
testimoni n per presunzioni. Un esempio di contratto per cui prevista la forma
scritta ad probationem il contratto di transazione. La transazione un contratto
in cui le parti, facendosi reciproche concessioni, prevengono o mettono fine ad una
lite;
la forma convenzionale o volontaria (art. 1352 c.c.) la forma decisa dalle parti.
Essa un'ulteriore applicazione del principio di autonomia contrattuale. Nulla vieta,
infatti, che le parti decidano di utilizzare una determinata forma anche se essa non
imposta dalla legge. Per, l'ordinamento prevede che l'accordo con cui le parti
stabiliscono la forma convenzionale abbia una forma scritta. Nel loro silenzio delle
parti rispetto alla tipologia di forma scritta, essa si presume ad substantiam. Se le
parti vogliono adottare una forma scritta ad probationem devono specificamente
indicarlo.
Il contratto preliminare
Prima di parlare del contratto preliminare importante studiare l'obbligazione a contrarre.
L'obbligazione a contrarre una particolare obbligazione di fare che ha ad oggetto
l'obbligo per una o per entrambe le parti di stipulare un contratto. L'obbligazione a
contrarre si classifica in base alla sua fonte nelle seguenti categorie:
si parla di obbligazione legale a contrarre se la fonte la legge. In questo caso, la
legge impone anche l'obbligo della parit di trattamento: il soggetto su cui grava
l'obbligazione a contrarre deve trattare tutti allo stesso modo. Le due ipotesi di
obbligazione legale a contrarre sono:
l'obbligo a contrarre del monopolista;
l'obbligo a contrarre dell'assicuratore nel caso l'assicurazione abbia ad
oggetto la circolazione di autoveicoli;
si parla di obbligazione volontaria o convenzionale a contrarre se la fonte l'accordo
delle parti. Due ipotesi di obbligazioni convenzionali a contrarre sono l'opzione e la
prelazione, ma sicuramente l'ipotesi pi diffusa il contratto preliminare.
Il contratto preliminare, detto anche compromesso nella vulgata, un contratto da cui
deriva l'obbligo per una o per entrambe le parti di stipulare un successivo contratto,
detto contratto definitivo. Il contratto preliminare un contratto completo a tutti gli effetti
e in tutti i suoi elementi: accordo, oggetto, causa e forma (se la legge la prevede). Esso un
contratto consensuale, perch richiede l'accordo delle parti, e ad effetti obbligatori, poich
dal contratto deriva un'obbligazione: quella di stipulare il contratto definitivo. Il contratto
preliminare non realizza mai effetti traslativi, essi derivano sempre e soltanto dal contratto
definitivo. Tra preliminare e definitivo esiste un collegamento contrattuale in quanto sono
stipulati per la realizzazione della stessa operazione economica. Per, questo collegamento
opera solo dal preliminare al definitivo e mai viceversa, dato che l'operazione economica
pu essere realizzata con il solo contratto definitivo.
