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Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Palazzo Serra di Cassano


“Epicarmo Corbino: economista, ministro, politico”
Napoli, 3-5 giugno 2010

Giuseppe Della Torre


Dipartimento di Politica economica, Finanza e Sviluppo – DEPFID
Università degli Studi di Siena
dellatorre@unisi.it

Maria Carmela Schisani


Dipartimento di Analisi dei processi economico-sociali, linguistici,
produttivi e territoriali
Università degli Studi di Napoli Federico II
schisani@unina.it

La “Rassegna Economica” del Banco di Napoli dalla fondazione


alla direzione di Epicarmo Corbino, 1931-19841

Indice

1. A mo' di premessa, gli assetti istituzionali della Rassegna


economica e la “lunga stagione Corbino”: le difficoltà di una
compiuta riflessione.
2. Dalla fondazione della Rassegna Economica alla direzione Di
1
Nella stesura di questa nota abbiamo beneficiato dell'aiuto e dei consigli di Giovanni Cesarino, Francesco S.
Coppola, Antonio M. Fusco e Federico Pepe, che ringraziamo anche per i “pezzi di memoria storica” di cui
hanno voluto renderci partecipi. In relazione a questo aspetto, molto legato alla sensibilità personale, non
vogliamo coinvolgerli in quanto qui sosteniamo. L'elenco dei contributi pubblicati dalla Rassegna Economica
è disponibile sul sito http://rassegna.srmezzogiorno.it, da dove sono “scaricabili” anche gli scritti di
Corbino in formato pdf. Per l'elaborazione dei contenuti dei saggi della Rassegna Economica in rapporto al
JEL Classification System ringraziamo Francesca Caiazzo, del dottorato di ricerca in Storia Economica presso
l'Università Federico II di Napoli.

1
Nardi
2.1. “Gli anni difficili degli inizi, dalla documentazione agli apporti
dottrinari”: il periodo Frignani-Quarta, 1931-1942.
2.2. Dalla “ripresa” della Rassegna nel 1949 alla direzione Di Nardi,
1949-1959.
3. La “lunga stagione” Corbino e l'incidenza degli organi
istituzionali della Rassegna, 1961-1984: una valutazione sommessa
“in assenza di carte”
3.1. La prima fase: gli anni sino al 1965.
3.2. L'arrivo di Guidotti e Ventriglia, 1965-1967.
4. Conclusioni

[stesura provvisoria – 1 giugno 2010]

2
1. A mo' di premessa, gli assetti istituzionali della Rassegna
economica e la “lunga stagione Corbino”: le difficoltà di una
compiuta riflessione.

1. La Rassegna Economica del Banco di Napoli, creata nel 1931,


costituisce una delle riviste più prestigiose e di più antica fondazione
tra le pubblicazioni edite da banche e altre istituzioni in Italia: a titolo
di esempio, BNL Quarterly Review e Moneta e Credito della Banca
Nazionale del Lavoro sono del 1946-1947, Review of Economic
Conditions in Italy del Banco di Roma è del 1947, Bancaria
dell’Associazione Bancaria Italiana è del 1949, e Rivista di Politica
Economica di Confindustria è del 19112.
Trattare della Rassegna è per questa ragione stimolante, ma oneroso.
Innanzitutto perché la nostra relazione non è “sulla” Rassegna
Economica, argomento certo impegnativo (su cui hanno lavorato
prima di noi studiosi del calibro di Federico Caffè, Luigi de Rosa e
Giuseppe Palomba, in occasione del 40° della rivista [vedi i loro saggi
in Rassegna 1975]), ma resa ancor più impegnativa perché il tema
assegnatoci è centrato sul ruolo di Epicarmo Corbino “nella” rivista.
Questa valutazione è resa ancor più ardua perché la direzione Corbino
è stata molto lunga, dal subentro a Giuseppe Di Nardi nel 1960 sino al
1984. Senza dimenticare la qualità di Corbino quale membro del
Comitato Scientifico, dal momento della sua creazione nel 1956.
La valutazione del ruolo del direttore scientifico di una rivista valica il
confine del suo puro apporto culturale e scientifico, per cui scorrere le
annate dà solo un livello epidermico di quello che è accaduto. Quanto
emerge ex-post dai contributi pubblicati (autori, argomenti e posizioni
teorico-metodologiche) e dalle rubriche (saggi teorici, note di politica
economica generale e regionale, analisi dei settori produttivi e
congiunturale, recensioni) inerisce piuttosto agli aspetti istituzionali
della rivista. Pertanto, è necessario aggiungere la conoscenza che
deriva da: a) la distribuzione delle competenze e le procedure
2
Asso [1998] e Bancaria [2009] per il 30° e il 60° di Bancaria; Bini [2004] per il 90° della Rivista di Politica
Economica; Roncaglia [2008] per la storia di Moneta e Credito; Sadun (a cura di) [2010] per i 60 anni della
Review of Economic Conditions in Italy, e Barbato (a cura di), in preparazione, per i 30 anni di Economia
Italiana.

3
decisionali all'interno degli organi della rivista; b) le “carte”
eventualmente presenti presso la redazione e l’Ufficio Studi del
Banco; c) la “memoria storica” degli studiosi che a diverso titolo
hanno vissuto quella esperienza.
Accanto alla figura del direttore scientifico della Rassegna economica
(che emerge solo nel 1955-1956 con Giuseppe Di Nardi), sono da
ricordare gli altri organi formali della rivista. Ci riferiamo a:
a) il vice-direttore Giuseppe Palomba, certo autorevole e di peso,
“affiancato a Corbino dal Consiglio di Amministrazione del Banco”
nel biennio 1965-1966;
b) ai membri del Comitato Scientifico, creato nel 1956 e costituito da
importanti figure della tradizione liberista: con Corbino, Del Vecchio,
Demaria, Di Nardi, Jannaccone e Papi;
c) ai componenti, “molto presenti” nelle scelte della rivista, del
Comitato di Redazione (creato nel 1967, con Palomba, Luigi de Rosa,
Fernando Ventriglia e Domenico Viggiani); e, last but not least
d) al direttore responsabile della rivista e al direttore dell'Ufficio Studi
del Banco, di cui la Rassegna ne costituiva una emanazione (vedi le
figure di Gaetano Quarta, dalla fondazione sino alla sospensione delle
pubblicazioni nel 1942, e di Fernando Santagata, dall'innovazione nei
contenuti della rivista del 1955 sino alla nomina di Giuseppe Miraglia
nel 1974).
Il legame tra rivista e Banco di Napoli non si limitava al rapporto con
la direzione responsabile e dell'Ufficio Studi, in alcuni momenti
riguardava anche la direzione generale o livelli comunque elevati della
gerarchia del Banco: vedi il “periodo” del Direttore Generale
Giuseppe Frignani e del direttore responsabile della rivista G. Quarta
(1931-1942); la fase del DG Salvatore Guidotti con l’introduzione del
Comitato di Redazione, con importanti competenze, e al suo interno
alti funzionari del Banco (Viggiani e Ventriglia). Nella tabella n. 1
abbiamo raggruppato in forma cronologica le informazioni su queste
variabili istituzionali.

