MARCELLO BARISON
Marcello Barison (1984) insegna Estetica presso la Facolt di Architettura dellUniversit di Ferrara. Dottore
di ricerca in filosofia teoretica, ha studiato presso lUniversit di Padova, la Humboldt Universitt di Berlino,
la Albert Ludwigs-Universitt di Freiburg im Breisgau e lIstituto Italiano di Scienze Umane di Napoli. Tra i suoi
principali interessi figurano la filosofia tedesca del Novecento, il pensiero francese post-strutturalista e lestetica
in generale. Ha dedicato alcuni contributi apparsi sia in Italia che allestero alle possibili convergenze tra prassi
filosofica, arte e letteratura contemporanee. Segnaliamo in particolare il volume La Costituzione metafisica
del Mondo (2009) e i saggi Eterotopie. Gropius Heidegger Scharoun (2010) e Seynsgeschichte und
Erdgeschichte. Zwischen Heidegger und Jnger (2010).
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ISBN 978-88-5750-870-2
MIMESIS
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Filosofie
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filosofie
FILOSOFIE
N. 148
MARCELLO BARISON
SULLA SOGLIA
DEL NULLA
Mark Rothko: limmagine oltre lo spazio
MIMESIS
Filosofie
INDICE
AVANSCENA
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49
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VI FINESTRE
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ad A. T.
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Inconfessabile tentazione della grande arte novecentesca il desiderio di ricongiungersi allorigine segreta dello spazio. Osservando
le singole opere avvertiamo in esse una fondamentale vocazione riduttrice alla quale per non necessariamente saccompagna uninfinitesimale rarefazione dellimmagine, come se essa potesse essere
del tutto riassorbita dalla tela. Avremmo in questo caso, infatti, non
tanto lirrapresentabile abisso di mondo dove ogni configurazione
destinata a sciogliersi naufragando nel sublime mare anteriore a
noi1, quanto piuttosto quellassolutamente-bianco che in s custodisce ogni immagine possibile.2 Riduzione non quindi da intendersi
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in termini meramente visivi, come la progressiva sparizione della quantit segnica materialmente iscritta nel campo pittorico, essa
invece, risalendo negativamente limmagine, intende riconquistarne
la scaturigine in termini estetico-trascendentali capovolgendo Anselmo, quiddam minus quam cogitari possit. Soltanto unopera in cui
la forma il ritmo delle sue incessanti modulazioni, il suo malleabile
fermento includa il processo indefinito del proprio autosuperamento, sopporta la verit della forma, ossia che la sua essenza si riveli:
La negazione consiste nellaiutare il Manifesto a manifestarsi sempre di pi, fino a dissolversi in Non-Essere.3
Al materiale pittorico, dunque, imposta una straordinaria torsione: dallestensione cosale su cui ha presa il suo indubbio carattere magmatico, dove possibile compiere unesperienza innanzitutto
tattile del colore, esso chiamato ad affrancarsi, per liberare a partire
da se stesso lessenza della propria spazialit. Il fondo vorticoso che
ingenera i pigmenti disfa la propria positivit sensibile; nella campitura troppo esatta che stringe limmagine in cornice essa in preda alla
[...] meravigliosa / verit che la lancia, ansiosa, / verso il piano del
tempo e dello spazio.4 S, poich larte figurativa del ventesimo secolo qui intesa come uninesausta meditazione sullo spazio, al quale
ritengo sia riducibile, letteralmente in extenso, anche la stessa temporalit pittorica. Se infatti la temporalit inerente al tempo-storico
(Temporalitt) a ragione rivendica una preminenza ontologica sulla
spazialit dei , il tempo che permea lopera il tempo
mimetico che compartecipa allevento del suo costituirsi, interno al
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cerchio che la concede alla presenza e perci incline alla sua legge
e alle strutture del suo permanere si dimostra spazializzabile con
lopera. Esso Zeitraum: lo spazio che anche spazio del tempo
non spazio di tempo , che spazializza il tempo affatto senza oggettivarlo. Radicalizzando Heidegger direi che Zeitraum, lo spazio
dellopera, quello spazio che fa temporalmente spazio.5 spazio
omogeneo al movimento temporale interno al cerchio dellopera, il
quale si produce spazialmente in immagine.