Il contratto preliminare (specialmente quello immobiliare) ha una forte diffusione nella
prassi. Ciononostante esso gode di una disciplina scarna: sono soltanto tre le norme del
Codice Civile che lo trattano:
l'art. 1351 c.c. stabilisce che il contratto preliminare nullo se non fatto nella
stessa forma che la legge prescrive per il contratto definitivo. Se il contratto
definitivo a forma libera, lo anche il preliminare. Questa norma collocata
all'interno della sezione della forma del contratto dato che disciplina la forma del
preliminare in modo induttivo;
l'art. 2932 c.c. regola l'esecuzione specifica dell'obbligo a contrarre. In particolare,
essa disciplina l'inadempienza dell'obbligo a concludere il contratto definitivo da
parte di uno dei due contraenti. Il primo comma appresta un rimedio al contraente
fedele nel caso che l'altra parte non adempia alla sua obbligazione a contrarre: egli
pu ottenere una sentenza che produca gli effetti del contratto non concluso, quindi
sostituendolo. Ci si pu per verificare solo se il contratto possibile, cio se il
bene oggetto del contratto pu formare oggetto del contratto stesso, e se questa
ipotesi non esclusa dal contratto preliminare, cio se le parti, al momento della
conclusione del preliminare, non hanno previsto l'impossibilit di ricorrere
all'autorit giudiziaria per ottenere una sentenza che sostituisca il contratto non
concluso. Quest'ultima fattispecie costituisce una rinuncia a un diritto, quindi deve
risultare in modo espresso. Il secondo comma ha un ambito di applicazione
circoscritto ad una particolare tipologia contrattuale: i contratti ad effetti reali. In
essi la sentenza che produce gli effetti del contratto non concluso non pu essere
pronunciata se la parte che l'ha domandata non ha eseguito la sua prestazione
ovvero non ha offerto di eseguirla nei modi di legge. Ci vale se la prestazione a cui
tenuto il contraente fedele gi esigibile, in caso contrario la sentenza ottenibile
anche senza l'adempimento della prestazione o la sua offerta di adempimento;
l'art. 2645 bis c.c. ammette la trascrizione del contratto preliminare solo nell'ipotesi
in cui sia trascrivibile il successivo contratto definitivo. La trascrizione una forma
di pubblicit dichiarativa che serve a rendere opponibile ai terzi il contratto, quindi
la sua funzione di risolvere il conflitto tra pi acquirenti del medesimo bene, tra i
quali prevale chi trascrive per primo. Sebbene di regola siano trascrivibili solo i
contratti ad effetti reali, l'art. 2645 bis c.c. ammette la trascrizione anche del
contratto preliminare, che produce soltanto effetti obbligatori, anche se solo nel
caso che sia trascrivibile il successivo contratto definitivo. L'effetto della trascrizione
del contratto preliminare, per, non l'effetto tipico della trascrizione, ma essa
realizza un mero effetto prenotativo. Ci significa che se viene trascritto il
preliminare e successivamente il definitivo, gli effetti della trascrizione del definitivo
retroagiscono al momento della trascrizione del preliminare.
Gli elementi accidentali o accessori sono: la condizione, il termine e il modo o onere.
Mentre condizione e termine sono apponibili a qualsiasi tipo di contratto, il modo o onere
pu essere apposto ai soli contratti a titolo gratuito.
Mentre gli elementi essenziali del contratto incidono sulla sua validit, quelli accidentali o
accessori non riguardano mai la sua validit ma esclusivamente la sua efficacia, quindi la
sua produzione di effetti nella fase funzionale.
1) CONDIZIONE
del danno. Altrimenti il creditore, per ottenere il risarcimento del danno, deve di
regola provare di averlo subito e di averlo subito per una somma pari a quella
chiesta a titolo di risarcimento;
favor debitoris: la penale ha la funzione di limitare il risarcimento del danno.
Infatti, a meno che non sia stata pattuita anche la risarcibilit del danno ulteriore,
ci che il debitore deve limitato a quanto indicato dalla clausola penale. Il
vantaggio del debitore si estrinseca quindi nella conoscenza delle conseguenze in
termini risarcitori che egli subir dall'inadempimento o dal ritardo.
L'art. 1383 c.c. stabilisce il cosiddetto divieto di cumulo, ossia il divieto per il creditore di
chiedere la prestazione principale e la penale, a meno che questa non sia stata stipulata
solo per il semplice ritardo. Quindi, il divieto di cumulo non opera nel caso di penale per il
ritardo, ma solo nel caso di penale per l'inadempimento.
L'art. 1384 c.c., rubricato riduzione della penale, conferisce al giudice un potere di
intromissione nell'autonomia privata. Questo potere si estrinseca nel potere dato
all'autorit giudiziaria di intromettersi nel contratto, rimodellandolo per porre misure
eque. Infatti, la norma stabilisce che la penale pu essere equamente diminuita dal giudice
in due casi:
quando la prestazione stata in parte eseguita. In questo caso, il potere si giustifica
con la necessit di mantenere un rapporto di proporzionalit tra il comportamento
illecito della parte inadempiente e la sanzione stabilita dalla penale;
quando la penale manifestamente eccessiva a vantaggio del creditore. In questa
ipotesi, la ratio legis che giustifica l'intervento del giudice si individua nella
necessit di evitare che il creditore ostacoli l'adempimento del debitore.
