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Archetipo: un mito dal

fascino innegabile

Annalisa Costella
IIIA
Anno scolastico 2013/2014
Liceo classico G. Parini

Indice ragionato

Lidea alla base della tesina sta nella volont di


individuare delle costanti letterarie che si
ripropongono identiche, o variate di poco, in secoli ed
et differenti.
Il concetto pi simile a quello di costante, in
letteratura, quello di archetipo che ha una
rilevanza che trascende il solo ambito letterario ed
stato teorizzato da uno dei maggiori psicanalisti del
900, Carl Jung.
Si deciso dunque di procedere nella trattazione
dellargomento seguendo questo ordine:
-

Un introduzione che tenesse conto


dellimportanza del concetto di archetipo a livello
psicologico e della sua teorizzazione formale fatta

da Jung.
Un accenno alla critica psicologica applicata alla
letteratura ( stato scelto come esemplificativo il
testo di Aldo Carotenuto sull Asino doro di

Apuleio)
Lanalisi del concetto di archetipo in ambito

esclusivamente letterario fatta da Northrop Frye


Lanalisi di una possibile figura Christi, ovvero

Perel
Un breve accenno del concetto di strutturalismo

per far luce sul concetto di eroe in Propp


Una personale riflessione sul significato filosofico
della parola archetipo

Significato psicologico di archetipo:


Archetipo: , primo esemplare, modello
Il concetto di archetipo non pu prescindere
dallanalisi del concetto dinconscio: Carl Jung, in
Archetipi dell inconscio collettivo 1, afferma che
lidea filosofica di inconscio ha sempre designato la
situazione in cui convergevano contenuti rimossi o
dimenticati.
Nella visione freudiana, pertanto, linconscio di
natura strettamente personale, mentre lo
psicanalista svizzero vuole dimostrare come
linconscio personale poggi su uno strato pi
profondo e innato, linconscio collettivo.
I contenuti dellinconscio collettivo, gli archetipi,
sono gli stessi in qualsiasi luogo e per tutti gli
individui.
Il termine presenta interessanti punti di contatto
con lespressione reprsentations collectives
coniata da Lvy Bruhl per indicare le figure
simboliche delle primitive visioni del mondo, i
contenuti psichici non ancora sottoposti a
elaborazione cosciente.
Jung definisce larchetipo come il contenuto
psichico inconscio che si trasformato attraverso
una presa di coscienza per il fatto di essere
percepito nel senso di quella consapevolezza
individuale nella quale si manifesta.
1 Gli archetipi dellinconscio collettivo, Carl J. Yung, 1977,
Biblioteca Bollati Boringhieri
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A proposito dellarchetipo dell Ombra, Jung scrive:


lincontro con se stessi unesperienza sgradevole:
lombra, la gola angusta la cui stretta non
risparmiata a chi voglia scendere alla sorgente,
spalanca le porte di un mondo indefinito in cui facile
che luomo diventi inconscio di s se linconscio lo
sfiora. il terrore delle ondate travolgenti
dellinconscio che provoca, nelluomo primitivo, la
necessit di consolidare quanto pi possibile la propria
coscienza tramite riti e dogmi.
Se, quindi, il lago in cui luomo si specchia non
rappresentasse un incubo egli non vedrebbe londina,
un pesce femminile e semi-umano che dellanima
rappresentazione: ci che il moralista definirebbe la
proiezione di uno stato danimo pieno di brame e
fantasie riprovevoli, quello che oggi verrebbe
chiamato fantasia erotica.
Lanima, la parte vivente delluomo, un demone
dispensatore di vita, ma, al contempo, ne rappresenta
il rischio: lelemento aprioristico di umori, reazioni e di
tutto ci che di spontaneo c nella psiche. Questo
archetipo costituisce una parte dellinconscio e, in
particolar modo, il suo aspetto femminile: il tramite
attraverso cui si incontra il regno degli dei poich
qualsiasi cosa ne viene toccata diventa numinosa.
Quando, per, vengono meno appoggi e sostegni,
lessere umano sperimenta larchetipo del significato,
tenuto nascosto dallassurdit piena di significato
dellanima. Il significato la guida, lo psicopompo, lo
zarathustra nietszchiano che porta lestasi dionisiaca,
lilluminazione.
Lasino doro di Apuleio rivisto alla luce della
critica psicanalitica
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Linfluenza junghiana ha impregnato di s anche uno


