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I.

Introduzione

Dedico la mia tesi al tema dellumorismo nellopera di Italo Svevo. Intendo con lumorismo
non un fenomeno nel senso strettamente pirandelliano, ma come una caratteristica dellopera
sveviana, soprattutto della Coscienza di Zeno, una caratteristica che abbraccia tutti i generi
umoristici compreso il comico, lironia, la parodia, larguzia, il motto di spirito ed altri, non
trascurando per le distinzioni fra questi. Presto particolare attenzione allanalisi
e al significato del riso nella Coscienza di Zeno e cerco di rintracciare in questopera indizi
delle somiglianze (possibili ispirazioni o intuizioni che fossero) con alcune opere
fondamentali sullumorismo circolanti in Europa nel periodo. Purtroppo ci mancano
testimonianze esplicite riguardanti le letture di Svevo1, nonostante ci in alcuni casi
i collegamenti si possono ricostruire o almeno supporre.
Osservo limportanza dellumorismo per la generazione del personaggio sveviano.
Dedico una parte speciale al collegamento di Svevo con la tradizione ebraica o yiddish, dove
ho trovato somiglianze degne di particolare attenzione. Per motivi di spazio ometto quasi
completamente le ispirazioni anglosassoni, nonostante il loro rilievo nella sua prima
formazione (Lawrence Sterne, Jonathan Swift), oppure tedesche del periodo degli studi in
Baviera (Jean Paul Richter, Heinrich Heine).
Nella parte introduttiva riassumo le opere teoriche sullargomento in questione
pubblicate nel periodo tra la fine del 800 e linizio del secolo successivo. Si tratta di saggi
di Luigi Pirandello, Henry Bergson e Sigmund Freud. Serviranno per unulteriore analisi
dellopera sveviana, con particolare attenzione alla Coscienza di Zeno (1923), il lavoro
umoristico di Svevo per eccellenza.
Nella parte riguardante lumorismo yiddish cercher di individuare alcune
caratteristiche dellumorismo ebraico e di vedere quali potrebbero essere i collegamenti
dellebraismo con la vita di Italo Svevo.
Segue la parte centrale analisi dellopera di Svevo. Per capire lumorismo del suo
capolavoro bisogna soffermarsi, anche se brevemente, sulle opere precedenti sui romanzi
Una vita (1892) e Senilit (1898). Nel discorso sullo shlemiel, linetto e lantieroe ebraico,
ritorna il tema dellumorismo yiddish. Merita anche una breve escursione il rapporto di Svevo
con la psicanalisi, la quale sar al centro dellattenzione nella Coscienza.
1

La biblioteca di Svevo in villa Veneziani a Trieste fin inghiottita dalle fiamme durante i bombardamenti
della seconda guerra mondiale. Nemmeno nel materiale autobiografico si trovano accenni affidabili alle letture,
soprattutto quelle di Freud, come si vedr pi avanti.

La mia tesi in particolare presenta un paragone fra lumorismo della Coscienza


di Zeno e lumorismo ebraico delle storielle e dei witz popolari. Un interessante collegamento
si crea anche misurando questopera con Il riso di Bergson e con Il motto di spirito e la sua
relazione con linconscio e La psicopatologia della vita quotidiana di Freud. La conclusione
riassume e conferma le nozioni acquisite.

II.

Le

ricerche

sullumorismo

cavallo

fra

secoli

diciannovesimo e ventesimo

1. Lumorismo di Pirandello: il sentimento del contrario


Nel 1909, e quindi nel periodo in cui Ettore Schmitz commerciante aveva eliminato dalla sua
vita quella ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura 2, Pirandello scrive il suo saggio
Lumorismo.
Pirandello fornisce unexcursus nella tradizione letteraria dagli antichi fino
ai romantici e veristi. Non crede affatto che lumorismo sia una privilegio di un certo popolo
oppure di unepoca. Descrive il fenomeno come frutto di una specialissima disposizione
naturale, dun intimo processo psicologico. Lartista o umorista in senso stretto secondo lui
smaschera le false vanit, le illusioni che la societ si fa di s. La sua concezione dellanima
istintiva, bestia originaria acquattata in fondo di ciascuno di noi nei confronti dellanima
morale molto vicina a quella di Freud sulle pulsioni dellEs (il flusso dellinconscio)
ostacolati dal Super-io (la censura morale). Lumorista secondo Pirandello rappresenta
il ribelle dellepoca, uno che trova il coraggio di vedere il mondo propriamente nudo [] per
cos dire in camicia. Lumorista scompone, fa vedere le incongruenze, mentre uno scrittore
drammatico o epico compone un carattere eroico. Lumorista non riconosce eroi.
Il comico nella sua concezione rappresenta solo il primo passo verso lumorismo l
avvertimento del contrario che si trasforma nellumorismo solo quando avvertiamo dentro di
noi il sentimento come piet o empatia. Don Abbondio dei Promessi sposi pu apparire
comico fin quando non sopravvenga la riflessione che ci porta a provare certe simpatie
nei confronti del povero prete.
Pirandello non dedica molto spazio ad altri generi della letteratura che suscitano
il (sor)riso. Lironia per lui semplicemente una figura retorica, una contraddizione, seppure
fittizia, tra quel che si dice e quel che si vuole sia inteso. Lironia, soprattutto quella
romantica, serve a indicare che lo scrittore non perde la coscienza della irrealt delle sue
creazioni, a conservare il contrasto tra ideale e reale.

Noto questo diario della mia vita di questi ultimi anni senza propormi assolutamente di pubblicarlo. Io,
a quest'ora e definitivamente ho eliminato dalla mia vita quella ridicola e dannosa cosa che si chiama
letteratura. Io voglio soltanto attraverso a queste pagine arrivare a capirmi meglio. L'abitudine mia e di tutti gli
impotenti di non saper pensare che con la penna alla mano (come se il pensiero non fosse pi utile
e necessario al momento dell'azione) mi obbliga a questo sacrificio. Dunque ancora una volta, grezzo e rigido
strumento, la penna m'aiuter ad arrivare al fondo tanto complesso del mio essere. Poi la getter per sempre
e voglio saper abituarmi a pensare nell'attitudine stessa dell'azione: In corsa fuggendo da un nemico
o perseguitandolo, il pugno alzato per colpire o per parare. (Svevo 1968, Pagine di diario e sparse, dicembre
1902 (il solo di quell'anno), p. 818).

Lumorismo per Pirandello dunque non affonda le sue radici nella comicit, ma
nella sofferenza, il riso amaro di chi sa che il mondo fatto diversamente dalle apparenze.

2. Il comico di Bergson: la distratta meccanizzazione della vita 3


Come abbiamo gi osservato, non abbiamo prove soddisfacenti che testimonino le letture
di Svevo. Nonostante ci non improbabile che Svevo abbia almeno sfiorato il testo
di Bergson, uno di quegli articoli che al tempo circolavano in tutta lEuropa. Linnato spirito
ironico di Svevo e linclinazione allumorismo non si sarebbe fatto sfuggire un saggio di tale
importanza che venne apprezzato e citato varie volte nellopera dello stesso Freud 4, la cui
influenza sullo Svevo maturo nessuno ormai osa mettere in dubbio. Anche un osservatore
meno minuzioso avrebbe trovato dei legami degni dattenzione fra il libro teorico di Bergson
Il riso, uscito per la prima volta nel 1899, e La coscienza di Zeno.
Il comico per il filosofo Bergson rappresenta un fenomeno umano e sociale. Il maggior
nemico del riso , similmente come per Pirandello, lemozione, bisogna anestetizzare
il cuore per poter ridere. Per Bergson ridiamo soprattutto quando qualcuno fa qualcosa
involontariamente, quando assomiglia ad un automa o quando distratto. il meccanismo
su cui si basa la teoria freudiana dellinconscio opposto alla volont conscia delluomo.
Secondo Bergson la societ esige elasticit di corpo e di spirito. Essa punisce con il riso, che
nasconde un qualcosa di malizioso, ogni inadattabilit o difetto (deformit, malattie,
infermit, follia). La rigidit comica e il riso ne rappresenta il castigo, la correzione.
Bergson analizza vari generi di riso il riso della caricatura, quello della parodia,
quello dei gesti, quello dei movimenti, quello delle parole. Per tutti i casi vale il fatto che
il riso scaturisce da unidea di qualcosa di meccanico che viene applicato al vivente. Ridiamo
degli individui somiglianti a marionette e fantocci, a uno che rimane chiuso nel proprio
mondo per il suo carattere sognatore e distratto. Il comico prototipo di un incorreggibile
sognatore che crede nelle proprie invenzioni per Bergson incarnato da Don Chisciotte
di Miguel de Cervantes.
Un altro modo del comico descritto da Bergson come un procedimento meccanico
sovrapposto ad un corpo vivente. il caso quando lanima si mostra contrariata dai bisogni
del corpo. Lattenzione dello spettatore viene attirata dalla fisicit del personaggio o dellidea,
3
4

Bergson, Henry: Il riso. Saggio sul significato del comico, Laterza&Figli Spa, Roma-Bari, 1982.
Il motto di spirito e la sua relazione sullinconscio.

anzich dalla sua morale. Lasciarsi trascinare a dire quel che non si voleva dire, o fare quel
che non si voleva fare, ecco un esempio del gioco fra il conscio e linconscio che per Freud
rappresenta lessenziale di tutti i procedimenti mentali5.
La commedia costituisce un gioco che imita la vita, unillusione della vita ed evoca
la sensazione di un ordine meccanico. Questidea del riso come un gioco piacevole viene
sviluppata in seguito da Freud. Bergson menziona alcuni tipi di meccanismi, cui d il nome
di un gioco bambinesco, i quali hanno il potere di farci ridere: il diavolo a molla, il fantoccio
con le cordicelle o la palla di neve. Presenta anche tre procedimenti su cui si basa il gioco
del comico: la ripetizione, linversione e linterferenza delle serie.
Lassurdit comica della stessa natura di quella dei sogni, rappresenta
un rilassamento generale delle regole del ragionamento (che in Freud diventa il piacere
della libido) . Dal punto di vista di Bergson lassurdit comica per il fatto che il gioco
di parole svela una distrazione momentanea del linguaggio.
La parodia pu avere due forme: la trasposizione dallalto in basso, cio
la degradazione; e viceversa dal basso in alto, lesagerazione. Anche lestensione
del linguaggio degli affari alle relazioni mondane oppure lindurimento professionale, come
per esempio nel caso del medico, hanno un effetto comico.
Per Bergson il riso suscitato da tre cose fondamentali: dallinsociabilit
del personaggio, dallinsensibilit dello spettatore e dallautomatismo. Il riso rappresenta
il mezzo di correzione attraverso il quale la societ si vendica delle libert che noi ci
prendiamo con essa.
Il personaggio comico spesso un personaggio con il quale cominciamo
a simpatizzare. E infine lassurdit comica ci invita a riposare e aumentare il piacere.

3. Il riso e la psicanalisi

Vedi la Psicopatologia della vita quotidiana.

Non sappiamo con certezza nemmeno nel caso di Freud quali suoi libri e in che periodo
venissero letti da Svevo6. La conoscenza, almeno parziale, della dottrina freudiana prima
della stesura della Coscienza di Zeno, non pu per venire messa in dubbio. Sar
fondamentale soprattutto per lanalisi del suo capolavoro conoscere la Psicopatologia della
vita quotidiana (1901). Il motto di spirito e la sua relazione con linconscio (1905) fornisce
inoltre unanalisi dettagliata dei motivi del riso, una divisione dei witz7 e numerosi esempi dei
motti di spirito, di arguzie e di storielle, spesso di origine ebraica.

3. 1. La sentenza di Freud: il motto di spirito come risparmio


del dispendio psichico8
In questo saggio pubblicato per la prima volta nel 1905 Freud offre una classificazione
dei motti di spirito e in seguito la loro psicogenesi. Gi allinizio afferma la somiglianza
del procedimento del motto di spirito con quello del sogno (meccanismo dellopposto,
dello spostamento, della combinazione o della contaminazione).
Freud distingue i motti di spirito innocenti da quelli tendenziosi. Poi divide gli ultimi
in motti di spirito di denudazione o osceni, quelli aggressivi (ostili), quelli cinici (o blasfemi)
e quelli scettici. Il motto di spirito quindi o sta semplicemente per se stesso (motto di spirito
innocente) o ha degli scopi (motto di spirito tendenzioso). Il motto di spirito serve nel secondo
caso per esibirsi, guadagnare lattenzione, come liberazione dallautorit (contro istituzioni
come il matrimonio, contro le costrizioni di vario genere), o anche per umiliare lavversario.
In ambedue categorie si tratta di un tipo di risparmio del dispendio dellenergia mentale.
Luomo secondo Freud un instancabile ricercatore del piacere e il piacere dei motti
di spirito tendenziosi consiste nello scioglimento dellingorgo psichico o di una costrizione
esterna o interna. Il profitto di piacere corrisponde al dispendio psichico che si
risparmiato9. Anche nei motti di spirito non tendenziosi, come per esempio i giochi di parole
con uso molteplice di una parola, assurdi, omofonie etc. il piacere deriva dal riconoscimento
del familiare, dal corto circuito del pensiero che si liberato dallimpiego dellenergia.

Come gi accennato prima, la sua biblioteca fu distrutta durante la guerra. A proposito del collegamento SvevoFreud abbiamo solo accenni molto vaghi. Le riporto nel capitolo dedicato al rapporto di Svevo con la psicanalisi.
7
Witz un termine tedesco usato da Freud, il quale si usa a Trieste ancora oggi. Il corrispondente italiano
ovviamente motto di spirito.
8
Freud, Sigmund: Il motto di spirito e la sua relazione con linconscio. Newton Compton editori, Roma, 1976.
9
Freud (1976) p. 126.

10

Freud presta una particolare attenzione allanalisi degli aneddoti ebraici che esprimono
spesso unautocritica - critica ribelle contro se stesso, oppure [] contro qualcuno con cui
il soggetto ha a che fare unentit collettiva (la nazione del soggetto stesso, per esempio).
Sottolinea la differenza dei motti di spirito fatti dagli ebrei contro gli ebrei e i motti di spirito
di stampo razzista. Mentre nel primo caso le qualit negative dellebreo (lavarizia per
esempio) sono collegate anche con quelle buone (per esempio il dare lelemosina al povero
secondo lobbligo della Legge), nel secondo caso viene sottolineato solamente il lato negativo
(storie solamente buffe o derisioni brutali). Ci che determina la partecipazione degli ebrei
nella generazione dei motti di spirito sembra essere il fatto che laggressione diretta
piuttosto difficile ed resa possibile solo attraverso un giro di parole.
Unaltra cosa in comune fra il sogno e il motto di spirito sarebbe quindi il fatto
di superare linibizione della censura10 con la differenza che il sogno la funzione psichica
asociale, invece il motto di spirito la pi sociale di tutte le funzioni psichiche che mirano
ad un certo piacere11. I sogni rappresentano per Freud una fuga da ci che non piacevole,
i motti di spirito mirano al raggiungimento del piacere.
Per quanto riguarda il comico e la sua relazione con il motto di spirito, Freud afferma
che un motto di spirito si crea, il comico si trova 12 e che per vivere il comico bastano due
persone, un motto di spirito ne esige di solito tre. Trovare qualcosa comico vuol dire
sbarazzarsi della piet che potrebbe avvicinarci alloggetto del comico. Una persona ci
appare comica se paragonata a noi stessi, compie un dispendio eccessivo nelle sue funzioni
fisiche ed un dispendio troppo ridotto in quelle mentali [] in entrambi i casi il nostro riso
esprime un piacevole senso di superiorit che proviamo nei suoi confronti 13. Nel caso
opposto, cio se il dispendio psichico di una persona superiore o quello fisico inferiore
al nostro, proviamo stupore o ammirazione. Anche provocando intenzionalmente la comicit o
prendendo in giro se stessi si pu ottenere lammirazione degli altri. Il senso di superiorit
non nasce nellaltra persona se questa sa che uno sta solo recitando14.
A differenza di Pirandello lo humour considerato da Freud un qualcosa privo
di emozione seria, anzi, come un processo difensivo nei confronti di piet, rabbia, dolore,
tenerezza etc. Il piacere umoristico nasce dallaver evitato unemozione15.

10

Ivi, p. 173.
Ivi, p. 186.
12
Ivi, 188.
13
Ivi, p. 202.
14
Ivi, p. 205.
15
Ivi, p. 238.
11

11

Lironia inserita da Freud fra le tecniche di rappresentazione per contrario ed


considerata una sottospecie di comicit. Lessenza dellironia, cos come per Pirandello, sta
nel dire lopposto di ci che si intende comunicare allaltra persona [] facendole capire
[] che si vuole intendere proprio il contrario di quanto si dice. Lironia si usa solo nei casi
in cui laltra persona pronta a sentire lopposto e cos lironia anche esposta al rischio
di non essere capita. Rende per possibile evitare prontamente le difficolt dellespressione
diretta (nel caso delle invettive, per esempio).
La tesi di Freud sul riso, in concordanza con lidea delluomo come egoista
e ricercatore del piacere, possiamo riassumerla come risparmio del dispendio psichico che ci
fa ritornare nel periodo dinfanzia, quando il dispendio dellattivit mentale era minore. Il
piacere del motto di spirito deriva da un risparmio nel dispendio dellinibizione, il piacere
della comicit da un risparmio nel dispendio rappresentativo (o di investimento) ed il piacere
dello humour da un risparmio nel dispendio del sentimento.

3. 2. La psicopatologia della vita quotidiana: Guida nellinconscio


attraverso le interpretazioni di lapsus16
Il saggio di Freud pubblicato nel 1901, solo due anni dopo di Linterpretazione dei sogni, ci
fornisce una chiave per interpretare vari passaggi della Coscienza di Zeno. Parla
della rimozione dei contenuti sgradevoli della coscienza e ha interessi di minima portata
patologica, di maggior frequenza comune e quotidiana. Non tratta direttamente del riso, per
rimane in collegamento molto stretto con esso, come vedremo pi avanti.
Il libro presenta sorprendentemente poca teoria e al contrario molti esempi pratici
(propri dellautore, dei suoi amici e pazienti) per quanto riguarda dimenticanze, ricordi
di copertura, lapsus linguae, lapsus di lettura o scrittura, sbadataggini, atti mancati e atti
sintomatici, errori e anche credenze e superstizioni. Lidea principale quella che
le intenzioni inconsce cercano di liberarsi proprio attraverso questi meccanismi. Tutti
i fenomeni in questione si riferiscono a materiale psichico non completamente represso e che,
bench rimosso dalla coscienza, ha ancora la possibilit di manifestarsi ed esprimersi17.
Possiamo dimenticare un nome per rivalit, ostilit o sgradevolezza delle esperienze
e delle associazioni. La deformazione del nome indica il disprezzo. I ricordi dinfanzia
16

Freud, Sigmund: Psicopatologia della vita quotidiana. Newton Compton Editori, Roma, 1971, p. 269.

17

12

di solito subiscono deformazioni e presentano omissioni e falsit. La dimenticanza


di impressioni e propositi ha la stessa motivazione di quella dei nomi: di rimuovere
una sensazione spiacevole. Listinto di abbandonare le sensazioni sgradevoli corrisponde
al riflesso della fuga dagli stimoli dolorosi.
Freud nota parecchi casi (comprese le proprie esperienze) in cui legoismo delluomo
con avidit e avarizia innata sta in fondo ai lapsus. Anche negli uomini considerati
onestissimi, si scoprono facilmente i segni di un dubbio comportamento nei riguardi
del denaro e della propriet. Lavidit primitiva del lattante che cerca di impadronirsi di tutti
gli oggetti (per metterseli in bocca) non scompare del tutto, in linea generale, sotto linfluenza
della cultura e delleducazione.
I

pensieri

repressi

possono

essere

rivelati

anche

attraverso

sbadataggini,

frequentemente presenti anche nelle tradizioni popolari (per esempio il sacrificio


di un oggetto che si elimina, dimentica o rompe come per caso) o attraverso i disturbi
dellequilibrio del corpo o balbettio. La perdita di un oggetto svela unavversione verso
il donatore e anche altri atti sintomatici o errori ci danno la possibilit di conoscere la vita
psichica intima delluomo. La forza psichica dellodio maggiore di quanto si creda.18
C in noi la tendenza comune a non considerare il caso come tale, ma
ad interpretarlo19. In ci la patologia quotidiana sincontra con la patologia dei paranoici.
Uno dei tratti dei paranoici che essi attribuiscono unimportanza enorme ai particolari pi
insignificanti del comportamento altrui [] [il paranoico] proietta probabilmente nella vita
psichica altrui la sua vita inconscia20. E ancora [] la superstizione originata da impulsi
repressi, di carattere ostile e crudele. La superstizione significa soprattutto attesa di
una disgrazia, e chi si augura spesso il male altrui, riuscendo, per, sotto la spinta
delleducazione, a rimuovere tale desiderio, sar portato a vivere nel timore continuo di
una disgrazia che lo punisca per la sua cattiveria inconscia21.
Anche il meccanismo degli atti mancati (cio delle omissioni di azioni che sembrano
puramente casuali) e accidentali viene paragonato al meccanismo della formazione dei sogni.
Egoismo, gelosia, ostilit, e tutti i sentimenti e gli impulsi compressi dalleducazione morale
si esprimono nellatto mancato, per manifestare in qualche modo la loro forza incontestabile,
ma non riconosciuta dalle istanze psichiche superiori22.
18

Freud (1971), p. 214.


Ivi, p. 252.
20
Ivi, p. 249.
21
Ivi, p. 253.
22
Ivi, p. 266.
19

13

La differenza fra il lapsus divertente e un motto di spirito sta nel carattere inconscio
del primo e intenzione conscia che provoca il secondo. La maggior parte degli atti descritti
sopra li consideriamo comici (o umoristici) proprio per la loro natura inconscia che tradisce
la nostra volont conscia. Detto con le parole di Bergson ridiamo della distrazione,
della meccanizzazione delloggetto della nostra ilarit (o del sorriso) servo delle emozioni
e stati danimo inconsci. Detto invece con le parole di Freud ridiamo per il piacere di aver
risparmiato energia e per la sensazione di una certa superiorit nei confronti dellaltro.

