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D IRITTO E CCLESIASTICO F RANCESCO F INOCCHIARO

CAPITOLO I: CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE


1. IL DIRITTO ECCLESIASTICO E LA SCIENZA GIURIDICA
Il compito della scienza giuridica quello di studiare la produzione, linterpretazione e lapplicazione delle
norme giuridiche; tali norme si distinguono dalle altre regole in quanto la loro osservanza assicurata
dallordinamento (a volte anche coattivamente).
Il DIRITTO ECCLESIASTICO studia il settore dellordinamento giuridico dello Stato che volto alla
disciplina del fenomeno religioso. Ma quando parliamo di fenomeno religioso non intendiamo solo quello
della Chiesa Cattolica, ma tutte le confessioni religiose e tutti gli individui (in quanto credenti o non credenti).
Il diritto ecclesiastico non costituito solo dalle norme prodotte direttamente dal legislatore statale, ma molto
spesso capita che si debbano applicare norme prodotte direttamente da ordinamenti confessionali. Se
consideriamo lambito degli studi giuridici del diritto ecclesiastico, si nota come esso appartenga allarea del
diritto pubblico: per ragioni storiche e per loggetto della sua analisi. La dottrina, dalla fine della guerra
1939-1945, nellesaminare i problemi posti dal diritto ecclesiastico, ha privilegiato una chiave di lettura delle
norme che mettesse in risalto la posizione soggettiva dellindividuo, credente o non, nei confronti sia dello
Stato sia delle confessioni religiose, una posizione di libert, ed ha perci qualificato la disciplina come
analisi di una legislatio libertatis. Il diritto ecclesiastico, perci, non si presenta solo come studio di una
legislatio libertatis, ma come analisi di un settore dellordinamento statuale in cui, accanto alla garanzia
della libert individuale, vi la considerazione delle vicende organizzative alle quali d origine il fattore
religioso.
2. LE FONTI DI COGNIZIONE DEL DIRITTO ECCLESIASTICO
Le FONTI DI COGNIZIONE del diritto ecclesiastico civile si trovano in disposizioni legislative dello Stato,
emanate sia unilateralmente che in esecuzione di accordi con le confessioni religiose. Esse sono:
1. LA COSTITUZIONE: qui troviamo numerose disposizioni in cui il fattore religioso viene
espressamente menzionato (art. 3, 7, 8, 19 e 20). Le norme di derivazione concordataria sono protette e
garantite dagli art. 7 cpv. e 8, 3 comma Cost.;
2. I PATTI LATERANENSI E I VARI ACCORDI: i Patti Lateranensi sono gli accordi tra Stato e Chiesa
stipulati l11 Febbraio 1929. Qui troviamo un Trattato (per la soluzione della questione romana
con la creazione dello Stato Citt del Vaticano) ed un Concordato (che disciplina il trattamento della
Chiesa Cattolica in Italia).
Sono garantite dallart. 8, comma 3, della Costituzione le leggi approvate in base ad intese con le
confessioni religiose di minoranza. Attualmente sono in vigore: la l. 11 agosto 1984, n. 449, che riproduce
lIntesa fra lo Stato e le Chiese rappresentate dalla Tavola valdese, le l. 22 novembre 1988, n. 516 e 517,
riguardanti le Intese con lUnione italiana delle Chiese avventiste del settimo giorno e con le Assemblee di
Dio in Italia, la l. 8 marzo 1989, n. 101, sullIntesa con le Comunit ebraiche, la l. 12 aprile 1995, n. 116,
sullIntesa con lUnione cristiana evangelica battista dItalia , la l. 29 novembre 1995, n. 520, sullIntesa
con la Chiesa evangelica luterana dItalia.
3. LE LEGGI DELLO STATO UNILATERALI: nel nostro ordinamento vi sono norme volute
unilateralmente dallo Stato: come quelle che hanno previsto le norme di applicazione del Concordato del
1929: la l. 27 maggio 1929, n. 847, riguardante il matrimonio, che rester in vigore sino a quando non sar
approvata una legge matrimoniale che consenta una migliore applicazione dellart. 8 dellAccordo 18 febbraio
1984; la l. 27 maggio 1929, n. 848 e il successivo regolamento dettato con R.D. 2 dicembre 1929, n.
2262, riguardante gli enti, luno e laltro abrogati dalle citate l. n. 206 e 222 del 1985, che, per hanno
mantenuto in vigore talune norme in tema di confraternite, fabbricerie, ecc. Del pari sono di unilaterale
derivazione statale le norme sulle confessioni di minoranza, diverse dalle confessioni che hanno stipulato Intese con lo
Stato, ossia la l. 24 giugno 1929, n. 1159 e il R.D. 28 febbraio 1930, n. 289, concernenti tutte le dette confessioni, pi di
recente, le norme sulla previdenza sociale dei ministri di culto di cui alla l. 22 dicembre 1973, n. 903.

4. ALTRE NORME STATALI (O REGIONALI): contenute nei codici (penale, civile e di procedura) o in
leggi speciali e inoltre disposizioni di legge regionali riguardanti istruzione religiosa, assistenza ecc.

2. LE FONTI DI PRODUZIONE DEL DIRITTO ECCLESIASTICO


Le FONTI DI PRODUZIONE del diritto ecclesiastico (ossia i procedimenti con cui vengono poste
legittimamente le norme che si collocano in tale disciplina) sono poste su vari livelli e fanno nascere alcuni
problemi. Infatti, bisogna notare che vi un settore in cui la fonte normativa pu essere alternativamente sia
legge ordinaria sia legge costituzionale: sono le norme protette dagli art. 7 cpv. e 8, 3 comma Cost.
Queste norme possono essere modificate da una legge ordinaria nel caso in cui essa dia vita ad un nuovo
accordo ; invece, se il legislatore intende modificarle unilateralmente, si dovr ricorrere allemanazione di una
legge costituzionale. Adesso siamo in grado di ordinare gerarchicamente le fonti:
1. REGOLAMENTI: essi sono emanati con decreto del Presidente della Repubblica. Questi disciplinano
le modalit applicative delle norme di legge e non possono essere in contrasto con queste. Leventuale
contrasto pu essere sindacato dallautorit giudiziaria ordinaria o dal giudice amministrativo.
2. CIRCOLARI: queste non sono altro che le norme interne della pubblica amministrazione, che si
impongono come norme dazione agli uffici inferiori in base al principio gerarchico. Anche queste
devono essere conformi a legge e regolamenti poich possono toccare interessi di terzi. La forza di tali
circolari dipende dallo spazio che le leggi ed i regolamenti lasciano allamministrazione.
3. LEGGI REGIONALI: tutte le regioni non hanno competenza nella materia prevista dagli art. 7 cpv. e 8,
3 comma Cost, in quanto lart.117 riserva alla legislazione esclusiva dello stato la materia che riguarda
i rapporti tra Repubblica e confessioni religose. Tuttavia, poich alcune materie di competenza
regionale o concorrente (istruzione, formazione professionale ecc.) possono rientrare tra gli interessi
delle confessioni religiose, le leggi regionali possono essere comprese tra le fonti di norme del diritto
ecclesiastico. Lart.13.2 dellAccordo fra Italia e Santa Sede del 84 per la disciplina delle materie non
considerate dallaccordo prevede accordi fra le competenti autorit dello Stato e la Conferenza
episcopale Italiana; per ritenere ammissibili accordi a livello regionale dobbiamo intendere per
competenti autorit dello Stato anche le autorit regionali.
Vi sono poi ipotesi di esecuzione di intese fra autorit statali e confessioni religiose.
Si pensi alle intese fra le autorit scolastiche italiane e la Conferenza episcopale italiana, riguardo
allinsegnamento della religione nella scuola publica.
Nei casi in cui siano previsti accordi fra le autorit italiane e la Conferenza episcopale non vi stata n vi
una delegificazione delle materie oggetto di tali accordi, poich nessuna delle disposizioni in questione
esprime una norma che escluda la necessit di u na legge per disciplinare le materie da esse considerate
come oggetti possibili o necessari di un accordo. Perci le intese dovranno essere eseguite
nellordinamento dello Stato da una fonte idonea a modificare le norme sulle quali incidono gli accordi.
Se essi riguardano una materia disciplinata da leggi ordinarie o rispetto alle quali vi sia una riserva di
legge, per lesecuzione occorrer una legge ordinaria. Se riguardano materie disciplinate da regolamenti,
occorrer un decreto del Presidente della Repubblica. Se, infine, incidono su preesistenti norme interne,
baster lemanazione di nuove norme di tale tipo con circolari, normali e simili.
Rapporto tra le due l.n206 e l.n222 del 1985
In occasione della modificazione del Concordato del 29 la modificazione oggetto di maggiori attenzione
stata quella della disciplina degli enti ecclesiastici. In tale settore vi sono stati alcuni problemi nellambito
delle fonti normative concernenti i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica. E avvenuto, infatti, che
lart. 75 delle norme sugli enti prevedeva lentrata in vigore delle norme con la contestuale pubblicazione
di esse nella Gazzetta Ufficiale e negli Acta Apostolicae Sedis. Questa norma passata nella l.222 del 85,
cos per la prima volta nella storia della legislazione italiana, che per lentrata in vigore, di una legge fosse
prevista non solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma anche la pubblicazione sugli atti ufficiali di
un altro ordinamento.

