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Vedremo adesso come si sviluppa ed alcune applicazioni che potranno servire in seguito.
Partiamo dalle ipotesi che caratterizzano questo teorema:
fluido incomprimibile; (come detto prima il modulo di elasticit dell'acqua molto elevato e possiamo
ritenere quindi vera di questa ipotesi)
moto permanente; ( istante per istante il moto non cambia, ma cambia al variare dell'ascissa curvilinea s).
Il teorema sancisce la conservazione dell'energia di un fluido perfetto incomprimibile in moto lungo una
traiettoria. Considerando il fluido perfetto (viscosit nulla e quindi assenza di perdite di energia per attrito
(termica) le componenti dellenergia di un fluido sono 3 (definite in termini di altezza):
Facendo
riferimento
allimmagine
seguente,
Due applicazioni abbastanza famose sono quelle della luce sotto battente e della luce a stramazzo per le quali
possibile valutare le portate di efflusso (Le luci a stramazzo sono utilizzate per misurazioni di portate in
corsi d'acqua a pelo libero ed in particolare nei casi di opera di presa da sorgente).
Nella luce sotto battente abbiamo un serbatoio con pelo libero in cui l'acqua pu considerarsi ferma e un
foro sufficientemente piccolo sul fondo dal quale fuoriesce una vena liquida; assumiamo che la misurazione
di portate avvengano in corrispondenza di una sezione particolare detta "contratta" che si pu assumere a
distante dal fondo.
Un'altra applicazione l'efflusso da un foro laterale; in questo caso il ragionamento identico a quello gi
visto precedentemente ma non si pu trascurare pb in quanto risulta diverso da zero.
Se abbiamo una vena liquida che esce in atmosfera abbiamo la stessa cosa.
La variazione di pressione nella vena liquida non lineare ma parabolica, e quindi la relazione valida se
h>>a per poter ritenere la pressione uniforme nella vena liquida.
Altro caso simile con luce sotto battente laterale la seguente nel quale lo sbocco avviene in un serbatoio
in pressione. Nulla cambia rispetto ai casi precedenti se non per il fatto che la pressione del punto B pari
alla pressione p nel secondo serbatoio.
Nelle relazioni precedenti abbiamo visto che per avere una distribuzione uniforme della pressione doveva
risultare h>>a. Se la sezione a del foro non pi trascurabile si dovr fare un integrale della pressione tra h1
e h2 (lembi estremi del foro). L'integrale semplice da risolvere e consente di valutare la portata:
Questa espressione utile perch se immaginiamo che il foro diventa tanto grande che il lembo superiore
supera il pelo libero dell'acqua nel serbatoio il problema diventa quello di uno stramazzo. Questo si
caratterizza come una soglia, abbastanza sottile da trascurare le perdite allo sbocco, la cui dimensione
caratteristica h (=h2 nel caso precedente).
Il punto A deve essere scelto abbastanza lontano da poter considerare ferma l'acqua (vA=0) lontano quindi
dallo stramazzo (gli stramazzi utilizzati per le misure di portata richiedono delle dimensioni delle vasche
parecchio elevate); si deve inoltre evitare che si creino depressione nella parte sottostanne della vena liquida
che inficia le misure di portata con le formula di Torricelli (per mezzo di una canna aerofora).
Si osservi che, nella formula precedente, portando fuori dalla radice h, si ottiene la sezione dello stramazzo
Lh moltiplicato per 2 (come prima).
Esistono altri tipi di stramazzi (es. stramazzo
Thompson o triangolare) tipicamente utilizzati in
laboratorio per la calibrazione di altri misuratori
di portata (es. venturimetro o atri strumenti di
misurazione deprimogeni).
Il teorema di Bernoulli pu essere generalizzato al caso di fluidi reali: se in una condotta effettuiamo una
serie di fori dai quali misuriamo l'altezza piezometrica, possiamo allora tracciare la piezometrica reale. Se il
fluido reale si osservano delle perdite e questo si concretizza con un "dazio" in termini di energia da pagare
che riduce la velocit in B.
Le perdite di carico distribuite si considereranno con un integrale sulla lunghezza (considerare distribuite
uniformemente per tutta la lunghezza della condotta) come indicato di seguito:
Si dovranno, poi, considerare anche le perdite di carico concentrate come sommatoria in quanto di tipo
discreto. Allora l'energia si conserva ma una parte sar dissipata:
Finora abbiamo considerato un filetto; se passiamo ad una sezione finita dA--->A e quindi ad una corrente, il
teorema di Bernoulli andrebbe corretta passando per la potenza del flusso dQ*h; si dovr fare un integrale.
Da questa equazione si pu dire che la componete che non dipende dalla velocit non varia e si porta fuori
dallintegrale. Quella dipendente dalla velocit (Potenza cinetica) rimane un v con l'integrale che dipender
dall'andamento di v nella sezione (e quindi larea A); senza fare assunzione questo termine pu essere
rappresentato per mezzo di un coefficiente che tiene conto della distribuzione reale della velocit nella
sezione. Niente cambia nel Teorema di Bernoulli se non la componente cinetica che risulta moltiplicata per
questo coefficiente detto coefficiente di Coriolis. In una sezione di condotta l'andamento della velocit del
tipo in figura e risluta variabile a seconda del tipo di moto (se turbolento o laminare) tuttavia tra le due
condizioni il coefficiente di Coriolis non varia sensibilmente (circa uguale a 1).
Consideriamo, ora, uno schema di questo tipo con un serbatoio di monte, un di valle con una valvola.
Supponiamo di aprire la valvola e vediamo cosa succede alla linea dei carichi relativi:
detto
sulla
cavitazione
(pressioni
sopra
battente
perch
potrebbero
non
Affrontiamo ora il problema della definizione di un modello delle perdite, che rivedremo meglio in seguito.
Questo modello rappresenta un fenomeno che si verifica spesso nelle nostre condotte: parliamo d perdite
idriche (acqua che esce dalle tubazioni).
Noi costruiamo un modello idraulico della nostra rete ed un aspetto importante quello delle perdite idriche
che dovranno essere modellate (rappresentano il 30-40%).
Le perdite di cui parliamo sono fori o, comunque aperture, che lasciano fuoriuscire acqua dalla condotta. Pur
essendo perdite di portata concentrate nel punti in cui c il foro, possono essere viste come perdite
distribuite (i fori sono distribuiti per tutta la lunghezza della condotta); oltre a modellarle in funzione dalla
lunghezza della condotta, possono essere scritte in funzione dalle pressioni (maggiore la pressione pi
acqua esce dai fori):
= 0,5
Se dovessi avere un area o materiale (condizione generale) che si deforma, come possiamo valutarlo con
questo modello?
Se abbiamo un materiale che di deforma e modifica l'area della sezione allora la portata varier anche in
funzione di questa area che sta cambia (anche nell'arco di una giornata) in funzione delle pressione maggiori
o minori.
Tutto questo per capire che anche l'area della sezione pu variare con la pressione e quindi possiamo
modificare la relazione precedente per considerare questa cosa e quindi:
= () =
con k e caratteristiche della dipendenza della area dalla pressione
Ed possibile definire, cos, la portata delle perdite:
= 1 0,5
Che, inglobando le costanti in una unica (logica seguita anche dal software che andremo ad utilizzare) sar:
=
con = + 0,5 che sar compreso tra 0,5 e 2.
Il parametro dipender dalla propensione del materiale a deformarsi in seguito alle variazioni di pressione;
n particolare:
se i materiali sono rigidi (es. cls) non c' variazione della sezione e =0,5;