4. Riassunto Pirandello Bergson Freud


Cerchiamo di mettere a confronto gli esiti della ricerca dei tre grandi pensatori a cavallo fra l
800 e il 900 ai quali si accennato. Il riso per Bergson rappresenta un fenomeno sociale, una
correzione delle difformit, per Freud una fonte individuale del piacere per aver risparmiato
la propria energia. Sembra che le teorie di Freud e Pirandello sullumorismo in un certo punto
si contraddicano, essendo ambedue concentrate sullimportanza del sentimento. Per Pirandello
esiste prima il comico (avvertimento del contrario) a cui sopraggiunge il sentimento per
trasformare il comico nel pi amaro, sofferente umorismo (sentimento del contrario). Per
Freud viceversa, bisogna eliminare il sentimento per gioire completamente dello humour.
Anche il comico di Bergson consiste nellanestesia del cuore.
Insomma per noi comica lidea della persona che sembra una marionetta
o un automa. Ridiamo della sua insociabilit e della sua opposizione alle fluttuazioni
della vita. divertente anche limmagine di una persona che si fa guidare dal suo inconscio
nei cui confronti proviamo una sensazione di superiorit. Al contrario uno che coscientemente
provoca in noi il riso suscita ammirazione. Il sentimento rappresenta un ostacolo per
il concetto di riso in Bergson e in Freud, per Pirandello costituisce una parte di esso. Vedremo
pi avanti quali tecniche user Svevo per creare il suo personaggio e le situazioni. Segue ora
un capitolo sulla storia dellumorismo ebraico o yiddish.

III. Umorismo ebraico yiddish

Anche se unindagine approfondita sulla tradizione umoristica ebraica non lo scopo


della mia tesi, mi sembra giustificato unexcursus nel mondo che doveva aver lasciato tracce,
almeno da giovane, in Ettore (Aron detto Hector) Schmitz, ebreo da parte di entrambi

14

i genitori23, che ebbe una prima educazione ebraica e il quale si sceglier uno pseudonimo
(alla maniera tipicamente ebraica) per la sua carriera letteraria. Non vorrei nemmeno
esagerare limportanza degli influssi della tradizione yiddish sullo scrittore cresciuto
in una famiglia di quasi assimilati nella societ borghese triestina della seconda met
dell800. Nonostante l(auto)ironia non sia un privilegio degli ebrei, nellopera di Ettore
Schmitz si fa sentire una vena diversa da quella pirandelliana, un umorismo molto sottile,
acuto, sofferente e saggio allo stesso tempo, un riso che mi sembra si possa ricondurre
alla condizione particolare dell ebreo errante.
discutibile anche la tendenza di separare lumorismo ebraico dal resto
delle tradizioni umoristiche del mondo, cio stabilire precisamente dove comincia e dove
finisce linfluenza del pensiero ebraico. Nonostante ci mi chiedo: Dove stanno le specificit
del modo di ridere dellebreo?

1. Le caratteristiche e levolversi del riso ebraico


Le radici dellumorismo ebraico vanno cercate nelle storie della Torah. Secondo questa,
il primo che rise fu Abramo, ormai centenario, allannuncio dellArcangelo che sua moglie
Sara allet di novantanni dovesse partorire il suo primo figlio. Il miracolo savver e il figlio
prese il nome di Isacco (in ebraico Colui che rise)24.
Lumorismo ashkenazita, cio della Ostjudentum, lumorismo yiddish, prende
lo spunto dalla Bibbia stessa, da norme e indicazioni del Talmud (leggi e interpretazione
della Torah), dalla Mishnah (leggi e precetti, codice dei comportamenti) e dai Midrashim
(i racconti sapienziali, la parte narrativa del commentario) per costruire motti di spirito
dissacranti, storielle e proverbi popolari. un umorismo basato sul religioso, contro la rigidit
e a volte lassurdit di precetti, contro i rabbini santi, contro la stupidit della gente. Dio ride
ed essendosi sconsideratamente eletti come suo popolo, gli ebrei non possono che ridere
di loro stessi.25 Il Dio ebraico un Dio con cui si discute e con cui si ride. Lumorismo
(come il pensiero in generale) ebraico ha lo scopo di attaccare larroganza delle certezze,
di porre continuamente domande. Lumorismo ebraico appartiene ad una forma mentis
23

Allegra Moravia e Francesco Schmitz.


Flkel (1988, p. 5) cita una redazione di Genesi (Gen 21, 6): Allora Sara disse: Dio mi ha dato motivo
di lieto riso, chiunque lo sapr sorrider di me. E commenta: V pena, unita a unironia attiva, a uno stato
di precoscienza, mentre il riso agisce da schermo e da travestimento.
25
Ovadia (1998), p. 17.
24

15

irriducibilmente anti-idolatrica. La sua ambizione quella di smascherare la violenza


del pregiudizio e di sculacciare la stupidit del mondo.26
Hershel da Ostropol, fra la fine del 700 e linizio dell800 girovago nellUcraina,
Bessarabia e Galizia, narratore di storielle e mimo giullare, divenne un punto di riferimento,
un caposcuola della tradizione yiddish. Conoscitore degli angoli pi muniti e schermati
dellanimo umano [], in fondo [] introdusse la Haskalah27, lilluminismo ebraico, a cui
erano legati i grandi iniziatori del filone satirico-umoristico della cultura ost-jdisch, Mendele
Moyker Sforim (Mendele, il libraio) e Sholem Aleykem, autore del famoso Tevye, il lattaio. Il
Premio Nobel Isaac Bashevis Singer divenne rappresentante della tradizione yiddish negli
Stati Uniti. Nellambito del film e dello spettacolo fra gli autori ispirati dallumorismo yiddish
ricordiamo Philip Roth, i fratelli Marx e Woody Allen.

2. Temi dellumorismo ebraico


I bersagli che prende di mira lumorismo yiddish e che noi possiamo conoscere attraverso
i witz (battute, motti di spirito) e le storielle raccolte in vari volumi28, sono multipli.
Come gi accennato prima, uno dei generi preferiti appunto lumorismo divino,
come testimoniano numerose storielle sullavvento del Messia improponibile. Nella tradizione
ebraica si ride dei ricchi, dei poveri, dei pogrom, della morte, del rapporto madre/padre-figlio,
delle mogli, delle madri (le classiche yiddishe mame), del sionismo, del comunismo
o della psicanalisi, la cura inventata da un ebreo, diffusa e allo stesso tempo irrisa dagli altri
ebrei29.
La vita dello shetl, la citt degli Ost-juden prima dei pogrom, con i suoi personaggi si
rianima appunto nelle storielle. Ecco alcuni personaggi tipici della tradizione umoristica
26

Ivi, p. 12.
Flkel (1988), p. 18.
28
Le raccolte di Ferruccio Flkel sono due Storielle ebraiche e Nuove storielle ebraiche. Altra raccolta fu
tradotta e curata da Moni Ovadia (Cos giovane e gia ebreo, M. A. Quaknin D. Rotnemer) e altri volumi furono
raccolti proprio da Ovadia, come per esempio quelle da me utilizzate (Lebreo che ride o Perch no?).
29
Freud e i suoi primi discepoli compreso Edoardo Weiss, terapeuta a Trieste e conoscente di Svevo, erano
di origine ebraica.
[] quasi tutti i triestini che si appassionavano alla psicanalisi in quegli anni, erano ebrei o mezzi ebrei
(Voghera, p. 4).
La talking cure, la cura con le parole, che fu allorigine della scoperta della psicanalisi, una traduzione
perfetta di questo annunciato talmudico: La guarigione consiste nello sciogliere i nodi della bocca. Lo
psicanalista stato immediatamente accolto dagli ebrei come uno di loro, tanto che alcuni credevano che
psychoanalist significasse dottore in inglese. Ma sono stati gli stessi ebrei a ridere della psicanalisi.
(Quaknin, p. 123).
27

16

yiddish: lo shlemiel (lo sfigato), lo shlimazl (lo scarognato), lo shnorrer (laccattone,


scroccone), il batlen (il cantastorie, lo sfaccendato) e lo shadchen (il sensale dei matrimoni).
Dopo luscita dallo shtetl come conseguenza dellilluminismo ebraico, che mirava
allemancipazione e allassimilazione degli ebrei, nellumorismo sottolineava soprattutto le
vane e spesso molto ridicole tendenze alla completa assimilazione, sul cambio del nome e
cambio completo didentit. Sono frequenti anche i witz sulle teorie freudiane o marxiste.
La filosofia della narrativa ebraica, folta di personaggi derivati dalla Bibbia e dagli altri scritti, legatissima
al terreno e al quotidiano, si risolve appieno nellarguzia e nella malizia di ridere o di sorridere: ma non soltanto
della realt del popolo di Israele, anche di ci che sta sopra nei cieli pieni di angeli buoni e cattivi, o di quanto
sta sotto che, non evidente, purtuttavia esiste.30

3. 1. Svevo ebreo
Nonostante la riluttanza e lambiguit di Svevo davanti al tema dellebraismo, soprattutto nei
suoi scritti destinati alla pubblicazione31, i critici, soprattutto quegli ebrei, riconoscono in lui
una matrice psicologica comune ad altri ebrei semi-assimilati delloccidente. Secondo Giorgio
Voghera32 proprio lanalisi spietata, disincantata e a volte cinica di se stesso e degli altri che
permette giudicare Svevo come uno di loro. un fatto di storia che gli ebrei svilupparono
dentro di s lautocontrollo e labitudine di giudicare il prossimo senza farsi illusioni. Il
sentimento di insicurezza si tramutato in loro in una continua insoddisfazione, nella
coscienza della provvisoriet e della relativit di tutti gli atteggiamenti umani.33
A proposito dell(auto)ironia, considerata un tratto tipicamente ebraico, Camerino 34
annota che [] lironia una componente connaturata col concetto della difesa della sfera
del privato nei riguardi del processo assimilativo []. Eugenio Levi nel suo saggio 35 afferma
che nel caso di Svevo si tratta [] di un ebraismo, per cosi dire, sotterraneo e pressoch
ignoto a se stesso. Ed forse questo che ha contribuito a sviare la critica. 36 Un grande
conoscitore del mondo ebraico in Italia, Alberto Cavaglion 37, d un giudizio equilibrato
30

Flkel (2001), p. 16.


Anche dallopera di Svevo come da quella di Kafka ogni nota ebraica quasi pedantescamente eliminata, per
poi tornare con maggiore intensit a partire dalla Coscienza, con i suoi sette padri. (Beer, Note p. 10).
32
Voghera (1995), p. 138.
33
Ivi, p. 139.
34
Camerino (1984), p. 257.
35
Levi, Eugenio: Italo Svevo e lanima ebraica. Scritti in memoria di Sally Mayer, Gerusalemme, 1956.
36
Levi (1956), p. 122.
37
Cavaglion (2000), p. 78.
31

17

sullebraismo di Italo Svevo: Come Leopold Bloom, al quale sicuramente ha dato molte sue
sembianze38, Svevo fu un ebreo residuale, uno yid laico ed emancipato come nel Novecento se
ne vedranno moltissimi in Occidente: una figura della modernit ebraica, che non sapeva pi
niente delle tradizioni dei suoi antenati senza peraltro che questassenza intaccasse il suo
sentirsi radicato nella scomoda posizione dellebreo.
Potremmo comunque discutere sul fatto che Svevo non conoscesse niente
delle tradizioni dei suoi antenati. Svevo conosceva bene la Bibbia 39, con molta probabilit
nella famiglia Schmitz cerano almeno parziali conoscenze della lingua yiddish 40
e probabilmente allet tenera ha imparato addirittura a leggere e pregare in ebraico con l
aiuto della zia Peppina41. Dai suoi 6 fino ai 17 anni Ettore frequent scuole ebraiche 42.
La famiglia Schmitz partecipava attivamente alla vita della comunit ebraica di Trieste43.
La maggior parte delle nostre conoscenze sul rapporto Ettore ebraismo derivano
dal diario di suo fratello Elio44, morto a 22 anni di nefrite. Da lui sappiamo delle festivit
e tradizioni ebraiche che si osservavano o meno nella famiglia Schmitz e altre famiglie
di parentela. La religione ebraica per Elio era la norma con cui misurava le altre religioni.
Tutte le sorelle di Ettore sposarono un ebreo, Ettore stesso spos la cugina Livia Veneziani,
ebrea per un quarto di una famiglia di convertiti al cristianesimo45.
Comunque le riluttanze di Svevo davanti al tema dellebraicit, e forse ancora di pi
quelle di sua moglie Livia46, erano evidenti. possibile che Svevo per la sua carriera letteraria
38

James Joyce infatti si inspir durante il suo soggiorno a Trieste della persona di Svevo, suo amico e allievo d
inglese, per creare il protagonista dellUlysses.
39
Nella sua opera non mancano accenni alle storie bibliche, come quelle al re Davide nella Novella del buon
vecchio e della bella fanciulla o alla moglie di Lot nel Corto viaggio sentimentale. Anche Zeno si interessa della
religione, anche se esclusivamente come un fenomeno qualunque che bisogna studiare . Legge i Vangeli in
edizione critica e ne riporta il proseguimento (Leggevo oramai l'Apocalisse).
Ci sono critici come Gabriella Moretti (1995) che intravedono addirittura strutture bibliche nellopera di Svevo.
La Coscienza di Zeno secondo lei sarebbe parzialmente influenzata dalla storia di Giacobbe e le sue due mogli,
figlie di Labano, Rachele e Lea.
40
Come nota Marina Beer (1979) la conoscenza [] delljiddisch nella famiglia Schmitz [] era []
sufficiente a permettere luso di un lessico familiare [] come avviene nella maggior parte delle famiglie
ebree.
41
Benussi (1998), p. 326.
42
Schchter (2000), p. 38.
43
Ivi, p. 43. Inoltre vedi Moloney (1973), p. 56: Svevos parents were both practising Jews. Benussi (1998), p.
626, nota che il 27 settembre 1880 il padre di Svevo fu eletto dalla comunit Hadan Bereschid, importante
funzione che indica il membro della comunit che il giorno della festivit di Simchat Torah aveva lonore
di iniziare la lettura del Genesi.
44
Diario di Elio Schmitz, Lettere a Svevo e Diario di Elio Schmitz, a cura di Bruno Mayer, Milano, 1973.
45
Il padre Gioachino Veneziani, fondatore della fabbrica per le vernici sottomarine, e la madre Olga Moravia,
ambedue met ebrei.
46
Essendo Livia una cattolica osservante, fra i futuri coniugi si svolsero molte discussioni per la questione
religiosa. Svevo si convert pro forma al cattolicesimo nel 1897 in maniera tipicamente sveviana: Quando
Livia, non trovando pi altra via duscita, sera ormai rassegnata al volere di Ettore, cio al matrimonio civile,
egli disse: Tu, dunque, accetti di legarti ad un ebreo?S, rispose Livia con fermezza. Ed Ettore allegramente
esclam: Allora mi battezzo! Schchter (2000), p. 50.

18

abbia voluto cancellare ogni traccia esplicita della propria origine, oltre tutto scegliendo uno
pseudonimo che voleva accennare alle due origini (Italo accenno alla madre (ebrea)
italiana o la patria di cui si considerava figlio 47 e Svevo accenno al padre (ebreo) tedescoungherese e alla sua formazione nel collegio Segnitz in Baviera).48
Nellopera di Svevo non si trovano allusioni esplicite allorigine ebraica
dei personaggi o allambiente tipicamente ebraico (sinagoghe, rabbini, festivit religiose etc.),
comunque si sentono tracce di un ebraismo sotterraneo e ignoto a se stesso (o rinnegato
a se stesso e anche agli altri). Una delle tracce potrebbe essere proprio la famosa ironia
sveviana o umorismo sveviano.
In ogni caso molto difficile individuare le somiglianze fra lopera di Svevo e quella
degli scrittori ebraici della tradizione yiddish del filone satirico-umoristico come Sholem
Aleykem o Mendele Moyker Sforim. Anche i critici vanno molto cauti in questa direzione,
solo Ferruccio Flkel sembra ravvisare nella Coscienza di Zeno un capolavoro del sorriso
rattenuto e un po contratto, peculiare alle grande ebraicit 49. anche per il suo
atteggiamento equivoco verso le proprie radici e verso la religione in generale, espressa fra l
altro attraverso il personaggio ambivalente di Zeno, che Svevo (nella vita e nellopera) non
smette mai di tormentare le coscienze dei critici e di essere di grande ispirazione per le pi
diverse interpretazioni 50.

3. 2. La questione del nome e dellidentit


Il fatto che Ettore Schmitz scelse soprannomi per la sua carriera giornalistica e letteraria
potrebbe essere condotto a quello descritto da Joseph Roth nel suo splendido racconto
sugli ambienti ebraici nelle citt dEuropa. Nel suo scritto rivive il mondo degli ebrei orientali
sparito in seguito ai pogrom in Russia prima e durante della prima guerra mondiale. (Il libro
fu finito nel giugno 1937). Nel capitolo dedicato al nome dice:
La mistica ebraica insegna che il nome ha una fondamentale funzione spirituale: salda il corpo allanima. Ma
quello il nome intimo dellebreo, quello che dichiara quando chiamato a testimoniare, in occasione
47

Per le attivit politiche e tendenze irredentiste del padre e anche di lui stesso vedi il Profilo autobiografico.
Ricorda inoltre la moglie Livia Veneziani una delle spiritose svianti affermazioni del marito di aver scelto lo
pseudonimo di Italo Svevo per piet dellunica vocale circondata da sei consonanti nel nome Schmitz (Beer,
1979).
49
Flkel (1988), p. 22.
50
Per il collegamento Svevo ebraismo vedi oltre Camerino (1984), Cavaglion 2000, Levi (1956), Moloney
(1973) , Schchter (2000), Voghera (1995).
48

19

delle feste, alla lettura del Libro. Il nome anagrafico, spesso ridicolo o vessatoriamente legato al censo, imposto
da autorit che lo disprezzano, lebreo pu abbandonarlo per via senza alcun rimpianto, senza la minima
nostalgia.51

Il nome con cui i genitori iscrivono Ettore allanagrafe fu Hector Aron Schmitz.
Ettore Schmitz sarebbe quel nome legato al censo. Il suo nome destinato alla lettura
del libro Aron. Infatti, il nome del padre Schmitz viene abbandonato prima per
il soprannome giornalistico Erode, cambiato in Ettore Samigli (vedi il discorso
sullo shlemiel). Significativo labbandono del nome del padre, descritto nel Profilo
autobiografico come un assimilato52, del terribile e kafkiano padre Schmitz53 il rapporto
con il quale secondo le teorie psicanalistiche sarebbe il caposaldo di tutta lopera sveviana.
Il convergere della vita e dellopera di Svevo (il carattere parzialmente autobiografico
dellopera) stato gi varie volte testimoniato dalla critica 54. Un esempio rappresenta anche
il caso di Mario (quasi Aron) Samigli che appare come protagonista in Una burla riuscita
(1926), un letterato ingenuo e mite che subisce una burla da amico e anche da destino.
Il carattere crittografico dei nomi nellopera di Svevo del resto ben noto. Tanto per
ricordare - la coppia consanguinea Emilio-Amalia di Senilit potrebbe alludere a Samigli
(o shlemiel, vedi il capitolo Lo shlemiel Ostjude come antieroe), le protagoniste femminili
ricorrenti nellopera sveviana iniziano con la A Annetta di Una vita, Angiolina e Amalia
di Senilit e cos anche le quattro sorelle Malfenti della Coscienza Ada, Augusta, Alberta
e Anna - le potenziali mogli lontane dal paese di Zeno 55 (xeno in greco significa
straniero). Marina Beer nota che la madre di Ettore si chiamava Allegra e cos la lettera A
ritorna a contraddistinguere il personaggio femminile in Svevo. Nel caso in cui la loro
femminilit sia degradata, allora abbiamo altre lettere (Carla e Carmen, le amanti
nella Coscienza di Zeno)56. La serie dei protagonisti dei romanzi Alfonso, Emilio, Zeno
seguono anchessi un ritmo alfabetico a secondo del tempo della composizione. Il circolo si
chiude allinizio - il signor Aghios del Corto viaggio sentimentale anche lui nasconde l
origine greca ed unestraneit nel nome - ghios significa letteralmente messo da parte,
51

Roth, p. 63.
Ettore saffretta a testimoniare cos anche la propria assimilazione.
53
Beer, p. 6.
54
Cfr. per esempio David, p. 391.
55
Si chiamavano (seppi subito a mente quei nomi): Ada, Augusta, Alberta e Anna. A quel tavolo si disse anche
che tutt'e quattro erano belle. Quell'iniziale mi colp molto pi di quanto meritasse. Sognai di quelle quattro
fanciulle legate tanto bene insieme dal loro nome. Pareva fossero da consegnarsi in fascio. L'iniziale diceva anche
qualche cosa d'altro. Io mi chiamo Zeno ed avevo perci il sentimento che stessi per prendere moglie lontano
dal mio paese. (Svevo, 1998, p. 719).
56
Beer, p. 11.
52

20

separato per un uso sacro, in italiano tradotto santo o giusto, ovviamente con la forte
carica ironica come abituale in Svevo. Aghios - il vecchione diventa di nuovo Alfonso,
un sognatore ingenuo e introspettivo, con una certa dose dello sfortunato shlemielismo.
Vorrei ora citare un altro passaggio di Roth, nel quale lautore si lamenta
della condizione in cui si trovano gli ebrei, discendenti degli orientali:
Si sono perfettamente adeguati al malcostume e alle maleusanze dellOccidente. Insomma, si sono assimilati.
Ormai non pregano pi in sinagoghe e oratorii, ma in noiosissimi templi ove il servizio divino diventato
meccanico come in tutte le migliori chiese protestanti. Sono diventati ebrei del tempio, ovvero signori ben
educati, rasati alla perfezione, in finanziera e cilindro [] I nonni lottavano ancora disperatamente con Yahwe,
sbattevano la testa contro il muro del pianto del piccolo oratorio, imploravano il castigo per i loro peccati
e supplicavano il perdono. I nipoti si sono occidentalizzati. Hanno bisogno dellorgano per disporsi
alla preghiera, il loro Dio una specie di astratta potenza della natura, la loro preghiera una formula. E di questo
van fieri!