4
Tabella 1
La Rassegna Economica del Banco di Napoli, 1931-1984
Direzione e vice-direzione scientifica, direzione responsabile,
comitati scientifico e di redazione, direzione generale del Banco

A tal punto, come abbiamo proceduto nel perseguimento dell'obiettivo


di ricostruzione del contributo di E. Corbino alla redazione della
Rassegna?

2. Innanzitutto, siamo partiti dal numero monografico per il 40° della


fondazione della rivista con gli indici 1931-1971, citato in apertura
[vedi Rassegna 1975, con una presentazione di Domenico Viggiani e
saggi di Federico Caffè, Luigi de Rosa, e Giuseppe Palomba]. A
nostro giudizio, il numero monografico in parola costituisce l'unica
riflessione organica su quello che è stata la Rassegna Economica sino
al 1971. Partiamo dalla presentazione di Viggiani.
Nella redazione delle storie di lungo andare vi è il rischio di cadere in
due trappole contrapposte, quelle del “continuismo”, che tutto
abbraccia (persone e istituzioni) al suo interno, e quello della
“specificità”, che tutto rinvia ai singoli momenti storici e personali.
Così, per quanto attiene al rapporto tra Corbino e la direzione della
Rassegna, ci è parso che la presentazione di Viaggiani sia caduta nella
prima trappola, fornendo una “coperta troppo corta” per racchiudere
un'esperienza quarantennale. In quell'occasione, Viggiani parlava di
“continuità di un indirizzo culturale e del requisito della concretezza,
che caratterizzò la rivista anche negli anni sino al 1942, [e che]
rappresenta ancor oggi l'impegno primario del corpo redazionale, ...
e una 'tradizione' della nostra Rassegna nel mondo culturale
italiano” [Viggiani 1975, pp. III-IV].
Nello stesso numero monografico, i saggi di Caffè e di Palomba
ponevano al centro della trattazione gli autori e gli articoli più
interessanti, rispettivamente nei “difficili anni degli inizi, 1931-1942”

5
e nel “sedicennio 1956-1971”.
Se gli anni affrontati da Federico Caffè [1975] non coprono la fase
storica di nostro interesse, Giuseppe Palomba [1975] non affronta per
nulla il contributo di Corbino alla rivista, richiamandone in una nota la
figura caratteriale e umana. E questa “omissione” ha certo un
significato, neppure troppo nascosto.
Più attento alla direzione della rivista è invece il saggio di de Rosa
[1975], che viene a costituire “un ampio quadro d'assieme delle
diverse fasi che hanno caratterizzato la vita della Rassegna”
[Viggiani 1975, p. V]. Nel caso di de Rosa, come mostreremo più
avanti, il limite è dato dall’esaltazione della fase Di Nardi e poi
dall'arrivo, nel 1965, alla Direzione Generale del Banco di Salvatore
Guidotti, già direttore del Servizio Studi e consigliere economico di
Banca d'Italia, e, in posizione elevata, di Ferdinando Ventriglia,
proveniente dalla Segreteria tecnica del ministro Emilio Colombo. In
tal modo, viene sottaciuto, a nostro parere, in forma capziosa, il ruolo
di Corbino negli anni 1960-1965, tra l'uscita di Di Nardi e la vice-
direzione Palomba.
Sempre de Rosa, nel ventennio della scomparsa di Corbino, in verità
più centrata sull'autore della commemorazione che sul commemorato,
non menziona per nulla l'attività, di nuovo, di direzione della
Rassegna da parte di Corbino [de Rosa 2004].

3. Abbiamo poi esaminato con cura le annate della Rassegna al fine di


ricercare negli anni tra il 1956 e il 1984 scritti o note redazionali utili
per una valutazione del ruolo di Corbino nella conduzione della rivista
stessa. Poche e formali furono le righe del “passaggio delle
consegne” tra Di Nardi e Corbino nel 1960, senza commenti sulla fase
Di Nardi e senza indicazioni sul programma editoriale di Corbino
[Rassegna 1960, p. 5]. Parimenti formali furono l'editoriale per il
rinnovo dei Comitati scientifico e di redazione del 1983 [Rassegna
1983, pp. 5-6] e i necrologi in memoria di Corbino [Rassegna 1984,
pp. 533-34; Gasparini 1984, pp. 143-44; Lombardi 1984, pp. 1-3;
Spadolini 1984, pp. 211-13; in generale Corbino M. e S. (a cura di)
1984].

6
Allargando la ricerca bibliografica agli scritti su Corbino, grande
rilievo è dato al volume su La battaglia dello Jutland vista da un
economista e agli Annali dell'economia italiana, alle pubblicazioni di
politica e di trasporti marittimi, di politica economica e finanziaria,
alle collaborazioni editoriali e all'attività politica e ministeriale.
Rinviamo al corposo saggio di Domenico Demarco, “Corbino e
l'opera sua” [1961], negli Studi in onore in occasione del ritiro
dall'insegnamento di Corbino3 e per una valutazione estesa sino al
1984 alla scheda biografica preparata sempre da Demarco [1984] per
il Dizionario biografico degli Italiani della Treccani. Duccio Cavalieri
[2004], nella commemorazione per il 20° della scomparsa, tenuta
presso l'Università di Napoli Federico II, traccia un bel ricordo di
Corbino, ma anche qui, come nei lavori citati di Demarco, non
troviamo valutazione alcuna sull'oggetto del nostro scritto. Neppure,
nel recente volume commemorativo nel 25° della scomparsa,
sponsorizzato dal Banco di Napoli [Corbino 2009], i tre saggi riportati
non hanno collegamenti con il nostro obiettivo di analisi, così
l'introduzione di Laura Letizia [2009] [vedi anche la scheda di Fusco
2009].
Passando agli elementi autobiografici, nel Racconto di una vita [1972,
pp. 251-62], Corbino richiama brevemente la presidenza del Banco di
Napoli e, con maggiore enfasi, le collaborazioni a quotidiani e riviste,
ma senza cenno alcuno alla Rassegna. Così nelle sue Cronache
economiche e politiche [1964-1973].
In buona sostanza la ricerca bibliografica non ha prodotto risultati
significativi, se non un senso diffuso di sufficienza sull'azione di
Corbino soprattutto nelle note e nei saggi di studiosi interni o vicini
alla Rassegna.