3) CAPARRA CONFIRMATORIA (art. 1385 c.c.)
La caparra confirmatoria una somma di denaro o quantit di altre cose fungibili che una
parte consegna all'altra al momento della conclusione del contratto. La norma si riferisce
alla consegna quindi essa ha un contenuto reale. La funzione della caparra rafforzativa
della volont di adempiere.
Nel caso in cui il contratto venga adempiuto, la caparra deve essere restituita o imputata
alla prestazione.
Nel caso in cui il contratto non venga adempiuto, bisogna distinguere due diverse ipotesi:
nell'ipotesi in cui l'inadempiente la parte che ha consegnato la caparra, l'altro
contraente pu recedere dal contratto e trattenere la caparra stessa;
nell'ipotesi in cui l'inadempiente la parte che ricevuto la caparra, l'altro contraente
pu recedere dal contratto ed esigere il pagamento del doppio della caparra. Se
invece, il contraente fedele, preferisce domandare la risoluzione del contratto, il
risarcimento del danno regolato dalle norme generali.
4) CAPARRA PENITENZIALE o PENA DI RECESSO
La caparra penitenziale o pena di recesso il corrispettivo che una parte paga all'altra
per riservarsi il diritto di recedere dal contratto.
quando affetto da un vizio della volont o del consenso (errore, violenza e dolo). I
vizi della volont o del consenso sono quelle particolari situazioni che si verificano
durante la fase formativa della volont contrattuale determinandola in maniera
anomala. Infatti, l'art. 1427 c.c. elenca i tre vizi della volont affermando che il
contraente, il cui consenso fu dato per errore, estorto con violenza, o carpito con
dolo, pu chiedere l'annullamento del contratto. In questi casi, la volont
contrattuale non manca (ragion per cui il contratto non pu essere dichiarato nullo),
ma si formata in modo viziato. Ora esaminiamo i singoli vizi della volont:
l'errore. In relazione a questo vizio, distinguiamo due diverse tipologie:
- l'errore vizio l'errore che cade nella fase di formazione della volont
contrattuale;
- l'errore ostativo l'errore che cade nella fase di manifestazione della
volont contrattuale.
Perch l'errore sia causa di annullamento del contratto necessario che abbia
due requisiti:
- che sia essenziale e ci avviene in quattro ipotesi:
1) error in negotio: quando cade sulla natura o sull'oggetto del
contratto;
2) error in corpore: quando cade sull'oggetto della prestazione o su
una quantit della stessa che deve ritenersi determinante del consenso;
3) error in persona: nei soli contratti a base personale, quando cade
sull'identit o sulle qualit personali dell'altro contraente;
4) quando la volont espressa per errore stata la ragione esclusiva o
comunque principale che ha determinato la stipulazione del contratto;
- che sia riconoscibile (art. 1431 c.c.), ossia pu essere riconosciuto dall'altro
contraente usando l'ordinaria diligenza;
la violenza. La violenza che rileva ai fini dell'annullamento la violenza
morale. Infatti, nel caso di violenza fisica, la volont contrattuale manca del
tutto e quindi il contratto nullo. In base all'art. 1444 c.c., la violenza causa
di annullamento del contratto anche se proviene da un terzo. Inoltre essa
deve essere di un'intensit tale da far impressione ad una persona sensata e
deve farle temere di esporre s e i suoi beni a un male ingiusto e notevole. Al
caso di violenza diretta contro i terzi, l'art. 1436 c.c. riconduce l'ipotesi di
violenza qualificata: se rivolta contro il coniuge, i discendenti o gli
ascendenti, il contratto sempre annullabile, se diretta contro un soggetto
diverso da questi, l'annullamento o meno del contratto rimesso al prudente
apprezzamento del giudice.
