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Eguaglianza

Esistono quattro tipi di eguaglianze:


-Eguaglianza giuridico-politica;
-Eguaglianza sociale;
-Eguaglianza di opportunit;
-Eguaglianza economica.
Leguaglianza giuridico-politica leguaglianza posta da leggi eguali per tutti
(generalit della legge), da eguali diritti e in definitiva, da eguali libert.
Per eguaglianza sociale le differenze di classe e di censo non fanno differenza: tutti
hanno diritto a eguale considerazione, a essere trattati, nei rapporti sociali, come
eguali.
Leguaglianza di opportunit consiste in due eguaglianze:
in una prima accezione eguale opportunit sta per eguale accesso, cio eguale
riconoscimento e eguale merito; e in questo caso si traduce nella formula della
carriera aperta al talento in funzione e solo in funzione della capacit e dei meriti. In
una seconda accezione eguali opportunit sta invece per eguali partenze, cio eguali
condizioni iniziali (ai fini dellaccesso). Come si intende, essere uguali nelle opportunit
di partenza richiede in qualche misura, uguagliamento di condizioni materiali. Si pu
per ribattere che quel che si chiede eguale educazione, non eguali condizioni
economiche. Ma nella pratica, il confine tra eguale educazione e eguali sostanze un
confine molto sottile: chi povero svantaggiato anche nelle opportunit educative. E
dunque eguagliare nelle opportunit di partenza implica eguali posizioni di partenza,
posizioni che non possono non essere anche economiche. Il che vuol dire che
eguaglianza di opportunit si estende nella sua versione pi avanzata fino ad
includere una versione moderata di eguaglianza economica.
Per molto tempo la teoria liberal-democratica ha accantonato il problema delle
diseguaglianze economiche poich, citando Bryce, essendo la democrazia solo una
forma di governo e non un argomento sui fini(o scopi) di un governo, la democrazia
non ha nulla a che vedere con leguaglianza economica. Leguaglianza politica pu
esistere sia insieme sia disgiunta dalla eguaglianza di opportunit. Ora vero che la
democrazia politica una cosa distinta dalla democrazia economica, ma il problema
non cos semplice come Bryce lo fa sembrare. In primo luogo una volta impiantata
una democrazia come forma di governo, pi probabile che le politiche che essa
persegue abbiano molto a che vedere con uguagliamenti economici. In secondo luogo
Bryce dava per scontato che cos come si da eguaglianza politica senza eguaglianza
economica, allo stesso modo leguaglianza di propriet non tocca leguaglianza
politica. Ma non affatto cos, eguali averi o eguali nulla tenenza non sono stati
naturali; entrambi sono stati imposti da uno stato munito della forza di imporli, una
forza che sicuramente in condizioni di travolgere leguaglianza politica. Leguale
accesso richiede, in sostanza, non-discriminazione nelle ammissioni e nelle
promozioni., laccesso eguale, si badi, per capacit eguali. E chiaro, dunque che
questa versione delleguaglianza di opportunit, non eguaglia le circostanze. Eguale
accesso implica quel che viene riconosciuto e premiato la performance, quanto uno
fa bene quel che fa. Quindi leguale accesso porta alla eguaglianza nel merito,
capacit o talento. Per contro leguale partenza si rif al preliminare problema di
eguagliare la potenzialit di ciascuno, di sviluppare egualmente eguali possibilit.
Beninteso, non c contraddizione tra le due versioni di eguaglianza di opportunit.
Una volta attribuita ad ogni individuo una equa posizione di partenza e con essa
loccasione di sviluppare le proprie potenzialit al massimo, da quel momento un
individuo tenuto a farsi strada con le proprie abilit e capacit. Nel mondo reale
mezzi o costi delleguale accesso sono uguali ai costi per i mezzi da mettere in opera
al fine di eguagliare le partenze; leguale accesso non richiedere redistribuzioni;
leguale partenza si. Sottolineare la distanza che separa leguale opportunit offerta a
eguali talenti, dalla opportunit di partire eguali, non equivale ad avvicinare
questultima alla eguaglianza economica. Eguali partenze ed eguali sostanza restano

diversissime per due aspetti. Innanzitutto eguali partenze richiedono ridistribuzioni