4. A fronte della inadeguatezza delle referenze bibliografiche, in


astratto, abbiamo pensato di seguire tre livelli di analisi, partendo
dallo strumento più tipico dello storico economico4: i) le carte
d'archivio; ii) il lato istituzionale e la memoria storica degli studiosi a
3
Per una bibliografia degli scritti sino al giugno 1960, rinviamo al lavoro di Franca Assante [1961], e per il
periodo successivo, alla voce di Demarco [1984].
4
La combinazione di cui sopra è utilizzata anche da Gigliobianco e Massaro [2010, pp. 1-2 del paper] nello
studio del ruolo di Paolo Baffi nei lavori del Servizio Studi di Banca d'Italia durante la sua direzione.

7
conoscenza dei fatti; e iii) la teoria, gli interessi e la metodologia.
i) Con l'approccio archivistico cerchiamo di avere indicazioni nelle
carte d'archivio se e in quale misura quello che è stato pubblicato sulla
Rassegna risente dell'azione della direzione, dei membri del comitato
scientifico e del comitato di redazione, di economisti “vicini” alla
rivista (Università di Napoli) e di altri economisti. Purtroppo, non
abbiamo potuto attivarci su questo punto, poiché al momento non
sono disponibili per la consultazione le carte relative alla Rassegna
eventualmente giacenti presso l'Archivio del Banco di Napoli. Tali
carte non sono presenti neppure presso l'Associazione SRM – Studi e
Ricerche per il Mezzogiorno, che segue dal 2003 la pubblicazione
della Rassegna. Come è ben comprensibile, questa è una grande
lacuna nell'analisi che abbiamo svolto, perché mancano tasselli
importanti per una valutazione ponderata del ruolo di Corbino
nell'apparato decisionale che ha portato agli “esiti” che percepiamo
ex-post dagli articoli e dalle note pubblicati nella rivista. Su questo
punto intendiamo ritornare in seguito se sarà possibile prendere
visione delle carte sopra menzionate. Se la mancanza di carte afferenti
la rivista non sorprende per il periodo iniziale, quando la Rassegna è
solo un’entità chiusa dell’Ufficio Studi, certamente è meno
comprensibile quando l’organizzazione della rivista si apre
sull’esterno (con la creazione nel 1956 del Comitato Scientifico, nel
1967 del Comitato di Redazione e nel 1978 con la copertura EconLit,
che notoriamente richiede procedure rigorose di referaggio).
ii) Nell'approccio storico-istituzionale abbiamo dato spazio a quegli
elementi che hanno potuto incidere sull'azione di Corbino quale
direttore della Rassegna: poteri formali della direzione; presenza di
una vice-direzione, dei comitati scientifico e di redazione; ruolo
dell'Ufficio Studi e della direzione generale del Banco. Abbiamo
abbinato alla struttura formale delle competenze, i ricordi degli
studiosi testimoni di quelle scelte, che abbiamo avuto la fortuna di
sentire. Ringraziamo a questo proposito l’attuale direttore della
Rassegna Francesco Saverio Coppola, Giovanni Cesarino, giornalista
del Sole24ore, Federico Pepe, ex Presidente del Banco Napoli, e
Antonio Maria Fusco, membro del Comitato Scientifico della
Rassegna.

8
iii) Nell'approccio teorico e metodologico osserviamo la scansione
temporale della rivista con le concezioni nel campo della teoria
economica di Corbino e dei suoi orientamenti metodologici e interessi
di analisi, rispetto a quelli di Di Nardi (che lo precedette) e rispetto a
coloro che, a diverso titolo (membri dei Comitati scientifico e di
redazione), potevano incidere sulle scelte riguardanti la rivista.
Pertanto, abbiamo pensato alla sua formazione liberista e ai suoi
riferimenti neoclassici; all'orientamento verso la politica economica e
finanziaria (e marittima) e la storia economica più che la teoria
economica; all'interesse per i temi di economia applicata (marina
mercantile, porti e trasporti marittimi, ecc.) [Demarco 1961 e 1984,
Cavalieri 2004]. In questo ambito, abbiamo operato un primo tentativo
di attribuzione dei codici del Journal of Economic Literature
Classification System, e in questo siamo stati aiutati dalla presenza
degli indici on-line della Rassegna.

2. Dalla fondazione della Rassegna Economica alla direzione Di


Nardi.

2.1. “Gli anni difficili degli inizi, dalla documentazione agli apporti
dottrinari”5: il periodo Frignani-Quarta, 1931-1942

Tra la fondazione della rivista (1931) e la sospensione delle


pubblicazioni (1942) si estende il periodo con Giuseppe Frignani,
direttore generale del Banco di Napoli e uomo del regime, e Gaetano
Quarta, direttore responsabile della Rassegna e dell'Ufficio Studi,
proveniente dall'Ufficio Legislazione della Camera dei Deputati [de
Rosa 1975, p. 112]. Non a caso, il sito della biblioteca del Banco di
Napoli definisce tale fase come “il periodo Frignani-Quarta”6.
Nella premessa al primo numero della rivista nel 1931, l'obiettivo è
quello di “utilizzare il vasto materiale di studio a disposizione del
Banco di Napoli, ... rispecchiando obiettivamente i fenomeni
economici più salienti, seguendone gli sviluppi, ... esaminandone i
5
La frase riprende il titolo dato da Federico Caffè [1975, p. 3] al saggio preparato per il 40° della Rassegna.
6
[www.istitutobancodinapoli.it/IbnafWeb/showpage/99].