Diverso dalla violenza, il timore riverenziale, che uno stato di inferiorit
psichica di un soggetto nei confronti di un altro che non eteroindotto ma
autoindotto. L'art. 1437 c.c. stabilisce che il mero timore riverenziale non
causa di annullamento del contratto ma costituisce comunque un vizio della
volont che rende scemata la capacit contrattuale della parte.
Infine, la minaccia di far valere un diritto causa di annullamento del
contratto soltanto quando diretta ad ottenere un vantaggio ingiusto;
il dolo. Il dolo contrattuale ontologicamente identico al dolo della truffa,
quindi il dolo si sostanzia in una serie di artifizi e raggiri attraverso cui una
parte inganna l'altra. Occorre distinguere tra due tipi di dolo:
- il dolo determinante il dolo senza il quale il contratto non sarebbe stato
concluso: in questo caso, il contratto annullabile poich la volont
contrattuale risulta viziata nella sua totalit;
- il dolo incidente il dolo senza il quale il contratto sarebbe stato comunque
stipulato ma a condizioni diverse: in questo caso, il contratto non
L'azione di annullamento
Relativamente alla legittimazione, l'art. 1441 c.c. stabilisce che l'annullamento pu
essere domandato solo dalla parte il cui interesse stato danneggiato (l'incapace, il
contraente caduto in errore, minacciato, raggirato e il rappresentato il cui rappresentante
ha agito in conflitto di interessi).
Relativamente alla prescrizione, l'art. 1422 c.c. stabilisce che l'azione di annullamento si
prescrive in 5 anni, mentre imprescrittibile la relativa eccezione. L'imprescrittibilit
dell'eccezione risponde alla regola generale posta dall'ordinamento in virt della quale
temporalia ad agendum, perpetua in excipiendium, che significa che le eccezioni estintive
dei diritti altrui possono essere sempre fatte valere.
Relativamente all'opponibilit ai terzi, l'art. 1445 c.c. stabilisce che la sentenza che
dichiara l'annullamento del contratto non pregiudica i diritti acquistati in buona fede e a
titolo oneroso dai terzi, fatti salvi l'ipotesi di incapacit legale e gli effetti della trascrizione
della domanda di annullamento. Pertanto, ad contraris, l'annullamento opponibile ai
terzi solo se questi hanno acquistato in mala fede oppure a titolo gratuito.
In applicazione del principio di conservazione del contratto, l'art. 1444 c.c. prevede lo
strumento della convalida per salvare il contratto annullabile. La convalida pu presentarsi
sotto due diverse forme:
la convalida espressa una dichiarazione unilaterale e recettizia resa dal soggetto
legittimato all'azione di annullabilit all'altro contraente con cui dichiara di voler
convalidare il contratto, pur conoscendo l'esistenza di un vizio che lo renderebbe
annullabile;
la convalida tacita ricorre quando il contraente cui spetta l'azione di annullamento,
pur conoscendo il vizio che renderebbe annullabile il contratto, lo esegue
volontariamente.
La convalida altro non che la rinuncia all'azione di annullamento: entrambi i tipi di
convalida contemplano la rinuncia all'azione di annullamento, la differenza che, nella
convalida espressa, la manifestazione di volont esplicita, mentre nella convalida tacita,
implicita.
Relativamente all'azione di annullamento dei contratti plurilaterali, l'art. 1446 c.c.
pone la stessa regola che vale per la nullit: se l'annullabilit riguarda il vincolo di una sola
parte, il contratto annullabile soltanto se la partecipazione del soggetto al contratto da
ritenersi essenziale (cio, se senza quella parte il contratto non sarebbe stato stipulato).