Chiunque veda la foto di Svevo in cilindro con sotto il braccio la copia di Una vita, sia
a conoscenza delle sue prime battaglie per il lavoro e conosca la storia della sua conversione,
riconosce nella descrizione di Roth unimmagine perfetta dello scrittore giovane.

4. Altre note biografiche


Abbiamo a disposizione alcuni ricordi (dei familiari o degli amici) che testimoniano
il carattere spiritoso di Svevo nella vita quotidiana. Lo stesso vale anche per alcune
annotazioni di Svevo che possono contribuire a chiarire i suoi rapporti con lebraismo. Come
dice Moloney57: The wry tone in which Svevo alludes to his racial origins in his
correspondence suggests that he found Jewishness something of a burden. That he also jokes
about it does not invalidate this observation; Svevo is rarely more serious than when he
jests.58
57
58

Moloney (1973), p. 57.


Il tono ironicamente amaro con cui nella sua corrispondenza Svevo allude alla sua origine razziale
suggerisce che egli consider lebraicit una specie di peso. Il fatto che ne rida non rende questosservazione
invalida. Svevo raramente pi serio di quando scherza. (Traduzione mia).

21

La moglie Livia Veneziani e la figlia Letizia negli scritti di memoria ricordano la risata
calorosa, ma non soffocante di Svevo che ne faceva una caratteristica personale. Anche il
poeta triestino Umberto Saba, che lo conosceva di persona, dir in un articolo uscito sul
Popolo di Trieste il 16 ottobre 1928 : E rideva, dun riso sano, sincero, composto.
Francesco [padre di Svevo] amava sottolineare ogni sua frase che riteneva spiritosa con una sonora risata.
Anche suo figlio Ettore sarebbe stato un instancabile eccessivo fabbricatore di witz. Ma con aria sorniona,
aspettava la reazione, la risata dellaltro, che poteva ritardare ma non mancava mai. (Da Monte Catini, che
chiamava Monte-bucai vaso da notte Ettore scriveva di voler andare in gita a Pissa, grafia della pronuncia
toscana, perch stufo di cacca).59

Dalle fonti autobiografiche, spesso lettere60, si possono trarre alcuni passaggi in tono
scherzoso o ironico che illustrano il rapporto spesso sofferto di Svevo con il proprio ebraismo:
Certo quella dellebreo non una posizione comoda 61; Da quella parte, come diciamo noi
ebrei, non viene il Messia62; pentito come un ebreo che si battezza; Bacia la mia Titina
(Letizia) e ricordale che suo padre pu essere come dice essa che non sia pi ebreo ma che
pi che mai errante; Titina dice che io discendevo dagli orientali, ma che non discendo
pi63 etc.
Nella vita di Svevo ci furono anche degli incontri spiacevoli con il crescente
antisemitismo. Il suo primo incontro, durante il servizio militare, viene raccontato da Ettore
come un witz64 simile a quelli che troviamo nelle raccolte delle barzellette yiddish. Sono
infinite le barzellette sulla protesta ebraica contro il servizio militare e in generale sulla
ribellione dellebreo contro la presunzione ingiustificata degli antisemiti: lo scopo (si tratta
quindi di un motto di spirito tendenzioso nella terminologia freudiana) sar quello
di innalzarsi dalla posizione inferiore, difendersi con laiuto della religione e addirittura anche
dello stereotipo della propria razza (il motto di spirito ostile)65.
59

Anzelotti, p. 24
Epistolario.
61
Le parole di Svevo a Giacomo Debenedetti in 1928. In Schchter (2000), p. 37.
62
In una delle lettere alla moglie esprime il dubbio di poter essere ammesso nella fabbrica dei suoceri Veneziani
(da Olga, soprannominata da Ettore dragone).
63
I passaggi dellEpistolario citati in Cavaglion, p. 69 o in Benussi, p. 333.
64
Era successo quando era andato sotto le armi: gli capit di camminare troppo accostato allufficiale che
lo precedeva nella marcia in salita. Lufficiale lo apostrof per fargli rilevare che la minima distanza della faccia
di Ettore dal suo sedere aveva una sola possibile ragione di essere: Du, schmutziger Jude, leck mich am Arsh. L
invito fu respinto con una motivazione precisa, ineccepibile:Ignorante, non posso leccarti un bel niente, sai che
gli ebrei non devono toccare la carne di maiale. (Anzelotti, p. 27).
65
Moishe Rosemberg stato reclutato nellesercito inglese. Un ufficiale, passando in rassegna le truppe,
gli domanda a bruciapelo: Tu! Come ti chiami? Moishe Rosemberg! Devi sempre dire Sir quando
rispondi a un ufficiale dellesercito di Sua Maest britannica. Allora qual il tuo nome? Sir Moishe
60

22

Questo tanto per illustrare la personalit di Italo Svevo nella vita privata e i suoi
collegamenti con lebraismo. Continuiamo ora con lanalisi dellopera sveviana per seguire
il filone dellumorismo, ritornando al tema dellumorismo yiddish nei capitoli dedicati
alle singole opere.

IV. Lopera di Svevo nellottica dellumorismo

1. 1. Gli esordi - i romanzi Una vita e Senilit


Si fa fatica a ridere, semmai uno pu solo sorridere alle sfortune e ai sogni di Alfonso Nitti
in Una vita, contrastanti con la realt opprimente, e alle vane illusioni di Emilio Brentani
in Senilit. Si fa sentire per una sottile ironia del narratore verso il suo personaggio,
il meccanismo dell ironia romantica che crea una specie di distacco fra il narratore
e il personaggio. Non basta comunque questo distacco per creare le situazioni o caratteri
umoristici nel vero senso della parola come nel caso della Coscienza. In altre parole, nei primi
due romanzi si pu parlare di correzione dei pensieri dei personaggi attraverso la voce
Rosemberg. (Quaknin, p. 274).
Una spia del KGB vede, in Gorkji Park un ebreo intento a studiare un libro di grammatica ebraica. Lo guarda
con disprezzo e gli domanda rabbiosamente:Idiota di un ebreo! Perch perdi il tuo tempo a studiare
una lingua che non ti servir mai? Tanto non ti lasceremo mai uscire da qui Qui sei nato e qui morirai, tu
e tutta la tua genia! Lo so, lo so risponde luomo ma lebraico la lingua del Paradiso! Voglio parlarla
quando arriver lass. Presuntuoso il giudeo! E se invece andassi dritto allinferno?Bah, in quel caso non
mi preoccupo il russo lo conosco gi. (Ivi, p. 286).
Goebbels, il Ministro della Propaganda nazista, visit un giorno una scuola di Berlino e chiese ai giovani
allievi di inventare degli slogan patriottici. Heil Hitler! disse il primo bambino.Deutschland ber alles!
declam un secondo."Il nostro popolo immortale! url il terzo. Straordinario! il miglior slogan che abbia
mai sentito pronunciare esclam Goebbels meravigliato. Vieni qui, bambino, non avere paura Come ti
chiami piccolo genio? Aaron Shmuel Cohen! (Ivi,p. 291).

23

del narratore oppure di una struttura ironica narrativa 66 simile a quella di Manzoni
nei Promessi sposi67. Un esempio di come Svevo usa questo meccanismo in Una vita potrebbe
essere la correzione dei sogni letterari di Alfonso paragonati con la cruda realt:
Ricorreva troppo spesso col pensiero allopera completa quando le frasi che ne aveva fatte si potevano contare
sulle dita.68

In Senilit il tono ironico del narratore si fa ancora pi acuto:


- Io in pericolo, alla mia et e con la mia esperienza? - Il Brentani parlava spesso della sua esperienza. Ci ch
egli credeva di poter chiamare cos era qualche cosa chegli aveva succhiato dai libri, una grande diffidenza e un
grande disprezzo dei grandi simili.69

Svevo spesso ricorre al paragone delle illusioni di Emilio con gli ideali religiosi, come quando
di fronte alle prove evidenti del carattere corrotto di Angiolina si perde nelle innumerevoli
fantasticherie:
In Emilio rinacque la speranza. Oh, la dolce cosa chera la religione! Accanto alla religione delle donne
oneste, gli uomini sul muro gli parvero meno aggressivi e, andandosene, egli baci con rispetto la mano
ad Angiolina che accett lomaggio come un contributo alla sua virt. Tutti i documenti raccolti le prove delle
sue innumerevoli avventure erano inceneriti alla fiamma di un cero sacro.70

Oppure: discorrendo con il conoscente Sorniani del caso dellonesto Merighi che andava
in chiesa solo per ammirare Angiolina, Brentani si commuove:
- Due adorazioni - pens commosso Brentani cui era facile dintuire la tenerezza dalla quale il Merighi era
inchiodato sulla soglia di quella chiesa.

E la parola disincantata del conoscente:

66

Petersen, p. 16.
Pirandello riporta e commenta il seguente passaggio: A questo mondo ce giustizia, finalmente! grida Renzo
promesso sposo, appassionato e rivoltato. Tant vero che un uomo sopraffatto dal dolore non sa pi quel che
dica commenta Manzoni. (Pirandello, p. 82).
68
Svevo (1985), p. 100.
69
Ivi, p. 421.
70
Ivi, p. 273.
67

24

-Un imbecille! - concluse il Sorniani.

71

In queste situazioni Svevo presenta il suo protagonista come un ingenuo o addirittura


uno sciocco e in certo senso lo ridicolizza. Non mai per abbastanza perch noi allo stesso
tempo non proviamo piet nei suoi confronti. Nonostante il personaggio sia riportato in terza
persona, il creatore non si allontana mai troppo dalle sue creazioni.
Questo concetto assomiglia molto allidea pirandelliana del doppio carattere
dellumorismo. Al primo impatto quel che percepiamo potrebbe definirsi come un sorriso
interno, si tratta per di un sorriso che acquista sfumature amare, perch subito dopo,
o nello stesso istante, Svevo ci invita di nuovo a compatire la sorte del personaggio. Di questa
piet o compassione nei confronti del personaggio non possibile sbarazzarsi per gioire,
come dice Freud, completamente dello humour il tono con cui Svevo racconta misto fra
ironico e drammatico. La fine di ambedue i romanzi non ci lascia il dubbio sul fatto che
in questi casi si tratta molto pi di un dramma che di una commedia, nonostante Svevo cerchi
di convincerci in tutti i modi della sua superiorit nei confronti del suo personaggio.
Le vicende sono ancora troppo spesso autobiografiche e legate al vivere la realt in modo
sofferto.

1. 2. Lironia
Si chiama ironia la figura retorica in cui una cosa viene espressa con termini significanti
il contrario72. Una definizione simile danno, come abbiamo visto, anche Freud o Pirandello. L
esempio classico sarebbe la frase Brutus is an honourable man che per secondo Petersen
non significa esattamente lopposto Brutus is dishonourable, ma la negazione
del significato letterale - Brutus is not an honourable man. dalla necessit
della ricostruzione del significato che si muove il raggio di apertura e la polisemia
dellenunciato ironico e da essa nasce anche il piacere della lettura dellironia. 73 Esiste una
tensione fra la superficie testuale e una sfera soggiacente di significati latenti che modificano
il testo. Il grado conflittuale varia a secondo dell interpretazione.
71

Ivi, p. 421.
Lessico letterario di Aarnes, citato in Petersen, p. 11. Il Vocabolario della lingua italiana Zingarelli (1996) d
una definizione simile: Figura retorica che consiste nel dire il contrario di ci che si pensa, specialmente
a scopo derisorio.
73
Petersen, p. 11.
72

25

Per quanto riguarda Svevo, prendiamo il primo esempio:


Ricorreva troppo spesso col pensiero allopera completa quando le frasi che ne aveva fatte si potevano contare
sulle dita.

La frase caratterizzata dalla contraddizione fra le espressioni completa e contare


sulle dita. Non un classico esempio di ironia verbale, in cui si dice una cosa e con laiuto
dei segnali (mimica, gesti, tono della voce etc.) si capisce il contrario. Il processo dellironia
nei testi scritti riguarda il discorso che viene creato dalle situazioni, non dal solo enunciato
semanticamente carico di ambedue i significati letterale e reale (quello che intende
comunicare lautore o quello dellinterpretazione del lettore). In Svevo spesso queste due
dimensioni sono costituite da una parte dai pensieri (sogni, illusioni) del personaggio
e dallaltra parte dalla realt oggettiva che lo circonda e che il lettore percepisce attraverso
le parole del narratore. Nella mia opinione non solo lironia, ma si tratta proprio della sottile
vena umoristica di Svevo, il cui meccanismo viene sviluppato in seguito nella Coscienza.
Ricordiamo anche Bergson e le sue condizioni del comico: Linsociabilit
del personaggio, linsensibilit dello spettatore e lautomatismo. Chi sono Alfonso Nitti
e Emilio Brentani se non due irrimediabilmente distratti che inciampano nelle cose che
un uomo comune riesce a riconoscere ed evitare? Vivono nel proprio mondo, dissociati dalla
realt, ma la maestria di Svevo non ci anestetizza il cuore, non ci lascia ridere di essi
in modo sgangherato, ma ci costringe al riso amaro al modo del sentimento del contrario.
In ambedue le opere (pi frequentemente in Senilit) ci sono momenti in cui
i protagonisti si rendono conto della voragine fra il proprio sogno e la cruda realt. Come
in questo caso, quando Emilio si accorge della civetteria di Angiolina:
[] Quellocchio crepitava! Emilio si attac a questo verbo che gli parve caratterizzasse tanto bene lattivit
di quellocchio [] La donna chegli amava, Ange, era la sua invenzione, se lera creata lui con uno sforzo
voluto; essa non aveva collaborato a questa creazione, non laveva neppure lasciato fare perch aveva resistito.
Alla luce del giorno il sogno scompariva. Troppa luce! mormor egli abbacinato. Andiamo allombra. 74

Oppure:

74

Svevo (1985), p. 449-450.

26

Sera imposto problema e subito lo risolse. Avrebbe fatto bene di lasciarla immediatamente e non pi rivederla.
Non poteva pi ingannarsi sulla natura dei propri sentimenti []75

In queste parti Svevo si fa serio, per poi riprendere la nota ironica di prima :
Savvicin a Stefano Balli col proposito di fargli una promessa per cui la sua risoluzione fosse resa irrevocabile.
Invece la vista dellamico bast a fargliela abbandonare. Perch non avrebbe potuto divertirsi anche lui come
faceva Stefano? 76

Il personaggio slitta di nuovo nelle sue eterne illusioni.


Limpossibilit di divertirsi nel vero senso della parola leggendo i due romanzi
causata anche dalle descrizioni di ostilit e freddezza del mondo esterno (lambiente bancario
della grande citt, la madre moribonda in campagna - il paradiso perduto- o la famiglia
Maller di Una vita; la sorella moribonda e linsensibilit di Angiolina di Senilit), fattori che
spingono il lettore alla compassione, al dispendio del sentimento nelle parole di Freud.
Svevo non dimentica mai di bilanciare il (sor)riso con lamore per le sue creature, proprio
come fa lumorismo ebraico.

1. 3. Lo shlemiel Ostjude come antieroe


A questo punto mi permetto ancora unescursione nel mondo della tradizione yiddish. Si tratta
di un personaggio gi menzionato nellintroduzione, lo shlemiel. Sono stati gi fatti alcuni
studi o almeno accenni sul rapporto Svevo - shlemiel77.
Lo shlemiel un personaggio di origini non documentate. Leo Rosten 78 specula
sul fatto che le radici del personaggio possano arrivare addirittura nei tempi biblici. Il tipo
shlemiel, secondo lui, sarebbe un accenno a Salamiel (figlio del comandante della trib
di Simeon, Nu 2, 12) che a differenza degli altri condottieri perse ogni battaglia. Il termine
indica un distratto, un ingenuo, un capro espiatorio, unesistenza sperduta, una persona
infausta. Nella tradizione yiddish si evoluto dalla fila degli sfortunati inetti, come fra
gli altri lo schlimazl, disgraziato, derivante probabilmente dallespressione yiddish schlimm

75

Ivi, p. 450.
Ivi.
77
Per questo argomento vedi oltre Beer, Benussi o Moloney (1973).
78
Rosten (2004), p. 302.
76

27

mazal (cattiva stella). Lo shlemiel divent popolare nella storia di Adalbert von Chamisso
Storia meravigliosa di Peter Schlemihl (1814).
Dopo il 1950 si rese famoso nella cultura popolare americana. Questo American
dreamer, questo loser as a winner, harmless and disliked, la versione ebraica del matto,
a man who falls below the average human standard, but whose defects have been
transformed into a source of delight [] Vulnerable, ineffectual in his efforts at selfadvancement and self-preservation, he emerged as the archetypal Jew, especially in his
capacity of potential victim.79.
Lo scopo dellesistenza dello shlemiel era per alcuni quello di incarnare le cattive
qualit, quelle della debolezza, per sbarazzarsene ridicolizzandole. Per altri invece l
innocenza, lapparente ingenuit e lincapacit di difendersi dello shlemiel erano lunica
possibile difesa contro la potenza brutale delle autorit (abbiamo visto questo meccanismo nei
witz contro il maltrattamento da parte dellesercito o della polizia). In generale limpulso della
letteratura sullo shlemiel quello di sfidare lo status quo politico e filosofico80. lo stesso
concetto dellebreo corrosivo di Moni Ovadia81.
I tipici shlemiel della tradizione yiddish sono i Chelmiti, gli abitanti della citt
di Chelm in Polonia, che diventata proverbiale appunto per la follia o stoltezza delle persone
che ci vivevano. La loro ridicolaggine si basa sul concetto che quando appare un problema
tirano fuori una formula che teoricamente corretta, ma in pratica assurda. Rappresentano
la sterilit del pensiero dello scolasticismo talmudico che si irrigidito e dissociato
dallesperienza pratica. In altre parole, queste storielle irridono lautomatismo alla Bergson.
La sfortuna dello shlemiel sta nel suo carattere innocente, esistenziale, a differenza
dello schlimazl, la cui sfortuna solo situazionale 82. La sfortuna dello shlemiel deriva
dalla natura del suo modo di confrontarsi con la realt. Lo shlemiel vive con la stella cattiva,
schlimm mazal, dentro di s. In questa luce nel 1813 Adalbert von Chamisso scrive la Storia
meravigliosa di Peter Schlemihl. Si tratta della storia di un Faust comico il quale vende
la sua ombra al diavolo. Peter Schlemihl simbolo delluomo emarginato senzombra
destinato a girare il mondo con le sue scarpe magiche, lincarnazione dellansia
79

Wisse, p. 4. Il sognatore americano lo sventurato come vincitore, innocuo e malvisto un uomo che
rimane sotto la norma media, ma di cui difetti sono trasformati in una fonte del piacere []. Vulnerabile,
inconcludente nel suo affanno per linnalzamento e la preservazione di se stesso, diventato un prototipo
dellebreo, specialmente nel suo ruolo della potenziale vittima. (Traduzione mia).
80
Ivi, p. 3.
81
Ovadia (1996).
82
Questa, come osserva Ruth Wisse, la distinzione americana del secondo dopoguerra. Lo schlemiel sarebbe l
attivo disseminatore della sfortuna e lo schlimazl la vittima passiva. Spesso lavorano in coppia. Lo schlemiel,
quando fa una cosa, la fa di solito a danno dello schlimazl. La figura dello schlemiel come iettatore si potrebbe
ravvisare nel frammento del racconto di Svevo nominato Il Malocchio.

28

dellesclusione. Assomiglia alla figura dellAhasuerus, lebreo errante, e la mancanza


dellombra potrebbe essere la mancanza della Heimat, della terra madre. Schlemihl
di Chamisso rappresenta luomo il cui destino lo condanna ad essere diverso, senza casa,
straniero ed ebreo.83
Ci sono stati tentativi di collegare Svevo con la figura dello shlemiel. Infatti, come
testimonia Marina Beer84, il concetto dello shlemiel potrebbe essere allorigine di un altro
soprannome di Ettore Schmitz, Samigli85, il nome ereditato poi dal protagonista di Una burla
riuscita, Mario Samigli. Dal diario di Elio Schmitz sappiamo che il signor Samuel Spier,
direttore del collegio Segnitz in Baviera, veniva soprannominato appunto Halomespeter
(dallebraico Halomes, sognatore, derivato da chalom, sogno, e Peter, Pietro, nome che in
tedesco si d per dileggio). possibile che Svevo, sentendosi in un periodo della sua vita
appunto uno sfigato, perseguitato dalla cattiva sorte, assume questo soprannome che pi
tardi riprende per scrivere Una burla.
Personalmente la concezione dello shlemiel mi sembra pi appropriata ai protagonisti
dei primi due romanzi seguiti poi dal personaggio di Mario Samigli nel 1926. Moloney
afferma che gli inetti dei primi due romanzi non possono assomigliare allo shlemiel perch:
1) non sono caratteri comici 2) loro stessi non si proiettano come figure comiche. Non lo
per esageratamente neanche lo Schlemihl di Chamisso e abbiamo visto quanto pu essere
vicina lironia allumorismo o addirittura al comico. Il personaggio di Zeno non corrisponde
molto a questa definizione non essendo un bonario innocente perseguitato dalla malasorte.
Le eterne illusioni di Alfonso Nitti, che muore sognando la compassione di Annetta ormai
indifferente al suo destino, di Emilio Brentani il quale si chiude nel circolo vizioso della sua
ultima visione fantastica e di Mario Samigli al quale la fortuna irride nel modo pi crudele
facendogli guadagnare i soldi non per suo merito ma per puro caso, hanno almeno una cosa
in comune la cattiva stella interna, proprio come il Don Chisciotte che combatte i mulini
a vento. Lo shlemiel di Svevo non religioso, come non lo quello di Chamisso, la sua
concezione potrebbe essere di ispirazione heineiana che nel personaggio di Jehuda ben
Halevy86 intravede un Traumweltherrscher, un re dei sogni con il destino del poeta
romantico87. Nonostante ci lo shlemiel di Svevo uno shlemiel ebraico, uno shlemiel che
83

Wisse, p. 126
Beer, p. 10
85
Il nome con cui Ettore firma larticolo sullIndipendente il 2 Dicembre 1880, nel quale difende il carattere
ebraico nel Mercante di Venezia di Shakespeare , il personaggio di Shylock. Vedi anche la somiglianza con
Salamiel citato sopra.
86
Heinrich Heine: Hebrische Melodien, ballata Jehuda ben Halevy. (Beer, p. 11)
87
Beer, p. 12.
84

29

sbaglia i tempi, che mischia le sue fantasie con la realt, il quale per l'abbondanza
d'immagini nel suo cervello non sa piombare a tempo debito sulla preda. Manca ancora
il tono leggero del narratore Zeno che ha gi conosciuto la psicanalisi. Prima di iniziare l
analisi della Coscienza di Zeno, bisogna quindi soffermarsi appunto sul rapporto di Svevo
e la psicanalisi.