CAPITOLO II: LA RELIGIONE E LORGANIZZAZIONE DEL POTERE CIVILE


1. PREMESSA. LUNIONE DEL SACRO CON IL POLITICO
Per i latini, il termine RELIGIO aveva vari significati: indicava sia il culto del divino sia la la
superstizione. Il fenomeno religioso ha, ed ha sempre avuto, una grandissima importanza allinterno di ogni
societ. Basti pensare che nella Roma arcaica non vi era distinzione tra istituzioni politiche e organizzazione
religiose; anche quando, con lavvento della Repubblica, il governo civile si venne a distinguere dal
sacerdozio rimase forte il legame tra politica e religione. Il jus sacrum era un ramo del jus pubblicum (del
diritto che disciplinava il governo dello Sato). Solo con la Lex Duodecim tabularum del IV sec .a.c. tutti i
romani vennero a conoscenza delle leggi civili,fino a quel momento, note solo alla casta dei sacerdoti.
Quando poi venne istituito lImpero, le funzioni di pontefice massimo furono assunte direttamente
dallimperatore, il quale divenne una vera e propria divinit da adorare. Era dovere di ogni suddito quello di
adorare il proprio imperatore: ecco perch, durante il periodo imperiale, i cristiani erano continuamente
perseguitati (non per ragioni ideologiche, ma per ragioni di ordine pubblico e politiche, soprattutto perch essi
disconoscendo la divinit dellimperatore si rendevano rei di lesa maest).
2. I rapporti fra Stato e Confessioni religiose
a. Il Cesaropapismo
Lunione del potere politico con il potere religioso esistente nellorganizzazione dellImpero Romano non
venne meno con il riconoscimento del cristianesimo quale religio licita (Con gli editti di Milano e Nicomedia
emessi nel 313 d.c. da Costatino e da Licinio). Lunione in ununica persona della figura del capo dello Stato
e del capo della Chiesa noto con il nome di CESAROPAPISMO: con questo termine si indica lunione del
potere civile con il potere ecclesiastico. Il cesaropapismo cess in Europa Occidentale con la fine dellImpero
Romano dOccidente ma persistette nellImpero di Bisanzio fino al suo crollo (1453).
Uno degli esempi pi illustri della commistione tra i 2 poteri dato dal Corpus Juris Civilis.
b. Il giurisdizionalismo
Con la cessazione del cesaropapismo nellEuropa occidentale, venne accrescendosi lautorit del Vescovo di
Roma. Tanto pi che, con la caduta dellImpero, si fece strada la dottrina evangelica della distinzione tra il
potere civile e il potere ecclesiastico. La formazione di Stati organizzati sotto il potere di un principe, anche
se non attribuiva a questi la forza di definire dogmi o di convocare Concili, gli dava la piena potest sul
proprio territorio. Quindi il principe prevaleva su qualsiasi altra potest presente sul suo territorio: quindi
anche la Chiesa veniva a trovarsi sotto il suo potere. Questo stato di cose port a lotte politiche e guerre di
religione (si pensi al grande scisma doccidente, alle eresie e alla riforma protestante) che si conclusero con la
PACE DI AUGUSTA avutasi nel 1555. Qui si riconobbe ai principi la libert di aderire o meno alla
religione riformata e attribu loro il ius reformandi, cio il potere di imporre la religione da essi professata a
quei sudditi che non avessero preferito emigrare in un altro paese (cuius est regio, illius et religio). Solo un
secolo pi tardi, con la PACE DI WESTFALIA avutasi nel 1648 alla fine della guerra dei Trentanni, si
ebbe riguardo anche alle minoranze religiose dando uguali diritti a tutti (cattolici, luterani e calvinisti). Tra
queste due date ora menzionate si consolidarono i sistemi nei quali la Chiesa era subordinata allo Stato allora
impersonato dal monarca assoluto: in Germania si afferm il territorialismo, in Francia il gallicanesimo
dove si sosteneva che i poteri del Papa riguardavano solo le materie spirituali, mentre al re spettavano tutti i
poteri in materia temporale, in Austria il giuseppinismo e cos via. In Italia si ebbero vari sistemi
(Leopoldismo in Toscana, Tanuccismo nel regno di Napoli ecc) che sono stati ricompresi nel termine
GIURISDIZIONALISMO: che indica il prevalere della giurisdizione statale su quella ecclesiastica.

I POTERI DEI SISTEMI GIURISDIZIONALISTI sono tradizionalmente classificati secondo due filoni:
Poteri volti a proteggere la Chiesa comprendevano:
- il jus advocatiae o protectionis: in forza del quale lo Stato garantiva lunit della Chiesa e la purezza della
fede, combattendo ogni tentativo di eresia e tutelava gli enti ecclesiastici da eventuali affari dannosi;
- il jus reformandi: negli Stati protestanti era il potere del principe di intervenire nellorganizzazione interna
della Chiesa e di mutare la religione dei sudditi (jura in sacris); negli Stati cattolici era il potere di introdurre
nella Chiesa quelle riforme necessarie ad eliminare gli abusi e ad ottenere un buon funzionamento degli istituti
ecclesiastici (jura circa sacra). In entrambi gli Stati il jus reformandi comprendeva il potere di ammettere le
minoranze religiose in via di tolleranza.
Poteri diritti a difendere lo Stato dalla Chiesa comprendeva:
- il jus nominandi: col quale il principe concorreva alla nomina dei funzionari ecclesiastici (es: vescovi);
- il jus exclusivae: col quale lintervento dello Stato nelle nomine anzidette si manifestava dichiarando
minus grata la persona nominata;
- lexequatur o pareatur (detto anche placitazione): consistente nel potere dello Stato di esaminare gli atti
emanati dallautorit ecclesiastica per accertare che non contenessero alcunch di pericoloso per lo stesso
Stato. Senza il visto o approvazione regia degli atti ecclesiastici non potevano essere pubblicati e, in
conseguenza, non avevano neppure efficacia canonica;
- il sequestro di temporalit : lo Stato poteva sequestrare i beni di un istituto ecclesiastico se il rappresentante
dellente avesse male amministrato o avesse tenuto una condotta contraria agli interessi dello Stato;
- il jus appelationis: con cui gli ecclesiastici o i fedeli potevano ricorrere al sovrano, con lappello per abuso contro
provvedimenti dellautorit ecclesiastica ritenuti lesivi dei diritti dei singoli o degli interessi dello stato;
-il ius dominii eminentis: nei confronti degli enti ecclesiastici, era la facolt di imporre tributi e di
amministrarne i beni in caso di vacanza (e di farne propri i frutti);
-ius inspiciendi : era il potere del principe di intervenire e di vigilare sulle istituzioni ecclesiastiche, di istituire nuovi enti
o sopprimere quelli inutili e dannosi, di sorvegliare sullinsegnamento nei seminari, sui Concili e sulle missioni.
c. La teocrazia
La TEOCRAZIA, ossia il sistema che prevede la soggezione dello Stato alla Chiesa, non si mai
effettivamente realizzata nella civilt europea. La premessa delle rivendicazioni teocratiche stata data da
SantAgostino: egli afferma che la Civitas terrena, quando tende solo alla felicit mondana dei sudditi,
commette lo stesso peccato che commette lindividuo che ricerca solo la felicit terrena. Lo Stato pu
sottrarsi a tale situazione peccaminosa subordinando le sue leggi alla legge divina: solo in questo modo esso
pu guidare gli uomini verso il bene supremo, anticipando la Civitas coelestis.
Nel momento della caduta dellImpero, si consider la Chiesa come lunica in grado di poter realizzare il
principio di unit: queste tesi ebbero grandi successi nel periodo di maggior potenza della Santa Sede (cio tra
il pontificato di Gregorio VII, 1073, e quello di Bonifacio VIII, 1303). In questo arco di tempo, al Papa
appartengono tutti i poteri spirituali e temporali in quanto essi gli derivano direttamente da Dio.
Questo stato di cose fu definito POTESTAS DIRECTA IN TEMPORALIBUS. Da ci seguiva che:
a) solo alla Chiesa spettava decidere cosa fosse di sua competenza e cosa di competenza dello Stato;
b) tutta la materia ecclesiastica era sottratta ad ogni ingerenza del potere civile
c) nel contrasto tra leggi civili e leggi ecclesiastiche, prevalevano le seconde;
d) le leggi civili contrarie ai diritti della Chiesa erano illegittime, nulle e non obbliganti;
e) nessuna autorit era legittima se il proprio potere non fosse derivato da uninvestitura ecclesiastica;
f) solo il Papa poteva decidere della pace e la guerra e lui disponeva delle persone e cose di tutto il mondo.
Ma dopo la rottura dei cristiani doccidente avutasi con la riforma, si cominci a delineare la c.d. POTESTAS
INDIRECTA IN TEMPORALIBUS: questo era il potere da parte della Chiesa di regolare con proprie norme
anche rapporti civili, di non fare rispettare ai fedeli quelle norme dellordinamento statale che andavano
contro la Chiesa e di evitare che tali leggi venissero emanate.Tale potestas fu delineata, per la prima volta, da
Roberto Bellarmino nellopera De Summo Pontifice. Tale opera fu messa nellindice dei libri proibiti e dopo pi di 2
secoli tale potestas fece capolino in un documento pontificio. Oggi lunica potest in maniera temporale (qualificata
come potestas mediata) che sia rivendicata dalla Chiesa.

d. Il Separatismo
Infine, lultimo sistema (che in astratto un non sistema o sistema de-istituzionalizzato) rappresentato dal
SEPARATISMO. Inizialmente il separatismo fu proposto per REALIZZARE LINDIPENDENZA DELLA
CHIESA e per tutelare i suoi interessi andando anche contro quelli statali: dopo la Riforma stata sostenuta
dagli Anabattisti in Germania e dai Congregazionalisti in Inghilterra, dove il maggior teorico stato Milton.
Il separatismo come mezzo di affrancazione della Chiesa nell800 stato sostenuto in Europa sia dal
Protestantesimo liberale tedesco che dal Cattolicesimo liberale svizzero e francese; in comune vi era la
considerazione che la religione, cio il rapporto tra luomo e Dio, qualcosa di estremamente personale.
Da ci si deduce che non pu esistere una Chiesa di Stato e che gli ecclesiastici non potevano e non dovevano essere
considerati come pubblici ufficiali e i gruppi confessionali dovevano essere liberi di scegliere i propri ministri di culto.
Il cattolicesimo liberale francese (Lamennais, Montalebert) sosteneva la libert di coscienza, la libert di
stampa, di insegnamento e la separazione tra Stato e Chiesa. Tali tesi furono condannate da Gregorio XVI.
Altro fine del separatismo quello di FAR PREVALERE LAUTORIT DELLO STATO: questa
chiaramente una corrente antiecclesiastica. Uno dei promotori di tale teoria fu Ruggero Williams: egli
considerava lo Stato come un ente laico che non doveva pronunciarsi nelle materie religiose, proprio per
rispetto di queste. Quindi la Chiesa era vista come un ente privato che non aveva nulla in comune con lo
Stato. Quella di Williams era una tesi liberale che avrebbe avuto riflessi sul pensiero di Locke e Kant.
Negli USA il separatismo ha seguito altre vie (Uno dei promotori fu Toqueville).Alla fine del 700, in seguito
al processo che port allindipendenza delle colonie inglesi, si dovevano superare in tutti i modi i contrasti
esistenti tra le varie teocrazie locali: lunico modo era quello di adottare un separatismo fondato sulla libert
religiosa. Completamente diverso risulta il percorso seguito dal separatismo nei paesi del socialismo reale, e
in particolare nellURSS. Lart. 52 della Costituzione russa garantiva la libert di poter professare qualsiasi
religione o di non professarne nessuna, ma riconosceva solo il diritto di svolgere propaganda ateistica e non
propaganda religiosa. Questo perch il socialismo affermava che compito del buon cittadino era quello di
liberare i propri compatrioti dalle illusioni indotte dalla religione. Sempre in URSS, ricordiamo le limitazioni
che incontravano le associazioni religiose e gli stessi credenti. In conclusione possiamo affermare che
nellURSS la separazione tra Stato e Chiesa era antiecclesiastica.
In ITALIA, invece, il separatismo stato uno strumento politico per superare la c.d. QUESTIONE
ROMANA nel quadro dellunit dItalia. Lenunciazione delle tesi separatiste si devono al Cavour, il quale
affermava: Libera Chiesa in Libero Stato. In realt, il separatismo ha avuto una scarsa applicazione in
Italia; infatti, fino ai Patti Lateranensi del 1929, il sistema dei rapporti tra Stato e Chiesa era qualificabile come
GIURISDIZIONALISMO LIBERALE. Tutte le varie denominazioni cristiane riformate dovevano
rispettare le norme del diritto comune, mentre la Chiesa cattolica e le Comunit israelitiche erano regolate da
norme speciali. Dopo lentrata in vigore della Costituzione, si avuta la riproposizione del separatismo da
parte della SINISTRA LAICA; logicamente da un punto di vista antiecclesiastico e anche da parte dei
CATTOLICI DEL DISSENSO. Latteggiamento di questi cattolici coincise con il sorgere di un movimento di
protesta contro le autorit e le istituzioni nel mondo occidentale (che colp anche la Chiesa). In questottica, il
separatismo era considerato come strumento purificatore della Chiesa: la Chiesa doveva essere povera, non
privilegiata, non condizionata da accordi politici per poter meglio divulgare il Vangelo. Infine, per quanto
riguarda il separatismo voluto dalla DOTTRINA, dobbiamo ricordare che gli scrittori laici chiedevano una
legge uguale per tutte le confessioni religiose per agevolare la libert dei singoli; quindi la legge doveva dar
vita ad un diritto comune delle confessioni religiose, dovrebbe deconfessionalizzare tale disciplina. Quindi
anche il separatismo voluto dalla dottrina del tutto antiecclesiastico, sia perch tale dir.comune dovrebbe
essere introdotto unilateralmente dallo Stato, sia perch tale dire potrebbe essere in contrasto con
lorganizzazione delle varie confessioni religiose.
Dobbiamo ricordare che il principio della separazione tra Stato e confessioni religiose un postulato dellIDEA
LIBERALE. Infatti, lobiettivo del liberalismo : costruire uno Stato di diritto dove basilare risulti lorganizzazione
della libert; cio lo Stato deve lasciare i propri cittadini liberi di orientarsi in materia politica, filosofica, scientifica e
anche religiosa. Per, lo Stato liberale non pu ignorare lesistenza sul proprio territorio di istituzioni, quali le
confessioni religiose: in questo caso lo Stato dovr separare i propri poteri da quelli spettanti a tali istituzioni.