mentre eguali sostanze richiedono espropri. In entrambi i casi occorre uno stato forte
che interviene nella vita associata, ma lo stato espropriante richiede una forza
maggiore rispetto allo stato ridistribuente. In secondo luogo, la misura e lintenzione
dellintervento dello stato cos divergente. In uno si vuole dare a ciascuno sufficienti
risorse per offrirgli eguali opportunit di ascesa; nellaltro nessuno deve disporre di
nessuna risorsa. Non c nulla in comune tra attribuire eguali diritti, eguali opportunit
e partenze presupponendo che i beneficiari di queste attribuzioni non devono
diventare eguali.
Criteri di eguagliamento.
Una volta individuate le eguaglianze, occorre individuare i criteri che le stabiliscono.
Sia chiaro, in concreto non ha mai eguaglianza in tutto. Ma se una certa differenza in
una determinata caratteristica iene percepita come ingiusta, si pu eliminarla
ricorrendo ai criteri di equalizzazione che sono:
1) Parti eguali a tutti- il principio dello stato di diritto e dei sistemi giuridici
caratterizzati da leggi generali e da eguaglianze nei confronti della legge. Qui a tutti
diviene cruciale e non ammette eccezioni. Se vi sono esclusioni nella popolazione
destinataria delle norme, allora questa non eguale o egualitaria. Specificamente, le
leggi sezionali che vanno contro al principio della generalit della legge e che
destinano benefici o oneri a particolari segmenti o blocchi di una popolazione, non
sono leggi eguali per il principio lo stesso per tutti. Siccome qualsiasi regola, in quanto
tale, tratta tutti egualmente allo stesso identico odo, la differenza tra regole posta
dalla loro maggiore o minore inclusivit. Il che vuol dire che solo una regola onniinclusiva autenticamente egualitaria nel trattare tutti egualmente. Per converso,
tanto pi piccola la popolazione destinataria della regola tanto pi grande la quota
di popolazione trattata inegualmente. Il limite di questo criterio che al fine di essere
realmente quello che tenuto a essere, una legge non solo dura ma pu esserlo
anche ingiustamente nel senso che regole generali non possono essere applicate ai
casi particolari. Le leggi non sono attente alle persone e sensibili alle loro differenze. Il
pregio di questo difetto che la legge non permettere aggiramenti, quando si
stabilisce a ciascuno lo stesso non c furberia che permetta trucchi, ci si ritrova tutti
nella stessa situazione. Il punto che questo criterio elimina una importante fetta di
regole nocive, cio tutte quelle regole che vorremmo per altri ma non per noi stessi.
Una regola che vale per tutti perci una regola salvaguardante che ci protegge.
2) Lo stesso agli stessi, cio parti eguali agli eguali, e diseguali ai diseguali. E
quello che Aristotele definiva di eguaglianza proporzionale. Il suo vantaggio nella sua
flessibilit, il che consente non solo di rendere giustizia a chi ne ha pi bisogno ma
consente anche di conseguire eguali esiti ma la flessibilit ne anche il tallone di
achille. Quello che perdiamo in questo secondo criterio sono i freni e le salvaguardie
inerenti al principio che i benefici o i danni di una regola devono egualmente ricadere
su tutti, senza eccezioni, in capo a tutti. Il che non toglie che le politiche di
eguagliamento non possono essere soddisfatte senza eguaglianza proporzionale. Il
caso classico quello della politica fiscale. Uno stesso prelievo per un miliardario e per
un mendicante non ha senso. Poich ci sono ricchi e poveri, sarebbe ingiusto che tutti
paghino lo stesso ammontare di tasse, poich le possibilit di ciascuno sono diverse.
sotto criteri:
2a Eguaglianza proporzionale, cio parti attribuite in proporzione alla diseguaglianza.
2b Parti diseguali alle differenze rilevanti.
2c A ciascuno in ragione del merito
2d A ciascuno in ragione del bisogno. Se i bisogni in questione sono intesi come
primari e largomento che a ciascuno devono essere assicurate condizioni minime di
vita, allora questo un argomento egualitario in favore di un adeguato stato del
benessere. Se invece i bisogni si estendono al di la del primario, allora non c fine agli
arbitri o eccessi che questo criterio possa autorizzare.

Dallanalisi dei criterio traspare che vi sono due modi del tutto diversi di concepire
leguaglianza:
eguale trattamento cio un trattamento che sia identico e imparziale per tutti.
Eguale esito, cio arrivare a risultati che siano di eguaglianza.
Eguali trattamenti ed eguali esiti non sono soltanto diversi in se ma lo sono anche in
quanto riflettono modi diversi di interpretare il mondo. I due approcci potrebbero
sembrare complementari complementari ma non cos. Eguali trattamenti non
portano a eguali esiti e viceversa, eguali esiti richiedono diseguali trattamenti. Il
dilemma questo: per essere eguagliati nei risultati occorre essere trattati
inegualmente.

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