DIFFERENZE TRA NULLIT E ANNULLABILIT
Nullit
1) Cause
- contrariet a norme
imperative;
- mancanza di uno degli
elementi essenziali;
Annullabilit
- contratto stipulato da un
incapace;
- presenza di un vizio della
volont;
- causa illecita;
- presenza di un conflitto di
- contratto in frode alla
interessi per il
legge;
rappresentante
- motivo illecito, comune ed
esclusivo;
- oggetto illecito;
- oggetto impossibile;
- oggetto indeterminato o
indeterminabile;
- presenza di una condizione
illecita;
- presenza di una condizione
impossibile sospensiva;
- presenza di una condizione
meramente potestativa
sospensiva
2) Produzione di effetti
giuridici
Dichiarativa
Costitutiva
4) Opponibilit della
sentenza ai terzi
Sempre
5) Legittimazione
6) Prescrizione
Mai
7) Strumenti di
conservazione
Nullit parziale e
conversione del contratto
nullo
Convalida
8) Nullit/annullabilit dei
contratti plurilaterali
3) INESISTENZA
L'inesistenza una categoria di creazione giurisprudenziale. Un contratto inesistente
quando la dichiarazione di volont non presenta neppure i connotati minimi di seriet da
essere presa in considerazione ai fini della produzione di effetti giuridici. l'ipotesi delle
dichiarazioni rese ioci causa, ossia per scherzo.
Per analogia, al contratto inesistente si applicano le stesse regole del contratto nullo.
I vizi rescissori
1) STATO DI PERICOLO (art. 1447 c.c.)
L'ipotesi di contratto concluso in stato di pericolo quella pi grave fra i vizi rescissori,
pertanto i requisiti necessari alla rescissione sono meno stringenti.
Il contratto con cui una parte ha assunto obbligazioni a condizioni inique per la necessit,
nota alla controparte, di salvare s od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla
persona, pu essere rescisso su domanda della parte che si obbligata.
Affinch un contratto concluso in stato di pericolo sia rescindibile devono essere presenti
tre requisiti:
uno oggettivo, lo squilibrio contrattuale: squilibrio patrimoniale tra i valori delle
reciproche prestazioni;
un altro oggettivo, la situazione necessitata: situazione che induce il contraente a
stipulare un contratto in cui assume una prestazione iniqua. Essa costituita dallo
stato di pericolo in cui si ha la necessit di salvare s od altri da un danno grave e
attuale (non futuro) che riguarda la sfera dell'incolumit personale;
uno soggettivo, la conoscenza della situazione necessitata in cui versa il contraente
iugulato da parte dell'altro contraente: lo stato di pericolo deve essere conosciuto
dalla parte che si avvantaggia dal contratto, altrimenti esso non rescindibile.
La valutazione sull'equit o l'iniquit delle condizioni contrattuali operata dal giudice
nell'esercizio del suo potere discrezionale.
La giurisprudenza ha stabilito che lo stato di pericolo putativo, cio erroneamente
percepito, equiparabile a quello reale solo se l'errore scusabile (cio quando un errore
oggettivo in cui sarebbe caduto chiunque si fosse trovato in quella situazione).
2) STATO DI BISOGNO (art. 1448 c.c.)
L'ipotesi del contratto concluso in stato di bisogno di cui all'art. 1448 c.c. prevede che, se vi
sproporzione tra le prestazioni dei contraenti ed essa dipesa dallo stato di bisogno di
una parte del quale l'altra ha approfittato per trarne vantaggio, il contraente danneggiato
pu chiedere la rescissione del contratto.
I requisiti per rescindere un contratto stipulato in stato di bisogno sono pi stringenti di
quelli previsti per il contratto stipulato in stato di pericolo. Essi sono tre:
uno oggettivo, lo squilibrio contrattuale: disomogeneit tra i valori delle
prestazioni che le parti si scambiano. In questo caso, il requisito corrisponde a
quello del contratto concluso in stato di pericolo;
un altro oggettivo, la situazione necessitata: essa si identifica con lo stato di bisogno
sotto il profilo patrimoniale del contraente danneggiato. Nello stato di bisogno
rileva soltanto la situazione necessitata del contraente, eventuali stati di bisogno di
terzi sono irrilevanti ai fini della rescissione del contratto concluso in stato di
bisogno;
uno soggettivo, l'approfittamento dell'altro contraente: nello stato di bisogno, non
basta che l'altra parte conosca la situazione necessitata del contraente iugulato, ma
necessario che ne approfitti attraverso la strumentalizzazione dello stato di bisogno
per imporre il contratto sproporzionato.