Lo strumento per realizzare tale parit di trattamento la legge dello Stato, in quanto i CONCORDATI
avrebbero per definizione un CONTENUTO PRIVILEGIARIO (quindi in contrasto con il principio di
uguaglianza). Per dobbiamo sottolineare come la disciplina privilegiaria a favore di una confessione
religiosa pu essere introdotta non solo attraverso una legge che esegua un accordo, ma anche tramite una
legge prodotta unilateralmente dal legislatore. Quindi il contenuto privilegiario non dipende n dal sistema
separatista n dal sistema concordatario: pu trovarsi tanto in uno che nellaltro.
e. la Coordinazione e i Concordati
Un ulteriore sistema quello della COORDINAZIONE TRA LO STATO E LA CHIESA: questo il
sistema indicato dalla nostra Costituzione per disciplinare i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose.
Per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa cattolica, questi dipendono dai concordati stipulati dalla Santa
Sede con gli Stati: accordi in cui le parti si obbligano a tenere un determinato comportamento rispetto a tali
materie. Il sistema della coordinazione un sistema neutro, nel senso che il contenuto dellaccordo a
consentire una valutazione della posizione dello Stato e della Chiesa in un determinato paese.
Vari problemi possono sorgere intorno alla determinazione della natura giuridica dei concordati.
Ad ogni modo gli ordinamenti da considerare sono tre:
1. ordinamento della chiesa cattolica: secondo lordinamento canonico, i concordati sono di
competenza della Santa Sede che da sempre soggetto di diritto internazionale. Di conseguenza,
lordinamento in cui si svolgono i rapporti concordatari lordinamento internazionale;.
2. ordinamento dello stato: per quanto riguarda lordinamento italiano, lart. 7, 1 comma della
costituzione, non obbliga lo stato a concordare con la chiesa la disciplina delle materie in comune, ma
nel caso in cui lo stato cerchi di accordarsi bilateralmente con la chiesa, tali atti non devono
considerarsi di diritto interno, bens di diritto esterno;
3. ordinamento in cui i rapporti stessi si svolgono.
In passato si poneva la questione relativa alla natura giuridica dei concordati ecclesiastici. Vi erano due tesi:
secondo alcuni i concordati (compreso dunque quello del 29) erano contratti di dir.pubblico interno, con cui
lo Stato non riconosceva la superiorit della Chiesa, non n riconosceva una potest giuridica e non
considerava la Chiesa come un ente esterno allo Stato, ad esso coordinato, piuttosto affermava la propria
superiorit sulla Chiesa. Laltra tesi invece riteneva che i concordati fossero negozi di diritto esterno, simili ai
trattati internazionali, ai quali sono applicabili le norme dellordinamento internazionale riguardante tali atti.
Ritornando allart. 7 della Costituzione, dobbiamo notare che esso, dichiarando la Chiesa sovrana e
indipendente dallo Stato nel proprio ambito, indica che vi sono delle materie in cui lo Stato e la Chiesa si
trovano sullo stesso piano: quindi si pongono in un ordinamento esterno. Non di facile soluzione capire a
quale ordinamento si faccia riferimento, ma di solito si preferisce lordinamento internazionale generale e non
un settore speciale dellordinam.internazionale in quanto esso non costituito solo da una comunit di Stati,
ma anche da organismi no statali (tra cui compare anche la Santa Sede). Detto ci, possiamo affermare che i
concordati ecclesiastici sono atti simili ai trattati internazionali: quindi lItalia, nel momento in cui conclude
un concordato, si sente legata al rispetto delle norme internazionali generali su quella determinata materia.
7. LA QUALIFICAZIONE DELLO STATO RISPETTO ALLE CREDENZE DI RELIGIONE
Qualunque sia il sistema di rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose, sorge il problema della
qualificazione dello stato a livello costituzionale circa la sua posizione nei confronti della religione. Si parla
di STATO CONFESSIONISTA quando lo Stato esercita una forma di dominio e controllo nellambito
religioso, al fine di proteggere una determinata confessione religiosa (riconosciuta come religione di Stato).
Si parla di STATO LAICO quando tutte le confessioni godono dello stesso trattamento e sono ugualmente ed
effettivamente libere nellesercizio delle loro attivit religiose. Questa situazione pu verificarsi solo in un
sistema separatista. (Questa appare come una qualificazione poco adatta alla Repubblica Italiana)
Per quanto riguarda la qualifica del nostro stato, dobbiamo dire che di solito tale qualifica dovrebbe
comparire allinterno della Costituzione: invece la nostra Carta Costituzionale non contiene alcuna norma che
qualifichi lo Stato dal punto di vista confessionale in maniera esplicita (non laico, n confessionale).

Questo silenzio della nostra Costituzione ha dato vita a due teorie:


a) la prima affermava che, interpretando sistematicamente il 2 co. dellart. 7 della Costituzione con lart. 1
del Trattato del Laterano, lo Stato italiano fosse democratico sostanzialmente e formalmente cattolico;
b) la seconda teoria affermava invece che, dati i principi di libert e di democrazia affermati dalla Costituzione,
lo Stato italiano fosse uno stato laico: quindi uno Stato religiosamente neutrale.
In realt oggi una parte della dottrina ritiene che la laicit o la confessionalit dello Stato possa aversi
attraverso lesame dellattivit dei suoi organi. Da questo esame si deduce che lo Stato italiano, pur
considerando sempre con favore la Chiesa Cattolica, non completamente e totalmente ispirato ai principi
cattolici, ma a principi del tutto laici: si pensi al pluralismo delle confessioni religiose, al rispetto delle
minoranze ecc. Molti hanno cercato di vedere nellart. 7 della Costituzione la conferma del principio fissato
dallart. 1 del Trattato del Luterano (LItalia riconosce e riafferma il principio consacrato nellart.1 dello Statuto Albertino,
per cui la religione cattolica la sola religione di Stato): ma se cos fosse, nascerebbe uninsanabile contraddizione con
alcuni articoli della Carta Costituzionale (art. 3, 8 e 19), le quali assicurano uguaglianza e libert in materia religiosa.
Possiamo perci dire che il principio confessionista stato abrogato dalla Costituzione stessa. Tale
affermazione trova conferma nellaccordo del 18 febbraio del 1984: con cui le parti hanno deciso di non
considerare pi valido il principio della religione cattolica come lunica e sola religione dello Stato. Dalla
Costituzione emerge uno Stato liberale e pluralista, che riconosce la pi completa libert religiosa dei singoli
e dei gruppi, che non differenzia gli individui a seconda della religione professata o non professata, che cerca
di avere gli stessi rapporti con le varie confessioni religiose organizzate e che assegna loro la stessa libert.
La Corte Costituzionale, con una sentenza interpretativa di rigetto n. 203 del 12 Aprile 1989, ha desunto la
laicit dello Stato italiano. Quindi, secondo la Corte, lo Stato deve garantire la salvaguardia della libert di
religione in un regime di pluralismo confessionale e culturale. Ma, effettivamente, posto in questi termine
sembrerebbe che il principio supremo non sia quello della laicit, bens quello di libert e pluralismo;
questo perch laggettivo laico pu essere utilizzato solo quando lo Stato completamente indifferente nei
confronti del fenomeno religioso: invece, il nostro Stato non lo .
8. LA POLITICA LEGISLATIVA ITALIANA IN MATERIA ECCLESIASTICA
Adesso siamo in grado di affrontare il discorso sulla politica ecclesiastica italiana. La storia di tale politica
divisibile in tre diversi periodi:
a. DAL 1848 AL 1922:
La politica ecclesiastica italiana prende avvio in Piemonte. Qui, lart. 1 dello Statuto del Regno dichiarava la
religione cattolica la sola religione dello Stato, mentre le altre erano tollerate conformemente alle leggi.
Questa professione di confessionismo della corte fu ridimensionata dal Parlamento subalpino che dichiar che
la differenza di religione non poteva dar luogo a discriminazioni. In questi anni, per, i Savoia cercavano di
aprire delle trattative con la Santa Sede per la revisione dei concordati: ma Papa Pio IX (rifugiatosi a Gaeta)
non era disposto a concedere alcuna concessione.
Cos, fallite le trattative, il Parlamento approv le LEGGI SICCARDI: una abol ci che rimaneva del
privilegio del foro ecclesiastico, laltra concesse lautorizzazione agli acquisti degli enti.
In precedenza era stata soppressa la Compagnia di Ges; si tratt di un provvedimento giurisdizionalista
infatti si neg la personalit giuridica della congregazione dei gesuiti e si escluse anche il diritto di
associazione e riunione degli stessi (diritti riconosciuti in seguito: nel 1871 con la legge delle Guarentigie).
Si vede come la Destra storica, anche se ispirata dalle idee liberali, utilizzava gli strumenti del
GIURISDIZIONALISMO per raggiungere i propri scopi. Infatti, negli anni seguenti al 1848, si cominci a
distinguere tra enti ecclesiastici utili e enti ecclesiastici ritenuti inutili: in questo modo furono soppresse molte
associazioni religiose di vita contemplativa. Dopo furono soppresse tutte le associazioni religiose, incamerandone il
patrimonio e convert in rendita pubblica al 5% i beni di tutti gli altri enti ecclesiastici; infatti la Destra storica
considerava il patrimonio ecclesiastico come patrimonio nazionale di cui lo Stato poteva disporre in caso di necessit.