9
risultati, ... con particolare riguardo a quelli dell'Italia meridionale”
[Rassegna, n. 1, 1931, p. 3]. L'orientamento meridionalistico “non fu
un'impostazione casualmente scelta, il risultato della predilezione e
dell'amore della redazione per il Mezzogiorno, rispose [invece] alla
nuova linea di condotta che era stata impressa dal Banco, dopo che
nel 1926 gli era stata tolta la facoltà di emissione. Concluso il suo
ruolo nel campo della circolazione monetaria, era prevalsa la
funzione che da decenni ... studiosi e politici di varia estrazione ...
erano andati sostenendo e suggerendo come la vera ragione di vita
del Banco di Napoli” [de Rosa 1975, p. 118].
Di conseguenza, nel biennio 1931-1933 la rivista contiene scritti
dedicati a temi di analisi congiunturale dei mercati delle merci, degli
andamenti delle colture, del mercato dei titoli e dei cambi, ecc., con
particolare interesse per il Mezzogiorno.
Tuttavia, già dal n. 4 del 1933, il duo Frignani-Quarta allarga gli
interessi della rivista al contributo “di degnissimi studiosi” dell'epoca
[Caffè 1975, p. 4], con i lavori di Riccardo Bachi sul mercato delle
azioni bancarie e sul gold exchange temperato; Gino Borgatta su
rimesse degli emigrati e turismo; Guglielmo Masci sul debito agricolo
e sulle casse rurali; e Giorgio Mortara sull'industria elettrica nel
Mezzogiorno e su natalità e fecondità.
Gli anni 1935-1936 – un biennio che racchiude l'invasione dell'Etiopia
e le “sanzioni” della Lega delle Nazioni, e l'avvio della politica del
“circuito dei capitali” – vedono in posizione di rilievo i temi
dell'autarchia e della finanza di guerra. Dopo la pubblicazione del
discorso di Mussolini all'Assemblea nazionale delle corporazioni del
marzo 1936 [“Il piano regolatore dell'economia italiana”, in Rassegna,
nn. 3-4, 1936, pp. 49-53], abbiamo i contributi di Giuseppe U. Papi sul
nazionalismo economico dei paesi più ricchi; Borgatta sulla “riforma
monetaria” del '36, sull'autarchia, su finanziamento della guerra e
sistema monetario; Celestino Arena su piano finanziario ed economia
corporativa; Francesco Parrillo sul finanziamento delle iniziative
autarchiche; Battista Pellegrini sull'economia di guerra; e Bruno Foa
sull'evoluzione economica dell'impero7. Per inciso, facciamo notare
7
Per l'elenco puntuale dei lavori menzionati, rinviamo agli indici 1931-1971 in Rassegna [1975, pp. 341-43].
Per brevi considerazioni sui contenuti dei saggi e per concisi profili degli autori rinviamo a Caffè [1975, pp.
4-11], e de Rosa [1975, pp. 127-31, 148-49]. Per il rapporto tra corporativismo fascista e teoria economica

1
che alcuni autori pubblicati dalla Rassegna in quello scorcio temporale
avevano un grande peso nella riflessione sulla politica finanziaria
degli anni 1935-1943, come membri dell'Istituto nazionale della
finanza corporativa: ad es. Arena, Borgatta e Papi8.
A ragione dei rovesci della guerra, nel dicembre 1942 la Rassegna
sospende le pubblicazioni.

2.2. Dalla “ripresa” della Rassegna nel 1949 alla direzione Di


Nardi, 1955-1960

1. Col gennaio 1949 furono riprese le pubblicazioni e fu rafforzato


l'Ufficio Studi ove furono chiamati a collaborare alcuni assistenti
dell'Università di Napoli ed esperti esterni, che avranno un ruolo
successivamente nel Banco e nella Rassegna: Francesco Santoro,
Ferdinando Ventriglia, Domenico Viggiani e Luigi de Rosa [de Rosa
1975, pp. 155-56; 2004, pp. 207-08].
Dal 1949 sino al 1954, gli interessi della rivista vertevano
esclusivamente, come nella prima parte degli anni '30, sull'analisi
della congiuntura: con le sezioni agricoltura, industria, commercio
interno ed estero, finanza, trasporti e comunicazioni e legislazione. Le
rubriche erano inizialmente “lavorate” dall'Ufficio Studi, senza
attribuzione delle stesse agli autori9. Dal n. 1 del 1952, le rubriche
sono firmate dagli autori con le rispettive sigle. Con questo taglio
settoriale e congiunturale, la Rassegna andò avanti sino a tutto il 1954.

2. Un cambiamento considerevole lo si ebbe dal n. 1 del 1955, quando


il direttore generale del Banco di Napoli, Stanislao Fusco, accolse
l'idea del suo consulente per l'Ufficio Studi, Giuseppe Di Nardi10, di
rinviamo a Fusco [2007].
8
L'Istituto fu creato dal ministro delle Finanze Paolo Thaon di Revel, dal governatore di Banca d'Italia
Vincenzo Azzolini e dal direttore dell'Istituto di Finanza di Pavia Benvenuto Griziotti, e formulò nella teoria e
nella prassi la gestione della finanza di guerra tramite il “circuito dei capitali”, 1935-1943. Rinviamo per la
politica finanziaria di Thaon di Revel e l'INFC a Caracciolo [1992, pp. 47-61], Gelsomino [1992, pp. 122-29]
e Fausto [2007b, pp. 708 ss.], e per il rapporto tra la Rassegna economica e il fascismo a de Rosa [1975, pp.
119-20].
9
Vedi il sito http://rassegna.srmezzogiorno.it.
10
Giuseppe Di Nardi aveva già collaborato in precedenza con altre riviste economiche, tra cui Moneta e