La valutazione della sproporzione contrattuale operata dalla legge: infatti, essa stabilisce
una soglia oltre la quale un contratto viene considerato squilibrato e quindi viene rescisso.
Ci avviene quando si verifica la lesione oltre la met del valore reale della prestazione.
La fattispecie del contratto concluso in stato di bisogno non si applica ai contratti aleatori,
il suo ambito di applicazione circoscritto ai soli contratti a prestazioni corrispettive
commutatori. La ratio legis di questa disposizione insita nel fatto che la sproporzione tra
le prestazioni un elemento naturale nei contratti aleatori.
DIFFERENZE TRA STATO DI PERICOLO E STATO DI BISOGNO
Stato di pericolo
1) Requisito dello squilibrio
contrattuale
Presente
Stato di bisogno
Presente
2) Valutazione dello
squilibrio contrattuale
Personale
Patrimoniale
5) Requisito soggettivo
Conoscenza e
approfittamento dell'altra
parte
L'azione di rescissione
Per quanto riguarda la legittimazione, l'unico soggetto che pu far valere la rescissione
del contratto il contraente iugulato.
Relativamente alla prescrizione, l'art. 1449 c.c. deroga alla regola generale per cui le
eccezioni sono imprescrittibili e dispone che sia l'azione che l'eccezione si prescrivono in
un anno. La ragione per cui il legislatore ha fissato un termine cos breve e ha derogato alla
regola sull'imprescrittibilit delle eccezioni trova il suo fondamento nello sfavore con cui
egli vede l'azione di rescissione, in quanto costituisce un limite al principio di autonomia
contrattuale derogando a quanto stabilito dall'art. 1322 c.c., cio che le parti sono libere di
decidere il contenuto del contratto anche stabilendo il valore che ritengono pi opportuno
per le prestazioni.
Come ogni patologia contrattuale, anche la rescissione prevede uno strumento di
conservazione del contratto: la riconduzione ad equit. Infatti, l'art. 1450 c.c. dispone
che il contraente contro il quale domandata la rescissione del contratto pu evitarla
offrendo una modificazione del contratto sufficiente a ricondurlo ad equit. In questo
modo, il contratto viene salvato attraverso l'eliminazione dello squilibrio contrattuale.
L'offerta pu provenire soltanto dal contraente che si avvantaggiato.
Per quanto riguarda l'opponibilit ai terzi, l'art. 1452 c.c. stabilisce che la rescissione del
contratto non pregiudica i diritti acquistati dai terzi, salvo gli effetti della trascrizione della
domanda giudiziale. Infatti, il regime di opponibilit ai terzi in tema di rescissione
attenuato rispetto a quello in tema di annullabilit: l'acquisto del terzo fatto salvo
indipendentemente dalla natura del titolo o dalla presenza di buona o mala fede, la
rescissione soggiace solo alla regola pubblicitaria della trascrizione. La differenza data dal
principio per cui tanto pi grave il vizio contrattuale, tanto pi rigido il regime
dell'opponibilit ai terzi, tanto pi si attenua il vizio contrattuale, tanto pi lasco il regime
dell'opponibilit ai terzi.
I vizi funzionali
1) INADEMPIMENTO
Il vizio funzionale pi ricorrente l'inadempimento contrattuale.
L'articolo che spiega cosa succede in caso di adempimento l'art. 1453 c.c. ma, per sapere
quando ricorre la fattispecie dell'inadempimento, dobbiamo ricorrere all'art. 1218 c.c.
(sull'inadempimento delle obbligazioni in generale). Le tre categorie in cui si pu
suddividere la fattispecie dell'inadempimento sono:
la mancata esecuzione della prestazione: l'inadempimento (o inadempimento
totale);
la non corretta esecuzione della prestazione: l'adempimento irrituale;
la mancata tempestiva esecuzione della prestazione: il ritardo nell'adempimento.