dei classici della letteratura latina, lAsino doro, al
centro di vari libri e saggi di psicanalisi.
Lopera si compone di undici libri che narrano le
vicende di Lucio, il protagonista, nel suo viaggio in
Tessaglia: luomo, trasformatosi in asino a causa di
uno sbaglio di Fotide, una servetta, affronta varie
peripezie prima di poter assumere nuovamente
sembianze umane.
Interessante come Aldo Carotenuto e Marie Von
Franz, pur partendo dallo stesso assunto, quello per
cui la vicenda di Lucio sarebbe fondamentalmente
viaggio allinterno del suo inconscio, approdino a
conclusioni diverse.
Ne le Rose nella mangiatoia, metamorfosi e
individuazione dellasino doro di Apuleio Carotenuto
propone una lettura endopsichica degli episodi in cui
Lucio si trova coinvolto: le figure femminili che il
protagonista incontra sarebbero dunque la
manifestazione dell anima.
La presenza femminile viene tripartita nelle figure
di Birrena, Fotide e Panfile: la prima lo destinerebbe a
un destino di intima lacerazione; la seconda sarebbe
la chiave di volta della trasformazione di Lucio, la
femminilit positiva, luminosa, mentre la terza
darebbe espressione alla parte pi bestiale, primitiva
e distruttiva della madre.
Grazie a Fotide, il cui nome etimologicamente
collegato a , luce, lanima illumina Lucio da
dentro e lo spinge alla trasformazione. Le esperienze
numinose causate dallanima, che danno spessore
allesistenza, passano necessariamente per gli aspetti
pi oscuri della personalit: Lucio, sostiene lo
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psicanalista italiano, ha la possibilit di comprendere


il proprio essere uomo solo a patto di non essere pi
uomo in quanto comprendere se stessi indica una
distanza e una trasformazione da s.
Critica letteraria archetipica:
noi presumiamo di attribuire significato a qualcosa,
ma in verit ci serviamo di matrici linguistiche derivate
a loro volta da immagini primigenie. Lidea platonica
non altro che lerede del concetto di energia in
Eraclito e, fondamentalmente, levoluzione del mana2.
Nessuna delle idee o concezioni essenziali priva di
antecedenti storici.
Il passo, contenuto in archetipi dellinconscio
collettivo, sar alla base della critica letteraria di
Northrop Frye che, in Favole didentit, studi di
mitologia poetica., analizza il concetto di mito.
Il presupposto su cui si basano le teorie di Frye la
possibilit di analizzare scientificamente un testo di
letteratura: dal momento che larte la materia di
uno studio sistematico distinta dallo studio stesso, la
critica pu essere organizzata come una scienza, come
uno studio sistematico e organizzato.
Sia la concezione della critica che funziona grazie a
una sorta di psicologia letteraria che permetta di
collegare il poeta alla poesia, sia la tesi per cui la
storia complessiva della letteratura si muove dal
primitivo al raffinato ed quindi possibile intenderla
come la complicazione di un gruppo limitato e
semplice di formule non possono evitare di mettere

2 Termine diffuso in molte lingue della Melanesia e della Polinesia,


con il significato generale di forza sovrannaturale, potere
spirituale, efficacia simbolica.

in luce i nessi profondi fra il pensiero dello psicologo e


il saggista.
Nella concezione di Frye la letteratura diventa
antropologia letteraria interessata al modo in cui la
letteratura viene formata da categorie preletterarie
quale il mito, il rituale e il folk tale. La letteratura
diventa una sintesi di ritmo (la sua narrazione) e
significato (il modulo) fondandosi sul rituale.
Questa azione volontaria fatta per riprendere il
rapporto con il perduto ciclo naturale paragonabile
alla sequenza datti narrativi il cui significato latente.
I frammenti di significato sono costituiti dal lampo
della comprensione istantanea che arrivano a noi sotto
forma di proverbi, leggende ed enigmi in cui gi si
ravvisano elementi di narrazione. Il mito , per la
narrazione, ci che larchetipo per il significato: al
centro della storia mitologica, che sempre
ambientata in un mondo superiore o in uno precedente
a quello ordinario, ci sono gli dei o comunque esseri
pi potenti degli uomini. Questi protagonisti, concepiti
con sembianze umane, hanno potere sulla natura e
rispecchiano la volont umana che sta alla base del
mito: quella di risolvere lantitesi fondamentale fra la
veglia e il sonno, il giorno e la notte che vede luomo
in potere delle tenebre solo alla luce del giorno, ma il
sonno unico momento di risveglio dalla libido. Dal
momento che il mito pu nascere come exemplum o
parabola che illustra un qualche fenomeno, la sua
caratteristica principale quella di seriet in quanto si
crede che sia accaduto o che abbia significato
eccezionale per alcuni aspetti della vita.
Il tentativo del mito, quello di vedere la natura in un
aspetto umano, viene assolto tramite lanalogia fra la
vita umana e i fenomeni naturali e lidentit che si
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instaura fra elementi della natura e divinit. Il mondo