Ma la debellatio (vittoria) dello Stato pontificio e la presenza in Roma della Santa Sede aveva fatto nascere il
problema della situazione giuridica della stessa e del Papa, che fu risolto dalla legge n. 214 del 13 Maggio del
1871 (Legge delle Guarentigie) ; da un lato, lo Stato rinunciava allesercizio di alcuni poteri di controllo sulla
Chiesa; daltro canto, lo Stato rimaneva sempre competente ad esercitare i poteri che aveva mantenuto e si
riteneva competente a dettare unilateralmente le norme attinenti alle garanzie offerte alla Santa Sede ed al Papa.
Anche se nel 1876 cadde la Destra storica, lindirizzo liberal-giurisdizionalista della politica ecclesiastica
rimase. Proprio nellultimo ventennio dell800 vi furono numerosi provvedimenti in materia ecclesiastica, per
lo pi non accettabili dalla Chiesa: (vi fu la secolarizzazione del giuramento dei testimoni; nel 1889 fu
emanato il cod.penale, che tutelando la libert religiosa, previde una protezione uguale per tutte le
confessioni; furono incamerati i beni delle confraternite romane a favore degli istituti di beneficienza);
per questo furono definiti COLPI DI SPILLO dellItalia ormai unita nei confronti della Chiesa che non
mostrava ancora di ritenere definitiva lunit.
Alla morte di Pio IX, venne eletto Papa Leone XIII. Inizialmente sembrava che Leone XIII avesse
lintenzione di raggiungere definitivamente unintesa: ma si tratt solo di una impressione. Comunque, i
politici non avevano alcuna fretta di trattare con la Santa Sede una questione che per loro era stata
definitivamente risolta con la LEGGE DELLE GUARENTIGIE. Ma dobbiamo ricordare che la Camera era
eletta a suffragio limitato, e quindi rappresentava solo una parte della societ: infatti i cattolici non potevano
partecipare alle competizioni elettorali perch nel 1874 la Sacra Penitenzieria aveva dichiarato non opportuno
(non expedit) tale partecipazione. Questo divieto imposto ai cattolici di essere eletti o elettori dur
effettivamente sino al 1904, ma non sort gli effetti sperati. Nel 1905 il divieto cominci ad attenuarsi, fino a
quando nel 1913 Giolitti raggiunse unintesa elettorale con il conte Gentiloni (presidente dellunione cattolica
italiana); tale intesa diede luogo allalleanza, per le elezioni politiche di quellanno, delle organizzazioni
cattoliche con i liberali conservatori. Chiaramente, la Prima Guerra Mondiale influ enormemente sulle varie
vicende: tanto vero che dopo la guerra cominciarono a fiorire i PARTITI DI MASSA: pensiamo al partito
socialista fondato nel 1891, o al partito popolare italiano fondato nel 1919 e capeggiato da Don Luigi Sturzo.
Quindi, il non expedit fu definitivamente abolito.
La fine della guerra diede lopportunit ai vari Presidenti del Consiglio di quel tempo di avere continui e
frequenti rapporti con i rappresentanti della Santa Sede per risolvere la questione romana: ma questi contatti
non portarono ad una soluzione del problema. La non riuscita di tali incontri dipese anche dalla
incomunicabilit tra i partiti di massa e dalla loro crisi, che port allascesa del fascismo. Fu proprio il
fascismo a riprendere la politica legislativa in materia ecclesiastica.
b. DAL 1922 AL 1947:
Il MOVIMENTO FASCISTA non godeva di una vera e propria ideologia politica. Quando i fasci si
presentarono alle elezioni, nei loro programmi era prevista nuovamente la devoluzione allo Stato dei beni
ecclesiastici: quindi il loro PROGRAMMA era ANTICLERICALE. Ma nel 1919 il partito fascista non riusc
a mandare neanche un deputato in Parlamento. non fu cos nel 1921, quando Mussolini ottenne il mandato
parlamentare e mostr che la posizione fascista riguardo la politica ecclesiastica era totalmente cambiato: egli
sottoline limportanza del Papato per accrescere linfluenza dellItalia nel mondo. Il fatto che il partito
fascista si fosse fuso con il partito nazionalista cambi radicalmente il modo di considerare la politica
ecclesiastica: infatti, la religione cattolica, in quanto religione dei padri e tradizione culturale del popolo
italiano, era vista come strumento valido ad unificare la nazione. Cos, cominciarono a essere emanate le
prime norme totalmente a favore della religione cristiana (pensiamo al delitto di vilipendio della religione
dello Stato); nel frattempo, avendo liquidato lopposizione, il partito fascista cominci ad avere un potere
totale. In questo clima, nel 1926, cominciarono le prime trattative per la stipulazione dei Patti Lateranensi: la
solenne stipulazione dei Patti avvenne nel palazzo del Laterano l11 Febbraio 1929. Gli accordi non
riguardavano solo la soluzione della questione romana (a cui dedicato il Trattato: creazione dello Stato
Citt del Vaticano, immobili con privilegio di extraterritorialit, posizione del Pontefice, garanzie di libert
della Santa Sede ecc), ma anche la condizione della Chiesa e della religione in Italia (a questo dedicato il
Concordato). Il concordato del 1929 riconosceva ampia libert alla Chiesa cattolica.

Le leggi per lesecuzione dei Patti furono presentati per lapprovazione ad una Camera eletta
plebiscitariamente e ad un Senato largamente amico. Lunico discorso contrario fu quello fatto da Benedetto
Croce e ci furono solo 6 voti contrari. In questo clima, il Parlamento approv rapidamente i Patti.
Questa Conciliazione era solo funzionale, in quanto avvenne tra uno Stato autoritario ed una Chiesa ancora
non pacificata con il mondo moderno. Comunque, molti provvedimenti politici furono ben visti ed approvati
dalla Chiesa: per esempio la conquista dellEtiopia poteva favorire lattivit missionaria; lintervento nella
guerra civile spagnola a favore del generale Franco andava contro il comunismo ateo ecc.
Del resto il Governo fu di parola: aveva promesso di rinvigorire il principio della religione di Stato, e cos
fece. Infatti, furono promulgate leggi che vietarono totalmente di poter professare religioni diverse da quella
cattolica: perci le minoranze furono debellate. Questo fu il periodo in cui i rapporti tra lo Stato e la Chiesa
andavano relativamente bene: ma quando il Governo cominci a voler attuare quei principi razzisti che si
erano diffusi in Germania con il nazismo, la Chiesa cominci ad opporsi (1938). Travolto il fascismo, negli
incerti anni che precedettero la formazione della Repubblica, i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose
andarono avanti sulla base del Concordato.
c. DAL 1947 AI GIORNI NOSTRI:
La stipulazione dei Patti Lateranensi incontr molte critiche da parte dei gruppi antifascisti, i quali erano
costretti alla clandestinit o allesilio. Durante la guerra, la Chiesa fece il proprio dovere: tutti quelli che
temevano le persecuzioni o erano gi perseguitati dai nazifascisti trovavano rifugio negli istituti ecclesiastici.
I cattolici, in particolare la Democrazia Cristiana, presero parte al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN).
Alla vigilia delle elezioni dellAssemblea costituente e del referendum istituzionale, nessun partito della
sinistra propose la denuncia dei Patti Lateranensi o una politica ecclesiastica contraria alla Chiesa cattolica;
questa situazione port alla formazione delle norme costituzionali per la materia religiosa e alla riconferma
dei Patti. Gli unici ad opporsi furono il Partito dazione ed il Partito repubblicano. La DC segu le direttive
della Santa Sede nella vicenda riguardante il richiamo dei Patti Lateranensi nella Costituzione: infatti la Santa
Sede era preoccupata di ottenere la firma della Repubblica per quegli accordi. Per il raggiungimento di questo
obiettivo la DC trov un forte alleato nel PCI, il quale era preoccupato di salvaguardare la pace religiosa degli
italiani la quale si sarebbe ottenuta solo con la conferma dei Patti.
Data la situazione politica del nostro paese, dobbiamo affermare che almeno nei primi anni dallentrata in
vigore della Costituzione, lo Stato italiano si presentava confessionista in tutti i sensi: tale confessionismo non
affiorava nella Costituzione formale, ma caratterizzava lordinamento. Solo quando ci fu il declino dei
governi centristi la Corte Costituzionale ristabil la libert di culto delle minoranze religiose (con sentenze che
vanno dal 1957 al 1959).
Anche con lavvento dei governi di centrosinistra non si ebbe nessun rinnovamento: limmobilismo di tali
governi spense tutti i progetti riformatori. In questo clima era impossibile pensare ad una revisione del
concordato; solo il 5 ottobre del 1967 prese lavvio il procedimento di revisione del Concordato. stato un
procedimento molto lungo e faticoso che terminato solo nel 1984. Vediamo il perch delle lungaggini di
questo procedimento. Una volta votato alla Camera lordine del giorno, il Ministro di Grazia e Giustizia
nomin una commissione per le proposte da fare alla Santa Sede nel novembre del 1968. Questa commissione
termin i lavori nel 1969, ma furono tenuti segreti fino al 1976; inoltre durante i lavori, si verificarono delle
condizioni che facevano venir meno ogni trattativa con la Santa Sede. Una di queste condizioni era
lintroduzione del DIVORZIO in Italia. Infatti, nel 1968, cominci liter legislativo per legalizzare lo
scioglimento del matrimonio che provoc le proteste della Chiesa. Entrata in vigore la l. 898/1970 un
comitato di cattolici propose il referendum abrogativo, per il quale gli elettori votarono negativamente nel
1974. Solo dopo questa vicenda iniziarono le trattative per la revisione del Concordato, favorite anche dal
fatto che era in carica uno dei primi governi di solidariet nazionale. Forse anche grazie a questo nuovo
quadro politico, le trattative ebbero uno stile completamente diverso: non pi riservate o segrete, ma
pubbliche discussioni in Parlamento.