2. 1. Svevo e la psicanalisi
Come il rapporto con lebraismo anche quello con la psicanalisi fu per Svevo abbastanza
ambiguo e tormentoso. Non abbiamo documentazione abbondante n affidabile su questo
argomento, neanche (e soprattutto) da parte dello stesso Svevo 88. Con certezza sappiamo
soltanto che nel 1918 con laiuto di suo nipote Aurelio Finzi, studente di medicina, cominci
la traduzione di unopera di Freud sui sogni e prov anche lautoanalisi89.
Ci sono alcuni, sorprendentemente ben pochi, accenni nel suo materiale autobiografico
a proposito della psicanalisi. Nel Soggiorno londinese si riferisce retrospettivamente
alla dottrina di Freud:
C la scienza per aiutare a studiare se stesso. Precisiamo anche subito: La psicanalisi. Non temete chio vi parli
troppo. Ve ne dico solo per avvertirvi che io con la psicanalisi non centro e ve ne dar la prova. Lessi dei libri
di Freud nel 1908 se non sbaglio. Ora si dice che Senilit e La Coscienza di Zeno le abbia scritte sotto la sua
influenza. Per Senilit mi facile rispondere. Io pubblicai Senilit nel 1898 ed allora Freud non esisteva []
In quanto alla Coscienza io per lungo tempo credetti di doverla a Freud ma pare mi sia ingannato. Adagio: Vi
sono due o tre idee nel romanzo che sono addirittura prese di peso dal Freud [][Psicanalisi] io la conobbi
nel 1910 [] le sue [di Freud] celebri prelezioni [] conobbi appena nel 16 [] Lessi qualche cosa del Freud
con fatica e piena antipatia [] vera antipatia.90

Le testimonianze di Svevo quindi sono poco chiare e probabilmente intenzionalmente


manipolate per questioni di vanit che lo spinge ad anticipare il suo incontro con
la psicanalisi91. probabile che nella psicanalisi Svevo abbia trovato qualcosa di se stesso
(anticipato inconsciamente nei primi due romanzi), ma poi, rifiutato dal freudismo
88

[] manca quasi del tutto unaneddotica su Svevo giovane, dato che prima del 1925 nessuno lo aveva
considerato importante. Quel poco che possiamo sapere sul suo freudismo, lo dobbiamo quasi interamente
a certe sue ammissioni posteriori e non sempre concordanti. (David, p. 380).
89
Schchter (2000): La coscienza di Zeno: A Parody of Psychoanalysis, p. 139.
90
Ivi, p. 138.
91
Vedi David, p. 382.

30

nella persona di Edoardo Weiss92 si inacerbito e il suo tono rimane decisamente ironico:
Sarebbe stato un bel successo se il Freud mi avesse telegrafato: Grazie di aver introdotto
nellestetica italiana la psicanalisi.93
altrettanto probabile che il caso di suo cognato Bruno Veneziani, curato dallo stesso
Freud con nessun risultato positivo, abbia lasciato in Svevo dei dubbi nei confronti
della psicanalisi come terapia: Grande uomo quel nostro Freud ma pi per i romanzieri che
per gli ammalati94. La cura fallita, anzi, con il risultato di uno stato di salute aggravato
gli diede convinzione che era pericoloso spiegare ad un uomo come era fatto95.
Nelle lettere allo scrittore Valerio Jahier scrisse: Magari avessi fatto io una cura con
lui [Freud]. Il mio romanzo sarebbe risultato pi intero.96 Nonostante il tono ironico,
in Svevo rimase una forte attrazione per la psicanalisi. Voghera scrive che cera chi affermava
(forse anche con un contributo dello stesso Svevo) che Svevo aveva conosciuto la psicanalisi
prima che Edoardo Weiss iniziasse la sua pratica a Trieste. Lo stesso Weiss si ribella contro
queste affermazioni e anche contro laccusa che si sia risentito per il contenuto
della Coscienza in una lettera pubblicata in un numero di Umana (luglio-ottobre 1969)
scrivendo:
Premesso che conoscevo benissimo il signor Ettore Schmitz [], posso dire soltanto che la psicoanalisi era
entrata nel suo ambiente per mio tramite, anche se possibile che pi tardi gliene abbia parlato anche pi
diffusamente qualche altro medico a lui vicino; ma che non c stato mai da parte mia il bench minimo
risentimento per il contenuto della Coscienza di Zeno []. Solamente [] credetti necessario far presente che
[] non credevo di poter ravvisare in esso nulla che si ricollegasse al metodo psicanalitico []. Ci vale
del resto anche per moltissime altre opere letterarie che vengono spacciate dagli autori e dai critici come ispirate
dalla psicanalisi e improntate da essa.97

Lortodossia freudiana ha rifiutato quindi la Coscienza come opera psicanalitica. L


analista che esercit una maggiore influenza sulla formazione psicanalitica di Svevo fu
Wilhelm Steckel, uno dei fondatori del Societ psicanalitica di Vienna, ma dopo il 1912
pecora nera del gregge freudiano. Nonostante ammirasse il suo modo intuitivo di capire

92

Il dottor Edoardo Weiss (lo psicanalista triestino, allievo di Freud) disse che non poteva parlare del mio libro
perch con la psicanalisi non aveva nulla a che vedere (Svevo 1968, p. 686).
93
Ivi, pp. 695-88.
94
Svevo 1966, p. 858
95
Svevo, 1968, p. 688. Per lapprofondimento della malattia di Bruno Veneziani vedi Anzelotti, p. 143.
96
Schchter (2000): La coscienza di Zeno: A Parody of Psychoanalysis, p. 138.
97
Voghera, p. 42.

31

il simbolismo onirico, secondo Freud a Steckel mancava lapproccio rigoroso e scientifico che
era necessario per il successo del movimento analitico98.
Svevo incontr Steckel nel 1911 a Bad Ischl e rimase colpito a tal punto che lincontro
ebbe un impatto decisivo per la formazione della Coscienza. Si pu supporre che la creazione
del personaggio del dottor S. e del suo paziente disubbidiente debba molto ai commenti
di Steckel sulle proprie esperienze terapeutiche. Gi il metodo di cura usato dal dottor S.,
scrivere le memorie, decisamente rifiutato da Freud e opposto al suo metodo delle libere
associazioni, trova un difensore nella persona di Steckel che si rendeva conto che si trattava
di un allontanamento dal procedimento di Freud. Lo stesso dottor S. ammette nella prefazione
della Coscienza che il metodo pu apparire tuttaltro che ortodosso:
Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico-analisi
arricceranno il naso a tanta novit.99

A parte lincontro con Steckel e lorgoglio dellingegno ferito soprattutto lostilit


di Svevo contro ogni terrorismo ideologico delle generalizzanti ideologie filosofiche 100
(la indole anti-idolatrica di Ovadia) e la natura di Svevo umorista che formano
latteggiamento di Svevo nei confronti della dottrina freudiana.

2. 2. La coscienza di Zeno
Ormai la critica sembra concorde ad attribuire alla Coscienza il bollo del capolavoro
dellopera sveviana. La dissoluzione totale del personaggio di Zeno come prototipo delluomo
moderno pi la maestria e esperienza dello Svevo maturo ne possono essere due motivi.
Un altro motivo potrebbe essere uno sguardo sulla vita completamente diverso, senza i toni
tragico-elegiaci delle prime opere, nonostante la permanente dimensione della tragedia

98

Schchter (2000): La coscienza di Zeno: A Parody of Psychoanalysis, p. 142. Schchter riporta quasi un witz
menzionato da Ernest Jones: Sigmund Freud: Life and Works (London, Hogarth Press, 1953-58). Steckel era cos
sicuro del suo contributo alla psicanalisi che si sentiva addirittura arrivato oltre Freud. Sosteneva con fierezza
che il nano sulle spalle di un gigante pu vedere oltre il gigante stesso. Quando Freud lo venne a sapere,
comment: Ci potrebbe essere vero, ma non nel caso del pidocchio sulla testa dellastronomo. (Traduzione
mia dallinglese).
99
Svevo (1985), p. 649.
100
Moloney (1972), p. 310.

32

delluomo. Uno sguardo pi leggero, in certo senso umoristico, di un uomo che ha capito che
la vita non n brutta n bella, ma originale101.
Una vita e Senilit costituiscono la prima tappa nellevoluzione del personaggio
di Svevo. Nitti vive analizzando(si), ma la sua analisi malata porr fine alla sua vita.
Brentani, nonostante abbia dei momenti chiari nella percezione della realt, rester chiuso
nel cerchio delle proprie illusioni. Nella Coscienza la tragedia delluomo messo nella vita per
errore bilanciata da un tono pi leggero, ironico, a volte addirittura comico. La soluzione
di Zeno alla fine non sar quella di curare la propria malattia, ma saper vivere con essa,
almeno fino al momento in cui una catastrofe finale non distrugger il mondo assieme ai tutti
i suoi parassiti e tutte le sue malattie.

2.2.1. Alcune osservazioni sulla struttura e sullo stile


Lo stile di un diario in prima persona, unautobiografia richiesta e poi pubblicata dal dottor S.
per vendetta contro il paziente disubbidiente, esige decisamente altri meccanismi
della costruzione del significato rispetto alla narrazione in terza persona che permette
al narratore di intervenire e di correggere il personaggio. E ci vale soprattutto se lio-narrante
(cio il personaggio di Zeno) ideato come un narratore inattendibile. Ce lo indica gi
il primo marchio nella prefazione, quando il dottor S. parla di tante verit e bugie ch'egli
[Zeno] ha qui accumulate102.
Dopo questo, e in seguito dopo una serie di altri segnali che Svevo insinua
nella narrazione, il lettore comincia a diffidare dellio-narrante e ad avere dei dubbi
a proposito della sua onest e sincerit. Lidea dellimpossibilit di riportare in modo sincero
e veritiero i ricordi, soprattutto quelli lontani, probabilmente di ispirazione freudiana.
Sappiamo anche che Freud rifiutava lo scrivere le memorie come un valido metodo di cura
psicanalitica. Il fatto di usarlo come struttura della propria opera il modo di Svevo di fare
i conti con la psicanalisi, anzi gli d la possibilit di ridere di essa.
Il lettore non si accontenta per di sapere solamente che il personaggio inattendibile
e che si fa beffe di lui, della psicanalisi, del dottor S. e anche di se stesso. Si trova come
spaesato di fronte a tante verit e bugie ch'egli ha qui accumulate e non sa come
interpretarle. Zeno da vecchio sorride della vita, sorride e mente, coscientemente
101
102

Svevo (1985), p. 1002.


Svevo (1985), p. 649.

33

o incoscientemente che sia, e cerca scuse per assolversi, come per esempio nel caso delle sue
innumerevoli prove di riversare sulla sigaretta la colpa della propria incapacit. Lironia
del personaggio sintreccia con quella del narratore e quella dellautore103.
Neanche la sovrapposizione dei tempi 104 del presente, del passato e del futuro,
strettamente collegato allo stile narrativo designato come il monologo interiore o il flusso
di coscienza facilita lorientamento nel testo e la sua interpretazione.
Prendiamo un esempio:
Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter
riversare su di essa la colpa della mia incapacit? Chiss se cessando di fumare io sarei divenuto l'uomo ideale
e forte che m'aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi leg al mio vizio perch un modo comodo di vivere quello
di credersi grande di una grandezza latente. Io avanzo tale ipotesi per spiegare la mia debolezza giovanile, ma
senza una decisa convinzione. Adesso che sono vecchio e che nessuno esige qualche cosa da me, passo tuttavia
da sigaretta a proposito, e da proposito a sigaretta. Che cosa significano oggi quei propositi? Come quell'igienista
vecchio, descritto dal Goldoni, vorrei morire sano dopo di esser vissuto malato tutta la vita? 105

Il passaggio un flusso dironia, un continuo porsi le domande a cui non esistono


risposte, o almeno non risposte univoche. Dubbio, chiss, forse, senza una decisa
convinzione, e quattro punti interrogativi sono segnali che bastano ad evocare lombra
del dubbio, dellambivalenza. Lironia sveviana, la sua vena umoristica, uno degli strumenti
pi importanti per crearla. Ricordiamo la definizione dellumorismo ebraico come
meccanismo per attaccare larroganza delle certezze e per porre continuamente domande.
Il senso definitivo, la verit, ci sfugge, non esiste una risposta definitiva. Zeno
inafferrabile come le sue confessioni. Sono buono o cattivo io? si chiede lo Zeno bambino.
Ero io buono o cattivo? si chiede Zeno essendosi ricordato di aver voluto uccidere Guido
che alcuni anni dopo si trovava nei guai fino al collo.
103

Musarra, p. 420.
La questione del tempo nella Coscienza non il soggetto della mia analisi. Comunque mi sembra appropriato
ravvisare una somiglianza con il tempo della Bibbia. Anche l la distinzione fra i tempi non per niente chiara.
Il presente e passato dellebraico sono spesso intercambiabili. La lingua della Bibbia sovratemporale. Possiamo
riportare a proposito unosservazione di Claudio Magris (1971, p. 111): [] la patria degli ebrei della diaspora
consistita in una condizione al di fuori del tempo. Dalla distruzione del Tempio il popolo dIsraele vissuto
non nel divenire ma in un libro, nella parola e nella scrittura, nella Torah considerata preesistente alla stessa
creazione. Il libro () significa assenza di tempo; la tradizione ebraica appare proprio articolata, nei secoli,
secondo rigidi archetipi e secondo il modello della ripetizione [Cfr. losservazione di Zeno: Il tempo, per me,
non quella cosa impensabile che non s'arresta mai. Da me, solo da me, ritorna. (Svevo 1985, p. 659)]. []
caduta molto presto ogni illusione di potere e di dialogo con la logica del secolo ed ogni speranza stata
demandata non al presente o al futuro ma ad una messianica fine dei tempi altrettanto metastorica quanto
i parametri biblici.
105
Svevo (1985), p. 657.
104

34

Prendiamo il famoso passaggio in cui Zeno scarica la colpa per le sue confessioni
menzognere sullimpossibilit di un italiano (triestino nel caso di Svevo e Zeno) di esprimersi
nella lingua toscana:
Egli non studi che la medicina e perci ignora che cosa significhi scrivere in italiano per noi che parliamo e non
sappiamo scrivere il dialetto. Una confessione in iscritto sempre menzognera. Con ogni nostra parola toscana
noi mentiamo! Se egli sapesse come raccontiamo con predilezione tutte le cose per le quali abbiamo pronta
la frase e come evitiamo quelle che ci obbligherebbero di ricorrere al vocabolario! proprio cos che scegliamo
dalla nostra vita gli episodi da notarsi. Si capisce come la nostra vita avrebbe tutt'altro aspetto se fosse detta
nel nostro dialetto.106

una ribellione contro i metodi poco ortodossi del dottor S.? semplicemente
una giustificazione per non continuare pi una cura senza senso o una difesa della propria
malattia amata a tal punto da farla diventare una parte integrante di se stesso?
semplicemente unironia, unirrisione alla psicanalisi? O una verit nascosta dentro le parole
ironiche? Lironia d un grande spazio alle interpretazioni mai sicure, mai univoche, grazie
alle oscillazioni fra uninterpretazione e laltra, da cui nasce la polisemia dellenunciato
ironico.
Il capitolo Psico-analisi, con il quale il libro si chiude, continua precisando quel che
la prefazione del dottor S. ha accennato allinizio: Cio che molte cose (quali poi?) di cui
Zeno racconta sono sue invenzioni che servono a tranquillizzare la coscienza propria o altrui:
cos che a forza di correr dietro a quelle immagini, io le raggiunsi. Ora so di averle inventate. Ma inventare
una creazione, non gi una menzogna. Le mie erano delle invenzioni come quelle della febbre, che camminano
per la stanza perch le vediate da tutti i lati e che poi anche vi toccano. Avevano la solidit, il colore, la petulanza
delle cose vive. A forza di desiderio, io proiettai le immagini, che non c'erano che nel mio cervello, nello spazio
in cui guardavo, uno spazio di cui sentivo l'aria, la luce ed anche gli angoli contundenti che non mancarono
in alcuno spazio per cui io sia passato. [] credetti che quelle immagini fossero delle vere riproduzioni di giorni
lontani. Avrei potuto sospettare subito che non erano tali perch, appena svanite, le ricordavo, ma
senz'alcun'eccitazione o commozione. Le ricordavo come si ricorda il fatto raccontato da chi non vi assistette. Se
fossero state vere riproduzioni avrei continuato a riderne e a piangerne come quando le avevo avute. E il dottore
registrava. Diceva: Abbiamo avuto questo, abbiamo avuto quello. In verit, noi non avevamo pi che dei segni
grafici, degli scheletri d'immagini.107

106
107

Svevo (1985), p. 1081.


Ivi.

35

Il lettore sente subito suonare un allarme e vorrebbe ripercorrere il libro per trovare
degli indizi delle verit o menzogne per avere sicurezza di non essersi lasciato trarre
in inganno da un narratore inattendibile. Non sar del tutto possibile, visto che tutti gli eventi
sono filtrati dalla lente di Zeno. Ci nonostante, uno riesce a gustare meglio la Coscienza
avendo conosciuto gi tutti gli eventi di cui si parla non un libro da una singola lettura
e non un libro che piace alla prima lettura. Il lettore dovrebbe avere conoscenze, almeno
superficiali, della psicanalisi per poter cogliere lironia di Svevo nei suoi confronti, il ruolo
del dottor S. che viene irriso anche lui come un istericone che per aver desiderata invano
sua madre se ne vendica su chi non c'entra affatto e la sua scienza ci viene designata come
ciarlataneria.
A causa della focalizzazione interna sappiamo poco di quel che stia davvero
nella mente degli altri personaggi. Il carattere umoristico dellopera centrato quindi
sulle affermazioni, azioni e lapsus di Zeno, dietro il quale si pu nascondere sia il narratore
invisibile che tesse le reti per cogliere Zeno in flagrante, sia lautore stesso. Tutti gli eventi
sono descritti dal personaggio principale che abbastanza potente nelle sue manipolazioni,
ma il narratore riesce qua e l ad insinuare indizi della sua inattendibilit. In altre parole noi
possiamo (sor)ridere con Zeno, sia nel caso dellauto-ironia sia dellironia nei confronti
di altri personaggi, ma anche di Zeno, delle sue piroette goffe e dei suoi lapsus.
Nonostante si tratti della scelta della prima persona Svevo riuscito a creare una certa
distanza fra noi e il protagonista, che direi forse addirittura maggiore che nel caso della terza
persona nei suoi primi due romanzi. Grazie a questo fatto lopera acquista appunto
le sfumature umoristiche, diminuendo il dispendio del sentimento del lettore.
Apriamo ora un altro capitolo con un tentativo di trovare nella Coscienza i tratti
ricorrenti nellumorismo yiddish.

2.2.2. La Coscienza e lumorismo ebraico


Abbiamo visto quali potessero essere le ispirazioni o le influenze di Svevo dallambiente
ebraico e abbiamo anche osservato il carattere spiritoso di Svevo nella vita quotidiana. Svevo
agnostico, comunque la religione lo attira, se ne interessa e alcune storie bibliche stuzzicano
la sua vena creativa. La sua indole anti-idolatrica, anti-ideologica, la resistenza a dare
una parola definitiva e la tendenza a esprimersi in modo ironico, a evocare lincertezza,

36

il dubbio, di mettere in discussione qualunque punto fermo e sicuro, ecco una caratteristica
di Svevo come scrittore che appare soprattutto nella Coscienza.
Moni Ovadia nella prefazione alla sua raccolta di storielle ebraiche intitolata Perch
no? aggiunge, magari semplificando, unosservazione sulla relazione fra le parole ebraiche
Adam (uomo) e mah (che cosa). Nella Qabbalah, il libro della mistica ebraica, che un modo
di interpretare la Torah, esiste una relazione fra le parole a seconda del loro valore
numerico108. Nel caso della parola uomo il valore numerico 45, come nel caso
della particella che cosa. Da ci deriva la convinzione che
esser umano colui che sa porre domande [] Perch chi pone domande apre alla produzione di senso, apre
al futuro, d alle generazioni a venire la possibilit di intervenire, di esistere. Perch la domanda quella che
apre la questione, sollecita una risposta anche su questioni gi apparentemente chiuse: si trova sempre una nuova
domanda.109

Non proprio Svevo che ha aperto (assieme a Pirandello, ma in modo completamente


diverso) la strada verso un nuovo paradigma nellambito della letteratura italiana, verso il
romanzo moderno, verso la concezione delluomo come un essere ambiguo senza la sicurezza
esistenziale? Non lui, che ispiratosi alla psicanalisi lha in un certo senso superata?

2.2.2.1. Temi e meccanismi ricorrenti


Nelle raccolte delle barzellette yiddish ho individuato i seguenti temi e meccanismi che mi
sembra si possano collegare con la Coscienza di Zeno :
a) Egoismo delluomo, la sua avarizia, il suo opportunismo, lostilit contro chi
ostacola la sua volont ed il desiderio

Una delle maledizioni pi famose della yiddishkeit era: Che tu perda tutti i denti! Soltanto uno te ne rimanga:
per il mal di denti.110

108

Ogni lettera dellalfabeto ebraico ha il suo valore numerico. Per esempio la lettera aleph ha il valore di 1, bet
2, iod 10, mem 40 etc. Il totale di tutte le lettere di una parola rappresenta il suo valore numerico.
109
Ovadia (1998), p. 10.
110
Flkel (1996), p. 24.

