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Comunicato Stampa – nodo Retuvasa di Colleferro

“Aria di Casa mia”

Ci volevano arresti e prescrizioni, dopo anni di incenerimento rifiuti a Colleferro, per arrivare alla
pubblicazione dei valori di emissione degli impianti. Chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi...
La nostra contrarietà alla presenza degli impianti, che oramai fanno parte dello skyline di Colleferro, rimane
quasi una voce nel vento. La consapevolezza civile del problema è cresciuta, ma riscontriamo anche
assuefazione. Sconsideratezza delle istituzioni mista a preoccupante mancanza di reattività. Ma non
vogliamo perderci in dissertazioni di carattere sociologico.
La commissione Bicamerale d’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti, nelle sue conclusioni, riporta oggi che la
gestione GAIA degli inceneritori ha permesso una truffa di 43 milioni di Euro ai danni del gestore di energia
elettrica attraverso i CIP6, tassa-truffa tutta italiana, che paghiamo sulla bolletta per le energie cosiddette “da
fonti rinnovabili”.
Notizia per la verità antica, a nostra conoscenza dal marzo 2009, data del sequestro degli impianti che
hanno riempito le cronache e portato alla ribalta le attività criminose ai danni della nostra comunità.
Silenzio e cecità colpevole quella dell’assenza dei controlli, altro dato di fatto sul quale sarebbe necessario
indagare. Il bello è che un’azienda pubblica come l’AMA conferiva CDR non conforme alle normative presso
impianti di un’altra azienda pubblica, il GAIA, di cui l’AMA stessa era compartecipante, e frodava un’altra
azienda pubblica, il GSE.
Divertente il tutto, se non fosse che gli unici a rimetterci sono stati i partecipanti al sistema pubblico, cioè noi.
Oltre a rimetterci denaro, è probabile che negli anni di criminale gestione siano state emesse in aria, con
ricadute sui terreni e quindi sul ciclo alimentare, sostanze tossiche nocive, con il loro carico pernicioso sulla
salute.
Le normative sui valori di emissione degli impianti industriali prescrivono limiti calcolati in base alla loro
possibile dannosità su esseri umani adulti, non tenendo conto che i recettori a maggior rischio sono i
bambini. Questi ultimi, a parità di peso, introducono maggior quantità d’aria, acqua e cibo rispetto ad un
adulto, in un organismo dove i meccanismi di detossificazione non sono ancora completi. Inoltre la sensibilità
di organi e apparati, non ancora formati, è maggiore rispetto al momento della loro completa maturità.
Ma facciamo subito una prima analisi dei valori di emissione delle due linee di incenerimento di Colleferro:
tutto rientra nei limiti dettati dalle normative. Nel modo in cui sono presentati i dati, è facile trarre questa
conclusione. E invece c’è qualcosa che non quadra.
Prendiamo ad esempio gli NOx, somma pesata di monossido di azoto e biossido di azoto. Il monossido di
azoto è un gas incolore, insapore ed inodore, prodotto soprattutto nel corso dei processi di combustione ad
alta temperatura assieme al biossido di azoto (che costituisce meno del 5% degli NOx totali emessi). Viene
poi ossidato in atmosfera dall’ossigeno e più rapidamente dall’ozono, producendo biossido di azoto. La
tossicità del monossido di azoto è limitata, al contrario di quella del biossido di azoto che risulta invece
notevole. Il biossido di azoto è un gas tossico di colore giallo-rosso, dall’odore forte e pungente e dal grande
potere irritante. E' un energico ossidante, molto reattivo e quindi altamente corrosivo. Il ben noto colore
giallognolo delle foschie che ricoprono le città ad elevato traffico è dovuto per l’appunto al biossido di azoto.
Oltre agli effetti dannosi sulla salute dell'uomo, gli ossidi di azoto producono danni alle piante, riducendo la
loro crescita, e ai beni materiali, ad esempio corrodendo i metalli e scolorendo i tessuti. Sulle piante,
l'esposizione al biossido di azoto induce la comparsa di macchie sulle foglie, mentre il monossido rallenta il
processo di fotosintesi. Ci giunge notizia che i cittadini del quartiere Scalo, sempre a Colleferro, si lamentano
per la presenza di polvere giallastra sul davanzale delle loro finestre. Forse sarebbe il caso di andare a
controllare di che tipo di sostanza si tratta.
Ma tornando a quel qualcosa che non quadra, vediamo anche che, se prese singolarmente per gli NOx, le
due linee di incenerimento rispettano i limiti; se invece andiamo a sommare i valori, i limiti, nella
media giornaliera, vengono superati (oggi 1 Giugno 2010 ad esempio 79 contro 70). Il tutto con la
prescrizione dei DE-NOx catalitici come unità di abbattimento.
Forse uno dei due inceneritori è di troppo ……
E se si aggiungessero i valori di emissione dell’Italcementi? Altra anomalia. L’Italcementi nella somma
dei due punti di emissione (denominati E29 ed E30) per il forno 1 supera per quasi tutto il mese di Maggio
2010 i limiti di emissione sia per gli NOx che per i CO (Ossidi di Carbonio, pericolosi per la salute con la loro
capacità di fissarsi a livello emoglobinico circa 200 volte maggiore di quella dell’ossigeno).
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Ad esempio, mentre il limite normativo indica per gli NOx un valore di 1200 mg/Nm , la somma delle
emissioni per il giorno 31 Maggio 2010, inteso come media giornaliera, è circa 1750. Mentre per i CO
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si passa da un limite normativo di 1000 mg/Nm ad una somma di circa 1500, sempre per il giorno 31
Maggio 2010. E per fortuna i due punti di emissione del forno 2 sembrano indicare che l’impianto relativo sia
fermo già da qualche tempo. Tra l’altro il fatto che l’Italcementi sia una fonte di emissione puntuale è indicato
nel modello di dispersioni del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria della Regione Lazio, che
posiziona l’azienda al terzo posto nella nostra Regione per quantità di emissioni, dopo però due centrali
elettriche. Quindi può considerarsi al primo posto come impianto produttivo.
Chiudiamo questa nostra prima analisi dicendo che l’Italia potrebbe risparmiare 28 miliardi di Euro l’anno
riducendo l’inquinamento atmosferico (OMS 22/06/2005) e che 1 Euro impiegato per abbattere
l’inquinamento equivale a 10 Euro risparmiati, di cui 6 Euro per costi sanitari e 4 Euro per la previdenza
(Rapporto OKOPEL, C.E. 1999). Il 25 % di tutte le malattie negli adulti ed il 33% nei bambini sotto i 5 anni è
causato da condizioni ambientali evitabili (OMS, 16/06/2006).
Con Paracelso, sola dosis venenum facit (è la dose che fa il veleno).

Colleferro, 4 Giugno 2010

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