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TESINA

TITOLO:

CAPITOLO 1 Quante parole, quali parole


in una democrazia fondamentale la discussione e la circolazione delle opinioni, quindi la cura
delle parole molto importante
Zagrebelsky dice che pi parole sono conosciute e usate e pi sar alto lo sviluppo della
democrazia in questione
Zagrebelsky dice che pi il linguaggio limitato e pi sar presente della violenza, ecco i tipici
passaggi che comportano in un giovane qualunque l'uso della violenza:
1. scarsa ricchezza di parole
2. impossibilit di descrivere le proprie emozioni
3. dolore provocato dall'impossibilit di comunicare s stessi agli altri
4. violenza
Wittgenstein: I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo
CAPITOLO 2 Fare le cose con le parole
le parole sono atti, le parole fanno le cose, questo si pu intendere in due modi:
1. Parole che generano direttamente effetti sul mondo materiale e sulle relazioni
umane. Questo fenomeno lo ritroviamo molto nel mondo del diritto Si, voglio
prendere te come mia legittima sposa, oppure in un testamento Lascio i miei
libri alla biblioteca comunale, o magari per una scommessa Scommetto 10
che l'Inter vince.
2. Parole non direttamente performative (esecutive), ma narrative e descrittive. La
narrazione, infatti, non un'operazione neutra, ma il narratore, scrivendo, crea
una realt. Un esempio pu essere lo studio intrapreso da Elizabeth Loftus: la
psicologa mostr ad un gruppo di persone il video di un incidente,
successivamente divise in due il gruppo, al primo chiese a quale velocit,
secondo loro, le macchine di erano scontrate, mentre al secondo gruppo chiese la
velocit a cui le macchine si erano schiantate. I risultati del test fecero emergere
velocit di gran lunga maggiori nel secondo gruppo, confronto al primo. Questo
dimostra alla memoria emergano immagini molto differenti sono al cambiare
della formulazione della domanda.
lingua alterata nel tempo: cattivo linguaggio = declino societ
l'alterazione della lingua pu modificare il comportamento delle persone
neolingua di Orwell in 1984, il Socing, concepita per limitare il pensiero delle persone
diminuendo il pi possibile il numero di parole, modificando quelle indesiderate (libert e
uguaglianza diventano psicoreato, hanno quindi un significato sfavorevole) e altre ancora
facendole cessare di esistere (onore,giustizia,morale, democrazia, scienza, religione...)
LEGGERE RIASSUNTO 1984
quindi la scelta delle parole un'operazione fondamentale, dato che hanno una forza propria che
produce conseguenze
presa coscienza di questo meccanismo, l'utilizzo che se ne pu fare non sempre positivo per la
comunit. Il linguaggio, infatti in grado di manipolare le idee della gente. Espressioni come
giudeo, negro, terrone, marocchino attivano nella nostra mente immediatamente una certa
ostilit, creano un altro estraneo da respingere. Queste sono manipolazioni a cui ci
sottoponiamo tutti i giorni, scelte a volte in modo palese, a volte in modo pericolosamente
occulto.

Toni Morrison alla consegna del Nobel: Il linguaggio oppressivo non si limita a rappresentare
la violenza: violenza. Non si limita a rappresentare i confini della conoscenza: confina la
conoscenza. Che si tratti del linguaggio ottenebrante del potere o del linguaggio stolidi mezzi
menzognero di comunicazione: che sia il linguaggio tronfio ma ossificato dell'accademia o il
linguaggio meramente funzionale delle scienze; che si tratti del linguaggio malefico della legge
priva di etica, o del linguaggio pensato per l'esclusione e l'alienazione delle minoranze, che
occulta la sua violenza razzista sotto una facciata di cultura - il linguaggio dell'oppressione deve
essere respinto, modificato e smascherato. il linguaggio che succhia il sangue, blandisce chi
vulnerabile, infila i suoi stivali fascisti sotto crinoline di rispettabilit e patriottismo, mentre si
muove incessantemente fino all'ultima riga, fino all'ultimo angolo della mente svuotata.
linguaggio sessista, il linguaggio razzista, il linguaggio fideistico sono tutte forme del
linguaggio del controllo e del potere, e non possono consentire, non consentono nuova
conoscenza, n promuovono lo scambio reciproco di idee.

CAPITOLO 3 Lingua del dubbio e lingua del potere


come per la neolingua di Orwell, anche i regimi totalitari reali che puntano all'oppressione del
popolo saccheggiano e depongono la lingua della comunit (Steiner)
storia di Klemperer: era un ebreo vissuto durante la seconda guerra mondiale, ma che aveva
sposato una donna tedesca prima degli anni dell'antisemitismo e che partecip come volontario
alla prima guerra. Questo condizioni gli permisero di non essere deportato in un campo di
concentramento, ma fu obbligato a vivere nelle Judenhaus (case adibite sono agli ebrei), dove
comunque conobbe la miseria, la fame e l'umiliazione. Prima delle leggi di Norimberga era
insegnante di filologia, ma non voleva smettere di fare il proprio lavoro per colpa
dell'antisemitismo, quindi inizi degli studi sul linguaggio del nazismo, studi che avrebbero
potuto costargli la vita, ma che furono per lui la sua forma di ribellione all'oppressione nazista.
Klemperer scrisse quindi un libro, intitolato Taccuino, in cui analizza il linguaggio del Terzo
Reich.
"Il Terzo Reich ha coniato pochissimi termini nuovi, forse verosimilmente addirittura nessuno.
La lingua nazista in molti casi si rif a una lingua straniera, per il resto quasi sempre per al
tedesco prehitleriano: per muta il valore delle parole e la loro frequenza, trasforma in
patrimonio comune ci che prima apparteneva a un singolo o a un gruppuscolo, requisisce per
il partito ci che era patrimonio comune e in complesso impregna del suo veleno parole, gruppi
di parole e struttura delle frasi, asservisce la lingua al suo spaventoso sistema."
A proposito della propaganda dice: No, l'effetto maggiore non era provocato dai discorsi e
neppure da articoli, volantini, manifesti e bandiere, da nulla che potesse essere percepito da un
pensiero o da un sentimento consapevoli. Invece il nazismo si insinuava nella carne e nel
sangue della folla attraverso le singole parole, le locuzioni, la forma delle frasi ripetute milioni
di volte, imposte a forza alla massa e da questa accettate meccanicamente e inconsciamente. Ma
la lingua non si limita a creare e pensare per me, dirige anche il mio sentire, indirizza tutto il
mio essere spirituale quanto pi naturalmente, pi inconsciamente mi abbandono a lei. E se la
lingua colta formata di elementi tossici o stata resa portatrice di tali elementi? Le parole
possono essere come minime dosi di arsenico: ingerite senza saperlo sembrano non avere alcun
effetto, ma dopo qualche tempo ecco rivelarsi l'effetto tossico". quindi la ripetizione una
delle basi fondamentali di una lingua totalitaria, che riempiono d'odio le parole modificando il
nostro sentire del mondo.
Primo Levi scriveva: quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce,
incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?

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