37

Nel personaggio di Zeno Svevo fa vedere quanto luomo sa essere meschino, ma nonostante
ci non lo condanna: sa che fatto cos, non buono n cattivo, ma semplicemente
originale e umano. La sua irrisione non perde mai un po di compassione.
Svevo, buon allievo di Schopenhauer e di Freud, svela le motivazioni egoistiche che
trascinano luomo da quando apparso sulla terra. Zeno critica e irride, molto spesso per
lascia intravedere anche la parte oscura di se stesso. Il fatto di prendersi in giro stato gi
chiamato autoironia (ebraica).
Il concetto di malattia uno dei concetti pi discussi dalla critica sveviana. Prendo
il fatto di augurare la (propria) malattia agli altri come esempio di questa categoria.
Zeno, similmente allo shlemiel, perseguitato dalla malasorte in forma di incapacit
e goffaggine non essendo uguale agli altri. Inventa il concetto di malattia, appunto, per
giustificarsi della propria inettitudine. Come cambia le facolt universitarie cambia anche
i dottori da cui esige un certificato della malattia. La malattia del fumo, il diabete (la dolce
malattia), un enorme desiderio sessuale, il complesso di Edipo ed altre sono le malattie che
i dottori diagnosticano a Zeno oppure egli stesso si diagnostica purch conservi lo statuto
di malato. Convintosi di essere in un senso o laltro malato, si sente bene accanto
alle persone con le quali pu discorrere della sua malattia.
Con la sicurezza del malato immaginario Zeno accosta le persone malate davvero,
la cui debolezza lo fa sentire sano e superiore a loro. Accanto al padre moribondo si sente
pieno di salute, si sente tale anche dopo il funerale dellamico Guido e lo anche
in compagnia del suo povero amico Copler affetto da nefrite. Nonostante Zeno sappia che la
malattia dellamico Copler una cosa ben pi seria della propria, vuole dare la prova
dellimportanza della propria malattia immaginaria. Nel passaggio seguente evidente
quanto Copler desideri che anche Zeno sia afflitto da una malattia reale e anche viceversa
quanto Zeno goda la vittoria della sana malattia immaginaria:
Il mio povero amico, sentendo il mio bisogno di medicine, si lusing per un istante ch'io potessi essere affetto
della stessa sua malattia e mi consigli di farmi vedere, ascoltare e analizzare. Augusta si mise a ridere di cuore
e dichiar ch'io non ero altro che un malato immaginario. Allora sul volto emaciato del Copler pass qualche
cosa che somigliava ad un risentimento. Subito, virilmente, si liber dallo stato d'inferiorit a cui pareva fosse
condannato, aggredendomi con grande energia: - Malato immaginario? Ebbene, io preferisco di essere un malato
reale. Prima di tutto un malato immaginario una mostruosit ridicola eppoi per lui non esistono dei farmachi
mentre la farmacia, come si vede in me, ha sempre qualche cosa di efficace per noi malati veri! La sua parola
sembrava quella di un sano ed io - voglio essere sincero - ne soffersi. Mio suocero s'associ a lui con grande
energia, ma le sue parole non arrivavano a gettare un disprezzo sul malato immaginario, perch tradivano troppo

38

chiaramente l'invidia per il sano. [] Causa l'assalto del Copler, io avevo veramente l'aspetto di un malato
e di un malato maltrattato. Augusta sent il bisogno d'intervenire in mio soccorso. Carezzando la mano che avevo
abbandonata sul tavolo, essa disse che la mia malattia non disturbava nessuno e ch'ella non era neppur convinta
ch'io credessi d'esser ammalato, perch altrimenti non avrei avuto tanta gioia di vivere. Cos il Copler ritorn
allo stato d'inferiorit cui era condannato.111

Il desiderio di dare la malattia ad un altro appare chiaramente nel discorso che


il suocero Giovanni fa a Zeno prima di morire:
- Se dando a te la mia malattia io potessi liberarmene, te la darei subito, magari raddoppiata! Non ho mica
le ubbie umanitarie che hai tu! Non v'era niente di offensivo: egli avrebbe voluto ripetere quell'altro affare
col quale gli era riuscito di caricarmi di una merce deprezzata. Poi anche qui c'era stata la carezza perch a me
non spiaceva di veder spiegata la mia debolezza con le ubbie umanitarie ch'egli mi attribuiva. Alla sua tomba
come a tutte quelle su cui piansi, il mio dolore fu dedicato anche a quella parte di me stesso che vi era sepolta .112

Ecco una barzelletta yiddish (fra molte altre) che tratta la stessa materia:
Isaia Blumenfeld, un commerciante che ha dichiarato fallimento, fa venire il dottore che gli riscontra
delle pustolette in varie parti del corpo.Attenzione, vaiolo raccomanda il medico. Si tratta di una malattia
contagiosissima!Uscito dal dottore, Blumenfeld chiama la moglie:Esther, fai entrare subito i creditori che
sono di l ad attendere, perch devo dare loro una cosa. 113

Il concetto sempre lo stesso, ma Svevo nel suo umorismo evidentemente ancora


pi sottile e inafferrabile non gli basta testimoniare quanto uno che si trova in difficolt
auguri spesso una cosa simile se non peggiore allaltro (soprattutto se si tratti di un rivale).
Il primo passaggio (il discorso fra Zeno e Copler) diventa poco dopo una lotta per
testimoniare limportanza della propria malattia. Zeno ambivalente, vuole essere malato
abbastanza per poter provare la propria incapacit e originalit, ma non cos tanto da essere
malato davvero. Il secondo brano va anche esso oltre il semplice concetto di rivalit: Svevo
chiude con la scena tragicamente grottesca con protagonista Zeno piangente sulla tomba
la bella, ma falsa immagine di s, sepolta ora con il suocero, invece del suocero stesso.114

111

Svevo (1985), p. 830.


Svevo (1985), p. 718.
113
Flkel (1996), p. 101.
114
Il motivo egoistico di scaricare la situazione spiacevole sulle spalle di un altro nonostante si tratti di
una persona vicinissima, riappare nel sogno di Giovanni nel racconto Vino generoso, il quale sogna di far
chiudere in una bara di vetro la propria figlia invece di s.
112

39

Sono infinite le barzellette yiddish sullavarizia 115. Lavarizia dellebreo (dellusuraio,


del banchiere, del ricco etc.) ormai diventata proverbiale. Le affermazioni di Zeno
sulla propria avarizia non sono congruenti: Io non soffersi mai d'avarizia 116, Io sono
di tempo in tempo soggetto ad accessi di avarizia 117. Una delle prove che testimoniano ben
altro che generosit in Zeno laffare inconcluso con Carla, sua amante (la reticenza
di regalare alla fanciulla povera una busta con dei soldi), oppure la cautela con cui Zeno
manovra il suo contributo a Guido fallito la cui azienda si trova in bancarotta. Sono gli atti
mancati freudiani che danno al lettore la prova che per Zeno molto difficile regalare
qualcosa del proprio e se lo fa, lo fa soprattutto per s (per avere la coscienza a posto):
Disgraziatamente per tutta la durata della mia relazione con Carla, il denaro rest la mia preoccupazione
principale. Ad ogni occasione ne mettevo in disparte in un posto ben celato della mia biblioteca, per essere
preparato a far fronte a qualunque esigenza dell'amante che tanto temevo. Cos quel denaro, quando Carla
m'abbandon lasciandomelo, serv per pagare tutt'altra cosa.118
Insomma avevo deciso di sacrificare una parte del mio patrimonio e ancora oggid guardo a quel giorno
della mia vita con una grande soddisfazione. Quel denaro salvava Guido e a me garantiva una grande tranquillit
di coscienza.119

Per una serie di motivi i soldi non li ottennero n Carla n Guido. Carla, come Zeno
del resto suppone, gli restituisce la busta per questioni di onore e Guido non riuscir mai
ad averli suicidandosi per sbaglio. Le motivazioni di Zeno non sono mai univoche. I suoi
accessi di generosit finiscono quasi sempre per essere rimpianti se non si tratta dellegoismo
che li condiziona.
Zeno per non unico nel romanzo a essere soggetto agli impulsi egoistici. Lo anche
Guido, che perde il suo interesse in sua moglie Ada con i loro gemelli, malata del morbo di
Basedow. Lo Giovanni, suo suocero, lo il suo amico Copler, lo anche la santa Augusta,
umile serva e balia sanissima, gelosa della propria sorella. Dietro quasi ogni personaggio
della Coscienza si intravede una parte oscura degna di un commento del narratore.

115

Eccone una: A forza di insistere Sarah riesce a far s che Elia vada finalmente dal sarto per farsi confezionare
un bel vestito. Quando va a ritirarlo, Elia chiede al sarto:Mi ha messo la fascia del lutto? Mi dispiace, non l
ho messa. Non sapevo che lei avesse avuto un lutto in famiglia, signor Elia. Il lutto perch adesso devo
pagarla. (Flkel 1996, p. 69).
116
Svevo (1985), p. 671.
117
Ivi, p. 835.
118
Ivi, p. 877.
119
Ivi, p. 1049.

40

b) Le istituzioni, lordine sociale (la borghesia, il matrimonio)


Come va, Kohn? Grazie, va ancora, una o due volte al mese. Ma Kohn, non intendevo in quel senso!
Chiedevo, come va a casa?A casa non va assolutamente.120

Si osservato gi molte volte altrove che la Coscienza rappresenta anche una specie di critica
del modo di vivere borghese. Zeno, anche questa volta, rimane ambivalente - vive dentro
la societ borghese triestina, ma ci non gli proibisce di ridicolizzarla. un ricco redditiere,
la cui incapacit di lavorare viene assicurata nel testamento del padre il quale lascia
la gestione della ditta familiare nelle mani dellamministratore Olivi. Zeno si sposa per
guadagnare la salute con una delle figlie di una famiglia tipicamente borghese. La sua corsa
attraverso le tre sorelle (perch la quarta non era ancora in et da sposare), rifiutato dalla
prima, la bella Ada, e dalla seconda, Alberta, la dotta, per finire nelle braccia della buona
e strabica Augusta una parodia e irrisione dellatto del corteggiamento. Anche la fortuna che
il matrimonio con la balia sanissima porter a Zeno una irrisione del destino.
Il matrimonio come istituzione in sfacelo. Quello di Guido va in rovina per le sue avventure
amorose e la malattia di Ada, e quello di Zeno ideale solo agli occhi di chi vuole vedere
in Zeno un marito ideale. Zeno lo straniero e i suoi movimenti possono apparire goffi, ma
forse non meno della moglie tanto ingenua, con la sua lavanderia per i beb, con gli acquisti
dei mobili e con la chiesa ogni domenica, con la sua salute che non si analizza e che
potrebbe perire soltanto sfracellata sotto un intero treno in corsa.
Le barzellette yiddish che prendono in giro il rapporto fra i due sposi o coniugi sono
numerose, quante quelle non ebraiche. Quelle tipiche yiddish coinvolgono spesso il
personaggio chiamato schadchen, il sensale dei matrimoni. Criticano il modo sterile
di maritarsi per convenienza:
Il mediatore di matrimoni: Che cosa chiedete alla vostra sposa? Risposta: Deve essere bella, deve essere
ricca ed educata. Molto bene ribatt il mediatore, Ma per me come se fossero tre matrimoni. 121

Dice Wolfsohn allo schadchen: Senta, la ragazza non mi piace. strabica, zoppa e ha due guance che
sembrano due chiappe. Ha ragione risponde lo schadchen. Consideri per una cosa: per ogni guancia
centomila rubli. Replica Wolfsohn: Allora fanno quattrocentomila rubli di dote? La prendo senzaltro. 122

120

Flkel (2001), p. 58.


Freud (1992), p. 116.
122
Flkel (1996), p. 142.
121

41

I witz contro le istituzioni che si sono irrigidite e hanno perso la loro carica idealista
appartengono nella concezione freudiana al gruppo di quelli blasfemi (o cinici). Ecco
una tipica osservazione sveviana che potrebbe definirsi addirittura sarcastica. Si tratta
del passaggio in cui, durante il viaggio di nozze con Augusta, Zeno preso da una paura
di invecchiamento e di morte. La sua preoccupazione principale quella che Augusta trover
subito dopo averlo sepolto
il successore ch'essa avrebbe circondato del medesimo mondo sano e regolato che ora beava me [] e addio
patriarca! Sarebbe stato necessario stamparne un altro [] Mitigato il pianto, essa s'appoggi ancora meglio
a me e, subito ridendo, mi domand: - Dove troverei il tuo successore? Non vedi come sono brutta? [e commento
di Zeno, il marito virtuoso:] Infatti, probabilmente, mi sarebbe stato concesso qualche tempo di putrefazione
tranquilla.123

Ecco unaltra barzelletta yiddish con una carica simile:


Deborah, tutta agghindata per il ballo, si guarda allo specchio: Devi ammettere, Abramino, che sono ancora
carina, non vero?. Abramino: Hai ragione. Non vero.

124

c) Lumorismo corrosivo contro i sistemi filosofici o religiosi

Quali sono gli ebrei pi importanti della storia dellumanit?


1. Mos annunciando: Tutto risiede nella Legge
2. Ges dicendo: Tutto risiede nellamore
3. Marx affermando: Tutto risiede nel denaro
4. Freud scoprendo: Tutto risiede nel sesso
5. Bergson dichiarando: Tutto risiede nel riso
6. Einstein concludendo: Tutto relativo.125

123

Svevo (1985), p. 822.


Flkel (1996), p. 140.
125
Qaknin, p. 125.
124

42

Abbiamo gi menzionato varie volte le tendenze anti-idolatriche di Svevo. Nella Coscienza


si trovano accenni (sempre in chiave ironica) ad alcune teorie che hanno lambizione
di spiegare la vita e il mondo dal suo punto di vista.
La religione rappresenta per Zeno un fenomeno qualunque che bisogna studiare,
il cui impatto sgradevole sul personaggio principale ben evidente grazie al seguente
commento ironico:
[] ero caduto nelle mani di un dotto amico che aveva voluto confidarmi certe sue idee sulle origini
del Cristianesimo. Era la prima volta che si voleva da me ch'io pensassi a quelle origini, eppure m'adattai
alla lunga lezione per compiacere l'amico. Piovigginava e faceva freddo. Tutto era sgradevole e fosco, compresi
i Greci e gli Ebrei di cui il mio amico parlava, ma pure m'adattai a quella sofferenza per ben due ore. La mia
solita debolezza! Scommetto che oggi ancora sono tanto incapace di resistenza, che se qualcuno ci si mettesse
sul serio potrebbe indurmi a studiare per qualche tempo l'astronomia.126

Il sentimento dintelligenza originato da un ispirazione religiosa del padre poco


prima di morire in seguito ironicamente designato come il primo sintomo dell'edema
cerebrale. Ci per non proibisce a Zeno, dopo la morte di suo padre, di approfittare
del conforto della religione consolatrice:
Ritornai e per molto tempo rimasi nella religione della mia infanzia. [] E per parecchio tempo i colloqui con
mio padre continuarono dolci e celati come un amore illecito, perch io dinanzi a tutti continuai a ridere di ogni
pratica religiosa, mentre vero - e qui voglio confessarlo - che io a qualcuno giornalmente e ferventemente
raccomandai l'anima di mio padre. proprio la religione vera quella che non occorre professare ad alta voce per
averne il conforto di cui qualche volta - raramente - non si pu fare a meno.127

La tradizione yiddish abbonda di storielle che combinano in modo umoristico la fede e l


ideale di Dio e dei suoi miracoli con il pragmatismo della vita quotidiana. Si tratta in un certo
senso dei motti di spirito blasfemi, di degradazione dellideale alto in realt terrena 128.

126

Svevo (1985), p. 685.


Ivi, p. 710.
128
Vicino a morire, un vecchio ebreo si converte al cattolicesimo. Il prete, dopo aver recitato le preghiere di rito,
gli mette fra le braccia un crocifisso dargento. A quel punto per il vecchio ebreo si riprende: Senta,
reverendo, le offro mille fiorini e mi creda, per lei un affare.
Gli ebrei di Ostropol sparlavano di Hershel.Un giorno uno gli chiese alla shul: Hershel, vero che tu non
credi nel Signore, Egli sia benedetto?Ma chi lo dice? Tu sai come fatta la gente Perch ascolti
la gente, perch non lo chiedi allAltissimo?
127

43

Possono rappresentare anche una critica dellopportunismo umano, del fatto di chiedere aiuto
o conforto nelle situazioni difficili129.
Quanto dissacranti sono le affermazioni di Zeno sulla religione (molto pi sarcastiche che
le storielle yiddish che pur sempre conservano un certo rispetto religioso), tanto lo sono anche
quelle sullo spiritismo130. Lo spiritismo o levocazione degli spiriti, il tavolino parlante non
appartiene alla sfera dalle barzellette yiddish (la moda dello spiritismo moderno nasce a met
dell800 in America da dove si diffonde in Europa), comunque mi sembra appropriato
menzionarlo a proposito dellumorismo anti-idolatrico. Nella scena della seduta spiritistica
in casa Malfenti Zeno fa parlare il tavolino per canzonare Guido, il rivale che gli sta portando
via la bella Ada, relegandolo fra gli spiriti. Con la sua burla riesce alla fine a conquistare
le simpatie di tutta la famiglia comprese quelle del suo rivale ma non quelle desiderate di Ada.
Nel buio del salotto succede anche unaltra cosa importante. Invece di confessare il suo amore
ad Ada si confessa alla strabica Augusta con la quale la stessa sera per non rimanere solo
finisce col il fidanzarsi.131
Nella Coscienza troviamo altri due episodi riguardanti gli spiriti. Il primo quello in cui
Zeno assicura linfermiera della casa di salute dove stato rinchiuso per curarsi della malattia
del fumo che i morti sapessero tutto, ma che di certe cose s'infischiassero 132. Laltro
riguarda una storiella sullincontro con il professore defunto che Zeno si inventa per divertire
Ada con Guido. Ancora un accenno lo fa a proposito della scoperta del dottor S. sullesistenza
di un magazzino di legnami che Zeno non aveva menzionato prima. E Zeno al fatto dedica un
commento ironico diretto contro la moda dello spiritismo133. Gli episodi e commenti sullo
129

Come quella del povero Abramino che supplica per tre anni lEterno: Fammi vincere in lotteria!
Ad un certo punto lEterno si va avanti: Abramino caro Io te la faccio vincere la lotteria, ma tu compra
almeno il biglietto!(Ovadia, 1998, p. 63) O quella di Shmulik che cerca di trafficare con lEterno: Tu sei
il padrone dellUniverso. Dimmi che cosa per te un milione di anni. un secondo, Shmulik. E che cosa
per te un milione di dollari? Un centesimo, Shmulik. Allora, scusami Ti costa tanto dare a questo tuo
bravo servo e alla sua comunit questo centesimo? Ma no, Shmulik. Per, aspetta un secondo!(Ivi, p. 69).
130
Riccardo Cepach, responsabile del Museo Sveviano di Trieste, nel suo saggio Passeri e fantasmi.
Una favoletta inedita di Svevo fra le carte della spiritista Nella Doria Cambon fa unanalisi dellapproccio
sveviano allo spiritismo. Afferma che per comprendere latteggiamento di Svevo nei confronti dello spiritismo
necessario fare una distinzione: da una parte si ha luso che di queste tematiche fatto dallo scrittore nelle sue
opere che, come abbiamo visto, essenzialmente ironico. Ai fini artistici di Svevo la nozione dello spiritismo
che pi si prestava non era certo quella messianica della Cambon, ma neppure quella positivista degli spiritisti
scienziati; piuttosto era quella terza via cui, in definitiva, il fenomeno doveva la sua straordinaria fortuna:
quella salottiera e mondana che maggiormente soccorreva ai fini di critica ironica della spiritualit borghese
che egli si proponeva. Dallaltra parte sopravvivono tracce di un suo possibilismo, di una sua attenzione
al fenomeno non del tutto demolita dalle rane del razionalismo. (Cepach, in corso di stampa).
131
Per il meccanismo del contrario vedi il capitolo del collegamento con il Bergson.
132
Svevo (1985), p. 673.
133
Eppoi non avevo da parlarne perch rimase sempre inerte, salvo quando intervennero i ladri e fecero volare
quel legname dai nomi barbari, come se fosse stato destinato a costruire dei tavolini per esperimenti spiritistici.
(Ivi, p. 1092).

44

spiritismo nella Coscienza li potremmo inserirli quindi tranquillamente nel tema della critica
dei costumi e del modo di vivere borghesi134.
Se

avviciniamo, come del resto fa la pubblicistica coeva e anche Svevo stesso 135,

il concetto dello spiritismo e la telepatia, possiamo menzionare a questo proposito la storiella


yiddish sul Kck ovvero sulla chiaroveggenza del Rabbino di Cracovia 136. Il rabbino ebbe
un giorno una visione fantastica e ad un certo punto esclam che in quel momento era morto
il rabbino di Leopoli. La chiaroveggenza per si rivel falsa, nonostante ci lallievo
della scuola di Cracovia difende il miracolo del suo rabbino affermando che il fatto di aver
visto da Cracovia a Leopoli stata in ogni caso una guardata (Kck) fantastica.
Unaltra teoria che presa di mira dallironia di Svevo quella di Otto Weininger 137 (18801903), che con il libro Sesso e carattere provoc una serie di avvenimenti tragici 138 e rivolte al
modo di pensare dellepoca139. La sua malata e autopunitiva condanna della donna
e dellebreo come esseri inferiori trova, secondo quanto riferisce Zeno, la sua matrice nella
mente virile di Guido il quale cova una specie di disprezzo nei confronti del sesso debole.
Il tono ironicamente ambiguo ben apparente.
Io sapevo ch'io avevo ogni ragione di dir male delle donne rappresentate per me da Ada, Augusta e dalla mia
futura suocera; ma lui non aveva alcuna ragione di prendersela col sesso rappresentato per lui dalla sola Ada che
l'amava. Era ben dotto, e ad onta della mia stanchezza stetti a sentirlo con ammirazione. Molto tempo dopo
scopersi ch'egli aveva fatte sue le geniali teorie del giovine suicida Weininger [] Mi venne persino il dubbio
ch'egli volesse curarmi. Perch altrimenti avrebbe voluto convincermi che la donna non sa essere n geniale n
buona? A me parve che la cura non riusc perch somministrata da Guido. Ma conservai quelle teorie
e le perfezionai con la lettura del Weininger. Non guariscono per mai, ma sono una comoda compagnia quando
si corre dietro alle donne.140

Perch a Zeno, diversamente che a Guido, sarebbe permesso di dire male delle donne?
134

Il motivo dello spiritismo riappare nella commedia Terzetto spezzato (1927) e nel frammento intitolato
Un medio ingenuo.
135
Cepach, p. 7.
136
Menzionata e analizzata da Freud (1976), p. 72.
137
Le oscure potenze del sentimento non impedivano allebreo del witz, attraverso una felice stereotipizzazione
umoristica, di rimettere a posto sia la poetica problematicit di Freud, che il masochismo intropunitivo di
Weininger. (Ovadia, 1998, p. 129).
138
Come quello del suicidio di massa di alcune donne ebree dellImpero austro-ungarico.
139
La sua filosofia dei sessi, le sue teorie dellassenza di ogni sesso e sulla bisessualit fondamentale
dellessere umano [], sulla mistura dei caratteri opposti in ogni uomo da cui derivava un concetto molto
estensivo e naturale dellomosessualit [] sui diversi gradi e sfumature dintersessualit, sui rapporti fra madre
e prostituta, tra ebrei (tipo femminile) e cristiani (tipo virile), tutta questa filosofia platonica mista di biologia
e di psicologia tradizionale, presentava un affascinante tentativo di soluzione per un problema che allora
tormentava particolarmente gli spiriti (David, p. 255).
140
Svevo (1985), p. 801.