LA RESPONSABILIT EXTRACONTRATTUALE
(o responsabilit civile o responsabilit da fatto illecito o responsabilit aquiliana)
Oltre al contratto, l'art. 1173 c.c. individua tra le fonti tipiche delle obbligazioni il fatto
illecito.
Sotto il profilo civilistico, dalla commissione di un fatto illecito idoneo a determinare
l'insorgere di una responsabilit extracontrattuale deriva l'obbligazione di risarcire il
danno. Nel nostro ordinamento, infatti, la responsabilit civile non ha una funzione
punitiva, che riservata esclusivamente alla responsabilit penale, ma ha una funzione
reintegratoria delle utilit patrimoniali e non che il danneggiato ha perso in seguito al fatto
illecito.
L'art. 2043 c.c. stabilisce un principio di civilt fondamentale nel diritto privato:
chiunque cagiona ad altri un danno ingiusto con un comportamento doloso o colposo,
obbligato a risarcirgli il danno.
REQUISITI
Il fatto illecito deve avere alcuni requisiti oggettivi e soggettivi per poter far sorgere
l'obbligazione di risarcimento del danno.
1) Requisito oggettivo: comportamento/fatto del soggetto agente. Esso si distingue a
seconda che la condotta del soggetto agente sia un'azione o un'omissione:
nel caso di un fatto illecito determinato da una condotta attiva (illecito commissivo),
l'autore del danno risponde sempre del suo comportamento;
nel caso di un fatto illecito determinato da una condotta omissiva, l'autore del
danno ne risponde soltanto se aveva assunto l'obbligo giuridico di impedire l'evento
che la sua omissione ha causato, cio se aveva assunto una posizione di garanzia nei
confronti del danneggiato. La posizione di garanzia pu derivare dalla legge, da un
contratto o da un comportamento di fatto.
2) Requisito oggettivo: nesso causale. Cos come nella responsabilit contrattuale,
perch sorga l'obbligo in capo al soggetto agente di risarcire il danno, necessario che tra il
danno e la sua condotta ricorra un rapporto eziologico, cio il danno deve essere una
conseguenza diretta dell'azione o dell'omissione del soggetto agente. Sulle teorie
giurisprudenziali relative all'individuazione del nesso causale, si rinvia a quelle dette in
tema di responsabilit contrattuale.
3) Requisito oggettivo: danno ingiusto. Nel nostro ordinamento, un danno si qualifica
come ingiusto quando contra ius e non iure:
un danno contra ius quando viene lesa una posizione riconosciuta e tutelata
dall'ordinamento giuridico a prescindere dalla sua qualificazione formale. A questa
definizione, che prescinde dalla qualificazione formale della posizione lesa, si
giunti soltanto recentemente attraverso una elaborazione giurisprudenziale che
negli anni ha allargato sempre di pi le frontiere del danno ingiusto. Infatti, a
differenza di quanto avviene nella responsabilit penale, dove vige il principio di
tipicit del fatto illecito ( il Codice Penale a dire quali comportamenti sono
qualificati come reati), nella responsabilit civile vige il principio di atipicit,
pertanto spetta al giudice qualificare un fatto illecito o meno. L'allargamento delle
frontiere del danno ingiusto avvenuto in tre passaggi:
1. un primo e superato orientamento giurisprudenziale individuava la nozione
di danno ingiusto esclusivamente nella lesione dei diritti soggettivi assoluti.
pericolo attuale di un danno grave alla persona. Il pericolo non stato da lui
volontariamente causato e non era altrimenti evitabile. Pertanto, la
scriminante dello stato di necessit ricorre quando il soggetto agente procura
ad altri un danno nella ricorrenza dei seguenti elementi:
- la necessit di salvare s od altri dal pericolo grave di un danno alla persona.