1
arricchire la rivista, integrando l'analisi settoriale e congiunturale con
un'apertura ai problemi del dibattito economico, teorico e pratico. In
questo Di Nardi era supportato dal neo direttore responsabile della
rivista e dell'Ufficio Studi, Fernando Santagata [su questo punto
concordano tanto de Rosa che Palomba nei loro contributi in Rassegna
1975].
Nel corso del 1955, all'abituale analisi congiunturale (inserita nella
sezione “Rubriche”)11, si affiancarono un certo numero di articoli
scientifici (A.C. Hunold, G. Demaria, E. Corbino, R. Bertrand), alcune
“note varie” (A. Graziani, F. Santoro) e la sezione “recensioni”. Dal n.
4 del 1955 appare in Appendice l'elenco delle pubblicazioni entrate
nella biblioteca del Banco di Napoli.
Con il numero 4 del 1955, “la nuova formula di Rassegna Economica
era nata” [de Rosa 1975, pp. 158-59], e tale struttura resterà immutata
sino al n. 2 del 1960, sotto la direzione di Corbino.
Nel n. 1 del 1956, nell'editoriale del nuovo corso della rivista
[“Ripresa”], il direttore Giuseppe Di Nardi ne esponeva il programma.
L'obiettivo era quello “di informare gli operatori economici
sull'andamento della congiuntura, ma anche di contribuire alla
divulgazione del pensiero contemporaneo. Il linguaggio usato oggi
dagli economisti si è arricchito di terminologia e di analisi non
abbastanza note al pubblico che avverte il bisogno di giudicare
consapevolmente gli indirizzi di politica economica, in cui sempre più
si avverte l'influenza della rinnovata scienza economica. Una più
sicura conoscenza delle teorie è oggi necessaria alla interpretazione
dei fatti. Questa rivista si propone di contribuirivi, senza venir meno
al suo precipuo intento di obiettiva informazione sulla congiuntura
economica ...” [Rassegna, n. 1, 1956, p. 3]12. Questo brano è
importante perché la lettura dei fatti storicamente intervenuti non è
avulsa dai referenti teorici, come sembrava essere sotteso in gran parte
dell'indagine congiunturale pregressa: da cui “una più sicura
conoscenza delle teorie è oggi necessaria alla interpretazione dei
fatti”.

Credito della Banca Nazionale del Lavoro [Roncaglia 2008, p. 17].


11
Da notare che le singole “rubriche” settoriali-congiunturali furono attribuite agli estensori.
12
Questo brano è stato poi ripreso da de Rosa [1975, pp. 158-60], e Palomba [1975, pp. 17-18].

1
Per la prima volta era costituito un comitato scientifico, formato da
stimati esponenti del liberismo economico: E. Corbino, Gustavo Del
Vecchio, Giovanni Demaria, Pasquale Jannaccone e Giuseppe U.
Papi.
Da notare che nei quattro anni della fase Di Nardi grande è il numero
dei contributi del direttore scientifico della rivista (9 saggi, 4 note e
diverse recensioni), dei membri del Comitato scientifico (Demaria e
Papi con 2) e di studiosi dell'Università di Napoli (Demarco (2 saggi e
una nota), de Rosa (2 note e molte recensioni), Augusto Graziani (1
saggio, 3 note e recensioni), Jossa (3 note), Pace (2 note), Palomba (un
saggio)).
Di rilievo anche il contributo di Corbino, con 3 saggi su argomenti di
suo interesse: “Energia industriale ed evoluzione industriale” (1956),
“Comunicazioni e trasporti” (1957), e “Aspetti economici dei voli
spaziali” (1960). Da menzionare anche l’inizio della sezione
“Trasporti terrestri”, curata da Francesco Santoro dal n. 1 del 1956.
Molto aperta è la rivista verso i contribuiti di studiosi stranieri. Con
molta frequenza vi è André Piettre, della Facoltà di diritto e di scienze
economiche di Parigi, che apre il numero della “ripresa” [n. 1, 1956],
con interessi nella storia del pensiero economico [con articoli sul
keynesismo in Rassegna, n. 4, 1957, e nn. 2-4, 1958, e più
propriamente di storia del pensiero economico, nel n. 3 del 1956, e n.
1 del 1959]13.

3. Come abbiamo anticipato in precedenza, abbiamo attribuito i saggi


e le note della Rassegna alle grandi aree tematiche seguendo il JEL
Classification System. In questa prima stesura ci siamo limitati a
suddividere le pubblicazioni in relazione alle sole “lettere” della
classificazione JEL [es. “B - Storia del pensiero economico,
metodologia, e approcci eterodossi”; “E - Macroeconomia ed
economia monetaria”; “F - Economia internazionale”; ecc.], senza
l’attribuzione ai sottosettori e loro combinazioni [es. “E01 -
Macroeconomia etc. Misurazione e dati della contabilità nazionale e
della ricchezza” e “N14 - Storia economica. Macroeconomia etc.
13
Piettre è menzionato nella rassegna di Palomba [1975, pp. 20 ss.].

1
Europe 1913-”]. Di conseguenza, l’attribuzione a una sola lettera ha
una buona dose di arbitrarietà.

Figura 1
JELClassificationSystem- Rassegna Economica Direzione Di Nardi (1956-59) e Direzione Corbino (I e II)
(1960-84)

40

35
Di Nardi (71 articoli/saggi)

30
Corbino I periodo (122saggi/note)
25
Corbino II periodo (990 saggi)
20

15

10

0
History of Macroeconomics International Financial Economic Economic Agricultural and Urban, Rural, and Some residual
Economic and Monetary Economics (F) Economics (G) History (N) Development, Natural Resource Regional classifications
Thought, Economics (E) Technological Economics; Economics ®
Methodology, Change, and Environmental
and Heterodox Growth (O) and Ecological
Approaches (B) Economics (Q)

Per la fase Di Nardi (1956-1959), abbiamo censito un totale di 71


saggi e note. Di assoluto rilievo sono risultate le seguenti 4 grandi aree
di ricerca, che complessivamente contano per il 67%: “B - Storia del
pensiero economico, metodologia, ecc.” (22%); “F - Economia
internazionale” (21%); “E - Macroeconomia ed economia monetaria”
(14%); e “N - Storia economica” (10%). Meno rilevanti sono invece
risultate le voci afferenti alle politiche di intervento e all’economia nel
Mezzogiorno: “R - Economia urbana, rurale e regionale” (6%) e “Q -
Economia agraria e delle risorse naturali, ecc.” (4%) (vedi Figura 1).
Particolarmente notevole è pertanto l’orientamento, dopo una lunga
fase di interesse per gli aspetti settoriali e congiunturali, verso temi di
più ampio respiro come lo sviluppo economico italiano (con saggi di
Demaria, Di Nardi, Graziani) e la costruzione della Comunità
economica europea (Bertrand, Demaria, Papi) [sul punto anche de
Rosa 1975, pp. 162-64].

1
3. La “lunga direzione” Corbino e l'incidenza degli organi
istituzionali della Rassegna, 1961-1984: una valutazione sommessa
“in assenza di carte”

3.1. “La prima fase”: gli anni sino al 1965.