45

In che senso le teorie di Weininger per Zeno erano geniali? Di quale cura parla Zeno quella di cambiare la sua opinione sulle donne oppure quella di curare Zeno come un essere
inferiore (ebreo)? Le geniali teorie del giovane suicida non guariscono per mai, ma
servono come ricetta per conquistare la donna. Il senso di questaffermazione non per niente
chiaro, scivola tra il fascino e la totale derisione per le teorie di Weininger. lo stesso
sentimento che provocano le barzellette yiddish qualcosa fra la simpatia (o empatia) per
la persona o cosa in questione e fra il divertimento o addirittura uno scoppio di risa.
Non diversamente ambivalente il rapporto di Zeno con la psicanalisi 141. Come gi
accennato prima, la Coscienza rappresenta una parodia della religione freudiana ch
diventata a Trieste una questione di moda nel periodo fra il 1909 e 1914, con la forte spinta
da parte degli ambienti ebraici142. Limpatto decisivo lo ebbe larrivo di Edoardo Weiss,
terapeuta e allievo di Freud.
Fra i fanatici triestini della psicanalisi era un continuo scambiarsi di racconti ed interpretazioni di sogni
e di lapsus; un continuo diagnosticare da dilettanti le proprie e le altrui neurosi, cercando di inquadrarle
nelluna o nellaltra delle tre fasi (orale, anale, genitale, come si diceva allora) distinte da Freud; un continuo
incolpare les degli altri ma sotto sotto anche lio delle brutte intenzioni e dei pi turpi sentimenti. 143

Abbiamo menzionato prima le motivazioni che potevano spingere Svevo ad assumere


un atteggiamento ironico nei confronti della dottrina di Freud. Zeno ridicolizza la psicanalisi,
resiste ad essa, cerca di acquisire una certa superiorit nei suoi confronti ma allo stesso tempo
ne soggetto, perch dal suo testo traspaiono chiare evidenze di un individuo con i sintomi
del complesso di Edipo144. Le sue avversioni nei confronti del padre, dei dottori (la fila
dei medici della Coscienza come proiezioni della figura paterna), del suocero come surrogato
del padre e finalmente anche nei confronti del rivale principale Guido hanno un significato
ben preciso nella psicanalisi freudiana.
Il primo impatto di Zeno con la psicanalisi fu deludente: Dopo aver provato a sognare
su quella poltrona fin nel sonno pi profondo. Comper e lesse un trattato di psicanalisi
che trov noioso145. Pi tardi, ormai alla fine della cura, da cui bisognava guarire 146 ridicolizza
141

Vedo per esempio David, Moloney (1972) o Schchter (2000).


David, p. 379.
143
Voghera, p. 9.
144
[] incontriamo il complesso di Edipo al suo posto esatto [] vi perfino una diagnosi della malattia
del fumo che del tutto e tipicamente freudiana [] (David, p. 392).
145
Non difficile d'intenderlo, ma molto noioso. (Svevo, 1985, p. 650).
146
Sono intento a guarire della sua cura. (Svevo, 1985, p. 1096) oppure Se non voglio finire al manicomio,
via con questi giocattoli. (Ivi, p. 1096).
142

46

i procedimenti del dottor S. e la sua dottrina.


L'ho finita con la psico-analisi. Dopo di averla praticata assiduamente per sei mesi interi sto peggio di prima.
[] ho paura che finirei col mettergli [al dottor S.] le mani addosso. [] Ma ora mi trovo squilibrato e malato
pi che mai e, scrivendo, credo che mi netter pi facilmente del male che la cura m'ha fatto [] Le ossa
delle mie gambe si sono convertite in lische vibranti che ledono la carne e i muscoli. [] Ma ora che sapevo
tutto, cio che non si trattava d'altro che di una sciocca illusione, un trucco buono per commuovere qualche
vecchia donna isterica, come potevo sopportare la compagnia di quell'uomo ridicolo, con quel suo occhio che
vuole essere scrutatore e quella sua presunzione che gli permette di aggruppare tutti i fenomeni di questo mondo
intorno alla sua grande, nuova teoria?147

Ecco un breve witz della tradizione yiddish:


Che cosa la psicanalisi? la malattia di cui pretende di essere rimedio. 148

Zeno mente149 e inventa i sogni per compiacere il medico. La scena diventa comica,
non solo per il fatto che Zeno inganna il dottore, ma anche perch quasi riesce ad ingannare se
stesso:
Tentava di nuovo i sogni, ma di autentici non ne ebbimo pi alcuno. Seccato di tanta attesa, finii collinventarne
uno. Non l'avrei fatto se avessi potuto prevedere la difficolt di una simile simulazione. Non mica facile
di balbettare come se ci si trovasse immersi in un mezzo sogno, coprirsi di sudore o sbiancarsi, non tradirsi,
eventualmente diventar vermigli dallo sforzo e non arrossire [] Dimostravo cos anche di aver capito
perfettamente la malattia che il dottore esigeva da me. Edipo infantile era fatto proprio cos: succhiava il piede
sinistro della madre per lasciare il destro al padre. Nel mio sforzo d'immaginare realmente (tutt'altro che
una contraddizione, questa) ingannai anche me stesso col sentire il sapore di quel piede. Quasi dovetti recere .150

Ironicamente Zeno descrive la scoperta da parte del dottor S. della malattia


del povero Edipo:
La mia cura doveva essere finita perch la mia malattia era stata scoperta. Non era altra che quella diagnosticata
a suo tempo dal defunto Sofocle sul povero Edipo: avevo amata mia madre e avrei voluto ammazzare mio padre.
N io m'arrabbiai! Incantato stetti a sentire. Era una malattia che mi elevava alla pi alta nobilt. Cospicua quella
147

Svevo 1985, pp. 1077-1080.


Ovadia (1998), p. 158.
149
[] ricordai che fra le tante bugie che avevo propinate a quel profondo osservatore ch'era il dottor S., c'era
anche quella ch'io non avessi pi tradita mia moglie dopo la partenza di Ada. Anche su questa bugia egli fabbric
le sue teorie. (Svevo 1985, p. 1098).
150
Svevo, 1985, p. 1088.
148

47

malattia di cui gli antenati arrivavano all'epoca mitologica! E non m'arrabbio neppure adesso che sono qui solo
con la penna in mano. Ne rido di cuore. La miglior prova ch'io non ho avuta quella malattia risulta dal fatto che
non ne sono guarito. Questa prova convincerebbe anche il dottore.151

Difficilmente la prova avrebbe convinto veramente il dottore. Possiamo individuare


in questo modo di pensare il caso del cosiddetto ragionamento erroneo152.
Esistono molte barzellette yiddish sul conto della psicanalisi 153. Il meccanismo di non
credere alle teorie di Freud (di resistere ad esse), ma essere afflitti dai traumi da lui descritti
espresso in questa barzelletta yiddish:
Una yiddische mamme ha un rapporto particolarmente burrascoso col suo unico figlio tanto che decide
di rivolgersi a uno psicanalista. Signora sentenzia lo psicanalista dopo aver parlato con entrambi. Suo
figlio soffre di un fortissimo complesso di Edipo.Ufff Edipo Schmedipo! risponde la madre. Cosa me ne
importa a me di cosa soffre Limportante che voglia bene alla sua mamma!154

d) Ragionamento erroneo, assurdit, chuzpe


Uno degli aspetti pi importanti dellumorismo lassurdo: lassurdo delle situazioni, lassurdo dei ragionamenti,
lassurdo nella sintassi o nelle parole di contrasto con la situazione. Distorsione tra domanda e risposta, tra due
registri di discorsotra due logiche.

155

Poco fa abbiamo visto un esempio tipico del meccanismo del witz designato da Freud come
ragionamento erroneo. Se ne trovano nella Coscienza molti altri esempi, come quello
della scena in cui Zeno descrive allamico la differenza fra la cura della propria malattia
del fumo e quella dimagrante dellamico:
Gli spiegai che a me pareva pi facile di non mangiare per tre volte al giorno che di non fumare le innumerevoli
sigarette per cui sarebbe stato necessario di prendere la stessa affaticante risoluzione ad ogni istante. Avendo
una simile risoluzione nella mente non c' tempo per fare altro perch il solo Giulio Cesare sapeva fare pi cose
nel medesimo istante. Sta bene che nessuno domanda ch'io lavori finch vivo il mio amministratore Olivi, ma
come va che una persona come me non sappia far altro a questo mondo che sognare o strimpellare il violino per
cui non ho alcuna attitudine?156
151

Svevo (1985, p. 1080).


Vedi il brano a proposito del ragionamento erroneo.
153
Vedi per esempio Ovadia (1998, dalla p. 158), Flkel (1988, dalla p. 192).
154
Quaknin, p. 185.
155
Ivi, p. 95.
156
Svevo (1985), p. 663.
152

48

erroneo (o assurdo) pensare nei termini di quantit quando si tratta di astenersi


di una cosa (la voglia di mangiare non viene solo tre volte al giorno, ma tante volte quante
pu venire voglia di una sigaretta). lastuzia di Zeno che cerca in questo modo di attirare l
attenzione sulla gravit della propria malattia per assolversi dalla colpa di non fare niente.
Il pensiero (in questo caso di Zeno), motivato dallegoismo (per accentuare la seriet
della propria malattia nei confronti dellamico) va automaticamente in una certa direzione (l
automatismo alla Bergson) trascurando la logica dellenunciato.
Ecco due di tante barzellette del genere:
Puoi prestarmi duecento fiorini, Abramino? Eccoteli, Samuelino. Invece prestamene soltanto cento. Io
te li do, ma perch hai cambiato idea? Perch quando te li restituir, Abramino, tu che me ne dovevi cento non
riceverai nulla da me, dunque siamo pari. Sei daccordo?157

Schmitz, a Vienna, va al caff-ristorante Sacher: Cameriere, mi dia una porzione di quel pesce in gelatina
del carrello. Signore, ma quello prosciutto. Schmitz, infastidito: Ho forse chiesto come si chiama quel
pesce?158

Il concetto appena menzionato trova spesso il suo protagonista nel personaggio yiddish
nominato chuzpe (la faccia tosta, sfacciato, senza scrupoli).
Che cosa significa chuzpe? Quando uno uccide sia il padre che la madre e, dopo difendendosi al processo
per omicidio, chiede le attenuanti per il fatto di essere rimasto orfano.159

La logica del chuzpe onnipresente nella Coscienza di Zeno. Da quello che Zeno dice
spesso sembra che lui creda di essere lunico innocente fra i protagonisti della storia. Se non
pu lavorare, la colpa del padre, della malattia, di Olivi, del dottor S. o di Augusta. Quando
tradisce la moglie, la colpa di Copler che gli presenta la sua futura amante, di Carla,
o addirittura della propria moglie, la quale sembra spingerlo nelle braccia dellamante.
Quando sa di aver fatto una cosa sbagliata, esige dagli altri di essere confortato.

157

Flkel (2001), p. 27.


Ivi (2001), p. 137.
159
Ivi (2001), p. 85.
158

49

Quando m'accorsi di esser colto troppo spesso dallo stesso dolore, evitai di stancarla col dirle sempre le stesse
cose e, per avvertirla del mio bisogno di conforto, bast mormorassi: Povero Cosini!. Ella sapeva allora
esattamente cosa mi turbava e accorreva a coprirmi del suo grande affetto. Cos riuscii ad avere il suo conforto
anche quand'ebbi tutt'altri dolori. Un giorno, ammalato dal dolore di averla tradita, mormorai per svista: Povero
Cosini!. Ne ebbi gran vantaggio perch anche allora il suo conforto mi fu prezioso.160

Mi sentivo molto innocente perch intanto non l'avevo tradita restando lontano dal domicilio coniugale per tutta
una notte. Era tanto bella l'innocenza che tentai di aumentarla. Incominciai a dire delle parole che somigliavano
ad una confessione. Le dissi che mi sentivo debole e colpevole e, visto che a questo punto essa mi guard
domandando delle spiegazioni, subito ritirai la testa nel guscio e, gettandomi nella filosofia, le raccontai che
il sentimento della colpa io l'avevo ad ogni mio pensiero, ad ogni mio respiro. - Cos pensano anche i religiosi, disse Augusta; - chiss che non sia per le colpe che ignoriamo che veniamo puniti cos!Diceva delle parole adatte
ad accompagnare le sue lacrime che continuavano a scorrere. A me parve ch'essa non avesse ben compresa
la differenza che correva fra il mio pensiero e quello dei religiosi, ma non volli discutere e al suono monotono
del vento che s'era rinforzato, con la tranquillit che mi dava anche quel mio slancio alla confessione,
m'addormentai di un lungo sonno ristoratore.161

Lironia sarcastica che collega il tradimento con la religione tipicamente sveviana.


Zeno ama mettere in evidenza gli errori altrui nascondendo i propri. Cos, avendo saputo
delladulterio con cui il suo rivale Guido ha disonorato la propria casa e ricordando bene
i propri peccati fuori casa, annota:
- Una bella canaglia! Insudiciare cos la propria casa! Ero abbastanza sincero di rimproverargli esattamente
quella parte della sua azione ch'io non avevo da rimproverare a me stesso. 162

Dopo il suicidio di Guido Zeno cerca di reinserirsi nel modulo delluomo ideale cos
come era visto dalla famiglia Malfenti cercando di recuperare parzialmente la perdita
di Guido in borsa. Per via del suo fervore di aiutare economicamente Ada e i piccoli gemelli,
orfani di padre, scambier il funerale di Guido con quello di un greco. Mostrandosi (al dottor
S. e ai lettori) come il massimo di chuzpe Zeno annuncia:
[] la signora Malfenti [] mi ringrazi con le lacrime agli occhi. Ero di nuovo non l'unico uomo
della famiglia, ma il migliore.163
160

Svevo (1985), p. 822.


Ivi, p. 907.
162
Ivi, p. 922.
163
Infatti, Zeno dopo il suicidio di Guido rimane lunico uomo nella famiglia, quindi allo stesso tempo anche
il migliore. Ivi, p. 1071.
161

50

e) Credere alle proprie invenzioni

Gi una volta abbiamo osservato quanto pu sembrarci comico se uno (nel nostro caso Zeno,
vedi la nota sulla psicanalisi) si lascia trasportare dal proprio pensiero fino al punto che
comincia a credere a ci che voleva far credere allaltro. Si tratta sempre del meccanismo
individuato da Bergson come automatismo o distrazione, di cui parler

ancora

nel seguente capitolo.


Zeno mente, si inventa immagini, simula emozioni per finire col credere nella loro
sincerit. presente anche la logica dello chuzpe:
Parlai con tale esagerazione dei miei mali (cos li registrai e sono sicuro ch'erano lievi) che finii con l'avere
le lagrime agli occhi, mentre Tullio andava sentendosi sempre meglio credendomi pi malato di lui. Mi domand
se lavoravo. Tutti in citt dicevano ch'io non facevo niente ed io temevo egli avesse da invidiarmi mentre in
quell'istante avevo l'assoluto bisogno di essere commiserato. Mentii! Gli raccontai che lavoravo nel mio ufficio,
non molto, ma giornalmente almeno per sei ore e che poi gli affari molto imbrogliati ereditati da mio padre
e da mia madre mi davano da fare per altre sei ore. - Dodici ore! - comment Tullio, e con un sorriso soddisfatto,
mi concedette quello che ambivo, la sua commiserazione: - Non sei mica da invidiare, tu! La conclusione era
esatta ed io ne fui tanto commosso che dovetti lottare per non lasciar trapelare le lagrime. Mi sentii pi infelice
che mai e, in quel morbido stato di compassione di me stesso, si capisce io sia stato esposto a delle lesioni. 164
[] feci a Carla una scena d'amore che per la sua falsit e la sua furia somigliava a quella che, preso dal vino,
avevo fatto ad Augusta quella notte in vettura. Solo che qui mancava il vino ed io finii col commovermi
veramente al suono delle mie parole.165

Ricorda il povero Schlomo (quasi uno shlemiel) che va al mercato a vendere la sua
vecchia giumenta che quasi non si regge sulle gambe e la loda in modo tale che subito
circondato dagli interessati:
Guardate la mia povera giumenta! Una bestia magnifica! capace di percorrere chilometri e chilometri
mangiando la met di un qualsiasi cavallo! Ha una salute di ferro [] una giumenta eccezionale che vi vendo!
Chi vuole la mia bella giumenta?

Ma allultimo momento, commosso e motivato dalle proprie parole cambia idea:

164
165

Ivi, p. 757.
Ivi, p. 912.

51

Sapete cosa vi dico? Visto che possiedo una bestia cosi eccezionaleme la tengo! 166

f) Il batlen
Ma il mestiere pi strano quello del batlen ebreo orientale, un buffone, un matto, un filosofo, un cantastorie.
In ogni piccola citt vive almeno un batlen. Rallegra gli invitati ai matrimoni, inventa storielle, ascolta
attentamente gli uomini che disputano fra loro e si lambicca il cervello su cose da nulla. Nessuno lo prende
sul serio. Eppure non c un uomo pi serio di lui. Avrebbe potuto commerciare in piume o in coralli come
il ricco signore che lo ha chiamato al suo matrimonio perch si burli di lui. Ma il batlen non commercia.
Gli riesce difficile lavorare, sposarsi, mettere al mondo dei figli e diventare uno stimato membro della societ
[] I talenti epici sono piuttosto frequenti in Oriente. In ogni famiglia c uno zio che sa raccontare storie
[]167

Potrebbe Zeno essere un relitto del batlen come ce lo racconta Joseph Roth? Infatti, Zeno
un ricco signore, il quale per non lavora (la sua potenza solo latente 168) e si perde
nei concetti filosofici e nelle innumerevoli fantasticherie sulla propria persona come anche
nelle analisi degli altri. Nessuno prende Zeno sul serio, un uomo dai gusti bizzarri 169,
un buon osservatore alquanto cieco. La donna che vuole conquistare facendola ridere non
capace di cogliere in modo positivo questo aspetto bizzarro della sua personalit. Zeno
il personaggio che ravviva tutti gli avvenimenti festosi nella famiglia Malfenti con le sue
storielle inventate, con le sue battute e le sue mosse goffe. Alcune storielle o favole di Zeno
trattano proprio della vita degli animali.
g) Favolette, storielle sugli animali

La storiella (un racconto breve, di solito con una morale alla fine) un genere tipicamente
ebraico. Svevo fu un fabbricatore assiduo di favolette che spesso avevano come protagonisti
gli animali. Alcune, come Argo e il suo padrone o La madre natura sono un po pi estese,
alcune sono molto brevi e servirono come piccole dediche, alcune furono inserite dentro
le opere come nel caso della Coscienza o ne costituiscono il materiale essenziale come
nel caso di Una burla riuscita. Il protagonista Mario Samigli, letterato senza successo, si

166

Quaknin, p. 255.
Roth, p. 52.
168
[] un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente (Svevo 1985, p. 657).
169
Io sono un po' bizzarro, ma a lei dovetti apparire veramente squilibrato (Ivi, p. 725).
Meno male ch'ero noto anche a mia moglie come un uomo dai gusti bizzarri che poteva correre fin l di notte
e allora c' sempre la scusa a tutto (Ivi, p. 906).
167

52

realizza alla fine scrivendo delle piccole favole sui passerotti per suo fratello ammalato.
Marina Beer chiama queste favole le piccole storie quasi midrashiche170.
Nella Coscienza le favole inventate da Guido e poi per controbattergli anche da Zeno
servono per conquistare lattenzione della segretaria Carmen. Guido inventa due storielle,
una sulluccellino che vedendo lo sportellino della sua gabbia aperto prima pens di volare
via, ma poi cambi idea visto che lo sportellino si sarebbe potuto chiudere e lui quindi
avrebbe potuto perdere la sua libert. La seconda tratta dellelefante che aveva debolezza
alle gambe, ma il dottore, osservando le sue gambe poderose, esclam: Non vidi giammai
delle gambe tanto forti. Zeno inventa le seguenti favole che potrebbero chiamarsi
tranquillamente anche witz.
Il gamberello meditabondo: - La vita bella ma bisogna badare al posto dove ci si siede.
L'orata, correndo dal dentista: - La vita bella ma bisognerebbe eliminare quegli animalucci traditori che celano
nella carne saporita il metallo acuminato.171

Laltra tratta del cane che morso da molte pulci e chiede agli dei di lasciargliene
solo una e di destinare le altre agli uomini. Ma nessuna delle pulci accett di restare sola con
quella bestia duomo e cos tutte rimasero al cane. C anche un brano in cui Zeno dedica
una poesia alla mosca. Le pulci e gli insetti in genere sono temi spesso ricorrenti
nella tradizione yiddish172. Ne provengono anche

cani parlanti, dialettici, o le carpe

e i pappagalli, di cui si ride173.