Quindi deve sussistere la situazione necessitata, per la quale il soggetto
agente o un terzo si trovano in pericolo. Il danno deve necessariamente
riguardare la sfera della persona e deve essere grave e attuale, se si tratta di
un danno futuro non ricorre lo stato di necessit. Deve inoltre esistere un
rapporto causale tra l'attualit del pericolo e il danno che viene causato ad un
altro soggetto;
- la situazione di pericolo non deve essere stata creata dal soggetto agente: se
ha creato la situazione di pericolo o di danno, che poi lo determina a
danneggiare un terzo, con dolo o colpa, egli non giustificato;
- il pericolo deve essere inevitabile, cio deve essere una causa costrittiva alla
causazione del danno. Se la situazione di pericolo e il conseguente danno
sono evitabili attraverso un comportamento diverso da quello che ha
danneggiato il terzo, il soggetto agente doveva scegliere quest'ultima condotta
e quindi il suo comportamento non giustificato.
Nel caso in cui il danno venga causato in stato di necessit, il giudice, in base al suo
prudente apprezzamento (attraverso una valutazione equitativa), pu attribuire al
danneggiato un'indennit, ossia una somma di denaro che, pur non contemplando il
risarcimento del danno, in qualche modo ristori il danneggiato delle utilit perdute.
Nel caso in cui il danno venga causato per legittima difesa, invece, non prevista
alcuna indennit perch il danneggiato ha compiuto a sua volta un comportamento
illecito.
4) Requisito soggettivo: condotta dolosa o colposa. Ai fini dell'art. 2043 c.c., la
condotta del soggetto agente deve essere connotata alternativamente da due stati
psicologici: il dolo o la colpa.
In merito a questi due stati psicologici, l'ordinamento pone una netta distinzione tra
responsabilit penale e civile: nel diritto civile, vi un diverso trattamento a seconda che la
condotta sia dolosa o colposa, nel primo caso infatti la sanzione pi grave; invece, nel
diritto civile, ai fini del risarcimento del danno, dolo e colpa sono assolutamente assimilati.
La funzione della responsabilit civile, infatti, non punitiva ma reintegratoria: ha lo scopo
di rimettere il danneggiato nella stessa situazione in cui si trovava prima di subire il danno.
Analizziamo i due stati psicologici:
il dolo. Il dolo del fatto illecito (dolo extracontrattuale) va tenuto ben distinto dal
dolo contrattuale: quest'ultimo costituisce un vizio della volont ( una delle cause
di annullamento del contratto) ed ontologicamente identico al dolo della truffa; il
dolo nel fatto illecito, invece, ha una connotazione profondamente diversa. Cos
come avviene nel diritto penale, il fatto illecito considerato doloso quando avviene
secondo l'intenzione: nel soggetto agente vi la volont di tenere una condotta
dannosa per un altro soggetto. Nell'ambito del dolo, dobbiamo distinguere tra due
fattispecie diverse:
si parla di dolo diretto quando da parte del soggetto agente ricorrono volont
e rappresentazione, ci significa che il soggetto vuol tenere una determinata
condotta e se ne configura gli effetti dannosi che da questa derivano;
si parla di dolo eventuale quando il soggetto agente si rappresenta l'evento
dannoso e accetta il rischio della sua verificazione. Il rischio deve essere
accettato dalla parte come probabile e non semplicemente come possibile.
Pertanto, il dolo eventuale una fattispecie attenuata rispetto al dolo diretto,
in quanto connotato da minore gravit (anche nel diritto penale, uno dei
Responsabilit
extracontrattuale
Inadempimento di qualsiasi
rapporto obbligatorio che
non trova la sua fonte nel
fatto illecito
Fatto illecito
3) Prescrizione
5 anni
5) Danno risarcibile
LA RESPONSABILIT SPECIALE
commesso;
la responsabilit oggettiva, regolata agli artt. 2050-2053 c.c., che deroga ai principi
generali della responsabilit civile laddove, ai fini della responsabilit risarcitoria, si
prescinde da dolo e colpa. Il soggetto che risponde a titolo della responsabilit
oggettiva risponde dal danno che deriva dalla sua condotta anche se essa non n
dolosa n colposa. L'unica prova liberatoria che l'ordinamento pone a carico del
soggetto agente consiste nel provare di avere adottato tutte le misure idonee ad
evitare il danno.