Il fatto di regolare i rapporti tra Stato e Chiesa direttamente in Parlamento ci fa capire come le forze politiche
considerassero questa questione di rilevanza istituzionale, tanto da ritenere opportuna la presenza della
opposizione. Comunque, anche la presentazione parlamentare dei problemi tra Stato Chiesa stata limitata.
La revisione del Concordato stata molto lenta (9 anni dallordine del giorno della Camera), e questa lentezza
ha fatto nascere nuovi meccanismi per il rinnovamento della disciplina tra Stato e Chiesa cattolica.
Il tanto sospirato ACCORDO, preceduto da varie bozze di revisione, fu stipulato in forma solenne il 18
FEBBRAIO 1984 a Villa Madama dal Segretario di Stato Cardinale Agostino Casaroli e dal Presidente del
Consiglio Bettino Craxi. Anche se questo Accordo presenta collegamenti con il vecchio Concordato,
lAccordo e il Protocollo del 15 Nov.1984 formano un nuovo Concordato perch nulla rimasto del vecchio.
La differenza sostanziale tra il vecchio ed il nuovo Concordato quantitativa: il vecchio presentava 45
articoli, mentre il nuovo ne presenta ben 96 (anche se presenti in testi diversi). Ci che invece accomuna tutti
gli accordi, a partire dal 1929 fino al 1984, il voler cercare la soluzione delle questioni pendenti tra Stato e
Chiesa mediante concordati. Perci c un certo rispetto dello Stato nei confronti della Chiesa, in quanto esso
non impone soluzioni unilaterali, ma ritiene opportuno che le sue leggi debbano dare esecuzione ad accordi.
Oltre allAccordo stipulato con la Chiesa cattolica, il 21 Febbraio 1984 anche le confessioni valdese e metodista
stipularono in maniera solenne unIntesa con lo Stato. Sulla scia di questi fatti, il 26 Dicembre del 1986 lo Stato stipul
altre due intese con le Assemblee di Dio in Italia e con lUnione italiana delle Chiese avventiste del settimo giorno.
Molto pi laboriosa stata la conclusione dellIntesa con lebraismo italiano: infatti le comunit ebraiche dovettero
prima formare un nuovo statuto interno. Cos, anche se lIntesa fu raggiunta il 27 Febbraio 1987, la legge per
lesecuzione di tale intesa si ebbe solo nel 1989. Ricordiamo, inoltre, che lo Stato ha stipulato unIntesa con lUnione
cristiana evangelica dItalia (UCEBI) il 29 Marzo 1993; mentre 1l 20 Aprile del 1993 stata raggiunta una intesa con
la Chiesa evangelica luterana.

Tutti gli accordi e le intese stipulati tra lo Stato e le varie confessioni religiose prevedono la possibilit di
essere successivamente riviste: le leggi prevedono un riesame delle Intese ogni dieci anni dallentrata in
vigore della legge di approvazione, salvo che lopportunit di una modifica non si presenti prima.

CAPITOLO III: LORDINAMENTO STATUALE E IL FENOMENO RELIGIOSO. I SOGGETTI


RELIGIOSI E I POTERI PUBBLICI
1. PREMESSA
Nel regolare il fenomeno religioso, lo Stato attribuisce rilevanza giuridica alle norme delle confessioni
religiose e considera vari SOGGETTI: le persone fisiche (in quanto credenti o non), gli enti personificati (con
un fine di religione o di culto) e le confessioni religiose.
2. LE PERSONE FISICHE
Dato lart. 19 della Costituzione, in Italia assicurata la libert di tutti gli individui (cittadini,stranieri,
apolidi) di poter professare qualsiasi religione riconosciuta; la posizione giuridica del singolo non cambia in
relazione alla scelta religiosa da lui effettuata. Ma ci non impedisce allo Stato di attribuire rilevanza
allappartenenza ad una certa confessione religiosa o al fatto di rivestire posizioni particolari allinterno delle
stesse. La qualificazione confessionale pu essere diretta (pensiamo agli ebrei che devono pagare contributi
alla propria Chiesa perch previsto nello statuto di questa o il loro diritto al riposo festivo del sabato) o in
maniera indiretta (pensiamo al fatto che la legge prevede di destinare una quota del gettito fiscale alla Chiesa
cattolica, o a quelle rappresentate nella Tavola valdese, e cos via).
Importanti risultano essere le qualifiche spettanti a talune persone fisiche: ecclesiastico,
sacerdote, religioso, diacono, Arcivescovo, Vescovo, Abate, Prelato, Sommo Pontefice, ministro di culto, ecc.
La qualifica di ministro di culto si riferisce a chi riveste, nellambito di una confessione religiosa, una posizione
differenziata dal semplice fedele. Sono ministri di culto il sacerdote cattolico, il rabbino ebraico, il pastore delle
Chiese Riformate ecc. La qualifica di ecclesiastico ha un significato pi ampio per la Chiesa cattolica, in quanto
godono di tale qualifica non solo i sacerdoti ma anche coloro che abbiano ricevuto il diaconato. I religiosi sono
gli aderenti alle associazioni religiose di vita consacrata che abbiano pronunciato i voti.
3. GLI ENTI. LE FORMAZIONI SOCIALI (Rinvio)
Come per lo Stato risulta indifferente la scelta e la posizione religiosa di un individuo, cos giuridicamente
indifferente che un ENTE abbia o meno un carattere confessionale. Lart. 20 della Costituzione prevede che
il fine di culto di una associazione non possa determinare limitazioni legislative o aggravi fiscali per la sua
costituzione e per ogni sua attivit. Un ente ecclesiastico -ai fini del riconoscimento della personalit
giuridica civile- se stato costituito o approvato dallautorit ecclesiastica e se abbia in modo essenziale
un fine di religione e di culto. Nel nostro ordinamento hanno una relativa importanza anche le formazioni
sociali con fine di religione o di culto: esse sono garantite dallart. 2 della Costituzione, in quanto centri di
svolgimento della personalit individuale.
4. LE CONFESSIONI RELIGIOSE
Le istituzioni religiose che assumono maggiore importanza nella Costituzione sono le CONFESSIONI
RELIGIOSE. Anche se vi sono alcuni articoli dedicati alla materia religiosa (artt 7-8) nella nostra Cost.
manca una nozione di confessione religiosa. Non neanche semplice riuscire a dare una definizione unica,
in quanto i vari gruppi sociali qualificati come confessioni religiose o che aspirano a tale qualifica sono
molto diversi luno dallaltro. Lunica caratteristica che si riscontra nella nostra Costituzione che una
confessione religiosa un gruppo sociale con fine religioso: ma questo non ci aiuta molto sia per la
genericit dellespressione gruppo sia perch sorgono problemi circa le caratteristiche del gruppo, per
essere una confessione e circa il significato da attribuire al termine religioso. Infatti, negli ultimi anni sono
proliferate a dismisura molte iniziative che si autodefiniscono religiose: sono sia di origine nazionale che estere.
Nel mondo moderno molte persone hanno un bisogno di religiosit che, quando non viene soddisfatto dalle
confessioni istituzionali, viene cercato in altre organizzazioni che offrono una interpretazione fondamentalista
del messaggio evangelico (pensiamo ai testimoni di Geova).

Andando aldil di tali affermazioni, a noi interessa conoscere quale sia il rapporto trai dirigenti e gli aderenti a
tali organizzazioni dal punto di vista giuridico, e quali siano le modalit del proselitismo. Proprio per quanto
riguarda questo problema, intervenuto il Parlamento Europeo con una risoluzione approvata il 22 Maggio del
1984; essa contiene i criteri a cui i nuovi movimenti religiosi devono attenersi per essere considerati leciti.
- non possono essere presenti minorenni;
- devono concedere un sufficiente periodo di riflessione ai propri aderenti prima di assumere impegni
finanziari o personali;
- non devono impedire agli aderenti i contatti con parenti ed amici sia direttamente sia per telefono;
- non devono incoraggiare gli aderenti ad infrangere la legge, specie ai fini della raccolta dei fondi;
- laderente deve poter liberamente abbandonare lorganizzazione, chiedere consigli legali (al di fuori
dellorganizzazione) e chiedere assistenza medica.
Questi criteri derivano dallesperienza, perch molto spesso tali organizzazioni sono state accusate di agire in
contrasto con la legge e di manipolare persone immature, disorientate o insicure. Quando questi criteri non
vengono rispettati, questi gruppi non possono essere definiti religiosi.
5. LE CONFESSIONI RELIGIOSE COME ORDINAMENTI GIURIDICI
Dallart. 7 della Costituzione di deduce che la chiesa cattolica gode di un ORDINAMENTO GIURIDICO
ORIGINARIO; alcuni affermano che, alla luce dellart. 8, 2 comma della Costituzione, non sicuro che
tale qualifica spetti anche alle altre confessioni religiose. La disposizione dellarticolo che ci interessa afferma
che le confessioni diverse da quella cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto
non contrastino con lordinamento giuridico italiano. Ma il fine della norma di far si che le confessioni
diverse da quella cattolica abbiano un minimo di organizzazione, affinch si possa dire che esista un
ordinamento giuridico; quindi sono riconosciuti dal diritto dello Stato, per lappunto, come ordinamenti.
Molti hanno voluto trovare un collegamento tra lart. 8 , 2 comma Cost. con lart. 18 Cost.; ma lesistenza
di un ordinamento giuridico qualcosa di diverso dallesistenza di unassociazione. Lordinamento giuridico
originato dallimpulso organizzatorio del gruppo sociale, che prescinde dallesistenza di unassociazione;
invece, le associazioni sono regolate dagli accordi presi dagli associati (nel rispetto delle norme previste dal
codice civile), e non hanno nulla a che fare con la religione. Non si cristiani, ebrei o musulmani in forza di
un contratto soggetto alle leggi dello Stato, ma un impulso che ognuno ha dentro di s. Tanto vero che
quando si stipulano degli accordi che creano diritti e doveri tra i contraenti, non possiamo pi parlare di
confessione religiosa, ma di associazione. Lassociazione ha il suo habitat naturale dentro lord. Statuale, la
confessione religiosa ne prescinde e ci dimostrato anche dalla diversa posizione nel dir.italiano dei 2
statuti: quelli delle associazioni e quelli delle confessioni. I primi devono conformarsi alle previsioni non
derogabili delle legge ordinarie e dei regolamenti emanati dallautorit governativa, e qualora una legge ne
imponga la modifica o deroga, gli associati sono tenuti ad adeguare gli accordi a tali nuove previsioni.
Gli statuti delle confessioni religiose non possono essere sostituiti, modificati, derogati dalla legge ordinaria.
Per confessione religiosa si indica una molteplicit di persone raccolte in un organismo sociale; il fatto che
tale organismo abbia una meta comune, indica che esso mosso da un interesse comune che supera gli
interessi individuali. La differenza sostanziale tra una confessione religiosa e unassociazione con fini di
religione o di culto che la confessione religiosa ha una propria concezione totale ed originale del
mondo, che riguarda non solo i rapporti tra luomo e Dio, ma anche i rapporti tra uomo e uomo (dettando
regole che disciplinano il comportamento dellindividuo allinterno di altre comunit); invece, lassociazione
non ha una propria originale concezione del mondo e, quando cercano di averla, sono sempre degli organismi
legati ad organizzazioni pi ampie. Quindi possiamo affermare che la caratteristica fondamentale di una
confessione religiosa lavere una propria originale concezione del mondo.
Con il termine RELIGIONE si intende quel complesso di dottrine costruite intorno al presupposto
dellesistenza di un Essere trascendente, al quale luomo tenuto a dare rispetto, obbedienza e anche amore.
La comunit che accettano una fede trascendente, la esplica mediante riti con cui si adora questo Essere e si
chiede ad esso un atteggiamento benevolo. Per il discorso cambia nel momento in cui prendiamo in
considerazione le religioni che hanno una concezione immanentista del divino.