h) La morte non un tab

Anche la morte rappresenta una tematica che collega la tradizione yiddish e la Coscienza.
Non sar quindi a sproposito, credo, citare unaffermazione di Svevo sul letto di morte diretta
al nipote Aurelio Finzi che gli neg unultima sigaretta: Questa sara davvero lultima. L
enorme coraggio dello scrittore morente e la negazione del tab testimoniano le sue davvero
ultimissime parole: Guard fioi, vard come che se mori e No pianzer Letizia, no xe niente
morir (citate in Anzelotti, p. 262).
170

Beer, p. 16.
Svevo (1985), p. 978.
172
Per largomento vedi Kluge Manfred, La saggezza ebraica: testi sacri sapienziali, proverbi e detti scelti da,
Parma, Guanda, 1989.
173
Flkel (2001), p. 10. Infatti, a parte la passione di Svevo per i passeri e gli uccellini in genere, un racconto
porta il nome Lasino e il pappagallo.
171

53

Nella Coscienza appare una fila di morti e le circostanze della loro fine spesso
acquistano sfumature se non proprio comiche, almeno umoristiche o ironiche. La morte
del padre rappresenta un avvenimento abbastanza grave nella vita di Zeno, nonostante ci
Zeno ricordando il padre morente pensa ad una locomotiva che sbuffando trascina i vagoni su
per unerta. Un paio di righe sopra Zeno scrive che cercava inconsciamente di imitarlo, con
ci la situazione seria degrada quasi ad una commedia174.
Per compiacere Ada (Spesso la lietezza m'aveva favorito con le donne) Zeno cerca
di trasformare il suo dolore per la morte del padre in un qualcosa di lieto. Ironicamente questo
pi che altro lo allontana dalla seria Ada.
Dissi che il dolore per una simile perdita era tale che se io avessi avuto dei figliuoli avrei cercato di fare in modo
che m'amassero meno per risparmiare loro pi tardi di soffrire tanto per la mia dipartita. Fui un poco imbarazzato
quando mi domandarono in qual modo mi sarei comportato per raggiungere tale scopo. Maltrattarli e picchiarli?
Alberta, ridendo, disse: - Il mezzo pi sicuro sarebbe di ucciderli. 175

La morte di Copler diventa praticamente una burla. Zeno descrive il suo stato danimo
prima di entrare nella stanza del moribondo:
Il vecchio voleva ch'io entrassi in quella stanza, ma io non volli. Troppi moribondi m'avevano guatato con
un'espressione di rimprovero.176

La morte dellamico lascia in Zeno una sensazione di totale indifferenza, di disgusto,


ma anche di un certo sollievo, perch cos da ora in poi pu frequentare la sua amante senza
pericolo di essere tradito. In seguito, nel banchetto di nozze di Guido e Ada, per capriccio
annuncia pi volte la morte di Copler per smentirla poco dopo.177
Ma anche la morte di Guido, il tentativo falso di suicidio che finisce come riuscito
oppure la famosa scena dello scambio dei funerali hanno sfumature pi tragicomiche che
puramente tragiche.
Una delle barzellette ebraiche che superano il tab della morte parla di un certo
Werfel, il quale, conosciuto come uomo di tatto e amico della famiglia Einstein, mandato dal
174

Aveva una respirazione frettolosa, che io, quasi inconsciamente, imitavo. Non potevo respirare a lungo
su quel metro e m'accordavo delle soste sperando di trascinare con me al riposo anche l'ammalato. Ma egli
correva avanti instancabile. (Svevo 1985, p. 693).
175
Svevo (1985), p. 729.
176
Ivi, p. 881.
177
Se ne parl talvolta, ma solo per ridere ricordando che il mio vino l'aveva tante volte ammazzato e fatto
risuscitare. Anzi egli rest proverbiale in famiglia e quando i giornali, come avviene spesso, annunziano
e smentiscono la morte di qualcuno, noi diciamo: Come il povero Copler.

54

presidente della Comunit a comunicare alla vedova la notizia della morte del marito durante
una riunione. Arrivato a casa Einstein, dice:
Buona sera, signora vedova Einstein. Ma che sciocchezze dice, Werfel.. risponde la Einstein. Buona sera,
signora vedova Einstein. Davvero una battuta di cattivo gusto, Werfel. Senta, mettiamola allora cos.
Scommettiamo mille corone che lei la signora vedova Einstein?

178

Oppure unaltra:
Succede una disgrazia in casa Blumenfeld. Si gioca a poker in cinque, quando il vecchio Cohen ha un infarto
e muore senza aver ripreso conoscenza. Dice Blumenfeld a Weiss: E adesso che cosa facciamo?. Togliamo
i sei risponde Weiss.

179

Nella prima barzelletta inoltre ben evidente il tratto che abbiamo chiamato
egoismo o avidit, nellaltro soprattutto un automatismo del pensiero che non prende
in considerazione la morte di una persona, ma solo il gioco a carte. Ambedue i principi sono
comunque compatibili.

2. 2. 2. 2. Zeno come figura dellebreo sradicato


Nei confronti dei personaggi disarmati di Alfonso e Emilio, Zeno gi nella sua vecchiaia si
prospetta come un essere superiore, soprattutto grazie al suo distacco ironico. Comunque
la sua situazione di uno esiliato da se stesso e dalle sue origini 180 comune ai suoi fratelli
minori. La sua figura sdoppiata fra il desiderio di assimilarsi e fra qualcosa dentro di lui che
resiste ad essa, e il risultato lambivalente ironia. Non riesce ad adattarsi del tutto e ne
deriva limmagine goffa e grottesca di un clown che sbaglia i tempi del suo agire in pubblico.
La storia del suo matrimonio ne costituisce lesempio modello. Partendo alla conquista
della ragazza pi bella, conquista invece la pi brutta, la quale paradossalmente gli porter
almeno un po della salute desiderata. Zeno, a differenza dei suoi fratelli, si gi parzialmente
inserito dentro la societ borghese (incarnata soprattutto dalla famiglia Malfenti, borghese per
eccellenza) nonostante non smetta mai di ridicolizzarla. Riesce a ingannarla con il suo
178

Flkel (1988), p. 96.


Ivi, p. 99.
180
Camerino (1974), p. 80.
179

55

camuffamento da buon diavolo bizzarro, ma non riesce a ingannare se stesso e i lettori


particolarmente attenti. Vorrebbe essere disinvolto181, vorrebbe occidentalizzarsi, camuffarsi
da borghese, ma non gli riesce sempre e del tutto. Rimane sempre il diverso, il bizzarro, Zeno
lo straniero. Nellatto di simulare lo sforzo si rivela tutto limpaccio, la goffaggine,
la potenziale disposizione clownesca, insieme ridicola e amara.182
In tale senso s, Zeno ebreo, un ebreo parzialmente, ma non del tutto
occidentalizzato, con la mentalit ebraica che scruta gli angoli delle anime compresa la sua
per poter sopravvivere dentro un ambiente che non gli proprio. La cattiva stella
dello shlemiel permane, ma Zeno non pi innocente. Si macchiato dalla colpa
della assimilazione e la sua arma, se non altro, lumorismo.

2. 2. 3. La Coscienza nellottica del comico di Bergson


Ricordiamo ancora una volta in che cosa consiste il comico per Bergson: nellinsociabilit
del personaggio, nellinsensibilit dello spettatore e nellautomatismo.
Abbiamo

osservato

gi

altrove

che

Zeno,

causa

del

disadattamento

e della distrazione non riesce a inserirsi dentro una societ di cui fa apparentemente parte.
A proposito della distrazione di Zeno, c nella Coscienza un brano che mette particolarmente
in evidenza quanto gli altri se ne accorgano. Tratta delle due caricature di Zeno disegnate
dal suo rivale in amore Guido:
Nella prima ero rappresentato come, col naso in aria, mi poggiavo su un ombrello puntato a terra. Nella seconda
l'ombrello s'era spezzato e il manico m'era penetrato nella schiena. Le due caricature raggiungevano lo scopo
e facevano ridere col mezzuccio semplice che l'individuo che doveva rappresentarmi - invero affatto somigliante,
ma caratterizzato da una grande calvizie - era identico nel primo e nel secondo schizzo e si poteva perci
figurarselo tanto distratto da non aver cambiato di aspetto per il fatto che un ombrello lo aveva trafitto.

Zeno dopo aver visto limmagine viene colto da un dolore lancinante all'avambraccio
destro e all'anca che non lo lascia pi. N la caricatura di Zeno raffigurante Guido con il suo
tipico bastone per controbattere al suo rivale n laiuto amoroso di Augusta

riescono

181

Guido, cortese e disinvolto (era proprio la disinvoltura quella ch'io pi di tutto invidiavo agli altri) parl
ancora di quella storia ch'io avevo improvvisata e ch'egli prendeva sul serio. (Svevo 1985, p. 765) Nel suo
animo disinvolto due donne non erano di troppo. Confrontandomi con lui, a me pareva di essere addirittura
innocente. Io avevo sposata Augusta senz'amore e tuttavia non sapevo tradirla senza soffrirne. (Svevo 1985,
p. 961).
182
Camerino (1974): Il concetto dinettitudine e le sue implicazioni mitteleuropee ed ebraiche, p. 81.

56

a chiudere la piaga che si aperta dopo che Zeno stato vinto e ridicolizzato da Guido. Il riso
di tutta la famiglia Malfenti sulla caricatura disegnata da Guido rappresenta il castigo per
la rigidit di Zeno, per la sua distrazione e insociabilit. Il sintomo psicosomatico che Zeno
percepisce sempre nelle situazioni di sconfitta il marchio che rimane dalla prima lotta.
Anche le deformazioni fisiche rappresentano una rigidit, una distrazione
dal normale, dalla flessibilit della vita. Zeno nota pi volte la sua calvizie (a paragone con il
padre che anche sul letto di morte aveva una ricca e bella chioma 183). Sua moglie Augusta
strabica (quellocchio che batteva una strada non sua184), il suo amico Tullio zoppo e anche
Zeno comincia a zoppicare dopo il colloquio collamico che gli spiega che facendo un passo
di un mezzo secondo si muovono nientemeno che cinquantaquattro muscoli 185. Anche il tic
stesso di Zeno diventa un movimento irrigidito di cui si potrebbe ridere. Inoltre sono da notare
tutte le malattie che percorrono la Coscienza, soprattutto il morbo di Basedow della bella Ada
imbruttita, quasi una punizione per la sua superbia e animo freddo col quale suo padre
sceglieva la sua merce.
Tutte le rigidit (ripetizioni, movimenti e automatismi) vengono percepiti come
risibili. comico (o meglio tragicomico) Zeno il quale cerca la disinvoltura della vita
irripetibile, ma finisce con lassomigliare a un clown goffo e impacciato. Uno degli esempi
costituito anche dal suo rapporto malato col tempo che si manifesta nel suonare il violino:

Io potrei sonare bene se non fossi malato, e corro dietro alla salute anche quando studio l'equilibrio sulle quattro
corde. C' una lieve paralisi nel mio organismo, e sul violino si rivela intera e perci pi facilmente guaribile.
Anche l'essere pi basso quando sa che cosa sieno le terzine, le quartine o le sestine, sa passare dalle une
alle altre con esattezza ritmica come il suo occhio sa passare da un colore all'altro. Da me, invece, una di quelle
figure, quando lho fatta, mi si appiccica e non me ne libero pi, cos ch'essa s'intrufola nella figura seguente
e la sforma. Per mettere al posto giusto le note, io devo battermi il tempo coi piedi e con la testa, ma addio
disinvoltura, addio serenit, addio musica. La musica che proviene da un organismo equilibrato lei stessa
il tempo ch'essa crea ed esaurisce. Quando la far cos sar guarito.

183

La testa di mio padre era incoronata da una ricca, bianca chioma ricciuta, mentre io a trent'anni avevo gi
i capelli molto radi.(Svevo 1985, p. 693).
184
Ivi, p. 776.
185
Trasecolai e subito corsi col pensiero alle mie gambe a cercarvi la macchina mostruosa. Io credo di avercela
trovata. Naturalmente non riscontrai i cinquantaquattro ordigni, ma una complicazione enorme che perdette
il suo ordine dacch io vi ficcai la mia attenzione. Uscii da quel caff zoppicando e per alcuni giorni zoppicai
sempre. Il camminare era per me divenuto un lavoro pesante, e anche lievemente doloroso. A quel groviglio
di congegni pareva mancasse ormai l'olio e che, movendosi, si ledessero a vicenda. (Ivi, p. 758).

57

Il tempo che ritorna186 (la nota che si appiccica) segue il meccanismo bergsoniano
della ripetizione, il quale sta alle origini del gioco bambinesco che Bergson chiama il diavolo
a molla. Ecco due esempi di questo gioco presenti nella Coscienza: lassiduit con cui Zeno
corre dietro alla bella Ada, cui corrisponde il continuo riaffiorare dellimmagine di quella
strabica Augusta che alla fine sposer; i propositi ricorrenti di Zeno, compresa unultima
sigaretta (le pareti coperte e ricoperte di date) o un ultimo tradimento, che ripetutamente
rompe. Tutti questi esempi si possono ricondurre anche allaltro gioco, detto palla di neve.
Consiste nel fare molto cammino per ritornare inconsciamente al punto di partenza 187 e lo si
pu scoprire dietro tutte le pirouettes che Zeno fa senza nessun risultato positivo. Si pu
accostare a questo gioco la storia di unassociazione commerciale fondata e diretta
da Guido, di cui Zeno diventa il collaboratore. Gli sforzi per iniziare seriamente gli affari,
compresi lacquisto di uno spazio e dei mobili per la ditta, lassunzione di una segretaria
e un altro impiegato, finiscono con la bancarotta e con una perdita che a Guido coster
addirittura la vita.
Un altro gioco, sempre diretto dal meccanismo dellautomatismo, chiamato
da Bergson il fantoccio con le cordicelle, il quale si oppone alla libert delluomo. La seduta
spiritica nella casa Malfenti potrebbe essere comica proprio perch c Zeno che tira le corde
e manipola il tavolino e anche la fede delle persone partecipanti. Oppure anche Zeno stesso
potrebbe apparire un fantoccio, trascinato dai suoi desideri. ridicola Augusta perch
un fantoccio della societ borghese, sono ridicoli i dottori che seguono rigidamente le regole,
compreso lo psicanalista che cerca rigidamente di applicare la sua diagnosi della cospicua
malattia. La tecnica che Svevo usa nel seguente brano potrebbe definirsi anche come
degradazione, che un tipo di parodia:
Era evidente che la mia donna correva via, sempre pi lontano da me. Io le corsi dietro follemente, con certi salti
simili a quelli di un cane cui venga conteso un saporito pezzo di carne. 188

Lestensione del linguaggio degli affari alle cose mondane, il cosiddetto


indurimento professionale un altro meccanismo con cui si suscita il riso. Il paragone
donna-affare ricorre spesso nella Coscienza:

186

Eppoi il tempo, per me, non quella cosa impensabile che non s'arresta mai. Da me, solo da me, ritorna.
(Ivi, p. 659).
187
Bergson, p. 56.
188
Svevo (1985), p. 929.

58

Mi domand delle idee ed io ne scopersi subito una che mi parve risultare evidente dalla mia esperienza
della giornata stessa. Una donna era un oggetto che variava di prezzo ben pi di qualunque valore di Borsa.
Alberta mi fraintese e credette che io volessi dire una cosa saputa da tutti, cio che una donna di una certa et
aveva tutt'altro valore che ad un'altra. Mi spiegai pi chiaramente: una donna poteva avere un alto valore
ad una certa ora della mattina, nessunissimo a mezzod, per valere nel pomeriggio il doppio che alla mattina
e finire alla sera con un valore addirittura negativo. Spiegai il concetto di valore negativo: una donna aveva tale
valore quando un uomo calcolava quale somma sarebbe pronto di pagare per mandarla molto ma molto lontano
da lui.189

Zeno, convintosi della malattia del fumo, si sottopone a varie cure per guarirne:
Ero andato da quel medico perch m'era stato detto che guariva le malattie nervose con l'elettricit. Io pensai
di poter ricavare dall'elettricit la forza che occorreva per lasciare il fumo. Il dottore aveva una grande pancia
e la sua respirazione asmatica accompagnava il picchio della macchina elettrica messa in opera subito alla prima
seduta, che mi disilluse, perch m'ero aspettato che il dottore studiandomi scoprisse il veleno che inquinava
il mio sangue [] Mi propin anche un certo acido che mi ha rovinato perch da allora soffro di un eccesso
di acidit. [] Furono settanta le applicazioni elettriche e avrebbero continuato tuttora se io non avessi giudicato
di averne avute abbastanza. Pi che attendermi dei miracoli, correvo a quelle sedute nella speranza di convincere
il dottore a proibirmi il fumo. [] - L'elettricit guarisce qualsiasi insonnia, - sentenzi l'Esculapio, gli occhi
sempre rivolti al quadrante anzich al paziente.190

Lindurimento dellEsculapio con gli occhi rivolti al quadrante e con la meccanica


applicazione degli acidi e dellelettricit, collunico effetto di cominciare ad assomigliare
alla sua macchina, il tipico esempio dellautomatismo, di qualcosa di meccanico applicato
al vivente. Lautomatismo per presente anche nel personaggio di Zeno che con il ferreo
proposito di farsi diagnosticare una malattia seria passa da un dottore allaltro
e da una medicina allaltra, ovviamente senza nessun risultato.
Secondo Bergson ridiamo soprattutto quando uno fa qualcosa involontariamente
(quando inciampa e cade anzich quando si siede volontariamente). E cos anche possiamo
ridere di Zeno quando individuiamo le incongruenze e i lapsus in cui cade, e quando
scopriamo le bugie che egli ha qui accumulate, cio quando cominciamo a capire non solo
quel che intende di dire, ma anche quello che nasconde. E qui ci avviciniamo al pensiero
di Freud, lo scopritore della parte oscura dellanimo umano, il quale fra laltro riprende, cita
e sviluppa le teorie di Bergson.

189
190

Ivi, p. 893.
Ivi, p. 658.

59

2. 2. 4. La Coscienza alla luce dellumorismo freudiano


Secondo Michel David probabile che come prima opera freudiana Svevo abbia letto
la famosa Psicopatologia della vita quotidiana [] ma pi dubbio chegli conoscesse
il meno diffuso saggio sul Motto di spirito []191. Sergio Campailla di tuttaltra opinione:
[Svevo] quasi certamente ha letto Der Witz und seine beziehung zum Unbewussten192, che
il titolo originale del Motto di spirito. La lettura della Psicopatologia comunque quasi
palpabile nella Coscienza e quindi cominciamo con il collegamento fra queste due opere.
Concludiamo con linterpretazione del significato del riso sveviano nella Coscienza cos
come lo presenta Freud nel Motto di spirito e la sua relazione con linconscio.

2. 2. 4. 1. Zeno, lo psicopatico nella vita quotidiana


Nel Motto di spirito Freud osserva che molti dei suoi pazienti nevrotici ridono appena
offerto loro il quadro fedele dellinconscio nascosto alla loro percezione conscia 193.
La rivelazione delle motivazioni inconsce paragonate con le intenzioni consce di una persona
pu sembrarci divertente, soprattutto se non siamo direttamente (emozionalmente
o altrimenti) coinvolti nella vicenda.
Forse tutti i fenomeni descritti nella Psicopatologia sono fondati sullesistenza
del materiale inconscio che si manifesta nei lapsus, nelle deformazioni, negli atti mancati,
nelle dimenticanze, nelle sbadataggini etc.
Prendiamo lesempio di dimenticare o deformare un nome. La deformazione
intenzionale di un nome esprime disprezzo194. La deformazione di un nome ha lo stesso
significato di una dimenticanza, costituendo un primo passo verso questultima. 195 Zeno
deforma il nome del proprio padre:
All'Universit tutti lo conoscevano col nomignolo ch'io gli diedi di vecchio Silva manda denari. 196

191

David (1990), p. 383.


Campailla (1980), p. 15.
193
Freud (1992), p. 178.
194
Freud (1971), p. 95.
195
Ivi, p. 96.
196
Svevo (1985), p.
192

60

Un nome spregiativo Zeno attribuisce anche al padre di Guido il vecchio Cada


(essendo lui un argentino, ogni tanto nel suo italiano ficcava una parola spagnola). Lironia
di Svevo nei confronti dei medici si manifesta nei nomi particolari: Abbiamo il dottor Muli,
il dottor Mali (quasi uno che fa male anzich bene) e anche il nome piccante del dottor
Coprosich che comment James Joyce nella sua lettera a Svevo:
Chi non apprezzer il colendissimo medico dott. Coprosich (sanctificetur nomen suum) che si lav anche
il viso? Ma con quel nome che Lei gli ha dato, avrebbe dovuto far ben altri lavacri. 197

Joyce aveva riconosciuto nel cognome dalla desinenza slava la parola greca kopros che
significa escremento.198
Cos la dimenticanza di impressioni e propositi allo scopo di rimuovere una sensazione
sgradevole assomiglia alla fuga dagli stimoli dolorosi. Sarebbe inutile qui ripetere i casi delle
ultime sigarette e degli ultimi tradimenti di Zeno.
La maggior parte delle coperture, dei mascheramenti di Zeno, cio le sue menzogne,
mezze verit, verit non dette etc. che il lettore coglie attraverso i lapsus potrebbe divertire.
Le menzogne e gli atti mancati (ovviamente quelli scoperti da lettore) indicano la debolezza
di Zeno nellammettere o dire la verit, le sue motivazioni egoistiche, la sua vera natura, i suoi
veri sentimenti. Cos potrebbe essere nel caso in cui Zeno anzich partecipare al funerale
di Guido segue per un certo tempo quello di un greco. Zeno cerca di assolversi con scuse che
per spesso non reggono e ogni tanto il narratore ne d lindicazione. La rivalt, lostilit o l
odio, ci insegna Freud, spesso stanno allorigine dei lapsus.
Freud indica anche i casi delle inversioni non intenzionali di lettere, che raggiungono
lo scopo desiderato, ma soppresso del mandante. Scambiando per errore i destinatari delle due
lettere (cio esprimendosi chiaramente ad una persona e nascondendo i veri pensieri allaltra)
si manifesta in modo inconscio lodio che non osa esprimere direttamente. lo stesso
meccanismo (quello dellinversione non intenzionale) secondo cui Zeno parte alla conquista
di Ada ricevendo Augusta che alla fine si mostrer molto pi sana e idonea a sopportare
le bizzarrie del marito. Oppure il fatto che Zeno indichi a Carla la bella Ada come sua
moglie condurr alla fine il rapporto con la sua amante anche se lintenzione di Zeno sarebbe
quella di innalzarsi agli occhi di costei.
197
198

Schchter: La coscienza di Zeno: A Parody of Psychoanalysis, p. 155.