con cui esso si relaziona non certo quello che luomo
contempla, bens quello che egli crea ed per questo
che la forma letteraria non pu derivare dalla vita
( che non pu essere rappresentata dalla formula e
vissero felici e contenti), ma dalla tradizione letteraria
e dunque dal mito stesso. Frye giunge alla conclusione
per cui il fine del processo poetico quello di creare
nuovi esemplari di una classe di cose (romanzi e
poesie) che gi esiste.
La tesi di fondo di Frye costituisce il punto di partenza
di Vladimir Propp che, in Morfologia della fiaba,
afferma che possibile esaminare le forme della fiaba
con la stessa precisione con cui si esaminano le
piante. Il campo di ricerca dello scrittore russo
quello delle favole di magia che vengono analizzate
in modo rigoroso studiando le funzioni dei
personaggi, ovvero loperato del personaggio
determinato dal punto di vista del significato per lo
svolgimento della vicenda. Le funzioni individuate
sono trentuno e sette sono i personaggi principali che
agiscono in sfere dazione variabili.
Linteressante conclusione la possibilit di ottenere,
attraverso la conservazione delle forme fondamentali,
la favola di cui tutte le favole di magia non sarebbero
altro che varianti: la favola, nelle sue basi
morfologiche, rappresenterebbe dunque un mito.

Parabola cristologica dell uomo di fumo:

Il critico ritiene il divino sempre opera dellumano e


spiega tutte le epifanie come fenomeni mentali
associati ai sogni, parte pertanto dallo studio di miti
che costituiscono le sacre scritture delle religioni per
interpretare la letteratura.
La tesi di Frye proposta in favole didentit qui
riportata sembra poter essere applicata a uno dei
romanzi pi rivoluzionari del panorama futurista
italiano: Il codice di Perel.
Il romanzo, considerato il capolavoro giovanile di
Palazzeschi, fu molto amato dalle neoavanguardie
degli anni 60: la storia si incentra su un uomo di
fumo, vissuto per anni nella cappa di un camino, che
suscita grande interesse e stupore alla corte del re
Torlindao proprio per la sua diversit. Limprovvisa
popolarit declina nel momento in cui, accusato di la
aver provocato morte di uno dei domestici,
condannato alla reclusione a vita. Egli, per, si invola
attraverso il camino e torna a essere una nuvola di
fumo.
Luciano De Maria a evidenziare le molte
somiglianze fra la vita di Cristo e quella di Perel:
nellintroduzione alledizione del 1974 del Codice di
Perel De Maria scriver che l'opera ricalca in
alcuni punti salienti la vita di Cristo: come Cristo
allinizio della vita pubblica, Perel ha trenta trentatr anni. La sua nascita miracolosa: senza il
concorso del seme umano stato partorito da un
utero nero, il camino. Accolto in un primo tempo con
benevolenza e onori, viene in seguito processato e
condannato. Conosce il ludibrio della folla, ascende il
Calleio (il suo Calvario) assistito da una pia donna
la Marchesa di Bellonda. Da ultimo fugge dal suo
sepolcro (il carcere) e sinvola nel cielo.
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Aggiunge il critico milanese che occorre inoltre


notare che Palazzeschi, nelle edizioni successive alla
prima, ha provveduto (anche troppo, forse) a mettere
in pi chiara luce il parallelismo. Si colga ad esempio
nella scena del Ballo la battuta Risolver?...Dopo
Cristo. Perel. E nella scena del Consiglio di Stato, le
numerose allusioni a Cristo Ma se davvero ci fosse
stato mandato?, Non mand Iddio il suo, un giorno?
E se fosse stato mandato da Dio, anche questo), e
perfino laccenno a Pilato: Io me ne lavo le mani .
Palazzeschi non confut mai la tesi sostenuta da De
Maria tanto che, quando lo stesso De Maria gli fece
notare le somiglianze evidenti fra le due storie, egli
rispose laconicamente Quandero bambino e da
giovane, avevo sentito parlare tanto di Ges da mia
madre.
Il percorso di Cristo e di Perel schematizzabile
attraverso una U rovesciata: lazione parte da un
punto critico fino alla peripezia, poi va gi fino alla
catastrofe. Questo intreccio, afferma Frye, quello
tipico della tragedia e costituisce il negativo della
parabola comica in cui la narrazione si sprofonda
verso tragiche complicazioni e poi si rialza
improvvisamente verso il lieto fine.
Strutturalismo:
Morfologia della fiaba fu pubblicato in russo nel
1928 e suscit reazioni di due tipi: alcuni etnografi e
studiosi di letteratura lo accolsero favorevolmente,
mentre altri accusarono lautore di formalismo.
Lopera sarebbe forse stata dimenticata, quando fu
improvvisamente ricordata dopo la guerra. Si
cominci a parlarne ai congressi e a scriverne, se ne
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pubblic una traduzione in inglese. Come pu essere