Secondo tali teorie, luomo deve cercare il divino in se stesso o per liberarsi nel nirvana dal desiderio e dalla
volont di vita (buddismo), o per esaltare la propria personalit e conoscere il divino attraverso la scienza
(gnosi, Scientology) o cercando il divino in tutto ci che nel mondo sensibile. Da questo discorso possiamo
definire le confessioni religiose come comunit sociali stabili dotate (o non) di organizzazione e
normazione propria ed originale concezione del mondo, basata sullesistenza di un essere trascendente, in
rapporto con gli uomini o sulla ricerca del divino nellimmanenza.
Lo stato per attribuire la qualifica di confessione religiosa deve tener conto dei criteri della Corte Cost.:
1) stipulazione di unintesa (ex art. 8, 3 comma cost.);
2) eventuali precedenti riconoscimenti pubblici;
3) esistenza di uno statuto che esprima i caratteri dellorganizzazione;
4) la comune considerazione.
Per quanto riguarda le confessioni diverse da quella cattolica, la legge non dice che essi sono ordinamenti,
perch lo Stato non vuole violare limmagine di questi gruppi; ma si dice che quando una confessione
religiosa dia vita ad un ordinamento, questo rispettato dal diritto dello Stato. Per ottenere il riconoscimento
statale, tali confessioni devono avere uno statuto organizzativo conforme allordinamento italiano.
6. LA PERSONALIT DELLE CONFESSIONI RELIGIOSE NEL DIRITTO ITALIANO
La Chiesa cattolica ha personalit nel diritto pubblico italiano: cio, unistituzione di diritto pubblico con
caratteri del tutto speciali, poich titolare di poteri pubblicistici (con qualche sforzo di astrazione, la sua
posizione per alcuni rapporti pu essere avvicinata a quella degli Stati stranieri).
Invece, la Chiesa non ha personalit nel diritto privato: sia perch tale qualit non le mai stata riconosciuta,
sia perch vengono riconosciuti titolari dei beni ecclesiastici i singoli enti e non la Chiesa considerata in modo
unitario. Neanche le altre confessioni religiose, di regola, hanno personalit giuridica di diritto privato
nellordinamento statale. Infatti, il fatto che venga riconosciuto lordinamento giuridico istituito da una
comunit non significa riconoscere anche la personalit giuridica. Anche quando la legge ha riconosciuto la
personalit giuridica ad alcune comunit (come avvenuto per le Comunit israelitiche), il riconoscimento
riguarda singoli enti esponenziali di essa, costituenti la sua organizzazione, e non lintera comunit.
Inoltre, lautorit governativa ha riconosciuto la personalit giuridica di diritto privato di specifici enti
esponenziali delle confessioni di minoranza, anche in assenza di intese.(come nel caso della Chiesa Luterana).
7. LA RILEVANZA DEGLI ORDINAMENTI CONFESSIONALI NEL DIRITTO DELLO STATO
Nel momento in cui lo Stato riconosce agli effetti civili lappartenenza confessionale di una persona fisica o di
un ente, o la qualifica da loro rivestita, la legge attua un collegamento tra lordinamento statale e
lordinamento confessionale. Ci sono vari criteri di collegamento tra gli ordinamenti giuridici:
il rinvio recettizio, il rinvio formale e il presupposto in senso tecnico.
Il criterio del rinvio recettizio non usato nel collegamento tra ordinamento italiano e ordinamento canonico,
in quanto questo viene utilizzato quando un dato ordinamento, ritenendosi competente a disciplinare una
materia, attua tale disciplina utilizzando norme di un altro ordinamento. Tale modalit di collegamento non
pu avere attuazione nella disciplina del fenomeno sociale religioso, nella quale il diritto italiano riconosce
ampia autonomia alla Chiesa cattolica ed alle altre confessioni religiose e dichiara la propria indifferenza nei
confronti delle scelte religiose dei singoli. Non v competenza statuale nei rapporti confessionali.
Si ha il presupposto in senso tecnico nel momento in cui il diritto dello Stato attribuisce efficacia ad una
qualifica confessionale: le varie posizioni di Vescovo, fedele o Sommo Pontefice sono riconosciute
dallordinamento italiano cos come sono disciplinate dagli ordinamenti confessionali.
Si ha il rinvio formale quando la legge rinvia allordinamento confessionale la disciplina di materie che sono
regolate dal diritto statale, perch di competenza dello Stato, ma che sono anche di competenza dellord.
confessionale. La caratteristica di tali norme il fatto che lo Stato competente a disciplinare materie (quali il
controllo sugli enti o il matrimonio) ma, essendo presenti in essi degli aspetti di competenza religiosa, alieni
alla competenza statuale, lordinamento civile attribuisce rilevanza al diritto delle confessioni religiose.
In realt gli atti rientranti nellautonomia delle confessioni religiose (riconosciuta dallo Stato) sono privi di
rilevanza giuridica allinterno dellordinamento (es: gli atti del magistero della Chiesa).

LA GIURISDIZIONE CONFESSIONALE E IL DIRITTO DELLO STATO


Il collegamento che si istituisce tra lordinamento giuridico statale e i vari ordinamenti confessionali pu
riguardare la rilevanza nel diritto statuale degli atti autoritativi compiuti allinterno di tali confessioni: si
tratta di atti normativi, atti amministrativi o di atti giurisdizionali. Questo discorso vale soprattutto per gli atti
posti in essere dalla Chiesa cattolica: qui siamo nellambito della GIURISDIZIONE ECCLESIASTICA.
La rilevanza della giurisdizione ecclesiastica allinterno del diritto canonico diversa da quella allinterno del
diritto dello Stato. Allinterno della Chiesa, tale definizione sta ad indicare tutti i poteri (legislativo,
amministrativo e giudiziario), che sono difficilmente separabili allinterno dellordinamento canonico. Invece,
allinterno del diritto dello Stato, tale espressione si riferisce alla rilevanza di provvedimenti emanati
dallautorit ecclesiastica nellesercizio del potere giudiziario o con le modalit proprie degli atti giudiziari.
La rilevanza civile dei provvedimenti canonici avviene su tre piani:
1) GIUDIZIARIO: lo Stato ha riconosciuto: effetti giuridici alle sentenze emesse dai tribunali ecclesiastici
che riguardano la nullit dei matrimoni canonici trascritti nei registri dello stato civile, la giurisdizione
degli appositi organi di composizione nominati dallautorit ecclesiastica per risolvere le controversie tra i
sacerdoti e gli Istituti per il sostentamento del clero in materia di assegni e ha riconosciuto la rilevanza
civile dei provvedimenti disciplinari presi dallautorit eccles. nei confronti degli ecclesiastici e religiosi;
2) AMMINISTRATIVO: gli accordi hanno previsto la rilevanza agli effetti civili di vari provvedimenti per la
creazione di Istituti per il sostentamento del clero, per lestinzione dei vecchi enti beneficiari, per la
determinazione della sede, per la nomina agli uffici ecclesiastici ecc. Di notevole rilievo poi lefficacia
civile dei controlli canonici sulla gestione degli enti ecclesiastici. La Chiesa regola lo svolgimento,
linstaurazione e la permanenza di alcuni rapporti di pubblico impiego (si pensi allidoneit rilasciata a
coloro che sono chiamati ad insegnare la religione cattolica nelle scuole pubbliche oppure al gradimento
dellautorit eccles. per la nomina dei docenti dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore);
3) CERTIFICATIVO: con il potere di certificazione non solo si producono effetti nel diritto dello Stato, ma si
certifica la situazione giuridica esistente nellordinamento della Chiesa (es.: parroco che attesta la
celebrazione di un matrimonio ai fini della sua trascrizione civile; Segnatura apostolica attesta che la
sentenza di nullit, pronunciata dai Trib. ecclesiastici su un matrimonio, divenuta definitiva; il vescovo
che determina la denominazione di una parrocchia certifica codesta situazione canonistica agli effetti civili
ecc..). Inoltre, quando un individuo perde una determinata qualifica allinterno di una determinata
confessione, questi perder tale qualifica anche ai fini del diritto dello Stato. Del pari, quando un ente,
riconosciuto come persona giuridica cessi di far parte di una confessione, la comunicazione del distacco
produrr una modifica dellassetto dellente,che determina la revoca della concessione della personalit giur.
Effetti civili degli atti delle confessioni minoritarie
Il fatto che la maggior parte delle norme statuali riguardino la Chiesa cattolica, non deve far dimenticare che
vi sono altre norme che riconoscono dei poteri anche ad autorit delle confessioni religiose di minoranza.
Varie norme riconoscono a tali autorit il potere di certificazione: circa la qualifica di ministro di culto
competente a taluno dei soggetti di tali confessioni, circa la celebrazione in sede confessionale di matrimoni
civilmente validi, circa la appartenenza di un ente a una data confessione religiosa, in vista del riconoscimento
della personalit giuridica. Infine dobbiamo ricordare che lesercizio della giurisdizione confessionale
incontra un limite nei diritti inviolabili garantiti ai singoli dalla Costituzione. Ma i poteri delle confessioni
religiose incontrano anche altri limiti (es.: le sentenze di nullit dei matrimoni canonici trascritti nei registri
dello stato civile, devono essere dichiarate esecutive dalla competente autorit giudiziaria italiana;
i provvedimenti disciplinari emessi nei confronti di ecclesiastici e religiosi, per produrre effetti civili, devono
essere intesi in armonia con i diritti garantiti dalla Cost.; lecclesiastico che intende contestare il rifiuto
dellassegno o la misura di questo secondi i provvedimenti dellIstituto per il sostentamento del clero, pu
rivolgersi sia agli appositi organi ecclesiastici, sia al giudice civile).