1. A partire dal n. 1 del 1960, Corbino sostituisce Di Nardi, chiamato
all'Università di Roma14. Contemporaneamente, Palomba (direttore
della rivista dopo il 1984) è chiamato nel Comitato Scientifico [vedi
tabella 1].
Il primo periodo della direzione Corbino è caratterizzato da una
sostanziale stabilità istituzionale del Comitato Scientifico (Del
Vecchio, Demaria, Di Nardi, Papi e Palomba) e del direttore
responsabile della rivista (Santagata).
Il fatto che il suo insediamento non sia stato accompagnato né dalla
valutazione della direzione precedente, né dalla presentazione di un
proprio progetto lascia intravedere un’implicita continuazione nella
linea di apertura della Rassegna verso un ruolo di strumento di
comunicazione, su cui con ogni probabilità egli stesso aveva dato il
proprio contributo dalla sua posizione di membro del Comitato
Scientifico [sul punto vedi Cesarino 2010].
L'arrivo di Corbino alla direzione porta a una gestione della Rassegna
nel segno della maggiore apertura - anche rispetto a quella operata già
da Di Nardi - verso i contributi scientifici di autori stranieri e verso i
temi sensibili del dibattito teorico e metodologico dell’epoca.
Temi centrali sono la riflessione sul pensiero keynesiano (André
Piettre, Antonio Maria Fusco, G. Palomba, Lionello Rossi, ecc.),
pienamente inserita sullo sfondo di quel processo di
“acclimatamento” del pensiero keynesiano in Italia [il termine è di
Becattini 2002]15. Da ricordare le incursioni sulla funzione del
progresso tecnico nella crescita, con articoli di Bruno Trezza. Sui temi
14
Da notare che dall'uscita dalla direzione della Rassegna, Di Nardi non pubblica alcunché sulla rivista
(tranne due saggi nel 1974 e nel 1982), pur continuando a far parte del Comitato Scientifico.
15
Sulla penetrazione del keynesismo nelle riviste economiche italiane rinviamo ad Asso e Bini (a cura di)
1983, Lunghini e Targetti Lenti [****], Roncaglia [2008] e Ciocca [2009].

1
di microeconomia, con i contributi di Gianfranco Pala, Piero Tani e
Veniero del Punta. Nel campo della metodologia, con i lavori di
Augusto Graziani sui nuovi metodi di ricerca economica, di Salvatore
Cherubino e Luigi Solari sull’econometria, sui rapporti tra micro e
macroeconomia di Antonio Maria Fusco.
Molti anche i contributi di politica economica centrati sul tema
dell’integrazione europea (Palomba); sui nuovi metodi di ricerca
congiunturale (André Piatier) e sulla pianificazione economica
democratica (Ragnar Frisch); sulla sottoccupazione (Mariano
D’Antonio).
Ancora Palomba su magistratura e progresso economico e sociale: un
importante lavoro su quello che oggi viene definito capitale reale
istituzionale.
Sulla politica meridionalista. con i contributi di Palomba
sull'intervento straordinario nel Mezzogiorno; di Fusco sulla politica
meridionalista, 1950-1962; di Augusto Graziani sui nuovi termini
della politica di sviluppo nel Mezzogiorno.
Sulla storia economica con de Rosa sul centenario dell'Unificazione
italiana, sul credito a lungo termine in un secolo di storia italiana, sul
Banco di Napoli nella crisi economica 1888-1894; Demarco sui
problemi economici dell'Unificazione italiana, per la storia
economico-sociale dell'ordinamento regionale, per la storia sociale di
Napoli e la prima internazionale, 1869-1870.
Nell’ambito dei contributi per la Storia Economica una collaborazione
che va esaurendosi è proprio quella di Domenico Demarco,
strettamente legato a Corbino. I contributi di Demarco sembrano
esaurirsi con un articolo del 1964 e, dopo tale allontanamento,
Demarco crea poi la Revue Internationale d’Histoire de la Banque,
con l’editore Droz. L’allontanamento sembra andare in parallelo con il
crescente impegno di Luigi De Rosa nella Rassegna.
I contributi diretti di Corbino alla Rassegna sono rari in questo
periodo. Tre in tutto sono i saggi e le note. Tra questi spiccano gli
aspetti economici dei voli spaziali (1960), una commemorazione di
Luigi Einaudi (1961), e un certo numero di recensioni. Tra il 1961 e il
1965 si riscontra praticamente un vuoto di pubblicazioni sulla

1
Rassegna. Ciò sembra incastrarsi con l’inizio della collaborazione con
il Corriere della Sera, che terrà fino al 1970.

2. Tra gli aspetti “applicati”, da valutare è la partecipazione alla


rivista, nella prima parte degli anni '60, dello statistico economico
Guglielmo Tagliacarne con diversi articoli e con la sua rubrica titolata
“Barometro economico”, dal n. 1 del 1961 [un cenno fugace in de
Rosa 1975, p. 164]. L’arrivo del “Barometro” è preceduto dalla
soppressione della “Rassegna della congiuntura”, motivata “dalla
mutata periodicità della rivista, da trimestrale a quadrimestrale, [che
rende impossibile] un esame e un commento immediati” (Rassegna, n.
3, 1960, p. 413). Questa giustificazione sembra più formale che di
sostanza e non dà piena ragione di un mutamento rilevante nella
struttura della rivista, con l'inserimento di un consulente esterno
prestigioso: esperto di contabilità nazionale a livello congiunturale e
territoriale, membro del prestigioso Comitato italiano per lo studio
del reddito e della ricchezza creato da Corrado Gini nell’immediato
secondo dopoguerra per promuovere le ricerche sui Conti Nazionali,
direttore della Scuola post-universitaria di sviluppo economico (con
docenti prestigiosi tra cui Salvatore Guidotti, direttore del Servizio
Studi di Banca d'Italia), membro del comitato di direzione e
collaboratore di “Moneta e Credito”.
Nell'arrivo di Tagliacarne si può vedere, probabilmente, un interesse
della Rassegna per il quadro complessivo fornito dai sistemi di
contabilità macroeconomica.
Il “barometro” ha tuttavia storia breve: l'ultimo numero viene
pubblicato nel 1965 (14 numeri in 5 anni). Le ragioni della fine di
quella esperienza non sono chiare, anche se la rubrica sembra, ai
nostri occhi, un po' deludente nei suoi contenuti. Certo è che
Tagliacarne continua e infittisce la sua collaborazione con “Moneta e
Credito”, che, iniziata negli anni 1953-1964, prosegue dal 1965 al
1970 con cadenza annuale con la pubblicazione dei conti provinciali
[Roncaglia 2008, p. 16].
Da menzionare un’altra concomitanza che presenta qualche interesse.
Nel n. 5 del 1967, Gastone Miconi, allora direttore dell'ISCO,
pubblica sulla Rassegna un articolo sul “movimento economico del