spiegato questo rinnovato interesse? Nel campo delle
scienze esatte erano state fatte scoperte di
importanza estrema e a renderle possibili era stato
limpiego di metodi sempre pi precisi di ricerca e di
calcolo. Laspirazione di avvalersi di modi esatti si
estese anche alle scienze umanistiche e larte fu
concepita come un sistema segnico. Queste nuove
concezioni delle scienze furono sostenute dallo
strutturalismo, ovvero la teoria affermatasi in varie
scienze del primo novecento, fondata sul presupposto
che ogni oggetto di studio costituisce una struttura,
un insieme globale e autonomo i cui elementi non
hanno valore generale, ma lo assumono nelle
relazioni oppositive e distintive di ciascun elemento
rispetto ai caratteri. Il termine e le concezioni da
esso designate iniziano a diffondersi nellEuropa
occidentale e negli Usa a partire dal 1930: linguistica
e critica letteraria diventano i campi di pi immediata
espansione.
Il lavoro di Propp, che pare essere quanto di pi
aderente vi sia i allo strutturalismo, fu invece
contestato da uno dei suoi massimi esponenti, Claude
Lvi Strauss, che lo accuser di formalismo. Al
contrario del formalismo, dir lantropologo e filosofo
francese, lo strutturalismo rifiuta di opporre il
concreto allastratto e di accordare a questultimo
una posizione di privilegio: la forma si definisce per
opposizione a una materia che le estranea, mentre
il contenuto della struttura il contenuto stesso colto
in unorganizzazione logica concepita come propriet
del reale.
Larchetipo e i suoi rapporti con la filosofia:
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Lenciclopedia Treccani, sotto la voce archetipo,


riporta: lessenza sostanziale delle cose sensibili.
La definizione ricorda inevitabilmente il concetto di
universale in Husserl: lessenza, ovvero l
invariante, il residuo fenomenologico, ci che rimane
se il fenomeno viene privato delle sue varianti.
Questo concetto, che si riallaccia all eidos di
platoniana memoria, trova personificazione negli
archetipi junghiani, ma sorge spontanea la domanda
per cui si ci chiede se davvero le essenze siano
riassumibili nelle parole anima, ombra,
significato, puer aeternus.
Alla base dello scetticismo nei confronti di Jung vi la
sostanziale incredulit nella scientificit delle
asserzioni dello psicanalista: Popper, che si era posto
la stessa domanda per Freud, aveva concluso che la
psicanalisi freudiana, dottrina omni-esplicativa, non
poteva certo essere ritenuta scientifica.
Alle verit assolute che Freud asseriva non si
poteva certo applicare il principio di falsificabilit
popperiano, alla base della scienza moderna.
Allo stesso modo si potrebbe affermare che anche le
teorie junghiane ben poco rispettino il principio di
falsificabilit, ma il fascino che le profondit istintuali
esercitano sulluomo le rende innegabilmente
attraenti.
Jung stesso disse: Le immagini collettive sono a
priori cos cariche di significato che non ci si chiede
mai cosa possano veramente voler dire. Ed per
questo che gli dei muoiono a un tratto si scopre che
non significano niente, che sono dei oziosi fatti dalla
mano delluomo.Gli dei dellEllade e di Roma morirono
della stessa malattia dei nostri simboli cristiani: allora
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come oggi gli uomini scoprirono che quei simboli non


dicevano loro nulla, mentre gli dei stranieri avevano
ancora del mana a cui attingere.
Le teorie stesse del controverso psicanalista hanno
sicuramente molto in comune con quei dei morenti,
ma riportano sul trono lo spirito che lintelletto, con
luciferina presunzione, aveva scalzato
impossessandosi della sede in cui prima questo era
padrone.

Bibliografia:
-

Gli archetipi dellinconscio collettivo, Carl I. Yung,

1977, Biblioteca Bollati Boringhieri


Le rose nella mangiatoia, Aldo Carotenuto
(capitoli I il viaggio dentro, IV lincontro con

lanima-)
Favole didentit. Studi di mitologia poetica,
Northrop Frye, 1973, Einaudi (capitoli I- IV, capitoli
introduttivi che delineano le ipotesi teoriche su cui
poi si basa lanalisi di testi della letteratura inglese

che non ho affrontato).


Morfologia della fiaba, Vladimir Propp, 1928.
( Capitoli: I per una storia del problema-, II il
metodo e il materiale-, III funzioni dei
personaggi-).
13

consultazione dell Enciclopedia Treccani online

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