Nella pittura astratta lo spazio fondamentale del dipinto si afferma indiscutibilmente sui singoli elementi della costellazione rappresentata. Linsieme dei rapporti trattenuto nellisondabile anteriorit
dello sfondo che regge lintero dellimmagine. Ci che Florenskij in
nuce gi ravvisava nelle opere del Tintoretto, perviene qui al suo massimo compimento: Le immagini sono al servizio dello spazio, e non
viceversa.6 A pi riprese il pensatore russo ha infatti indicato nel5
Der Raum rumt. Das Rumen als roden, roden als lichten, lichten, freimachen, freigeben Lo spazio fa spazio. Lo spazializzarsi come dissodare, dissodare come diradare; diradare, affrancare, lasciar-libero (M.
HEIDEGGER, Bemerkungen zu Kunst Plastik Raum, St. Gallen 1996
(la conferenza verr pubblicata in HGA LXXX, in prep.), tr. it. a cura di F.
BOLINO, Corpo e spazio. Osservazioni su arte scultura pittura, Genova 2000, pp. 42-43; dalle aggiunte in appendice alla conferenza, datata 3
ottobre 1964. Si tratta di un intervento tenuto da Heidegger nella galleria Im
Erker di St. Gallen in occasione di una esposizione dello scultore berlinese
Bernhard Heiliger. Il titolo era in origine Raum, Mensch und Sprache).
P. A. FLORENSKIJ, EK BO BXTEMACE. 1923-1924 .,
Archivio Svjasc. 1993, tr. it. Lezioni al VChUTEMAS. Anno accademico
1923/24, in Lo spazio e il tempo nellarte, a cura di N. MISLER, Milano
20073, III, p. 269. Esattamente simmetriche, in proposito, le osservazioni
di Rothko intorno ai pittori della scuola veneziana: Their method allowed
them to relate, sensuously, objects which had no ideological unity to bind
them together Il loro metodo gli permise di collegare, in modo sensuale, gli oggetti che non avevano ununit ideologica che li tenesse uniti ,
o, in altre parole, come sostiene lAutore poco prima, [...] made it possible
to unify the picture tactilely through having all the objects partake of a common enveloping atmosphere [...] [...] permise di rendere uniforme il
dipinto a livello tattile, poich tutti gli oggetti partecipavano a unatmosfera
avvolgente comune [...] (M. ROTHKO, The Artists Reality. Philosophies
of Art, edited by C. ROTHKO, New Haven and London 2004, p. 32, tr. it.
di R. Venturi, Lartista e la sua realt. Filosofie dellarte, Milano 2007,
pp. 79-80; dal capitolo Generalization since the Renaissance). Si confronti
inoltre il seguente passo: The ultimate unity which the ancients achieved
is never found again, perhaps with exception of the Venetian painters and
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Ivi, pp. 127-128 [p. 92] (Letter to Katharine Kuh, 28 luglio 1954).
Ivi, p. 157 [p. 112] (il brano di riferimento, bene evidenziarlo, ha per titolo
Space in painting dalle carte manoscritte dellAutore, 1954). Poco oltre
(ibid. [ibid.]) lAutore aggiunge il senso di queste affermazioni si riveler
soltanto cammin facendo : Therefore, in the terms of the desire for the
frontal, for the unveiled, for the experienced surface, I would say that my
pictures have space Di conseguenza, per quanto riguarda il desiderio
per il frontale, per il rivelato, per la superficie esperita, potrei affermare che
i miei dipinti hanno spazio.