Ivi.

61

La menzogna o il mascheramento rappresentano per Zeno anche un modo


di autopreservazione, e il mentire o il cercare le scuse nelle confessioni (che lui scrive per
guarire, ma allo stesso tempo per assolversi davanti a s e davanti allo psicanalista) sono
importanti per tranquillizzare la propria coscienza.

Anche questo meccanismo potrebbe

sembrarci ridicolo. Ci diverte la debolezza, il carattere corrotto del personaggio, cos come ci
divertiamo con le barzellette yiddish, ma un riso o divertimento che ha in s qualcosa di
amaro, non esclusa una certa comprensione o compassione.
Abbiamo gi analizzato il tema dellavarizia o dellavidit nelle barzellette yiddish
e questo un grande tema anche per le analisi freudiane. Lavarizia che le persone
normalmente cercano di sopprimere spunta alla superficie attraverso i meccanismi da lui
descritti. Si gi parlato abbastanza di questo argomento.
A proposito dei paranoici Freud afferma che essi attribuiscono unimportanza enorme
ai particolari pi insignificanti del comportamento altrui. Zeno si mostra paranoico nel suo
viaggio di nozze con Augusta, dove ha la sensazione di una continua persecuzione, di un
ostilit, una paura di essere preso per un ladro.199 Zeno anche un superstizioso. Il rimorso di
essersi scusato dicendo di essere preoccupato per la salute della sua bambina (la scusa con cui
si allontanato dalla pesca notturna organizzata da Guido, mentre il vero motivo era la gelosia
verso lamico che riuscito a conquistarsi le simpatie di Carmen) gli fa credere che sia lui a
causare la malattia della piccola che si in seguito rivelata vera. Ricordiamo che la
superstizione significa secondo Freud soprattutto vivere nellattesa di una disgrazia, che
dovrebbe punire il paranoico per i suoi cattivi pensieri inconsci.
Svevo potrebbe aver sfruttato anche le affermazioni di Freud a proposito della falsit
dei ricordi remoti dellinfanzia. Freud avverte che questi spesso subiscono deformazioni
e presentano omissioni e falsit. E cos anche Zeno fa la parodia del tentativo di vedersi come
un bambino in fasce in cui subito dopo riconosce il bambino della cognata nato poche
settimane prima. Oppure durante la cura psicanalitica Zeno rievoca limmagine di sua madre,
morta quando lui aveva quindici anni:

199

Nel lungo cammino traverso l'Italia, ad onta della mia nuova salute, non andai immune da molte sofferenze.
Eravamo partiti senza lettere di raccomandazione e, spessissimo, a me parve che molti degl'ignoti fra cui ci
movevamo, mi fossero nemici. Era una paura ridicola, ma non sapevo vincerla. Potevo essere assaltato, insultato
e sopra tutto calunniato, e chi avrebbe potuto proteggermi? Ci fu anche una vera crisi di questa della quale per
fortuna nessuno, neppur Augusta, s'accorse. Usavo prendere quasi tutti i giornali che m'erano offerti sulla via.
Fermatomi un giorno davanti al banco di un giornalaio, mi venne il dubbio, ch'egli, per odio, avrebbe potuto
facilmente farmi arrestare come un ladro avendo io preso da lui un solo giornale e tenendone molti, sotto
il braccio, comperati altrove e neppure aperti. Corsi via seguito da Augusta a cui non dissi la ragione della mia
fretta. (Svevo 1985, p. 818).

62

Avrei potuto intendere subito ch'era un'illusione perch l'immagine di mia madre, come l'avevo evocata,
somigliava troppo al suo ritratto che ho sul mio letto. Ma devo confessare che nell'apparizione mia madre si
mosse come una persona viva.200

A questa tipologia di comportamenti potrebbe appartenere anche la resistenza di Zeno


alla psicanalisi, il modo in cui inventa le storie e immagini per compiacere il dottore e se
stesso:
A forza di desiderio, io proiettai le immagini, che non c'erano che nel mio cervello, nello spazio in cui guardavo,
uno spazio di cui sentivo l'aria, la luce ed anche gli angoli contundenti che non mancarono in alcuno spazio per
cui io sia passato.201

2. 2. 4. 2. Il motto di spirito e la sua relazione con La coscienza di Zeno


Sembra che la teoria di Bergson rappresenti una chiave abbastanza significativa per lanalisi
del comico nella Coscienza. Ma il fatto che la societ punisca col riso le diversit, non spiega
ancora quello che succede nelle profondit dellanimo umano di cui Svevo era di certo
un grande conoscitore. Lanalisi di Freud, ispirata dal saggio bergsoniano, non si ferma
alla superficie e alla definizione del riso come un fatto sociale ma si addentra pi sottilmente
nella psiche e ci offre uninterpretazione non solo del comico, ma anche di un umorismo pi
sofisticato dei motti di spirito.
La definizione fondamentale nascosta nel libro quella che il piacere del motto
di spirito deriva da un risparmio nel dispendio dellinibizione (si potrebbe definire anche
come liberazione), il piacere della comicit da un risparmio nel dispendio rappresentativo
o di investimento (qui possiamo ravvisare le ripetizioni e gli automatismi bergsoniani),
e il piacere dello humour che ha la sua origine nel risparmio del dispendio del sentimento
(il fatto di evitare unemozione). La motivazione principale di tutti questi meccanismi
il raggiungimento del piacere di cui luomo gode gratuitamente nel periodo dellinfanzia.
Per quanto riguarda il comico, secondo Freud ridiamo quando uno compie
un movimento con maggior dispendio denergia di quella che nel suo caso avremmo usato
noi. Per unoperazione intellettuale sembra valere il contrario, cio ridiamo quando uno
risparmia unenergia che noi riteniamo necessaria. E perci anche ammiriamo una persona
200
201

Ivi, p. 1085.
Ivi, p. 1082.

63

che attua un minor dispendio fisico e un maggior dispendio psichico. 202 Zeno, con i suoi
continui tic e le sue mosse, sembra comico appunto per il dispendio eccessivo di energia
fisica. Per, al contrario dellaffermazione di Freud, Zeno non risparmia quasi mai le energie
psichiche, il dispendio delle energie mentali eccessivo in confronto al normale e anche per
questo potremmo in certe situazioni considerarlo comico. Il nostro piacere deriva quindi
anche da un sentimento di superiorit con cui misuriamo il nostro dispendio con il dispendio
degli altri. In altri casi possiamo provare stupore o ammirazione.
Lumorismo, dallaltra parte, consiste nel risparmio del dispendio del sentimento.
Dobbiamo eliminare lemozione che potrebbe suscitare il dolore (cio la piet,
la compassione, la rabbia, etc.) e toglierci quindi il nostro piacere. Zeno adotta l
atteggiamento umoristico in parte perch da vecchi si sorride della vita e di ogni suo
contenuto203, ma anche perch lumorismo qui diventa una specie di protezione
dal sentimento sgradevole. La funzione dellumorismo nella Coscienza soprattutto quella
consolatrice.204
Abbiamo osservato che lo stile in terza persona permette al narratore di correggere
(e anche ridicolizzare) il personaggio. Nel caso della Coscienza il protagonista che racconta
vecchio, ci crea in questo caso il distacco desiderato nei confronti dellIo giovane.
Le avventure anche dolorose sono filtrate o bilanciate dallatteggiamento umoristico.
La morte non pi un fenomeno da prendere troppo sul serio o da temere come nei romanzi
precedenti

perch nella lunga esperienza oramai essa diventata una parte integrante

della vita. Latteggiamento nei confronti della vita e della morte diventa molto pi benevolo
e meno sofferente.
Spesso per non abbiamo indizi sufficienti per poter distinguere il pensiero
del vecchio protagonista da quello del protagonista delle sue memorie. Sappiamo che Zenovecchio manipola la sua realt di quando era giovane, ma non sappiamo fino a che punto. L
202

Queste affermazioni secondo me non possono assolutamente aspirare a una generale validit. Non ridiamo
dei ballerini del balletto classico, per esempio, anche se fanno un dispendio eccessivo di forze per compiere
un passo difficile, ma li ammiriamo proprio per questo, se non abbiamo ovviamente intenzione di prenderli
in giro o se non siamo del tutto ignoranti della danza.
203
Svevo (1985), p. 656.
204
Lannotazione di Claudio Magris (1971, p. 13) a proposito della forma mentis degli autori ebrei sopravvissuti
allo sterminio mi sembra che possa essere ricondotta proprio a questa funzione consolatrice dellumorismo
nella Coscienza: Epos o cronaca di un mondo cos spesso sconvolto dalla persecuzione, la narrativa ebraicoorientale aveva spesso eluso la tragedia e sottaciuto il pianto ed il dolore, che aveva volentieri minimizzato per
lo meno in confronto alla situazione reale per volgersi al malinconico e ironico sorriso, a quellumorismo
consolatore trasfigurante e pungente che stato pi volte sottolineato [] e che era, in ultima analisi, il riso
di chi sapeva di non venire veramente sconfitto.
Zeno qui ricorda il protagonista del racconto Un goj di Pirandello e il suo finale riso imbattibile
(cfr. Pirandello (1993), La rallegrata, p. 275).

64

intreccio dei tempi e linesistenza dei segnali per distinguere bene i singoli livelli ci
impedisce (quasi sempre) di individuare gli atteggiamenti (ironici) del vecchio, quelli dello
Zeno delle memorie oppure quelli dellautore stesso. In breve, nel monologo interiore questi
livelli confluiscono; nel flusso di coscienza il presente e il passato e a volte anche il futuro
diventano la stessa cosa.
La studiosa Marialuisa Vianello205 nel suo saggio giustamente annota che Zeno
partendo alla conquista di Ada vuole soprattutto farla ridere e crede che lei capisca il suo
sforzo e il fatto che lo fa coscientemente. Inventa varie storie bizzarre, le quali per agli occhi
della seria ragazza non trovano che riso sdegnoso nei confronti di un essere squilibrato
e quindi inferiore. Ada capace di cogliere solo il lato comico (o quello ostile nei confronti di
Guido) di alcune mosse fatte da Zeno, ma non i fili sottili dellumorismo e anche la posizione
di Zeno il quale si espone in tutta la sua bizzarria (anche in quella immaginaria) per farle
piacere. Le altre due ragazze, Augusta e Alberta, invece colgono subito questo aspetto della
personalit di Zeno e anche per questo Zeno riesce a guadagnarsi le loro simpatie.
Gi Bergson aveva affermato che per il comico importante soprattutto quando uno fa
qualcosa incoscientemente perch cos sembrerebbe agli altri un distratto, un dissociato
dalla realt. Freud, sviluppando lidea, afferma che a
creare la comicit in relazione alla propria persona per divertire gli altri

[] non ci si rende ridicoli

o spregevoli, anzi, in determinate circostanze, si pu addirittura suscitare ammirazione. 206

Determinate circostanze vuol dire ovviamente che laltra persona coglie il fatto che
stiamo solo recitando e stiamo provocando il riso intenzionalmente. Cos similmente vale per
lironia e leffetto che dovrebbe suscitare nel lettore o nellascoltatore. Zeno pu apparirci
a volte inferiore quando cade inconsapevolmente nei lapsus o quando siamo capaci
di svelare le sue bugie e le vere ragioni del suo continuo discolparsi. Dallaltra parte, molto
meno disarmato dei suoi fratelli minori, Alfonso e Emilio, perch in alcune situazioni siamo
sicuri che vuole divertirci anche sul conto proprio, il ci potrebbe suscitare lammirazione. L
ambiguit si proietta anche su questo piano del romanzo Zeno suscita il riso per la sua
goffaggine, assurdit e bizzarria, ma allo stesso tempo il personaggio che tiene abbastanza
bene nelle mani le redini del suo racconto e delle vicende.
Il motto di spirito secondo Freud provoca piacere causato dal risparmio delle energie
dellimpegno psichico. per questo motivo che ci divertono anche le varie barzellette assurde
205
206

Vianello (2000), p. 121.


Freud (1976), p. 205.

65

il fatto di giocare e di divertirci senza la partecipazione della censura del Super-Io


qualcosa che assomiglia allo stato dellinfanzia spensierata.
I motti di spirito tendenziosi similmente dovrebbero procurarci il piacere liberandoci
da un ingorgo psichico. Freud analizzando gli aneddoti ebraici, arriva alla conclusione che
la partecipazione degli ebrei alla generazione dei motti di spirito era appunto condizionata
dallimpossibilita dellaggressione diretta e quindi dallo sfogo attraverso giri di parole.
lo stesso motivo dellesistenza dellironia. Lespressione diretta (come linvettiva) non
possibile e lironia come surrogato di essa potrebbe anche in certe situazioni non essere
capita ci potrebbe (come nel caso di Zeno) essere nellinteresse dellenunciatore. Abbiamo
visto che ci sono tante situazioni nella Coscienza in cui lironia di Zeno (dei gesti,
delle parole, delle sue azioni) spesso non viene colta dai destinatari.
Lostilit di Zeno nei confronti delle persone o dei concetti viene espressa nelle sue
memorie oppure nelle sue azioni attraverso lironia, le battute o lumorismo in generale
abbastanza sfacciatamente e impunemente. Lumorismo larma di Zeno, la difesa
del proprio Io davanti alle situazioni della vita di fuori. Ricordiamo le lotte con Guido per l
attenzione di Ada o di Carmen o il modo con cui Zeno fa i conti con la psicanalisi. L
umorismo serve per conquistare la donna, per sconfiggere oppure almeno alleviare
le difficolt della vita o scaricare lostilit nei confronti del nemico. Lumorismo di Zeno
serve per innalzarsi dalla condizione inferiore dei due shlemiel, Alfonso e Emilio, che ancora
prendevano la vita tanto sul serio:
Per l'antica abitudine di ripiegarsi su se stesso e analizzarsi, gli venne il sospetto che forse il suo stato d'animo
era risultato dal bisogno di scusarsi e di assolversi. Ne sorrise come di cosa comicissima. Come erano stati
colpevoli lui e Amalia di prendere la vita tanto sul serio!207

Lironia per Freud semplicemente la rappresentazione per opposti. Prendiamo


dalla Coscienza di Zeno un ormai classico esempio, quello di unultima sigaretta 208. L
espressione formata dai due significati opposti. Larticolo indeterminativo accenna a un
altra o una delle ultime e ultima al significato di lultima. Zeno si accende ancora un
altra ultima sigaretta, si concede un altro di innumerevoli ultimi abbandoni, con
il proposito che non pi un proposito nel momento in cui annunciato. Si crea una certa
207

Svevo (1985): Senilit, p. 613.


Il concetto che potrebbe essere applicato anche alle espressioni un ultimo bacio , un ultimo abbandono
o addirittura un altro ultimo bacio. Si tratta sempre di una cosa piacevole a cui si dovrebbe, ma non si vuole
rinunciare.
208

66

tensione fra i due significati e unoscillazione che abbiamo descritto gi nei capitoli
precedenti.
Penso che la sigaretta abbia un gusto pi intenso quand' l'ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale,
ma meno intenso. L'ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su s stesso e la speranza
di un prossimo futuro di forza e di salute. Le altre hanno la loro importanza perch accendendole si protesta
la propria libert e il futuro di forza e di salute permane, ma va un po' pi lontano. 209

In questo senso Zeno riesce per un istante a ingannare se stesso sul futuro di forza
e di salute che laspetta. per solo un piccolo istante. Lironia di Svevo non lo lascia mai
durare troppo. Solo lironia rende autentica la nostalgia, perch filtra il sentimento
e lo depura di ogni scoria, di ogni pathos ridondante, Fulvio Anzelotti cita nel Segreto
di Svevo un brano di Claudio Magris. Con questa citazione possiamo concludere il lungo
capitolo sullumorismo nella Coscienza di Zeno.

V. Conclusione

Dobbiamo mettere in evidenza il fatto che pi fonti e influssi contribuiscono a creare


lumorismo sveviano. Le disposizioni personali dello scrittore, le influenze familiari
e scolastiche, le letture, lambiente interculturale di Trieste a cavallo fra i secoli e la presenza
della psicanalisi, le amicizie dei caff, tutto questo e molto di pi partecipa alla creazione
dellopera sveviana.
Abbiamo osservato in particolare la familiarit con alcuni saggi pubblicati allepoca,
anche se non abbiamo prove delle letture di Svevo. Abbiamo considerato comunque
importante introdurre lanalisi della Coscienza alla luce dellautomatismo bergsoniano
e della psicopatologia e del motto di spirito freudiani, e in certi casi supporre le possibili
influenze.
Ci siamo avvicinati al mondo dellumorismo yiddish e abbiamo notato alcune
somiglianze con lopera di Svevo. Di nuovo, non si tratta di influenze dirette o sicure. Molto
di pi si voleva accennare a una comune matrice psicologica nellambito dellumorismo fra lo
209

Ivi, p. 659.

67

scrittore triestino e lumorismo delle raccolte yiddish. Abbiamo visto che attraverso lironia e
lumorismo, le tendenze antiidolatriche e larte ermeneutica acquisita dallebreo nel corso
di una millenaria attivit di studio e di prassi gli permette di ribaltare le valenze pi scabrose
di qualsivoglia situazione210. Lo stesso Freud, scienziato e agnostico, a proposito del proprio
ebraismo dice:
Perch ero ebreo, mi trovai libero dai molti pregiudizi che limitavano gli altri, nelluso del loro intelletto;
in quanto ebreo, fui sempre pronto a passare allopposizione a rinunciare allaccordo con la maggioranza
compatta.211

Ed appunto questa costruzione psichica, questa caratteristica che avvicina


la Coscienza di Zeno al modo di pensare ebraico. Zeno estremamente sensibile nei confronti
di ogni tendenza che vorrebbe unificare il mondo sotto un'unica spiegazione, di ogni cosa che
si afferma come stabile e universale. Il suo umorismo corrosivo erode ogni apparente
certezza, ogni maschera dietro cui si nasconde una realt molto pi complicata, ma anche pi
vera. Le ostilit o le invidie di stampo freudiano, i veri pensieri nascosti sotto il velo del buon
patriarca borghese, il mondo impuro degli esseri umani che si proietta in quello
degli animali, il vero affanno nella corsa per lassimilazione e il relitto di un buon osservatore
della realt si risolvono in un riso o forse solo sorriso sulla curiosa originalit della vita.
Per Bergson il riso ha lo scopo di correggere e sanzionare lirrigidimento
di una persona che si allontanata dalla flessibilit della vita e cio anche dalla societ in cui
vive. Zeno potrebbe servire da buon esempio, essendo un distratto, un dissociato dalla realt
che gli sta attorno. Dallaltra parte, non il solo nel romanzo a subire leffetto
dellautomatizzazione della vita. La societ borghese, le sue istituzioni, i medici, la psicanalisi
e altre ideologie si irrigidiscono e diventano comici e risibili.
Per Freud il riso evoca il piacere del risparmio. Zeno, abbiamo visto, diventa comico
quando permette un dispendio eccessivo delle sue forze fisiche (i tic, le sue piroette, i suoi
vani sforzi di guarire ci che inguaribile etc.). Il concetto dellumorismo nella Coscienza
strettamente legato a quello della bugia, dal fatto che il narratore ogni tanto (attraverso
i lapsus o gli atti mancati) ci fa scoprire le incongruenze fra ci che Zeno dice e i suoi pensieri
inconsci.
Per poter ridere di Zeno, applicando le teorie di Freud sarebbe necessaria la totale
anestesia del cuore, cio che noi riuscissimo ad allontanare i sentimenti che ci collegano con
210
211

Ovadia (1998), p. 142.


Ivi, p. 129.

68

loggetto della nostra ilarit. Non del tutto possibile, e cos anche potremmo dire che
la Coscienza eredita un qualcosa del sentimento del contrario pirandelliano, un misto fra
il riso e la compassione. Non proviamo solamente n superiorit n inferiorit nei confronti
del protagonista, Zeno in molte situazioni potrebbe essere uno di noi.
Il riso come consolazione, ecco unaltra delle funzioni freudiane dellumorismo
nella Coscienza. Zeno non pi vittima, non uno shlemiel disarmato, Zeno uno che sa
(de)ridere, ha messo fuori alcuni dei suoi complessi o ostilit di Nitti e di Brentani e li ha
trasformati nel riso liberatore. Lhumour diventa la sua arma nella lotta per vivere, attraverso
la quale si avvicina alla salute. Del male di vivere non si guarisce per mai completamente,
come testimoniano le cosiddette continuazioni della Coscienza212 e altri scritti posteriori
ad essa213.
La vita non n brutta n bella, ma originale! dice liscrizione sotto la statua
di Svevo in piazza Hortis a Trieste: una delle affermazioni spiritose e originali di Zeno. Non
forse un altro modo per dire tutto relativo?

212

Si tratta delle continuazioni, ricostruite da Gabriella Contini nel quarto romanzo di Svevo. Nella edizione
Meridiani le continuazioni sono costituite dai seguenti racconti compiuti o incompiuti: Un contratto, Il mio ozio,
Umbertino, Le confessioni del vegliardo, Prefazione ed alcuni altri frammenti.
213
Sono i racconti come La novella del buon vecchio e della bella fanciulla, Il corto viaggio sentimentale, Vino
generoso o la commedia La rigenerazione.
In quasi tutte queste opere menzionate in precedenza il protagonista un vecchio perfido e pi che mai
sarcastico (non pi solamente ironico o umoristico). La sua malattia ora la vera senilit, dietro cui si
nasconde e che diventa la maschera della sua inettitudine.

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