8. POTERI E UFFICI DELLO STATO AVENTI COMPETENZA IN MATERIA ECCLESIASTICA


Vi sono numerosi organi costituzionali ed uffici dello stato che hanno competenze nella materia religiosa.
Il Presidente della Repubblica, per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa cattolica, ha il potere di
nominare i plenipotenziari per la conclusione dei concordati e di ratificare, previa autorizzazione del
Parlamento, i concordati conclusi; per quanto riguarda le confessioni religiose, egli ha il potere di promulgare
le leggi basate su intese con le stesse confessioni; inoltre accredita gli ambasciatore italiani presso la Santa Sede.
Il Presidente del consiglio dei ministri rappresenta lo Stato negli accordi con le confessioni religiose e
coordina lattivit dei vari dicasteri in materia ecclesiastica; il governo responsabile, nel suo complesso,
dellandamento generale pur in tale settore della politica.
Il consiglio dei ministri delibera sugli atti che riguardano i rapporti dello Stato con la Chiesa cattolica e con
le altre confessioni: approva, per la presentazione in Parlamento, i disegni di leggi riguardanti sia
lautorizzazione alla ratifica e lesecuzioni degli accordi con la Santa Sede, sia lesecuzione di intese con le
altre confessioni; e inoltre determina e mantiene lindirizzo politico in materia ecclesiastica. Inoltre ha anche
delle competenze sul piano amministrativo, infatti il Ministro dellInterno pu chiedere il suo parere sul
riconoscimento della personalit giuridica di un ente delle confessioni religiose di minoranza.
Lorgano dellamministrazione centrale con una competenza generale in materia ecclesiastica il
Ministro dellinterno (fino al 1932 la competenza era attribuita al Ministero di grazia e giustizia).
Presso questo Ministero nel 1933 sono state istituite due direzioni generali per amministrare lattivit
ecclesiastica: la prima la Direzione generale degli Affari di culto; la seconda la Direzione generale del
fondo per il culto e del fondo di religione e di beneficenza per la citt di Roma. Nel 1977, queste due
direzioni sono state fuse in un unico ufficio: DIREZIONE CENTRALE DEGLI AFFARI DEI CULTI.
A tale ufficio spettano: 1) le competenze in materia religiosa che riguardano gli enti della Chiesa cattolica e
delle confessioni di minoranza (es: riconoscimento personalit giuridica); 2) la vigilanza e la tutela sugli enti
delle confessioni di minoranza ancora disciplinate dalle norme del 1929/30; 3) lapprovazione della nomina
dei ministri di culto di tali confessioni. La Direzione ha amministrato tre Fondi fino al 1986: 1. Fondo per il
culto 2. Fondo di religione e di beneficienza nella citt di Roma 3. Fondi di religione delle nuove province
La funzione principale svolta dal primo fondo stata quella di corrispondere i supplementi di congrua agli
appartenenti al clero cattolico che ne avevano diritto. Nel 1984 sono state abrogate le norme riguardanti
lerogazione di tali supplementi e sono stati soppressi anche i primi 2 fondi.
Il patrimonio dei fondi stato riunito in patrimonio unico, denominato Fondo edifici di Culto (FEC).
Il FEC una persona giuridica pubblica, rappresentata giuridicamente dal Ministro dellinterno e
amministrata, in sede centrale, dal Ministero attraverso la Direzione centrale per lamministrazione del FEC e
in sede provinciale, attravero i Prefetti nei limiti dellordinaria amministrazione.
Gli organi periferici del Ministero dellinterno, anche per la materia ecclesiastica, sono le singole Prefetture.
Il Prefetto ha competenza per gli atti eccedenti lordinaria amministrazione degli enti delle confessioni di
minoranza; un altro compito quello di determinare con proprio decreto il numero delle chiese (che non siano
cattedrali o dichiarate monumento nazionale).
9. UFFICI ECCLESIASTICI ORGANIZZATI DALLO STATO E DA ALTRI ENTI PUBBLICI PER LASSISTENZA
SPIRITUALE DELLE COMUNIT SEPARATE

Accanto agli uffici pubblici che hanno competenze in materia religiosa, esistono uffici ecclesiastici
organizzati dallo stato per lassistenza spirituale di comunit separate (forze armate, ospedali, carceri, ecc.).
Lassistenza spirituale tende a realizzare effettivamente il diritto di libert religiosa, in quanto consente a
coloro che trascorrono la maggior parte del loro tempo in pubblici stabilimenti di poter usufruire del conforto
spirituale della confessione professata. Lassistenza religiosa pu essere diversamente organizzata, a seconda
del numero di persone, dallo Stato o dallente che amministra la comunit, oppure dalla legge a chi ne faccia
richiesta. Per quanto riguarda lorganizzazione dellassistenza spirituale per i cattolici, importa che gli
ecclesiastici incaricati di svolgere tali funzioni siano nominati dalle competenti autorit italiane su
designazione dellautorit ecclesiastica.

Per quanto concerne le Forze Armate la materia disciplinata da una l.1961 modificata in parte nel 1997.
Lassistenza spirituale delle Forze armate diretta dallOrdinario militare, che un vescovo nominato con
decreto del Capo dello Stato, su proposta del P.C. di concerto con i Ministri dellinterno e della difesa.
I cappellani militari, invece, sono nominati con D.P.R. su proposta del Ministro della difesa, previa
designazione dellordinario militare. Come per ogni impiego alle dipendenze dello Stato, i sacerdoti che
vogliono essere nominati cappellani militari devono avere il godimento dei diritti civili e politici: inoltre,
devono avere quei requisiti fisici per poter bene esercitare tutte le funzioni inerenti allassistenza spirituale in
qualsiasi sede (sia in pace che in guerra).
Lordinamento gerarchico del ruolo dei cappellani equiparato ai gradi degli ufficiali delle forze armate;
il rango dellOrdinario militare assimilato al grado di tenente generale, quello del vicario al grado di maggiore generale, quello dei
3 ispettori al grado di brigadiere generale. Per quanto riguarda la responsabilit in sede penale e in sede disciplinare, i

cappellani militari sono soggetti alla giurisdizione penale militare e al regolamento di disciplina militare
soltanto nei casi di mobilitazione totale o parziale, o in caso di imbarco di servizio presso unit dislocate fuori
dal territorio nazionale. Riguardo ai cappellani che operano presso gli istituti di prevenzione e pena, dobbiamo
ricordare che essi non sono impiegati di ruolo dello Stato, ma fanno parte del personale aggregato.
I cappellani che operano presso enti pubblici diversi dallo Stato, possono provvedere a tale servizio nel modo
in cui ritengono pi opportuno: in ogni caso c sempre bisogno di una intesa con lordinario locale. Infine,
per quanto riguarda lassistenza per i militari appartenenti alle confessioni di minoranza, lassistenza
organizzata di volta in volta secondo le richieste avanzate dagli interessati: le confessioni che hanno stipulato
Intese con lo Stato, hanno norme speciali.
CAPITOLO IV: LA COSTITUZIONE ITALIANA E IL
FENOMENO RELIGIOSO
1. LE GARANZIE DI LIBERT E I RAPPORTI FRA ORDINAMENTI
Trattando la materia religiosa, la Costituzione ha seguito un duplice criterio: da un lato ha garantito la libert
religiosa individuale e dei gruppi informali (art. 2, 3 comma e art. 19 Cost.), dallaltro ha garantito la
libert delle confessioni religiose in misura uguale per tutte (art. 8, 1 comma Cost.) e ha riconosciuto il
carattere originario e indipendente dellordinamento della Chiesa cattolica (art. 7, 1 comma Cost.) e delle
altre confessioni religiose (art. 8, 2 comma Cost.). A tali norme possono essere collegate le altre
disposizioni costituzionali che riguardano un settore comune con il diritto di libert religiosa, come il diritto di
manifestare il proprio pensiero (art. 21 Cost.), il diritto di riunione (art. 17 Cost.) e il diritto di associazione
(art. 18 Cost.).
La nostra COSTITUZIONE ha un CARATTERE totalmente PLURALISTA: infatti essa non prende in
considerazione solo la libert di scelta dei singoli individui, ma anche il diritto allesistenza,
allorganizzazione e alla funzionalit delle varie istituzioni che sorgono da iniziative del tutto autonome da
quelle dello Stato e di altri enti pubblici. Non potrebbe esistere alcuna libert di scelta ideologica, religiosa o
politica senza un adeguato riconoscimento delle istituzioni e senza unadeguata garanzia delle loro libert.
Lart. 7 e lart. 8 sono disposizioni fondamentali in materia religiosa, in quanto regolano i rapporti tra lo
Stato e tutte le confessioni religiose.
Art. 7 Cost.: lo stato e la chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. i loro
rapporti sono regolati dai patti lateranensi. le modificazioni dei patti, accettate dalle due parti, non
richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Art. 8 cost.: tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose
diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino
con lordinamento giuridico italiano. i loro rapporti con lo stato sono regolati per legge sulla base di intese
con le relative rappresentanze.
Tali disposizioni devono essere inquadrate con le altre, contenute nella Cost, che riguardano sia le garanzie
offerte dallordinamento ai gruppi sociali, sindacati, partiti, alle minoranze linguistiche (artt.2-6-18-19-29-49),
sia i rapporti della Repubb. con lordinamento internazionale (art.10) e con gli altri Stati (art.11).

2. LE TESI DOTTRINALI SULLART.7.1 CODELLA COST.


Intorno al 1 comma dellart. 7 nacquero critiche e giustificazioni: da un lato cera chi vedeva in questa
disposizione un omaggio politico alla Chiesa; dallaltro lato cera chi sottolineava il valore di tale
disposizione. Ad ogni modo, risulta importante il riconoscimento delloriginariet dellordinamento canonico:
il suo carattere primario deriva dal fatto che esso nato per forza propria, senza lintervento esterno di nessun
altro ente. Il fatto che loriginariet sia riconosciuta allinterno della Carta, fa si che la posizione della Chiesa
sia elevata a presupposto costituzionale nei confronti del diritto statuale. Dunque, tutti gli atti statali che
considerano la Chiesa come un ordinamento subordinato allo Stato, sarebbero in contrasto con tale norma.
La Costituzione non esclude che lo Stato possa intervenire nelle materie ecclesiastiche di sua competenza, ma
esclude che lo Stato possa considerare la Chiesa come ordinamento subordinato: quindi, in Italia non potrebbe
mai esserci un regime cesaropapista dove il capo dello Stato anche capo della religione. Ovviamente, anche
lo Stato non pu essere subordinato alla Chiesa.
3. LINTERPRETAZIONE DOTTRINALE DELLART.7 CPV.
Il dibattito dottrinale sullinterpretazione dellart. 7 stato molto vivo sino a quando non intervenuta la Corte
Costituzionale. Subito dopo lentrata in vigore della Costituzione, i giuristi che posero lattenzione su questo
articolo sostennero che i Patti Lateranensi erano stati costituzionalizzati. Avendo lo stesso valore delle leggi
costituzionali, le disposizioni contenute nei Patti risultavano gerarchicamente superiori alle norme poste dalla
legge ordinaria; non solo, se venivano considerate norme costituzionali speciali, esse finivano per prevalere
sulle stesse norme costituzionali. Abbandonata la tesi della costituzionalizzazione delle norme concordatarie, si
cominci ad affermare lidea secondo cui la Carta avrebbe costituzionalizzato il principio concordatario.
Secondo tale principio lart.7, 2co stabilirebbe la necessit che i rapporti fra Stato e Chiesa fossero disciplinati da accordi
paritari. Inoltre la norma avrebbe creato un sistema particolare (ius singulare) prevalente sulle norme costituzionali
generali che interferiscono nella disciplina della stessa categoria di rapporti. Infine, la norma riconoscerebbe la regola
internazionale dello stare pactis e avrebbe una funziona analoga a quella degli art.10 e 11 Cost.
Opposta alla costituzionalizzazione del principio concordatario, si affermata la teoria della
costituzionalizzazione del principio pattizio. Questo principio, oltre a garantire le norme concordatarie del
1929, garantirebbe i nuovi accordi SOLO se riguardassero le materie disciplinate dai Patti.
Unaltra tesi che abbandona i principi concordatario e pattizio quella che ritiene che lart.7 garantirebbe,
oltre alle norme dorigine pattizia vigenti nel 47, qualsiasi altro accordo concluso in qualsiasi tempo tra Italia
e Santa Sede. La norma prevede un procedimento automatico di adattamento dellordinamento italiano ai vecchi
e ai nuovi accordi. Lart.7 sarebbe un ordine di esecuzione nellordinamento interno delle norme pattizie.
Alcuni autori considerano lart. 7 come norma sulle fonti del diritto. Seconda questa teoria, nella scala
gerarchica delle leggi, tra le norme costituzionali e le leggi ordinarie ci sarebbe un gradino intermedio occupato
dalle cos dette fonti normative atipiche; queste, pur avendo il valore di leggi ordinarie, resistono
allabrogazione, alla modifica e alla deroga delle norme di legge costituzionali. La legge n. 810 del 1929
(esecutiva dei Patti Lateranensi) sarebbe una fonte atipica. Per cui le norme garantite dallart. 7 non possono
essere abrogate, modificate o derogate da una legge ordinaria, ma allo stesso tempo queste norme non possono
essere in contrasto con le disposizioni costituzionali.
C anche chi ha considerato lart. 7 con riguardo ai suoi effetti sul potere dello stato; la tutela risulta essere
duplice. Infatti, da un lato bisogna tutelare i Patti Lateranensi nellordinamento internazionale; dallaltro lato si
deve tutelare la legge n. 810 del 1929 nellordinamento interno. Per quanto riguarda il primo ambito, lart. 7
avrebbe privato il governo della facolt di denunciare i Patti; invece, per il secondo ambito, lo stesso art. 7 avrebbe
privato il legislatore della competenza di abrogare, modificare o derogare le norme contenute nella legge di esecuzione.