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per noi in un ambito non specialistico, ovvero nel loro uso gergale pi
approsimativo e pi generico, perch mi sembra che solo nel vernacolo
le parole assumano un vero significato.12
Se, poi, gli estratti qui riportati sono tutti successivi al 1950 dal
1946 Rothko, come noto, abbandona gradualmente le tematiche mitologiche presenti nei dipinti che precedono quel periodo, dedicandosi
ai famosi multiforms, i quali sanciranno unautentica svolta nel suo
itinerario creativo , e dunque le posizioni che lArtista vi esprime
possono ritenersi maggiormente compiute e per certi versi addirittura
definitive in rapporto alle sue opere pi note, non si sottovaluti comunque il fatto che in The Artists Reality uno scritto inedito composto presumibilmente tra il 1936 e il 1942 e reso pubblico soltanto
recentemente13 egli dedica al concetto di spazio un intero capitolo.14
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Ivi, p. 199 [p. 143] (Notecards, 1950-1960). Come si evince dai riferimenti, spesso affermazioni apparentemente contraddittorie trovano espressione nello stesso testo. Se poi nel primo estratto Rothko si propone di [...]
liberare la parola dalle sue accezioni correnti nei libri darte, astrologia,
atomismo e multidimmensionalit [sic], nellultimo ne prospetta favorevolmente un [...] uso gergale pi approsimativo e pi generico [...]. Ritengo non vi sia alcuna contraddizione tra le due affermazioni se ci si sforza
di declinare laggettivo gergale (vernacular) nel senso dellautentico, ossia
in aperta contrapposizione rispetto alluso ingenuo, vulgato anche in pubblicazioni di stampo accademico (ci che qui viene indicato come current),
del temine spazio.
M. ROTHKO, Lartista e, cit.; invero la maggior parte del manoscritto
sembra composto nel biennio 1940-1941. Per una discussione dettagliata
della vicenda editoriale del testo, inizialmente dato per disperso, nonch
del periodo in cui stato presumibilmente composto, cfr. lIntroduzione di
Christopher Rothko al volume (ivi, pp. 11-38 [pp. xi-xxxi]).
Ivi, pp. 113-120 [pp. 56-61]; il capitolo in questione si intitola appunto
Space. In quelle pagine Rothko sembra non nutrire ancora alcuna diffidenza verso tale concetto, ha anzi a riguardo parole inequivocabili: If one
understands, or if one has the sensibility to live in, the particular kind of
space to which a painting is committed, then he has obtained the most comprehensive statement of the artists attitude toward reality. Space, therefore,
is the chief plastic manifestation of the artists conception of reality. It is
the most inclusive category of the artists statement and can very well be
called the key to the meaning of the picture. It constitutes a statement of
faith, an apriori unity, to which all of the plastic elements are in a state of
subservience Se si riesce a comprendere il tipo particolare di spazio
cui un dipinto assegnato, o se si ha la sensibilit per viverci, allora si sar
ottenuta la formulazione pi esauriente sullatteggiamento dellartista nei
confronti della realt. Lo spazio cos la principale manifestazione pla-
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M. HEIDEGGER, Corpo e spazio. Osservazioni su arte scultura pittura, cit., pp. 42-43; dalle aggiunte in appendice alla conferenza.
C. G. ARGAN, Rothko: la parete come pittura, in Mark Rothko, cit., p.
204; il saggio venne pubblicato originariamente sulla rivista di Bruno Zevi
LArchitettura, 1962, pp. 332-333, riproposto poi in C. G. ARGAN, Salvezza e caduta nellarte moderna, Milano 1964.
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M. BUTOR, Les mosques de New York ou lart de Mark Rothko, in Rpertoire III, Paris 1968, tr. it. di M. Porfido, Le Moschee di New York o larte
di Mark Rothko, in M. BUTOR, Saggi sulla pittura, Milano 2001; il saggio
riportato anche in M. ROTHKO, Scritti, a cura di A. SALVINI, Milano
2002, pp. 51-81.
HGA XIII, p. 205, tr. it. di C. Angelino, Larte e lo spazio, Genova 2000, pp.
22-23; Die Kunst und der Raum, St. Gallen 1969, il rifacimento della citata conferenza Raum, Mensch und Sprache, tenuta il 3 ottobre 1964 presso
la galleria Im Erker di St. Gallen.