1
Mezzogiorno”. Il saggio richiama l'aiuto finanziario fornito dai Banchi
e dagli istituti di credito meridionali per la redazione di una nota
congiunturale mensile sull'evoluzione dell'economia meridionale,
analoga a quella che da anni l'ISCO pubblica sull'andamento
dell'economia italiana. Tale esigenza era stata perorata dal ministro
del Tesoro Colombo in un discorso a Bari nel dicembre 1966
(Relazione, n. 5, 1967, p. 1105).

3. Da una prima valutazione della fase iniziale della direzione Corbino


(1960-1966) - su 122 saggi censiti ritenuti di rilievo, depurati della
rassegna stampa estera, della rassegna congiunturale e del “Barometro
economico” (vedi Grafico 1) - deriva una netta prevalenza delle voci
(E) e (B) della classificazione JEL. “Macroeconomia ed Economia
Monetaria” e “Storia del pensiero economico, metodologia ecc.”
pesano sul totale per più del 53%. Le altre aree - come quella
dell’Economia Internazionale (F), della Storia Economica (N), dello
Sviluppo Economico (O) e dell’Economia Urbana e Regionale
(inclusiva delle politiche per il Mezzogiorno) (R) – mostrano un buon
equilibrio, collocandosi tra il 7% e il 9%.
Tenendo conto che la politica economica generale rientra nel codice
[E] e che i titoli qui censiti non includono i 17 numeri del “Barometro
economico” di Tagliacarne, la storia economica e la politica
economica (generale e Meridionale) non escono trascurate, ci sembra,
nella prima fase della direzione Corbino, come sostenuto invece con
particolare veemenza da de Rosa [1975].

3.2. La seconda fase Corbino: l'arrivo del duo Guidotti - Ventriglia,


1965-1967.

1. Il 1965 marca una cesura coincidente con il nuovo Consiglio di


Amministrazione del Banco (con la sostituzione di Corbino alla
presidenza con Stanislao Fusco e la direzione generale affidata a
Salvatore Guidotti). Corbino mantiene la Direzione Scientifica della
rivista, ma viene affiancato da una nuova figura creata ad hoc, un

1
vice-direttore, nella persona di Giuseppe Palomba [Rassegna, n. 2,
1965, p. 265].
Due anni più tardi, nel n. 1 del 1967, Guidotti scrive una
“Presentazione” in cui viene innovata la struttura della rivista, con tre
sezioni fondamentali: 1. “saggi”, di carattere scientifico; 2. “economia
italiana”, problemi connessi con l'evoluzione dell'economia nazionale;
e 3. “economia meridionale”, situazione, problemi e prospettive del
Mezzogiorno, più la sezione accesa alle “note” (prevalentemente di
contenuto giuridico, quasi monopolizzate da Gustavo Minervini,
Spagnolo Vigorita, Alessandro Graziani).
A parte la diversa periodicità della pubblicazione, vi è da dire che il
comitato scientifico (composto come in precedenza) viene affiancato
da un comitato di redazione (de Rosa, Palomba, Ventriglia, Viggiani)
(“cui compete la responsabilità di programmare e di realizzare,
fascicolo per fascicolo, questa nostra rivista”) [Rassegna 1967, p. 7].
Sembra un ridimensionamento dei poteri di Corbino e del Comitato
Scientifico. L'arrivo di Guidotti alla direzione generale del Banco di
Napoli – dalla direzione del Servizio Studi di Banca d’Italia e dalla
carica di consigliere economico di Banca d’Italia - e di Ferdinando
Ventriglia – tornato al Banco di Napoli nel 1962 dalla Segreteria
Tecnica del ministro Colombo – abbia inciso fortemente sulla
conduzione della rivista. Ciò sembra coerente con la rottura politica
maturata fin dai primi anni ’60, con l’espresso dissenso di Corbino
sulle scelte politiche di fondo che al tempo si andavano formando [in
tale direzione, con particolare forza, Demarco 1984, p. 778].
Il riassetto istituzionale del 1965-1967 coincise con una
“palingenesi” della Rassegna, ascritta a Guidotti e Ventriglia, nelle
valutazioni di Palomba, che sosteneva con entusiasmo che così la
“Rassegna Economica si rigenerò inserendosi nel dibattito sulla
politica economica, nazionale e meridionale”. Con maggiori dettagli,
Palomba [1975, pp. 97-100] enfatizza la presentazione di Guidotti del
1967 e vede un importante fatto “negli ultimi due numeri del 1966,
che preludevano a una siffatta palingenesi della Rassegna. Essi infatti
ospitarono un lunghissimo articolo di Ventriglia sull'economia
meridionale: ... volutamente empirico, pieno di dati, notizie,
considerazioni e commenti che forse non sarebbe stato facile reperire

1
altrove ..., trattandosi di elementi che all'A. provenivano dalla sua
esperienza diretta, formatasi in un osservatorio economico di
primissimo ordine qual era la “Segreteria tecnica” del ministro
Colombo”.
Il tono di de Rosa [1975, pp. 164-67] conferma questa idea: “Con gli
inizi del 1961 la direzione di Rassegna Economica passò al prof.
Corbino... Dal 1960 al 1966, anche sotto la direzione del Corbino, la
rivista non mutò gran che la formula che aveva ideato, a partire dal
[1956] il Di Nardi, salvo che passò da trimestrale a quadrimestrale, e
aggiunse due rubriche: una di “Note di diritto” e un'altra dedicata...
al “Barometro economico”... Si deve dire che la caratteristica
principale di questa prima fase della direzione Corbino fu il prevalere
degli interessi e dei problemi teorici su quelli pratici [ciò nonostante
gli articoli applicati di Tagliacarne e di altri studiosi] ...Una radicale
trasformazione della formula della rivista avvenne a partire dal 1967,
due anni dopo che il prof. Salvatore Guidotti aveva assunto la
direzione generale del Banco di Napoli. Per la sua esperienza dei
problemi economici e monetari, nazionali e internazionali, ... Guidotti
si rese conto che Rassegna Economica non poteva astrarsi dal
dibattito sulla politica economica, nazionale e meridionale, in questo
incoraggiato e sospinto fortemente da Ferdinando Ventriglia, che,
dopo varie esperienze [professionali e accademiche], era ritornato al
Banco di Napoli, in altissima posizione ... Si decise così di porre
accanto al direttore Corbino non più un vicedirettore, ma un comitato
di redazione...”.