In caso di stravolgimenti delle situazioni previste dai Patti, il governo sarebbe legittimato solo ad intraprendere
delle nuove trattative con la Santa Sede: se queste non portassero ad alcun risultato, il governo avrebbe la
facolt di modificare le norme di origine concordataria con legge costituzionale.
Chi ha affrontato il problema dellinterpretazione dellart. 7 dopo la pronuncia della Corte Costituzionale,
ritiene che tale norma abbia parificato la legge n. 810 del 1929 alle leggi costituzionali; per, gli stessi autori
hanno previsto un procedimentodi decostituzionalizzazione. Questo si verifica quando questa legge, per le
parti toccate da un nuovo accordo, perde la parificazione alle leggi costituzionali: per essere modificata, basta
una legge ordinaria di ratifica e di esecuzione del nuovo accordo tra lItalia e la Santa Sede.
4. LART.7 COST. E I PATTI LATERANENSI NELLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Lintervento della Corte Costituzionale sullinterpretazione dellart. 7 stato molto graduale. Infatti, ha
cominciato a trattare questo problema solo 15 anni dopo la sua entrata in funzione, adottando sempre delle
valutazioni molto generiche. Secondo le prime pronunce della Corte, lart. 7 Cost. non sancisce solo un
generico principio pattizio da far valere solo nella disciplina dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica, ma
contiene un preciso riferimento al Concordato in vigore e, in relazione al contenuto di questo ha prodotto diritto.
Per precisare quale fosse il diritto prodotto dallart. 7, la Corte Costituzionale ha collegato il 2co. dellart. 7
con il 1 co: in questo modo ha evidenziato come pur riconoscendo lindipendenza e la sovranit dello Stato e
della Chiesa, il richiamo ai Patti non ha la forza di negare i principi supremi dellordinamento costituzionale
dello Stato. Quindi, se le norme derivate dai Patti potevano essere dichiarate incostituzionali nel caso in cui
fossero state in contrasto con i principi supremi, significa che lart. 7 aveva prodotto diritto nel senso di
parificare le norme di origine concordataria alle norme poste da leggi costituzionali. Il carattere di norme
parificate a quelle prodotte da leggi costituzionali delle norme derivanti dai Patti, messa in evidenza dalla
sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato inammissibile il referendum proposto per labrogazione
di tali norme, proprio perch la legge di esecuzione dei Patti da considerare protetta e garantita dalla
Costituzione (quindi, non soggetta a referendum). Perci, il diritto positivo vigente considera la legge n. 810
del 1929 protetta alla stregua di una legge costituzionale.
Lequiparazione della legge di esecuzione dei Patti alle leggi costituzionali fa si che le norme di essa possano
derogare, quando rispettino i principi supremi, le norme della Cost. formale, ma tali deroghe sollevano
notevoli perplessit per la difficolt di cogliere il confine tra principi supremi e non supremi dellordinamento.
Per quanto riguarda lindividuazione delle norme di legge protette dallart. 7 cost., la Corte si dimostrata
al quanto indecisa ed oscillante. Inizialmente (71) la corte considerava protette non solo le norme di origine
concordataria introdotte dalla legge di esecuzione n. 810 del 1929, ma anche quelle dirette ad indicare una
delle tante applicazioni possibili delle norme che erano state cos adattate. In una successiva sentenza (77), la
Corte tenne a precisare che lart. 7 Cost. protegge solo la legge n. 810 del 1929, mentre le leggi di applicazione
erano comuni leggi ordinarie (che potevano risultare illegittime per contrasto con le norme costituzionali).
Dopo lentrata in vigore degli Accordi del 18 Febbraio e del 15 Novembre del 1984, che hanno abrogato il
Concordato del 1929, la garanzia offerta dallart. 7 Cost. dovrebbe essere limitata al Trattato del Luterano
(lunico protocollo superstite dei Patti del 1929); invece, la Corte Costituzionale sembra presupporre che lart.
7 garantisca anche i nuovi Accordi.
5. GLI ACCORDI DEL 18 FEBBRAIO E DEL 15 NOVEMBRE 1984 E LA COSTITUZIONE
Questi Accordi (e le leggi che ad essi hanno dato esecuzione) hanno avuto un effetto molto pi ampio di una
semplice modificazione, in quanto essi hanno abrogato tutte le norme del vecchio Concordato del 1929 e della
legge che lha eseguito. Quindi risulta fuori di dubbio che il Concordato sia stato solamente modificato.
Comunque, sia che i nuovi trattati si considerino una modificazione o una totale sostituzione dei vecchi
accordi, comunque da escludere che le leggi di esecuzione n. 121 e n. 206 del 1985 e gli accordi cui esse si
riferiscono siano garantiti dallart. 7 Cost.

Chi invece afferma la tesi opposta si basa su questa considerazione: se ai nuovi Accordi riguardanti la Chiesa
cattolica e alle nuove leggi di esecuzione di tali accordi non viene riconosciuta la garanzia dellart. 7 Cost.,
sarebbe riservato un trattamento deteriore rispetto a quello previsto dallart. 8, 3 comma Cost. per le intese con
le altre confessioni, le cui leggi di approvazione sono sempre e in ogni caso garantite da tale norma.
Considerazioni Critiche
Se indubbio il fondamento equitativo di tale tendenza, tuttavia essa si scontra con il testo inequivocabile
dellart. 7 cpv. Cost., che tutela solo ed esclusivamente i Patti lateranensi. In proposito occorre ricordare
che, proprio quando si accetti la tesi, seguita dalla Corte costituzionale, per la quale le norme di
esecuzione dei Patti lateranensi (l. n. .810 del 1929) sarebbero state parificate dallart. 7 cpv. Cost.
alle norme poste da leggi costituzionali, sembra sia fatale escludere che le leggi di ratifica ed esecuzione
dei nuovi accordi - l.l. n.121, n. 206 e n. 222 del 1985 - rientrino nella garanzia offerta da tale norma
costituzionale. Invero, il procedimento di decostituzionalizzazione della l. n. 810 del 1929, previsto
dallart. 7 cpv. Cost. ha leffetto, in presenza di un accordo con la Santa Sede, di degradare le
norme poste da quella legge dalla posizione di norme parificate a norme di una legge costituzionale alla
posizione subalterna di norme di legge ordinaria. La conseguenza che, una volta attivato il meccanismo
previsto dalla seconda parte dellart. 7 cpv. Cost., la legge ordinaria di ratifica ed esecuzione del nuovo
accordo abroga le norme degradate. Ma le nuove norme abrogatrici sono e restano norme di legge
ordinaria, suscettibili, perci, di essere modificate da successive norme di legge ordinaria. Si tratta di un
fenomeno analogo a quello della delegificazione.
Peraltro, negando che lart.. 7 cpv. Cost. garantisca le leggi di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione
degli Accordi del 1984; non mancano vie per riconoscere lesistenza di una garanzia costituzionale derivante
da altri principi dellordinamento.
In primo luogo si pu pensare alla tesi che lart. 7 cpv. Cost. garantisca anche i nuovi Accordi, in quanto,
secondo unautorevole opinione, detta norma garantirebbe non qualsiasi nuovo accordo, bens solo quei nuovi
accordi che riguardassero materie gi disciplinate dai Patti del 1929.
In codesta prospettiva la garanzia costituzionale riguarda non la generalit dei rapporti fra
lo Stato e la Santa Sede, che siano formalizzati in accordi, bens solo i rapporti concernenti le materie gi
disciplinate dai Patti anzidetti. Ma se la garanzia, per questo verso, pu sembrare limitata, essa diventa problematica nel
momento in cui linterprete voglia determinare lestensione delle materie pattizie che sarebbero garantite dalla
Costituzione. evidente che, ponendosi su questa via, linterprete si allontana da un esame obiettivo delle fonti, per
abbandonarsi a scelte ampiamente discrezionali, che non agevolano la certezza del diritto.
In secondo luogo, occorre tener presente che gli accordi fra Stato e la Santa Sede sono parificabili ai trattati
internazionali, sicch risultano garantiti dellart. 10 Cost., ove si ritenga, in contrasto con una parte della
dottrina internazionalistica, che ta le disposizione, costituzionalizzando le norme di diritto internazionale
generalmente riconosciute, abbia costituzionalizzato, fra laltro, il principio pacta sunt servanda, ponendo
sotto la garanzia di esso gli accordi internazionali resi esecutivi nell'ordinamento italiano.
Accettando. questa tesi gli Accordi del 1984 sono garantiti non dall'art. 7 Cost., ma dal successivo art. 10.
D'altronde, possibile pensare .che i rapporti fondamentali tra Stato e Chiesa, quando siano disciplinati da
accordi con la Santa Sede, attengano alla materia costituzionale, a prescindere dalla previsione del vigente
art. 7 Cost., con riferimento ai principi supremi dell'ordinamento costituzionale, ossia alla Cost. in senso materiale.
Perci, ove si ritenga che, in forza dell'art. 10 Cost. ovvero al livello della costituzione materiale, i
rapporti fra Stato e Chiesa cattolica appartengano alla materia costituzionale, da ci stesso discende la
conseguenza che gli accordi, stipulati fra le due parti e resi esecutivi nell'ordinamento dello Stato, sono
garantiti dalla Costituzione nei confronti delle leggi ordinarie che avessero l'effetto di modificare,
derogare o abrogare le norme di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione di codesti accordi.
Occorre, peraltro, avvertire che l'ordinamento vigente sembra orientarsi nel senso che l'art. 7 cpv.
Cost. garantisca anche gli Accordi del 1984.Infatti, la Corte costituzionale con le sentenze 12 aprile 1989, n. 203,
e 14 gennaio 1991, n. 13, ha affrontato questioni di legittimit riguardanti norme di esecuzione dell'Accordo del 18 febbraio
1984 (l. n. 121 del 1985), e che il giudizio di legittimit delle norme contestate potesse essere espresso non con riferimento
a qualsiasi norma costituzionale, ma solo avvalendosi del parametro dei principi supremi dell'ordinamento:costituzionale.
Un parametro che utilizzato dalla Corte per giudicare della legittimit costituzionale delle norme di legge costituzionale
ed equiparate.

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