2. La seconda fase della direzione Corbino (1966-1984) sembra


chiaramente invertire il peso dei settori JEL (vedi Grafico 1). A ben
guardare sembra che la Rassegna dia uno spazio decisamente minore
agli aspetti teorici e metodologici (E e B), privilegiando piuttosto gli
aspetti applicati dell’economia regionale, con un’attenzione
assolutamente prioritaria per il Mezzogiorno (la voce R raggiunge il
38%). Un settore che guadagna notevole spazio è quello
dell’economia agricola (Q), trasversale per buona quota agli articoli
classificati sotto la categoria (R). La Storia Economica sembra
mantenere una buona rappresentatività, con la presenza continua e

2
crescente di De Rosa e di pochi altri studiosi del settore (Shepard
Clough, Cesare De Seta, Antonio Di Vittorio, Pasquale Villani,
Giovanni Zalin). La categoria “diverse classificazioni” comprende le
quote considerate poco rappresentative, al di sotto del 5%, in cui però
va segnalato i pesi del 4% del settore B “Storia del pensiero
economico ecc.” e del settore (J) “Economia del lavoro e
demografica”, questo ultimo attento ai problemi della contrattazione
collettiva, alle dinamiche demografiche italiane, all’emigrazione, ecc.
Le classificazioni, sono state effettuate su 990 articoli e saggi.
In effetti, valutando le complesse vicende del periodo in esame – con
la crisi del sistema monetario internazionale, le critiche al keynesismo,
la stagflazione, le crisi petrolifere, i problemi dell’integrazione
europea, la crisi del welfare – la linea della Rassegna marca una sorta
di ritorno alle origini, sembra piuttosto ripiegarsi più nettamente
sull’analisi delle politiche locali, con una particolare attenzione agli
interventi straordinari per il Mezzogiorno, la Casmez, i finanziamenti
agevolati all’edilizia e all’industria, ecc. Ciò sembra perfettamente
coerente con il periodo complesso che il Mezzogiorno e Napoli, nello
specifico, vivono a cavallo degli anni ’70, con il processo di
deindustrializzazione e i problemi ad esso connessi e l’occhio più
attento verso il terziario (turismo, trasporti, …). Ed è su questo settore
che troviamo un importante dibattito animato da scritti, numerosissimi
di economisti e storici, come D’Antonio, De Rosa, Bruno Jossa, Lo
Cicero, e Ventriglia.
La rivista resta, tuttavia, aperta anche ad un dibattito essenzialmente
teorico, con la collaborazione tra il 1975 e il 1984 di Federico Caffè,
che riporta l’attenzione sull’analisi keynesiana; e con le collaborazioni
di Paolo Sylos Labini, Giovanni Somogyi, Sergio Ricossa. Piero
Barucci, tra il 1973 e il 1977, contribuisce con quattro saggi tra
pensiero economico, politica economica e storia economica.
Di contro, nel periodo 1966-1984, Corbino riprende una
collaborazione più intensa con la Rassegna, con otto articoli. Tra
quanto pubblicato nel biennio 1966-1967, di particolare interesse
riveste quello sulla valutazione del patrimonio artistico nazionale nel
quale viene trattato – con largo anticipo rispetto allo stato degli studi
sulla contabilità macroeconomica – una delle componenti più

2
importanti della ricchezza nazionale: il cosiddetto capitale reale “non
riproducibile”. Sei sono gli articoli tra il 1974 e il 1979. Tra i temi
sviluppati di particolare interesse ci sembra l’approccio ai rapporti,
anche conflittuali, tra le esigenze energetiche (legate alla produzione,
al consumo e al turismo) e l’impatto di queste sull’ambiente. Ci
riferiamo in particolare ai due articoli del 1974, Problemi ecologici ed
economici dell' energia e La produzione dell' energia nucleare in
Italia nel quadro della nuova evoluzione della vita economica.

4. Conclusioni

Corbino è stato un uomo scomodo per la sua trasparenza


nell’esprimere anche un dissenso rispetto agli orientamenti politici
dominanti. Questo suo essere contro corrente e comunque il non
nascondere la sua natura di uomo scomodo ha con ogni probabilità
penalizzato progressivamente il suo ruolo all’interno della Rassegna.
La rete istituzionale creata per la rivista tese a sostituirsi alla direzione
scientifica e al comitato scientifico, depauperandone le concrete
funzioni. Di contro Corbino ci sembra avesse maturato egli stesso un
allontanamento dalla Rassegna continuando ad esprimere le proprie
opinioni attraverso canali differenti.
Del suo apporto alla Rassegna, si può dunque dire che vi è un primo
periodo di sostanziale continuità con la linea di apertura iniziata da Di
Nardi nella seconda metà degli anni ’50, denotata anche da un
sostanziale equilibrio tra i settori scientifici teorico metodologici e
quelli più legati all’analisi macroeconomica. Di contro, il
ridimensionamento del ruolo della direzione scientifica, ci sembra
porti con sé un ripiegamento della Rassegna alla dimensione del
dibattito sull’economia locale.

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JEL Classification System


A - General Economics and Teaching
B - History of Economic Thought, Methodology, and Heterodox
Approaches

2
C - Mathematical and Quantitative Methods
D - Microeconomics
E - Macroeconomics and Monetary Economics
F - International Economics
G - Financial Economics
H - Public Economics
I - Health, Education, and Welfare
J - Labour and Demographic Economics
K - Law and Economics
L - Industrial Organization
M - Business Administration and Business Economics; Marketing;
Accounting
N - Economic History
O - Economic Development, Technological Change, and Growth
P - Economic Systems
Q - Agricultural and Natural Resource Economics; Environmental and
Ecological Economics
R - Urban, Rural, and Regional Economics
Y - Miscellaneous Categories
Z - Other Special Topics

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